CITTA’ DEL VATICANO – Dedicata alla “Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, si apre domenica prossima, 5 ottobre, con una solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da Benedetto XVI, la XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Vi prenderanno parte 253 vescovi che rappresentano le Chiede di tutto il mondo. I vescovi prenderanno parte ai lavori che proseguiranno fino al 26 ottobre “per riflettere – ha detto mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo, che illustrato lo svolgimento dell’Assemblea – sulla Parola di Dio, sulla sua centralità nella vita della Chiesa e sul suo dinamismo che spinge i cristiani in missione, ad annunciare, con parole e con l’esempio della vita, la Buona Notizia della presenza in mezzo a noi del Signore Gesù risorto”. L’apertura del Sinodo, per la prima volta, non avverrà in Vaticano, ma nella basilica di San Paolo fuori le mura e ciò perché l’assemblea si svolge nel corso dell’Anno Paolino.
Non sarà certo l’unico riferimento all’Apostolo delle genti. Sabato 18, nell’aula del Sinodo Benedetto XVI e il Patriarca ecumenico Bartolomeo I presiederanno i primi Vespri. In seguito, faranno i loro interventi sul tema della Parola di Dio con particolare riferimento all’Anno Paolino. Sarà la prima volta, ha sottolineato mons. Eterovic, che il Patriarca ecumenico si rivolgerà ai padri sinodali. “Egli porterà il saluto dalle Chiese particolari che l’Apostolo delle Genti fondò prima di recarsi a Roma, dove subì il martirio”. In chiave ecumenica va ricordato che al Sinodo parteciperanno anche alcuni Delegati fraterni, rappresentanti di 10 Chiese e comunità ecclesiali. Oltre al Patriarcato ecumenico, saranno rappresentati i Patriarcati di Mosca, di Serbia e di Romania, la Chiesa ortodossa di Grecia e la Chiesa apostolica armena, come pure la Comunione anglicana, la Federazione luterana mondiale, la Chiesa dei discepoli di Cristo, come pure il Consiglio ecumenico delle Chiese.
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L’imminente Sinodo dei Vescovi, anche sugli arricchenti stimoli apportati dalla lettura femminile e femminista ad una più profonda comprensione delle Sacre Scritture, oppure il tema “fastidioso” sarà accantonato, perché mette in discussione l’impianto maschilista della Chiesa cattolica romana? E, ancora, l’Assemblea avrà consapevolezza che, anche oggi, le normative del magistero papale, che verbalmente si richiamano alla Bibbia, rischiano talora di darne una interpretazione indebita ed errata, proprio come accadde quando Galileo fu condannato perché ‑ in contrasto con l’apparente ovvietà del geocentrismo biblico ‑ sosteneva l’eliocentrismo?
Sono, questi, alcuni degli interrogativi che emergono dal contributo che la Comunità cristiana di base di San Paolo in Roma ha elaborato in vista dell’Assemblea sinodale che, presenti circa 250 padri provenienti da tutto il mondo, dal 6 al 26 ottobre in Vaticano rifletterà sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa.
Secondo il documento, “fu un grande dono di Dio alle Chiese che, nel secolo XVI, Martin Lutero, Giovanni Calvino e gli altri Riformatori denunciassero i guasti enormi che gravavano sulle Chiese a causa della loro dimenticanza della Parola di Dio, sostituita dal ricorso alle tradizioni umane, alla filosofia, alla letteratura, e perfino alla fantasia. Ma purtroppo la Controriforma tridentina portò, di fatto, a togliere dalle mani dei cattolici la Bibbia, con le pessime conseguenze derivanti da questa amputazione. Grazie a Dio, il rinnovamento biblico del Novecento, e soprattutto il Concilio Vaticano II, hanno rimesso in mano ai cattolici le Sacre Scritture: molto è stato fatto, ma moltissimo ‑ ci sembra ‑ resta ancora da fare perché tale ‘riscoperta’ porti, anche attraverso il dialogo ecumenico, i suoi frutti”.
E, insieme ai frutti, anche “una spina nella carne” (2Cor 17,7) delle istituzioni: “Ogni Chiesa ‑ conclude il testo ‑ si fonda sulla Parola e sulla Cena del Signore; ma, per molti aspetti, la grande nemica delle Chiese istituzionali non è il mondo, non sono i non cristiani, non sono gli atei o gli agnostici, non è la secolarizzazione, ma è proprio la Parola, perché essa le mette in crisi, le contesta, relativizza le istituzioni da esse create, le pungola continuamente a convertirsi ed a decidere di perdere la loro vita per amore di Gesù e degli umiliati ed umiliate del mondo”.