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SPAGNA: CARD. ROUCO VARELA, LE GMG “OCCASIONE PRIVILEGIATA PER INCONTRARE CRISTO”

Le Giornate mondiali della gioventù sono “un’occasione privilegiata per l’incontro dei giovani con Cristo”, tanto dei ragazzi che vivono la fede “inseriti in diverse realtà ecclesiali e che si avvantaggiano di quel grande evento universale intorno al Papa per approfondire la loro vicinanza al Signore e decidere sulla loro vocazione, come di quegli altri che, più o meno lontani della Chiesa, sono piacevolmente colpiti dalla fede viva e contagiosa dei loro coetanei e spinti, in questo modo, alla conversione a Dio. Le Giornate mondiali della gioventù sono oggi un strumento apostolico di prim’ordine”. A parlare delle Gmg è stato, ieri, il card. Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale spagnola, in occasione dell’apertura dei lavori della 93ª Assemblea plenaria della Conferenza episcopale spagnola, che proseguirà fino al 24 aprile. Il porporato ha parlato delle Gmg anche perché ha ricordato che la prossima si terrà a Madrid nel 2011, dopo l’appuntamento vissuto già in Spagna a Santiago di Compostela nel 1989. Per il cardinale occorre “una preparazione accurata” all’appuntamento di Madrid 2011 e i due anni e mezzo che mancano a quella data devono essere posti “sotto il segno di quella Croce che ha già cominciato a peregrinare simbolicamente a Madrid” con la processione del Venerdì Santo. (Agenzia Sir)

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STORIE DI CONVERSIONE: L’OSSERVATORE ROMANO PROPONE QUELLA DI COSTANTINO. UNA VISIONE E UN SOGNO…

ROMA – L’improvvisa scomparsa – venerdì 27 febbraio a Roma – di Marilena Amerise è una grave perdita per gli studi sul cristianesimo antico, per il Pontificio Consiglio della Cultura, per il nostro giornale, al quale collaborava con fedele e gioiosa generosità. Marilena era nata a Corigliano Calabro solo trentaquattro anni fa. Completati e perfezionati i suoi studi nelle università di Perugia, Bonn e Bamberg, ha studiato soprattutto il primo imperatore cristiano ed Eusebio di Cesarea, pubblicando Il battesimo di Costantino il Grande. Storia di una scomoda eredità, Stuttgart, Franz Steiner Varlag, 2005, pagine 177, euro 37, 40 (Hermes Einzelscriften, 95) e curando la traduzione di due importanti discorsi tenuti dal grande filologo cristiano: Eusebio di Cesarea, Elogio di Costantino. Discorso per il trentennale. Discorso regale, Introduzione, traduzione e note di Marilena Amerise, Milano, Paoline, 2005, pagine 269, euro 24 (Letture cristiane del primo millennio, 38). Pubblichiamo due articoli che ci aveva inviato nelle scorse settimane.

Per leggere tutto il testo visita:  http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2323

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LUCETTA SCARAFFIA: IO, L’ERETICA, VI SPIEGO LA MIA CONVERSIONE

STORIE GIUSTE – All’età di 2 anni Lucia Scaraffia decise di cambiarsi il nome in Lucetta e nessuno in famiglia trovò la forza di obiettarle alcunché. A 12 ebbe una crisi mistica: “Temendo di voler diventare suora, facevo le novene, dieci avemarie al giorno, per ottenere la grazia di non finire in convento”. Pregava anche Gesù per la conversione della zia Angela Scaraffia, una coriacea comunista che era stata l’amante di Gaetano Salvemini e che sarebbe morta elettrice di Rifondazione, segno che non tutte le suppliche salgono al cielo. Chi la legge sulla prima pagina dell’Osservatore romano o sul Corriere della sera o sul Riformista, chi segue le sue lezioni di storia contemporanea alla Sapienza di Roma, chi la vede dibattere in tv di aborto e di eutanasia, chi ne apprezza il raziocinante ardore di cattolica dichiarata all’interno del Comitato nazionale per la bioetica, chi affronta le 322 pagine del suo nuovo libro Due in una carne. Chiesa e sessualità nella storia (Laterza), scritto a quattro mani con la laica Margherita Pelaja, pensa che Lucetta Scaraffia sia così fin dalla nascita: uno scricciolo ascetico. Poiché invece è destino degli spiriti liberi diventare eretici quando regna l’ortodossia e ritornare ortodossi quando dilaga l’eresia, la mite studiosa dal carattere ferrigno è stata anche militante marxista, sessantottina, protofemminista, divorziata.

Oggi si accinge a rimettere ordine sacramentale nell’ultimo segmento della sua vita da eretica: vuole sposare in chiesa Ernesto Galli della Loggia, storico ed editorialista del Corriere, col quale vive da 21 anni e che civilmente è già suo marito. “Lui non ne sentirebbe il bisogno, ma spero che capisca quanto sia importante per me”. Il Tribunale del vicariato di Roma ha dichiarato nullo il precedente matrimonio con un compagno di università della Statale di Milano. “Mi sposai in chiesa solo per accontentare mia madre. Era il 1971. A celebrare le nozze fu il cappellano di San Vittore”. Nel 1982 ebbe una figlia con lo storico Gabriele Ranzato, anch’egli reduce da un matrimonio fallito. L’apparente disinvoltura nei rapporti con l’altro sesso sembrerebbe più consona alla Casa delle donne di via del Governo Vecchio che all’austero appartamento dei Parioli dove Scaraffia e Galli della Loggia abitano, sullo stesso pianerottolo di Fulco Pratesi. Il presidente onorario del Wwf è confinante di salotto, precisamente dal lato dove si trova il caminetto stipato di libri scritti da Lucetta. Dev’essere anche per questo che Il Foglio l’ha paragonata a Giovanna d’Arco. C’è in lei una sorta di predestinazione al rogo.

Per leggere tutto il testo visita:  http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2101

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MAFIA, LA CHIESA RITORNA IN PRIMA LINEA

CALABRIA – Oggi la Chiesa calabrese è scesa in campo contro la criminalità organizzata: in una lettera aperta i parroci della delle diocesi di Soriano, Mileto, Nicotera e Tropea hanno chiesto agli uomini della ‘ndrangheta di “convertirsi, deporre le armi e non portare la morte nei nostri paesi”. Qualora la situazione dovesse persistere, proseguono nell’appello che sarà diffuso nelle parrocchie domenica prossima, “reagiremo per amore della libertà, stando sempre dalla parte di chi soffre; di chi sta con la schiena dritta e non si piega; dei commercianti e degli imprenditori onesti che non fanno affari con le organizzazioni mafiose”.

I sacerdoti calabresi sono, in ordine di tempo, gli ultimi di una lunga serie che il grado di “prete coraggio” se lo è guadagnato sul campo. Soprattutto con il lavoro di anni, fatto in silenzio. Ma anche, purtroppo, per essere nel mirino di coloro che vogliono combattere: i mafiosi. Spesso vivono sotto scorta, ma non mollano la presa. Vivono seguendo l’esempio di sacerdoti simbolo come don Pino Puglisi, ucciso a Palermo nel 1993, e don Peppino Diana, caduto a Casal di Principe nel 1994.

Sono molti i religiosi in prima linea contro la criminalità organizzata. Per lo più lavorano con i giovani dei quartieri difficili, togliendoli dalla strada, spiegando loro che la mafia non è l’unico futuro e cercando di farli studiare. Ma alle cosche non va giù che un prete si occupi di certe cose. Per loro la Chiesa non può avere un ruolo sociale, deve limitarsi alla liturgia.

Lo dimostra il volantino di minacce contro il vescovo di Piazza Armerina, monsignor Michele Pennisi, girato a Gela lo scorso febbraio. La “colpa” dell’alto prelato è stata di aver seguito la decisione del prefetto di Enna, che aveva preferito far celebrare il funerale del boss gelese Daniele Emmanuello nella cappella cimiteriale e non nella chiesa Madre della città.

Per leggere tutto l’articolo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=1971

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