Archivi tag: bambino

CIAO, KAROL – UN LIBRO, 1500 AUTORI

“Tu ci hai chiamati. Noi siamo venuti e siamo noi a ringraziarti per quello che hai fatto grande Papa, grande padre, grande amico, grande angelo”. È una delle 1500 lettere contenute nel nuovo volume “Ciao, Karol”, raccolta dei messaggi depositati in Piazza San Pietro nell’aprile del 2005, nei giorni dell’agonia e della morte di Papa Giovanni Paolo II. Il libro edito dalla neonata casa editrice Edizioni Papaboys International, è in distribuzione dal 28 aprile 2011

EDITORIA(Roma) Aprile 2005… Il mondo si è messo in fila per Amore. 5 milioni di persone a Roma per la morte di Giovanni Paolo II. Maggio 2011… Consegniamo alla storia la testimonianza di quell’Amore. Un’opera per tutti, per la famiglia, per i bambini, per i giovani e i meno giovani. Un grido d’amore dal cuore del mondo.

Ciao, Karol è una pubblicazione che si distingue nettamente dal restante mercato editoriale: non è nato, infatti, sulla scrivania di uno scrittore, è nato in piazza San Pietro direttamente dal cuore della gente, durante la lunga agonia di Papa Giovanni Paolo II e nell’ora stessa del suo ritorno alla casa del Padre. Non contiene affermazioni teoriche e astratte, ma tutto il carico di amore, di preoccupazione e di gratitudine che riempiva i cuori di quel popolo legato profondamente a Giovanni Paolo II. Ciao, Karol, dunque, contiene i sentimenti più intimi di coloro che, in quell’istante, hanno sentito di perdere Qualcuno al quale la loro vita era fortemente legata con i nodi della fede, dell’amore e della speranza.

continua su:http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=5128

Lascia un commento

Archiviato in ASSOCIAZIONE PAPABOYS, GIOVANNI PAOLO II, NEWS & INFO

CIAO, KAROL – UN LIBRO, 1500 AUTORI

“Tu ci hai chiamati. Noi siamo venuti e siamo noi a ringraziarti per quello che hai fatto grande Papa, grande padre, grande amico, grande angelo”. È una delle 1500 lettere contenute nel nuovo volume “Ciao, Karol”, raccolta dei messaggi depositati in Piazza San Pietro nell’aprile del 2005, nei giorni dell’agonia e della morte di Papa Giovanni Paolo II. Il libro edito dalla neonata casa editrice Edizioni Papaboys International, è in distribuzione dal 28 aprile 2011

EDITORIA(Roma) Aprile 2005… Il mondo si è messo in fila per Amore. 5 milioni di persone a Roma per la morte di Giovanni Paolo II. Maggio 2011… Consegniamo alla storia la testimonianza di quell’Amore. Un’opera per tutti, per la famiglia, per i bambini, per i giovani e i meno giovani. Un grido d’amore dal cuore del mondo.

Ciao, Karol è una pubblicazione che si distingue nettamente dal restante mercato editoriale: non è nato, infatti, sulla scrivania di uno scrittore, è nato in piazza San Pietro direttamente dal cuore della gente, durante la lunga agonia di Papa Giovanni Paolo II e nell’ora stessa del suo ritorno alla casa del Padre. Non contiene affermazioni teoriche e astratte, ma tutto il carico di amore, di preoccupazione e di gratitudine che riempiva i cuori di quel popolo legato profondamente a Giovanni Paolo II. Ciao, Karol, dunque, contiene i sentimenti più intimi di coloro che, in quell’istante, hanno sentito di perdere Qualcuno al quale la loro vita era fortemente legata con i nodi della fede, dell’amore e della speranza.

continua su: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=5128

 

Lascia un commento

Archiviato in ASSOCIAZIONE PAPABOYS, GIOVANNI PAOLO II, NEWS & INFO

ARRIVA EURAXESS ITALY, IL SITO PER AIUTARE I RICERCATORI STRANIERI CHE LAVORANO ALL’ESTERO

LAVORO (Roma) – Un piccolo mattone “virtuale” per costruire nella pratica lo Spazio Europeo della Ricerca: è online Euraxess Italy, il nuovo portale italiano per la mobilità dei ricercatori. Il sito, in lingua inglese, è promosso dalla Fondazione Crui – in collaborazione con Area Science Park e Università di Camerino – e fa parte del network di servizi creati dalla Commissione Europea per supportare i ricercatori stranieri che decidono di svolgere la propria attività all’estero. Nello specifico, il portale italiano si propone come mezzo per fornire ai ricercatori “incoming” nel nostro Paese informazioni utili per essere aggiornati sulle scadenze e “sopravvivere” alla burocrazia.

Un’apposita sezione “introduttiva” spiega al ricercatore straniero in ingresso come funzionano le cose qui da noi: dal visto alla sistemazione, dalle cure mediche alle tasse, dalle condizioni di lavoro alla maturazione dei diritti pensionistici. Oltre a tutte queste informazioni di carattere pratico, sono presenti anche consigli sulla frequenza di corsi di lingua italiana e spiegazioni dettagliate sul nostro sistema d’istruzione, utili per chi ha bambini in età scolare. La voce “about Italy” racchiude in una pagina una gran quantità d’informazioni “basiche” (sistema politico, economia, popolazione) ma stupisce il fatto che la carrellata sulla storia del Belpaese – che pure parte dalle colonie della Magna Grecia – si fermi inspiegabilmente alla fine della Prima Repubblica con Tangentopoli, ben diciassette anni fa, senza fare alcun cenno ai giorni nostri.

continua su: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=5048

Lascia un commento

Archiviato in NEWS & INFO

ROMA, ALLA PARROCCHIA DI SAN TOMMASO MORO AULE COMPUTER, LIBRERIE PER I GIOVANI E SOLIDARIETÀ

CHIESA CATTOLICA (Roma) – I cancelli della parrocchia di San Tommaso Moro, nel quartiere Tiburtino, sono sempre aperti, dalla mattina alla sera. «Quando sono stato nominato amministratore parrocchiale, pochi mesi fa, ho capito che c’era la forte necessità di entrare in dialogo con il territorio che non è molto vasto ed è abitato soprattutto da studenti universitari, molti fuori sede, e da anziani – spiega monsignor Andrea Celli –. É una parrocchia di frontiera che si colloca tra l’università La Sapienza, il Centro nazionale delle ricerche (Cnr) e il quartiere San Lorenzo. C’è bisogno di una vera evangelizzazione che si ponga in dialogo con delle realtà lontane, come quelle giovanili che, a volte, hanno forti pregiudizi verso la Chiesa».

La vocazione naturale di questa parrocchia è quella di entrare in contatto con i giovani e don Andrea, coadiuvato dal viceparroco don Edimilson Lima, ha incentrato questi primi mesi di attività proprio su questo e sull’evangelizzazione. «Abbiamo creato una sala studio con computer e librerie dove i ragazzi possono venire a studiare liberamente tutti i pomeriggi; una sala giochi, un salone parrocchiale e una sala catechesi. Si stanno completando i lavori dei campi da calcetto e pallavolo che saranno inaugurati e benedetti il 26 giugno, giorno in cui festeggeremo il nostro patrono con una Messa a cui farà seguito la finale di alcuni tornei che avranno inizio nei primi giorni di giugno», racconta il sacerdote. Lo stesso giorno il salone parrocchiale sarà intitolato a Giovanni Paolo II, mentre nei giorni precedenti, il 22 e il 24 giugno, si terranno in parrocchia rispettivamente una tavola rotonda sul primato della coscienza e una veglia di preghiera sul rapporto tra vita del Santo e radicalità evangelica, sempre nell’ambito della festa patronale.

Il gruppo universitario si riunisce ogni mercoledì per discutere sul tema “L’incontro con Cristo”. Laura Versace è una delle animatrici e spiega che tanti ragazzi sentono la parrocchia come una seconda famiglia: «È bello vedere come lo Spirito Santo opera in questi giovani, mettendo nel loro cuore il desiderio grande di conoscere il Signore. La sfida è cercare di far avvicinare quanti più ragazzi possibile, soprattutto i tanti fuori sede che abitano e circolano nel quartiere». Nella zona non sono molti i bambini, ma la parrocchia pensa anche a loro. Una ventina frequentano un gruppo di pre-Comunione, e ogni sabato pomeriggio si incontrano per seguire un percorso sulle parabole di Gesù e per giocare insieme nel grande parco che circonda la parrocchia. «Nel giardino è stato sistemato un piccolo parco giochi dove le mamme possono portare i loro bambini», dice ancora don Andrea. 

continua su: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=5039

Lascia un commento

Archiviato in NEWS & INFO

PROTESTE PER GLI ASILI NIDO LOW-COST: SCARSA QUALITÀ E POCHE ATTIVITÀ EDUCATIVE

SCUOLA (Italia)- Le caratteristiche degli asili low cost? Rette più alte, orari più corti, educatori precari, mal pagati e poco formati, meno spazi e attività educative. Questa è la situazione negli asili nido italiani, con poche differenze tra Nord e Sud. I soldi sono esauriti e i Comuni hanno i conti in rosso: i nostri asili nido rischiano di collassare. La crisi invade anche l’istruzione e l’educazione dei bimbi da 0 a 3 anni: il numero dei posti-nido, in tre anni, era salito dal 10 al 17%, grazie al finanziamento di 446 milioni di euro del piano straordinario deciso dal governo Prodi nel 2007.

Oggi, però, si può contare solo sulle risorse del “fondo per la famiglia”, dopodiché il deserto. Le famiglie ovviamente non ci stanno, ed il popolo delle mamme è sceso in piazza a protestare: a Bologna sfilano per le vie del centro contro la chiusura di alcuni storici nidi comunali, mentre a Roma, oltre ai disagi già citati, infuria lo scandalo delle convenzioni a prezzo stracciato, gli appalti concessi dal sindaco Alemanno a cooperative che hanno accettato contributi di soli 475 euro a bambino, contro i 700 decisi dal Cnel per garantire gli standard minimi di qualità. Il Comune di Milano ha accreditato asili privati con tariffe low cost (520 euro a bambino), mentre a Firenze gli educatori dei nidi hanno protestato contro “l’esternalizzazione” dei servizi per la prima infanzia.

Il problema di fondo è che ogni Regione adotta la regola del fai-da-te, dai metri quadri per bambino, (6mq in Lombardia, 7 in Emilia Romagna, 10 nel Lazio) al numero di bimbi che ogni educatore deve assistere. Spiega Lorenzo Campioni, pedagogista e collaboratore del Gruppo nazionale nidi d’infanzia: “La crisi è grave, con questo taglio di fondi si rischia di passare dal nido come luogo educativo al nido come luogo assistenziale, dove i bambini vengono “guardati”, ma non stimolati a sviluppare le loro qualità ed i loro talenti. E purtroppo va in questa direzione anche la scelta di finanziare asili domiciliari, tagesmutter, con l’idea che basta essere donne, madri e fare qualche ora di corso per potersi occupare di un gruppo di bambini. Il problema – continua Campioni – non è la contrapposizione tra nidi pubblici e nidi in convenzione: il sistema integrato può anche funzionare, il punto sono i fondi ed il controllo dei Comuni. Se le cooperative ricevono meno soldi, faranno pagare rette più alte, taglieranno le ore, prenderanno personale meno esperto e senza sostituzione in malattia, finendo con l’aumentare il numero di bambini per educatore”.

continua su: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=4685

Lascia un commento

Archiviato in NEWS & INFO

VOLONTARIATO, APERTE LE ISCRIZIONI PER I CAMPI ESTIVI ACLI IN EX JUGOSLAVIA, AFRICA E BRASILE

SOLIDARIETÀ (ITALIA) – Sono aperte le iscrizioni per i campi di volontariato all’estero organizzati per i mesi estivi da Ipsia, l’organizzazione non governativa delle Acli, attiva da più di 20 anni nel settore della cooperazione, educazione allo sviluppo e volontariato internazionale. Ci sono 150 posti disponibili per partecipare al progetto “Terre e Libertà”, che prevede campi di animazione tradizionale, di animazione sportiva e campi di lavoro in Albania, Bosnia, Kosovo, Serbia, Brasile, Kenya e Mozambico. Per iscriversi c’è tempo fino al 15 aprile.

La proposta, utile soprattutto per il suo aspetto formativo, è rivolta soprattutto i giovani. L’età minima per partecipare ai campi – che durano 14-20 giorni – è di 16 anni per quelli europei e 23 anni per quelli extraeuropei. Le partenze saranno a luglio e agosto ed i costi sono a carico dei volontari. Le iscrizioni chiudono il 15 aprile per le destinazioni extraeuropee ed il 15 giugno per i campi nei Balcani.

Il progetto “Terre e libertà” nacque nel 1998 per il recupero del trauma nei bambini dell’Ex Jugoslavia e, attraverso nuove modalità di azione, si è poi ampliato ad altre realtà e Paesi. L’attività principale resta l’animazione a bambini e ragazzi dagli 8 ai 16 anni, che permette di abbattere le barriere linguistiche e culturali e condividere momenti di gioco, fantasia e creatività con bambini spesso abbandonati a sé stessi.

continua su: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=4539

Lascia un commento

Archiviato in NEWS & INFO

FOIBE – ZECCHI: ECCO PERCHÉ ABBIAMO TRADITO LA MEMORIA DEL NOSTRO POPOLO

ITALIA – «La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale “Giorno del ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra». Fa un’operazione di verità storica, la legge firmata nel 2004 dal presidente Ciampi, riabilitando un popolo distrutto dall’odio etnico e politico. Nelle foibe del Carso trovarono la morte migliaia di italiani, vittime della violenza perpetrata dai partigiani comunisti di Tito tra l’autunno del ’43 e il giugno del ’45. Dopo di loro fu il dramma di quei 350mila italiani che, fino a tutti gli anni Cinquanta, dovettero fuggire dall’Istria e dalla Dalmazia per non subire le violenze, l’emarginazione, le confische dell’esperimento sociale comunista.

Sono queste le vicende che fanno da sfondo a Quando ci batteva forte il cuore, l’ultimo romanzo di Stefano Zecchi. «Il ricordo è un fatto principalmente educativo – dice Zecchi al sussidiario -. Per continuare a esistere dev’essere legato al senso di un’appartenenza, di una tradizione, al modo in cui questa prende importanza nel presente. Serve a non farci diventare degli infedeli, infedeli a ciò che di importante è stato nella nostra vita, personale e collettiva».

A suo modo il 10 febbraio è anch’esso un «giorno della memoria», che però a differenza di altre date più popolari è molto meno nelle corde dell’opinione pubblica.

Di questa vicenda tragica non si è mai voluto parlare, innanzitutto perché si sono voluti nascondere i crimini dei comunisti e poi tutta una serie di altre compromissioni di tipo politico. Non si è mai voluto riflettere sul fatto, drammatico e impressionante, che oltre 350mila italiani, senza contare quelli che sono stati trucidati, hanno rinunciato a tutto per rimanere italiani, e una volta arrivati in patria sono stati trattati come delinquenti e fascisti. Anche questa è la storia della nostra repubblica.

Ha parlato di convenienze politiche. Quali?

Quelle della realpolitik. Siamo in presenza di una tragedia legata al fascismo, che in un certo senso ne rappresenta la causa, ma la cui comprensione storica viene poi ostacolata dal patto tra comunisti e democristiani. Togliatti, in modo esplicito, da comunista qual era voleva che la Venezia Giulia, l’Istria, Fiume e la Dalmazia fossero annesse alla Jugoslavia. La Dc, con De Gasperi in testa, faceva fatica a controbattere a questa tesi e non voleva che si facesse il plebiscito, come chiedevano gli istriani, perché temeva che il Trentino-Alto Adige facesse prima o poi una richiesta analoga. Il silenzio è continuato con il trattato di Osimo e fino alla metà degli anni Settanta. Una storia su cui non si è mai voluto alzare il velo.

È questo lo sfondo del suo romanzo. Quanto c’è di autobiografico in Quando ci batteva forte il cuore?

Per quanto mi riguarda è soprattutto un romanzo, anche se come ogni romanzo risente di una serie di suggestioni, emozioni, visioni, conoscenze. Ho voluto fare la storia di un padre e di un bambino, raccontare l’importanza dell’educazione là dove la vita diviene dramma. Il tema mi stimolava: quand’ero assessore a Milano partecipavo alle iniziative della Giornata del ricordo, potevo conoscere da vicino le associazioni e la loro memoria storica, che mi appariva di una drammaticità impressionante. Mia nonna poi era triestina e ricordo bene le storie che mi raccontava. L’ultima parte del romanzo (padre e figlio scappano dall’Istria e si stabiliscono a Venezia, ndr) contiene cose che io stesso ho visto con i miei occhi… Se mette insieme tutto questo, ecco che nasce il romanzo.

La vicenda narrata nel romanzo tocca da vicino, oltre che la questione della memoria, anche quella dell’identità italiana. Cosa vuol dire per lei essere italiano?

Non è qualcosa di acquisito una volta per tutte. Ha richiesto un percorso, una maturazione. Per me essere italiani significa appartenere a una storia, a una cultura, a una tradizione. Sento di appartenere molto più ad una tradizione culturale che ad una tradizione politica. È più un fatto di sentimenti che una faccenda statuale o istituzionale.

C’è un problema che tocca la memoria dei popoli e di cui si è parlato di recente anche a proposito della Shoah. Che cos’è che a distanza di tempo «salva» il ricordo e gli permette di sopravvivere alle generazioni?

Il ricordo è un fatto principalmente educativo, e dunque culturale. Per continuare dev’essere legato al senso di un’appartenenza, di una tradizione, al modo in cui questa prende importanza nel presente. Per guardare al futuro dobbiamo pensare al passato dove abbiamo le nostre radici. Ho dedicato il romanzo a mio figlio perché ricordare serve a non farci diventare degli infedeli, infedeli a ciò che di importante è stato nella nostra vita. Per ricordare serve una trasmissione di conoscenze che avviene normalmente attraverso persone, incontri, letture. Famiglia e scuola sono determinanti, o meglio lo erano. Ora hanno abdicato.

continua su: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=4311

Lascia un commento

Archiviato in NEWS & INFO

PROVA DI FELICITÀ. LETTERA DA ALESSANDRIA: “NON HO PAURA E ANNUNCERÒ LA MIA GIOIA AL MONDO”

ALESSANDRIA D’EGITTO – E’ senza dubbio una notte dalla straordinaria bellezza quella che conclude l’anno e avvia un anno nuovo. Un nuovo inizio in cui si spera nel bene e si hanno infinite aspettative. Si spera che si realizzi quel che non si è realizzato in passato. Provi la gioia dei sorrisi di chi incontri e ti saluta dicendo “Che ogni anno tu stia bene” oppure “buon anno”. Tutti condividono questo splendore oppure si trascorre la notte in attesa che passi da casa Babbo Natale e porti dei bei doni. Invece l’eco di quella esplosione e lo spargimento di sangue in ogni dove, la sirena delle autoambulanze che infrangeva la quiete della serata che doveva essere ricolma di gioia. Dopo alcuni istanti veniamo a sapere che cosa era accaduto a coloro che si erano recati a pregare per celebrare l’anno nuovo. Mille domande hanno affollato la mente. Perché quel luogo? Chi è stato? Perché oggi? Che cosa posso fare? Sono un uomo che lotta con una realtà che è cambiata di 180 gradi e sente tutta la propria limitatezza. Cercai di uscire dallo stato di stupore che mi aveva colto quando mi raggiunse la notizia dello scoppio di una bomba davanti a una chiesa della mia città nella notte di Capodanno. I numeri si accavallavano, ma tutto collideva.

Il numero dei morti continuava a salire, come pure quello dei feriti. Iniziai a girare tutti i canali televisivi, a seguire le notizie che gli amici facevano girare per internet. Tutti concordavano sul fatto che “non potevano credere” a quel che era accaduto all’improvviso e che aveva trasformato i festeggiamenti e rallegramenti per il nuovo anno in rallegramenti perché si era scampati al luogo e all’attentato. Domande e risposte si susseguivano ininterrottamente sul luogo dell’accaduto, ma di fatto quel che importava era l’evento stesso. Ora so che una persona ha mirato alla gioia perché la comparsa del terrorismo mortale nella notte di Capodanno mira senza dubbio alla gioia dei festeggiamenti per la nascita del Signore, indica che qualcuno ha voluto diffondere, in un luogo in cui era presente quella gioia, la paura che è generata dall’esplosione e dalla vista del sangue. Qualcuno che non vuole che io viva la mia fede che rifiuta la paura, la tristezza e la morte. Per questo motivo ora, proprio ora, gioisco nel Signore. Forse questo tragico evento mi ha fatto male, ma mi oppongo al fatto che possa avere la meglio su di me. Non intaccherà la mia gioia che emana dal Messia “perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore; sia dunque che viviamo o che moriamo, noi siamo del Signore” (Romani, 14,8).

continua su: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=4156

Lascia un commento

Archiviato in GESU', TU SEI RE!, NEWS & INFO, SI ALLA VITA

IL PAPA ALL’ANGELUS, LA MISSIONE DELLA CHIESA: FAR CONOSCERE GESU’ E IL SUO VANGELO

CITTA’ DEL VATICANO – Come per ogni solennità e ogni domenica, anche oggi il Papa si è presentato all’appuntamento dell’Angelus in Piazza San Pietro gremita, come sempre, di fedeli. Sua Santità nel ricordare il significato dell’Epifania, manifestazione di Dio all’uomo con il primo segno della divinità del Figlio mediante l’adorazione dei Magi, rappresentanti della diversità del genere umano, non ha mancato di ricordare ai presenti qual è la preoccupazione missionaria che spinge la Chiesa inviata ad evangelizzare: ripercorrere il servizio offerto dalla stella ai Magi guidati fino alla grotta di Betlemme, rappresentazione del luogo di unità universale che Gesù, con la sua nascita, è venuto a operare. Preoccupazione centrale di Benedetto XVI e anche, particolarmente in questo momento storico, la persecuzione che la Chiesa Cristiana Copta sta subendo da qualche tempo. Alla vigilia del Natale che i nostri fratelli copti celebreranno domani, il Papa affida la sua preghiera e quella della Chiesa Cattolica a Dio, confidando nelle virtù teologali della fede, della speranza e della carità. Riportiamo di seguito il testo integrale dell’Angelus di oggi:

Cari fratelli e sorelle! Celebriamo oggi l’Epifania, la manifestazione di Gesù a tutte le genti, rappresentate dai Magi, che giunsero a Betlemme dall’Oriente per rendere omaggio al Re dei Giudei, la cui nascita essi avevano conosciuto dall’apparire di una nuova stella nel cielo (cfr Mt 2,1-12). In effetti, prima dell’arrivo dei Magi, la conoscenza di questo avvenimento era andata poco al di là della cerchia familiare: oltre che a Maria e a Giuseppe, e probabilmente ad altri parenti, esso era noto ai pastori di Betlemme, i quali, udito il gioioso annuncio, erano accorsi a vedere il bambino mentre ancora giaceva nella mangiatoia. La venuta del Messia, l’atteso delle genti predetto dai Profeti, rimaneva così inizialmente nel nascondimento. Finché, appunto, giunsero a Gerusalemme quei misteriosi personaggi, i Magi, a domandare notizie del “re dei Giudei”, nato da poco. Ovviamente, trattandosi di un re, si recarono al palazzo reale, dove risiedeva Erode. Ma questi non sapeva nulla di tale nascita e, molto preoccupato, convocò subito i sacerdoti e gli scribi, i quali, sulla base della celebre profezia di Michea (cfr 5,1), affermarono che il Messia doveva nascere a Betlemme. E infatti, ripartiti in quella direzione, i Magi videro di nuovo la stella, che li guidò fino al luogo dove si trovava Gesù. Entrati, si prostrarono e lo adorarono, offrendo doni simbolici: oro, incenso e mirra. Ecco l’epifania, la manifestazione: la venuta e l’adorazione dei Magi è il primo segno della singolare identità del figlio di Dio, che è anche figlio della Vergine Maria. Da allora cominciò a propagarsi la domanda che accompagnerà tutta la vita di Cristo, e che in vari modi attraversa i secoli: chi è questo Gesù?

Cari amici, questa è la domanda che la Chiesa vuole suscitare nel cuore di tutti gli uomini: chi è Gesù? Questa è l’ansia spirituale che spinge la missione della Chiesa: far conoscere Gesù, il suo Vangelo, perché ogni uomo possa scoprire sul suo volto umano il volto di Dio, e venire illuminato dal suo mistero d’amore. L’Epifania preannuncia l’apertura universale della Chiesa, la sua chiamata ad evangelizzare tutte le genti. Ma l’Epifania ci dice anche in che modo la Chiesa realizza questa missione: riflettendo la luce di Cristo e annunciando la sua Parola. I cristiani sono chiamati ad imitare il servizio che fece la stella per i Magi.

Dobbiamo risplendere come figli della luce, per attirare tutti alla bellezza del Regno di Dio. E a quanti cercano la verità, dobbiamo offrire la Parola di Dio, che conduce a riconoscere in Gesù “il vero Dio e la vita eterna” (1 Gv 5,20). Ancora una volta, sentiamo in noi una profonda riconoscenza per Maria, la Madre di Gesù. Ella è l’immagine perfetta della Chiesa che dona al mondo la luce di Cristo: è la Stella dell’evangelizzazione. “Respice Stellam”, ci dice san Bernardo: guarda la Stella, tu che vai in cerca della verità e della pace; volgi lo sguardo a Maria, e Lei ti mostrerà Gesù, luce per ogni uomo e per tutti i popoli.

continua su: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=4138

Lascia un commento

Archiviato in BENEDETTO XVI, NEWS & INFO

DIO È EMANUELE: OMELIA NATALIZIA ALLA SCUOLA DI BENEDETTO XVI

CATECHESI – Dio è Emanuele. Dio si nasconde affinché noi siamo la sua immagine, affinché in noi ci possano essere libertà e amore. E che nascondiglio ha trovato! Si nasconde in un bambino, in una stalla. Sembra essere la massima contraddizione immaginabile rispetto all’onnipotenza e al cielo. Ed è per questo che i dotti esegeti della Bibbia non siano riuscita a trovarlo. Sapevano bene che il Messia sarebbe nato a Betlemme, nella città di Davide, pastore nello splendore della grandezza del nome di Dio, e che avrebbe mandato dei pastori, come sta scritto nel libro del profeta Michea in riferimento al mistero della Notte Santa. Sapevano che cosa sta scritto in quel libro. Conoscevano la letteratura con i suoi problemi, le sue interpretazioni, i suoi messaggi. Ma la letteratura è rimasta tale. I grandi teologi sono rimasti attaccati alla parola e non hanno trovato al di là delle parole la strada che li conducesse alla realtà. Erode non pensava che quel bambino potesse essere Dio. Al massimo poteva immaginare che Dio fosse un sovrano ancora più crudele e potente di lui. In ogni caso quel bambino era un futuro rivale che doveva essere tolto di mezzo. Tutte queste persone non hanno trovato Dio nel suo nascondiglio. E noi oggi risorto riusciamo a trovarlo nel suo Corpo che è la Chiesa, nel suo farsi Parola attraverso le Scritture, nel suo darsi in persona nei sacramenti e nel suo essere unito ad ogni uomo? Con la nostra presunzione, la nostra saccenteria, la nostra erudizione? E, soprattutto, si è oscurato il nostro originario desiderio di vederlo e quindi l’insopprimibile bisogno del cuore di ricercarlo continuamente? Non abbiamo fatto anche noi come quel ragazzo che giocava a nascondiglio, non abbiamo già da tempo abbandonato il gioco che rappresenta il bisogno continuo, la verità autentica della nostra vita? E qual è la persona libera da pregiudizi che accetterà di piegarsi davanti a quel bambino, l’Emanuele che continua nella e attraverso la Chiesa soprattutto nella celebrazione eucaristica, di adorarlo e di riconoscere che in lui è entrato il Dio eterno, il Dio che possiede un volto umano e che è sempre in mezzo a noi e per assimilarci a Lui per l’eternità? Quella persona troverà mille scuse, mille motivi per non farlo, rimanendo però sempre inquieto, insoddisfatto di tutto e di tutti.

continua su: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=4009

Lascia un commento

Archiviato in BENEDETTO XVI, NEWS & INFO, SI ALLA VITA

SU ANDIAMO A BETLEMME: OMELIA NATALIZIA ALLA SCUOLA DI BENEDETTO XVI

BETLEMME – Memorizziamo Betlemme per cogliere il Dio con noi nell’Eucaristia, con un amore più grande dei nostri peccati, nella Riconciliazione natalizia andiamo a Betlemme! La frase pronunciata dai pastori nella Notte Santa è stata attualizzata in continuità convenendo alla Messa di Natale e con essa viene detto che cosa realmente significhi la fede celebrata a Natale. E’ un invito a farsi pastori per poter udire la voce dell’angelo che oggi annuncia la gioia del Dio dal volto umano di essere con noi, con ciascuno singolarmente e con l’umanità nel suo insieme. Infatti questa gioia è sempre attuale perché proviene in continuità da Dio. E’ una esortazione a cercare la strada di conversione. A metterci in marcia, a riconoscere il bambino che anche oggi nasce su questo altare nel pane e nel vino transustanziati per portare nel mondo la gloria, l’amore di Dio come pace per gli uomini che egli ama comunque ridotti.

Ho 76 anni e da ragazzo, da adolescente, da giovane attraverso le innumerevoli recite natalizie e i canti pastorali noi cantavamo, sentivamo che quelle parole “andiamo a Betlemme” erano rivolte a noi. Erano il punto in cui potevamo inserirci nell’evento biblico. Forse non eravamo in grado di grandi riflessioni sulla Trinità di Dio. Ma ci identificavamo con i pastori, contadini ci sentivamo pastori, capaci di incamminarci con i pastori all’incontro con quel Dio che potevamo capire e amare, perché si era fatto così vicino da ascoltare e perdonare in persona i nostri peccati nel sacramento della confessione e soprattutto assimilarci a lui nella comunione eucaristica con la gioia di poterla ripetere tre volte: a mezzanotte, all’alba, nel giorno. Oggi che si punta perfino ad escludere il presepio dalla cultura e dagli ambienti pubblici, e la fede nel Dio con noi diventa più difficile, anche perché viviamo in un mondo, soprattutto in città, che si presenta quasi sempre come opera nostra, nel quale, per così dire, Dio non compare più direttamente, sembra divenuto superfluo ed estraneo. Siamo molto lontani dalla semplicità dei pastori e del loro mondo dove tutto era visto nella verità che rende liberi cioè come dono di Dio creatore, come l’albero di Natale dovrebbe richiamarci. Tuttavia ci può confortare il fatto che in fondo anche i saggi che venivano dall’Oriente, esponenti di una civiltà raffinata e progredita che in certo qual modo rappresentano anche noi, hanno trovato la via che porta alla mangiatoia. Elena, madre di Costantino, nel momento in cui trova la croce di Cristo, va con il pensiero a quei saggi venuti dall’Oriente: “Siete arrivati tardi, proprio come me. Prima di voi sono arrivati i pastori, e persino gli animali. Erano già radunati con il coro degli angeli quando voi non vi eravate messi in cammino. Per causa vostra persino le norme rigide che regolano il corso degli astri hanno dovuto essere un po’ modificate. Miei cari cugini, pregate per me, pregate per i grandi di questo mondo, pregate per tutti gli eruditi e i superbi che si ritengono superiori a tutti, perché non siano dimenticati davanti al trono di Dio, quando i semplici, gli umili, i piccoli entreranno nel regno di Dio”.

continua su: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=4002

Lascia un commento

Archiviato in BENEDETTO XVI, NEWS & INFO, SI ALLA VITA

LOMBARDIA – OLTRE TRECENTO GIOVANI VALSASSINESI IN PREGHIERA DAVANTI A MARIA DI FATIMA

PRIMALUNA – Toccante momento per trecento tra bambini, ragazzi, adolescenti e giovani nella chiesa di Primaluna con l’apertura del bauletto contenente le reliquie di due dei tre pastorelli di Fatima Giacinta e Francesco e un frammento del leccio sul quale si è posata Maria durante le apparizioni. Oltre trecento giovani della Valsassina si sono ritrovati oggi nella chiesa di Primaluna a pregare davanti alla statua della Madonna pellegrina di Fatima. Ad accompagnarli i loro sacerdoti, catechisti e genitori, emozionantissimi davati a quella statua così luminosa che sembra emanare una particolare forza.

continua su:http://www.papaboys.it/sediregionali/read.asp?id=2060

Lascia un commento

Archiviato in NEWS & INFO

NEL MESSAGGIO URBI ET ORBI PAPA BENEDETTO IMPLORA LA PACE NEL MONDO. SARA’ ASCOLTATO?


CITTA’ DEL VATICANO – “La grazia di Dio è apparsa a tutti gli uomini”. “Per tutti è nato Gesù”, ogni persona possa sperimentare la potenza della grazia salvatrice di Dio, che “sola può cambiare il cuore di ogni uomo e renderlo un’oasi di pace”. Il riverbero del Bambino di Betlemme risplende con la sua luce anche tra i drammi di Paesi scossi da guerre e povertà. E’ l’annuncio di gioia e speranza di Benedetto XVI risuonato nella Santa Messa della Notte di Natale e ripetuto nel messaggio Urbi et Orbi, pronunciato questa mattina dalla loggia centrale della Basilica vaticana. Il Papa ha lanciato, in particolare, un accorato appello per la pace in Terra Santa e per alcuni Paesi dell’Africa segnati da profonde sofferenze. In questo mondo, con le sue speranze e le sue angosce, “è apparsa la grazia di Dio Salvatore”. La festa del Natale – afferma il Papa nel messaggio alla città di Roma e al mondo – è rischiarata da “un chiarore che si accende nella notte”: è quella di Gesù Bambino, “luce che si propaga” dissipando le tenebre. Riscaldata da questo chiarore risplende la preghiera del Santo Padre perchè la grazia di Dio possa essere sperimentata anche da “numerose popolazioni che ancora vivono nelle tenebre e nell’ombra di morte”.

“La Luce divina di Betlemme si diffonda in Terra Santa, dove l’orizzonte sembra tornare a farsi cupo per gli israeliani e i palestinesi; si diffonda in Libano, in Iraq e ovunque nel Medio Oriente. Fecondi gli sforzi di quanti non si rassegnano alla logica perversa dello scontro e della violenza e privilegiano invece la via del dialogo e del negoziato, per comporre le tensioni interne ai singoli Paesi e trovare soluzioni giuste e durature ai conflitti che travagliano la regione”.

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2063

1 Commento

Archiviato in NEWS & INFO

BENEDETTO XVI INCORAGGIA A FARE IL PRESEPE IN CASA E BENEDIRE I “BAMBINELLI” DEI PRESEPI


CITTA’ DEL VATICANO – Di fronte a un approccio spesso consumistico al Natale, questa domenica Benedetto XVI ha incoraggiato ad allestire un presepe in ogni casa, mettendo in rilievo il ruolo centrale del Bambino Gesù. Tanti i ragazzi e le ragazze presenti questa domenca in piazza San Pietro per la preghiera dell’Angelus, per rinnovare la tradizione della benedizione dei ‘Bambinelli’, le statuette di Gesù Bambino da deporre nei presepi delle case, delle scuole e delle parrocchie romane. In particolare, il Papa ha pregato perché “queste immagini di Gesù, che sta per venire tra noi, siano, nelle nostre case, segno della tua presenza e del tuo amore”. Dirigendosi a Dio Padre, il Papa ha quindi chiesto: “Apri il nostro cuore, affinché sappiamo ricevere Gesù nella gioia, fare sempre ciò che egli chiede e vederlo in tutti quelli che hanno bisogno del nostro amore”. Infine, il Pontefice ha espresso l’auspicio “affinché Gesù, che nascendo porta agli uomini la benedizione di Dio, sia accolto con amore in tutte le case di Roma e del mondo”.

Greccio, Natale 1223 – il Presepe di San Francesco d’Assisi

Francesco meditava continuamente le parole del Signore Gesù e non perdeva mai di vista le sue opere. Soprattutto l’umiltà di lui che si era fatto uomo e l’infinita carità della Passione gli erano impresse nella mente e nel cuore. A questo proposito è degno di essere sempre ricordato quello che egli realizzò nella notte di Natale dell’anno 1223, per dare concretezza alla celebrazione della nascita del Bambino di Betlemme. Francesco scelse Greccio come sede per la sua iniziativa: una località di montagna presso la città di Rieti.Conosceva un uomo di quella terra, di nome Giovanni, che gli era molto caro perché, pur essendo nobile ed onorato, stimava la nobiltà dell’animo assai più di quella che, senza merito, viene comunemente apprezzata dal mondo. Circa due settimane prima della festa della Natività, Francesco chiamò a sé quest’uomo e gli disse: Vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù? Ebbene, precedimi e prepara quanto ti dico, perché vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, in modo che si possa vedere con i propri occhi i disagi in cui si venne a trovare per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva nel fieno tra un bue e un asinello…

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2038

1 Commento

Archiviato in NEWS & INFO

Un bambino su cinque a rischio povertà in Europa

Oltre 78 milioni di persone sono esposte al rischio di povertà nonostante i recenti progressi sul fronte delle riforme. Di questi, più di 19 milioni sono bambini. La loro povertà – si legge nel rapporto sulla “Protezione sociale” presentato ieri dalla Commissione Europea – dipende da varie cause, tra cui la disoccupazione dei genitori, l’inadeguatezza dei salari o l’assenza di iniziative appropriate a sostegno dei redditi. Le realtà più preoccupanti sono quelle di Italia, Lituania, Ungheria, Romania, Lettonia e Polonia. Tra i settori su cui concentrare gli sforzi per contrastare la povertà infantile, la Commissione Europea indica, in particolare, l’ambito scolastico: “occorrono politiche sociali mirate – si legge nel rapporto – e si deve fare in modo che ogni bambino renda meglio a scuola se si vogliono assicurare pari opportunità per tutti”. Lo studio mette in evidenza anche notevoli differenze nei modelli pensionistici, nelle retribuzioni e nei sistemi sanitari. Da questo quadro emerge che la soglia di povertà cambia da Paese a Paese: negli Stati dell’Europa occidentale si ritiene necessario per un nucleo di 4 persone un reddito mensile lordo di 1500 – 1900 euro. Negli Stati dell’est sono invece necessari 400 – 650 euro al mese. Tra i Paesi più virtuosi ci sono Danimarca, Finlandia, Slovenia, Germania e Francia che, secondo la Commissione Europea, hanno adottato mirate e adeguate politiche sociali.

Fonte Radio Vaticana

Lascia un commento

Archiviato in EUROPA CRISTIANA