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“MANE NOBISCUM, DOMINE”, PER PAPA WOJTYLA LE LACRIME DEI PAPABOYS DAGLI OCCHI DI TUTTO IL MONDO

ROMA – Gioia imprevedibile, per quanto pensata, desiderata, attesa, immaginata. Non ci siamo sentiti ad un traguardo, ma ancora in cammino, consapevoli e responsabili di una presenza che continuerà a guidarci con l’amore immenso di sempre e che da domenica scorsa, nelle Litanie di quel Rosario che ci ha insegnato a recitare come arma più potente, possiamo chiamare ‘Beata’. Nessuna forza sembrava bastare ai Papaboys che dovevano raccontare al mondo, con la vita, come cambia la storia di chi incontra un Santo, di chi dal Santo si sente amato indiscutibilmente, di chi, attraverso il Santo, percepisce l’amore di Dio. Responsabili di dimostrare che quel ‘chiasso’ che il Santo Padre aveva tanto amato e che aveva svegliato il sonno di Buenos Aires, Santiago, Czestochowa, Denver, Manila, Parigi, Roma, Toronto, Colonia, Sidney era un canto di lode, esplosione del cuore di chi scopre di ‘dover’ amare e di avere l’energia per farlo a qualunque prezzo. Atleti della Croce, passata di braccia in braccia come nella migliore delle Olimpiadi, perché il Santo Padre ci aveva chiesto di farlo e il nostro ‘sì’ era custodito gelosamente nel suo cuore. Portavoce della misericordia di Dio, messaggeri del perdono, ascoltato dalla voce ed imparato dall’esempio. Karol Beato. “Alzatevi, andiamo!”.

Vecchi zaini e vecchi sacchi a pelo – fieri dei segni delle GMG – e la follia di chi è innamorato pazzo. 
Destinazione Circo Massimo. La Diocesi di Roma, la sua ultima Diocesi, ospitando chiunque volesse e da dovunque venisse, aveva bisogno di pregare con Papa Benedetto (in connessione video) per prepararsi al grande giorno. Duecentomila fedeli ed altrettante candeline a perfezionare la suggestione della distesa del Circo Massimo. Testimonianze commoventi e, poi, il Rosario. Il ‘suo’ Rosario, preghiera unica nella sua forza, speciale nel suo effetto. Il nodo col Paradiso è stretto. Comincia la grande notte. Si prega. Si prega ancora e si percorre la strada verso San Pietro. Si prega e si canta in tutte le lingue, ci si incontra, ci si abbraccia… c’è persino chi si scambia gli auguri, come se fosse la notte di Pasqua. Un pellegrinaggio interminabile, una fila umana di cui non si percepisce né inizio, né fine. Persino il Tevere sembra sussurrare qualcosa. Roma, bella come non è mai stata, è testimone di un amore per cui le parole non basteranno mai. Qualche giornalista si unisce alla preghiera, qualcun altro preferisce, invece, cogliere proprio quell’emozione – e nessun’altra – per mandarla nel mondo. Il cammino si fa via via più lento. Ci sarà da attendere. Via della Conciliazione è chiusa. Strategie e tentativi di ogni genere per conquistare i pochissimi posti in piazza. Pochissimi rispetto al numero dei pellegrini, ma non importa. Dobbiamo celebrare insieme. Da dovunque, purché sia comunione. Tutti fermi, incollati uno all’altro, per chilometri e chilometri. Come le membra ad un corpo. E c’è sempre chi prega e chi canta, chi si incontra, chi si abbraccia… Il Santo Padre non aveva parlato solo con noi… Tutto il mondo ha scelto di esserci, perché tutto il mondo ha almeno un ‘grazie’ da dirgli. 

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GIÀ NEL PRIMO INCONTRO CI APRIMMO IL CUORE. L’AMICIZIA TRA CARLO AZEGLIO CIAMPI E GIOVANNI PAOLO II

ROMA – Giovedì 9 dicembre il presidente emerito della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, compirà novanta anni. Con i migliori auguri di compleanno del nostro giornale, nell’occasione pubblichiamo uno stralcio dal volume Da Livorno al Quirinale. Storia di un italiano (Bologna, il Mulino, 2010, pagine 187, euro 14).

Come mai fu fatta la scelta di farti fare la scuola media e superiore dai Gesuiti? Perché era la scuola migliore di Livorno? O perché era una scuola religiosa?

Fu una scelta casuale dei miei genitori. Andiamo in ordine: la prima e la seconda elementare le ho fatte in una scuola privatissima. C’era una vecchia maestra che faceva scuola elementare privata ed era accanto a casa mia. La terza elementare l’ho fatta a una scuola pubblica, la De Amicis di Livorno, e dovevo continuare lì. Ma cosa accadde? Mio fratello maggiore, finite le elementari, andò alle tecniche e il primo anno fu bocciato. Mio padre conosceva, e anzi aveva una certa amicizia con il rettore dell’Istituto San Francesco Saverio, la scuola dei Gesuiti a Livorno, padre Alessandro Dei Giudici Albergotti, un nobile aretino, il quale gli disse: “Mandami tuo figlio e cercherò di fargli recuperare l’anno”. Mio padre, per aiutare il figlio maggiore, disse di sì. Ma si sentì dire: “Mi devi mandare anche l’altro, quello studioso”. Così fui spostato dalla scuola pubblica alla scuola dei Gesuiti, a cui penso di aver fatto onore.

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ATTRAVERSO IL ‘PAPABOYSGROUP’ DI FACEBOOK TUTTI GLI AUGURI PER UN AVVENTO IN ATTESA.. DELLA SPERANZA

COMUNICARE – L’Associazione dei Papaboys ha da sempre risposto all’appello della Chiesa di utilizzare le possibilità dei nuovi media per l’evangelizzazione, mantenedo una presenza costante ed operativa su tutti i network sociali, attraverso un gruppo internazionale di giovani formati e preparati ad affrontare le sfide globali che l’era di ‘internet’ impone. Tr le varie realtà presenti nella squadra, c’è sicuramente il ‘PapaboysGroup’ che ha raggiunto la soglia dei 3.000 iscritti e che propone ogni giorno una riflessione sul Vangelo, unitamente ad alcune campagne di sensibilizzazione e di ‘proposta’. L’ultima richiesta inviata agli scritti è stata quella che segue: Tu puoi fare una piccola cosa! – Ci facciamo gli auguri per il periodo d’avvento che stiamo vivendo? ENTRA NEL GRUPPO DEI PAPABOYS QUI SU FACEBOOK e lascia il tuo pensiero per l’Avvento nella bacheca del gruppo, anche per tutti gli altri amici e fratellini e sorelline del gruppo. Dio ti benedica, e Gesù possa nascere in questi giorni anche nel tuo cuore!.

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LA TELEFONATA DI OBAMA AL PAPA PER RINGRAZIARLO DELLA BENEDIZIONE INVIATA

CITTA’ DEL VATICANO – Primo contatto diretto tra Barack Obama e Benedetto XVI: ieri il presidente eletto degli Stati Uniti ha avuto una conversazione telefonica col Papa per ringraziarlo del suo messaggio augurale all’indomani della sua elezione. Il Pontefice, attraverso l’ambasciata statunitense presso la Santa Sede, definendo questa elezione un’occasione storica, aveva invocato la benedizione di Dio sul presidente eletto e sul popolo statunitense perché con tutte le persone di buona volontà si possa costruire un mondo di pace, di solidarietà e giustizia. Ad informare del contatto telefonico l’edizione quotidiana del tg della Radio Vaticana. La telefonata del nuovo presidente degli Stati Uniti al Papa è stata in risposta al messaggio di auguri indirizzato all’indomani dell’elezione da Benedetto XVI. Lo ha precisato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, che ha escluso che nella telefonata si sia parlato di cellule staminali.

Per l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti, la Santa Sede aveva fatto nelle scorse ore un piccolo strappo al protocollo: invece di aspettare l’insediamento del prossimo 20 gennaio per inviare un telegramma ufficiale di congratulazioni, come da tradizione, il Vaticano si e’ prima congratulato con una dichiarazione alla stampa del portavoce, p. Federico Lombardi, e poi con un messaggio che papa Benedetto XVI ha fatto pervenire al neo-presidente Usa attraverso canali diplomatici.

Un passo inusuale, ma giustificato da quella che lo stesso Pontefice ha chiamato, nella sua breve missiva, una ”occasione storica”. Data la novita’ del passo, la Santa Sede ha preferito non divulgare il testo degli auguri di papa Ratzinger a Obama, ma ha chiarito quelli che sono i contenuti del messaggio: l’auspicio che Obama e il popolo americano, e con loro ”tutte le persone di buona volonta”’, possano costruire insieme ”un mondo di pace, solidarieta’ e giustizia”.

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