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PONTIFICIO CONSIGLIO PER OPERATORI SANITARI, OLTRE 20 ANNI D’ASSISTENZA A VITTIME AFRICANE DELL’AIDS

SOCIALE (Città del Vaticano) – “In molte regioni dell’Africa subsahariana, in particolare nelle zone più remote e dove il reddito medio è particolarmente basso, gli unici a fornire le terapie antiretrovirali e ad intervenire in favore delle vittime indirette sono proprio i dispensari ed i presidi medici appartenenti a congregazioni, ordini ed istituti religiosi nonché ad alcune Ong di matrice cristiana”. A spiegare la situazione africana è Sua Ecc. Mons. José L. Redrado Marchite, O.H, segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, che ha ricordato l’impegno che, sin dalla sua stessa istituzione, il Pontificio Consiglio svolge nella lotta all’HIV-AIDS, nell’assistenza e nel sostegno alle vittime, soprattutto alle vedove e agli orfani. 

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TRAGEDIE DEL MARE. DOLORE SENZA NOME? L’EDITORIALE DI PADRE LOMBARDI

DALL’ITALIA (Lampedusa) – Benedetto XVI continua a seguire con apprensione il dramma degli immigrati in fuga dal Nord Africa che, a rischio della vita, cercano di attraversare il Mediterraneo per approdare sulle coste europee. Ascoltiamo in proposito il direttore della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano: L’ennesima tragedia di naufragio in mare di un gran numero di migranti e fuggiaschi fra l’Africa e l’Europa ha suscitato giustamente una vasta e profonda emozione.

Sono certamente molte centinaia gli sconosciuti scomparsi negli ultimi mesi, migliaia e migliaia negli anni recenti nel Mediterraneo, e tornano alla mente le decine di migliaia di boat people vietnamiti che persero la vita in mare nei primi mesi del 1979. Fuggire dalla fame, dalla povertà disumana, dall’oppressione, dalla violenza, dalla guerra…a rischio di morire fra i flutti senza lasciare traccia, neppure un ricordo del proprio nome. Molte volte, in questi giorni, si è parlato di dolore “senza nome”. La compassione ci obbliga a non dimenticare, a fare memoria, come di fronte ad altre indicibili tragedie dell’umanità, di una storia che è nostra, in solidarietà con i poveri della terra.

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DALLA CARITAS 2.500 POSTI IN 93 DIOCESI ITALIANE PER ACCOGLIERE PROFUGHI E IMMIGRATI

CHIESA CATTOLICA (Roma) – Duemilacinquecento posti distribuiti in 93 diocesi sono a disposizione per l’accoglienza dei profughi che i conflitti in Nord Africa stanno spingendo sulle coste italiane. Lo ha annunciato il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), mons. Mariano Crociata, illustrando oggi a Roma in conferenza stampa il comunicato finale del Consiglio permanente dell’organismo dei Vescovi italiani, svoltosi dal 28 al 30 marzo scorsi. Le strutture disponibili per l’accoglienza nelle Diocesi italiane afferiscono direttamente o indirettamente alle Caritas; duecento posti sono stati trovati nella “Casa della fraternità” dell’Arcidiocesi di Agrigento, “la più esposta – ha spiegato Crociata – all’emergenza profughi per la presenza nel suo territorio dell’isola di Lampedusa e, per questo, anche la più sostenuta da Caritas italiana”.

Si tratta di un segno concreto, ha affermato mons. Crociata, che si accompagna “all’incoraggiamento all’accoglienza verso persone che rischiano la vita, non solo per venire in Italia ma già nei Paesi d’origine, che la Chiesa italiana rivolge a tutti”. Anche all’Europa. Infatti, “un coinvolgimento degli altri Paesi dell’Unione, sia per quanto riguarda l’emergenza immediata che per le esigenze di più lunga durata, rappresenta un test del livello di tenuta dello stesso processo di unificazione europea che non può essere limitato all’aspetto economico, ma deve investire soprattutto quello sociale”. Un “metodo” quindi, quello del coinvolgimento dei Paesi europei, per creare “una cultura condivisa”. Significativo il richiamo del Card. Bagnasco alla “necessità che l’Europa che è, non da oggi, in debito verso l’Africa sappia evitare l’illusione di poter vivere sicura chiudendo le porte al grido dei popoli in difficoltà: soltanto autentiche politiche di cooperazione potranno assicurare a tutti sviluppo e pace duratura”. A questo riguardo “la Chiesa in Europa non è insensibile”, ha affermato mons. Crociata, preannunciando un intervento del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee sull’emergenza umanitaria determinata dalle tensioni politiche in Nord Africa.

Sull’intervento militare in Libia “la preoccupazione costante dei Vescovi – ha sottolineato Crociata – è stata la tutela dei civili inermi e dei più deboli, che muta a seconda delle circostanze”, nella convinzione che “vada perseguita la strada della diplomazia come premessa per individuare una ‘via africana’ per il superamento dei conflitti”. Nel corso dei lavori del Consiglio permanente, “alla lettura credente del momento presente” si è accompagnata la “valutazione del momento culturale in Occidente”, che “riguarda anche il modo di reagire a queste situazioni di crisi”. La tentazione di chiudersi nel particolare e nel privato, frutto di un “paradigma antropologico che sostituisce la persona con l’individuo”, interpella, secondo mons. Crociata, “il nostro sforzo educativo”, richiamando alla necessità di “aprire a una visione più ricca dell’essere umano non solo come individuo ma come essere sociale”. In questa temperie culturale si inserisce il problema demografico, al quale sarà dedicato il prossimo
Rapporto del Progetto culturale della CEI.

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BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS INVOCA L’INCOLUMITÀ PER LA POPOLAZIONE LIBICA E ACCESSO AD AIUTI UMANITARI

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – I responsabili dei governi e delle forze armate abbiano a cuore “l’incolumità” dei civili in Libia e assicurino loro gli aiuti umanitari. Sono i due aspetti che, all’Angelus di stamattina in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha chiesto siano garantiti dalla comunità internazionale, dopo che nel pomeriggio di ieri la coalizione formatasi in seguito alla risoluzione 1973 dell’Onu ha aperto le ostilità contro lo Stato nordafricano, con i primi bombardamenti aeronavali. Il Papa ha invocato il ritorno della concordia in Libia e in tutta la regione del Nord Africa. La Libia è sconvolta dalle nubi della guerra, il Papa prega perché su di essa si schiuda presto un “orizzonte di pace”.

Le ultime parole dell’Angelus sono per un appello sofferto, per giorni custodito con preoccupazione nel cuore da Benedetto XVI, trasformato in preghiera durante gli esercizi spirituali della Quaresima, e oggi liberato pubblicamente davanti alle migliaia di persone che a mezzogiorno lo hanno ascoltato in Piazza San Pietro: “Seguo ora gli ultimi eventi con grande apprensione, prego per coloro che sono coinvolti nella drammatica situazione di quel Paese e rivolgo un pressante appello a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano a cuore, anzitutto, l’incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l’accesso ai soccorsi umanitari. Alla popolazione desidero assicurare la mia commossa vicinanza, mentre chiedo a Dio che un orizzonte di pace e di concordia sorga al più presto sulla Libia e sull’intera regione nord africana”. La Libia, dunque, ma anche tutte le altre nazioni della fascia settentrionale africana, da molte settimane preda di violenti sconvolgimenti interni, che nello Stato libico hanno toccato le punte più drammatiche. Stridente allora il contrasto tra il tenore delle ultime parole dell’Angelus e quello della riflessione offerta da Benedetto XVI prima della preghiera mariana. Dall’odio della guerra a una delle pagine più intensamente descrittive del Vangelo, quelle della Trasfigurazione, di cui parla la liturgia della seconda domenica di Quaresima. Pagine dove letteralmente brilla, ha ricordato il Papa, “la gloria divina di Gesù” molto più della luce del sole, “la più intensa che si conosca”, eppure inferiore a quella che i discepoli videro sul Tabor: “La Trasfigurazione non è un cambiamento di Gesù, ma è la rivelazione della sua divinità, ‘l’intima compenetrazione del suo essere con Dio, che diventa pura luce. Nel suo essere uno con il Padre, Gesù stesso è Luce da Luce’. Pietro, Giacomo e Giovanni, contemplando la divinità del Signore, vengono preparati ad affrontare lo scandalo della croce”.

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PER LA PACE IN TERRA SANTA L’INCONTRO SPIRITUALE DI CIRCA 5 MILIONI DI FEDELI IN TUTTO IL MONDO

2000 Città unite in un’unica preghiera: “We want peace in the Holy Land”
ROMA – Si è conclusa da poche ore la Terza Giornata Internazionale di Intercessione per la Pace in Terra Santa, celebrata in 2000 città di tutto il mondo. L’iniziativa di preghiera nata dalla volontà di alcune associazioni cattoliche giovanili (tra cui noi Papaboys, ma anche l’Apostolato ‘Youth for life’ ed il network mondiale delle Cappelle di Adorazioni perpetua ed Adunanza Eucaristica), e patrocinata dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, che in questa terza edizione sono riuscite a coinvolgere, convogliandole in un’unica preghiera mondiale di 24 ore, le voci di milioni di fedeli affinché un comune grido di speranza potesse “salire fino al cuore del Signore e riportare la pace nella Sua terra”.

Partendo da Gerusalemme, e poi da Roma a Tokio, passando per Lima, Buenos Aires e New York, con una presenza in quasi tutti i continenti, le 2000 città che hanno partecipato a questa due giorni di preghiera si sono incontrate, per qualche ora, mettendo da parte tutte le incomprensioni sociali e giuridiche che rappresentano il quadro geopolitico di questo nostro mondo, sempre disastrato a causa di poche lobbie di controllo che governano, o (non)provano a farlo. Il 29 e 30 gennaio 2011 si è provato ad andare oltre, come ormai succede da tre anni, ai rapporti ed alle problematiche che caratterizzano la società mondiale e ci si è concentrati con il Re della Pace al centro dell’azione ispirata, per tentare di portare un seme di speranza in un terra falcidiata da un conflitto pluriennale che i potentati che governano la terra non possono o non vogliono risolvere, anteponendo, scusate l’ovvietà, gli interessi di pochissimi alla vita di migliaia di persone ed alla storia di un luogo così importante non solo per i cristiani ma per l’umanità tutta.

Non solo Terra Santa, in ogni caso, nel 2011 i conflitti in corso nel mondo sono 24, compreso quello tra israeliani e palestinesi. I dati sono a dir poco allarmanti e, mentre in Italia si discute delle abitudini sessuali della politica, i morti continuano a crescere: quasi 200.000 solo in Medio Oriente dal 1984, 330.000 circa in Asia, 585.000 in Africa dal 1992 – a cui vanno aggiunte le vittime scaturite dalla rivolta esplosa in Egitto –, 50.000 in Russia a seguito del conflitto in Cecenia e 300.000 morti in America Latina con una guerra civile che in Colombia prosegue ormai dal 1964.

Questa preghiera quindi vuole proporsi come veicolo di speranza non solo per quanto riguarda la questione israelo-palestinese, ma anche come strumento per portare nei cuori delle persone una rinnovata idea di pace, dell’Uomo stesso che è la Pace! Proprio i cittadini del mondo hanno risposto con entusiasmo, gioia e profonda conversione di cuore a questa “richiesta di Pace” (leggi richiesta di intercedere presso il Signore ndr); rispetto alla seconda edizione della giornata internazionale di intercessione per la pace le città sono raddoppiate ed il sogno è quello di proseguire su questa strada, programmando sin da subito la quarta giornata, con la volontà di coinvolgere – con l’aiuto della Provvidenza – sempre più città in tutto il pianeta. E’ chiaro ed evidente che non ci interessano i numeri, ma la conversione dei cuori. Per i media, talvolta presi da statistiche e meno dai contenuti, la palma di “leader” per il 2011 va sicuramente agli Stati Uniti con 1725 città coinvolte e 2284 celebrazioni. La grande presenza americana è ovviamente determinata dal grande network di Adorazione Perpetua creato in questi anni, nel silenzio, nel nascondimento rispetto alla società dell’informazione e dell’opulenza, ma formato da uomini e donne d’America, motivati nella ricerca costante di Gesù e spinti da una insaziabile sete di verità.

Anche il Canada si è dimostrato molto sensibile nei confronti di un tema così profondo con 105 celebrazioni e 78 città coinvolte. In Asia hanno partecipato alla due giorni di preghiera 16 città per un totale di 30 celebrazioni. Proprio due delle città ad aver pagato il più alto prezzo della follia della guerra, Nagasaki ed Hiroshima, sono state tra le prime ad aderire a questa terza edizione di preghiera per la Terra Santa, dimostrando sin da subito la volontà di collegarsi spiritualmente a tutte le altre città coinvolte nel mondo ed essere “testimonianza di pace” che può arrivare anche dall’ascolto, dall’accettazione degli errori, ma soprattutto dal perdono.

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WAEL FAROUQ, MUSULMANO: LA CHIESA È PARTE DEL NOSTRO POPOLO

INTERVISTA – I gruppi estremisti hanno dichiarato di essere pronti a colpire nuovamente i copti. E ovunque nel mondo, dove ci sono comunità copte, l’allerta questa volta è massima, Egitto compreso. Ma a fare più scalpore sono le dichiarazione del grande imam di Al Azhar, Ahmed Al Tayyeb, che ammonisce il Papa invitandolo ad essere più cauto. Teme l’imam, infatti, come ha dichiarato ieri in un’intervista al Corriere, «che le parole di Benedetto XVI possano creare una reazione politica negativa nell’Oriente in generale, e in Egitto in particolare». Un’intervista che arriva a distanza di tre giorni come una precisazione alle parole ancor più severe dell’imam, pronunciate in risposta all’Angelus di Benedetto XVI del 2 gennaio. Davanti a questa strategia di violenze che ha di mira i cristiani – aveva detto Benedetto XVI all’Angelus -, e ha conseguenze su tutta la popolazione, prego per le vittime e i familiari, e incoraggio le comunità ecclesiali a perseverare nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo. Penso anche ai numerosi operatori pastorali uccisi nel 2010 in varie parti del mondo…». Quella del Papa è «un’ingerenza, un intervento inaccettabile negli affari dell’Egitto». «La sua – così aveva replicato l’imam – è una visione sbilanciata su musulmani e cristiani che rischiano di essere uccisi in tutto il mondo. Perché non ha chiesto la protezione dei musulmani quando erano massacrati in Iraq?». Parole che hanno suscitato sorpresa negli ambienti vaticani, se si pensa che il messaggio del Papa era tutto improntato al diritto alla libertà religiosa e alla preghiera per i fratelli cristiani. Wael Farouq, professore all’Università americana del Cairo, condivide in pieno l’appello del Santo Padre alla libertà religiosa.

Com’è la situazione al momento in Egitto, dopo i momenti di tensione dei giorni scorsi?

«Adesso le cose cominciano ad andare meglio. Grazie a Dio negli ultimi giorni migliaia di cristiani e di musulmani sono scesi in strada per condannare e rifiutare quanto successo la notte di capodanno ad Alessandria d’Egitto. È un importante segnale di speranza».

Di chi sono secondo lei le maggiori responsabilità?

«Il maggior responsabile di quanto successo ad Alessandria e di quanto sta succedendo in Egitto è il governo egiziano. I cristiani sono scesi per strada a urlare la loro rabbia contro il governo, non contro gli islamici. I cristiani sono arrabbiati perché il governo, la burocrazia del governo egiziano, non li protegge; perché le loro richieste non vengono accettate. Non c’è rabbia verso gli islamici da parte dei cristiani».

Non ritiene dunque che ci sia una sorta di strategia internazionale per attaccare i cristiani che vivono nei paesi a maggioranza islamica?

«Io non posso parlare di quanto accade in altri paesi, posso parlare solo di quanto succede in Egitto. Quello che io posso dire, e confermo ogni parola di quanto dico, è che la maggioranza dei musulmani egiziani non sanno neanche immaginare un Egitto senza i cristiani. Se andate a guardare su Internet, ad esempio su Facebook, vedrete che esiste un movimento con migliaia di aderenti musulmani che dichiarano la loro solidarietà e il loro affetto nei confronti dei cristiani. Questi musulmani hanno dichiarato di essere pronti a difendere con i loro corpi le chiese cristiane in Egitto».

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PIETRO E IL MONDO – Tre viaggi e mezzo in Italia, quattro viaggi e mezzo all’estero. Più due appuntamenti natalizi nel segno dell’amore verso i fratelli più svantaggiati. L’agenda di Benedetto XVI per la fine dell’anno e il 2011 si completa con l’indicazione di dieci itinerari, alcuni già noti da tempo, altri pubblicati ieri dalla Sala Stampa della Santa Sede, ma tutti uniti dall’unico filo rosso della sollecitudine pastorale verso situazioni e Chiese particolari.

Va detto subito che il viaggio a metà tra Italia ed “estero” è quello a San Marino-Montefeltro, in programma il 19 giugno del prossimo anno. Com’è noto, infatti, questa diocesi abbraccia il territorio della Repubblica del Titano, ma si estende anche in alcuni territorio della Romagna. Ragion per cui l’appuntamento può essere inquadrato sia nella categoria dei viaggi all’estero, sia in quella delle visite in Italia. Più in generale, il 2011 sarà l’anno del ritorno in patria di papa Ratzinger, e anche del ritorno in Africa, dopo la prima trionfale accoglienza del marzo 2009. Ma sarà anche l’anno della partecipazione ai grandi eventi, Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid e Congresso Eucaristico internazionale di Ancona, l’uno e l’altro a distanza di poco più di 20 giorni. Ma andiamo per ordine. A cominciare dagli impegni natalizi di carattere extraliturgico, che veri e propri viaggi non sono, ma che per la loro fisionomia assumono una valenza pastorale simbolica molto forte. Domenica 26 dicembre, alle 13, nell’Atrio dell’Aula Paolo VI, Benedetto XVI parteciperà a un pranzo da lui offerto alle persone assistite dalle diverse comunità romane delle Missionarie della Carità, in occasione del 100° anniversario della nascita della Beata Madre Teresa di Calcutta. Mercoledì 5 gennaio, vigilia dell’Epifania, il Papa visiterà alle 17 i bambini ricoverati presso i reparti pediatrici del Policlinico Gemelli e benedirà un centro per la cura dei bimbi con spina bifida, partecipando alla distribuzione di doni ai piccoli degenti.

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BENEDETTO XVI: “OGNI GMG È UN AUTENTICO REGALO” . IL PAPA RISPONDE ALLE TUE DOMANDE

LUCE DEL MONDO – Nel nuovo libro La Luce del mondo, il Papa risponde alle tue domande: Che cosa provò quando fu eletto Papa? Come prega da quando è stato nominato Pontefice? Come ha affrontato il tema degli scandali sessuali? Come arrestare l’AIDS in Africa? Cosa ne pensa delle Giornate Mondiali della Gioventù? Qual è la principale sfida per i cristiani oggi? Benedetto XVI risponde alle domande del giornalista tedesco Peter Seewald nel suo nuovo libro-intervista La luce del mondo. Tra molti altri temi, il Papa parla delle Giornate Mondiali della Gioventù, delle quali ha detto che da quando furono create si sono trasformate in “un autentico regalo”. Come se si trattasse di una conversazione vis-a-vis, il Papa rivela le sue preoccupazioni, i pensieri e i modi di essere più intimi. Di seguito proponiamo un estratto di alcuni “passaggi”.

Giornate Mondiali della Gioventù

“Quando penso a quanti giovani trovano in queste giornate un nuovo punto di partenza e vivono poi spiritualmente da quel momento, a quanta allegria resta dopo l’evento, ma anche a quanto raccoglimento c’è durante le Giornate, devo dire che lì succede qualcosa che non creiamo noi”. Le Giornate Mondiali della Gioventù non sono un puro atto di massa, e così lo percepiscono tutti coloro che si trovano implicati in esse: “In Australia ci si aspettava grossi problemi di sicurezza, difficoltà, conflitti, tutto quello che succede in manifestazioni di massa. C’era inquietudine e un atteggiamento critico. Alla fine, però, la polizia era entusiasta, e tutti erano contenti perché non si era verificato alcun incidente”. Il segreto? “Semplicemente, ci spinse l’allegria comune della fede e ciò rese possibile che centinaia di migliaia di persone rimanessero in silenzio, unite al Santissimo Sacramento. In questo raccoglimento e in questa allegria, nel godimento interiore e nell’incontro autentico, nella assenza di criminalità e in tutto il resto, accade qualcosa di estremamente meraviglioso, qualcosa molto diverso da ciò che di solito succede negli eventi di massa”. Conclude: “E da Sidney continuano a prodursi effetti, come per esempio, le vocazioni al sacerdozio. Credo che con le Giornate Mondiali della Gioventù si è trovato qualcosa che aiuta tutti (…) La Spagna è sempre stata uno dei grandi Paesi cattolici con vitalità creativa. Se Dio vuole, entrerò di nuovo in contatto con lui nella Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid.

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LA GMG ARRIVA A MALINDI. I GIOVANI KENIOTI HANNO BISOGNO DI TE PER VENIRE ALLA GIORNATA DI MADRID

MADRID – Ci troviamo a Malindi, località della costa del Kenia. Malindi è una zona prevalentemente turistica, dove risiedono molti italiani, con un grande potenziale economico e umano. L’unica cosa che ne frena lo sviluppo è la mancanza di preparazione della gente. Un collaboratore della GMG pochi giorni fa viaggiò in Africa invitato da Manos Unidas, Organizzazione non governativa per lo sviluppo (ONGS) della Chiesa cattolica, formata da volontari. Approfittò della visita a vari progetti promossi da quest’organizzazione per far conoscere l’incontro mondiale che si terrà a Madrid l’estate prossima. Quando regalò loro una maglietta della GMG e raccontò loro cosa fosse l’avvenimento che si vivrà a Madrid “mostrarono allo stesso tempo emozione e frustrazione, poiché vivono con meno di 2 dollari al giorno”, ci racconta.

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LE PRIME ISCRIZIONI ALLA GMG: OLTRE CENTO PAESI DEI CINQUE CONTINENTI SARANNO RAPPRESENTATI A MADRID

SPAGNA 2011 – Dall’Asia all’Africa: Singapore e Kenya saranno presenti alla Giornata mondiale della gioventù (Gmg) del 2011 e sono solo due degli oltre 100 Paesi dei cinque continenti che saranno rappresentati alla prossima Gmg; è invece arrivato a quota 182.401 il numero degli iscritti. Questi sono gli ultimi dati della partecipazione all’appuntamento del 2011: il sito http://www.madrid11.com mette a disposizione di tutto il mondo un’applicazione attraverso la quale si possono conoscere le cifre delle iscrizioni secondo il Paese di appartenenza. I dati, aggiornati tutte le settimane, si possono consultare nel mappamondo interattivo nel quale i Paesi con più iscrizioni sono colorati di un azzurro più scuro rispetto agli altri. La Francia è la nazione dalla quale si sono iscritti più giovani, finora, con 43.974 presenze, un’autentica invasione “gallica” che attraverserà i Pirenei nelle prime settimane di agosto; segue l’Italia, con oltre 34.000 aderenti. Tra gli altri, c’è un gruppo di tre Paesi rappresentati da oltre 12.000 pellegrini: Germania, Spagna e Stati Uniti. La maggior parte di coloro che sono già iscritti alla Gmg – quasi 129.000 giovani – si distribuirà la settimana precedente in tutto il territorio spagnolo, partecipando ai “Giorni nelle diocesi”, nei quali convivranno con i loro coetanei spagnoli prima di dirigersi tutti a Madrid, il 16 agosto 2011, per la Gmg vera e propria.

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MISSIONE ALLE GENTI E NUOVA EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI CRISTIANI. LA FEDE SI RAFFORZA DONANDOLA!

ROMA – Come ogni anno dal 1926, nella penultima domenica di ottobre si celebra nel mondo cattolico la “Giornata missionaria mondiale” (quest’anno domenica prossima 24 ottobre). Papa Benedetto ha pubblicato il suo messaggio sul tema “La costruzione della comunione ecclesiale è la chiave della missione”, che incomincia così: “Cari fratelli e sorelle, il mese di ottobre, con la celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale, offre alle Comunità diocesane e parrocchiali, agli Istituti di Vita Consacrata, ai Movimenti Ecclesiali, all’intero Popolo di Dio, l’occasione per rinnovare l’impegno di annunciare il Vangelo e dare alle attività pastorali un più ampio respiro missionario”. Quante volte a me missionario qualcuno chiede: “Perché parlare ancora di missioni, di mandare personale e aiuti in Africa, in Asia, in Oceania, quando qui in Italia stiamo perdendo la fede? C’è bisogno di missionari qui da noi”. Il messaggio del Papa risponde a questa domanda. La missione ha un significato ben più ampio di quanto normalmente si crede. Certo, lo scopo primo è di ricordare ai fedeli la “missione alle genti”, cioè l’annunzio di Cristo ai popoli che ancora non hanno ricevuto la “ Buona Notizia” del Vangelo; e di invitare i fedeli a pregare e ad aiutare i missionari fra i non cristiani. Ma la Giornata missionaria ha un significato più ampio e profondo: tutte le comunità cristiane (famiglie, parrocchie, istituti religiosi, movimenti e associazione laicali), debbono essere “missionarie”. Perché “la Chiesa è per natura sua missionaria” (Ad gentes, 2). Cristo l’ha creata così e se non fosse più missionaria non sarebbe più la Chiesa di Cristo. Marcello Candia diceva spesso: “Io sono missionario in forza del mio Battesimo”. In altre parole, missione alle genti e nuova evangelizzazione dei popoli cristiani sono strettamente collegate, l’una non sta senza l’altra, l’una riceve forza e motivazioni nuove dall’altra. C’è un passo del Vangelo che spiega bene questa verità difficile da capire e da credere: infatti si pensa che, proprio perché qui da noi diminuisce la fede e la vita cristiana, bisogna concentrare tutte le nostre forze ecclesiali sul popolo italiano, per riportarlo alla fede. Gesù non la pensava così. Poco prima di salire al Cielo, “Gesù apparve agli undici discepoli mentre erano a tavola. Li rimproverò perché avevano avuto poca fede e si ostinavano a non credere a quelli che l’avevo visto risuscitato. Poi disse: ‘Andate in tutto il mondo e portate il Vangelo a tutti gli uomini. Chi crederà e sarà battezzato, chi non crederà sarà condannato’” (Mc . 16, 14-16).

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SAVE THE CHILDREN: 8 MILIONI DI BAMBINI MUOIONO OGNI ANNO NEL MONDO PER MALATTIE CURABILI.

ROMA – Ogni anno più di 8 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono per malattie prevenibili e curabili, come polmonite e diarrea, e persino perché affamati. 195 milioni sono affetti da malnutrizione cronica. Le aree più interessate: l’Africa e il Sud dell’Asia. Lo afferma il rapporto di Save the Children sulla mortalità infantile, che ieri ha lanciato dal Campidoglio, a Roma, la campagna “Every One”. La manifestazione, che durerà fino al 7 novembre, prevede tra le varie iniziative anche la possibilità di donare 2 euro mandando un sms al numero 45503. Debora Donnini ha intervistato Filippo Ungaro, responsabile comunicazione di Save the Children-Italia.

R. – Basterebbe veramente pochissimo per salvare la vita a questi bambini. Parliamo di banali medicinali, cuscini, zanzariere o, comunque, l’assistenza sanitaria adeguata.

D. – Voi avete parlato anche di progressi che sono stati registrati in questo ultimo tempo: quali sono?

R. – Ci sono dei Paesi che hanno investito nei sistemi sanitari, grazie anche all’aiuto di organizzazioni come Save the Children. Dallo scorso anno i dati sulla mortalità si sono ridotti, siamo passati da 9 milioni di bambini che muoiono ogni anno a poco più di 8 milioni. Tutto questo è certamente un dato positivo ma, purtroppo, questo numero è ancora un numero inaccettabile e, purtroppo, la comunità internazionale non sta facendo abbastanza per risolvere questo problema. Ricordiamo che esiste uno degli obiettivi del Millennio che riguarda la mortalità infantile e che prevede la sua riduzione di due terzi entro il 2015. Andando avanti di questo passo, l’obiettivo si raggiungerà soltanto nel 2045, quindi con ben 30 anni di ritardo.

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I VESCOVI D’EUROPA RIUNITI A ZAGABRIA GUARDANO ALLA GMG DI MADRID 2011

MADRID – Tutti gli occhi puntati sulla Gmg. I presi­denti delle Confe­renze episcopali di tutta Europa guardano all’appun­tamento di Madrid con molto interesse e ieri hanno dedicato alla Giornata mondiale della gioventù buo­na parte dei lavori dell’Assemblea plenaria del Ccee, il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, che si conclude oggi a Zagabria. Numerose le domande dei cardinali e vescovi a Yago De La Cierva, direttore ese­cutivo di Madrid 2011, intervenuto alla riunione. E lo stesso De La Cierva, nella successiva conferenza stam­pa ha delineato il volto di un evento che si preannun­cia grande già a partire dalle dimensioni. «Ci stiamo preparando per accogliere almeno due milioni di gio­vani – ha annunciato –. Di questi 750 mila dovrebbe­ro venire dall’estero. Ma al di là dei numeri il nostro de­siderio più grande è far sì che ognuno possa incontrare Cristo, come è nella finalità di tutte le Gmg e nel desi­derio del Papa». Anche per questo per la prima volta la Gmg potrà essere seguita su Facebook, Twitter e gli altri social netwok, ha spiegato il direttore esecutivo, annunciando che sono già al lavoro 70 community managers per fornire informazioni in 19 lingue al po­polo della rete. Sarà inoltre la Gmg delle «notti bian­che», data la propensione spagnola a «tirar tardi la se­ra». Perciò molti eventi culturali saranno dislocati nel­le ore notturne, compresa l’apertura dei principali mu­sei. Infine, nelle speranze del Comitato organizzatore, potrebbe essere anche «la Gmg più africana», dal mo­mento che la vicinanza al Continente nero, ha spiega­to De La Cierva, faciliterà l’arrivo di un più alto nu­mero di ragazzi dai diversi Paesi dell’Africa.

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VERTICE A NEW YORK: L’ONU FA IL PUNTO SUGLI OBIETTIVI DEL MILLENNIO

NEW YORK – Liberare dalla miseria estrema un miliardo di esseri umani è ancora possibile. E’ il messaggio di incoraggiamento che il vertice mondiale apertosi ieri al Palazzo di Vetro di New York vuole lanciare ad un mondo sempre più globalizzato. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha chiesto agli Stati lo stanziamento di altri 45 miliardi di dollari, mentre il presidente francese Sarkozy ha creato scompiglio tra i banchieri per la proposta di tassare le transazioni finanziarie mondiali.L’Assemblea rappresenta un appuntamento importante, che cercherà di accelerare il progresso verso il raggiungimento degli obiettivi entro il 2015. Ma quali sono i risultati finora raggiunti? Salvatore Sabatino ha girato la domanda a Sergio Marelli, direttore generale Volontari nel mondo:

R. – A due terzi del percorso, cioè a dieci anni dell’assunzione degli obiettivi di Sviluppo del Millennio e a cinque anni dalla loro scadenza, la sintesi potrebbe essere così riassunta: alcuni progressi, pochi, ma soprattutto a macchia di leopardo. Ci sono dei Paesi e delle realtà dove effettivamente sono stati conseguiti dei progressi, per esempio pensiamo al campo dell’istruzione primaria che sicuramente ha segnato i maggiori risultati in questa decade ultima passata, ma con delle zone del mondo – a partire dall’Africa, il grande continente escluso da questi miglioramenti che sono stati ottenuti – che restano ancora completamente al di fuori da questi primi pochi insufficienti passi per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Millennio.

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Il Papa ai Rogazionisti: rinnovare modi e linguaggi per annunciare il Vangelo

Nuovi linguaggi e modi per annunciare il Vangelo agli uomini: li auspica Benedetto XVI nel Messaggio rivolto all’XI Capitolo generale dei Rogazionisti del Cuore di Gesù, ospitato in questi giorni nel Centro di spiritualità Rogate di Morlupo nei pressi di Roma. Tema di riflessione: “La regola di vita, garanzia dell’identità carismatica, espressione della consacrazione, sostegno della comunione fraterna, progetto di missione”. 
 Benedetto XVI chiede ai Padri rogazionisti “di annunciare la Buona Novella con linguaggi e modi comprensibili agli uomini del nostro tempo, coinvolti in processi sociali e culturali in rapida trasformazione”. Questo esige oggi “la grande sfida dell’inculturazione”, sottolinea il Papa. 53 i confratelli rogazionisti, convenuti a Morlupo da Europa, Asia, Africa, America per dibattere su importanti questioni che andranno ad incidere sulla Costituzione e sulle Norme dell’Istituto per adeguarle ai tempi odierni, in linea con la nuova sensibilità ecclesiale – osserva il Santo Padre – “scaturita dal Concilio Vaticano II e codificata nel vigente Codice di Diritto Canonico”. Un processo di aggiornamento già avviato nel capitolo precedente, che i Padri rogazionisti intendono portare a compimento.
“I vasti orizzonti dell’evangelizzazione e l’urgente necessità di testimoniare il messaggio evangelico a tutti, senza distinzioni, costituiscono il campo del vostro apostolato”, ribadisce Benedetto XVI nel suo messaggio, sottolineando che “tanti attendono ancora di conoscere Gesù, unico Redentore dell’uomo, e non poche situazioni di ingiustizia e di disagio morale e materiale interpellano i credenti”. “Una così urgente missione richiede” dunque “incessante conversione personale e comunitaria. Solo cuori totalmente aperti all’azione della Grazia – scrive il Papa – sono in grado di interpretare i segni dei tempi e di cogliere gli appelli dell’umanità bisognosa di speranza e di pace”. Il Santo Padre raccomanda quindi ai rogazionisti di conservare “fedelmente il patrimonio spirituale” del loro fondatore sant’Annibale Maria Di Francia, proseguendone “con gioia la missione valida ancor oggi, pur se sono mutate le condizioni sociali in cui viviamo”. Sant’Annibale seppe infatti attuare “un provvido apostolato vocazionale come pure una coraggiosa opera in favore del prossimo bisognoso”. Da qui il mandato di Benedetto XVI ai Rogazionisti del Terzo millennio: “Coltivate un’autentica passione educativa soprattutto per i giovani, spendetevi con una generosa attività pastorale a favore di quanti soffrono nel corpo e nella mente”.

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EUROPA/ITALIA – Gli Istituti missionari in Italia riaffermano “la cultura del rispetto, dell’uguaglianza e della valorizzazione delle diversità, capace di vedere i migranti come portatori di valori e di risorse”

Anche nell’ambito del fenomeno migratorio noi missionari/e ci proponiamo una lettura piena di fede e di speranza perché, al di là dei risvolti drammatici che spesso accompagnano le storie dei migranti, i loro volti e le loro vicende portano il sigillo della storia di salvezza e della teologia dei ‘segni dei tempi’. La Chiesa difatti intende affermare la cultura del rispetto, dell’uguaglianza e della valorizzazione delle diversità, capace di vedere i migranti come portatori di valori e di risorse”. E’ quanto scrive la Conferenza degli Istituti Missionari in Italia (CIMI) e la sua Commissione Giustizia, Pace e Integrità del Creato in un documento sul tema “Missionari/e ed Immigrati. Non possiamo tacere”.
Partendo dalla constatazione che “viviamo nell’epoca della più grande mobilità della storia conosciuta. Oltre 214 milioni di migranti internazionali, circa 740 milioni di sfollati, in parte sfollati interni. Ciò significa che una persona su sette nel mondo è un migrante”, il testo presenta una panoramica sull’attuale situazione, europea e italiana, riguardo alle politiche migratorie, toccando alcuni punti nevralgici, come la xenofobia ed il razzismo, i Centri di identificazione ed espulsione, le legislazione, i respingimenti, la tratta, il rispetto dei diritti umani… “La presenza dei migranti in mezzo a noi – è scritto nel testo – ci ricorda che, dal punto di vista biblico, libertà e benessere sono doni e come tali possono essere mantenuti solo se condivisi con chi ne è privo. I fondamenti del rispetto e dell’accoglienza dei migranti sono contenuti, per noi credenti, nella Parola di Dio”.
Tra gli impegni assunti, il testo dichiara la volontà di “imparare a leggere le Migrazioni come ‘ un segno dei tempi’, per la Chiesa e la Società” ascoltando l’invito dei documenti del Magistero; convivide le affermazioni dei Vescovi africani in tema di emigrazione pronunciate durante il Secondo Sinodo per l’Africa dell’ottobre 2009; ribadisce il desiderio di essere “dalla parte degli immigrati” come “scelta degli ultimi”; evidenzia la necessità di agire, mettendo a disposizione personale e strutture per il lavoro con gli immigrati. Infine un invito alla Conferenza Episcopale Italiana perché prepari un documento che “offra gli opportuni orientamenti alle comunità cristiane”.

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PREGHIAMO PER TE NELLA TERRA DI GESU’! SCRIVICI LA TUA PREGHIERA. IN PARTENZA IL PELLEGRINAGGIO

ROMA – In occasione del 2° Pellegrinaggio “Vogliamo la pace in Terra Santa” che si svolgerà dal 18 al 22 Giugno, nell’occasione della Adunanza Eucaristica che si svolgerà a Betlemme, vogliamo portare la tua preghiera nella Terra di Gesù. Si! Hai capito bene!!! Noi preghiamo per te! Scrivi all’interno del gruppo ‘Facebook’ che abbiamo riservato a questa iniziativa la tua preghiera, o la tua richiesta di preghiera, noi la stamperemo su carta e la lasceremo nella Grotta della Natività di Betlemme durante la notte di Adorazione.

Si svolgerà dal 18 al 22 giugno 2010 il secondo pellegrinaggio dei Papaboys in Terra Santa, con la collaborazione delle Associazioni di Adunanza Eucaristica e l’Apostolato ‘Giovani per la vita’, dopo che nel primo pellegrinaggio del 2009 ben 150 amici si sono messi in viaggio verso la terra di Gesù! La “Giornata Internazionale di Intercessione per la Pace ” svoltasi Domenica 31 Gennaio 2010 e nata attraverso il gruppo ‘Vogliamo la pace in Terra Santa’ su Facebook ha visto quasi 1100 città nel mondo coinvolte nella preghiera di 24 ore “no stop” per la pace nella terra di Gesù! Da Roma a Gerusalemme, da New York a Mosca, da Honk Kong al Brasile, Argentina Asia ed Africa. Più di 100 città in Italia, 230 in America ed una forte presenza continente per continente. Se non usi Facebook puoi scrivere la tua richiesta di preghiera direttamente via e mail scrivendo a redazione@papaboys.itoppure puoi dettarla per telefono allo 06/97270529.

Il Gruppo di Facebook per inviare la tua preghiera!
http://www.facebook.com/home.php?#!/event.php?eid=127001417333656

Con lo spirito di messaggeri di pace e con la voglia di continuare a portare la speranza attraverso la presenza di Gesù, vera pace del mondo, i giovani di ‘Vogliamo la pace in Terra Santa’ iniziativa promossa dai Papaboys, dall’Apostolato dei Giovani per la vita e delle Adunanze Eucaristiche saranno ancora nella terra di Gesù. Per cantare, giocare, incontrare, scoprire, ma soprattutto, per pregare!

Associazione Nazionale Papaboys
Apostolato Giovani per la Vita
AdunanzA Eucaristica Nazionale
Adorazione Perpetua

ECCO LA SEZIONE PER TUTTE LE INFORMAZIONI
E PER PRENOTARVI!
http://www.papaboys.it/eventi/read.asp?id=52

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ULTIMI 10 POSTI DISPONIBILI PER PELLEGRINAGGIO ‘VOGLIAMO LA PACE IN TERRA SANTA’ DAL 18 AL 22 GIUGNO

ROMA – Carissimi fratellini e sorelline, sono rimasti ancora 10 posti disponibili per il Pellegrinaggio (è la seconda edizione) ‘Vogliamo la Pace in Terra Santa’ che si svolgerà dal 18 al 22 Giugno, da Roma a Gerusalemme, con una visita delle maggiori città e dei luoghi più importanti della Terra di Gesù. Si svolgerà dal 18 al 22 giugno 2010 il secondo pellegrinaggio dei Papaboys in Terra Santa, con la collaborazione delle Associazioni di Adunanza Eucaristica e l’Apostolato ‘Giovani per la vita’, dopo che nel primo pellegrinaggio del 2009 ben 150 amici si sono messi in viaggio verso la terra di Gesù! La “Giornata Internazionale di Intercessione per la Pace ” svoltasi Domenica 31 Gennaio 2010 e nata attraverso il gruppo ‘Vogliamo la pace in Terra Santa’ su Facebook ha visto quasi 1100 città nel mondo coinvolte nella preghiera di 24 ore “no stop” per la pace nella terra di Gesù! Da Roma a Gerusalemme, da New York a Mosca, da Honk Kong al Brasile, Argentina Asia ed Africa. Più di 100 città in Italia, 230 in America ed una forte presenza continente per continente.

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MARCO TARQUINIO NUOVO DIRETTORE DI AVVENIRE. IL SUO PRIMO PROPOSITIVO EDITORIALE

NOVITA’? – Marco Tarquinio, da 82 giorni responsabile ad interim di Avvenire, è il nuovo direttore del quotidiano della Cei. A deciderlo, questa mattina, il consiglio di amministrazione di Avvenire Nei (Nuova editoriale italiana), presieduto dal vescovodi Albano, Marcello Semeraro. Nato il 16 marzo 1958 in Umbria, ha studiato tra Assisi e Perugia, ed è stato capo scout nell’Agesci. Sposato, con due figlie, è giornalista professionista dal 1988. Ha cominciato la sua carriera a La Voce, settimanale cattolico umbro. Tra l’82 e l’ 83 ha partecipato alla commissione ristretta che su incarico della Conferenza episcopale umbra e in particolare dell’allora vescovo di Gubbio, monsignor Ennio Antonelli, “ripensò” quella storica testata, e tra il 1983 e il 1984 ha fatto parte del nucleo redazionale chiamato a realizzarla e rilanciarla. Ha lavorato poi al Corriere dell’Umbria di Perugia, quindi il trasferimento a Roma nell’88, alla redazione de La Gazzetta. Nel 1990 entra al Tempo dove rimane fino al 1994 salendo vari “gradini” della carriera, fino a diventare capo della redazione politica ed editorialista.

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IL PAPA ALL’ANGELUS NELLA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE: LA CHIESA ANNUNCI IL VANGELO ALL’UMANITA’

CITTA’ DEL VATICANO – La Chiesa è chiamata ad annunciare la speranza evangelica a tutta l’umanità: all’Angelus in Piazza San Pietro, nella Giornata Missionaria Mondiale, Benedetto XVI ricorda che ciascun cristiano è impegnato a testimoniare il Vangelo a tutti, “in particolare a quanti ancora non lo conoscono”. Il Papa non ha poi mancato di rivolgere il pensiero ai missionari che operano in situazioni di grave disagio. Ed ha ricordato, in particolare, don Ruggero Ruvoletto, ucciso in Brasile, e padre Michael Sinnot, sequestrato nelle Filippine. Benedetto XVI ha ricordato il tema scelto per la Giornata Missionaria Mondiale, tratto dal Libro dell’Apocalisse: “Le nazioni cammineranno alla sua luce”. Questa luce, ha sottolineato, è “quella di Dio, rivelata dal Messia e riflessa sul volto della Chiesa”: “E’ la luce del Vangelo, che orienta il cammino dei popoli e li guida verso la realizzazione di una grande famiglia, nella giustizia e nella pace, sotto la paternità dell’unico Dio buono e misericordioso.

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