RETE – “Settecento invitati e mi ritrovo da solo a bere una birra”. Fino a che punto le amicizie virtuali possono riverberarsi nel mondo reale? Lo ha sperimentato a proprie spese Hal Nieddzviecki, scrittore e studioso di cultura pop che, forte dei suoi numerosi contatti sul social network più famoso al mondo, ha lanciato l’idea di una festa a Toronto invitando appunto tutti i suoi “amici”. All’appuntamento non si è presentato nessuno. Le sue conclusioni, che saranno raccolte in una ricerca di prossima pubblicazione, sono sconfortanti: “Non interessano più le interazioni nella vita reale, ma solo mettersi in mostra per ottenere attenzione”. Inserite in un grande calderone, le relazioni tendono a far svanire la necessaria gerarchia di reciprocità. In altre parole, non tutti coloro che includiamo nella macrocategoria “amici” hanno lo stesso livello di famigliarità con noi. La profondità dei nostri legami è graduata e dipende dalla condivisione reciproca. Quanti “amici” possiamo contare nel nostro network? Con quanti di loro riusciamo ad intrattenere rapporti “veri”, al di fuori del virtuale? Siamo così condizionati dai reality da aver perso il contatto con la realtà? Nella frenesia del nostro tempo abbiamo abdicato all’amicizia surrogata?
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