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ONU E AIEA: “TOKYO HA TRASCURATO IL RISCHIO DELLO TSUNAMI CHE HA DANNEGGIATO LE CENTRALI NUCLEARI”

ESTERI (Tokyo) – In un rapporto consegnato al governo di Tokyo, l’ente nucleare delle Nazioni Unite insieme all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha dichiarato che il Giappone ha trascurato il rischio dello tsunami che ha danneggiato le centrali nucleari a Fukushima. Inoltre l’Aiea afferma che, dopo la crisi verificatasi all’impianto nucleare di Fukushima, Tokyo dovrà tenere sotto controllo i rischi che possono minare la salute dei cittadini. Secondo le dichiarazioni dell’Aiea, il Paese non è stato in grado di prevedere la possibilità di uno tsunami che superasse il muro di difesa (dai cinque ai sette metri) della centrale nonostante gli avvertimenti sia degli enti statali sia degli scienziati della Tokyo Electric Power Company (Tepco) che gestisce l’impianto. 

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AL VIA LE VACANZE ESTIVE: DOPO LE COLONIE MARINE E MONTANE ANCHE LA SCUOLA DIVENTA UN CAMPEGGIO

GIOVANI (Italia) – La scuola sta per concludersi e i ragazzi, per tre mesi, andranno in vacanza. Un problema che per i genitori che lavorano si presenta ogni anno, perché non hanno molta disponibilità di tempo da dedicare ai propri figli. Così alcuni Comuni italiani, pur con i bilanci sempre più critici, hanno deliberato che una scuola su quattro rimarrà aperta – dalle materne alle medie – affinché madri e padri non si affannino, prima delle agognate ferie, nella ricerca di una struttura che accolga i loro ragazzi. 

Negli ultimi due anni, la richiesta di campi estivi è aumentata un po’ ovunque in Italia: +10% a Torino e Milano, +5% a Bolzano dove le attività estive si svolgono soprattutto all’aperto, +15% a Roma e Napoli. Il personale che si occupa di accudire i bambini proviene da cooperative e associazioni, perlopiù del mondo cattolico, e il servizio dura fino alla fine di luglio. Ci si chiede: è giusto far rimanere i bambini, due mesi in più, a scuola? “Meglio a scuola, nei parchi e nei musei cittadini, con personale comunque già utilizzato in questo genere di attività”, dice Aldo Fortunati, direttore della ricerca dell’Istituto degli Innocenti di Firenze, l’osservatorio nazionale più autorevole in materia di servizi per l’infanzia. Aggiunge poi: “Se le scuole materne e quelle elementari non restassero aperte sotto forma di centri estivi, si verificherebbe il paradosso che mentre i nidi per la fascia 0-3 anni funzionano, i bimbi più grandi dovrebbero rimanere a casa”. 

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“IL SOGNO ITALIANO: ALBANIA-PUGLIA VENT’ANNI DOPO”, AD OTRANTO UN CONVEGNO DI STUDI SULL’ACCOGLIENZA

SOLIDARIETA’ (Otranto) – Il sogno italiano: Albania-Puglia vent’anni dopo”, nel contesto delle celebrazioni per il ventennale degli sbarchi dei cittadini albanesi sulle coste italiane. Il convegno si svolge presso il Castello Aragonese e, spiegano gli organizzatori, è “un’occasione importante” perché tutta l’Italia possa “ricordare lo slancio amorevole, di autentica carità cristiana, con il quale Otranto aprì il cuore, le braccia e le porte ad una sofferente minoranza oppressa a poche miglia dalle coste italiane”.

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BENEDETTO XVI AL REGINA COELI LANCIA UN APPELLO PER LIBIA E SIRIA: “DIALOGO PREVALGA SULLA VIOLENZA”

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – Un nuovo forte appello a riaprire negoziati per il “drammatico conflitto” in Libia e a fermare lo spargimento di sangue in Siria è emerso nelle parole del Santo Padre Benedetto XVI alla recita del Regina Coeli. Poi, preghiere nell’odierna Giornata mondiale delle vocazioni e il ricordo del sacerdote tedesco beatificato oggi in Baviera. Benedetto XVI inoltre ha chiesto di non dimenticare Dio nel nostro mondo tecnologico e di pregare per tutti i vescovi e dunque anche per il Papa, vescovo di Roma. 

Nelle sue parole prima della recita della preghiera mariana, Benedetto XVI sottolinea di seguire con apprensione quello che definisce “il drammatico conflitto armato che in Libia ha causato un elevato numero di vittime e di sofferenze soprattutto tra la popolazione civile”: 

“Rinnovo un pressante appello perché la via del negoziato e del dialogo prevalga su quella della violenza, con l’aiuto degli Organismi internazionali che si stanno adoperando nella ricerca di una soluzione alla crisi. Assicuro, inoltre, la mia orante e commossa partecipazione all’impegno con cui la Chiesa locale assiste la popolazione, in particolare tramite le persone consacrate presenti negli ospedali”.

Poi il pensiero va anche alla Siria dove – dice – è urgente ripristinare una convivenza improntata alla concordia e all’unità:

“Chiedo a Dio che non ci siano ulteriori spargimenti di sangue in quella Patria di grandi religioni e civiltà, ed invito le Autorità e tutti i cittadini a non risparmiare alcuno sforzo nella ricerca del bene comune e nell’accoglienza delle legittime aspirazioni a un futuro di pace e di stabilità”.

Con il pensiero rivolto a tutti, Benedetto XVI sottolinea che la voce di Dio nel mondo di oggi “rischia di essere sommersa in mezzo a tante altre voci”.

“Gli uomini hanno sempre bisogno di Dio, anche nel nostro mondo tecnologico, e ci sarà sempre bisogno di Pastori che annunciano la sua Parola e fanno incontrare il Signore nei Sacramenti”.

E in particolare nella Giornata mondiale delle Vocazioni invita alla preghiera “perchè non manchino mai validi operai nella messe del Signore”. :

“Vi invito pertanto a una speciale preghiera per i vescovi – compreso il vescovo di Roma! –, per i parroci, per tutti coloro che hanno responsabilità nella guida del gregge di Cristo, affinché siano fedeli e saggi nel compiere il loro ministero”.

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SCRITTORI, INTELLETTUALI E ATTIVISTI… IN DUE GIORNI ARRESTATE IN SIRIA OLTRE 1.000 PERSONE

MEDIO ORIENTE (Daraa, SIRIA) – Con oltre 1.000 arresti in due giorni, il regime siriano continua la repressione delle proteste pro democrazia. Secondo la National Organization for Human Rights in Syria, le autorità stanno arrestando soprattutto scrittori, intellettuali e attivisti noti per essere a favore delle riforme, con l’accusa di “macchiare il prestigio dello Stato”. Il reato prevede una condanna a tre anni di carcere. La maggior parte degli arresti sono avvenuti a Daraa, città sud occidentale della Siria centro delle proteste iniziate lo scorso 15 marzo.

La dura repressione del presidente Bashar al-Assad per riprendere il controllo del Paese, sta trasformando le città siriane in campi militari. In meno di due settimane l’esercito ha invaso con migliaia di soldati le città di Daraa, Baida e da ieri ha messo sotto assedio Baniyas. Fonti locali dichiarano che a Daraa, dopo l’invasione dello scorso 26 aprile, l’esercito ha arrestato quasi 500 persone e in questi giorni ha organizzato un mega interrogatorio dentro lo stadio cittadino. Chi riesce a fuggire da Daraa dice che la città è completamente in mano a esercito e polizia, che hanno blindato anche gli ospedali, interrogando feriti e moribondi. Per prendere il controllo di Baniyas, città di 50.000 abitanti a maggioranza sunnita, le autorità del regime stanno armando le milizie alawite fedeli al clan degli Assad residenti nei villaggi limitrofi. Fonti locali affermano che l’esercito ha già il controllo dei quartieri settentrionali e meridionali della città e sta avanzando verso il centro.

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BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS INVOCA L’INCOLUMITÀ PER LA POPOLAZIONE LIBICA E ACCESSO AD AIUTI UMANITARI

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – I responsabili dei governi e delle forze armate abbiano a cuore “l’incolumità” dei civili in Libia e assicurino loro gli aiuti umanitari. Sono i due aspetti che, all’Angelus di stamattina in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha chiesto siano garantiti dalla comunità internazionale, dopo che nel pomeriggio di ieri la coalizione formatasi in seguito alla risoluzione 1973 dell’Onu ha aperto le ostilità contro lo Stato nordafricano, con i primi bombardamenti aeronavali. Il Papa ha invocato il ritorno della concordia in Libia e in tutta la regione del Nord Africa. La Libia è sconvolta dalle nubi della guerra, il Papa prega perché su di essa si schiuda presto un “orizzonte di pace”.

Le ultime parole dell’Angelus sono per un appello sofferto, per giorni custodito con preoccupazione nel cuore da Benedetto XVI, trasformato in preghiera durante gli esercizi spirituali della Quaresima, e oggi liberato pubblicamente davanti alle migliaia di persone che a mezzogiorno lo hanno ascoltato in Piazza San Pietro: “Seguo ora gli ultimi eventi con grande apprensione, prego per coloro che sono coinvolti nella drammatica situazione di quel Paese e rivolgo un pressante appello a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano a cuore, anzitutto, l’incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l’accesso ai soccorsi umanitari. Alla popolazione desidero assicurare la mia commossa vicinanza, mentre chiedo a Dio che un orizzonte di pace e di concordia sorga al più presto sulla Libia e sull’intera regione nord africana”. La Libia, dunque, ma anche tutte le altre nazioni della fascia settentrionale africana, da molte settimane preda di violenti sconvolgimenti interni, che nello Stato libico hanno toccato le punte più drammatiche. Stridente allora il contrasto tra il tenore delle ultime parole dell’Angelus e quello della riflessione offerta da Benedetto XVI prima della preghiera mariana. Dall’odio della guerra a una delle pagine più intensamente descrittive del Vangelo, quelle della Trasfigurazione, di cui parla la liturgia della seconda domenica di Quaresima. Pagine dove letteralmente brilla, ha ricordato il Papa, “la gloria divina di Gesù” molto più della luce del sole, “la più intensa che si conosca”, eppure inferiore a quella che i discepoli videro sul Tabor: “La Trasfigurazione non è un cambiamento di Gesù, ma è la rivelazione della sua divinità, ‘l’intima compenetrazione del suo essere con Dio, che diventa pura luce. Nel suo essere uno con il Padre, Gesù stesso è Luce da Luce’. Pietro, Giacomo e Giovanni, contemplando la divinità del Signore, vengono preparati ad affrontare lo scandalo della croce”.

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ELEZIONI COMUNALI, IL 15 E IL 16 MAGGIO ALLE URNE ANCHE I CITTADINI COMUNITARI

SOCIETA’ / IMMIGRAZIONE (Italia) – Domenica 15 e lunedì 16 maggio in oltre mille Comuni italiani si voterà per scegliere sindaci e consiglieri comunali. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha fissato gli appuntamenti elettorali e giovedì scorso li ha comunicati al Consiglio dei Ministri. Nei Comuni con oltre 15.000 abitanti, se nessuno dei candidati a sindaco conquisterà al primo turno più del 50% dei voti, ci sarà anche un secondo turno il 29 e 30 maggio, in cui si sfideranno i due candidati più votati. Un appuntamento al quale sono chiamati anche i cittadini comunitari che risiedono regolarmente in quei Comuni.

I romeni, i polacchi e tutti gli altri cittadini di Paesi dell’Unione Europea possono votare alle elezioni comunali e anche essere eletti come consiglieri, ma non possono aspirare alle cariche di sindaco o vicesindaco. Per godere di questo diritto, i cittadini comunitari devono iscriversi in una lista elettorale aggiunta, presentando, entro il prossimo 4 aprile, una domanda indirizzata al sindaco presso l’ufficio elettorale del Comune. Molti Comuni hanno già preparato dei moduli precompilati. Laddove i moduli invece non ci fossero, è sufficiente fare una richiesta su carta semplice, in cui vanno inseriti i propri dati e la dichiarazione che anche in patria si gode del diritto di voto. Gli iscritti alla lista ricevono la tessera elettorale, che sarà valida per tutte le elezioni successive.

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17 MARZO 2011, NOTTE BIANCA PER LA FESTA DELL’UNITA’ NAZIONALE: “UNA BANDIERA PER OGNI FINESTRA”

SPECIALE 150 ANNI (Italia) – Tra il 16 e il 17 marzo scatta, in tutta Italia, l’operazione “notte bianca” per dare il via ai festeggiamenti in occasione della ricorrenza dei 150 anni dell’Unità nazionale: da Trento a Napoli, da Venezia a Catania, da Alessandria a Cagliari, Terni, Prato, Firenze, Livorno si mobiliteranno per organizzare eventi, visite guidate nei luoghi storici con musei aperti, il tutto ad ingresso gratuito come vuole la tradizione della notte bianca. Non c’è spazio solo per il divertimento ma anche per l’arte e per lo spirito: è possibile far visita presso le chiese per chiudersi in preghiera o semplicemente per ammirare le bellezze artistiche e delle basiliche. C’è spazio anche per quelle persone che, impegnate quotidianamente con il proprio lavoro, possono tranquillamente fare shopping durante la notte bianca tricolore: i negozi sono, eccezionalmente, aperti e a messi a disposizione della clientela.

Il messaggio che hanno lanciato i sindaci, in rappresentanza di ogni regione italiana, è stato quello di vedere “una bandiera in ogni finestra” per dare quel senso di spirito patriottico e, perché no, per dare colore e vivacità alle città. Riguardo la capitale, farà da padrona nei festeggiamenti con oltre 100 eventi e 13 concerti: musica, animazione di strada, spettacoli, fuochi pirotecnici, mostre, musei aperti, conferenze, proiezioni e illuminazioni artistiche dei monumenti. I palazzi del potere saranno aperti al pubblico: Camera, Senato, Ministeri, Banca d’Italia, ma anche il Vicariato di Roma a San Giovanni in Laterano. Molte saranno le chiese aperte al pubblico e illuminate tutta la notte come la borrominiana Sant’Ivo alla Sapienza e quelle del tour barocco. Anche il museo del Vittoriano sarà aperto con la mostra «Alle radici dell’identità nazionale». Spettacoli e concerti saranno allestiti dalla Comunità ebraica (che aprirà al pubblico il Ghetto e il museo), dalle orchestre della Sapienza e dell’Università di Roma 3, dall’Accademia Filarmonica Romana, dall’Accademia Nazionale della Danza e da quella di S.Cecilia, dal Teatro dell’Opera e per finire dalle Scuderie del Quirinale. Alle 19, in Piazza del Campidoglio, si esibirà la Banda dei Vigili Urbani con una diretta tv della trasmissione di Rai Uno “150” alle ore 21.15 da Piazza del Quirinale. Vi sarà un’ulteriore diretta tv con la trasmissione in Via dei Fori imperiali che accoglierà le proiezioni architetturali di Danny Rose sul prospetto dei Mercati di Traiano, nonché lo spettacolo musicale «Toccata e Fuga», un’esibizione di danza a cura dell’Accademia Nazionale di Danza. La Notte Tricolore proseguirà alle 23.15 al Vittoriano con il Concerto della Banda Interforze, realizzato in collaborazione con il Ministero della Difesa. A seguito dell’Inno di Mameli, il giorno dell’Unità sarà salutato a mezzanotte con uno spettacolo pirotecnico dal Parco del Celio.

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IN CARCERE SI VA PERCHE’ PUNITI NON PER ESSERE PUNITI

RIFLESSIONE – Privazione della libertà personale nel rispetto della dignità di ogni cittadino detenuto. In questo inciso, lo scopo e l’utilità per ogni forma di prevenzione e risocializzazione possibili. Eppure qualcosa sfugge alla razionalità degli sforzi profusi per rendere il carcere un luogo di pena ma anche un tragitto di vita e di speranza. “Nessuno può essere sottoposto a tortura o a trattamenti o pene inumani o degradanti”, parole, una dietro l’altra, messe in fila per meglio fare chiarezza di una dimensione sottaciuta, mai del tutto svelata, parole che hanno il carico dell’obbligo assoluto e inderogabile. Sul carcere, sulle persone detenute, sulla colpa, il martello della bugia non conosce stanchezze, si alimenta sulla conflittualità quotidiana, che fa della comunicazione un’arma contundente, perché quasi certamente verrebbe alla luce una ordinaria follia di sopravvivenza. C’è un tentativo di ridurre ogni cosa a una sorta macabro gioco infantile, vittimismo, pietismo, solidarietà stiracchiata qua e là, non fanno del bene all’Istituzione carceraria, tanto meno alla popolazione detenuta, bensì, rischiano di annientare le ultime resistenze umanitarie, di cancellare maturità e speranze, di stroncare quel che rimane del senso di Giustizia, quel principio autorevole che consegna e difende il rispetto della dignità di ciascuno, anche in un penitenziario, persino all’interno di una cella incredibilmente sovraffollata.

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LA VOCE DEI CRISTIANI È IL GRIDO DI DOLORE DELL’UMANITÀ. INTERVISTA AL CARDINALE APPIAH TURKSON

ROMA – “Il rischio è che adesso liquidino la strage di Alessandria d’Egitto come un imprevedibile atto terroristico. Ma non è così. È un grave episodio di intolleranza religiosa: contro i cristiani in primo luogo, ma anche contro tutti gli egiziani”. Il cardinale Peter Kodwo Appiah Turksonpresidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, non nasconde le sue preoccupazioni dopo l’attentato alla comunità copta ortodossa nella metropoli egiziana. “È la tragica conferma – aggiunge – della lucida visione manifestata da Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2011: un testo nel quale il Papa mette esplicitamente in guardia dai pericoli che può comportare per tutti il mancato rispetto della libertà religiosa”. Nel tracciare un bilancio del suo primo anno alla guida del dicastero, il porporato sottolinea proprio la drammatica attualità del tema del messaggio pontificio e invita a tenere alta la guardia di fronte ai ripetuti episodi di violenza che continuano a colpire le minoranze religiose.

Quali scenari si aprono ora per i cristiani in Egitto dopo la strage di capodanno?

Il timore è che si finisca per attribuire la responsabilità a gruppi terroristici. Sarà anche vero, ma ciò non deve far dimenticare che sono stati uccisi degli egiziani: e questo è avvenuto nel loro stesso Paese, nelle loro strade, tra le loro case. Uno Stato deve difendere i suoi cittadini, non deve consentire che vivano nel terrore, senza protezione. Per i cristiani questo accade troppo spesso, quasi che fossero cittadini privi di cittadinanza. Ricordo che quando qualche tempo fa l’Egitto fu preso di mira da attentati terroristici contro i turisti – una fonte di ricchezza per la nazione – vennero presi immediatamente provvedimenti efficaci per la sicurezza di quanti si recavano in visita al Paese. Io auspico che siano messe in atto le stesse misure per garantire l’incolumità dei cristiani.

Nel suo messaggio il Papa lega il rispetto della libertà religiosa alla costruzione della pace. Garantire questo diritto fondamentale è sufficiente per assicurare oggi la concordia tra i popoli?

Il mondo di oggi sembra essere stanco di Dio. È meno tollerante, meno disponibile nei confronti delle manifestazioni della religione. È un mondo che vuole allontanare Dio il più possibile, che non è più capace di amare. Un mondo in cui ognuno ha paura dell’altro, di ciò che avverte come minaccia, di ciò che può sconvolgere i suoi piani. Purtroppo è questo il frutto di una cultura negativa che va sempre più diffondendosi. Aumenta la sensazione di insicurezza, di impotenza nei confronti del male stesso. La religione rappresenta quella dimensione positiva che non trova spazio in questo mondo.

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MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2011: “LIBERTÀ RELIGIOSA, VIA PER LA PACE”

CITTA’ DEL VATICANO – E’ stato presentato oggi nella Sala Stampa vaticana il Messaggio di Benedetto XVI per la 44.ma Giornata mondiale della pace che sarà celebrata il primo gennaio 2011 sul tema “Libertà religiosa, via per la pace”.

Il Papa, all’inizio del Messaggio, ricorda che anche quest’anno è stato segnato “dalla persecuzione, dalla discriminazione, da terribili atti di violenza e di intolleranza religiosa”. Il suo pensiero si rivolge in particolare alle sofferenze della comunità cristiana dell’Iraq, colpita da continue violenze che inducono molti fedeli a emigrare. Ma è in tutto il mondo che i discepoli di Cristo sono colpiti. “I cristiani – è la forte denuncia di Benedetto XVI – sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede”. In Occidente, poi – nota – vi sono “forme più silenziose e sofisticate di pregiudizio e di opposizione verso i credenti”, che “si esprimono talvolta col rinnegamento della storia e dei simboli religiosi nei quali si rispecchiano l’identità e la cultura della maggioranza dei cittadini”. Si tratta di forme che fomentano spesso l’odio, il pregiudizio e l’emarginazione dei credenti nel dibattito pubblico contraddicendo il pluralismo e la laicità delle istituzioni che vorrebbero difendere.

Il Papa ricorda che “il fondamentalismo religioso e il laicismo sono forme speculari ed estreme di rifiuto del legittimo pluralismo e del principio di laicità. Entrambe, infatti, assolutizzano una visione riduttiva e parziale della persona umana”. “L’ordinamento giuridico a tutti i livelli, nazionale e internazionale, quando consente o tollera il fanatismo religioso o antireligioso, viene meno alla sua stessa missione, che consiste nel tutelare e nel promuovere la giustizia e il diritto di ciascuno” ed “espone la società al rischio di totalitarismi politici e ideologici, che enfatizzano il potere pubblico, mentre sono mortificate o coartate, quasi fossero concorrenziali, le libertà di coscienza, di pensiero e di religione”. Per Benedetto XVI è “inconcepibile” che i credenti “debbano sopprimere una parte di se stessi – la loro fede – per essere considerati cittadini attivi”. Il relativismo morale – spiega – invece di costruire una pacifica convivenza, provoca divisione e negazione della dignità degli esseri umani. “Il patrimonio di principi e di valori espressi da una religiosità autentica è una ricchezza per i popoli”. “Nel rispetto della laicità positiva delle istituzioni statali, la dimensione pubblica della religione deve essere sempre riconosciuta. A tal fine è fondamentale un sano dialogo tra le istituzioni civili e quelle religiose”. Tutto ciò “non costituisce in nessun modo una discriminazione di coloro che non ne condividono la credenza, ma rafforza, piuttosto, la coesione sociale, l’integrazione e la solidarietà”.

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CHIUDE LA CAMPAGNA DELLA CARITAS EUROPA PER LA LOTTA ALLA POVERTÀ E ALL’ESCLUSIONE SOCIALE

ZERO POVERTY – Con una tavola rotonda si è conclusa ieri pomeriggio a Bruxelles la Campagna “Zero Poverty”, promossa dalla Caritas Europa nell’Anno Europeo 2010 per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Roberta Gisotti ha intervistato don Livio Corazza, responsabile della Caritas Italiana per l’Europa:

D. – Don Livio, la campagna “Zero poverty” mirava soprattutto ad una presa d’atto della povertà spesso nascosta e che affligge milioni di famiglie, ma la povertà – si dice – non fa notizia se non è collegata ad eventi drammatici. Allora qual è stato il bilancio di questa campagna?

R. – E’ stato positivo perché per la prima volta le Caritas di tutta Europa si sono unite in un’unica campagna. Questo ci aiuta anche ad allargare il cerchio di quanti che con noi possano contribuire alla lotta alla povertà. Le Caritas diocesane sono state protagoniste e quasi tutte hanno promosso delle iniziative, coinvolgendo non soltanto il circuito ecclesiale ma anche persone appartenenti ad istituzioni sociali e civili. Certamente ci sono stati anche aspetti negativi: qualcuno ha sottovalutato questa opportunità e molte amministrazioni locali e statali non si sono molto interessate nel sensibilizzare i cittadini. Gli stessi mezzi di comunicazione sociale hanno trascurato questa campagna. Noi abbiamo potuto vedere come della povertà – come lei stessa diceva giustamente – ci si occupa soltanto di fronte a situazioni gravi: basta ricordare proprio quest’anno la vicenda dei rom. Devo dire, però, che nonostante questo, credo che in molti sia cresciuta la sensibilità sul fatto che la povertà è una questione che interessa tutti: non è soltanto il problema di qualcuno e non si può di conseguenza sempre delegare ad altri il compito di risolverlo.

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40MILA E-MAIL E UNA PETIZIONE ANTI-BLASFEMIA. MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE PER SALVARE ASIA BIBI.

ISLAMABAD – La mobilitazione internazionale per la salvezza di Asia, Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia, sta dando i primi risultati: grazie all’impegno di associazioni cristiane, gruppi che tutelano i diritti umani, semplici cittadini, gli uffici governativi del Pakistan sono stati inondanti, in pochi giorni, da circa 40mila messaggi e-mail che chiedono la liberazione della donna.

La Chiesa in Pakistan e le comunità cristiane a livello internazionale hanno rilanciato la petizione per l’abolizione della legge sulla blasfemia, diffusa un anno fa: grazia a una iniziativa della “Commissione Giustizia e Pace” dei Vescovi pakistani, condivisa da numerose altre associazioni, sono state raccolte in Pakistan oltre 75mila firme per chiedere al governo l’abrogazione della norma. L’iniziativa ha varcato i confini nazionali ed è stata raccolta dall’opera “Aiuto alla Chiesa che Soffre”: in Francia il Segretariato dell’Opera ha raccolto e consegnato di recente al governo francese otre 10.600 mila firme, mentre il Segretariato italiano di ACS in poche settimane ha raggiunto quota 1.400 adesioni e si appresta a rilanciare la petizione in occasione della presentazione del Rapporto 2010 sulla Libertà religiosa che si terrà il 24 novembre a Roma. Il provvedimento continua a destare un acceso dibattito nella società pakistana. La Chiesa, la “Commissione Nazionale per i Diritti Umani” e altri gruppi della società civile, anche musulmani, contestano apertamente la legge e ne chiedono l’abolizione. Oggi domandano al governo di aprire un tavolo ufficiale in Parlamento per riesaminarla. Il Ministro Federale per le Minoranze religiose, Shahbaz Batti, ne promuove la “revisione”. La Conferenza degli “Jamiat Ulema del Pakistan” (JUP), in rappresentanza di oltre 30 partiti religiosi, la ritiene invece “intoccabile” e minaccia dure proteste in caso contrario. Fonti locali di Fides notano che, negli ambienti islamici fondamentalisti, “è in atto un tentativo di definire ‘blasfemo’ chiunque vuole abolire la legge sulla blasfemia. Ciò potrebbe fomentare ulteriormente l’odio religioso nella società”. La “Legge sulla blasfemia” include gli articoli 295b, 295c, 298a, 298b e 298c del Codice Penale pakistano e prevede il carcere o anche la pena capitale per quanti insultano o dissacrano il nome del Profeta Maometto e del Corano. (PA)

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IN PARTENZA PER IL PELLEGRINAGGIO DI PACE. ED ARRIVANO BUONE NOTIZIE DA ISRAELE

GERUSALEMME – Mancano poche ore all’arrivo in Terrasanta del II Pellegrinaggio ‘Vogliamo la pace in Terrasanta’ curato dai Papaboys, in collaborazione con l’Apostolato ‘Giovani per la vita’ ed i gruppi di Adunanza Eucaristica, che saranno nei luoghi di Gesù dal 18 al 22 giugno. Giungono in questa mattinata da Israele notizie di distensione di rapporti: il gabinetto israeliano – scrive l’Agenzia Ansa – per la sicurezza ha deciso oggi diallentare la morsa attorno alla striscia di Gaza, approvando una serie di misure per facilitare l’ingresso di “beni a uso civile” e di “materiali per progetti civili”. Stando al comunicato governativo emesso al termine della seduta, “cambierà il sistema in vigore per ampliare l’ingresso di prodotti civili nella striscia di Gaza”; inoltre “sarà ampliato in modo controllato l’ingresso di materiali (come cemento e ferro, ndr) per progetti civili che sono sotto supervisione internazionale”.

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IL BIANCO NATALE DEI REGALI E QUELLO ROSSO SANGUE DEI MARTIRI. UNA RIFLESSIONE PER CAPIRE UN SENSO..

QUALE NATALE? – La gioia non può essere piena, sapendo che il Natale è “in rosso” per tanti nostri fratelli. Ai nostri ragazzi e alla nostra gente va detto, che sappiano vivere il Natale con sobrietà e solidarietà, per ragioni di giustizia. – Mentre nel nostro Nord si parla di Natale “in bianco”, di “White Christmas”, approvato anche da autorità che contano, dove i sacrificati sono i soliti immigrati da allontanare, da mettere al margine per la sicurezza dei cittadini. Mentre la Chiesa, nel nome del Papa, chiede a Stati e organismi internazionali di rispettare i loro diritti, di favorire istruzione, lavoro e integrazione per i bambini immigrati e interviene concretamente in loro aiuto negli oratori, nelle varie Caritas, nei gruppi di volontariato. Mentre accade tutto questo, nel mondo il Natale si colora di “rosso”. Non quello dei vari Babbi Natale, che ornano i mercati del consumismo, delle “stelle rosse”, vendute anche a scopo benefico, ma quello del martirio anonimo, nascosto, dimenticato, confinato tra le notizie di poco conto, di tanti nostri fratelli cristiani, che subiscono violenza per la loro Fede e di altri, appartenenti ad altre religioni, che la miseria e la fame “falcidiano” ogni giorno.

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L’ARTE DEGLI ITALIANI – CHI FA DA SE FA PER TRE.

ROMA – Da tempo gli italiani hanno imparato ad arrangiarsi mentre lo Stato continua a non far nulla per alleviare il loro disagio. Penso ai milioni di cittadini che vivono sotto la soglia di povertà e mi chiedo come fanno con una pensione per lo più inferiore ai 500 euro al mese a pagare la pigione di casa, a vestirsi, a curarsi e ad alimentarsi. Si arrangiano. Cosa fanno per curarsi se per una visita specialistica, un ricovero e quanto altro si richiedono loro tempi biblici mentre l’emergenza bussa alle porte? Si arrangiano. Come fanno ad avere giustizia civile, amministrativa e penale nei confronti dello Stato e dei terzi con procedimenti che richiedono anche 10 anni prima della sentenza definitiva? Si arrangiano. Come fanno a convivere con una classe politica inconcludente che di continuo crea solo false speranze e genera forti delusioni? Si arrangiano. Eppure lo Stato sarebbe in grado di tutelarli se solo lo volesse. Se ne frega e i cittadini si arrangiano. E’ questo in buona sostanza il rapporto incompreso tra chi ci governa e i… sudditi. Ancora oggi ci sono dei giovani che si rivolgono a taluni personaggi innominati per recuperare le auto e le moto rubate. Si arrangiano. Alla fine mi chiedo se non abbiamo scoperto un nuovo modello di società dove l’arte dell’arrangiarsi diventa la più alta e raffinata regola di convivenza civile e sociale. Ma non è normale che tutto ciò accada.

Per leggere tutto il testo visita:  http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2150

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