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“CATTOLICI E CATTOLICI A CONFRONTO”, MONS. CROCIATA: “LORO PRESENZA NEI VARI PARTITI È UNA CHANCE”

CHIESA CATTOLICA (Roma) – “I cattolici impegnati in politica devono rimanere uniti sui valori anche se militano in schieramenti opposti e seguire la logica del confronto costruttivo”. E’ quanto ha detto mons. Mariano Crociata, segretario generale della CEI, intervenendo ieri alla Camera dei Deputati in occasione del Convegno “Cattolici e cattolici a confronto”. “La presenza dei cattolici nei vari partiti – ha spiegato Mons. Crociata – è una scommessa e una chance affinché la politica prenda la piega di un concorso costruttivo e non lacerante, alla ricerca del bene comune e non solo di quello di una parte. La sfida più grande è non farsi fagocitare dalle logiche conflittuali interpartitiche, ma far agire la logica del confronto costruttivo”.

“L’interesse di parte – ha sottolineato Crociata – non può oscurare la visione e la ricerca del bene generale: di questo i cattolici in politica devono sentire la primigenia e irriducibile responsabilità, come testimonianza di fede e di una appartenenza ancora più originaria e discriminante”. In questa prospettiva, per la CEI “le diverse rappresentazioni del bene generale e la ricerca di tutti per un qualche interesse di parte devono trovare una forma di composizione che non cancelli le differenze, ma evolva verso la visione di un bene più grande in cui sia possibile riconoscere l’apporto di ciascuno senza penalizzare il bene di tutti. La cosa più triste – ha sottolineato il segretario generale della CEI – sarebbe vedere cattolici per i quali è maggiore la forza conflittuale dell’appartenenza partitica piuttosto che la capacità di dialogo”. Oggi, ha osservato, “c’è bisogno di trovare forme e percorsi di trasformazione della politica”, attraverso “la volontà e lo spirito di iniziativa e di inventiva nel fare spazio a giovani che possano apprendere sul campo un modo costruttivo di operare in politica, partendo dall’alleanza con altri credenti e fecondando le dinamiche partitiche di lungimiranza e di progettualità in vista della realizzazione crescente del bene di tutti”.

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GIOCARSI IL FUTURO, LA TENTAZIONE DEI FACILI GUADAGNI CON L’AZZARDO

SOCIALE (Roma) – Cresce il numero delle persone che in Gran Bretagna si dedica alle scommesse e cresce anche il numero dei giocatori problematici. È questa la conclusione a cui giunge uno studio pubblicato il 15 febbraio dalla Commissione britannica per il gioco d’azzardo. Secondo il British Gambling Prevalence Survey, il 73% degli adulti ha giocato d’azzardo nel 2010, rispetto al 68% del 2007. Lo studio rivela anche che la percentuale di giocatori problematici è aumentata dallo 0,5% della popolazione adulta nel 2007, allo 0,7% del 2010. Il rapporto ritiene che questo lieve aumento non sia statisticamente significativo.

Ciononostante, Brian Pomeroy, il presidente della Commissione sul gioco, ha ammesso che una “piccola, ma probabilmente crescente, percentuale della popolazione presenta gravi problemi connessi con il gioco d’azzardo”. La National Lottery è il gioco più diffuso: il 59% degli adulti ne ha acquistato i biglietti negli ultimi 12 mesi. Seguono le altre lotterie (25%) e i gratta e vinci (24%), per passare poi alle scommesse sulle corse dei cavalli (16%). In termini di assiduità, lo studio rivela che, nella settimana precedente al sondaggio, il 43% degli adulti aveva scommesso su almeno uno dei giochi esistenti, mentre più di un terzo degli adulti aveva acquistato i biglietti per la lotteria nazionale. Per quanto riguarda le caratteristiche del giocatore, lo studio osserva che il livello di gioco risulta significativamente più elevato nel gruppo etnico dei bianchi, in cui si attesta al 76%. Nel gruppo etnico di colore si attesta al 52%, mentre per gli asiatici al 41%. Anche il grado di istruzione è risultato discriminante. Le persone con i più alti livelli di istruzione sono risultate meno propense ad aver giocato nell’ultimo anno, rispetto ai meno istruiti. Nel 2010, il 70% di chi aveva almeno un diploma universitario aveva giocato d’azzardo, rispetto al 76% di chi non aveva ottenuto un’istruzione terziaria.

Per quanto riguarda i giocatori problematici, il sondaggio rivela che questi sono più frequenti tra gli uomini che tra le donne. Inoltre, la presenza di problematicità risulta maggiormente associata ai giovani adulti, rispetto a quelli più anziani. Sebbene essi costituiscano, nel complesso, una percentuale inferiore all’1% della popolazione, lo studio osserva che si tratta di un rilevante problema di salute pubblica. Chi presenta problemi ha solitamente un livello di istruzione inferiore. Riguardo al gruppo etnico di appartenenza, gli asiatici risultano avere il più alto livello di problematicità, seguiti dai neri e dai bianchi. Differenze tra i giocatori normali e quelli problematici emergono anche con riguardo alle rispettive motivazioni. Mentre per i giocatori normali tra le massime motivazioni risulta il desiderio di vincere denaro, per i giocatori problematici tale motivazione si attesta allo stesso livello di quella del divertimento e dell’emozione. Le persone che rientrano nella definizione di giocatori problematici sono più propensi a giocare per stimolare emozioni positive e per evitare o ridurre quelle negative. Motivazioni sociali o estrinseche, come il desiderio di fare soldi, risultano meno importanti per loro.

Uno dei problemi connessi con la regolamentazione del gioco d’azzardo è che le restrizioni che si impongono rischiano di ridurre le entrate dello Stato. In Canada, per esempio, i diversi livelli di governo hanno raccolto, nel 2009, 14,75 miliardi di dollari canadesi (11 miliardi di euro) dall’industria delle scommesse, secondo il quotidiano Globe and Mail del 27 agosto scorso. Secondo un articolo pubblicato il 27 luglio sul New York Times, i governi in Europa avevano puntato al settore del gioco d’azzardo per cercare di ridurre i deficit di bilancio aggravati dalla crisi economica. Il mese precedente, la Francia aveva cambiato la legge per consentire il gioco on-line, seguita dalla Danimarca, mentre la Svizzera, la Spagna e la Germania stanno considerando se seguire l’esempio, secondo il New York Times. L’articolo cita uno studio da cui risulta che l’Europa è ora il maggior mercato delle scommesse on-line al mondo, con un giro d’affari di 12,5 miliardi di dollari sul totale di 29,3 miliardi di dollari stimati per il 2010.

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LETTURE/ PERCHÉ L’ITALIA NON PROVA A “SURPETERE” PER VINCERE LA CRISI?

CULTURA – La doccia fredda della crisi ci costringe a dover fare i conti con una prospettiva che appare sempre più complessa. Non si può più contare sul debito (pubblico o privato) come spinta alla crescita. Ma nello stesso tempo cresce la necessità di doverose politiche di sostenibilità ambientale. E la globalizzazione mostra tutti i suoi effetti con una Cina che è diventata il protagonista a livello industriale e finanziario, ma con gli Stati Uniti che confermano la loro leadership tecnologica. Ecco allora il cambiamento che una società come quella europea, e italiana in particolare, deve affrontare trovando la capacità di “reinventare” i processi e i progetti che sono stati i punti di forza del passato e che possono tornare a essere i punti di forza del futuro: il lavoro e insieme la forza della creatività, la capacità di adattamento e la logica della cooperazione, la passione della professionalità e l’etica della partecipazione civile.

Come ha detto Sergio Marchionne al Meeting di Rimini rivolgendosi ai giovani, “non è importante la strada che sceglierete, è molto più importante l’approccio con cui deciderete di percorrerla”. In pratica, “saper stare un passo avanti agli altri uscendo dalle tradizionali dinamiche competitive e avendo la capacità di reinventarsi quando serve”: è questa la linea di fondo da cui è scaturito un nuovo vocabolo, “Surpetere”, che è diventato il titolo di un libro di Giorgio Merli, Elena Gelosa e Marco Fregonese in cui si parla della “competizione creativa efficace e sostenibile”. Un libro in cui si analizzano le nuove forme del business con in primo piano un tipo di approccio fondato sulla conoscenza del presente e su di una visione del futuro capace di modificare continuamente i propri schemi interpretativi. Perché il futuro è insieme da interpretare e da costruire. Perché si fa presto a dire “cambiamento”. Ma terribilmente difficile è trasformare questa parola in scelte concrete, in gesti reali, in comportamenti che sappiano tenere conto non solo e non tanto dei nuovi scenari che si sono realizzati dopo la crisi economica, ma soprattutto dei mutamenti che devono ancora avvenire, che nessuno può prevedere con certezza e che dobbiamo credere dipendano anche dalle nostre scelte. Anche la crisi degli ultimi tre anni ha dimostrato fin troppo bene come il sistema economico si sia scoperto terribilmente fragile e soprattutto incapace di creare al proprio interno gli anticorpi necessari a evitare quello che è avvenuto. Soprattutto perché c’è stata una progressiva accelerazione dei fattori di squilibrio, ma nello stesso tempo si era creata una situazione in cui, più o meno, tutti ne avevano un momentaneo beneficio.

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ENTRA NELL’ASSOCIAZIONE PAPABOYS!

“I giovani dell’Associazione Nazionale Papaboys accolgono con gioia il messaggio del Vangelo e facendolo proprio nella vicinanza al Santo Padre, sono impegnati nel mondo (pur restando di proprietà di Cristo) nella quotidianità delle proprie parrocchie ed associazioni. I Papaboys sono giovani che vivono, crescono, si formano e si impegnano per apportare al mondo, specialmente nelle categorie più deboli, quella goccia preziosa che altrimenti mancherebbe e con la stessa gioia si fanno testimoni per i loro coetanei alla ricerca del senso della vita”. “Ragazzi del Papa” quindi, ma anche “Messaggeri di Pace” e “Testimoni del Risorto”. Un apostolato giovanile del terzo millennio cristiano.
NUOVI AMICI IN TUTTO IL MONDO!

Sarai messo in contatto con i nostri responsabili regionali o provinciali in tutta Italia; potrai interagire con loro divenendo amici, e potrete creare ulteriori momenti di incontro e di scambio di esperienze. Qualora non fosse presente nella tua zona una sede provinciale o regionale, pregheremo e lavoreremo insieme per poter rendere concreta questa possibilità! Il nostro obiettivo &graveve; allargare una rete provincia per provincia, in tutte le regioni italiane e tu stesso potrai diventare referente per un gruppo di altri giovani o per un comitato locale o per una provincia intera.

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VIAGGI, SPORT, TURISMO & ATTIVITA’ CULTURALI!

Sarà a tua disposizione il nostro servizio turistico “Papaboys Agency” per programmare il tuo soggiorno a Roma e/o in altre regioni e città italiane, con visite guidate, momenti “personalizzati”, accompagnato da altri giovani come te! Contatta il seguente numero: 06/97270529 e comunica il tuo numero di tessera! Inoltre sarai coinvolto in tutti i viaggi e “pellegrinaggi” annuali che l’Associazione organizza per i propri iscritti sia in Italia che all’estero.

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PROTAGONISTA ATTIVO & INTERATTIVO!

Sarai iscritto alla nostra newsletter e riceverai informazioni in tempo reale sulle iniziative, le partecipazioni e gli appuntamenti dell’Associazione Nazionale Papaboys. Potrai usufruire, come socio, di tutte le sezioni del nostro sito ufficiale che eventualmente richiedono utente e password. Inoltre, se vorrai organizzare un incontro o evento nel tuo territorio, potrai contare sul patrocinio dell’Associazione e potrai usufruire dell’aiuto del nostro Ufficio Stampa per il coinvolgimento di media ed istituzioni.

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LAVORO, VOLONTARIATO & MISSIONE!

Sarai informato sulle attività sociali di evangelizzazione, volontariato e missione che l’Associazione promuove o patrocina in Italia ed all’estero. Potrai fare esperienze di lavoro estivo in Italia ed all’estero con l’Accademia Britannica srl (Partner dell’Associazione Nazionale Papaboys) ed anche con gli altri partner dell’Associazione. Diventerai punto di riferimento per altri ragazzi che hanno scelto l’Accademia Vacanze e le proposte di vacanze studio che essa promuove. Hai bisogno di crediti per scuole superiori o università? Potrai partecipare ad esperienze di formazione presso la Sede Nazionale o le Sedi Regionali dell’Associazione Nazionale Papaboys.

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CHIUDE LA CAMPAGNA DELLA CARITAS EUROPA PER LA LOTTA ALLA POVERTÀ E ALL’ESCLUSIONE SOCIALE

ZERO POVERTY – Con una tavola rotonda si è conclusa ieri pomeriggio a Bruxelles la Campagna “Zero Poverty”, promossa dalla Caritas Europa nell’Anno Europeo 2010 per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Roberta Gisotti ha intervistato don Livio Corazza, responsabile della Caritas Italiana per l’Europa:

D. – Don Livio, la campagna “Zero poverty” mirava soprattutto ad una presa d’atto della povertà spesso nascosta e che affligge milioni di famiglie, ma la povertà – si dice – non fa notizia se non è collegata ad eventi drammatici. Allora qual è stato il bilancio di questa campagna?

R. – E’ stato positivo perché per la prima volta le Caritas di tutta Europa si sono unite in un’unica campagna. Questo ci aiuta anche ad allargare il cerchio di quanti che con noi possano contribuire alla lotta alla povertà. Le Caritas diocesane sono state protagoniste e quasi tutte hanno promosso delle iniziative, coinvolgendo non soltanto il circuito ecclesiale ma anche persone appartenenti ad istituzioni sociali e civili. Certamente ci sono stati anche aspetti negativi: qualcuno ha sottovalutato questa opportunità e molte amministrazioni locali e statali non si sono molto interessate nel sensibilizzare i cittadini. Gli stessi mezzi di comunicazione sociale hanno trascurato questa campagna. Noi abbiamo potuto vedere come della povertà – come lei stessa diceva giustamente – ci si occupa soltanto di fronte a situazioni gravi: basta ricordare proprio quest’anno la vicenda dei rom. Devo dire, però, che nonostante questo, credo che in molti sia cresciuta la sensibilità sul fatto che la povertà è una questione che interessa tutti: non è soltanto il problema di qualcuno e non si può di conseguenza sempre delegare ad altri il compito di risolverlo.

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DOPO TANTE DOMANDE… LA RISPOSTA! IL RACCONTO DELLA VOCAZIONE DI ELISA, UNA NEO 18ENNE

GIOVANI E VOCAZIONE – A te che leggi il suo racconto auguro di poter trovare la “tua” risposta, e ti chiedo una preghiera per il cammino di Elisa e di quanti si sono incamminati nella via della loro vocazione.

Mi chiamo Elisa, ho 24 anni e mi sono appena laureata in Lettere Classiche. Ho conosciuto suor Nella Letizia circa 6 anni fa, in un momento in cui mi ponevo tante domande e la vita mi aiutava (forse anche mi costringeva) a pormene ancora di più. E infatti credo di aver mandato un’email alla grata elettronica con TANTE domande. Volevo capirne di più sulla clausura, sulle suore, sulle ragioni che spingevano una persona ad intraprendere una strada così… folle? inutile? Non saprei sintetizzare in una parola i miei sentimenti di allora per questa vocazione, ma certo non era ciò che IO avrei scelto per me, quindi: PERCHÈ? perché invischiarsi in un cammino così? ma soprattutto COME: come sapere se il Signore proprio ti chiama? quali sono gli indizi o i sintomi? La domanda vera che nascondevo dietro questo torrente in piena di domande era la domanda di san Francesco: Signore, cosa vuoi che io faccia? Nel senso più letterale della domanda: cosa vuoi TU che IO faccia. Questa domanda mi faceva molto soffrire perché sono una persona che usa molto la testa, capace di ragionamenti fini e stringenti, di organizzazione precisa e sottile, di schematismi e incasellamenti assolutamente logici. Perché mai avrei dovuto lasciare che fosse il Signore a decidere della mia vita? E io? Quale posto occupavo nella MIA vita? Non conoscevo ancora il mio cuore. E conoscevo poco anche il Signore, nonostante fossi stata sempre una “credente praticante”, come si usa dire. Se penso a quei momenti ricordo però che il mio cuore era come chiuso in una morsa: o IO o il Signore, che quasi un po’ crudele mi chiedeva di rinunciare a tanto. SI MA PERO’ (altra locuzione che mi accompagnava)… poi come facevo ad essere certa che Lui voleva proprio questo? E perché non era chiaro nella sua “chiamata”? Avrei obbedito, va bene, ma però…

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BEATO TU CHE LAVORI. GLI EFFETTI DI UN LICENZIAMENTO DAL PUNTO DI VISTA RELAZIONALE

LAVORO – Abbiamo parlato più volte di crisi del lavoro, disoccupazione, precariato, povertà dei giovani, difficoltà a realizzare progetti, ad affermarsi, ad esprimere i propri talenti. Abbiamo ascoltato e riportato le paure di chi trascorre le giornate a scrivere curriculum, a leggere e rispondere agli annunci, ad andare a colloqui e tornare con il naso rotto per una porta in faccia sbattuta troppo violentemente, a inventarsi i mestieri più improbabili, a elemosinare soldi a genitori, zii, nonni e amici, a piangere lacrime di disperazione. Un po’ meno, forse, abbiamo parlato di chi un lavoro ce l’aveva e adesso non l’ha più, di chi credeva di aver trovato stabilità e sicurezza economica e adesso deve ricominciare tutto da capo.

Giovani coppie, con uno o più figli, in difficoltà a pagare le bollette, a onorare le scadenze del mutuo o di prodotti acquistati a rate, costrette a rinunciare anche a generi alimentari di prima necessità. Oppure persone meno giovani che – nel bel mezzo del cammin della loro vita, quando dovrebbero tirare il fiato – sprofondano in drammi che inevitabilmente coinvolgono i figli ormai cresciuti ma ancora studenti, più che mai bisognosi di aiuto e sostegno. Cresce la quota di famiglie che dichiara di arrivare alla fine del mese con molta difficoltà. Si affacciano alla povertà individui appartenenti a categorie sociali che fino a poco tempo fa si sentivano tutelate. Nuovi poveri che restano occulti perché – come sottolinea la Commissione d’indagine sull’esclusione sociale (Cies) – “non chiedono e non si espongono: si vergognano, sono restii a raccontarsi perché sono ancora troppo immersi nelle loro difficoltà, provano disorientamento e spiazzamento, non sanno orientarsi nella rete dell’aiuto, sono del tutto impreparati e reagiscono con una forma ansiosa nel modo di rapportarsi con la famiglia e il contesto sociale di riferimento”. Sono sempre più frequenti depressioni, esaurimenti, patologie mentali in giovanissimi, giovani e adulti. Gli effetti di un licenziamento o della disoccupazione, dal punto di vista relazionale, sono devastanti. Intere famiglie si chiudono e soffrono in solitudine, piene di sensi di colpa e di vergogna, quando invece avrebbero bisogno di una rete sociale che li accolga, che faccia venire allo scoperto quel disagio sommerso – quindi ancora più distruttivo – che colpisce sempre più le famiglie “normali”, in difficoltà a riconoscere tale disagio e a chiedere aiuto prima che esso abbia superato la soglia critica. Non diamo i numeri che ogni giorno i media diffondono per aggiornare il quadro della crisi, non riportiamo i dati dell’ennesima indagine. Non ce n’è bisogno, perché se ci soffermiamo a riflettere e ci guardiamo bene intorno ci accorgiamo che la vicina anziana da un po’ di tempo ti chiede i giornali non per leggerli ma per accendere il fuoco nella stufa a legno, perché il riscaldamento non lo può pagare. Se ci interessiamo agli altri, scopriamo che la tal famiglia di stranieri che si è trasferita nella casa di fronte non ha abbastanza da mangiare perché lui non ha lavoro e i soldi di lei come colf non bastano per sfamare i suoi bambini.

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TUTTI I GIORNI UNA TEMPESTA. “PERCHÉ SIETE COSÌ PAUROSI? NON AVETE ANCORA FEDE?”

CATECHESI – In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: “Passiamo all’altra riva”. E lasciata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che moriamo?”. Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: “Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?”. E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: “Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?”. (Mc 4, 35-41)

Se pensiamo che la nostra vita sia la tranquillità noiosa, in cui non c’è mai niente di nuovo, tutto tranquillo, tutto secondo lo schema, credo che ci troveremo presto delusi. Forse qualcuno vive ancora nell’incoscienza o si nasconde dietro un dito. A che cosa è dovuto l’uso crescente di spinelli e di coca, gli sballi e le continue bevute di birra, chiamate elegantemente feste della birra? Perché dei ragazzi tranquilli, di punto in bianco (si fa per dire, perché nelle loro teste già sono prefigurati tutti i passi dell’assurdo), si scatenano a distruggere e a buttare all’aria tutto? C’è tutti i giorni una tempesta nel cuore; la consapevolezza di un male o di un vuoto che ti crea nel cervello un mulinello di pazzia, una voragine di non senso, che si beve la vita. Qualche altra volta è anche una disgrazia, una ingiustizia subita, un male di cui non sei responsabile, ma che ti cade addosso e non ti senti pronto ad affrontare. Era così anche la vita dei dodici; sempre assieme a Gesù, sempre tranquilli, ormai distesi e arrivati. Ma un giorno il mare di Galilea che sembra sempre liscio come l’olio, si scatena. La barca viene sbattuta da ogni parte, la paura è grande. Nessuno capisce più niente e si dà da fare per parare il colpo, come può. Ma quello che fa più fastidio, che balza agli occhi degli apostoli impauriti è il sonno tranquillo di Gesù, la sua assenza totale dallo sconquasso della vita. Ma Dio dove è? Perché ci ha abbandonato? Perché deve capitare tutto questo a gente inerme, senza colpa né pena. Tu Gesù ci lasceresti morire così? Ti inabisseresti anche tu senza accorgerti, mentre noi siamo pieni di spavento. Apri gli occhi. Renditi conto del nostro terrore. Che tu dorma, non solo ci fa sentire ignorati, abbandonati, ma anche condannati. La nostra vita non può finire così. Non ti importa che moriamo? Dove è il tuo amore per noi che in questi anni ci ha affascinato, ci ha fatto crescere, ci ha aiutato a guardare in faccia ogni pericolo? Non è una supplica soltanto, ma una accusa, come tante siamo capaci di rivolgere a Dio nella nostra vita.

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“IL MONDO DÀ SOLAMENTE ACQUA SALATA”: LA TESTIMONIANZA DI LINDA, FAN INCONDIZIONATA DELLE GMG

MADRID – Linda partecipò ad un incontro di giovani con Giovanni Paolo II e, da allora, non ha potuto smettere di parteciparvi. Il 1995 segnò la sua vita, dopo che a 18 anni prese parte all’Agorà di Loreto, un incontro dei giovani con il Papa.

Nata in Nicaragua, Linda lavora, tra le altre cose, all’Università Centroamericana, dando lezione ai giovani studenti. È desiderosa di giungere a Madrid per partecipare alla GMG nel 2011. Ancora una volta ha voglia di ripetere l’esperienza! Ricorda con affetto la prima volta che si trovò vicino a Giovanni Paolo II, un momento che le ha cambiato la vita: “Si poteva respirare nell’aria la presenza di Cristo. Non lo dimenticherò mai. Il Papa esisteva, era reale e, inoltre, capiva i miei problemi e le mie paure come, per esempio, le prove che dovetti affrontare durante il mio primo anno di università, cercando di vivere come la Chiesa insegna”. Una delle cose che attrasse maggiormente la sua attenzione fu il fatto di sentirsi interpellata personalmente: “Il messaggio era per me, parlava a me, non importava che stessi in mezzo a migliaia di persone. Le sue parole erano per me, era Gesù stesso che mi diceva: ‘Forza, è vero, sono vivo e ti capisco, e Io ti aiuto’”, racconta.

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SANTA TERESA D’AVILA: LA PREGHIERA, VISSUTA COME AMICIZIA CON CRISTO, DIVENTA AMORE PER GLI ALTRI

MEMORIA DI SANTA TERESA D’AVILA – Fu accolta nel Carmelo di Avila, in Spagna, all’età di vent’anni, ma soltanto 19 anni dopo giunse a quella che lei stessa chiamò la sua “conversione”. Parliamo di Santa Teresa d’Avila che la Chiesa ricorda oggi. A lei, donna dal forte carattere vissuta nel XVI secolo, si deve la riforma dell’ordine carmelitano. Fedele alla Chiesa, nello spirito del Concilio di Trento, contribuì anche al rinnovamento dell’intera comunità ecclesiale. Ma come definire Teresa d’Avila? Tiziana Campisi lo ha chiesto a suor Chiara Maria di Cristo Re e Sacerdote, monaca carmelitana scalza del monastero Regina Coeli di Roma:

R. – Una donna molto intelligente, una donna di una grande vivacità, di un coraggio non comune. Una donna molto volitiva, anche. Forse, l’elemento che colpisce di più è che si tratta di una donna che ha ricevuto una capacità di amare molto grande, che all’inizio costituisce un po’ il suo limite, perché non sapeva bene come indirizzarla, ma al momento in cui lei la fissa tutta su Gesù ridiventa capace anche di amare gli altri in una maniera nuova, in una maniera grandissima. Per cui colpisce il modo in cui sapeva adattarsi a tutti: sa farsi vicina alle persone religiose, alle sue figlie spirituali, ma anche alla gente comune.

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LA CELEBRAZIONE ECUMENICA. IL PAPA: RESTARE FEDELI ALLA PAROLA DI DIO SENZA CEDERE AL CONFORMISMO

IL PAPA NEL REGNO UNITO – A chiudere la seconda giornata del viaggio pontificio nel Regno Unito è stata la celebrazione ecumenica alla Abbazia di Westminster dove il Papa ha implorato nuovamente il dono dell’unità tra i cristiani. “Dobbiamo rendere grazie – ha detto il Pontefice – per i notevoli progressi compiuti verso questo nobile obiettivo tramite gli sforzi di cristiani impegnati di ogni confessione. Nel medesimo tempo, tuttavia, rimaniamo consapevoli che molto ancora rimane da fare. In un mondo segnato da una crescente interdipendenza e solidarietà, siamo sfidati a proclamare con rinnovata convinzione la realtà della nostra riconciliazione e liberazione in Cristo e a proporre la verità del Vangelo come la chiave di un autentico ed integrale sviluppo umano. In una società che è divenuta sempre più indifferente e persino ostile al messaggio cristiano – ha sottolineato – noi tutti siamo ancor più chiamati a dare una gioiosa e convincente testimonianza della speranza che è in noi (cfr 1Pt 3,15), e a presentare il Signore Risorto come la risposta alle più profonde domande e aspirazioni spirituali degli uomini e delle donne del nostro tempo”.

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LA CHIESA E’ L’ULTIMA VOCE LIBERA A DIFENDERE LA FAMIGLIA. QUALE FUTURO PER I FIGLI?

SOCIETA’ – Nell’epoca del relativismo etico e dello smantellamento dei valori portanti della società, la Chiesa è – e resta – l’ultimo baluardo a difesa della famiglia. La politica internazionale, che dovrebbe essere preposta all’accoglienza delle istanze di questa sacra istituzione fa orecchie da mercanti e non trova soluzioni, fornendo inoltre modelli totali di disfacimento e ‘rivoluzione’ senza basi. E non parliamo solamente di famiglie omosessuali e figli che dovranno crescere nella più totale ‘disperazione morale’, trovandosi negato il più elementare dei diritti, quello di avere un padre ed una madre. Ecco le conquiste della società moderna…. Proprio oggi registriamo un nuovo intervento di Benedetto XVI su coppie di fatto e biotecnologie e vi informiamo delle parole del Santo Padre. Ricevendo a Castel Gandolfo il nuovo ambasciatore di Germania presso la Santa Sede, il Pontefice ha ribadito che la Chiesa “non può approvare delle iniziative legislative che implichino una rivalutazione di modelli alternativi della vita di coppia e della famiglia”. Altresì il Papa ha chiesto la massima vigilanza sulle “nuove possibilità della biotecnologia e della medicina” che “ci mettono spesso in situazioni difficili che rassomigliano a un camminare sulla punta della cresta”. “Non possiamo rifiutare questi sviluppi”, ha detto, “ma dobbiamo essere molto vigilanti”.

Tali progetti – e sosteniamo pienamente il pensiero del Papa – “contribuiscono all’indebolimento dei principi del diritto naturale e così alla relativizzazione di tutta la legislazione e anche alla confusione circa i valori nella società”.

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Benedetto XVI a Castel Gandolfo, per vivere il riposo del corpo e la contemplazione dell’anima

Benedetto XVI ha trascorso la prima mattinata nella sua residenza estiva di Castel Gandolfo, dopo il trasferimento di ieri pomeriggio dal Vaticano. Il Papa vivrà le prossime settimane di luglio dedicandosi al riposo, lontano da impegni ufficiali, se si eccettua la celebrazione degli Angelus domenicali. Il periodo delle ferie estive come parentesi privilegiata, non solo per il riposo dalle fatiche dell’anno, ma anche come momento di introspezione spirituale è stato più volte evocato da Benedetto XVI in questi anni. Alessandro De Carolis ricorda alcune delle parole dedicate dal Papa a questo argomento:  Staccare la spina, buttare l’orologio, dimenticare i colleghi e magari pure i familiari. E soprattutto divertirsi, perché del domani c’è una certezza: che di lì a una-due settimane, la routine del lavoro ricomincerà inesorabile. Al di là delle sensibilità personali, per chiunque il concetto di vacanza è con tutta evidenza un processo di spoliazione. Quando per una persona arriva il sospirato momento in cui interrompere la sequenza delle responsabilità quotidiane, subentra prepotente la volontà di scrollarsi di dosso ciò che a quelle responsabilità la tiene avvinta. Via i luoghi, i mezzi, le persone della vita ordinaria, per creare uno spazio, un vuoto da riempire con ciò che piace, rilassa, diverte. In questo umano e legittimo desiderio di temporanea evasione, il cristiano – ricorda il Papa – è chiamato a riempire quello spazio non solo con lo svago del corpo ma anche e soprattutto con il riposo dello spirito. Quel vuoto – vacuum direbbero i latini, da cui la parola “vacanza” – deve diventare, ha ricordato molte volte Benedetto XVI, un vacare Deo, cioè un fare vuoto dentro di sé per riempirlo di Dio: 
“Ogni buon cristiano sa che le vacanze sono tempo opportuno per distendere il fisico ed anche per nutrire lo spirito attraverso spazi più ampi di preghiera e di meditazione, per crescere nel rapporto personale con Cristo e conformarsi sempre più ai suoi insegnamenti”. (15 luglio 2007)

“Non dimenticare Dio durante le vacanze”, ribadiva Benedetto XVI nell’ultimo Angelus del luglio 2009. Vale ritagliarsi uno spazio, insisteva, per una riflessione che scavi a un livello più profondo della classica inerzia mentale prediletta dal vacanziero medio, per scoprire che è così che riposa l’anima: 
“Disponendo di più tempo libero ci si può dedicare con maggiore agio al colloquio con Dio, alla meditazione della Sacra Scrittura e alla lettura di qualche utile libro formativo. Chi fa l’esperienza di questo riposo dello spirito, sa quanto esso sia utile per non ridurre le vacanze a mero svago e divertimento”. (13 agosto 2006) 
Che la montagna, con i suoi silenzi fatti di boschi o di rocce, induca e aiuti più di altri scenari naturali in questo processo di spoliazione dello spirito, il Papa lo ha sempre testimoniato ritirandosi spesso durante l’estate in località alpine o dolomitiche. Nel 2005, durante il suo primo soggiorno a Les Combes, trovò parole ispirate per descrivere come “a contatto con la natura la persona – disse – ritrovi la sua giusta dimensione”: 
“Sospinta dalla domanda di senso che le urge nel cuore, essa percepisce nel mondo circostante l’impronta della bontà e della provvidenza divina e quasi naturalmente si apre alla lode e alla preghiera, vedendo realmente il riflesso della bellezza e della bontà del Creatore”. (17 luglio 2005)

E poi i rapporti umani. Per un numero crescente di persone, vacanza fa rima con avventura, intesa come fuga, talvolta solitaria e “separata”, dai vincoli usuali e logori alla ricerca, invero un po’ rapace, di contatti intriganti, che accendano il cuore con un po’ di fuoco prima di tornare alle ceneri di sempre. Per un cristiano è tutto il contrario, afferma Benedetto XVI: 
“Le ferie costituiscono (…) una preziosa opportunità per stare più a lungo con i familiari, per ritrovare parenti e amici, in una parola per dare più spazio a quei contatti umani che il ritmo degli impegni di ogni giorno impedisce di coltivare come si desidererebbe”. (13 agosto 2006) 
E tra i tanti, osserva il Papa, che ci sono vicini e con i quali possiamo fare vacanza cerchiamo di avere un pensiero per chi non si crea una sua solitudine da riempire con chiunque incontrerà, ma chi purtroppo alla solitudine è inchiodato suo malgrado dalla malattia o dal semplice essere anziano e cerca un volto e un sorriso per avere il suo attimo di vacanza. O ancora per chi, semplicemente, non può permettersi nemmeno di pensare a niente che somigli a una vacanza, a un relax, a un divertimento: 
“Ma ci sono anche molti che, per diverse ragioni, non potranno usufruire delle ferie. Giunga a voi, cari fratelli e sorelle, il mio affettuoso saluto con l’auspicio che non vi manchino la solidarietà e la vicinanza delle persone care”. (1 luglio 2009)

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BENEDETTO XVI : SACERDOZIO NON E’ MEZZO PER RAGGIUNGERE IL POTERE

ITTA’ DEL VATICANO – Durante la messa a San Pietro per l’ordinazione di 14 nuovi preti della diocesi di Roma, Benedetto XVI ha tenuto una dura requisitoria contro quegli ecclesiastici che usano il sacerdozio per acquisire potere e prestigio personale. Inevitabile non fare un collegamento con le vicende giudiziarie sulla passata gestione della Congregazione vaticana per l’Evangelizzazione dei popoli, e sui sospetti di un uso politico e improprio di beni della Chiesa. “Il sacerdozio – ha detto Ratzinger nell’omelia – non può mai rappresentare un modo per raggiungere la sicurezza nella vita o per conquistarsi una posizione sociale. Chi aspira al sacerdozio per un accrescimento del proprio prestigio personale e del proprio potere ha frainteso alla radice il senso di questo ministero”.

continua su:http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=3301

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LIGURIA – SAVONA, IN SALA ROSSA UN DIBATTITO SU “SICUREZZA E POVERTÀ”

SAVONA – Sicurezza e povertà. Si discuterà di queste due problematiche nell’incontro promosso dal vicesindaco e assessore alla sicurezza Paolo Caviglia con la Caritas Diocesi Savona – Noli che si terrà il primo dicembre, alle 16, nella Sala Rossa del Comune di Savona. Il dibattito ha lo scopo di cominciare a delineare uno scenario dove è possibile affrontare problemi e individuare possibili soluzioni al di fuori di luoghi comuni e superficialità. Povertà, sicurezza, sviluppo, problemi sociali sono fenomeni complessi che richiedono un approccio serio e competente: sicurezza, più che esser un muro contro cui sbattere, significa creare le condizione di possibilità perché ciascun soggetto possa crescere, vivere, realizzarsi in pieno. In Programma, dopo il saluto del sindaco e del Prefetto di Savona, l’introduzione del vicesindaco e assessore alla sicurezza Paolo Caviglia e gli interventi di: Don Adolfo Macchioli – Direttore Caritas Diocesi Savona-Noli, il Prof. Stefano Poli – Dipartimento Scienze della Formazione Unige e Isabella Sorgini – Assessore Politiche Sociali Comune di Savona. Al termine delle presentazioni dei relatori seguirà un momento di dibattito pubblico.

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OK! OGGI HO VOGLIA DI FARE UNA BUONA AZIONE! NON VOGLIO LEGGERE QUESTO ARTICOLO E BASTA…

luEPPURE IO… – Come faccio a convincerti, caro fratellino o sorellina che leggi questa pagina, che oggi devi fare una buona azione? Eddai, pensaci un attimo! Che cosa ti costa? Oggi è il giorno giusto! Magari nel pomeriggio quando esci con gli amici, o stasera in birreria o in pizzeria… oppure se vai a fare una passeggiata! ESCI CON QUESTA PROMESSA A TE STESSO/A ED A GESU’: OGGI IO FACCIO UNA BUONA AZIONE! Mi metto a parlare con un ragazzo o una ragazza straniera ed ascolto un po’ che problemi ha? Ascoltare è sinonimo di carità! Ed allora, oggi ho voglia di far crescere la carità che è in me (anche se non ricordavo di averla al centro del mio cuore!) Si si! Proprio questo voglio fare oggi pomeriggio o sera: Voglio conoscere la carità che è in me! La carità dell’ascolto! La carità della pazienza! La carità dell’amore! La carità degli altri che sono io stesso, che mi rappresenteranno un giorno di fronte al Signore! E che mi rappresentano oggi stesso se saprò uscire da me, ed entrare con il mio ‘io’ dentro il proprio ‘loro’!

Non ti ho ancora convinto, lo so, ma vorrei che tu decidessi LIBERAMENTE questa scelta per oggi (non aspettare domani, dai!). Quello che posso fare io è solo una proposta, la decisione la devi prendere tu che stai leggendo.

Aspetta che adesso ‘aggiungo’ un contributino….

SIGNORE, TU CHE CONOSCI IL MIO PASSATO, IL MIO PRESENTE ED ANCHE IL MIO FUTURO, PERMETTIMI DI FARE ADESSO, OGGI STESSO UNA BUONA AZIONE. FAMMI DECIDERE LIBERAMENTE PER LA CARITA’!

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