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IL CALABRONE NON POTREBBE VOLARE EPPURE… DOWN: HANDICAP O RISORSA?

RIFLESSIONE – “Secondo alcuni autorevoli testi di tecnica Aeronautica, il calabrone non può volare a causa della forma e del peso del proprio corpo in rapporto alla superficie alare. Ma il calabrone non lo sa e continua a volare”.

Questo straordinario aforisma, uno tra i più belli che ci giungono da Igor Sikorsky (ingegnere aeronautico americano di origini ucraine, fondatore della Sikorsky Aircraft Corporation, produttrice di elicotteri) è il motore, la spinta che ha indotto alcuni genitori a credere in modo speciale ai loro figli speciali. Questi genitori hanno potuto constatare che, come per il calabrone “inconsapevole”, il solo fatto di credere in loro, di aver fiducia nel loro potenziale, ha fatto sì che i propri bambini affetti da sindrome di Down vivessero in modo che noi – sapienti tuttologi sani – potremmo definire praticamente normale. Consapevoli che altre dolcissime creature del tutto simili alle loro vengono ogni giorno eliminate a causa un genocidio selettivo chiamato poeticamente aborto terapeutico, a breve tempo dalla nascita di questi figli che tanto li inorgogliscono e donano loro gioia ogni giorno, alcune mamme hanno voluto offrire la loro esperienza attraverso un servizio rivolto alle coppie che si trovano ad affrontare una diagnosi prenatale relativa a questa sindrome. È così che nasce il sito “Credi in me” (www.crediinme.altervista.org). Attraverso questo portale, che cita come sottotitolo “Storie serie e semiserie sulla sindrome di down a Cagliari”, le mamme si mettono a disposizione delle coppie per sostenerle nella scelta di portare avanti la gravidanza, fornendo consigli sull’allattamento, la crescita e l’accudimento generale di questi piccoli, che per alcune operazioni quotidiane – per altri bimbi di routine – hanno invece necessità di una particolare accuratezza.

Il bambino affetto dalla Trisomia 21 o sindrome di Down, come viene comunemente chiamata, oggi diagnosticabile in modo sicuro attraverso tecniche invasive come amniocentesi e villocentesi, è un tipo di bambino che ancora atterrisce i genitori: coppie che vedono infrangersi il sogno di un paffuto e sanissimo marmocchio e che – spesso spinte da medici poco umani – nel loro immaginario spaventato e confuso trasformano in una specie di mostro deformato, che ha ben poco di realistico. Qualunque sia il momento in cui i genitori vengono a sapere la notizia che il loro figlio è un “diverso”, è comunque un trauma che, a seconda di come sarà affrontato, porterà al rifiuto oppure all’amorevole accettazione… amore che il loro bambino speciale saprà ricambiare sempre. “Fu come un terremoto improvviso, ci mancò la terra sotto i piedi – confessa Aurelia, sul portale http://www.conosciamolimeglio.it – non sapevamo cosa ci aspettava, quale sarebbe stato il futuro di nostra figlia. Col tempo abbiamo capito che l’amore che potevamo darle, sarebbe stata la terapia più efficace. Eravamo noi e le nostre famiglie i protagonisti di questa storia… Tutti insieme avremmo collaborato alla crescita e allo sviluppo della nostra bambina”. Così è stato e la piccola Alessia è divenuta il collante del matrimonio di mamma e papà e la gioia dei suoi fratelli più grandi, al punto che oggi la mamma afferma: “davvero quel cromosoma in più è una risorsa che non finiremo mai di comprendere… i genetisti non ce ne vogliano!”. Per Cristina, i primi mesi dopo la nascita della sua piccola Lucrezia sono stati pesantissimi. Lei non sapeva nulla della malformazione della sua piccola prima che nascesse, e lo sgomento fu tale che i pensieri più terribili le passarono per la testa, al punto da desiderare che la bambina morisse. Piano piano, ha imparato a conoscere e ad amare la sua piccola che nel tempo è cresciuta ed ha collezionato sorrisi e progressi. Oggi Cristina è una mamma felice, che ammette senza difficoltà le debolezze che figli così inaspettati comportano ai genitori.

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LO SCRITTORE: CHE FINE HA FATTO NEI RAGAZZI IL PIACERE DELLA LETTURA?

SCUOLA – How to raise boys who read. Così titola un recente e interessante articolo del Wall Street Journal. La questione è di quelle grosse e sembra davvero universale: come far leggere i ragazzi, in particolare i maschi. Se la questione è grossa la soluzione più spesso perseguita è grossier per dirla alla francese; si parla infatti dei gross-out books. L’articolo americano sottolinea come in effetti gli scaffali si siano riempiti di libri che gli editori hanno creduto poter interessare ai ragazzi per il solo fatto di essere pieni di riferimenti a parti del corpo così come alle sue funzioni più elementari. Tra mutande e loro capitani e gas vari pare che un libro per attrarre i giovani uomini debba essere per forza lutulento e grossolano. In alternativa si pensano (e si vendono) quei libri che non chiedono di essere letti, libri-oggetto solamente da possedere, accattivanti nelle copertine e nei titoli, indipendentemente dal loro contenuto. Libri seriali da collezione. Col crescere dell’età sembra che debbano poi necessariamente farsi strada argomenti più pruriginosi con una malizia più o meno dichiarata a soddisfare curiosità sempre più difficili da appagare. Il linguaggio diventa slang, si impoverisce e si fa triviale. L’esito è sotto gli occhi di tutti: i giovani leggono poco e chi legge è per lo più femmina.

La questione mi interpella particolarmente come scrittore, soprattutto per ragazzi. La prima domanda che infatti mi pongo quando una bella storia mi incontra e mi chiede di essere raccontata è: per chi la scrivo? Non si tratta solo di una questione tecnica: il formato del libro, il numero delle battute, la presenza di illustrazioni. No, si tratta di pensare lingua, contenuto e forma per chi volterà le pagine. Ogni volta che scriviamo un libro per i giovani, ma anche ogni volta che lo scegliamo magari per regalarlo o solo per proporlo, non dobbiamo mai sottostimare, anzi disistimare il pensiero dei ragazzi. Non dobbiamo fare innanzitutto noi l’errore di abbassare il tiro, di vederli come un branco di brufolosi preda degli ormoni e di presunti istinti proponendo stereotipi più o meno moderni. Scrivere per loro, soprattutto scrivere qualcosa che possa piacere e interessarli, significa saper cogliere i desideri e le domande di cui sono portatori e rappresentarle all’interno di una storia credibile, non necessariamente verosimile. Ciò che infatti permette la necessaria identificazione del lettore è ritrovare tratti di sé nei temporanei compagni di carta. Sarà vedere come riescono ad affrontare le situazioni e risolvere questioni personali che offrirà spunti di pensiero, farà sentire meno soli, proponendo possibili soluzioni che altrimenti non verrebbero in mente.

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VESCOVI EUROPEI E USA A GERUSALEMME: PIÙ SOLIDARIETÀ PER I CRISTIANI IN MEDIO ORIENTE

GERUSALEMME – Prosegue il viaggio in Terra Santa del Gruppo di Coordinamento delle Conferenze episcopali di Europa e Nord America, nei luoghi di Gesù per la loro annuale missione di sostegno alla comunità cristiana locale. Dopo le tappe di Betlemme, Gerico, Nablus e sul fiume Giordano, oggi i vescovi sono giunti a Gerusalemme. Qui, il patriarca latino Fouad Twal ha affermato – riferisce il Sir – che la minoranza cristiana è preoccupata “per i due estremismi, quello islamico con i suoi attacchi contro le chiese e i fedeli, e quello della destra israeliana che invade sempre di più Gerusalemme cercando di trasformarla in una città solo ebraica, escludendo le altre fedi”. “La nostra gente – ha proseguito – ha bisogno di passi concreti nel campo della giustizia, della pace e della dignità, ha bisogno di essere maggiormente coinvolta. Ormai non crede più alle parole di tante personalità”. Partecipa alla visita del gruppo di Coordinamento anche mons. Joan Enric Vives Sicilia, vescovo di Urgell, in Spagna, e coprincipe di Andorra. Sergio Centofanti lo ha intervistato:

R. – E’ molto importante dare appoggio a queste piccole Chiese. Quest’anno la sfida è più ecumenica degli altri anni. Gli ortodossi hanno cominciato le celebrazioni del Natale; oggi siamo andati tutti a portare le nostre felicitazioni al Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme e a tutti i rappresentanti delle altre Chiese che sono presenti in Terra Santa.

D. – Quale situazione avete trovato? Come stanno i cristiani in Terra Santa?

R. – Sono sotto shock per le violenze anticristiane a Baghdad e in Iraq in generale, e poi in particolare per quelle nella Chiesa copta di Alessandria in Egitto. Siamo preoccupati per loro, per la situazione dei cristiani che si trovano in minoranza negli Stati del Medio Oriente. Abbiamo, però, trovato anche tanta speranza: la gente è coraggiosa ed è molto consapevole di quello che deve fare, e cioè: restare qua. In molti sono preoccupati per le difficoltà della vita quotidiana, per la mancanza di lavoro: sono problemi molto concreti e drammatici. Ma ciò nonostante, conservano la speranza. Vogliamo condividere questa speranza con loro, perché quando la fede si confronta anche con il martirio diviene più forte, diviene più grande. Questa è l’esperienza che questi cristiani, nostri fratelli e sorelle, condividono con tutti noi, cristiani d’Occidente, che siamo più stanchi…

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DOPO TANTE DOMANDE… LA RISPOSTA! IL RACCONTO DELLA VOCAZIONE DI ELISA, UNA NEO 18ENNE

GIOVANI E VOCAZIONE – A te che leggi il suo racconto auguro di poter trovare la “tua” risposta, e ti chiedo una preghiera per il cammino di Elisa e di quanti si sono incamminati nella via della loro vocazione.

Mi chiamo Elisa, ho 24 anni e mi sono appena laureata in Lettere Classiche. Ho conosciuto suor Nella Letizia circa 6 anni fa, in un momento in cui mi ponevo tante domande e la vita mi aiutava (forse anche mi costringeva) a pormene ancora di più. E infatti credo di aver mandato un’email alla grata elettronica con TANTE domande. Volevo capirne di più sulla clausura, sulle suore, sulle ragioni che spingevano una persona ad intraprendere una strada così… folle? inutile? Non saprei sintetizzare in una parola i miei sentimenti di allora per questa vocazione, ma certo non era ciò che IO avrei scelto per me, quindi: PERCHÈ? perché invischiarsi in un cammino così? ma soprattutto COME: come sapere se il Signore proprio ti chiama? quali sono gli indizi o i sintomi? La domanda vera che nascondevo dietro questo torrente in piena di domande era la domanda di san Francesco: Signore, cosa vuoi che io faccia? Nel senso più letterale della domanda: cosa vuoi TU che IO faccia. Questa domanda mi faceva molto soffrire perché sono una persona che usa molto la testa, capace di ragionamenti fini e stringenti, di organizzazione precisa e sottile, di schematismi e incasellamenti assolutamente logici. Perché mai avrei dovuto lasciare che fosse il Signore a decidere della mia vita? E io? Quale posto occupavo nella MIA vita? Non conoscevo ancora il mio cuore. E conoscevo poco anche il Signore, nonostante fossi stata sempre una “credente praticante”, come si usa dire. Se penso a quei momenti ricordo però che il mio cuore era come chiuso in una morsa: o IO o il Signore, che quasi un po’ crudele mi chiedeva di rinunciare a tanto. SI MA PERO’ (altra locuzione che mi accompagnava)… poi come facevo ad essere certa che Lui voleva proprio questo? E perché non era chiaro nella sua “chiamata”? Avrei obbedito, va bene, ma però…

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BEATO TU CHE LAVORI. GLI EFFETTI DI UN LICENZIAMENTO DAL PUNTO DI VISTA RELAZIONALE

LAVORO – Abbiamo parlato più volte di crisi del lavoro, disoccupazione, precariato, povertà dei giovani, difficoltà a realizzare progetti, ad affermarsi, ad esprimere i propri talenti. Abbiamo ascoltato e riportato le paure di chi trascorre le giornate a scrivere curriculum, a leggere e rispondere agli annunci, ad andare a colloqui e tornare con il naso rotto per una porta in faccia sbattuta troppo violentemente, a inventarsi i mestieri più improbabili, a elemosinare soldi a genitori, zii, nonni e amici, a piangere lacrime di disperazione. Un po’ meno, forse, abbiamo parlato di chi un lavoro ce l’aveva e adesso non l’ha più, di chi credeva di aver trovato stabilità e sicurezza economica e adesso deve ricominciare tutto da capo.

Giovani coppie, con uno o più figli, in difficoltà a pagare le bollette, a onorare le scadenze del mutuo o di prodotti acquistati a rate, costrette a rinunciare anche a generi alimentari di prima necessità. Oppure persone meno giovani che – nel bel mezzo del cammin della loro vita, quando dovrebbero tirare il fiato – sprofondano in drammi che inevitabilmente coinvolgono i figli ormai cresciuti ma ancora studenti, più che mai bisognosi di aiuto e sostegno. Cresce la quota di famiglie che dichiara di arrivare alla fine del mese con molta difficoltà. Si affacciano alla povertà individui appartenenti a categorie sociali che fino a poco tempo fa si sentivano tutelate. Nuovi poveri che restano occulti perché – come sottolinea la Commissione d’indagine sull’esclusione sociale (Cies) – “non chiedono e non si espongono: si vergognano, sono restii a raccontarsi perché sono ancora troppo immersi nelle loro difficoltà, provano disorientamento e spiazzamento, non sanno orientarsi nella rete dell’aiuto, sono del tutto impreparati e reagiscono con una forma ansiosa nel modo di rapportarsi con la famiglia e il contesto sociale di riferimento”. Sono sempre più frequenti depressioni, esaurimenti, patologie mentali in giovanissimi, giovani e adulti. Gli effetti di un licenziamento o della disoccupazione, dal punto di vista relazionale, sono devastanti. Intere famiglie si chiudono e soffrono in solitudine, piene di sensi di colpa e di vergogna, quando invece avrebbero bisogno di una rete sociale che li accolga, che faccia venire allo scoperto quel disagio sommerso – quindi ancora più distruttivo – che colpisce sempre più le famiglie “normali”, in difficoltà a riconoscere tale disagio e a chiedere aiuto prima che esso abbia superato la soglia critica. Non diamo i numeri che ogni giorno i media diffondono per aggiornare il quadro della crisi, non riportiamo i dati dell’ennesima indagine. Non ce n’è bisogno, perché se ci soffermiamo a riflettere e ci guardiamo bene intorno ci accorgiamo che la vicina anziana da un po’ di tempo ti chiede i giornali non per leggerli ma per accendere il fuoco nella stufa a legno, perché il riscaldamento non lo può pagare. Se ci interessiamo agli altri, scopriamo che la tal famiglia di stranieri che si è trasferita nella casa di fronte non ha abbastanza da mangiare perché lui non ha lavoro e i soldi di lei come colf non bastano per sfamare i suoi bambini.

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INTERVISTA A ELISABETTA LO IACONO: LA COMUNICAZIONE DELLA FEDE E LA FEDE NELLA COMUNICAZIONE

FEDE E COMUNICAZIONE – I microfoni di Papaboys.it hanno intervistato, questa volta, l’autrice di “Se mi sbaglio mi corrigerete. La rivoluzione comunicativa di Giovanni Paolo II.” e “Caro Signor Papa”, due libri dedicati completamente alla figura del nostro amato e mai dimenticato Papa scomparso nell’Aprile di 5 anni fa: il suo nome è Elisabetta Lo Iacono che, oltre ad essere una scrittrice, è innanzitutto una giornalista professionista, di origine versiliese, e docente di giornalismo alla Pontificia Facoltà Teologica “Seraphicum” di Roma. Le abbiano rivolto alcune domande a proposito delle sue due creazioni e cosa ha rappresentato per la gente ma soprattutto per la comunicazione la figura di Giovanni Paolo II visto come Papa ma anche come uomo. Possiamo capirne veramente il senso solo leggendo la sua intervista.

Dottoressa Lo Iacono, nel corso del suo iter lavorativo di giornalista, il tema della religione l’ha portata a studiarne ed approfondirne l’importanza vista sotto la luce della comunicazione come evento mediatico. A cosa è dovuta questa scelta?

La scelta è avvenuta pochi anni fa: attratta, come molte persone, dalla figura di Giovanni Paolo II e svolgendo la professione di giornalista, ho avuto la curiosità di capire qual era questa grande caratteristica comunicativa di questo Papa, come effettivamente riusciva ad arrivare con il suo messaggio non solo a coloro che erano credenti ma anche a coloro che non lo erano. Da questo spunto nasce “Se mi sbaglio mi corrigerete. La rivoluzione comunicativa di Giovanni Paolo II” nel quale cerco di analizzare in maniera dettagliata quelle che sono le capacità comunicative del Santo Padre sia dal punto di vista del messaggio, dell’essenza, del verbum ma anche da un punto di vista della gestualità: ricordiamoci che Carol Woytila aveva questa marcata capacità di comunicare attraverso i gesti e le espressioni facciali. E’ anche un’analisi sulle scelte dei viaggi e su come questa comunicazione sia divenuta un’evangelizzazione itinerante attraverso il mondo, attraverso i popoli. Tutto ciò mi ha avvicinato a questo mondo della comunicazione religiosa e di conseguenza la volontà di approfondirlo, un’opportunità che ho avuto grazie sia all’insegnamento di giornalismo alla Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura Seraphicum, dov’è nata la prima cattedra di giornalismo, sia attraverso altre attività di collaborazione con altre testate con la realizzazione del libro “Caro Signor Papa”.

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SAVIANO E L’EUTANASIA… E IL CAMPIONE DI LEGALITÀ ELOGIÒ LA NON-LEGGE

EUTANASIA – Sappiamo bene che criticare un “mostro sacro” è una partita a perdere, ma si potrà pure dissentire con Roberto Saviano senza passare per camorristi, fascisti o disfattisti. Se un intellettuale, nel caso uno scrittore coraggioso, vuole vestire i panni del maître à penser televisivo, del faro che illumina le coscienze, sa di dover fare i conti non solo con il mezzo, ma anche con i telespettatori. Milioni di persone diverse, ognuna con una sensibilità propria eppure tutte con un mondo di valori di riferimento dall’inevitabile base comune: la vita e la morte non tollerano giochi di parole ed esercizi concettuali spericolati e irrispettosi.

E qui ci permettiamo di inserire il rammarico: argomentare contro le mafie di ogni colore è un grande merito civile che unisce il Paese, tirare conclusioni politiche è un esercizio di libertà (e chi lo compie dovrebbe sapere di poter essere chiamato a renderne conto), ma schierarsi a favore del suicidio assistito e dell’eutanasia è un azzardo che come minimo squassa le coscienze e divide il popolo. Noi sappiamo solo in parte – per quel po’ che ci hanno fatto sapere – che cosa hanno pensato e patito le migliaia di donne e uomini in carne e ossa che tutti i giorni accudiscono in famiglia un malato terminale o un grave disabile senza risparmio di energie, sentimenti e risorse finanziarie, nel sentirsi dire con la forza della parola televisiva che quella vita lì, proprio quella, non è degna di essere vissuta. Lunedì sera, a “Vieni via con me”, è andata in scena una pagina sconcertante di quella «dittatura dei sentimenti» che sembra ormai voler legittimare ogni tragitto individuale e anche ogni scelta estrema, fuori da un contesto comunitario, al di là del sentire comune, persino oltre i confini della razionalità umana. Ragione umana che viene invocata per opporsi alle mafie, ma non viene messa in campo se è in gioco la vita di un essere umano nella condizione di massima fragilità. Saviano, con la sua performance, si è reso colpevole del più grave degli addebiti che si possano avanzare nei confronti di un cultore della laicità: ha eliminato con un tratto di penna la cultura del dubbio. Secoli di severa laicità, di continuo sbattuta in faccia ai credenti, bruciati in pochi minuti. Così Saviano ha mostrato all’improvviso il volto del moderno giacobino che oscura la ragione: «Quella di Piergiorgio Welby non era più vita».

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MISSIONE ALLE GENTI E NUOVA EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI CRISTIANI. LA FEDE SI RAFFORZA DONANDOLA!

ROMA – Come ogni anno dal 1926, nella penultima domenica di ottobre si celebra nel mondo cattolico la “Giornata missionaria mondiale” (quest’anno domenica prossima 24 ottobre). Papa Benedetto ha pubblicato il suo messaggio sul tema “La costruzione della comunione ecclesiale è la chiave della missione”, che incomincia così: “Cari fratelli e sorelle, il mese di ottobre, con la celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale, offre alle Comunità diocesane e parrocchiali, agli Istituti di Vita Consacrata, ai Movimenti Ecclesiali, all’intero Popolo di Dio, l’occasione per rinnovare l’impegno di annunciare il Vangelo e dare alle attività pastorali un più ampio respiro missionario”. Quante volte a me missionario qualcuno chiede: “Perché parlare ancora di missioni, di mandare personale e aiuti in Africa, in Asia, in Oceania, quando qui in Italia stiamo perdendo la fede? C’è bisogno di missionari qui da noi”. Il messaggio del Papa risponde a questa domanda. La missione ha un significato ben più ampio di quanto normalmente si crede. Certo, lo scopo primo è di ricordare ai fedeli la “missione alle genti”, cioè l’annunzio di Cristo ai popoli che ancora non hanno ricevuto la “ Buona Notizia” del Vangelo; e di invitare i fedeli a pregare e ad aiutare i missionari fra i non cristiani. Ma la Giornata missionaria ha un significato più ampio e profondo: tutte le comunità cristiane (famiglie, parrocchie, istituti religiosi, movimenti e associazione laicali), debbono essere “missionarie”. Perché “la Chiesa è per natura sua missionaria” (Ad gentes, 2). Cristo l’ha creata così e se non fosse più missionaria non sarebbe più la Chiesa di Cristo. Marcello Candia diceva spesso: “Io sono missionario in forza del mio Battesimo”. In altre parole, missione alle genti e nuova evangelizzazione dei popoli cristiani sono strettamente collegate, l’una non sta senza l’altra, l’una riceve forza e motivazioni nuove dall’altra. C’è un passo del Vangelo che spiega bene questa verità difficile da capire e da credere: infatti si pensa che, proprio perché qui da noi diminuisce la fede e la vita cristiana, bisogna concentrare tutte le nostre forze ecclesiali sul popolo italiano, per riportarlo alla fede. Gesù non la pensava così. Poco prima di salire al Cielo, “Gesù apparve agli undici discepoli mentre erano a tavola. Li rimproverò perché avevano avuto poca fede e si ostinavano a non credere a quelli che l’avevo visto risuscitato. Poi disse: ‘Andate in tutto il mondo e portate il Vangelo a tutti gli uomini. Chi crederà e sarà battezzato, chi non crederà sarà condannato’” (Mc . 16, 14-16).

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RAPPORTO TRA FIDANZATI: E SE L’AMORE DI DIO FOSSE IL GARANTE DELLA CONTINUITA’?

L’AMORE – Se dovessi raccontare ai giovani l’Amore di Dio direi che oltre al Creato l’opera più bella delle sue mani è l’uomo. Il suo spirito alita in noi e tutto ciò che siamo è amore di Dio. Una volta che scopriamo di essere figli di Dio un soffio della sua bellezza, ci sentiamo forti e il cammino da fare non è altro che riversare la Sua bellezza ovunque. Soprattutto i giovani sono ricchi di desideri nobili e di vitalità. Non dimenticano che la cosa più importante è l’amore verso i genitori e la persona amata. Il sogno più importante per i giovani è il sacramento del matrimonio che consegna il corpo dell’uno all’altro e la riservatezza del cuoreda custodire. Con il matrimonio il sogno è racchiuso nelle parole dette davanti a Dio. Nel profondo del cuore i giovani sanno donare largamente e credono in Dio che è Padre. L’amore per la persona amata è l’espressione della fedeltà di Dio che è capace di Amare. L’Ascolto della Parola di Dio aiuta a scoprire i sentieri di vita che Lui ci indica per camminare nella giustizia e nella verità di noi stessi. La Parola di Dio fa luce sulla via da seguire e custodisce una condottai ntegra. Il matrimonio ed anche il fidanzamento è mosso dalla preghiera che dà la motivazione a fare famiglia.

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“LA LIBERTÀ RELIGIOSA, VIA PER LA PACE”: E’ IL TEMA SCELTO DA BENEDETTO XVI PER LA PROSSIMA GIORNATA

CITTA’ DEL VATICANO – E’ “Libertà religiosa, via per la pace” il tema scelto da Benedetto XVI per la celebrazione della Giornata mondiale per la pace del 2011. La giornata – che si celebra dal 1968 il primo giorno di ogni anno – porrà dunque l’accento sul tema della libertà religiosa. “Ciò – commenta un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede – mentre nel mondo si registrano diverse forme di limitazione o negazione della libertà religiosa, di discriminazione e marginalizzazione basate sulla religione, fino alla persecuzione e alla violenza contro le minoranze. La libertà religiosa, essendo radicata nella stessa dignità dell’uomo, ed orientata alla ricerca della ‘immutabile verità’, si presenta come la ‘libertà delle libertà’. La libertà religiosa è quindi autenticamente tale quando è coerente alla ricerca della verità e alla verità dell’uomo.

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IL PAPA ALL’ANGELUS: “NON BASTA CREDERE IN DIO, OCCORRE UNA VITA PURISSIMA PER SALVARSI!”

CASTELGANDOLFO – Non è un vero credente chi dice di avere fede ma non ama in modo concreto i fratelli e non segue Gesù sulla via della croce: è questo in sintesi quanto ha detto il Papa oggi all’Angelus a Castel Gandolfo. Benedetto XVI ha ribadito che il Signore non è venuto a insegnarci una filosofia ma la via che conduce alla vita. Il Papa, commentando le letture della XXIV Domenica del Tempo Ordinario, esorta i fedeli a rispondere a due questioni cruciali: “Chi è per te Gesù di Nazaret?”. E poi: “La tua fede si traduce in opere oppure no?”. Alla prima domanda Pietro dà una risposta netta e immediata: “Tu sei il Cristo”, cioè il Messia, il consacrato di Dio mandato a salvare il suo popolo. “Pietro e gli altri apostoli, dunque – afferma il Papa – a differenza della maggior parte della gente, credono che Gesù non sia solo un grande maestro, o un profeta, ma molto di più. Hanno fede: credono che in Lui è presente e opera Dio”. “Subito dopo questa professione di fede, però, quando Gesù per la prima volta annuncia apertamente che dovrà patire ed essere ucciso, lo stesso Pietro si oppone alla prospettiva di sofferenza e di morte.

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I titoli di oggi su www.papaboys.it – 20 febbraio 2008

Carissimi fratellini e sorelline dell’Associazione Nazionale Papaboys a tutti voi un caro saluto ed eccoci a comunicarvi tramite la nostra newsletter i titoli delle news disponibili in queste ore sul portale www.papaboys.it. Siamo contenti di potervi informare sul fatto che il sito sta continuando a crescere, anche grazie a tutti voi, e stiamo raggiungendo una media di 2.000 visitatori quotidiani. Da parte della redazione, come avrete potuto vedere, stiamo cercando di fare piccoli sforzi quotidiani per potervi dare notizie sempre aggiornate che possano interessare noi giovani cattolici, con uno sguardo non solo alla nostra piccola Italietta…, a tutte le attività dell’Associazione, ma anche alle vicende internazionali che riguardano l’Universo della Chiesa. Ci farebbe piacere – e sono ben accetti – pareri, idee, suggerimenti, ed anche collaborazioni.


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Abbiamo predisposto una sezione del portale dove poter avanzare la tua candidatura a collaborare di piu’ e con maggiore intensità alla costruzione, in tutta Italia, dell’Associazione Nazionale Papaboys. Ci piacerebbe poter allargare il nostro giro di amici e collaboratori anche a livello di redazione.

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I titoli di oggi
su www.papaboys.it

DIALOGO EBREI – CATTOLICI: DAL ‘BLOG’ DEL VATICANISTA DE ‘LA STAMPA’ TOSATTI CRESCE LA SPERANZA…
DIALOGO – Cresce il confronto tra mondo ebraico e cattolico e dopo le recenti avversità di percorso continuano a crescere semi di speranza nel mondo. La buona notizia che vi proponiamo è stta pubblicata in queste ore da un vaticanista, Marco Tosatti del quotidiano ‘La Stampa’, che propone nel suo bl…

PAPABOYS DELLA CAMPANIA: TANTI GLI IMPEGNI DELLA SEDE REGIONALE IN ATTESA DELLA SANTA PASQUA
NAPOLI – La Sede Regionale della Campania dell’Associazione Nazionale Papaboys diretta da Massimo Manzolillo, è stata una delle prime in Italia ad avviare la sua attività ormai due anni fa ed i risultati iniziano a vedersi, sia in termini di incontri, sia in termine di associati. Sono in queste ore …

SACERDOZIO E CASTITÀ. CONVIENE RIBADIRE I PERCHE’ DI UNA TRADIZIONE IMPOSSIBILE DA PERDERE.
ROMA – Ha suscitato molto scalpore la recente dichiarazione di un sacerdote cattolico che si vanta, non solo di aver avuto un figlio da una ragazza, ma che addirittura dà in pasto alla curiosità morbosa della gente la descrizione dei suoi rapporti intimi, in barba al più normale senso del pudore che…

LA STATUA DI GIOVANNI PAOLO II DEL PROGETTO ‘TOTUS TUUS’ FA TAPPA NELLA CITTA’ DI TORINO.
TORINO – È giunta nella tarda mattinata di ieri, presso la Basilica di Maria Ausiliatrice, a Valdocco, la statua raffigurante il Servo di Dio Giovanni Paolo II che sta ripercorrendo il cammino fatto dal Pontefice durante i suoi pellegrinaggi mariani. L’iniziativa rientra nel progetto “Totus Tuus”, …

SANTA SEDE E STATO ITALIANO CELEBRANO I 79 ANNI DEI PATTI LATERANENSI
ROMA – Italia e Santa Sede confermano i loro ottimi rapporti. Ieri, all’ambasciata italiana presso la Santa Sede cerimonia per ricordare i 79 anni dai Patti Lateranensi. Presenti le massime autorità italiane e vaticane, tra cui il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e il premier Romano Pr…

PURTROPPO ESISTONO ‘PRETI COMUNISTI’, E NEMMENO POCHI! QUESTO DON… PAOLO FARINELLA SCRIVE….
ROMA – Cari amici dei Papaboys, purtroppo il comunismo è ancora vivo, un po’ piegato dalla pace e dallo sviluppo della storia, un po’ messo in ginocchio dalla ragione, ma purtroppo ancora di moda. E non ci fa ‘ribrezzo’ – tutt’altro – l’onorevole Bertinotti che in una puntata di Ballaro’ ha dichiara…

LA CHIESA DI CUBA PRONTA A RICEVERE IL SEGRETARIO DI STATO NEL X ANNIVERSARIO DELLA VISITA DI GP2
L’AVANA – La Chiesa di Cuba si prepara con entusiasmo a ricevere la visita del Segretario di Stato, Cardinale Tarcisio Bertone, in occasione del decimo Anniversario del viaggio del Santo Padre Giovanni Paolo II a Cuba. Stando al programma pubblicato dalla Conferenza Episcopale Cubana, l’arrivo del C…

‘QUELLE STRANE INQUADRATURE DEL CTV’. – PARERI RACCOLTI DALLA RETE INTERNET. ‘PAPA RATZINGER BLOG’
MEDIA – La libertà di espressione è rappresentata dalla rete mondiale di internet, anche se talvolta tale rete non è utilizzata con criterio ed educazione; ma quando si esprime un parere, tra le altre cose condivisibile, è giusto che esso possa risaltare. Per una volta, invece di andare a replicare …

UDIENZA DEL MERCOLEDI’. APPUNTI DI BENEDETTO SU LAICITA’ DELLO STATO E RUOLO DELLA CHIESA
CITTA’ DEL VATICANO – I cattolici italiani debbono compiere “un deciso sforzo di conversione e di rinnovamento spirituale, per un risveglio alla fede autentica, per un recupero salutare nel rapporto con Dio e per un impegno evangelico piu’ generoso”. Lo ha chiesto Benedetto XVI nel breve discorso ai…

TESTIMONIANZE – DANIELE PASINI, LA MIA MUSICA AL SERVIZIO DELLA FEDE!!
ROMA – Dall’Agenzia Informusic.it arriva una curiosa e mail, che inizia così: finalmente ho aggiunto nel mio myspace il primo e l’ultimo brano del mio Cd che uscirà a Maggio. la qualità del secondo Kyrie è veramente schifosa ma per chi voles…


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