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AFRICA, AL FESTIVOC 2011 IL RUOLO DEI GIOVANI NELLA PROMOZIONE DELLE VOCAZIONI IN CAMERUN

ESTERI (Edea, CAMERUN) – Una novantina di giovani aspiranti alla vita consacrata e al sacerdozio ministeriale della diocesi di Edea e delle diocesi vicine di Douala e Yaoundé hanno vissuto tre giorni di studio, preghiera e fraternità, dal 13 al 15 maggio scorso, in occasione della settima edizione del “Festivoc 2011”. L’incontro è stato organizzato e coordinato dal rogazionista padre Philip Golez, con l’aiuto dei seminaristi del propedeutico della casa di formazione Sant’Annibale Maria Di Francia. Alla manifestazione hanno preso parte 13 congregazioni religiose, maschili e femminili. Da sette anni la congregazione dei Rogazionisti è impegnata a tenere viva la pastorale vocazionale in questa diocesi, attirando anche persone delle altre diocesi vicine.

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HANOI, IN DEMOLIZIONE LA CASA DELLE SUORE DELLA CONGREGAZIONE DI SAN PAOLO, CENTRO PER I DISAGIATI

ESTERI (Hanoi) – Rischia di essere demolita la ad Hanoi, che attualmente ospita opere assistenziali per giovani donne, una residenza per bambini orfani o disabili ed un dispensario per i poveri. Le autorità locali hanno annunciato che sulla loro proprietà sorgerà un ospedale. Una scelta apparentemente irrazionale dalla quale si aspettano le reazioni dell’arcivescovo della capitale e della Commissione giustizia e pace per permettere alle suore di continuare la loro missione e contribuire così allo sviluppo del Paese.

Creata nel 1883, la Congregazione di Saint Paul di suore vietnamite ha la sua sede principale a Hanoi, al n. 37 di Hai Bà Trưng Street, Tràng Tiền Ward, Hoàn Kiếm District. Da allora, e anche durante la guerra, le suore hanno sempre svolto attività pastorali, servizi sanitari e sociali per la popolazione di Hanoi e contribuito alla costruzione della nazione. Il nome della strada, Hai Bà Trưng, è quello di due donne che hanno sfidato l’invasione del regime feudale cinese e quello del distretto, Hoàn Kiếm, indica la restituzione a Dio della spada magica con la quale l’imperatore Lê Lợi, eroe della tradizione vietnamita, vinse gli aggressori e l’espansionismo della dinastia Ming. Al momento della sua istituzione, la congregazione aveva 200 suore che si dedicavano ad attività pastorali e sociali per i poveri, sparse in tutto il nord del Paese. Nel 1954, la maggior parte delle suore si rifugiarono a Da Nang e Saigon. Rimasero, come testimoni, in 11, 10 delle quali sono morte, mentre una, ancora vivente, ha 100 anni. “In quel periodo – ricorda suor T. – la situazione nel nord era davvero difficile. La gente viveva in grandi difficoltà, ovunque guerra e bombardamenti, vita e morte.

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IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE: MISERICORDIA E BONTÀ VINCONO LO SMARRIMENTO DELLE COSCIENZE

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – All’udienza generale, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha dedicato la sua catechesi alla popolare figura di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, luminoso testimone della carità, vissuto a Napoli nel XVIII secolo. Il fondatore dei Redentoristi, ha detto il Papa, ci ricorda che bisogna avere una visione ottimista della vita, confidando nelle risorse di bene che il Signore dona ad ogni uomo. Quindi, ha messo l’accento sull’importanza dell’insegnamento della dottrina morale, che per Sant’Alfonso va sempre accompagnato da un atteggiamento caritatevole e comprensivo. “Chi prega si salva”: Benedetto XVI ha richiamato il motto di Alfonso Maria de’ Liguori, Santo della carità e dottore della Chiesa. Ed ha innanzitutto ricordato come, nonostante fosse l’avvocato più brillante della Napoli del suo tempo e di ricca famiglia, comprese che Dio lo chiamava ad un’altra vocazione: essere sacerdote in mezzo ai poveri. Nella società napoletana del primo ‘700, dunque, il Santo fondatore dei Redentoristi iniziò un’azione di evangelizzazione tra i più umili: “Alfonso ottenne ottimi risultati: nei quartieri più miseri della città si moltiplicavano gruppi di persone che, alla sera, si riunivano nelle case private e nelle botteghe, per pregare e per meditare la Parola di Dio, sotto la guida di alcuni catechisti formati da Alfonso e da altri sacerdoti, che visitavano regolarmente questi gruppi di fedeli”.

Queste riunioni, ha proseguito, presero il nome di “cappelle serotine”, una vera e propria “fonte di educazione morale e di risanamento sociale”, tanto che, grazie al suo impegno, quasi scomparirono i crimini nella città di Napoli: “Le ‘cappelle serotine’ appaiono un modello di azione missionaria a cui possiamo ispirarci anche oggi per una ‘nuova evangelizzazione’, particolarmente dei più poveri, e per costruire una convivenza umana più giusta, fraterna e solidale”. Sant’Alfonso non si fermò tuttavia ad agire nella città, ma entrò in contatto con i contadini e i pastori delle regioni interne del Regno di Napoli e decise di dedicarsi a queste persone “povere spiritualmente e materialmente”. Un’azione pastorale che fu poi portata avanti dai religiosi delle Congregazione da lui fondata. Sacerdoti, ha osservato il Pontefice, che divennero degli “autentici missionari itineranti”, esortando “alla conversione e alla perseveranza nella vita cristiana soprattutto per mezzo della preghiera”. Inoltre, il Santo si oppose ad una visione arcigna e severa di Dio, che sia andava affermando in quel periodo a motivo della mentalità giansenista. Il Papa ha così messo l’accento sul ricco insegnamento di teologia morale di Sant’Alfonso: “Ai pastori d’anime e ai confessori, Alfonso raccomandava di essere fedeli alla dottrina morale cattolica, assumendo, nel contempo, un atteggiamento caritatevole, comprensivo, dolce perché i penitenti potessero sentirsi accompagnati, sostenuti, incoraggiati nel loro cammino di fede e di vita cristiana”.

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“LA TERRA SANTA ATTENDE LA FRATERNITÀ DELLA CHIESA UNIVERSALE”, L’APPELLO DEL CARD. LEONARDO SANDRI

CHIESA NEL MONDO (Città del Vaticano) – “La Terra Santa attende la fraternità della Chiesa universale e desidera ricambiarla nella condivisione dell’esperienza di grazia e di dolore che segna il suo cammino… I cristiani d’Oriente sperimentano l’attualità del martirio e soffrono per l’instabilità o l’assenza della pace. Il segnale più preoccupante rimane il loro esodo inarrestabile”. È quanto scrive il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, card. Leonardo Sandri, nella Lettera che ha inviato ai Pastori della Chiesa Universale affinché sostengano la Terra Santa attraverso l’annuale colletta del Venerdì Santo, risalente all’età apostolica.

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“COME ANDARE A MESSA SENZA PERDERE LA FEDE”, IL NUOVO LIBRO DI DON NICOLA BUX

EDITORIA (Il libro del mese) – Ieri pomeriggio a Roma, nella gremittisima sala della Chiesa di Santa Marta in piazza del Collegio Romano, è stato presentato il libro “Come andare a Messa e non perdere la Fede” (Piemme editore), di Don Nicola Bux, in cui il sacerdote e docente della diocesi di Bari si domanda cosa sia successo alla liturgia cattolica, che rappresenta il massimo atto del culto. Insieme all’autore erano presenti il cardinale Raymond Leo Burke, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il presidente dell’Istituto per le Opere di Religione dello Stato della Città del Vaticano Ettore Gotti Tedeschi e l’ex direttore emerito di Propaganda Fide Luca De Mata.

“Volere la riforma della liturgia – ha spiegato il cardinal Raymond Leo Burke, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica – significa accettare anche la correzione della riforma. Rispondendo alla questione di quanto radicale sarà tale riforma, egli ci mette sulla giusta strada rispetto alla contestazione spesso inconsapevole del rito di Dio, di essere adorato come Lui ha stabilito, e dà la sede al pastore di onorare la liturgia. L’approccio del reverendo Don Bux – ha aggiunto il cardinale Burke – è diretto e chiaro, qualità secondo me necessarie per affrontare una situazione che tocca la nostra Fede alla sua fonte e sostegno, ossia la presenza reale del Signore nell’Eucaristia. Con la sua conoscenza profonda della patristica e della storia della sacra liturgia, il nostro autore ci aiuta a prendere visione del mistero della Fede, visibile e tangibile nella celebrazione della Santa Messa, così che noi dobbiamo essere sempre pieni di stupore quando partecipiamo alla sacra liturgia. Come il titolo del libro suggerisce, se sbagliamo, pensando che la sacra liturgia è la nostra azione, centrata su noi stessi, invece di essere l’azione di Cristo, centrata sull’offerta del culto degno e giusto a Dio Padre, la Messa condurrà ad una perdita della Fede. Istruiti da una catechesi sana e sicura, saremo disposti invece ad una sempre più ricca esperienza della Fede nella partecipazione alla Santa Messa. Quello di Don Bux – ha concluso il cardinale Burke – è un lavoro fatto con retto amore appassionato per la Chiesa e la liturgia, che è la fonte ed il culmine della vita ecclesiale”.

A prendere la parola dopo il cardinale Burke è stato il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti: “L’opera di Don Bux è un libro di grande interesse, e senza dubbio rappresenta un grande servizio alla Chiesa a portare la verità dell’Eucaristia nel centro della vita della Chiesa, dei sacerdoti e dei fedeli cristiani. È un grande servizio, perché la sua lettura è meditazione: si tratta infatti di un libro da leggere, da ascoltare attentamente e da meditare serenamente. Non solo ha approfondito il mistero eucaristico, mistero della Fede in cui si verifica l’unico sacrificio redentore di Cristo sulla croce, ma anche aiuta a viverlo in tutta la sua densità e profondità. Il titolo provocatorio di questo lavoro – ha proseguito il cardinale Llovero – dimostra chiaramente una convinzione e una preoccupazione dell’autore che condivido: l’Eucaristia è il sacramento della nostra Fede, nutre la nostra Fede, rende possibile la vita di Fede e vivere come il giusto vivere della Fede. Il popolo di Dio vive per la liturgia. Solo la vita liturgica messa al centro di tutto, dandole il posto che merita nella vita di tutti i cristiani, potrà ricondurci veramente a Dio, fonte, vita e mèta di tutto. Quello di Nicola Bux – ha concluso il cardinale Llovero – è un libro per il futuro, per il rinnovamento della liturgia e per fare della liturgia il centro di tutta la vita della Chiesa”.

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DUE AGNELLI IN RICORDO DEL MARTIRIO DI SANT’AGNESE

ROMA – Li lavano, li asciugano, li nutrono, li coccolano, li adornano a festa. A occuparsi dei due agnelli che nella memoria liturgica di sant’Agnese vengono presentati al Papa – e la cui lana sarà usata per confezionare i sacri palli – sono le suore della Sacra Famiglia di Nazareth, che da quasi 130 anni svolgono questo singolare e discreto compito. Un incarico che si inserisce nel carisma della congregazione – come ci ha detto la superiora Maria Solecka – quello cioè di vivere secondo lo stile della Sacra Famiglia, nel nascondimento e nel servizio alla Chiesa. Ce ne parla in questa intervista al nostro giornale suor Hanna Pomnianowska, una tra le religiose che vivono da più tempo nella comunità romana dell’Esquilino.

Da quanti anni vi occupate della preparazione degli agnelli?

Ha cominciato la nostra madre fondatrice, la beata Frances Siedliska nel 1884. A quel tempo, vi erano delle suore di un’altra congregazione che si occupavano della preparazione degli agnelli per la festa di sant’Agnese, ma si trattava di una comunità di religiose ormai anziane. La loro casa confinava con quella che la Siedliska aprì sull’Esquilino, a Roma. Dato che la nostra prima comunità era formata da molte giovani, quelle suore chiesero alla fondatrice se era disposta a prendersi quell’incarico. E lei accettò molto volentieri. Da allora, la tradizione si ripete: salvo alcuni anni nel periodo della seconda guerra mondiale, abbiamo sempre provveduto a preparare gli agnelli per il rito.

Cosa avviene quando ricevete gli agnelli?

Il 20 gennaio di ogni anno i trappisti delle Tre Fontane ci portano i due agnelli. Appena ricevuti, li portiamo all’ultimo piano della nostra casa, dove abbiamo un grande terrazzo con la lavanderia. Potete immaginare che essi diventano la gioia di tutta la comunità, specialmente delle suore più giovani. La suora incaricata della cura dei due agnelli è Wanda Baran che, da quando è arrivata a Roma negli anni della seconda guerra mondiale, si occupa di loro. In genere è aiutata da altre tre o quattro suore. La prima cosa che facciamo è lavarli. Li mettiamo in un lavatoio e con del sapone per bambini eliminiamo delicatamente lo sporco. In questo modo, facciamo risplendere il bianco della loro lana. Poi li asciughiamo: una volta si faceva con dei panni ora con il phon. Stiamo molto attente a non lasciare umido il loro manto, perché sono piccoli e potrebbero ammalarsi. Per questo riscaldiamo bene l’ambiente. Dopo l’asciugatura, li mettiamo all’interno di una vasca ricoperta di paglia e chiusa con dei teli, perché non prendano freddo. Diamo loro da mangiare del fieno e a questo punto sono pronti per trascorrere la notte nella lavanderia.

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GIOVANNI PAOLO II BEATO IL 1° MAGGIO 2011. I PAPABOYS: ‘GRANDE GIOIA DAL PROFONDO DEL CUORE’

ROMA – Giovanni Paolo II sarà beatificato il prossimo primo maggio in Vaticano con una cerimonia presieduta da Benedetto XVI: la data ormai è ufficiale da questa mattina, con la firma da parte del Papa del decreto di Beatificazione. Com’è noto – ricorda l’ufficio stampa della Santa Sede – la Causa, per Dispensa Pontificia, iniziò prima che fossero trascorsi i cinque anni dalla morte del Servo di Dio, richiesti dalla Normativa vigente. Tale provvedimento fu sollecitato dall’imponente fama di santità, goduta dal Papa Giovanni Paolo II in vita, in morte e dopo morte. Per il resto furono osservate integralmente le comuni disposizioni canoniche riguardanti le Cause di beatificazione e di canonizzazione.

Per i giovani dell’Associazione Nazionale Papaboys la beatificazione di Giovanni Paolo II coincide con ‘una grande gioia che sgorga dal profondo del cuore’. “Era una notizia annunciata della quale eravamo ovviamente certi – dichiara il Presidente Nazionale Daniele Venturi – ma abbiamo atteso, sorretti dalla preghiera, l’ufficialità della data del 1 maggio, conseguente all’approvazione del miracolo riconosciuto per l’intercessione del Papa polacco. Non abbiamo mai avuto dubbi sulla santità di Giovanni Paolo II testimoniata non dai decreti o da una Congregazione, ma bensì dalla quotidianità del Suo vivere la parola di Dio, ed incarnarsi di giorno in giorno, sempre più, in quell’Uomo vivo che è Gesù stesso, Salvatore del mondo”.

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IL PAPA AI GIOVANI DELLA ST. MARY’S UNIVERSITY: CERCATE IN DIO LA VERA FELICITÀ

IL PAPA NEL REGNO UNITO – Mirate a cose grandi, crescete in santità: è l’esortazione di Benedetto XVI ai giovani del Regno Unito, rivolta stamani nella visita alla St. Mary’s University College nel quartiere londinese di Twickenham. L’incontro del Papa, dedicato al mondo dell’educazione, è stato trasmesso via Internet in tutte le scuole cattoliche britanniche. Tanti i bambini che hanno potuto salutare il Papa di persona all’entrata del college, in un clima di grande gioia. Nell’occasione della visita, a cui ha preso parte anche il ministro dell’Istruzione britannico, è stata inaugurata la Fondazione “Giovanni Paolo II” per lo Sport. Il Papa ha inoltre benedetto una struttura sportiva che verrà utilizzata nelle Olimpiadi di Londra 2012.

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LA BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II, TRA VOCI E CERTEZZE. NON C’È UNA DATA PER LA CERIMONIA!

CITTA’ DEL VATICANO – Nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli articoli degli organi di stampa e i post di blog in cui sono state annunciate date per la beatificazione di Giovanni Paolo II. In realtà, per il momento non si tratta altro che di supposizioni o di calcoli di esperti. Il Cardinale Stanislaw Dziwisz, Arcivescovo di Cracovia, per 40 anni segretario privato del Pontefice polacco, in visita in Argentina ha risposto questo mercoledì che “tutto dipende dal Papa” Benedetto XVI. Le informazioni si sono moltiplicate in occasione della riunione di Cardinali e Vescovi celebrata il 16 novembre nella Congregazione per le Cause dei Santi per pronunciarsi sull’eroicità delle virtù di Karol Wojtyła. Visto che il voto dei partecipanti è sottoposto al segreto pontificio , chiedere o pubblicare il risultato significa violare questo segreto.

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GIOVANI E SANTITA’ – INTERVISTA AL CARDINALE SARAIVA MARTINS, PREFETTO EMERITO DELLA CONGREGAZIONE

CITTA’ DEL VATICANO – In uscita dall’Agenzia Vaticana ‘Fides’ la seconda parte del dossier ‘I giovani e la santità’ – Utopia e possibilità, curato in collaborazione con l’Associazione Nazionale Papaboys. Domani in distribuzione la terza parte, mentre nella giornata di ieri era uscita la prima. Pubblichiamo integralmente per i nostri lettori dei Papaboys, l’intervista al Prefetto Emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, Cardinale Saraiva Martins realizzata dal nostro collaboratore Daniele Impieri, e presente nel dossier dell’Agenzia della Santa Sede, diretta da Luca De Mata.

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CHE COSA E’ L’ADUNANZA EUCARISTICA? NE PARLA UN DOSSIER DELL’AGENZIA VATICANA FIDES

luCITTA’ DEL VATICANO – (Agenzia Fides) – L’AdunanzA Eucaristica Nazionale è una preghiera di 12 ore nel cuore della notte che inizia con la Celebrazione dell’Eucarestia, solitamente presieduta da un Vescovo all’interno della propria Diocesi, e che riunisce intorno a Gesù, tutti i movimenti laicali ed associazioni della Diocesi stessa in cui si tiene. L’Adunanza Eucaristica’ nasce dal desiderio di condurre alla presenza del Signore ogni persona, in particolar modo i giovani, perché possano sperimentare in questa reale Presenza Eucaristica la fonte e la forza per un nuovo inizio o per continuare il cammino alla sequela del Signore Gesù; essa, pur essendo a grandi linee un evento di Adorazione ed Evangelizzazione che unisce “Gesù, giovani e notte”, prende per modi, tempi e clima spirituale una connotazione originale ed incisiva.

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L’ANNO SACERDOTALE – “FEDELTÀ DI CRISTO, FEDELTÀ DEL SACERDOTE”. DOSSIER DELL’AGENZIA VATICANA FIDES

luCITTA’ DEL VATICANO – Si apre venerdì 19 giugno, nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, con i Vespri presieduti dal Santo Padre Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro, l’Anno Sacerdotale. Benedetto XVI l’ha indetto in occasione dei 150 anni della morte del Santo Curato d’Ars, che proclamerà patrono di tutti i sacerdoti del mondo. Il tema scelto per l’Anno Sacerdotale è “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”. Se l’apertura sarà venerdì 19 giugno 2009, la chiusura si celebrerà esattamente un anno dopo, con un “Incontro Mondiale Sacerdotale” in Piazza San Pietro. Durante l’Anno Sacerdotale è prevista la pubblicazione di un “Direttorio per i Confessori e Direttori Spirituali” e di “una raccolta di testi del Sommo Pontefice sui temi essenziali della vita e della missione sacerdotale nell’epoca attuale”. L’obiettivo di questo Anno è, secondo quanto ha affermato il Santo Padre nell’udienza ai membri della Congregazione per il Clero riuniti per la Plenaria lo scorso marzo, “far percepire sempre più l’importanza del ruolo e della missione del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea” (udienza del 16 marzo 2009).

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IL PAPA A SAN GIOVANNI ROTONDO: CONTO ALLA ROVESCIA. IN MARCIA I PAPABOYS

luSAN GIOVANNI ROTONDO – A San Giovanni Rotondo si respira un “clima di forte preparazione spirituale”, oltre che “di fervente attività per adeguare tutto al meglio, sia nella parte urbana, sia nella zona internazionale, che accoglierà le celebrazioni e gli incontri del Santo Padre”. E’ quanto ha affermato a Korazym.org Stefano Campanella, direttore di Tele Radio Padre Pio e responsabile della struttura informativa ufficiale per la visita di Benedetto XVI a San Giovanni Rotondo, domenica prossima. La cittadina pugliese, terra di adozione del frate cappuccino, è in fermento; così come l’intera diocesi e i tanti pellegrini, che si preparano ad accogliere al meglio il Santo Padre.

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AMERICA/PARAGUAY – Appello dei Vescovi per far fronte all’emergenza sanitaria legata all’epidemia di dengue e di febbre gialla

Asuncion (Agenzia Fides) – I Vescovi del Paraguay hanno lanciato un appello per far fronte all’emergenza sanitaria che il Paese sta vivendo a causa dell’epidemia di dengue e di febbre gialla. Già nel marzo dello scorso anno i Vescovi avevano sollecitato le autorità “a non minimizzare l’epidemia di dengue”, chiedendo a tutti i cittadini “di assumere la loro parte di responsabilità per combattere il male”. In questo momento all’epidemia di dengue si somma la febbre gialla e la possibilità di ceppi di dengue emorragica, con prospettive pericolose e devastanti se non si adotta in maniera urgente ed efficace un Piano adeguato e trasparente di contenimento di queste malattie”.
I Vescovi denunciano che il diffondersi di epidemie e della febbre gialla è dovuto allo stato di abbandono in cui si trova la Salute Pubblica nel Paese, cosa che ha messo in evidenza “l’imprevidenza, lo sconcerto e l’improvvisazione delle istituzioni responsabili, cosi come un’inadeguata informazione alla cittadinanza, provocando situazioni tremende”. I Vescovi ricordano che “la Salute Pubblica è essenzialmente responsabilità dello Stato”, che ha l’obbligo “di agire in maniera opportuna ed efficace”. Invece “arrivare tardi ed in maniera inadeguata è una grave irresponsabilità”.
Anche altre istituzioni e altre persone hanno però la loro parte di responsabilità per la prevenzione di queste malattie, fanno notare i Vescovi: “in larga misura dipende dalla nostra collaborazione”. In effetti, queste ed altre malattie potrebbero essere sotto controllo con l’attiva partecipazione della popolazione a sradicare le cause che le provocano. “Perciò – si legge ancora nel comunicato – è necessario un cambiamento culturale che implichi un impegno da parte di tutti i cittadini a lavorare per il bene comune, svolgendo concretamente i compiti che sono alla propria portata. Con il nostro atteggiamento possiamo prevenire le malattie e salvare vite umane. Questa è un’esigenza della carità cristiana. Non farlo, è un grave peccato di omissione”. Il comunicato termina con un appello ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, agli operatori pastorali e ai fedeli laici, affinché “collaborino con tutti i mezzi e le risorse alla loro portata per combattere il male”, in special modo attraverso l’educazione preventiva.

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AFRICA/MOZAMBICO – “Se la politica non è in grado di cambiare questa intollerabile situazione economica, temiamo che la situazione di violenza nel Paese si possa generalizzare”affermano i Vescovi

Maputo (Agenzia Fides)- “Siamo estremamente preoccupati per la situazione che vive il Paese a causa delle proteste scoppiate a Maputo e continuate a Chokwe, Chibuto, Mandjlakazi, Jangamo e Chimoio” afferma un comunicato della Conferenza Episcopale del Mozambico del 20 febbraio, giunto solo ora all’Agenzia Fides. I Vescovi locali fanno riferimento ai moti più violenti registrati in Mozambico dalla fine della guerra civile nel 1992. Il 5 febbraio era scoppiata una protesta popolare per l’aumento dei prezzi dei trasporti urbani. A seguito delle forti contestazioni, il governo ha poi deciso di annullare il rialzo delle tariffe, ma la sommossa ha segnato il Paese. Negli scontri infatti sono morte almeno 3 persone e un centinaio sono rimaste ferite; inoltre sono state danneggiate 2mila automobili e centinaia di edifici pubblici e privati sono stati saccheggiati.
I Vescovi denunciano le perdite umane e materiali ed esprimono il loro cordoglio e la loro vicinanza alle famiglie delle vittime. Nel messaggio si sottolinea che l’aumento del costo dei trasporti e dei generi di prima necessità, trainati dal rialzo del prezzo del petrolio, non è compensato da un aumento dei salari. “Questa situazione è una conseguenza della corruzione generalizzata, soprattutto nel settore pubblico. E quello che più preoccupa i cittadini è constatare che la lotta alla corruzione non è condotta con la necessaria lucidità” denunciano i Vescovi.
“Dall’altro canto- continua il messaggio- il popolo è stanco di vedere ostentare il potere economico di una minoranza misteriosamente super ricca mentre la maggioranza della popolazione non ha il minimo necessario. Se la politica non è in grado di cambiare questa intollerabile situazione economica, temiamo che si possa venire a generalizzare la situazione di violenza nel Paese”.
La situazione di grave ingiustizia, avvertono i Vescovi, non “autorizza l’uso della violenza, da parte di chicchessia. Noi Vescovi non approviamo questa strada”.
“Non ignoriamo che il livello elevato di sofferenza possa accendere gli animi e persino interferire nel normale funzionamento della ragione, ma non per questo possiamo approvare gli eccessi e le violenze. Facciamo pertanto appello alla popolazione perché manifesti in modo pacifico e ordinato le proprie preoccupazioni. Essendo il Mozambico uno Stato democratico e di diritto, i cittadini hanno la prerogativa di manifestare le proprie necessità” ribadisce la Conferenza Episcopale.
“La polizia, come garante dell’ordine pubblico, è chiamata a intervenire per ristabilire l’ordine. Però non siamo d’accordo quando questa usa a tal fine una forza eccessiva. Usare proiettili di piombo per disperdere i manifestanti è incomprensibile e inaccettabile perché mette in pericolo la vita delle persone” affermano i Vescovi che contestano l’interpretazione secondo la quale “se una persona è stata colpita da un proiettile, la colpa è di chi manifesta: noi condanniamo questa logica che non corrisponde né alla verità né al diritto dei cittadini”.
“Una ripresa della lotta alla povertà è urgente ed è necessario informare meglio i cittadini sulle politiche del governo, affinché essi non si sentano mero oggetto degli interventi governativi ma soggetti attivi nella lotta contro le cause della povertà” concludono i Vescovi.  (Fonte:  www.fides.org  )

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