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IL RAZZISMO NEGLI STADI È UNA VERGOGNA, FRUTTO DI AUTENTICA FOLLIA.

RAZZISMO – Anche sabato scorso,per la cronaca, prima di Fiorentina- Roma si sono registrati tafferugli. Del triste ed assurdo fenomeno abbiano parlato con il giornalista- scrittore e tifoso juventino, Idris. Dunque Idris, come valuta i cori di ispirazione razzista nei confronti del giocatore Balotelli di qualche giorno fa a Torino?: “ una vergogna. Penso che lo stadio sia un posto dove si debba andare per fare festa, per gioire ed anche di dolore, quando la squadra del cuore perde, anche se nella vita esistono dolori ben più seri e forti come il terremoto in Abruzzo o la peste suina. Ritengo che anche il calcio vada sdrammatizzato e preso nella giusta misura”. Pensa che sia un reale fenomeno di razzismo o solo una stupidata, figlia di ignoranza?: nella maggior parte dei casi trovo che si tratti di delinquenti esaltati, che si nascondono dietro ideologie politiche per combinare guai. In ogni caso trovo assurdo fischiare un calciatore per il colore della sua pelle. Ritiene che il clima politico italiano di questi tempi favorisca il proliferare del razzismo negli stadi e fuori?: bella domanda. Effettivamente si respira anche nell’arena politica, nella classe dirigente del Paese una certa aria che ammicca al razzismo e che discrimina volentieri il diverso. Basti pensare ad alcune leggi o progetti che mi sono sembrati ed ancor oggi mi sembrano di ispirazione razzista. Quindi la mia idea è che effettivamente oggi in Italia ci sia un clima generale che favorisce il razzismo e di riflesso quegli zoticoni da stadio….

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“PRIMA ERO UN CRISTIANO TIEPIDO, A MEDJUGORJE HO RITROVATO LA FEDE” PAROLA DI NEK

ROMA – Il direttore di Pontifex (quotidiano on line) Bruno Volpe parla con Nek, nome di arte di Filippo Neviani da Sassuolo, la stessa cittadina che ha dato i natali al Cardinale Camillo Ruini e al genio del giornalismo religioso apologetico Vittorio Messori: insomma buon sangue,non mente. Nek è un ragazzo sensibile e dotato di grande fede, che,inutile girarci attorno, è stata ulteriormente aumentata dalle sue visite a Medjugorje. “ In quel posto ci sono stato ben tre volte e le assicuro, senza con questo cadere nella sterile ed inutile retorica, che la mia fede prima era molto, ma molto più tiepida, poi si è riscaldata e mi sono infervorato. Del resto, a Medjugorje ho toccato con mano che cosa vuol dire,in un luogo tanto lontano,ma nello stesso tempo geograficamente accessibile, la fede in Dio, grazie all’opera della Madonna che, come instancabile mediatrice, opera autentiche grazie”. Eppure su Medjugorje molti sono scettici, anche all’interno della Chiesa. “ Guardi, io metterei da parte le polemiche che non portano da nessuna parte e guardo al lato positivo. Bisogna considerare che in quel santuario avvengono tante, tantissime conversioni, si amministrano sacramenti, insomma si crea la aspettativa del sacro e di Dio e questo mi pare un frutto buono e lodevole, da rimarcare”. Ma la posizione della Chiesa ufficiale sul tema non è ancora apertamente per il sì: “ ma neppure per il no. Io comprendo e forse anche giustifico la saggezza e la calma della Chiesa che davanti a fatti inspiegabili,visioni e miracoli si è sempre manifestata cauta. Del resto occorre riconoscere che, nel caso di Medjugorje, le veggenti hanno ancora visioni,parlano, quindi penso che la cautela della Chiesa, da questo punto di vista ,sia lecita. Poi come in ogni cosa umana gli scettici esistono sempre e dappertutto. La mia esperienza è positiva e dico grazie a Medjugorje che ha rafforzato la mia fede”.

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‘AL POSTO DELL’ALBERO METTIAMOCI IL BAMBINELLO ED IL PRESEPE’ : PAROLA DI ANTONELLO VENDITTI


Indubbiamente il Natale ha un suo fascino,le famiglie si ritrovano, si uniscono, è la festa della famiglia, ma io ho una idea particolare”: parla, da Livorno, dove è impegnato in un concerto, Antonello Venditti. “Dunque, nulla di personale contro il pino natalizio, per carità. Solo che non ci appartiene, non fa parte della nostra cultura, della nostra tradizione. Al posto del pino ci metterei una croce e un Bambinello Gesù”. Una Croce? : “ certo. Il vero segno di vittoria per i cristiani è la croce, senza di essa tutto sarebbe stato vano. La Croce non è una sconfitta, ma la rinascita . Dunque per quale ragione mai occultare la Croce? Trovo molto meglio ed attinente la nostra civiltà ed il cattolicesimo, una bella Croce con il Bambinello”. E il Presepe, come la mettiamo ?: “ anche qui penso sia legittimo e bello rivisitare le nostre origini. Il Presepe è nato qui, ma il Presepe rappresenta visibilmente quello che accadde la Notte… Santa, molto meglio del pino natalizio. No, mi dispiace, sono contrario all’albero di Natale, che fa tanto centro commerciale”.

Insomma, Venditti, che dobbiamo fare? : “ riportare il Natale alla Croce, capire che Dio che è nato, è morto e risorto per noi e che il vero albero della vita non è il pino luccicante, ma la Croce. Lo insegnano i padri della Chiesa: la Croce non significa sconfitta, ma al contrario vittoria sul peccato e sulla morte. E allora che ci sta di male nel mettere la Croce al centro del Natale”?.

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2044

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