Archivi del mese: settembre 2008

FORZA PAPABOYS! UN IMPEGNO MAGGIORE DA PARTE DI TUTTI CI PORTERA’ A CRESCERE PIU’ VICINI A GESU’

ROMA – Cari amici dell’Associazione Nazionale Papaboys, è iniziata una nuova stagione di evangelizzazione, di disponibilità per gli altri, di lotta cristiana per guadagnarci – o provare a farlo – un fazzoletto di Paradiso: mi rivolgo iniziando questa piccola riflessione a tutti i giovani che fanno parte di questa Associazione: l’Associazione Nazionale dei giovani del Papa è vostra, interamente vostra! Abbiamo creato questa struttura in tutta Italia per voi e vorremmo che foste proprio voi, giovani e giovanissimi, a dirigerla, a renderla presente nelle vostre giornate, ed a presentarla agli altri ragazzi. Abbiamo pensato di parlare dell’Associazione al nostro compagno di banco? Anche se dice di non credere, anche se è ‘contro’ la Chiesa, anche se dice che Gesù non esiste: dobbiamo continuare, con più determinazione, a proporre Gesù ai nostri amici più vicini; non possiamo pensare di andare ad evangelizzare l’Africa o l’Oriente, si non ci ricordiamo di avere dei compagni di classe alle superiori, o amici di corso all’Università: dobbiamo partire da loro, dalle persone più vicine, anche se lontane dalla visione cristiana della vita.

Chiedo a ciascuno di voi maggiore impegno, maggiore disponibilità ed un piccolo supplemento di Amore verso Gesù, verso la Chiesa, verso il Papa, verso i nostri Vescovi, i nostri sacerdoti e verso l’Associazione stessa. Dalla Sede Nazionale, in coordinamento con tutte le Delegazioni Regionali presenti in Italia, stiamo elaborando nuovi progetti per essere più vicini e presenti con ciascuno di voi, ma anche da parte vostra ci vuole determinazione e soprattutto coraggio.

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“NUOVE TECNOLOGIE, NUOVE RELAZIONI”: LA PROPOSTA DEL PAPA AI COMUNICATORI

CITTA’ DEL VATICANO – “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”. E’ questo il tema scelto da Benedetto XVI per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 2009. “Più che un semplice tema mi pare che il Papa ci ponga di fronte a un vero e proprio programma di lavoro”, ha spiegato l’Arcivescovo Caludio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Il tema è stato annunciato dal Dicastero vaticano lunedì, 29 settembre, festa degli Arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele. Il messaggio che scriverà il Papa sull’argomento per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali dovrebbe essere reso pubblico il 24 gennaio, giorno dedicato alla memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.

Il tema scelto dal Papa, a parere di monsignor Celli, è “un compendio degli impegni e delle responsabilità che la comunicazione e gli uomini della comunicazione sono chiamati ad assumersi in prima persona in un tempo così fortemente segnato dallo sviluppo delle nuove tecnologie che, di fatto, creano un nuovo ambiente, una nuova cultura”. “In un certo senso – continua il Presidente del Dicastero vaticano – si potrebbe dire che il Papa chiede oggi agli operatori della comunicazione quanto ha chiesto durante l’incontro con il mondo della cultura a Parigi quello, cioè, di assumere un atteggiamento veramente filosofico: guardare oltre le cose penultime e mettersi in ricerca di quelle ultime, vere”.

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ALLARME CAFFEINA PER I GIOVANISSIMI: ENERGY DRINK NON SEMPRE RICCHI DI SALUTE

ROMA – Il consumo di energy drink contenenti caffeina aumenta tra i giovanissimi esponenzialmente di anno in anno suscitando una forte preoccupazione tra gli esperti. Uno studio pubblicato sulla rivista Drug and Alcohol Dependence lancia “l’allarme intossicazione da caffeina” ed effettua una revisione sistematica degli studi riguardanti le conseguenze del consumo di queste bevande tra i giovani. “Il contenuto di caffeina degli energy drink varia a seconda del prodotto ma in alcuni casi può raggiungere livelli di 14 volte superiori a quelli di una cola. Nonostante questo, il contenuto di caffeina non è evidenziato nell’etichetta, nella quale non compare neanche nessun avvertimento riguardante le conseguenze di un eccessivo consumo di questa sostanza”, spiega Roland Griffiths, coautore dell’articolo. L’intossicazione da caffeina è una patologia riconosciuta dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali e dalla Classificazione Internazionale delle Malattie dell’OMS. I sintomi classici sono nervosismo, ansia, agitazione, insonnia, problemi gastrointestinali, tremori, tachicardia, agitazione psicomotoria e, in rari casi, morte. L’articolo descrive come alcuni studi abbiano mostrato un’associazione nei giovani tra consumo di energy drink e incidenti, consumo eccessivo di alcol e di psicofarmaci stimolanti. Inoltre gli autori esprimono preoccupazione per la mancanza di informazioni nelle etichette, per il linguaggio e i nomi utilizzati per reclamizzarli associandoli a sostanze stupefacenti e a effetti stimolanti, per la classificazione come “integratori alimentari” che consente una certa libertà riguardo al contenuto di caffeina.

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“CONOSCI I TUOI NUMERI”, GIORNATA MONDIALE DEL CUORE

ROMA – La Federazione mondiale del Cuore promuove una importante iniziativa di informazione e prevenzione per aiutare le persone ad avere maggiore consapevolezza di se stesse. “Conosci il tuo rischio” è il messaggio della IX Edizione della Giornata Mondiale per il Cuore promossa dalla Fondazione Italiana per il Cuore e le malattie cardiocerebrovascolari. La giornata di quest’anno metterà in evidenza le relazioni che esistono tra le responsabilità individuali e l’intervento delle istituzioni nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Il singolo, in prima persona, dovrebbe, infatti, seguire uno stile di vita corretto per sconguirare il rischio di malattie e ridurre il rischio di morte. A muovere la campagna di informazione,un’indagine internazionale sulla salute del cuore “Conosci i tuoi numeri”, condotta dalla Lega Mondiale contro l’Ipertensione in partnership con Novartis. 7500 le persone coinvolte, dai 40 anni in su, che hanno messo in luce la mancanza di informazione su pressione arteriosa, diabete e glicemia. L’Italia si colloca tra i primi paesi in fatto di conoscenza sui numeri del cuore: il 98% conosce almeno uno tra i propri valori di pressione arteriosa, glicemia o colesterolo, mentre solo il 2% non ne conosce nemmeno uno (contro il 10% dei cittadini del Regno Unito).

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IN INDIA E’ VERA E PROPRIA GUERRA CONTRO I CRISTIANI, MA I ‘GIORNALONI’ STANNO ZITTI

INDIA – Contro i cristiani in India è scoppiata una vera e propria guerra con minacce, assassini veri e propri, persecuzione, ma l’informazione occidentale mantiene ancora un riservato silenzio e tentativo di nascondere la verità. Mentre vengono uccisi sacerdoti e cristiani, mentre i fondamentalisti indu’ stanno bruciando cattedrali e chiese, i media italiani sono dietro alle dichiarazioni del presidente del Senato in visita ai campi di concentramento. Massimo onore ai deportati nei campi di concentramento, ma oggi, chi li difende i nostri fratelli in India? Chi ne parla se non le poche agenzie cristiane e la stampa cattolica? Che cosa fanno i signori editorialisti dei giornaloni?

Lo scorso 25 settembre – riferisce l’agenzia Asianews – i fondamentalisti indù hanno assalito e dato alle fiamme la casa delle Missionarie della Carità, ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta, nel villaggio di Sukananda, distretto di Kandhamal. Ancora scossa dalla vicenda suor M. Suma, superiora regionale dell’ordine, ricorda le parole pronunciate della beata di Calcutta poco prima di morire: “Dopo che sarò morta non resterò in paradiso, ma attraverserò il mondo a piedi dove prevale l’oscurità, per illuminarlo con la Luce che proviene dall’amore di Dio”. In queste parole la religiosa dice di trovare “conforto” nonostante le “sofferenze” e le “persecuzioni” subite dai cristiani in India. “Sono certa – racconta ad AsiaNews la religiosa – che Madre Teresa sia qui con noi e che porti speranza e conforto a quanti hanno perso tutto”. Suor M. Suma prega, insieme alle consorelle, per i “persecutori” perché i “si pentano delle violenze commesse” e possano fare “pace con Dio” per le violenze, le morti, le distruzioni che hanno causato verso “i cristiani” del distretto Kandhamal. “A loro” ribadisce la suora “offriamo le nostre sofferenze” perché possano finalmente scoprire “la luce che è Verità”.

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‘VI RACCONTO MIO FRATELLO’: LUNGA INTERVISTA AL FRATELLO DEL PAPA PUBBLICATA OGGI SU ‘IL GIORNALE’

MILANO – Una guida, un punto di riferimento: “Mi ha mostrato sempre la strada da prendere, anche in situazioni difficili”. Così Georg Ratzinger, 84 anni, descrive suo fratello minore Joseph, Papa Benedetto XVI, in un’intervista pubblicata sul quotidiano ‘Il Giornale’ a firma del vaticanista Andrea Tornielli. Sono tanti i ricordi di Georg Ratzinger, molti dei quali legati all’infanzia trascorsa insieme in Baviera. “Joseph era un bambino vivace, ma non un terremoto – spiega – Fin da piccolo mostrava una grande sensibilità nei confronti degli animali, dei fiori e, in generale, della natura”.

Entrambi hanno sempre preferito la musica allo sport. “Posso dire con sicurezza che né io né mio fratello eravamo portati per lo sport. Forse era dovuto al fatto che non avevamo un fisico robusto, anzi, eravamo i più piccoli e deboli delle nostre rispettive classi”. La passione per la musica è invece condivisa da tutta la famiglia. “Ho sempre pensato che la musica sia una delle cose più belle che Dio abbia creato – racconta – Anche mio fratello l’ha sempre amata: forse l’ho contagiato io”. Da bambino l’attuale pontefice non aveva le idee molto chiare sul proprio futuro, come sottolinea il fratello maggiore. “Aveva ricevuto la cresima dal cardinale Michael Faulhaber. Ne era rimasto impressionato e aveva detto che avrebbe voluto diventare anche lui cardinale. Ma solo qualche giorno dopo quell’incontro, osservando il pittore che tinteggiava i muri di casa nostra, disse che da grande avrebbe voluto fare l’imbianchino…”.

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L’ASSOCIAZIONE PAPABOYS APPOGGIA IL FIABA DAY. IL 30 SETTEMBRE CONFERENZA A PALAZZO CHIGI

ROMA – La presentazione della Sesta Giornata Nazionale per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche si svolgerà alla presenza delle più importanti cariche delle Istituzioni italiane. La conferenza stampa che si svolgerà a Palazzo Chigi nella sala stampa il 30 Settembre alle ore 11, sarà inoltre l’occasione per presentare le principali manifestazioni organizzate a sostegno della campagna di sensibilizzazione che si svolgerà per tutto il mese di ottobre 2008 su tutto il territorio nazionale.

FIABA (Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche) è nata per dare una risposta completa ed efficace alla richiesta di “qualità di vita” e pari opportunità per “tutti” i cittadini: troppe sono le barriere culturali che limitano la partecipazione democratica e percepita alla vita del Paese, e quelle architettoniche costituiscono una rappresentazione fisica di una cultura esclusiva ed emarginante, e non inclusiva e rispettosa dei “bisogni diversi” dei cittadini. Le barriere architettoniche rappresentano un ostacolo alla libera espressione di una larga parte della nostra società. Il loro abbattimento fisico è il punto d’arrivo di un processo di coscienza e maturazione culturale che deve riguardare tutti i membri della società. Le barriere sono intorno a noi ma sono anche dentro di noi e vincolano le nostre azioni e le nostre relazioni. Chi è in pieno possesso di tutti i sensi e di tutte le facoltà non comprende quanto possa essere complicata la giornata di chi non lo è e come i gesti più semplici ed ordinari possano diventare faticosi e difficili per chi è diversamente abile o per i cittadini con ridotta capacità motoria.

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‘NON SOLO FANNULLONI’, MINISTRO BRUNETTA APRE CONCORSO ‘PREMIAMO I RISULTATI’. DOMANDE FINO AL 6/10

ROMA – L’iniziativa “Non solo fannulloni”, lanciata dal ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta, entra nel vivo con il Concorso “Premiamo i risultati”. Tutte le amministrazioni e gli uffici pubblici sono infatti invitati a inviare online (accedendo alla sezione “Non solo fannulloni” del sito del Ministero www.innovazionepa.it) i loro piani per migliorare la performance in quattro aree prioritarie: la qualità dei servizi e la soddisfazione dei clienti; la gestione e la soddisfazione del personale; le relazioni con gli stakeholder nella progettazione e valutazione dei servizi; la riduzione dei costi di funzionamento.

Fino al 6 ottobre prossimo – comunicano dal Ministero – è possibile la compilazione online della domanda di candidatura, con la quale le amministrazioni e gli uffici pubblici possono partecipare al Concorso, impegnandosi per il 2009 in interventi di miglioramento delle loro performance. L’elemento nuovo di questo concorso è proprio il focus sui risultati, che devono essere misurabili e che saranno verificati anche attraverso visite on site. I risultati conseguiti potranno anche costituire la base per introdurre elementi di premialità e di riconoscimento del merito nell’ambito della contrattazione decentrata, a partire dalla nuova tornata contrattuale.

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LA PERSONA CIVILE NON BESTEMMIA. NON È SOLO QUESTIONE DI EDUCAZIONE PERÒ

RIFLESSIONE – “No, amico, non bestemmiare, non va bene”. Leggendo nei giorni scorsi di una espressione blasfema uscita durante un dibattito in Consiglio comunale a Modena, mi sono venute in mente queste parole ascoltate durante l’omelia domenicale alcune settimane fa in una località dell’Elba e rivolte in particolare ai “toscani, gente purtroppo avvezza – diceva il sacerdote – all’uso della bestemmia come intercalare”. Il celebrante, che aveva incentrato l’omelia sul valore della testimonianza, attribuiva la frase ad un musulmano che si rivolgeva ad un (sedicente, vien da dire) cristiano. Ora, senza scomodare l’atteggiamento dell’Islam nei confronti di Allah, che nemmeno lontanamente si pensa di nominare in discussioni da bar, non si può fare a meno di notare come l’episodio modenese dei giorni scorsi, abbia fatto veramente toccare il punto più basso di una rappresentanza politica che, di questi tempi, tra l’altro,non gode nemmeno del massimo di fiducia da parte della gente. Non è questione di poco conto: chi usa la bestemmia come intercalare è persona rozza, maleducata, ignorante e insensibile. Punto e basta. Non ci sono attenuanti e quando si cerca di metterle in campo si rischia di peggiorare la situazione, in questo caso resa ancor più grave dal fatto che l’espressione blasfema è stata pronunciata in una sede pubblica e istituzionale che vede rappresentati tutti i cittadini modenesi: davvero non ci sono parole.

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LE BUFALE ECOLOGISTE SUI TG, PROPINATE COME VERE! AI TG PIACCIONO PIU’ GLI ORSI DEI CRISTIANI

AMBIENTE – A quanti, seguendo i TG serali, si sono preoccupati nei giorni scorsi per la sorte di nove orsi polari farà sicuramente bene sapere che si trattava della ormai solita bufala ecologista. L’ha smascherata il sito SVIPOP con una ricostruzione puntuale dei fatti: si è partiti da un casuale – e unico – avvistamento a metà agosto da parte di un aereo governativo americano che era in zona per tutt’altro, per costruirci poi un romanzo che è andato arricchendosi via via di dettagli e ipotesi fantasiose senza alcun riscontro reale. Per quanto ne sappiamo, dunque, quegli orsi probabilmente stavano tranquillamente nuotando per fatti loro come è normale che facciano. La cosa che però qui ci interessa maggiormente è il fatto che le redazioni RAI e Mediaset avevano tutta la possibilità di verificare la fondatezza o meno della notizia, ma hanno preferito spararla così, evidentemente hanno ritenuto che queste notizie aumentano gli ascolti. Senonché proprio negli stessi giorni – come abbiamo ricordato in una precedente notizia – nello stato indiano dell’Orissa si è registrata un’ondata di violenze contro i cristiani che ha provocato dai 50 ai 100 morti (a seconda delle fonti) e decine di migliaia di sfollati. E di questo TG1 e TG5 hanno preferito non dare conto. Peraltro la situazione nell’Orissa e in altri stati indiani è da anni critica per i cristiani, non si tratta perciò di un episodio isolato, e meriterebbe perciò qualche approfondimento.

Dunque di fronte a due notizie – una drammaticamente vera, che coinvolge decine di migliaia di esseri umani, e una già “fortemente sospetta” e poi rivelatasi clamorosamente falsa, con nove orsi protagonisti – i due più importanti TG della sera hanno scelto di dare ampio risalto soltanto alla seconda (il fenomeno è vero anche per i maggiori quotidiani, ma la tv ha chiaramente un impatto ben diverso). La cosa dimostra che nelle notizie c’è una vera e propria gerarchia, condivisa sia dalle direzioni dei principali TG sia dal pubblico che li segue: la sorte degli animali è più importante della sorte degli esseri umani (anche la notizia degli orsi fosse stata vera, nove plantigradi contano più di decine di migliaia di uomini indiani); tra gli esseri umani poi, i cristiani sono in fondo alla graduatoria: pochi giorni prima la denuncia delle violenze sulla popolazione tibetana ha avuto ben altro risalto, mentre dei cristiani cinesi che soffrono uguale persecuzione nessuno ne parla e a loro nessuno dedica medaglie olimpiche.

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LA CONDANNA DEL SILENZIO: MORTI BIANCHE COSÌ BIANCHE DA ACCECARE PERSINO I CONTUSI NELL’ANIMA

PARLIAMONE – Ogni giorno che passa è scandito dalla notizia di un nuovo morto, quando va bene un ferito raccolto sbrigativamente per non creare ulteriori disagi. E’ un bollettino di guerra in piena regola, neppure sotto guerra di mafia, di camorra, di Sparta e di Troia, c’è stata così terrificante la somma di vite umane andate in frantumi. Un clichè sbalorditivo per la monotonia ripetitiva con cui si sottolineano sempre identiche le cause, riconducibili ai soliti ultimi anelli deboli della catena produttiva, eterno maledetto l’accidente inevitabile. Uno, due, tre morti al giorno, in fabbrica, in cantiere, sulla strada, per ogni posto di lavoro rimasto sguarnito, eccone subito un altro da conquistare, rimesso in gioco per il miglior offerente, quello che arrampica veloce, che produce e tace, senza bisogno di funi salva vita, di perdite di tempo che non possono essere conteggiate, di eccessivi e improbabili ripensamenti. Un morto, uno sull’altro, tutti uguali, senza nome né storia vissuta, ma con la stessa imperturbabile insignificanza, morti sul lavoro che non costituiscono allarme sociale. Sono morti che non hanno più odore, neppure quello dell’inaccettabilità. Il silenzio che avvolge questa ecatombe è inspiegabile, eppure ogni indicatore di cui disponiamo, ogni statistica divenuta dato esponenziale, ogni verifica e indagine segnalano una impennata dei pericoli che investono i lavoratori, al punto da essere diventati potenziali vittime predestinate. Inutile domandarsi ancora e con colpevole ritardo quanto numerosi siano i fattori che concorrono alla prosecuzione di questa strage, soprattutto l’indifferenza per rendere meno infame il diritto di tutela della propria dignità personale, per ogni cittadino lavoratore, che intende essere sempre presente per arrivare a fine mese, tentando di riuscirci in maniera decorosa.  Ogni anno migliaia di morti, accompagnati alla fossa con tutte le risposte ben cucite sulla pelle, eppure questa immane ingiustizia non genera sentimenti di rigetto, di rifiuto, di rivalsa, il popolo bisbiglia, lo Stato sottolinea la tragedia con malcelata impotenza, le istituzioni puntano i piedi attraverso l’esibizione di qualche bel concerto. Le litanie prendono le sembianze delle campagne politiche e mediatiche, ma l’effetto che si ottiene è la condanna al silenzio e all’immobilismo….

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PAPA BENEDETTO PARLANDO DEL MATRIMONIO: “CRISI CONIUGALI POSSONO ESSERE SUPERATE”

CITTA’ DEL VATICANO – Questa mattina nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre ha ricevuto i 300 partecipanti al Meeting internazionale dell’Associazione “Retrouvaille”, che opera al servizio delle coppie in difficoltà. Nata nel 1977 in Canada, grazie alla provvidenziale “intuizione dei coniugi canadesi Guy e Jeannine Beland”, il movimento “Retrouvaille” si propone “di aiutare le coppie in grave crisi ad affrontarla attraverso un programma specifico, che punta sulla ricostruzione delle loro relazioni, non in alternativa alle terapie psicologiche, ma con un percorso distinto e complementare”. “Voi infatti non siete dei professionisti; siete sposi che spesso hanno vissuto in prima persona le medesime difficoltà” – ha rilevato Benedetto XVI – “le hanno superate con la grazia di Dio e il sostegno di ‘Retrouvaille’ e hanno avvertito il desiderio e la gioia di mettere, a loro volta, la propria esperienza al servizio di altri”.  “Come la vostra esperienza dimostra, la crisi coniugale – parliamo qui di crisi serie e gravi – costituisce una realtà a due facce” – ha affermato il Papa – “Da una parte si presenta, specialmente nella sua fase acuta e più dolorosa, come un fallimento, (…) e, purtroppo ‘non c’è più niente da fare’. Questa è la faccia negativa. Ma c’è un’altra faccia, a noi spesso sconosciuta, ma che Dio vede. Ogni crisi, infatti – ce lo insegna la natura – è passaggio ad una nuova fase di vita. (…) Nel momento della rottura, la possibilità concreta per la coppia di avere un riferimento positivo, a cui affidarsi nella disperazione. (…) Allora, i vostri incontri offrono l’’appiglio’ per non smarrirsi del tutto, e per risalire gradualmente la china”. Ricordando il racconto delle nozze di Cana, il Santo Padre ha spiegato che il “vino buono” che lo sposo aveva conservato “è simbolo della salvezza, della nuova alleanza nuziale che Gesù è venuto a realizzare con l’umanità. (…) Quando una coppia in difficoltà o – come dimostra la vostra esperienza – persino già separata, si affida a Maria e si rivolge a Colui che ha fatto dei due ‘una sola carne’, può essere certa che quella crisi diventerà, con l’aiuto del Signore, un passaggio di crescita, e che l’amore ne uscirà purificato, maturato, rafforzato”.

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SECONDO LA SANTA SEDE TROPPO ALTE RISORSE PER LA GUERRA RISPETTO A QUELLE PER LA VITA

NEW YORK – Nella giornata di ieri a New York, l’Arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite, è intervenuto alla 63ma Sessione dell’Assemblea Generale dell’O.N.U., in merito agli obiettivi e alle difficoltà di realizzare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Il Presule ha sottolineato che tali obiettivi potranno essere raggiunti “solo se la loro realizzazione diviene una priorità per tutti gli Stati” e a tal fine è necessario “promuovere una nuova cultura delle relazioni internazionali contraddistinta da una visione fraterna del mondo, una cultura fondata sull’imperativo morale di riconoscere l’unità dell’umanità e l’imperativo pratico di dare un contributo alla pace e al benessere di tutti”. “Le risorse di cui i Paesi in via di sviluppo hanno bisogno in termini di aiuto diretto, assistenza finanziaria e benefici per il commercio sono poca cosa rispetto alle spese militari nel mondo o alle spese totali per necessità non primarie delle popolazioni nei paesi più sviluppati”.

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‘MULTARE LE PROSTITUTE E’ INGIUSTO’. IL PROBLEMA E’ MASCHILE. INTERVENTO DELL’U.S.M.I.

ROMA – “Multare e arrestare le prostitute è ingiusto: significa criminalizzare non i colpevoli, ma le vittime. Perché nessuna donna si prostituisce per scelta, sono tutte schiave” dichiara Suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, responsabile dell’ufficio “Tratta donne e minori” dell’Unione delle superiore maggiori d’Italia (Usmi), impegnata dal 1993 nella lotta contro il traffico di esseri umani. “Perché non riusciamo invece a colpire gli sfruttatori?” si chiede la religiosa intervenuta questa mattina, nella sede milanese del Pime, alla conferenza stampa di presentazione della mostra fotografica “Mai più schiave – stop alla tratta di ragazze nigeriane per lo sfruttamento sessuale” che si apre questa sera. “Togliendo le ragazze dalla strada e costringendole in appartamento facciamo un favore ai loro sfruttatori, dato che le associazioni di carità che si occupano del recupero delle prostitute non sapranno più dove trovarle”. A livello nazionale il problema è affrontato in modo sbagliato, afferma la religiosa, “perché le scelte sono compiute da persone che non hanno esperienza diretta del fenomeno, né si sono rivolte, per una consulenza, ai volontari e ai religiosi che passano le giornate a parlare con le ragazze asciugando le loro lacrime”. “E’ inutile e controproducente – conclude – togliere la “sporcizia” dalla strada per metterla nelle case”. A riportare le dichiarazione è l’Agenzia Sir

“Le prostitute arrivano in Italia dalla Nigeria dopo viaggi di mesi nel deserto, vendute dalla famiglia o rapite, psicologicamente soggiogate da riti vudù che le costringono all’obbedienza con la minaccia della vita stessa”. E’ un problema di povertà, o meglio di distribuzione della ricchezza, quello che è dietro al traffico delle donne dal sud del mondo all’Europa, secondo suor Suor Eugenia Bonetti. “Ci sono donne che vivono nella miseria, in Africa, e uomini occidentali che credono tutto si possa comprare, anche il corpo di una donna, la sua dignità”. Si esce da questo circolo vizioso solo con un cambiamento culturale: “Perché – si chiede la religiosa – nelle scuole non si parla del nuovo schiavismo esercitato dagli sfruttatori sulle prostitute? Perché non si contrasta la mentalità secondo cui tutto ha un prezzo?”. Si parla di donne, ma il problema “è maschile. Interveniamo sulla domanda, sui milioni di clienti italiani che non sanno rispettare la dignità della donna. Finchè non lo faremo, tutti noi cittadini, istituzioni religiose, politiche e associazioni, dovremo ritenerci colpevoli di questo schiavismo”.

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GIOVANI, POLITICA E BENE COMUNE: PER UNA NUOVA GRAMMATICA DELLA PARTECIPAZIONE

AZIONE – La società italiana permette ai giovani di partecipare? Sembra questa, quando la si pone, una domanda banale. A ben analizzarla, tuttavia, essa nasconde una cruda verità: il nostro Paese sta costruendo il proprio futuro senza chiedere un parere a chi quel futuro lo abiterà nell’età della maturità, ovvero i giovani. Quello della partecipazione giovanile è una questione spesso elusa perché imbarazza. L’Italia, si sa, è un Paese in cui non c’è ricambio generazionale, in cui non c’è spazio per le giovani generazioni. E i giovani non trovando spazio, rinunciano a partecipare, rinunciano a prendere parte alla società, rinunciano ad avere un ruolo attivo nella vita della comunità in cui vivono. Fatta eccezione per l’esperienza del volontariato in cui ai giovani vengono offerti spazi di partecipazione e di impegno, le cose si mettono male quando per partecipazione intendiamo la possibilità di incidere sulle scelte che il Paese andrà a fare, sulla possibilità di accesso ai luoghi in cui si prendono le decisioni. Da questo punto di vista il nostro Paese è completamente bloccato, immobile. Basti pensare al corpo dei docenti universitari che, in Italia, è uno dei più vecchi del pianeta, così come i vari livelli istituzionali (Parlamento, Regioni, Province ed enti locali) in cui i giovani faticano a trovare spazio. Ma le esemplificazioni potrebbero continuare.

Se questo è il quadro, è evidente che i giovani solo in parte sono coinvolti nella costruzione del bene comune. Ed è probabile che i giovani d’oggi si troveranno a vivere da adulti in un Paese che non solo non hanno voluto così, ma che non hanno potuto nemmeno contribuire a cambiare. Cosa fare, allora? Dare ai giovani un ruolo attivo, metterli nelle condizioni di prendere parte alla realizzazione del bene comune. In che modo? Innanzitutto incentivando la formazione ad una cittadinanza attiva ed ad una partecipazione responsabile e competente, attraverso apposite scuole di formazione, seminari, laboratori, forme varie di impegno politico e sociale. Una partecipazione attiva, infatti, nasce dalla consapevolezza di essere cittadini e per questo di avere dei doveri nei confronti della comunità. Una volta formati, il passo più difficile: dare loro fiducia.

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L’EDUCAZIONE DEI GIOVANI ITALIANI E’ IN MANO A MARIA DE FILIPPI! SI SALVI CHI PUO’!

GIOVANI – La verità va scritta e sostenuta, costi quel che costi, sia comoda o scomoda, e la verità sull’educazione dei giovani è in mano ad una signora che si chiama Maria De Filippi che, grazie alle televisioni fondate e sviluppate dall’attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha sotto controllo l’educazione dei giovani italiani, attraverso il modello di televisione che quotidianamente propone. Ma ci rendiamo conto? Ed anche nell’ampio panorama dell’educazione, sono in completa contrapposizione due realtà, la Chiesa e la Televisione, tenendo conto che la scuola è praticamente messa in ginocchio, almeno che non si verifichi qualche miracolo. Affidiamo l’educazione di intere generazione di giovani alla signora De Filippi!

Papa Benedetto ha ribadito anche nella recente lettera sulla priorità di educare i bambini e gli adolescenti scritta alla Diocesi di Roma; prima di analizzare la signora in questione, rileggiamone alcuni passaggi..

Abbiamo tutti a cuore il bene delle persone che amiamo, in particolare dei nostri bambini, adolescenti e giovani. Sappiamo infatti che da loro dipende il futuro di questa nostra città. Non possiamo dunque non essere solleciti per la formazione delle nuove generazioni, per la loro capacità di orientarsi nella vita e di discernere il bene dal male, per la loro salute non soltanto fisica ma anche morale.

Educare però non è mai stato facile, e oggi sembra diventare sempre più difficile. Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative. Si parla perciò di una grande “emergenza educativa”, confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita. Viene spontaneo, allora, incolpare le nuove generazioni, come se i bambini che nascono oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel passato. Si parla inoltre di una “frattura fra le generazioni”, che certamente esiste e pesa, ma che è l’effetto, piuttosto che la causa, della mancata trasmissione di certezze e di valori.

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“LA STRAGE IN UNA SCUOLA, ESPRESSIONE DI UN MONDO PRIVO DI SENSO” SECONDO IL PROFESSOR MELUZZI.

ROMA – Le notizie che abbiamo sono di almeno nove morti e di un tentativo di suicidio. Nella scuola finlandese di Kauhajoki, questa mattina, uno studente colto da raptus omicida ha fatto fuoco contro alcuni dei suoi compagni tentando poi di togliersi la vita. Subito la mente ricorre ai numerosi episodi analoghi. Dalla storica strage del 1927 alla statunitense Bath School, che vide 45 morti, ai più recenti avvenimenti della Columbine School, raccontati da ben due film. Per non parlare dell’eccidio al Virginia Politechnic avvenuto il 16 aprile 2007 che causò la morte di ben 32 individui. Ma anche la stessa Finlandia non è priva di precedenti. Basti pensare a quanto avvenne, sempre lo scorso anno, al liceo Tuusula, quando uno studente, dopo aver annunciato le proprie intenzioni su youtube, uccise a sangue freddo otto compagni e si suicidò. Una lunga serie di casi dalla somiglianza impressionante, tanto da sembrare quasi riconducibili a una patologia a se stante. Ma è davvero così? Abbiamo chiesto allo psichiatra Alessandro Meluzzi un’opinione in merito.

Dottor Meluzzi, non è la prima volta che assistiamo a simili tragedie. Quali sono, a suo avviso le dinamiche scatenanti?

Ci sono diverse considerazioni che vanno fatte. La prima è di carattere generale ed è legata alla preoccupante assuefazione alla circolazione e all’uso delle armi. È statisticamente provato che più le armi sono accessibili più vengono utilizzate. La disponibilità di mezzi offensivi è dunque un potente fattore di rischio, molto spesso si tratta infatti di armi domestiche di solito rimediate in casa. Infine si tende a usare l’arma in modo improprio. Difatti una volta brandite le armi devono essere usate, occorre essere pronti a usarle. Questo fattore fa scattare nei soggetti deboli una sorta di tentazione all’utilizzo. Ma le cause non si limitano, com’è presumibile, soltanto a questa condizione sociale. Infatti vi è un’importante seconda considerazione: l’omicidio suicidio è frequentemente la conseguenza di una situazione psicopatologica che si chiama raptus del malinconico.

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IL 28 SETTEMBRE ‘GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO’: MUSEI VATICANI E CATACOMBE AD INGRESSO GRATUITO

CITTA’ DEL VATICANO – La Santa Sede parteciperà anche quest’anno alla celebrazione delle “Giornate Europee del Patrimonio” (GEP), una manifestazione promossa dal Consiglio d’Europa, che gode attualmente dell’adesione di 49 paesi europei. La giornata verrà celebrata domenica 28 settembre 2008 sul tema: “Il Patrimonio europeo per il dialogo interculturale”. All’elaborazione del Programma hanno collaborato la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, i Musei Vaticani e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.

L’obiettivo principale delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP), nate ufficialmente dal Consiglio d’Europa nel 1991 e organizzate oramai congiuntamente all’Unione Europea, è quello di avvicinare i cittadini al patrimonio culturale offrendo la possibilità di scoprire luoghi in genere chiusi al pubblico. Normalmente alle GEP prendono parte i Paesi che aderiscono alla Convenzione culturale europea del Consiglio d’Europa. L’Italia partecipa dal 1995 e dedica all’iniziativa due giorni l’ultimo fine settimana del mese di settembre.

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L’OSPEDALE PEDIATRICO BAMBINO GESÙ PREMIA I “SUPERDONATORI” DI SANGUE, DUE CAMPIONI DI SOLIDARIETÀ

ROMA – Il 25 settembre 2008 alle ore 16 presso l’Aula Magna della Pontificia Università Urbaniana, Via Urbano VIII, 16 a Roma (a pochi metri dall’ingresso del Terminal Granicolo e del Bambino Gesù) il presidente dell’Ospedale di proprietà della Santa Sede, professor Giuseppe Profiti, premierà i “superdonatori” che maggiormente hanno contribuito – grazie al proprio sangue – a salvare la vita di tanti bambini e ragazzi che da tutta Italia e anche dall’estero si rivolgono al Bambino Gesù. Una gara di solidarietà tra adulti dove a vincere sono i più piccoli, bisognosi di cure altamente specialistiche, di interventi chirurgici complessi o di un trapianto, per i quali sono necessarie numerose trasfusioni di sangue. Una gara che nel solo 2007 ha portato a raccogliere 13.554 unità, pari a 6.099,30 litri che corrispondono al sangue totale di oltre 1.220 persone.

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BENEDETTO XVI: “NOSTRA FEDE NON NASCE DA UN MITO, NÉ DA UN’IDEA, BENSÌ DALL’INCONTRO CON IL RISORTO”

CITTA’ DEL VATICANO – La Risurrezione e’ un evento storico che pero’ non si esaurisce nella storia, ma continua nell’oggi. Lo ha ricordato questa Benedetto XVI presentando la teologia di San Paolo nell’Udienza Generale tenuta in Piazza San Pietro. “Gesu’ – ha detto il Papa – e’ risuscitato: Paolo usa il verbo al presente e non dice ‘fu risuscitato’, il tempo al passato di ‘mori’ e fu sepolto’. Gesu’, infatti, e’ risuscitato e continua a vivere nell’Eucaristia e nella Chiesa”. “L’Eucaristia – ha spiegato il Pontefice – illumina il mistero della Croce, sulla quale, dice ancora Paolo, e’ avvenuto un mirabile scambio: i peccati non sono piu’ nostri ma di Cristo”. Citando ancora Paolo e un commento di Sant’Ambrogio alle sue lettere, nel breve discorso rivolto ai fedeli, Benedetto XVI ha anche rammentato che per i cristiani “tutta la Scrittura e’ costituita da un unico libro: Cristo, perche’ la Chiesa delle origini ha riletto tutte le scritture partendo da Cristo e trovandovi Cristo”. “La nostra fede non nasce da un mito o da un’idea, ma dall’incontro con il Risorto nella vita della Chiesa”, ha sottolineato ancora il Papa. “Quanto piu’ cerchiamo di rintracciare le orme di Gesu’ di Nazaret per le strade della Galilea – ha sottolineato il Santo Padre -, tanto piu’ possiamo comprendere che egli si e’ fatto carico della nostra umanita’, condividendola in tutto, tranne che nel peccato”. Una convinzione, questa, sperimentata di persona e testimoniata dallo stesso Paolo, nell’importanza da lui attribuita alla “tradizione viva della Chiesa”. In questa prospettiva, ha puntualizzato il Pontefice, e’ “errata la visione di chi attribuisce a Paolo l’invenzione del cristianesimo: prima di evangelizzare, ha incontrato Cristo sulla via di Damasco e lo ha frequentato nella Chiesa, osservandolo nella vita dei dodici e in coloro che l’hanno seguito sulle strade della Galilea”. Illustrando la figura dell’Apostolo delle Genti, Benedetto XVI ha infine descritto il suo modo di rapportarsi con i dodici Apostoli. “I rapporti – ha concluso il Papa – erano segnati da profondo rispetto e da quella franchezza che contraddistingueva San Paolo nell’annunciare il Vangelo”.

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