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LIBIA, IL VESCOVO DI TRIPOLI: “LA NATO HA BOMBARDATO UNA CHIESA COPTA, VITTIME ANCHE TRA I CIVILI”

ESTERI (Tripoli, LIBIA) – “La Nato ha intensificato i bombardamenti e continua a fare vittime. I missili stanno cadendo ovunque e purtroppo non colpiscono solo zone militari, ma anche civili. La gente a Tripoli soffre, anche se nessuno ne parla”. È quanto afferma ad AsiaNews mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario apostolico di Tripoli. Il prelato afferma che i bombardamenti di questa notte hanno danneggiato diversi edifici, fra cui una chiesa copta situata a poche centinaia di metri da una caserma militare. Secondo il governo libico, l’operazione Nato contro Gheddafi ha fatto oltre 700 morti e più di 4.000 feriti, ma a tutt’oggi i funzionari del regime non permettono la verifica di tali informazioni. 

Mons. Martinelli spiega che nella città manca il carburante e la popolazione ha paura di uscire di casa; i danni psicologici si aggiungono a quelli materiali provocati dai bombardamenti. Il prelato sottolinea la presenza attiva degli oltre 3.000 migranti cattolici filippini, impiegati in diversi ospedali della città e del Paese, che partecipano tutte le settimane alla messa in cattedrale nonostante i bombardamenti. Per il prelato essi “rappresentano il fulcro della comunità cattolica locale e sono una testimonianza di carità e servizio per il popolo libico che soffre”. Intanto, la Nato oggi ha annunciato l’estensione della missione in Libia di altri 90 giorni. 

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IL PAPA ALLA CARITAS INTERNATIONALIS: SIETE UN ORGANISMO ECCLESIALE, NON FILANTROPICO

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – Benedetto XVI ha ricevuto oggi in udienza i partecipanti all’Assemblea generale della Caritas Internationalis, a cui ha voluto ricordare che “Caritas Internationalis è diversa da altre agenzie sociali perché è un organismo ecclesiale, che condivide la missione della Chiesa. Questo è ciò che i Pontefici hanno sempre voluto e questo è ciò che la vostra Assemblea Generale è chiamata a riaffermare con forza”. Il Papa ha sottolineato che di conseguenza l’organizzazione, composta dalle 165 Caritas nazionali, ha un compito particolare. “Essere nel cuore della Chiesa; essere in grado, in certo qual modo, di parlare e agire in suo nome, in favore del bene comune, comporta particolari responsabilità in termini di vita cristiana, sia personale che comunitaria. Solo sulle basi di un quotidiano impegno ad accogliere e vivere pienamente l’amore di Dio, si può promuovere la dignità di ogni singolo essere umano”.

Negli anni passati ci sono state polemiche legate alla cooperazione della Caritas con agenzie internazionali che non condividono la politica della Chiesa sulla vita umana, e in particolare l’aborto. Benedetto XVI oggi ha ricordato che “ciascun cattolico, anzi, in verità, ogni uomo, è chiamato ad agire con coscienza purificata e con cuore generoso per promuovere in maniera decisa quei valori che spesso ho definito come ‘non negoziabili’”.

Benedetto XVI ha sottolineato con chiarezza la differenza fra filantropia e azione caritativa cristiana. “Per noi cristiani, Dio stesso è la fonte della carità, e la carità è intesa non solo come una generica filantropia, ma come dono di sé, anche fino al sacrificio della propria vita in favore degli altri, ad imitazione dell’esempio di Gesù Cristo”. L’insegnamento della Chiesa deve essere il punto di riferimento dell’azione della Caritas: “L’esperienza che avete raccolto in questi anni vi ha insegnato a farvi portavoce, nella comunità internazionale, di una sana visione antropologica, alimentata dalla dottrina cattolica e impegnata a difendere la dignità di ogni vita umana. Senza un fondamento trascendente, senza un riferimento a Dio Creatore, senza la considerazione del nostro destino eterno, rischiamo di cadere in preda ad ideologie dannose. Tutto ciò che dite e fate, la testimonianza della vostra vita e delle vostre attività, sono importanti e contribuiscono a promuovere il bene integrale della persona umana”.

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CAMPAGNA DI SOLIDARIETÀ PER LA MENSA DELLA CARITAS DIOCESANA DEDICATA A GIOVANNI PAOLO II

SPECIALE BEATIFICAZIONE (Roma) – La mensa della Caritas diocesana alla stazione Termini verrà dedicata al futuro Beato Giovanni Paolo II: questa è l’iniziativa della diocesi di Roma, che come segno di carità, promuoverà in occasione dell’evento della beatificazione di Papa Wojtyla.Monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas, ha affermato: “E’ un gesto di attenzione per ricordare il Pontefice che ha fatto della carità e dell’universalità gli aspetti principali del suo pontificato e che ha prestato la sua opera pastorale di Vescovo vicino ai poveri, ai disagiati e agli emarginati”.

Già nel lontano 1992 Giovanni Paolo II visitò la mensa di Colle Oppio testimoniando così la sua presenza vicino alle persone più bisognose attraverso parole che, per tutti questi anni, sono state un riferimento per gli animatori della carità della diocesi: “L’uomo che soffre ci appartiene. Dinanzi a chi soffre non si può rimanere né indifferenti, né inattivi”. Monsignor Feroci, come segno di questa presenza, spiega: “sono stati scelti i servizi della Caritas di Roma alla Stazione Termini che, dal 1987, sono un polo di riferimento per i senza tetto, giovani emarginati, gli anziani poveri e i molti malati psichici che affollano quotidianamente la zona e per i quali è difficile persino procurarsi un pasto”.

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BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE: I CRISTIANI “RISORTI” CAMBIANO FACCIA AL MONDO

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – Vivere da “risorti” in mezzo all’umanità per trasformare il mondo in un posto più solidale, le città in luoghi dove sia rispettata la dignità di ciascuno. È questa, ha detto il Papa, l’esperienza più profonda che i cristiani possono fare della Pasqua. Benedetto XVI ha dedicato la catechesi dell’udienza generale di questa mattina, in Piazza San Pietro, alla riflessione sul tempo pasquale. Al termine, il Papa ha rivolto un saluto ai fedeli di Lampedusa, apprezzandone lo spirito di solidarietà verso gli immigrati.

Non può essere Pasqua se tutto rimane come prima, dentro e attorno a un cristiano. Se “freschezza” e “gioia” non trasformano lui e i luoghi nei quali vive. È la semplice verità del più grande mistero della fede, spiegata una volta ancora da Benedetto XVI: il cristiano, risorto con Gesù, è chiamato a comportarsi, in un mondo di oscurità, come “un figlio della luce”:

“La risurrezione di Cristo è l’approdo verso una vita non più sottomessa alla caducità del tempo, una vita immersa nell’eternità di Dio. Nella risurrezione di Gesù inizia una nuova condizione dell’essere uomini, che illumina e trasforma il nostro cammino di ogni giorno e apre un futuro qualitativamente diverso e nuovo per l’intera umanità”.

Dunque, una Pasqua vissuta nella quotidianità cambia la qualità della vita. A patto, però, che i cristiani sappiano vivere da “risorti”. Ma come si fa a far “diventare ‘vita’ la Pasqua”? Per spiegarlo, il Papa ha preso a prestito le parole di San Paolo. Anzitutto, ha detto, bisogna pensare “alle cose di lassù, non a quelle della terra”:

“A prima vista, leggendo questo testo, potrebbe sembrare che l’Apostolo intenda favorire il disprezzo delle realtà terrene, invitando cioè a dimenticarsi di questo mondo di sofferenze, di ingiustizie, di peccati, per vivere in anticipo in un paradiso celeste. Il pensiero del ‘cielo’ sarebbe in tale caso una specie di alienazione”.

Le cose della terra, ha affermato Benedetto XVI, sono soprattutto il “desiderio insaziabile di beni materiali” e l’“egoismo, radice di ogni male”. Spogliarsi di questo e “rivestirsi di Cristo” – cioè di sentimenti di carità, di bontà, di mansuetudine, secondo la celebre descrizione di San Paolo – rende un cristiano capace di irradiare luce nel mondo. Quindi, ha osservato il Papa, essere cristiani è tutt’altro che essere alienati:

“San Paolo è dunque ben lontano dall’invitare i cristiani, ciascuno di noi, ad evadere dal mondo nel quale Dio ci ha posti. E’ vero che noi siamo cittadini di un’altra ‘città’, dove si trova la nostra vera patria, ma il cammino verso questa meta dobbiamo percorrerlo quotidianamente su questa terra (…) E questa è la via non solo per trasformare noi stessi, ma per trasformare il mondo, per dare alla città terrena un volto nuovo che favorisca lo sviluppo dell’uomo e della società secondo la logica della solidarietà, della bontà, nel profondo rispetto della dignità propria di ciascuno”.

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TE LO DICO PAPALE-PAPALE – “LETTER@PERTA”: IL NOCE DI CROCE

‘EDITORIALE DI DANTE (Roma) – Carissimi amici di Papaboys.it ben ritrovati con la nostra rubrica ‘Te lo dico papale papale‘, un inserto sull’attualità curato da un professionista della comunicazione, amico dei giovani e sempre sensibile alle tematiche cristiane, Dante Fasciolo. Riflessioni, qualche sana provocazione (culturale e sociale) e soprattutto degli spunti per riuscire, in verità, a farsi testimoni della carità. Sempre al servizio degli ultimi. Questi gli ingredienti della “letter@perta”. Sempre senza peli sulla lingua, con chiarezza e brillantezza ci leveremo qualche sassolino dalle scarpe, grazie alla “penna” di Dante Fasciolo. Buona lettura a tutti!

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TE LO DICO PAPALE-PAPALE – “LETTER@PERTA”: MEDITERRANEO

L’EDITORIALE DI DANTE (Roma) – Carissimi amici di Papaboys.it ben ritrovati con la nostra rubrica ‘Te lo dico papale papale‘, un inserto sull’attualità curato da un professionista della comunicazione, amico dei giovani e sempre sensibile alle tematiche cristiane, Dante Fasciolo. Riflessioni, qualche sana provocazione (culturale e sociale) e soprattutto degli spunti per riuscire, in verità, a farsi testimoni della carità. Sempre al servizio degli ultimi. Questi gli ingredienti della “letter@perta”. Sempre senza peli sulla lingua, con chiarezza e brillantezza ci leveremo qualche sassolino dalle scarpe, grazie alla “penna” di Dante Fasciolo. Buona lettura a tutti!

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DALLA PASTORALE GIOVANILE ARRIVA “SEGUIMI”, UN SUSSIDIO DI PREGHIERA PER L’ANNO LITURGICO 2010/2011

GIOVANI (Roma) – Un cammino spirituale di meditazione e preghiera lungo tutto l’anno liturgico 2010/2011, iniziato lo scorso 28 novembre 2010 e che terminerà il 27 novembre 2011. È l’obiettivo di “Seguimi” (608 pagine), il nuovo libro che il Servizio nazionale per la Pastorale giovanile della Cei ha concepito per i ragazzi che è un invito a seguire Gesù ovunque, a lasciarsi affascinare da Lui come fu per Pietro e Giovanni sulle rive del lago, ad andare per le strade del mondo insieme a Lui, tenendosi per mano con altri fratelli, proprio come i giovani della copertina.

Il volume conterrà molte cose: le letture della Parola di Dio, testimonianze di giovani, un cammino catechistico settimanale, proposte di impegni di carità e servizio, intenzioni di preghiera, un percorso missionario, un cammino catechistico, scritti del Santo Padre Benedetto XVI e del magistero, tavole artistiche di argomento religioso e, nell’ultima parte, l’intero libro dei Salmi secondo la nuova traduzione della Bibbia Cei, proponendo un cammino di preghiera attraverso l’uso di tutti i 150 Salmi. Il libro dei Salmi verrà letto integralmente nel corso dell’anno in un pellegrinaggio in tutto il mondo.

L’auspicio è che, attraverso questo libro, possano nascere nuovi “colloqui di fede” fra sacerdoti e giovani, fra educatori e ragazzi, fra giovani e giovani. Il costo, molto contenuto, vorrebbe rendere possibile una grande diffusione, vorrebbe facilitare il fatto che possa essere donato, regalato dai sacerdoti ai giovani, agli educatori e dai giovani stessi ai loro amici. Il libro potrà essere acquistato direttamente in tutte le librerie cattoliche, oppure, a prezzo ancora più ridotto (2,5 euro per chi ne acquista un certo numero di copie) presso l’editore, utilizzando il modulo d’ordine allegato.

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QUARESIMA, OGGI IN VATICANO LA SECONDA GIORNATA DI ESERCIZI SPIRITUALI DEDICATI A GIOVANNI PAOLO II

CHIESA(Città del Vaticano) – Si svolge oggi in Vaticano la seconda giornata di esercizi spirituali della Quaresima, che vede impegnati il Santo Padre Benedetto XVI e la Curia Romana. La giornata di oggi affronterà diversi aspetti della Quaresima, tra cui i temi mariani in rapporto a Giovanni Paolo II. La prima delle tre riflessioni proposte dal predicatore, padre François-Marie Léthel, dell’ordine dei carmelitani scalzi, sarà su “La grande scienza dei santi” (San Luigi Maria de Monfort) in Cielo come in Terra: “Scientia beata, scientia fidei, scientia amoris – Dalla Fides et Ratio alla Novo Millennio Ineunte”.

La seconda meditazione riguarderà il “Totus Tuus” cristocentrico e mariano di Papa Giovanni Paolo II come filo conduttore di tutta la sua vita, mentre la terza meditazione tratterà della carità, della fede e della speranza vissute da Giovanni Paolo II con Maria Santissima. Durante la settimana di esercizi spirituali, che terminerà sabato prossimo, sono sospese tutte le udienze del Santo Padre, compresa l’udienza generale del mercoledì.
Padre Léthel spiega con quale spirito si è preparato per questi esercizi spirituali.

“Mi sono immerso nella preghiera, ho detto di sì. Il grande avvenimento era la Beatificazione di Giovanni Paolo II, dunque dovevo impostare questo corso di esercizi come una preparazione spirituale alla Beatificazione di Giovanni Paolo II. Per me, dunque, questa è una missione, una cosa che viene da Dio. Mi sento molto piccolo dinanzi a questo, ma mi affido al Signore e alla Madonna”.

D. – Perché ha scelto come tema degli esercizi “La luce di Cristo nel cuore della Chiesa, Giovanni Paolo II e la teologia dei Santi”?

R. – Da tanti anni studio i Santi. Questo tema della santità è da sempre stato al centro di tutta la mia ricerca teologica. I Santi sono i grandi testimoni della santità della Chiesa e dunque, attraverso la loro testimonianza, la loro riflessione, la loro esperienza, risplende la luce di Cristo. Giovanni Paolo II è il Papa della santità e la sua Beatificazione è il riconoscimento ufficiale della sua santità. È il Papa che ha proclamato più Santi e Beati. È il Pontefice che ha presentato i Santi non solo come esempi di perfezione cristiana, ma anche come teologi nel senso più alto, come conoscitori di Dio. Li ha presentati come portatori, nel mondo di oggi, di questa luce di Cristo.

D. – Come si svilupperanno le sue meditazioni?

R. – Già la Tipografia vaticana ha preparato, per i partecipanti, un libretto molto bello ed ha messo sulla copertina un dipinto del Beato Angelico, che rappresenta il girotondo dei Santi. I Santi del cielo si danno la mano l’un l’altro. Per me quest’immagine è l’icona di questi esercizi. Si parte quindi da Giovanni Paolo II: è lui che, nella grazia della sua Beatificazione, guida questo girotondo e dà immediatamente la mano ai due Santi più legati a lui. Innanzitutto a San Luigi Maria Grignion di Montfort, che ha ispirato il suo “Totus Tuus”. Subito dopo dà la mano a Santa Teresa di Lisieux, che Giovanni Paolo II aveva proclamato “Dottore”, esperta della scienza dell’amore. Santa Teresa di Lisieux dà la mano ai due grandi Dottori della scienza della fede, che sono Anselmo e Tommaso, che Giovanni Paolo II citava nella “Fides et Ratio”. Ho voluto anche integrare con due Sante della fine del Medioevo: Santa Caterina da Siena e Santa Giovanna d’Arco che hanno vissuto un momento molto drammatico per il mondo e per la Chiesa. C’erano allora tanti problemi, tante ferite. Ci saranno poi due laiche: la venerabile Concita Armida de Cabrera, una grande mistica, e la Beata Chiara Luce Badano, morta nel 1990, che è anche la prima Beata del Movimento dei Focolari. Finiremo con la Festa di San Giuseppe, il 19 marzo. L’ultima meditazione è proprio dedicata a San Giuseppe, il patrono del Battesimo del Papa. Il girotondo si concluderà con lui.

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TE LO DICO PAPALE-PAPALE – “LETTER@PERTA” IL PIANETA AZZURRO – L’IMPRONTA DEL CREATO

L’EDITORIALE DI DANTE (Roma) – Carissimi amici diPapaboys.it ben ritrovati con la nostra rubrica ‘Te lo dico papale papale‘, un inserto sull’attualità curato da un professionista della comunicazione, amico dei giovani e sempre sensibile alle tematiche cristiane, Dante Fasciolo. Riflessioni, qualche sana provocazione (culturale e sociale) e soprattutto degli spunti per riuscire, in verità, a farsi testimoni della carità. Sempre al servizio degli ultimi. Questi gli ingredienti della “letter@perta”. Sempre senza peli sulla lingua. Con chiarezza e brillantezza ci leveremo qualche sassolino dalle scarpe, grazie alla “penna” di Dante Fasciolo.Buona lettura a tutti!

TE LO DICO PAPALE-PAPALE – “LETTER@PERTA: Il pianeta azzurro – l’impronta del creato
Per la giornata mondiale della terra

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IL PAPA ALL’UDIENZA: LA MORTE NON È L’ULTIMA PAROLA DELLA VITA. CATECHESI SU S. VERONICA GIULIANI

CITTA’ DEL VATICANO – Riscaldare il cuore con l’Eucaristia, nella certezza che la morte non è “l’ultima parola” sull’esistenza umana: all’udienza generale di oggi in Aula Paolo VI, Benedetto XVI ha riproposto alla Chiesa contemporanea il segreto di Santa Veronica Giuliani. Il Papa ha parlato diffusamente dell’intensa vita spirituale di questa importante mistica del 17.mo secolo, della quale il prossimo 27 dicembre si ricorderà il 350.mo della nascita.

Ardere d’amore per Cristo, con tutta l’intensità che le fibre umane consentono, al punto di riuscire a “vederlo” e in qualche modo a squarciare il velo del Paradiso. Per Veronica Giuliani questo fu un reale traguardo dell’anima. Il suo cuore – innamorato di Gesù dall’adolescenza alla morte, che la colse nel 1727 dopo 50 anni vissuti nel monastero umbro delle Clarisse di Città di Castello – fu il luogo, ha raccontato il Papa, in cui si intrecciarono “grandi sofferenze e alcune esperienze mistiche legate alla Passione di Gesù”. Dal suo Diario di 22 mila pagine, manoscritte senza cancellature né correzioni, quasi che il flusso interiore dell’anima si fosse impresso carta, emerge – ha spiegato Benedetto XVI – la radice di “una spiritualità marcatamente cristologico-sponsale”: “E’ l’esperienza di essere amata da Cristo, Sposo fedele e sincero, e di voler corrispondere con un amore sempre più coinvolto e appassionato. In lei tutto è interpretato in chiave d’amore, e questo le infonde una profonda serenità. Ogni cosa è vissuta in unione con Cristo, per amore suo, e con la gioia di poter dimostrare a Lui tutto l’amore di cui è capace una creatura”. L’immagine di Gesù a cui Veronica “è profondamente unita” è quella che lo vede “nell’atto di offrirsi al Padre” per la salvezza della Chiesa e dell’umanità. Lei, ha detto il Papa” cerca di imitarlo, “prega, soffre, cerca la ‘povertà santa’, come ‘esproprio’, perdita di sé, proprio per essere come Cristo”: “Il suo cuore si dilata a tutti ‘i bisogni di Santa Chiesa’, vivendo con ansia il desiderio della salvezza di ‘tutto l’universo mondo’ (…) Animata da un’ardente carità, dona alle sorelle del monastero attenzione, comprensione, perdono; offre le sue preghiere e i suoi sacrifici per il Papa, il suo vescovo, i sacerdoti e per tutte le persone bisognose, comprese le anime del purgatorio (…) La nostra Santa concepisce questa missione come uno ‘stare in mezzo’ tra gli uomini e Dio, tra i peccatori e Cristo Crocifisso”.

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E’ UN BACIO COLLETTIVO DI DUECENTO OMOSESSUALI A TESTIMONIARE L’AMORE VERO? ABBIAMO FORTI DUBBI….

BARCELLONA – Rispettiamo, ma non condividiamo affatto, la decisione di cento (circa ndr) coppie omosessuali – una di più una di meno – che hanno inscenato a Barcellona questa mattina sulla piazza della Cattedrale una banale e futile protesta contro il Santo Padre Benedetto XVI; non condanniamo sia chiaro, ma ci fa davvero ridere – da giovani laici italiani e non da membri del Vaticano – questa carnevalata, o poco più che tale.

Nella Spagna di Zapatero che ha così tanto lavorato per i diritti degli omosessuali, per i matrimoni tra essi, per le adozioni di padri gay o mamme lesbiche è davvero questo il risultato che si ottiene? E’ necessario esprimere, così quella che alcuni movimenti, più politicizzati che umanizzanti, definiscono ‘conquista?’. E perché il buon Zapatero invece di stare con le sue coppie bacianti, se ne è andato in Afghanistan? Misteri della fede. Siamo convinti che non scapperà di fronte a due milioni di giovani che ad agosto invaderanno di gioia e di fede la capitale della Spagna.

E poi siamo sicuri che ‘Amore vero’ sia quello che si celebra baciandosi per strada? Il ‘bacio collettivo’ è una semplice provocazione che solamente media imbalsamati dalle lobbies di pressione che hanno alle spalle possono evidenziare. Una convinzione però ce l’abbiamo, e da oggi si conferma ancora più forte: l’Amore vero, è quello che il Papa, la Chiesa tutta, e Gesù per primo, portano a questo dolorante mondo: la carità, verso tutti, il perdono quando offesi, l’ascolto. Nella certezza che anche un ‘bacio collettivo’ quando una papamobile attraversa la piazza, sia un modo, purtroppo estremo, per dire: con il Papa, alla fine, c’eravamo anche noi!

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SETTIMANA SOCIALE. IL PAPA: TUTELARE VITA E FAMIGLIA. AUSPICATA UNA NUOVA GENERAZIONE DI POLITICI

46ª SETTIMANA SOCIALE – “Il bene comune è ciò che costruisce e qualifica la città degli uomini, il criterio fondamentale della vita sociale e politica”. Così il Papa nel messaggio inviato al cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, in occasione della 46ª Settimana sociale dei cattolici italiani che si è aperta ieri pomeriggio a Reggio Calabria, dal titolo “Un’agenda di speranza per il futuro del Paese”. Il Papa guardando alle difficoltà socio economiche ha rimarcato la centralità della Famiglia, l’importanza dell’integrazione e rilanciato la sfida culturale e politica dei cattolici.

E’ partendo dalle conseguenze della recente crisi finanziaria globale come il “propagarsi della disoccupazione e della precarietà” che favoriscono “la tentazione del ripiegamento e del disorientamento” che Benedetto XVI ha puntato l’accento sul concetto di bene comune, inteso nella sua accezione più ampia, esigenza di giustizia e di carità”. “Il problema non è soltanto economico – scrive il Papa – ma soprattutto culturale e trova riscontro in particolare nella crisi demografica, nella difficoltà a valorizzare appieno il ruolo delle donne, nella fatica di tanti adulti nel concepirsi e porsi come educatori”. Centrale – rimarca – “l’insostituibile funzione sociale” svolta dalla “famiglia, cuore della vita affettiva e relazionale”. Da qui il richiamo a tutti i soggetti istituzionali e sociali a sostenerla. “Tutti i cittadini” – sottolinea Benedetto XVI – sono chiamati a “uscire dalla ricerca del proprio interesse” e a maturare una “forte capacità di analisi, di lungimiranza e di partecipazione” e a non perdere la speranza nell’affrontare sfide come quella della tutela della “vita umana, dal concepimento alla sua fine naturale”, della difesa della “dignità della persona”, della salvaguardia “dell’ambiente” e della promozione”della “pace”.

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IL PAPA ALL’AVVIO DEL SINODO PER IL MEDIO ORIENTE: LA FEDE È LA FORZA DELLA CHIESA

SINODO PER IL MEDIO ORIENTE – Le fede della Chiesa è il fondamento che non vacilla, nonostante le minacce di distruzione: è quanto affermato da Benedetto XVI nel corso della prima congregazione generale del Sinodo per il Medio Oriente, apertosi solennemente il 10 Ottobre nella Basilica Vaticana. Parlando a braccio, il Papa si è soffermato sulla maternità divina di Maria ed ha messo in guardia da quelle false divinità come terrorismo, capitalismo e droga che schiavizzano l’uomo.
 Come Giovanni XXIII all’inizio del Concilio, l’11 ottobre di 48 anni fa, così Benedetto XVI ha affidato ieri il Sinodo per il Medio Oriente alla Vergine Maria, Madre di Dio, “Theotókos”. Un “titolo audace”, ha detto il Papa, che mette in luce l’“avventura di Dio, la grandezza di quanto ha fatto per noi”. Grazie all’Incarnazione, ha detto infatti il Pontefice, Dio ci ha “attirato in se stesso” e ci fa “partecipare nella sua relazione interiore”. Ha così sottolineato il legame intrinseco tra la maternità divina di Maria e la maternità della Chiesa: “Dove nasce Cristo, inizia il movimento della ricapitolazione, inizia il momento della chiamata, della costruzione del suo Corpo, della santa Chiesa. La Madre di Theos, la Madre di Dio, è Madre della Chiesa, perché Madre di Colui che è venuto per riunirci tutti nel suo Corpo risorto”. Tenendo in conto questo nesso tra Theotókos e Mater Ecclesiae, il Papa ha richiamato l’Apocalisse. Ed ha così sottolineato che Cristo deve sempre nascere per il mondo, con la caduta degli dei, delle “grandi potenze della storia di oggi”: “Pensiamo ai capitali anonimi che schiavizzano l’uomo, che non sono più cosa dell’uomo, ma sono un potere anonimo al quale servono gli uomini, dal quale sono tormentati gli uomini e perfino trucidati. Sono un potere distruttivo, che minaccia il mondo. E poi il potere delle ideologie terroristiche. Apparentemente in nome di Dio va fatta violenza, ma non è Dio: sono false divinità che devono essere smascherate, che non sono Dio”. Il Papa ha, così, denunciato la droga, “bestia vorace” che distrugge e mette le sue mani su tutte le parti della terra: “E’ una divinità, ma una divinità falsa che deve cadere. O anche il modo di vivere propagato dall’opinione pubblica: oggi si fa così, il matrimonio non conta più, la castità non è più una virtù e così via. Queste ideologie che dominano, così che si impongono con forza, sono divinità. E nel dolore dei Santi, nel dolore dei credenti, della Madre Chiesa della quale noi siamo parte, devono cadere queste divinità”.

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BENEDETTO XVI AI CONSACRATI NELLA CATTEDRALE DI PALERMO: SALVAGUARDARE L’IDENTITÀ DEL SACERDOTE.

PALERMO – L’impegno del sacerdote ispirato dalla carità di Cristo e la predicazione “eloquente” anche se in clausura di monaci e monache: di questo ha parlato ieri il Papa incontrando nella Cattedrale di Palermo i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i seminaristi. Ha ricordato Don Puglisi e ha raccomandato l’attenzione per i giovani. Mai i giovani trovino le porte della chiesa chiuse! Così Benedetto XVI raccomanda ai sacerdoti “una particolare attenzione per il mondo giovanile”. Ricorda che Giovanni Paolo II in terra siciliana chiese proprio di spalancare le porte delle parrocchie perché i giovani possano aprire le porte del loro cuore a Cristo. Benedetto XVI lo sottolinea con decisione: “Il sacerdote non è per sé”, “il sacerdote è per i suoi fedeli: li anima e li sostiene – afferma – nel cammino di fede, nel coltivare la speranza, nel vivere la carità, l’amore di Cristo”. E poi il Papa sottolinea: “Non è il mondo a fissare il nostro statuto, secondo i bisogni e le concezioni dei ruoli sociali. Il prete è segnato dal sigillo del sacerdozio di Cristo, per partecipare alla sua funzione di unico mediatore e redentore”. Chi abbraccia il sacerdozio “non può restare lontano dalle preoccupazioni quotidiane del Popolo di Dio”, raccomanda il Papa, ma deve farlo sempre “nella prospettiva della salvezza e del Regno di Dio”: “Prostrato davanti a Gesù, qui in mezzo a voi, io ho chiesto di infiammare i vostri cuori con la sua carità, così che siete assimilati a Lui e possiate imitarlo nella più completa e generosa donazione alla Chiesa e ai fratelli”. Benedetto XVI sottolinea: “E’ essenziale per la Chiesa che l’identità del sacerdote sia salvaguardata, con la sua dimensione verticale”. E qui ricorda figure esemplari della Chiesa, in particolare della terra di Sicilia: Sant’Annibale Maria di Francia, il Beato Giacomo Cusmano, il Beato Francesco Spoto. Torna a ricordare don Puglisi, ucciso dalla mafia, per il quale è in corso il processo di Beatificazione. Benedetto XVI ne ricorda “il cuore che ardeva di autentica carità pastorale” e lo “zelante ministero”, sottolineando che “ha dato largo spazio all’educazione dei ragazzi e dei giovani” e si è adoperato“perché ogni famiglia cristiana vivesse la fondamentale vocazione di prima educatrice della fede dei figli”.

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L’AMICIZIA AI TEMPI DI FACEBOOK…. E’ VERA AMICIZIA? PARLIAMO DI QUESTO UNICO E GRANDE ‘AMORE’

AMICIZIA – Per parlare di questo legame ho riflettuto a lungo. Ho scoperto che, al di là dei fatti istintivi, ci vogliono delle grandi motivazioni affinché ci si possa fidare di un altro essere umano. In questo ci riesce Gesù Cristo, e io mi sono ispirato al suo insegnamento.San Paolo ha detto: “Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così radicati e fondati nella carità, siete in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siete ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef.3,17-19). E’ sempre la lettura e l’interiorizzazione della Bibbia (del suo contenuto) che ci fa comprendere cosa significa amicizia.

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E MENTRE NELLE LOCALITA’ DI MARE SI SGUAZZA DAL SOLE E DAL CALDO, IN PERU’ IL FREDDO MIETE VITTIME

PERU’ – Chi aiuta i poveri colpiti in maniera drammatica dall’insolita temperatura glaciale del Perù di questi giorni? Chissà se si impegneranno i giornalisti di Panorama, così tanto abili a sparare sulla Chiesa, oppure qualche ‘firmona’ di Repubblica! Faranno qualcosa??? Oppure i poveri del Perù (coime sempre ndr) saranno costretti ad affidarsi alla Chiesa locale. E proprio in questi giorni di‘solleone’, con chiappe all’aria e tutti sdraiati sotto l’ombrellone, c’è gente in difficoltà di vita causa freddo. Temperature insolitamente basse – riferisce l’agenzia missionaria della Santa Sede ‘Fides’ – stanno colpendo quasi tutta la parte meridionale dell’America Latina. In Perù è stato dichiarato lo stato di emergenza in 16 delle 25 regioni nelle quali è suddiviso il territorio peruviano. Il freddo ha causato diversi morti e gravi danni materiali. L’ondata di gelo è caratterizzata da temperature che raggiungono i 23 gradi sotto lo zero in alcune aree della regione meridionale di Puno, confinante con la Bolivia.

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VOGLIAMO LA PACE IN TERRA SANTA. PASSA DAL CALVARIO E DAL SEPOLCRO LA VITTORIA SULLA MORTE E LA PACE

JERUSALEM – Vorremmo diventare uomini e giovani di pace, ma di quale pace? La Terrasanta può aiutare a comprendere il concetto di pace, alla luce di un’altra dimensione. Gesù è venuto a portare il fuoco nel mondo, ma è venuto anche a sacrificare se stesso per compiere un miracolo nell’intimo del cuore di ciascuno di noi. Siamo davvero pronti ad accogliere questa pace? Se il cammino ci incuriosisce almeno, proprio questa terra di Gesù deve essere visitata, prima o poi nella vita. E’ davanti al dramma del Calvario con la crocifissione ed i chiodi che ancora colpiscono le mani di quell’uomo buono e giovane che si può iniziare a ritrovare la speranza, rafforzare la fede, pensare davvero al concetto di carità! E giu’ un chiodo! E poi un altro! E poi la lancia. Mandiamo a morire su una croce un uomo libero, senza pretese, se non quelle della giustizia che entra nella terra, senza neanche un processo.

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VOGLIAMO LA PACE IN TERRA SANTA. DAL MONTE DELLE BEATITUDINI, AL RINNOVO DELLE PROMESSE BATTESIMALI.

BETLEMME – Una seconda giornata intensa, senza un attimo di sosta dove, al di la della nostra personale arroganza, sarebbe quasi umanamente impossibile commettere peccati! Eppure Gesù qui nella sua terra ci chiama ad elevare ulteriormente il nostro Spirito, proprio in nome di quella pace che Lui rappresenta. La pace che si fa carne ed entra nel mondo. Alle 8 di mattina la Celebrazione dell’Eucarestia di fronte alla grotta dell’Annunciazione, dove Maria pronuncia il suo ‘si’: una donna che contribuisce alla salvezza, a portare la pace eterna nel cuore di ogni altro uomo. E quel bimbo che nascerà sarà testata d’angolo e chicco di grano. Vivere il mistero della fede di fronte quella grotta apre a questo mistero e non lascia vuoti di fede.

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SICILIA – HANNO PRESO IL VIA LE CELEBRAZIONI DELLA FESTA DEL PREZIOSISSIMO SANGUE.

RAGUSA – Un intenso momento di catechesi. Fortemente voluto dal gruppo giovani della parrocchia. Caratterizzato da canti, testimonianze e riflessioni. Alla presenza del vescovo della diocesi di Ragusa, mons. Paolo Urso. Si è tenuto ieri sera il primo appuntamento del programma religioso della Festa del Preziosissimo sangue di Gesù Cristo. Il parroco, padre Roberto Asta, e il vicario parrocchiale, padre Giuseppe Russelli, hanno accolto il vescovo che ha voluto essere presente all’incontro di spiritualità tenutosi nel cortile retrostante la parrocchia. Ad aprire la riflessione i canti di ispirazione cristiana del gruppo Joyful mentre, subito dopo, gli animatori del gruppo giovani hanno letto alcuni passi del documento di Papa Benedetto XVI sulla carità. Non sono mancate le testimonianze della ministra straordinaria dell’Eucaristia, Pina Venga, e del sacerdote Franco Ottone per affrontare il rapporto tra Eucaristia e sacerdozio.

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