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PECHINO E SANTA SEDE: L’UNITÀ DELLA CHIESA PRIMA DEI RAPPORTI DIPLOMATICI

CHIESA NEL MONDO (Roma) – La Chiesa in Cina e il Vaticano si stanno riprendendo con lentezza dagli shock che hanno subito alla fine dello scorso anno e ormai nella Santa Sede e in Cina vi è chi pensa che non bisogna dare troppa importanza ai rapporti diplomatici. Il primo shock è quello del 20 novembre 2010, quando p. Giuseppe Guo Jincai (nella foto) è stato ordinato vescovo di Chengde (Hebei) senza mandato del papa. L’ordinazione è avvenuta nella chiesa di Pingquan (Chengde) alla presenza di otto vescovi ufficiali legittimi, cioè in comunione con la Santa Sede. Secondo informazioni dei fedeli delle diverse diocesi, i vescovi sono stati forzati a partecipare alla cerimonia, che offende la comunione con il pontefice. Uno shock ancora più duro è stato subito dal Vaticano e dalla Chiesa, quando almeno 40 vescovi sono stati costretti con la forza a prendere parte all’Assemblea dei rappresentanti cattolici cinesi, un organismo che Benedetto XVI considera non in linea con la fede cattolica. Per la Chiesa cattolica i vescovi dovrebbero essere sempre i leader delle assemblee; invece in questa, essi sono membri alla pari con gli altri, e in minoranza. L’Assemblea si è tenuta a Pechino dal 7 al 9 dicembre 2010 ed è servita per eleggere la nuova leadership del Consiglio dei vescovi cinesi (non riconosciuto dal papa perché mancante dei vescovi sotterranei) e dell’Associazione patriottica, i cui scopi sono inconciliabili con la dottrina cattolica.

L’intelligente regia del Partito comunista ha portato all’elezione di Giuseppe Ma Yinglin, vescovo (illecito) di Kunming, come nuovo presidente del Consiglio dei vescovi cinesi; mons. Johan Fang Xinyao di Linyi (in comunione con papa) è invece il nuovo capo dell’Associazione patriottica. In questo modo, un organismo composto da vescovi, viene guidato da una persona non in comunione col papa; nell’altro caso, un vescovo in comunione col papa viene posto a capo di un organismo contrario alla fede cattolica. Lo scopo di tutte queste decisioni era di rendere difficile la riconciliazione fra Chiesa ufficiale e sotterranea, dopo la Lettera del pontefice (del 2007) che esortava a una sempre maggiore unità. E bisogna dire che questa unità stava dando alcuni frutti. In entrambi i casi il Vaticano ha pubblicato due dichiarazioni criticando con forza l’Associazione patriottica e la persona che sembra essere dietro tutti questi gesti, il laico Antonio Liu Bainian, vicepresidente dell’Associazione. Pur rivolgendosi al governo con rispetto e lasciando uno spiraglio per possibili dialoghi futuri, i documenti denunciano l’evidente mancanza di libertà religiosa e gli “atti inaccettabili e ostili”.

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INTENZIONE MISSIONARIA DI MARZO PER LA CHIESA IN CINA ALLA LUCE DELLA LETTERA DI BENEDETTO XVI.

PREGHIERA – Perché i Vescovi, i presbiteri, le persone consacrate e i fedeli laici della Chiesa Cattolica nella Repubblica Popolare di Cina, alla luce della lettera loro indirizzata dal Papa Benedetto XVI, si impegnino ad essere segno e strumento di unità, di comunione e di pace”. La Cina è attualmente un Paese con delle caratteristiche del tutto speciali. In essa si combina una cultura millenaria, con le sue tradizioni spirituali e filosofiche antichissime, insieme ad uno sviluppo tecnico che cresce in maniera vertiginosa causando gravi problemi ai valori sociali e spirituali. Si presentano così in maniera congiunta esperienze contrastanti: da una parte si constata tra i giovani la ricerca dei valori spirituali, in special modo della fede cristiana, e allo stesso tempo si danno forme di materialismo edonista che seduce molti individui.La Chiesa cattolica ha vissuto gravi tensioni nel corso dell’ultimo mezzo secolo. Una delle tensioni più serie e dolorose, a livello strutturale, è stata quella di quanti volevano una Chiesa nazionale e di quanti hanno lavorato e sofferto per una Chiesa che, pur con caratteristiche cinesi, fosse parte ed in piena comunione con la Chiesa universale e con il Papa. La situazione attuale, di un’unica Chiesa cattolica in Cina, non è priva di difficoltà, anche se non mancano segni di speranza. Partendo da questi fatti, il Santo Padre Benedetto XVI ha espresso il suo desiderio che i cattolici, sia consacrati che laici, vivano in modo tale da essere strumenti di riconciliazione e di pace nella Cina attuale. Non sarebbe positivo che, aggrappandosi ai problemi del passato, i cattolici cinesi restassero chiusi in una posizione difensiva. È necessario che la Chiesa cattolica in Cina comprenda che “è chiamata ad essere testimone di Cristo, a guardare in avanti con speranza e a misurarsi — nell’annuncio del Vangelo – con le nuove sfide che il Popolo cinese deve affrontare” (Benedetto XVI, Lettera ai cattolici cinesi, n. 3). Il Papa ha manifestato il suo desiderio di stabilire relazioni diplomatiche con la Repubblica Popolare di Cina. La Chiesa desidera offrire un servizio disinteressato, in ciò che le compete, a tutti i cattolici e a tutti gli abitanti del Paese.

Per leggere tutto il testo visita:  http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2325

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IL CARD. DIAS INVITA A CELEBRARE LA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA CHIESA IN CINA

CITTA’ DEL VATICANO – Il card. Ivan Dias, responsabile della Congregazione vaticana per l’evangelizzazione dei popoli, ha inviato una lettera ai monasteri contemplativi femminili per “ricordare” l’invito del papa a celebrare il 24 maggio una Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina. Nella lettera, il prefetto di Propaganda Fide afferma che “questa Giornata,… sarà una buona occasione per uno studio approfondito della Lettera pontificia in modo da conoscere meglio la realtà della Chiesa in Cina e i suoi aspetti più significativi. Ciò permetterà di far crescere la comunione con quella Chiesa locale e di alimentarla con una preghiera costante e con iniziative di vario genere”.

L’idea della Giornata di preghiera da celebrare ogni anno il 24 maggio è stata lanciata da Benedetto XVI nella sua Lettera ai cattolici cinesi lo scorso anno. In quel giorno, i cattolici cinesi festeggiano la memoria liturgica di Maria Aiuto dei cristiani, venerata nel santuario di Sheshan, vicino a Shanghai (v. foto).

Nella Lettera il papa chiede ai cattolici cinesi di improntare la Giornata “rinnovando la vostra comunione di fede in Gesù Nostro Signore e di fedeltà al Papa, pregando affinché l’unità tra di voi sia sempre più profonda e visibile” (n. 19). Il pontefice suggerisce ai cattolici, spesso perseguitati, di “amare anche i nostri nemici e di pregare per coloro che ci perseguitano”.

Benedetto XVI domanda anche a tutti i cattolici del mondo di unirsi nella preghiera in quel giorno per testimoniare “la loro fraterna solidarietà e sollecitudine per voi [i cattolici della Cina], chiedendo al Signore della storia il dono della perseveranza nella testimonianza, certi che le vostre sofferenze passate e presenti per il Santo Nome di Gesù e la vostra intrepida lealtà al Suo Vicario in terra saranno premiate, anche se talvolta tutto possa sembrare un triste fallimento”.

Il “triste fallimento” in questi giorni è molto reale. Ogni anno i cattolici ufficiali e sotterranei organizzano pellegrinaggi da tutto il Paese verso Sheshan, che è santuario mariano nazionale. Quest’anno, proprio in concomitanza con l’invito del papa all’unità della Chiesa all’interno e con lui, le autorità del governo di Shanghai hanno proibito alle diocesi di organizzare pellegrinaggi a Sheshan per tutto il mese di maggio e hanno vietato ad alberghi e ristoranti di offrire ospitalità ai pellegrini.

Le imposizioni del governo sembrano motivate dal timore di assembramenti che possono andare fuori controllo in un periodo caratterizzato dalla tensione post-terremoto, dalla repressione in Tibet e dal desiderio della Cina di mostrare alla vigilia delle Olimpiadi, una situazione pacificata di fronte al mondo. Ma vi è chi vi legge un tentativo di boicottaggio dell’invito del pontefice.

Il p. Ciro Biondi, segretario della PUM (Pontificia unione missionaria), in un messaggio che accompagna la Lettera del card. Dias, ricorda alle contemplative la tradizione della devozione a Sheshan e domanda ad esse di compiere un “pellegrinaggio di preghiera”, unendosi al papa e al popolo cinese per “chiedere pace per quella nazione che sta vivendo momenti di grande tensione internazionale”.

In Italia molte diocesi si apprestano a celebrare la Giornata con pellegrinaggi e preghiere. Fra tutti va sottolineato il gesto proposto dai cattolici cinesi in Italia. Per la prima volta, essi sono invitati dall’Ufficio Migrantes della Conferenza episcopale italiana, a partecipare alla messa (in italiano e cinese) che si terrà il 24 maggio alle ore 11.30 nella basilica di santa Maria Maggiore a Roma. Nel pomeriggio è previsto un incontro presso l’Università Urbaniana e all’indomani la partecipazione all’Angelus del papa in piazza san Pietro.

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