marzo 29, 2011 · 3:59 PM
BENEDETTO XVI (Bogotà) – “Non possiamo rimanere indifferenti” di fronte agli attacchi che subisce oggi la famiglia, cellula fondamentale della società: è quanto afferma Benedetto XVI nel messaggio in occasione dell’incontro in corso a Bogotà, in Colombia, dei vescovi responsabili delle Commissioni episcopali della Famiglia e della Vita in America Latina e nei Caraibi. La famiglia è il “valore più desiderato” dai popoli dell’America Latina. Ma molte famiglie – sottolinea il Santo Padre – soffrono a causa di molteplici “situazioni avverse provocate da rapidi mutamenti culturali, dall’instabilità sociale, dai flussi migratori, dalla povertà, da programmi di educazione che banalizzano la sessualità e da false ideologie”. Di fronte ad un simile scenario, “non possiamo rimanere indifferenti”. “Nel Vangelo – aggiunge il Papa nel messaggio letto dal cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia – troviamo la luce per rispondere a queste sfide senza scoraggiarci”.
Sarà importante, quindi, qualsiasi impegno volto a sostenere la “famiglia, fondata sull’unione indissolubile tra un uomo e una donna”, in modo che “svolga la sua missione di cellula viva della società, sorgente di virtù, scuola di convivenza costruttiva e pacifica, strumento di concordia e ambito privilegiato in cui, con gioia e responsabilità, sia accolta e protetta la vita umana dal suo inizio fino alla sua fine naturale”. Si deve anche continuare ad incoraggiare i genitori “nel loro diritto e responsabilità fondamentale di educare le nuove generazioni alla fede e ai valori che nobilitano l’esistenza umana”. Il Papa si dice quindi certo che che la Missione Continentale promossa ad Aparecida possa rilanciare, nei Paesi dell’America Latina e dei Caraibi, la pastorale familiare. Le famiglie cristiane – conclude il Pontefice – sono chiamate ad essere “un vero soggetto di evangelizzazione e di apostolato” e a “prendere coscienza della loro preziosa missione nel mondo”.
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gennaio 5, 2011 · 10:14 am
ROMA – “Il rischio è che adesso liquidino la strage di Alessandria d’Egitto come un imprevedibile atto terroristico. Ma non è così. È un grave episodio di intolleranza religiosa: contro i cristiani in primo luogo, ma anche contro tutti gli egiziani”. Il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, non nasconde le sue preoccupazioni dopo l’attentato alla comunità copta ortodossa nella metropoli egiziana. “È la tragica conferma – aggiunge – della lucida visione manifestata da Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2011: un testo nel quale il Papa mette esplicitamente in guardia dai pericoli che può comportare per tutti il mancato rispetto della libertà religiosa”. Nel tracciare un bilancio del suo primo anno alla guida del dicastero, il porporato sottolinea proprio la drammatica attualità del tema del messaggio pontificio e invita a tenere alta la guardia di fronte ai ripetuti episodi di violenza che continuano a colpire le minoranze religiose.
Quali scenari si aprono ora per i cristiani in Egitto dopo la strage di capodanno?
Il timore è che si finisca per attribuire la responsabilità a gruppi terroristici. Sarà anche vero, ma ciò non deve far dimenticare che sono stati uccisi degli egiziani: e questo è avvenuto nel loro stesso Paese, nelle loro strade, tra le loro case. Uno Stato deve difendere i suoi cittadini, non deve consentire che vivano nel terrore, senza protezione. Per i cristiani questo accade troppo spesso, quasi che fossero cittadini privi di cittadinanza. Ricordo che quando qualche tempo fa l’Egitto fu preso di mira da attentati terroristici contro i turisti – una fonte di ricchezza per la nazione – vennero presi immediatamente provvedimenti efficaci per la sicurezza di quanti si recavano in visita al Paese. Io auspico che siano messe in atto le stesse misure per garantire l’incolumità dei cristiani.
Nel suo messaggio il Papa lega il rispetto della libertà religiosa alla costruzione della pace. Garantire questo diritto fondamentale è sufficiente per assicurare oggi la concordia tra i popoli?
Il mondo di oggi sembra essere stanco di Dio. È meno tollerante, meno disponibile nei confronti delle manifestazioni della religione. È un mondo che vuole allontanare Dio il più possibile, che non è più capace di amare. Un mondo in cui ognuno ha paura dell’altro, di ciò che avverte come minaccia, di ciò che può sconvolgere i suoi piani. Purtroppo è questo il frutto di una cultura negativa che va sempre più diffondendosi. Aumenta la sensazione di insicurezza, di impotenza nei confronti del male stesso. La religione rappresenta quella dimensione positiva che non trova spazio in questo mondo.
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giugno 3, 2010 · 3:22 PM
CITTA’ DEL VATICANO – Non serve la violenza, che provoca altra violenza, ma capacità di cercare “soluzioni giuste attraverso il dialogo”. Benedetto XVI ha concluso l’udienza generale di stamattina in Piazza San Pietro con un appello preoccupato e intenso per la grave situazione di questi giorni nella Striscia di Gaza. La preghiera finale del Papa è perché sia Cristo a sostenere “gli sforzi di coloro che non si stancano di operare per la riconciliazione e la pace”. E’ su questo contrasto, tra chi fomenta l’odio e chi è chiamato a lavorare per la distensione, che si gioca l’appello di Benedetto XVI per la crisi esplosa a Gaza, dopo ilcontro la “Freedom Flotilla” e la reazione di condanna internazionale. Affermando di seguire con “profonda trepidazione” quelle che definisce “tragiche vicende” ed esprimendo il cordoglio per le vittime, il Papa dice con forza:
“Ancora una volta ripeto con animo accorato che la violenza non risolve le controversie, ma ne accresce le drammatiche conseguenze e genera altra violenza. Faccio appello a quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale affinché ricerchino incessantemente soluzioni giuste attraverso il dialogo, in modo da garantire alle popolazioni dell’area migliori condizioni di vita, in concordia e serenità”.
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settembre 17, 2009 · 2:02 PM

ROMA – Benedetto XVI visiterà la Sinagoga di Roma nel prossimo autunno e attende di compiere con gioia questo evento. E’ quanto afferma il Papa stesso in un telegramma inviato al rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, in occasione delle ricorrenze ebraiche di Capodanno, Yom Kippur e Sukkot. A riferirlo è l’edizione quotidiana del Tg di Radio Vaticana. Il Pontefice, nel messaggio reso noto dalla comunità ebraica, formula i più sentiti auguri per queste feste affinché siano motivo di comune santa letizia. Invoca quindi da Dio per tutti gli ebrei copiose benedizioni a costante incoraggiamento dell’impegno profuso per promuovere la giustizia, la concordia e la pace. Il Papa rinnova a Riccardo Di Segni la sua cordiale amicizia, in attesa della sua visita alla Sinagoga, animato dal vivo desiderio di manifestare alla comunità ebraica romana la sua personale vicinanza e quella di tutta la Chiesa cattolica. Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, da parte sua – riportano le agenzie – ha espresso gratitudine per un messaggio così significativo e importante. Si tratta della terza Sinagoga che Benedetto XVI visiterà, dopo quelle di Colonia, in Germania, nell’agosto 2005, e di Park East a New York, nell’aprile del 2008. Già subito dopo l’elezione al Soglio pontificio, nell’aprile del 2005, Benedetto XVI aveva manifestato con un messaggio a Riccardo Di Segni la sua volontà di confidare “nell’aiuto dell’Altissimo per continuare il dialogo e rafforzare la collaborazione con i figli e le figlie del popolo ebraico”. L’evento si svolgerà a 23 anni dalla storica visita di nella Sinagoga di Roma, avvenuta il 13 aprile 1986 quando rabbino capo era il prof. Elio Toaff.
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