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NAVARRO-VALLS: “BINOMIO PAPA-GIOVANI HA AIUTATO IL MONDO ALLA DIFFUSIONE DELLA PAROLA DI GESÙ”

SPECIALE BEATIFICAZIONE (Roma) – Alla Pontificia Università Santa Croce di Roma (piazza Apollinare 49) si è svolta ieri (venerdì 1 aprile ndr.) una giornata studio dal titolo “Beatificazione di Giovanni Paolo II: opinione pubblica e sensus fidei”. Dopo una breve introduzione, il rettore dell’università pontificia, che ha ricordato le grandi virtù umane e spirituali di Papa Wojtyla, ha introdotto gli ospiti che presenziavano alla conferenza. Il primo a prendere la parola è stato il Cardinale Angelo Amato, che ha trattato l’argomento del “sensus fidei”. Il “sensus fidei” è il sentire comune dei fedeli che, accomunati nel battesimo, si fanno mediatori per trasmettere la parola di Dio.

Il sensus fidei dà origine alla “fama sanctitatis” – l’opinione dei fedeli riguardo l’eccellenza delle virtù di quella persona che incarna le beatitudini evangeliche – e alla “fama segnorum”, i segni e le grazie fatte per intercessione del servo di Dio. Come ha constatato il Cardinale Amato, la “vox populi” è importante per decretare la nomina di “Beato”: le continue visite alla tomba nelle grotte vaticane, la preghiera della comunità, la diffusione di testi scritti sulla figura di Giovanni Paolo II e soprattutto l’invocazione spontanea dei fedeli di quel “Santo subito” testimoniano come Karol Wojtyla sia il rappresentante delle virtù teologali e, per questo motivo, ci sono le condizioni per essere proclamato Beato. Successivamente la parola è passata a Navarro-Valls, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, che si è interrogato sul rapporto dei media con Giovanni Paolo II e sulle ragioni per cui riusciva a “bucare lo schermo”.

Il Santo Padre ha creato un modo nuovo di trasmettere, attraverso i media, i valori umani e cristiani. Con la sua voce, la dizione ed i gesti con cui diffondeva la Parola di Dio ha migliorato la qualità del messaggio della Chiesa. È stato quindi un Papa innovativo, che andava controcorrente e infrangeva le leggi mediatiche. Come ha dichiarato Navarro-Valls “era un Papa che dominava la tv semplicemente ignorandone le regole”. Papa Wojtyla è stato anche il Papa dei giovani: si emozionava, sorrideva e cantava, e riusciva a stabilire un contatto con ognuno di loro. La magia di questo rapporto era che i ragazzi captavano la verità del suo messaggio. In merito a ciò la nostra redazione, ha rivolto una domanda al dottor Navarro-Valls:

D – Dottor Valls, riguardo al rapporto comunicativo di Giovanni Paolo II con gli adulti e con i giovani, c’è stata un’esperienza che ricorda in particolare?

R – Intanto Lui era giovane, era più giovane dei giovani che aveva davanti. Alle volte doveva trovare delle parole di gioia per quei giovani che erano cupi, tristi. Lui non lo è stato mai, perché sapeva dare una ragione alla sua gioia, cosa che alcuni giovani non sapevano fare. C’erano una mutua conoscenza, un mutuo capirsi anche a livello gestuale con alcuni giovani, e questo rapporto ha insegnato molto al mondo anziano che curiosamente seguiva Giovanni Paolo II. Questo è stato un elemento del suo pontificato che non soltanto ha migliorato i giovani, ma tutta la società. Possiamo dire che questo binomio Papa-giovani ha aiutato tutto il mondo alla diffusione della parola di Gesù”.

Dopo un breve intervallo, nel corso della giornata sono intervenute altre personalità appartenenti al mondo della televisione e della carta stampata. Aldo Maria Valli, vaticanista del Tg1, ha ricordato la grande umanità di Papa Wojtyla, che trapelava anche attraverso le immagini televisive stabilendo sempre un contatto con tutti i fedeli. Non aveva una particolare strategia comunicativa studiata a tavolino, si presentava al mondo in tutta la sua semplicità con quel suo “Non abbiate paura e aprite la porte a Cristo”. Era un uomo in contatto con Dio attraverso la preghiera e, soprattutto, si confrontava con il popolo di tutto il mondo: questo era il senso di accoglienza di Giovanni Paolo II.

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VIA CRUCIS 2011 ALL’INSEGNA DI SANT’AGOSTINO: UNA MONACA AGOSTINIANA AUTRICE DEI TESTI DELLE MEDITAZ

PASQUA (Roma) – Attraverso un comunicato speciale, la Sala Stampa vaticana ha reso noto il nome dell’autrice dei testi delle meditazioni per il rito della Via Crucis 2011 che, come di consueto, si svolgerà al Colosseo il 22 aprile, Venerdì Santo.Ad elaborare le meditazioni, quest’anno, sarà la monaca agostiniana Madre Maria Rita Piccione del monastero dei Santi Quattro Coronati di Roma e madre preside della Federazione delle Monache agostiniane. Le meditazioni verranno pubblicate in un libretto e saranno accompagnate da alcuni disegni realizzati da suor Elena Manganelli, anch’essa monaca agostiniana, appartenente al Monastero di Lecceto, vicino Siena.

La comunità del Monastero dei Santi Quattro Coronati si affaccia sul Colosseo, perciò con molta probabilità potrà seguire dalla terrazza del Monastero il rito della Via Crucis. Quest’anno la Pasqua cade il 24 aprile, lo stesso giorno del lontano 387 d.C., quando Sant’Agostino venne battezzato da sant’Ambrogio. Proprio per questa ragione quest’anno si è scelto di dedicare la Via Crucis alla memoria del vescovo di Ippona. Madre Piccione è, nell’ordine, l’ottava donna a cui un Pontefice affida la realizzazione dei testi di meditazione per il Venerdì Santo. Madre Anna Maria Canopi, abbadessa dell’abbazia benedettina “Mater Ecclesiae”, dell’Isola di San Giulio (vicino Novara) fu la prima donna ad aver avuto questo incarico nel 1993; successivamente, nel 1995, l’incarico venne affidato alla sorella Minke de Vries, monaca della comunità protestante di Grandchamp, in Svizzera. Nel 2002, invece, per scrivere le meditazioni furono assunti quattordici giornalisti accreditati presso la Sala Stampa vaticana, tra cui cinque donne: l’italiana Marina Ricci, la portoghese Aura Miguel, la francese Sophie de Ravinel, la messicana Valentina Alazraki e la tedesca Marie Czernin.

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QUARESIMA, OGGI IN VATICANO LA SECONDA GIORNATA DI ESERCIZI SPIRITUALI DEDICATI A GIOVANNI PAOLO II

CHIESA(Città del Vaticano) – Si svolge oggi in Vaticano la seconda giornata di esercizi spirituali della Quaresima, che vede impegnati il Santo Padre Benedetto XVI e la Curia Romana. La giornata di oggi affronterà diversi aspetti della Quaresima, tra cui i temi mariani in rapporto a Giovanni Paolo II. La prima delle tre riflessioni proposte dal predicatore, padre François-Marie Léthel, dell’ordine dei carmelitani scalzi, sarà su “La grande scienza dei santi” (San Luigi Maria de Monfort) in Cielo come in Terra: “Scientia beata, scientia fidei, scientia amoris – Dalla Fides et Ratio alla Novo Millennio Ineunte”.

La seconda meditazione riguarderà il “Totus Tuus” cristocentrico e mariano di Papa Giovanni Paolo II come filo conduttore di tutta la sua vita, mentre la terza meditazione tratterà della carità, della fede e della speranza vissute da Giovanni Paolo II con Maria Santissima. Durante la settimana di esercizi spirituali, che terminerà sabato prossimo, sono sospese tutte le udienze del Santo Padre, compresa l’udienza generale del mercoledì.
Padre Léthel spiega con quale spirito si è preparato per questi esercizi spirituali.

“Mi sono immerso nella preghiera, ho detto di sì. Il grande avvenimento era la Beatificazione di Giovanni Paolo II, dunque dovevo impostare questo corso di esercizi come una preparazione spirituale alla Beatificazione di Giovanni Paolo II. Per me, dunque, questa è una missione, una cosa che viene da Dio. Mi sento molto piccolo dinanzi a questo, ma mi affido al Signore e alla Madonna”.

D. – Perché ha scelto come tema degli esercizi “La luce di Cristo nel cuore della Chiesa, Giovanni Paolo II e la teologia dei Santi”?

R. – Da tanti anni studio i Santi. Questo tema della santità è da sempre stato al centro di tutta la mia ricerca teologica. I Santi sono i grandi testimoni della santità della Chiesa e dunque, attraverso la loro testimonianza, la loro riflessione, la loro esperienza, risplende la luce di Cristo. Giovanni Paolo II è il Papa della santità e la sua Beatificazione è il riconoscimento ufficiale della sua santità. È il Papa che ha proclamato più Santi e Beati. È il Pontefice che ha presentato i Santi non solo come esempi di perfezione cristiana, ma anche come teologi nel senso più alto, come conoscitori di Dio. Li ha presentati come portatori, nel mondo di oggi, di questa luce di Cristo.

D. – Come si svilupperanno le sue meditazioni?

R. – Già la Tipografia vaticana ha preparato, per i partecipanti, un libretto molto bello ed ha messo sulla copertina un dipinto del Beato Angelico, che rappresenta il girotondo dei Santi. I Santi del cielo si danno la mano l’un l’altro. Per me quest’immagine è l’icona di questi esercizi. Si parte quindi da Giovanni Paolo II: è lui che, nella grazia della sua Beatificazione, guida questo girotondo e dà immediatamente la mano ai due Santi più legati a lui. Innanzitutto a San Luigi Maria Grignion di Montfort, che ha ispirato il suo “Totus Tuus”. Subito dopo dà la mano a Santa Teresa di Lisieux, che Giovanni Paolo II aveva proclamato “Dottore”, esperta della scienza dell’amore. Santa Teresa di Lisieux dà la mano ai due grandi Dottori della scienza della fede, che sono Anselmo e Tommaso, che Giovanni Paolo II citava nella “Fides et Ratio”. Ho voluto anche integrare con due Sante della fine del Medioevo: Santa Caterina da Siena e Santa Giovanna d’Arco che hanno vissuto un momento molto drammatico per il mondo e per la Chiesa. C’erano allora tanti problemi, tante ferite. Ci saranno poi due laiche: la venerabile Concita Armida de Cabrera, una grande mistica, e la Beata Chiara Luce Badano, morta nel 1990, che è anche la prima Beata del Movimento dei Focolari. Finiremo con la Festa di San Giuseppe, il 19 marzo. L’ultima meditazione è proprio dedicata a San Giuseppe, il patrono del Battesimo del Papa. Il girotondo si concluderà con lui.

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IL TEMPO ORDINARIO DELLA CHIESA. IL PAPA: LA VITA DI OGNI GIORNO SIA PALESTRA DI SANTITÀ

ROMA – Vivere ogni giorno come fosse una tappa lungo la strada che va verso la santità. Ciò che contraddistinse l’esistenza delle grandi donne e dei grandi uomini della storia cristiana è un obiettivo possibile per ogni persona di fede: Benedetto XVI lo ha ripetuto in molte occasioni e le sue parole acquistano un particolare rilievo proprio in questi giorni in cui – concluse le grandi celebrazioni del Natale – la Chiesa ma anche la società si ritrovano immersi nei ritmi della vita ordinaria. Alessandro De Carolis ripropone alcuni insegnamenti del Papa su questo tema.

La grande scena sul fiume Giordano è del giorno prima. Lo sconosciuto Nazareno che scende in acqua per farsi battezzare, lo scetticismo un po’ ritroso di Giovanni quando lo vede, la voce che scende dal cielo e che tutti i presenti odono, la colomba che si posa sul falegname galileo: sono tutti fatti straordinari avvenuti ormai da 24 ore. Il giorno dopo è il momento dell’ordinario: ognuno torna al suo lavoro, alle cose della sua vita. Anche il Vangelo di Giovanni descrive “il giorno dopo” del Battesimo: Gesù che passa, Giovanni che lo indica a un paio di suoi discepoli e questi che si mettono alla sequela del Rabbi. Non è una scena memorabile come quella del Giordano, anzi al confronto è di una normalità quasi irrisoria. Eppure, insegna qualcosa di prezioso per quel “dopo” che arriva nella vita di tutti all’indomani di una giornata particolare, o di un periodo speciale, dopo il quale bisogna per forza riprendere, magari con una punta di dispiacere e di nostalgia, le attività di sempre. Anche la Chiesa, tra un “evento” e l’altro di grande importanza spirituale, fa altrettanto con quello che in termini liturgici si chiama il “Tempo ordinario”. Ma è un ordinario solo apparente, perché per un cristiano normalità non vuol mai dire banalità. Benedetto XVI lo ha spiegato qualche anno addietro con queste parole: “Con la scorsa Domenica, nella quale abbiamo celebrato il Battesimo del Signore, è iniziato il tempo ordinario dell’anno liturgico. La bellezza di questo tempo sta nel fatto che ci invita a vivere la nostra vita ordinaria come un itinerario di santità, e cioè di fede e di amicizia con Gesù, continuamente scoperto e riscoperto quale Maestro e Signore, Via, Verità e Vita dell’uomo”. (Angelus, 15 gennaio 2006)

Tempo ordinario uguale tempo della santità. Altro che periodo vuoto, senza senso, piatto. I due discepoli che si mettono a seguire Gesù scoprono presto di aver incontrato – come diranno – “il Messia”, con tutto ciò che di straordinario questo significherà. Ma, rileva il Pontefice, l’inizio del loro rapporto con Gesù parte con una domanda, anch’essa piuttosto scontata: “Maestro, dove abiti?”. E Gesù: “Venite e vedrete”. Ebbene, pure in questa ordinarietà, dice il Papa, è nascosta un’indicazione importante: “La parola di Dio ci invita a riprendere, all’inizio di un nuovo anno, questo cammino di fede mai concluso. ‘Maestro, dove abiti?’, diciamo anche noi a Gesù ed Egli ci risponde: ‘Venite e vedrete’. Per il credente è sempre un’incessante ricerca e una nuova scoperta, perché Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre, ma noi, il mondo, la storia, non siamo mai gli stessi, ed Egli ci viene incontro per donarci la sua comunione e la pienezza della vita”. (Angelus, 15 gennaio 2006).

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NON METTIAMO I RAGAZZI IN CONDIZIONE DI MENTIRE PER “LIBERARSI” DI NOI

SCUOLA – “Io e te”. Si intitola così l’ultimo libro di Niccolò Ammaniti in cui viene narrata la vicenda di Lorenzo, quattordicenne in difficoltà con sé e con gli altri. Dove gli altri, per suo esplicito dire, sono “tutti quelli che non erano mia madre, mio padre e nonna Laura”. Peccato che non ci sia nessun vero tu in questa vicenda, ossia nessun personaggio reale che guardi davvero a Lorenzo per quello che è: un soggetto di desideri, messi in crisi. Il pronome del titolo si riferisce piuttosto a una sorellastra di qualche anno maggiore, tossicodipendente e bugiarda, il cui ingresso in scena dovrebbe concedere una svolta decisiva a una storia di per sé un po’ sconclusionata e poco credibile. Lorenzo ha mentito ai suoi genitori millantando un invito per una settimana bianca da parte di una compagna di classe che probabilmente non sa nemmeno se lui esiste; così, dentro una bugia ormai irrevocabile decide di simulare una partenza e trascorrere l’intera settimana nascosto nella cantina del suo palazzo. Nella vita solitaria, a solo tre piani sotto i suoi che lo credono a Cortina, irrompe dopo pochi giorni la sorellastra Olivia, ventitreenne, preda di una crisi di astinenza. Qualche attimo di tenerezza fra i due, legato a ricordi infantili, emotivamente coinvolgente e anche ben narrato, assume le sembianze nel racconto di un rapporto, di un fatto significativo capace di generare un cambiamento positivo. Eppure ben presto, il lettore accorto, intuisce che non sta accadendo nulla.

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Benedetto XVI inaugura la centesima fontana nella Città del Vaticano: è dedicata a san Giuseppe

“Grazie per questo delicato e cortese pensiero!”: così Benedetto XVI inaugurando, stamane, nei Giardini vaticani la nuova fontana, realizzata dal Governatorato, intitolata a San Giuseppe, in omaggio al nome di battesimo del Papa. Si tratta della centesima fontana, ad abbellire la Città del Vaticano, installata “in un contesto naturale – ha sottolineato Benedetto XVI – di singolare bellezza”: “E’ un’opera che va ad incrementare il patrimonio artistico di questo incantevole spazio verde della Città del Vaticano, ricco di testimonianze storico-artistiche di varie epoche.” “Uno spazio vitale” – ha aggiunto il Santo Padre – per i miei predecessori e anche per me, “un luogo che volentieri frequento per trascorrere un po’ di tempo in preghiera e in serena distensione”: “Infatti, non solo i prati, i fiori, le piante, gli alberi, ma anche le torri, le casine, i tempietti, le fontane, le statue e le altre costruzioni fanno di questi Giardini un unicum affascinante”. Dedicata al padre terreno di Gesù, una “figura cara e vicina al cuore del Popolo di Dio e al mio cuore”, ha confidato Benedetto XVI: “Questa bella fontana dedicata a san Giuseppe costituisce un simbolico richiamo ai valori della semplicità e dell’umiltà nel compiere quotidianamente la volontà di Dio, valori che hanno contraddistinto la vita silenziosa, ma preziosa del Custode del Redentore”.
La fontana – formata da due grandi vasche ellittiche, di sei e otto metri, digradanti e comunicanti, con al centro una palma – è arricchita da sei formelle bronzee dell’artista bellunese Franco Murer, dedicate ad altrettanti episodi della vita di san Giuseppe, sui quali si è soffermato il Papa. Anzitutto lo ‘sposalizio’ tra Giuseppe e Maria, “un evento umano, ma determinante nella storia della salvezza dell’umanità” – ha ricordato il Papa – con “una connotazione soprannaturale” che i due sposi “accettano con umiltà e fiducia”. Poi il primo ‘sogno’ di Giuseppe, turbato dopo aver scoperto la misteriosa maternità di Maria, dove l’angelo gli fa comprendere ciò che avviene per opera dello Spirito Santo:
“Affidarsi a Dio non significa attuare tutto chiaro secondo i nostri criteri, non significa realizzare ciò che noi abbiamo progettato; affidarsi a Dio vuol dire svuotarsi di sé, rinunciare a se stessi, perché solo chi accetta di perdersi per Dio può essere ‘giusto’ come san Giuseppe, può conformare, cioè, la propria volontà a quella di Dio e così realizzarsi”. Quindi la ‘natività’, la ‘fuga in Egitto’, il ritrovamento di Gesù nel tempio, il lavoro di Giuseppe nell’officina di Nazareth, completano la narrazione tratta dai Vangeli di Matteo e Luca. Benedetto XVI ha ringraziato tutti quanti hanno partecipato a realizzare la nuova fontana, riservando “un pensiero speciale ai coniugi Hintze e al signor Castrignano di Londra, che hanno finanziato l’opera, insieme anche alle Suore del monastero di san Giuseppe di Kyoto e a vari enti pubblici e privati del Trentino.


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PAPA BENEDETTO XVI CONSEGNA AI GIOVANI AFRICANI LA SUA ENCICLICA PER CAMBIARE IL CONTINENTE

CITTA’ DEL VATICANO – Benedetto XVI ha consegnato ai giovani africani la sua recente Enciclica sociale Caritas in Veritate come bussola per cambiare le ingiustizie che continuano ad affliggere il continente. La consegna del documento ha avuto luogo alla fine del Rosario “per l’Africa e con l’Africa” che, grazie alle nuove tecnologie della comunicazione, ha unito questo sabato universitari di varie città del continente con l’Aula Paolo VI del Vaticano, dove si trovavano i partecipanti al secondo Sinodo dell’Africa, universitari di Roma e loro colleghi africani che studiano nella Città Eterna. A essi si sono uniti, in collegamento via satellite, migliaia di coetanei da campus, atenei e chiese dal Cairo (Egitto), Nairobi (Kenya), Khartoum (Sudan), Johannesburg (Sudafrica), Onitsha (Nigeria), Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo), Maputo (Mozambico), Ouagadougou (Burkina Faso). Hanno ritirato simbolicamente l’Enciclica dalle mani del Papa quindici universitari presenti in Vaticano. Anche nelle altre sedi copie del documento venivano distribuite agli universitari intervenuti.

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IL PAPA AI GIOVANI: ‘IL PAPA VI CHIEDE DI VIVERE CON GIOIA ED ENTUASIASMO LA VOSTRA FEDE’

PRAGA – Al termine della Santa Messa celebrata nella spianata sulla via di Melnik, a Stará Boleslav, il 28 settembre, il Santo Padre Benedetto XVI si è rivolto ai giovani che la sera precedente avevano compiuto un pellegrinaggio sul luogo del martirio di San Venceslao e che avevano pernottato sulla spianata in attesa della celebrazione presieduta dal Papa. “Cari amici, non è difficile costatare che in ogni giovane c’è un’aspirazione alla felicità – ha detto il Papa ai giovani -, talvolta mescolata ad un senso di inquietudine; un’aspirazione che spesso però l’attuale società dei consumi sfrutta in modo falso e alienante. Occorre invece valutare seriamente l’anelito alla felicità che esige una risposta vera ed esaustiva. Nella vostra età infatti si compiono le prime grandi scelte, capaci di orientare la vita verso il bene o verso il male.

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BENEDETTO XVI: ‘I BATTEZZATI NON SIANO INDIFFERENTI QUANDO MANCA IL PANE SULLA TAVOLA DEGLI UOMINI’

CITTA’ DEL VATICANO – ‘I battezzati non possono restare indifferenti quando manca il pane sulla tavola degli uomini’: lo ha affermato Benedetto XVI ricevendo in udienza i membri di due associazioni caritative del Belgio, la ‘Pro Petri Sede’ e la ‘Etrennes Pontificales’. Ricevendo le loro offerte in occasione di un pellegrinaggio a Roma che le associazioni svolgono per consuetudine ogni due anni, il Pontefice ha sottolineato come l’anno paolino offra l’occasione di ‘riprendere una coscienza piu’ viva del fatto che la Chiesa e’ un corpo, attraverso il quale circola una stessa vita che e’ quella di Gesù’. Cosi’ – ha aggiunto il Papa – ‘ogni membro del corpo ecclesiale e’ legato in modo profondo a tutti gli altri e non potrebbe ignorarne i bisogni. Nutriti dello stesso pane eucaristico, i battezzati non possono restare indifferenti quando manca il pane sulla tavola degli uomini’.

La visita a Roma per portare al Papa il frutto di due collette che per il loro spirito sono del tutto simili all’Obolo di San Pietro. Alle 50 persone ricevute nella Sala del Concistoro in rappresentanza della “Pro Petri Sede” – che raccoglie donatori del Belgio, del Lussemburgo e dei Paesi Bassi – e della “Etrennes Pontificales” – antica iniziativa dei giornalisti cattolici belgi – Benedetto XVI ha rivolto un saluto interamente incentrato sul valore della carità secondo lo spirito del Vangelo. Ricordando, nel’Anno Paolino, l’insegnamento dell’Apostolo delle genti sull’unità del Corpo mistico di Cristo – le cui parti sono unite e sollecite fra loro – il Papa ha riaffermato un principio:

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IL PAPA AMMINISTRA IL BATTESIMO A 13 BAMBINI

 

 

 

 

 

CITTA’ DEL VATICANO – Benedetto XVI ha amministrato ieri il battesimo a 13 piccoli nella cornice maestosa e insieme familiare della cappella Sistina. Sotto le grandi volte dipinte da Michelangelo si sono dati appuntamento mamme e papà, neonati che piagnucolano o che sorridono beati, nonni e parenti, trasformando l’ambiente solenne della cappella in un ambiente quotidiano come una piccola parrocchia. La tradizione di celebrare il battesimo ai bambini nel giorno della festa del Battesimo di Gesù è iniziata con Giovanni Paolo II e continua con il presente Pontefice.

Nella sua omelia, Benedetto XVI ha anzitutto spiegato il valore della festa liturgica di oggi, che conclude il periodo natalizio. Tutto il tempo di Natale egli ha detto, celebra la venuta di Dio come uomo fra di noi; “abbassandosi fino all’impotenza inerme dell’amore, Egli dimostra che cosa sia la vera grandezza, anzi, che cosa voglia dire essere Dio”. “La festa del battesimo di Gesù – ha aggiunto il Papa – ci introduce… alla quotidianità di un rapporto personale con Lui. Infatti, mediante l’immersione nelle acque del Giordano, Gesù si è unito a noi. Il Battesimo è per così dire il ponte che Egli ha costruito tra sé e noi, la strada per la quale si rende a noi accessibile; è l’arcobaleno divino sulla nostra vita, la promessa del grande sì di Dio, la porta della speranza e, nello stesso tempo, il segno che ci indica il cammino da percorrere in modo attivo e gioioso per incontrarlo e sentirci da Lui amati”. Proprio grazie al battesimo di Gesù, si battezzano i bambini: “il cielo – ha spiegato – è realmente aperto e continua ad aprirsi, e possiamo affidare ogni nuova vita che sboccia alle mani di Colui che è più potente dei poteri oscuri del male”.

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2088

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140 ANNI AZIONE CATTOLICA: IN 100.000 A S. PIETRO PER PAPA: ‘AVETE TRASFORMATO PIAZZA IN CENACOLO’

CITTA’ DEL VATICANO – ”Piazza San Pietro si presenta oggi quasi come un cenacolo a cielo aperto, gremito di fedeli, in gran parte soci dell’Azione Cattolica Italiana”. Benedetto XVI ha esternato con queste parole la sua soddisfazione per la massiccia presenza dei militanti di Ac all’incontro avvenuto in Vaticano per i 140 anni dalla fondazione della più importante Associazione ecclesiale del nostro Paese. Giunto a piedi sul sagrato della Basilica, dopo ripetuti applausi e acclamazioni, il Papa, prima della preghiera del ‘Regina Caeli’, ha ricordato il significato della festa liturgica dell’Ascensione. ”Nei suoi discorsi di addio ai discepoli – ha detto -, Gesu’ ha molto insistito sull’importanza del suo ritorno al Padre, coronamento di tutta la sua missione: Egli infatti e’ venuto nel mondo per riportare l’uomo a Dio, non sul piano ideale, come un filosofo o un maestro di saggezza, ma realmente, quale pastore che vuole ricondurre le pecore all’ovile”. Secondo il Pontefice, ”questo esodo verso la patria celeste, che Gesu’ ha vissuto in prima persona, l’ha affrontato totalmente per noi: e’ per noi che e’ disceso dal Cielo ed e’ per noi che vi e’ asceso, dopo essersi fatto in tutto simile agli uomini, umiliato fino alla morte di croce, e dopo avere toccato l’abisso della massima lontananza da Dio”. Tutto questo, ha fatto notare, rappresenta ”una verita’ non teorica ma reale. Percio’ la speranza cristiana, fondata in Cristo, non e’ un’illusione”. Recitato il ‘Regina Caeli’, il Papa si è quindi concentrato essenzialmente sulla vita e la missione dell’Ac. L’Azione Cattolica, infatti, ha chiesto Benedetto XVI, deve continuare ”a mantenersi fedele alle proprie profonde radici di fede, nutrite da un amore incondizionato alla Chiesa, da una partecipazione vigile alla vita civile e da un costante impegno formativo”. ”In una Chiesa che quotidianamente si confronta con la mentalita’ relativistica, edonistica e consumistica, sappiate – ha continuato il Pontefice rivolto agli iscritti dell’Ac – allargare gli spazi della razionalita’ nel segno di una fede amica dell’intelligenza, sia nell’ambito di una cultura popolare e diffusa, sia in quello di una ricerca piu’ elaborata e riflessa; in una Chiesa che chiama all’eroismo della santita’, rispondete senza timore, sempre confidando nella misericordia di Dio”. ”L’amata Nazione italiana – ha ricordato Benedetto XVI – ha sempre potuto contare su uomini e donne formati nella vostra Associazione, disposti a servire disinteressatamente la causa del bene comune, per l’edificazione di un giusto ordine della societa’ e dello Stato”. Ai membri dell’Azione Cattolica, il Papa ha chiesto nel suo discorso di ”vivere sempre all’altezza del Battesimo” essendo ”cittadini degni del Vangelo” e ”ministri della sapienza cristiana per un mondo piu’ umano”. ”Questo – ha scandito – e’ l’impegno che oggi assumete davanti alla Chiesa italiana, qui rappresentata da voi, dai vostri presbiteri assistenti, dai vescovi e dal loro presidente”. ”In una Chiesa missionaria, posta dinanzi ad una emergenza educativa come quella che si riscontra oggi in Italia, voi che la amate e la servite sappiate essere – sono state ancora le parole del Papa – annunciatori instancabili ed educatori preparati e generosi; in una Chiesa chiamata a prove anche molto esigenti di fedelta’ e tentata di adattamento, siate testimoni coraggiosi e profeti di radicalita’ evangelica”. Alludendo ai drappi che sul colonnato del Bernini ricordavano le numerose beatificazioni e canonizzazioni di membri dell’Ac, da Piergiorgio Frassati ad Alberto Marvelli, Benedetto XVI ha poi concluso: ”Nel cammino che avete davanti non siete soli, vi accompagnano i vostri Santi, esempi di cristianesimo vissuto. Voi avete intrapreso un anno straordinario, un anno che potremmo qualificare della santita’, nel quale vi impegnate a tradurre nella vita concreta gli insegnamenti del Vangelo. Intensificate la preghiera, rimodulate la vostra condotta sugli eterni valori del Vangelo, lasciandovi guidare dalla Vergine Maria, Madre della Chiesa. Il Papa vi accompagna con un costante ricordo al Signore”. A portare il saluto dei presenti al Santo Padre è stato il Presidente dell’Azione Cattolica Italiana, Luigi Alici. Che ha sottolineato: ”Nella XIII Assemblea, appena conclusa, abbiamo confermato la volonta’ di essere cittadini degni del Vangelo e ministri della sapienza cristiana per un mondo piu’ umano”. ”Siamo qui, Padre Santo – ha spiegato Alici -, per rinnovare la nostra dedizione totale e appassionata al Vangelo; per riaffermare davanti a Voi, con affetto, gioia e gratitudine, una fedelta’ che viene da lontano; per essere confermati nella fede e nel servizio”. ”Consapevoli, come abbiamo scritto nel Manifesto al Paese, della possibilita’ e della bellezza di una vita pienamente umana e cristiana, vogliamo porci – ha concluso Alici nel suo ultimo discorso da presidente di Ac – al servizio di un incontro sempre possibile tra fede e intelligenza, tra l’altezza dell’infinito e l’ordinarieta’ del quotidiano”. Al termine dei discorsi ufficiali e dei baciamano con gli ospiti presenti sul sagrato della Basilica, Benedetto XVI ha attraversato Piazza San Pietro sulla jeep bianca scoperta, girando tra tutti i settori gremiti dagli oltre 100.000 militanti dell’Associazione ecclesiale. Prima di rientrare dall’Arco delle Campane all’interno della Citta’ del Vaticano, il Papa ha anche fatto fermare la vettura per salutare un folto gruppo di portatori di handicap che attendeva il suo passaggio.

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Dopo il Battesimo anche il matrimonio cattolico in Laterano per Magdi Cristiano Allam

CITTA’ DEL VATICANO – Magdi Cristiano Allam – il vicedirettore del Corriere della Sera che a Pasqua ha ricevuto il battesimo da Papa Benedetto XVI abbracciando il cattolicesimo e suscitando polemiche per le sue posizione critiche sull’islamismo – si e’ sposato con rito religioso nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma. L’unione del giornalista con la sua compagna Valentina e’ stata celebrata da Monsignor Rino Fisichella. La sposa aveva un vestito semplice e chiaro. Al termine della cerimonia – svoltasi con rafforzate misure di sicurezza rispetto all’usuale scorta che segue ovunque Magdi Allam (nella foto) in seguito alle minacce ricevute dai fondamentalisti islamici – la coppia ha festeggiato le nozze con un ricevimento in un hotel vicino Via della Conciliazione, presso il Vaticano, in una sala appositamente prenotata e protetta da decine di poliziotti, insieme ad una cinquantina di invitati.

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