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TRAGEDIE DEL MARE. DOLORE SENZA NOME? L’EDITORIALE DI PADRE LOMBARDI

DALL’ITALIA (Lampedusa) – Benedetto XVI continua a seguire con apprensione il dramma degli immigrati in fuga dal Nord Africa che, a rischio della vita, cercano di attraversare il Mediterraneo per approdare sulle coste europee. Ascoltiamo in proposito il direttore della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano: L’ennesima tragedia di naufragio in mare di un gran numero di migranti e fuggiaschi fra l’Africa e l’Europa ha suscitato giustamente una vasta e profonda emozione.

Sono certamente molte centinaia gli sconosciuti scomparsi negli ultimi mesi, migliaia e migliaia negli anni recenti nel Mediterraneo, e tornano alla mente le decine di migliaia di boat people vietnamiti che persero la vita in mare nei primi mesi del 1979. Fuggire dalla fame, dalla povertà disumana, dall’oppressione, dalla violenza, dalla guerra…a rischio di morire fra i flutti senza lasciare traccia, neppure un ricordo del proprio nome. Molte volte, in questi giorni, si è parlato di dolore “senza nome”. La compassione ci obbliga a non dimenticare, a fare memoria, come di fronte ad altre indicibili tragedie dell’umanità, di una storia che è nostra, in solidarietà con i poveri della terra.

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PER IL VIAGGIO DELLA MEMORIA 120 STUDENTI ROMANI A PRAGA IL 29, 30 E 31 MARZO

GIOVANI (Roma) – I giovani romani a Praga per non dimenticare. “Viaggi nella memoria. Per non dimenticare le tragedie del ‘900”, il progetto pensato dal Campidoglio per non dimenticare le tragedie del Novecento quest’anno giungerà nella capitale della Repubblica Ceca e vedrà la partecipazione di 120 giovani di 20 scuole romane.

Dopo Auschwitz, Berlino, Hiroshima e le foibe, ecco Praga, capitale dalla grande storia e cultura, teatro di due dittature (nazismo e socialismo) e che, con la sua Primavera del 1968 – con gli universitari non violenti che spiegavano le loro ragioni ai sovietici – nel ‘900 è stata la città europea del dialogo, della forza delle idee che si oppone pacificamente alla forza delle armi. A visitare la città di Ian Palach il 29, 30 e 31 marzo prossimi saranno 120 studenti romani tra i 16 e i 19 anni, sei per ciascuno dei 20 istituti superiori che hanno aderito al progetto (16 statali e 4 paritarie di tutti gli ordini didattici, dai licei classici agli istituti alberghieri e commerciali), più 20 insegnanti (uno per scuola).

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BAGAGLI DIMENTICATI ALLA STAZIONE: UNA “NUOVA VITA” NELLE MANI DEI PIU’ BISOGNOSI

SOCIALE (Italia) – Ormai è divenuta pressoché una “moda” dimenticare negli aeroporti o nelle stazioni valigie affidate al deposito bagagli senza più ritirale. Se è una moda dimenticarle è curioso osservarne il loro contenuto: a Napoli è stata trovata una borsa da dottore, di quelle per le visite a domicilio, completa di sfigmomanometro, stetoscopio e altri strumenti medici e, per rimanere in tema, a Verona qualcuno ha dimenticato una cartella clinica completa di chissà quale paziente. A Milano, città dello shopping, è stata smarrita una valigia contenente due borse ed un paio di scarpe, entrambe mai utilizzate prima, corredate di certificato di garanzia e di scontrini, 1550 euro per ciascuna borsetta e 528 euro per le scarpe, alla faccia della crisi economica insomma. Su iniziativa della Grandi Stazioni Spa, in concomitanza con le profonde ristrutturazioni appena completate, si è scelto di affidare alla onlus “La Gabbanella” – organizzazione a capo di una rete di 41 associazioni – lo smistamento di tutti questi bagagli abbandonati e non più reclamati.

Massimo Paglialunga, responsabile del coordinamento di Grandi Stazioni, ricorda che, secondo il contratto che regola i depositi, dopo 60 giorni il collo lo si considera abbandonato anche se, per cautela, si aspetta sempre un po’ di più. La valigia, passata tecnicamente alla Grandi Stazioni, viene poi controllata e trasferita in un deposito speciale per poi essere concessa in donazione alle onlus. L’intento della “Gabbanella” è di tipo umanitario, ovvero quello di distribuire le valigie o gli oggetti dimenticati alle persone più bisognose che non hanno indumenti per coprirsi: a questi oggetti viene, così, data una “seconda opportunità di vita”. Mariella Bucalossi, volontaria e coordinatrice dell’operazione della “Gabbanella”, evidenzia la complessità di questa operazione per i numerosi ritrovamenti di oggetti senza padrone: entro la stazione Termini sono stati ritrovati 2600 colli tra zaini, pacchi e tracolle varie, la Onlus ha già provveduto al ritiro di due tranche di questi bagagli, omplessivamente 548 dei 2600 totali, smistandoli poi alla Caritas di Torvajanica e alla onlus Erythros che si occupa di diritti e difesa degli stranieri.

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XIX GIORNATA MONDIALE DEL MALATO, BENEDETTO XVI: RICONOSCERE GESÙ NEI FRATELLI SOFFERENTI

CITTA’ DEL VATICANO – “Un’occasione propizia per riflettere sul mistero della sofferenza” e per “rendere più sensibili le nostre comunità e la società civile verso i fratelli e le sorelle malati”. Queste tra le parole più significative presenti nel Mes­saggio inviato in novembre da sua Santità Benedetto XVI a tutte le Chie­se del mondo in vista della odierna Giornata mondiale del malato. Nel testo Benedetto XVI fa riferimento ai motivi spirituali e sociali di questa importante ricorrenza – istituita da Giovanni Paolo II in concomitanza con la festa della Madonna di Lourdes –, giunta ormai alla XIX edizione.

Il Papa ha voluto inoltre sottolineare come “una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la compassione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana”. Questo perché, prosegue Benedetto XVI: “ogni uomo è nostro fratello, tanto più il debole, il sofferente e il bisognoso di cura devono essere al centro della nostra attenzione, perché nessuno di loro si senta dimenticato o emarginato; infatti la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente”. Un discorso che deve essere valido, scrive il Papa, sia “per il singolo come per la società”. Il Pontefice ha voluto dedicare una parte del suo messaggio al valore spirituale della sofferenza spiegandola anche attraverso la sua recente visita alla Sindone, il telo che ha avvolto “il corpo di un uomo crocifisso, che in tutto corrisponde a ciò che i Vangeli ci trasmettono sulla passione e morte di Gesù”.

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A COLLOQUIO CON MAREK SKWARNICKI. «COSÌ GIOVANNI PAOLO II SI IMMERGEVA IN DIO»

INTERVISTA – In Polonia è conosciuto come «il poeta amico di Giovanni Paolo II». Una definizione che va stretta a Marek Skwarnicki il quale è anche giornalista, scrittore e romanziere di successo. E per quanto riguarda l’amicizia personale con Karol Wojtyla «non è qualcosa che uno può mettere sul proprio biglietto da visita, soprattutto adesso che il Papa polacco viene elevato all’onore degli altari», nota con humour, quasi per nascondere la grande commozione che sta vivendo dopo aver appreso la notizia che Giovanni Paolo II verrà beatificato a Roma il prossimo primo maggio. Lui ci sarà, a Dio piacendo, nonostante gli acciacchi inevitabili di un uomo anziano che sta per compiere 81 anni. La sua è vita è più avventurosa di un romanzo, proprio come quella di Wojtyla, avendo attraversato le tragedie della guerra, del nazismo e del comunismo con cuore puro e ardimentoso. Da ragazzino Marek Skwarnicki ha partecipato all’insurrezione di Varsavia del 1944, è stato prigioniero in un lager nazista, quindi ha sofferto le privazioni e le censure del regime comunista. Ha conosciuto Karol Wojtyla nel 1958 e ben presto la collaborazione col giovane arcivescovo di Cracovia diventerà un’amicizia intensa e profonda che si protrarrà anche dopo la sua elezione al pontificato. Con il Papa conterraneo ha mantenuto una corrispondenza epistolare di ben 127 lettere che Skwarnicki ha pubblicato qualche anno fa col titolo «Giovanni Paolo II: saluti e benedizione». «Ed ora – mi dice – ho ricevuto la benedizione più grande: Karol verrà proclamato beato!».

Qual è stata la sua prima reazione alla notizia?

Guardi, come tanti altri che hanno conosciuto Wojtyla da vicino, anch’io non ho mai avuto dubbi sulla sua santità. Ma adesso è diverso: la decisione di Benedetto XVI di proclamare beato il suo predecessore non è semplicemente un atto formale, è un evento spirituale che coinvolge la Chiesa ed entra nelle viscere del mio essere credente. Ripenso alla mia lunga amicizia con Karol e la vedo sotto una luce diversa, mi sento in uno stato di grazia tutto particolare.

Cosa intende dire?

Gli ho voluto bene e lui mi ricambiava con generosità ed affetto. I nostri colloqui non erano mai superficiali. Ho sempre considerato Wojtyla un fratello maggiore, anzi un padre. Ed ora capisco: tramite l’amicizia con lui sono stato introdotto all’autentico “sensus Ecclesiae”, all’esperienza quotidiana della fede come incontro.

C’è un ricordo particolare che in questo momento sovrasta tutti gli altri?

È un ricordo buffo. Stamattina, camminando lungo la via Franciszkanska dove ha sede l’arcivescovado, m’è venuto in mente quella volta che mi recai dal cardinale Wojtyla con una grande agitazione addosso. Era il 1965, avevo ricevuto una lettera dal Vaticano con cui venivo nominato membro del Ponticio Consiglio per i laici, senza mai essere stato informato prima. Chiesi spiegazione ed il cardinale allargò le braccia: «Scusami tanto, mi sono dimenticato di dirtelo!». Poi mi spiegò: «Ci vuole uno che vada a Roma per sfatare quella sciocca idea di “Chiesa del silenzio” che in Occidente hanno sui cattolici dell’Est Europa». Non è un caso che, pochi giorni dopo la sua elezione a pontefice, disse: «Non c’è più la Chiesa del silenzio, adesso parla tramite il Papa!».

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INTERVISTA A ELISABETTA LO IACONO: LA COMUNICAZIONE DELLA FEDE E LA FEDE NELLA COMUNICAZIONE

FEDE E COMUNICAZIONE – I microfoni di Papaboys.it hanno intervistato, questa volta, l’autrice di “Se mi sbaglio mi corrigerete. La rivoluzione comunicativa di Giovanni Paolo II.” e “Caro Signor Papa”, due libri dedicati completamente alla figura del nostro amato e mai dimenticato Papa scomparso nell’Aprile di 5 anni fa: il suo nome è Elisabetta Lo Iacono che, oltre ad essere una scrittrice, è innanzitutto una giornalista professionista, di origine versiliese, e docente di giornalismo alla Pontificia Facoltà Teologica “Seraphicum” di Roma. Le abbiano rivolto alcune domande a proposito delle sue due creazioni e cosa ha rappresentato per la gente ma soprattutto per la comunicazione la figura di Giovanni Paolo II visto come Papa ma anche come uomo. Possiamo capirne veramente il senso solo leggendo la sua intervista.

Dottoressa Lo Iacono, nel corso del suo iter lavorativo di giornalista, il tema della religione l’ha portata a studiarne ed approfondirne l’importanza vista sotto la luce della comunicazione come evento mediatico. A cosa è dovuta questa scelta?

La scelta è avvenuta pochi anni fa: attratta, come molte persone, dalla figura di Giovanni Paolo II e svolgendo la professione di giornalista, ho avuto la curiosità di capire qual era questa grande caratteristica comunicativa di questo Papa, come effettivamente riusciva ad arrivare con il suo messaggio non solo a coloro che erano credenti ma anche a coloro che non lo erano. Da questo spunto nasce “Se mi sbaglio mi corrigerete. La rivoluzione comunicativa di Giovanni Paolo II” nel quale cerco di analizzare in maniera dettagliata quelle che sono le capacità comunicative del Santo Padre sia dal punto di vista del messaggio, dell’essenza, del verbum ma anche da un punto di vista della gestualità: ricordiamoci che Carol Woytila aveva questa marcata capacità di comunicare attraverso i gesti e le espressioni facciali. E’ anche un’analisi sulle scelte dei viaggi e su come questa comunicazione sia divenuta un’evangelizzazione itinerante attraverso il mondo, attraverso i popoli. Tutto ciò mi ha avvicinato a questo mondo della comunicazione religiosa e di conseguenza la volontà di approfondirlo, un’opportunità che ho avuto grazie sia all’insegnamento di giornalismo alla Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura Seraphicum, dov’è nata la prima cattedra di giornalismo, sia attraverso altre attività di collaborazione con altre testate con la realizzazione del libro “Caro Signor Papa”.

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DIMENTICARE LE COLPE? QUELLO LO PUÒ FARE SOLO DIO. IL PERDONO NON È SCORDARE MA DARE FIDUCIA.

INTERVISTA A ENZO BIANCHI – «Dimenticare le colpe? Quello lo può fare solo Dio. Il perdono non può essere cancellazione, né oblio, né gesto di vanità o di arroganza. È un percorso arduo, faticoso. È un dono elargito senza opportunismo, nel nome della fiducia nei confronti dell’uomo». Un’assunzione di responsabilità condivisa, per costruire una giustizia davvero al servizio di una società fondata sui valori più alti: la solidarietà, la pace, la pietà. È una sfida intellettuale impegnativa quella che lancia padre Enzo Bianchi dal palcoscenico di Torino Spiritualità, dove ieri mattina, nel Cortile di Palazzo Carignano, ha dialogato con Gustavo Zagrebelsky sull’idea del perdono, del perdono concesso al “nemico”, inteso come realizzazione estrema della gratuità. «Il perdono non è un patteggiamento di pena — dice il priore di Bose — ma è il fondamento dei rapporti più limpidi e profondi. È reciprocità. È la riconciliazione, è l’andare oltre che offre una possibilità di futuro. E che si applica all’intera vicenda umana, dal privato di un tradimento tra marito e moglie a una grande vicenda storica come il conflitto tra Israele e Palestina».

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PAPA ALL’UDIENZA GENERALE: “CHIESA CAMBIA CON CONVERSIONE DEL CUORE, NON SOLO RINNOVANDO STRUTTURE”

CITTA’ DEL VATICANO – La Chiesa non si rinnova cambiando semplicemente le strutture, ma con un “sincero spirito di penitenza” e “un operoso cammino di conversione”. E’ la lezione che Benedetto XVI ricava per i cristiani di oggi dagli insegnamenti della mistica tedesca Ildegarda di Bingen, vissuta nel XII secolo e al centro, questa mattina in Aula Paolo VI, di una seconda catechesi all’udienza generale dopo quella di mercoledì scorso. Nei saluti in lingua inglese, il Papa ha poi indirizzato un videomessaggio alla popolazione britannica in vista del suo viaggio della prossima settimana, ringraziando tutti coloro che stanno adoperandosi per organizzarlo.Impressiona, e certamente fa riflettere, l’aderenza alle vicende della Chiesa del nostro tempo del messaggio che una mistica del XII secolo rivolge alla Chiesa del suo. Benedetto XVI ne parla alla fine della catechesi, lasciando che le parole di Ildegarda di Bingen penetrino i cuori dei cristiani di oggi come certamente fecero all’epoca, quando la religiosa tedesca indirizzò frasi di fuoco ai càtari – un gruppo, ha ricordato il Papa, che propugnava “una riforma radicale della Chiesa, soprattutto per combattere gli abusi del clero”:

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DECINE DI MIGLIAIA DI CHIERICHETTI EUROPEI ALL’INCONTRO CON PAPA BENEDETTO IL 4 AGOSTO

CITTA’ DEL VATICANO – Il 3 e 4 agosto prossimi, decine di migliaia di chierichetti s’incontreranno a Roma per il decimo pellegrinaggio europeo, promosso dal Coetus Internationalis Ministrantium (CIM) che avrà per motto “Bere alla vera fonte”. L’evento si realizza ogni quattro anni e vede la presenza di giovani provenienti da 12 nazioni europee, 44 mila solo dalla Germania. Il pellegrinaggio darà l’occasione ai singoli gruppi di organizzare momenti di riflessione, incontro e fraternità con gruppi provenienti da altri Paesi, come pure di visitare la città e i suoi luoghi di fede. Il culmine del pellegrinaggio sarà l’incontro con il Papa mercoledì 4 agosto, in piazza San Pietro, in occasione dell’Udienza generale.

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COME UNA PIANTA SENZA L’ACQUA – L’ATTACCAMENTO NELLE RELAZIONI AFFETTIVE

RIFLESSIONE – Parlando d’amore potremmo chiederci cosa spinge una persona ad amare e quali aspetti invece portano le coppie a disamorarsi. Il modello a cui faremo riferimento per spiegare cosa succede quando ci innamoriamo è la teoria dell’attaccamento. L’attaccamento è uno schema comportamentale attivo fin dalla nascita e che ci accompagna nel corso della nostra intera esistenza. Come disse John Bowlby, autore di tale teoria, ci guida dalla “culla alla tomba”. Ovvero quando stiamo vicine alle persone che amiamo stiamo bene, quando ci allontaniamo possiamo sentirci tristi e soli. Essendo un legame che si sviluppa sin dalla nascita, all’inizio soprattutto con la madre, o con chi ne fa le sue veci, è un sentimento che poi prosegue in età adulta all’interno dei legami di coppia. Come è stato ampiamente dimostrato il coccolarsi e il contatto fisico sono elementi essenziali per lo sviluppo dei legami affettivi.

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IMPOSSIBILE DIMENTICARE….. CHI TI HA CAMBIATO LA VITA. GIOVANNI PAOLO DAL CIELO PREGA PER NOI!

ROMA – Come dimenticarti? Hai cambiato la vita di molti di noi; hai dato la possibilità di mettere in discussione la nostra fede spenta, il nostro isolarsi dalla chiamata del Signore a rispondere con gioia e cuore aperto al suo appello di speranza. Ti abbiamo scoperto poco a poco, incontro dopo incontro, momento dopo momento, ed oggi, anche se da 4 anni hai raggiunto il tuo luogo di naturale pace e riposo continui a mancarci in maniera incredibile! Non dimenticheremo mai i tuoi insegnamenti e le tue proposte, ce all’inizio sembravano a noi per prmi ‘controcorrente’. Oggi, vogliamo rcordare l’anniversario el giorno nel quale fosti chiamato a sorreggere la Chiesa Universale ed a mettere a Sua disposizione tutta la tua persona. Grazie Papa Karol, e grazie ancora per tutto ciò che sei stato; noi continuiamo, al servizio di Benedetto XVI, a riconoscerti nostro Padre, nostro Fratello, nostro Amico, e soprattutto nostra Guida fondamentale, in questa società così spenta di amore verso gli altri.

PRIMO SALUTO E PRIMA BENEDIZIONE AI FEDELI
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

16 ottobre 1978

Sia lodato Gesù Cristo.

Carissimi fratelli e sorelle,

siamo ancora tutti addolorati dopo la morte del nostro amatissimo Papa Giovanni Paolo I. Ed ecco che gli Eminentissimi Cardinali hanno chiamato un nuovo vescovo di Roma. Lo hanno chiamato da un paese lontano… lontano, ma sempre così vicino per la comunione nella fede e nella tradizione cristiana.Ho avuto paura nel ricevere questa nomina, ma l’ho fatto nello spirito dell’ubbidienza verso Nostro Signore Gesù Cristo e nella fiducia totale verso la sua Madre, la Madonna Santissima.

Non so se posso bene spiegarmi nella vostra… nostra lingua italiana. Se mi sbaglio mi correggerete. E così mi presento a voi tutti, per confessare la nostra fede comune, la nostra speranza, la nostra fiducia nella Madre di Cristo e della Chiesa, e anche per incominciare di nuovo su questa strada della storia e della Chiesa, con l’aiuto di Dio e con l’aiuto degli uomini.

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NELL’EPOCA MODERNA DELLA ‘MEDIAFOLLIA’ LA CHIESA NON PERDA DI VISTA LA SUA MISSIONE: GESU’

RIFLESSIONE – Troppo spesso confusi e tirati per tonache e giacche dentro questioni che non riguardano l’aspetto primario della missione della Chiesa – l’annuncio del Regno di Dio – viviamo SPESSO confusamente troppe ore della giornata, lontani dal mistero cardine della nostra storia di uomini che coincide con la ‘Risurezione personale’, che potrebbe spettarci nell’eternità, e che siamo chiamati a VIVERE ANCHE NELL’OGGI DI OGNI GIORNO. Il Regno di Dio non è un concetto astratto o lontano, una passione recondita od un’idea triste che deve portarci a sacrifici di tempo e di emozioni, come molti giovani credono, il Regno di Dio è la gioia di vivere la pienezza di ogni istante che il tempo della storia batte nella nostra individuale e comune eternità della quale stiamo già sorseggiando un calice. Il Regno di Dio è già in anteprima su questa terra oggi, se riusciamo a disinnescare la sudditanza dagli aspetti secolari, vivendo nella vera libertà di figli Suoi.  La Chiesa ci aiuta a fare questo? Tutta la Chiesa? Il Santo PadreI BenedettoXVI anche ieri nel corso dell’udienza generale ha parlato di misericordia divina e braccia aperte per i peccatori (lo siamo tutti, nessuno escluso). Sia chiaro: definirsi ‘peccatori’ significa definirsi ‘uomini’. E’ non scindibile il legame tra l’uomo ed il peccato, eccezione fatta per i casi dove la santità si insinua ed entra con tutta la sua potenza d’Amore. Mi vengono in mente le parole di un Vescovo che durante l’omelia di questo Santo Natale ha detto: ‘In questi anni nei quali sono alla guida della Diocesi una sola persona è venuta da me per chiedermi di parlare di Gesù! Tutti vengono con mille idee e proposte, ma a parlare di Gesù ne è venuta solo una!”. E se la Chiesa dimenticasse davvero di essere “nel mondo”, e si ricordasse di più di “non essere del mondo”?. Facciamo tutti un passo indietro. E torniamo ad abbandonare tutto e seguire il Maestro. E’ Lui il centro della nostra missione di Chiesa, è Lui l’inizio, è Lui il presente, ed è Lui il futuro.  Dino Boffo passerà prima o poi, c’è davvero stato troppo! E con Boffo la storia spazzerà via il sottoscritto scrivente, Feltri, e ciascun essere vivente. Ma ognuno di noi preghi perchè il proprio nome possa essere scritto nel libro della Chiesa di Gesù, quella senza querele, senza molestie, ed anche senza fallimenti, quella Chiesa senza interventismo politico, senza laicisti e cattolici contro, quella Chiesa fondata su Gesù, il Signore, che è Dio stesso che si fa Uomo per l’uomo, e che attraverso il Suo corpo ancora oggi, dopo duemila anni, diventa cibo per la mia anima. E per la mia eternità.

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LA LUCE DELLA FEDE DEI GIOVANI ACCENDE DI GIOIA ROMA! ECCO I VIDEO DELL’ADUNANZA 2009

luROMA – La terza edizione al Circo Massimo dell’Adunanza Eucaristica Nazionale è stata soprattutto una conferma della voglia dei giovani di accendere la città! Una Roma che troppe volte si dimentica di essere cristiana! Una Roma che troppe volte si dimentica di essere ‘eterna’ non per il Colosseo, o per la terza linea della metro! Sono stati i giovani di tante associazioni, ma soprattutto della CHIESA TUTTA, ad accendere la notte romana, calda ed afosa, ma profonda ed insolita: i giovani che chiedono al Signore della pace, pace per i propri fratelli, che chiedono al Signore dell’amore, amore per tutti gli uomini e le donne del mondo, giovani ( e non solo) che si mettono in ginocchio di fronte al Re dei Re per riconoscerlo sempre più e meglio negli occhi e nei cuori degli altri. L’ADUNANZA EUCARISTICA NAZIONALE è ormai una realtà che la città di Roma non può ignorare, momento nel quale si incontra chi ha voglia di Gesù, chi a Lui solo si affida!

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