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MONGOLIA INTERNA, DIMOSTRAZIONI DI PIAZZA PER LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI E DELLA TERRA NATALE

ESTERI (Pechino) – Nella Mongolia interna si sono verificate nuove dimostrazioni di piazza iniziate per il delitto di uno dei due leader dei pastori mongoli che si opponeva alla distruzione dell’ambiente provocata dalle miniere di carbone. Sul web impazzano le foto di centinaia di persone che dimostrano, soprattutto giovani, nella Banner (contea) Hunveet Shar e nella Banner Left Ujumchin, con cartelli con scritte in mongolo come “difendi i diritti dei mongoli” e “difendi la terra natale”. 

In base ai dati del Centro Informazione per i Diritti Umani nella Mongolia Meridionale (Smhric), fino al 2 giugno vi saranno, in programma, almeno altre 6 proteste in varie zone della regione, oggi nel Banner Alshaan Left, domani nella città di Ordos e domenica a Tongliao. Mergen, il leader dei pastori mongoli, è morto perchè sembra che abbia cercato di impedire ad un autocarro, carico di 100 tonnellate di carbone, di prendere una scorciatoia attraverso un terreno erboso e, per questo motivo, è stato investito dal veicolo, guidato da un etnico Han. In base alle foto messe su internet, alcune fonti parlano di omicidio provato dal fatto che la testa di Mergen è stata schiacciata dalle ruote del veicolo, che lo ha trascinato per circa 150 metri. A fronte di ciò oltre 2mila persone, in gran parte studenti, hanno manifestato in strada chiedendo alle autorità cinesi di rispettare sia i diritti dei pastori mongoli sia quelli di un intero popolo contro la dominazione degli etnici Han. 

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NEPAL, CRISI ALIMENTARE E SFRUTTAMENTO SUL LAVORO FANNO EMIGRARE LE DONNE NEPALESI VERSO IL GOLFO

ESTERI (Kathmandu) – La crisi alimentare che colpisce sempre più il Nepal sta causando gravi violazioni dei diritti umani e accresce la tratta delle donne. Ogni giorno, l’Asian Human Rights Commission (AHRC), riscontra che circa 60-70 donne nepalesi emigrano verso i paesi del Golfo. In questi Paesi, fin’ora, lavorano circa 240 mila donne. Ciò che scandalizza è il fatto che queste donne vengono sfruttate, sotto pagate e, molto spesso, vengono anche costrette a prostituirsi, prima o dopo il loro lavoro abituale. 

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L’IMPEGNO DI GIOVANNI PAOLO II A FAVORE DEGLI EMARGINATI: UNA LEZIONE DI ESEMPIO PER L’INDIA

ESTERI (Ahmedabad)– Attraverso le parole di Cedric Prakash sj, direttore del Centro dei gesuiti per diritti umani, giustizia e pace, di Ahmedabad si evince come sia significativo l’atteso evento della beatificazione di Giovanni Paolo II che si svolgerà il 1 maggio, giorno della festa dei lavoratori. Il futuro Beato, nel corso del suo lungo pontificato, ha sempre messo in luce con forza la dottrina sociale della Chiesa e la necessità per ogni cristiano di rispondere alle realtà che affliggono il mondo attraverso le encicliche “Laborem exercens” (Sul lavoro umano), “Sollicitudo Rei Socialis” (La preoccupazione per le questioni sociali) dimostrando la netta solidarietà con le persone più bisognose a cui sono negati i diritti umani fondamentali. Proprio su queste basi la Chiesa deve essere visibile, parlare chiaro e rispondere ai bisogni degli emarginati distruggendo “le strutture di peccato” che impediscono costantemente lo sviluppo dei poveri. Inoltre, Giovanni Paolo II, nell’”Ecclesia in Asia”, ha preso posizione per la libertà religiosa, accogliendo le critiche di molti. Nel 1986 ha affermato che “la gente dovrebbe essere libera di abbracciare la religione che preferisce”.

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IL PAPA ALLA QUESTURA DI ROMA: UNA SOLIDA MORALE PERSONALE DÀ FORZA AL DIRITTO E ALLE ISTITUZIONI

CITTA’ DEL VATICANO – Nel contesto odierno si constata un indebolimento dei “principi etici” e degli “atteggiamenti morali personali” che danno forza a tali principi. Lo ha affermato Benedetto XVI nell’udienza concessa questa mattina ai dirigenti e agli agenti della Questura di Roma. Il Papa ha esortato i cristiani a essere risoluti nel professare la fede nella società, auspicando che società e istituzioni pubbliche “ritrovino la loro anima”.

Anche la “città eterna” è soggetta ai cambiamenti e non tutti sono esemplari. Benedetto XVI riflette sulle modifiche che hanno coinvolto Roma e ciò che ne trae dà voce a un senso di disagio che è di tanti: “Questi mutamenti generano talvolta un senso di insicurezza, dovuto in primo luogo alla precarietà sociale ed economica, acuita però anche da un certo indebolimento della percezione dei principi etici su cui si fonda il diritto e degli atteggiamenti morali personali, che a quegli ordinamenti sempre danno forza”. Queste derive finiscono, ha proseguito il Papa, per avvalorare l’impressione che nel “nostro mondo”, pur “con tutte le sue nuove speranze e possibilità”, il “consenso morale venga meno e che, di conseguenza, le strutture alla base della convivenza non riescano più a funzionare in modo pieno”. E questo può ingenerare in “molti” una tentazione, quella cioè… “…di pensare che le forze mobilitate per la difesa della società civile siano alla fine destinate all’insuccesso. Di fronte a questa tentazione, noi, in modo particolare, che siamo cristiani, abbiamo la responsabilità di ritrovare una nuova risolutezza nel professare la fede e nel compiere il bene, per continuare con coraggio ad essere vicini agli uomini nelle loro gioie e sofferenze, nelle ore felici come in quelle buie dell’esistenza terrena”.

Benedetto XVI è tornato su un tema tante volte trattato, quello della “dimensione soggettiva dell’esistenza”. Porre attenzione a questo aspetto, ha affermato, “è un bene quando si mette in evidenza il valore della coscienza umana”. Ma qui, ha soggiunto, “troviamo un grave rischio”: “Nel pensiero moderno si è sviluppata una visione riduttiva della coscienza, secondo la quale non vi sono riferimenti oggettivi nel determinare ciò che vale e ciò che è vero, ma è il singolo individuo, con le sue intuizioni e le sue esperienze, ad essere il metro di misura; ognuno, quindi, possiede la propria verità, la propria morale. La conseguenza più evidente è che la religione e la morale tendono ad essere confinate nell’ambito del soggetto, del privato: la fede con i suoi valori e i suoi comportamenti, cioè, non ha più diritto ad un posto nella vita pubblica e civile”. Ed ecco, ha rilevato il Pontefice, il paradosso della società attuale nella quale si dà “grande importanza al pluralismo e alla tolleranza”, e al contempo… “…la religione tende ad essere progressivamente emarginata e considerata senza rilevanza e, in un certo senso, estranea al mondo civile, quasi si dovesse limitare la sua influenza sulla vita dell’uomo. Al contrario, per noi cristiani, il vero significato della ‘coscienza’ è la capacità dell’uomo di riconoscere la verità, e, prima ancora, la possibilità di sentirne il richiamo, di cercarla e di trovarla”.

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40MILA E-MAIL E UNA PETIZIONE ANTI-BLASFEMIA. MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE PER SALVARE ASIA BIBI.

ISLAMABAD – La mobilitazione internazionale per la salvezza di Asia, Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia, sta dando i primi risultati: grazie all’impegno di associazioni cristiane, gruppi che tutelano i diritti umani, semplici cittadini, gli uffici governativi del Pakistan sono stati inondanti, in pochi giorni, da circa 40mila messaggi e-mail che chiedono la liberazione della donna.

La Chiesa in Pakistan e le comunità cristiane a livello internazionale hanno rilanciato la petizione per l’abolizione della legge sulla blasfemia, diffusa un anno fa: grazia a una iniziativa della “Commissione Giustizia e Pace” dei Vescovi pakistani, condivisa da numerose altre associazioni, sono state raccolte in Pakistan oltre 75mila firme per chiedere al governo l’abrogazione della norma. L’iniziativa ha varcato i confini nazionali ed è stata raccolta dall’opera “Aiuto alla Chiesa che Soffre”: in Francia il Segretariato dell’Opera ha raccolto e consegnato di recente al governo francese otre 10.600 mila firme, mentre il Segretariato italiano di ACS in poche settimane ha raggiunto quota 1.400 adesioni e si appresta a rilanciare la petizione in occasione della presentazione del Rapporto 2010 sulla Libertà religiosa che si terrà il 24 novembre a Roma. Il provvedimento continua a destare un acceso dibattito nella società pakistana. La Chiesa, la “Commissione Nazionale per i Diritti Umani” e altri gruppi della società civile, anche musulmani, contestano apertamente la legge e ne chiedono l’abolizione. Oggi domandano al governo di aprire un tavolo ufficiale in Parlamento per riesaminarla. Il Ministro Federale per le Minoranze religiose, Shahbaz Batti, ne promuove la “revisione”. La Conferenza degli “Jamiat Ulema del Pakistan” (JUP), in rappresentanza di oltre 30 partiti religiosi, la ritiene invece “intoccabile” e minaccia dure proteste in caso contrario. Fonti locali di Fides notano che, negli ambienti islamici fondamentalisti, “è in atto un tentativo di definire ‘blasfemo’ chiunque vuole abolire la legge sulla blasfemia. Ciò potrebbe fomentare ulteriormente l’odio religioso nella società”. La “Legge sulla blasfemia” include gli articoli 295b, 295c, 298a, 298b e 298c del Codice Penale pakistano e prevede il carcere o anche la pena capitale per quanti insultano o dissacrano il nome del Profeta Maometto e del Corano. (PA)

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PERCHE’ REPUBBLICA, IL CORRIERE ED I GIORNALONI NON DENUNCIANO IL TRAFFICO DI BAMBINI?

TRAFFICO DI ESSERI UMANI – Come mai non leggiamo su Repubblica, il Corriere e gli altri ‘giornaloni’ di oggi, il traffico di esseri umani di Islamabad tra cui donne e bambini? Dov’è il servizio in prima pagina che ci fanno leggere ogni giorno quando c’è da attaccare Benedetto XVI e il Vaticano? Perchè i Signori Direttori non danno incarico agli Emeriti giornalisti di servire anche i deboli, oltre che l’illuministico editore di riferimento? Grazie a Dio, la tutela dei bambini e delle donne, e la denuncia per fare qualcosa viene segnalata dall’Agenzia Vaticana Fides, che alza la voce con tono assolutamente preoccupato. Una nota dell’agenzia internazionale della Congregazione dell’evangelizzazione dei popoli di questa mattina titola: “Traffico di donne e bambini fra gli alluvionati: la denuncia delle Ong”

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L’OSSERVATORE ROMANO SI OCCUPA DI FACEBOOK: IL GRANDE FRATELLO E L’IDENTITA’ PERDUTA

SOCIAL PROBLEM? – “I miei veri genitori sono quelli adottivi, ma non basta”. Tiziana, 27 anni, segni particolari: è iscritta a Facebook, al gruppo “Figli adottati”. Sta cercando la madre mai conosciuta. È mossa da una curiosità legittima, da una speranza drammatica. “Voglio guardarla in faccia e ritrovare un pezzo di me”. La sua storia è solo una fra le tante riportate da un articolo pubblicato nell’ultimo numero del settimanale italiano “L’Espresso” per raccontare un fenomeno in espansione: esistono migliaia di persone adottate che cercano i propri genitori naturali usando i social network. Senza l’aiuto delle famiglie. Senza nessuno. Adolescenti che passano giornate intere al pc setacciando centinaia di profili ma che spesso, purtroppo, trovano qualcosa di molto diverso da quanto s’aspettano: molestie, dolore, sensi di colpa, tradimenti, richieste di denaro.

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COMUNICATO DEL VATICANO SULL’ENTRATA IN VIGORE DELLA CONVENZIONE CONTRO LE MUNIZIONI A GRAPPOLO

CITTA’ DEL VATICANO – Come ha ricordato oggi il Santo Padre dopo la preghiera dell’Angelus, entra in vigore, questo 1° agosto 2010, la Convenzione che bandisce l’uso, la produzione, il trasferimento e l’accumulo delle munizioni a grappolo che causano danni inaccettabili ai civili, adottata a Dublino il 30 maggio 2008 ed aperta alla firma ad Oslo il 3 dicembre dello stesso anno. La Convenzione rappresenta un passo significativo nel campo del disarmo e del diritto umanitario internazionale, nonché un risultato notevole per un multilateralismo basato sulla cooperazione costruttiva fra attori governativi e non governativi e sul legame fra il diritto umanitario e i diritti umani. Oltre a colmare una grave lacuna del diritto umanitario, la Convenzione tende a dare una risposta forte e credibile ad un problema tuttora molto attuale, non solo per il continuo uso delle munizioni a grappolo, ma per il fatto che tali ordigni possono giacere inesplosi sul terreno, colpendo anche dopo molti anni dalla loro dispersione ed impedendo la ripresa della vita quotidiana della popolazione civile. La nuova Convenzione, inoltre, assicurando il diritto all’assistenza alle vittime, offre un motivo di speranza a tutti coloro che hanno subito gli effetti delle munizioni a grappolo.

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EUROPA/ITALIA – Gli Istituti missionari in Italia riaffermano “la cultura del rispetto, dell’uguaglianza e della valorizzazione delle diversità, capace di vedere i migranti come portatori di valori e di risorse”

Anche nell’ambito del fenomeno migratorio noi missionari/e ci proponiamo una lettura piena di fede e di speranza perché, al di là dei risvolti drammatici che spesso accompagnano le storie dei migranti, i loro volti e le loro vicende portano il sigillo della storia di salvezza e della teologia dei ‘segni dei tempi’. La Chiesa difatti intende affermare la cultura del rispetto, dell’uguaglianza e della valorizzazione delle diversità, capace di vedere i migranti come portatori di valori e di risorse”. E’ quanto scrive la Conferenza degli Istituti Missionari in Italia (CIMI) e la sua Commissione Giustizia, Pace e Integrità del Creato in un documento sul tema “Missionari/e ed Immigrati. Non possiamo tacere”.
Partendo dalla constatazione che “viviamo nell’epoca della più grande mobilità della storia conosciuta. Oltre 214 milioni di migranti internazionali, circa 740 milioni di sfollati, in parte sfollati interni. Ciò significa che una persona su sette nel mondo è un migrante”, il testo presenta una panoramica sull’attuale situazione, europea e italiana, riguardo alle politiche migratorie, toccando alcuni punti nevralgici, come la xenofobia ed il razzismo, i Centri di identificazione ed espulsione, le legislazione, i respingimenti, la tratta, il rispetto dei diritti umani… “La presenza dei migranti in mezzo a noi – è scritto nel testo – ci ricorda che, dal punto di vista biblico, libertà e benessere sono doni e come tali possono essere mantenuti solo se condivisi con chi ne è privo. I fondamenti del rispetto e dell’accoglienza dei migranti sono contenuti, per noi credenti, nella Parola di Dio”.
Tra gli impegni assunti, il testo dichiara la volontà di “imparare a leggere le Migrazioni come ‘ un segno dei tempi’, per la Chiesa e la Società” ascoltando l’invito dei documenti del Magistero; convivide le affermazioni dei Vescovi africani in tema di emigrazione pronunciate durante il Secondo Sinodo per l’Africa dell’ottobre 2009; ribadisce il desiderio di essere “dalla parte degli immigrati” come “scelta degli ultimi”; evidenzia la necessità di agire, mettendo a disposizione personale e strutture per il lavoro con gli immigrati. Infine un invito alla Conferenza Episcopale Italiana perché prepari un documento che “offra gli opportuni orientamenti alle comunità cristiane”.

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GIORNATA DEL BAMBINO: 200 MILIONI DI BAMBINI SOTTO I 5 ANNI RISCHIANO VITA A CAUSA DI MALNUTRIZIONE

BAMBINI – Oggi, 20 novembre si celebra la Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza indetta dalle Nazioni Unite per festeggiare il ventennale della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia (20 novembre 1989). Ratificando la Convenzione, gli Stati si impegnano a rispettare e a proteggere i bambini come persone che hanno diritto a un’esistenza dignitosa. Purtroppo la strada per garantire tale diritto è ancora lunga. Nei Paesi in via di sviluppo 200 milioni di bambini sotto i 5 anni rischiano la vita a causa della malnutrizione, secondo i dati UNICEF, mentre il Vertice mondiale della Fao sulla Sicurezza Alimentare appena concluso avverte che la fame nel mondo è a livelli record: colpisce più di 1 miliardo di persone e i prezzi dei prodotti alimentari nei paesi poveri rimangono ancora ostinatamente alti, nonostante il 2009 abbia segnato una buona produzione cerealicola mondiale. Il panorama generale descrive una situazione drammatica: nei paesi in via di sviluppo un bambino su quattro è malnutrito; oltre 72 milioni non vanno a scuola e il 54% di questi sono bambine; ogni anno, nel mondo, muoiono 9 milioni di bambini con meno di 5 anni di età per cause prevenibili e curabili, di cui quasi 2 milioni lo stesso giorno della nascita, mentre ogni giorno oltre 4 mila minori di cinque anni muoiono per mancanza di acqua potabile. Inoltre nel mondo ci sono più di 15 milioni di orfani a causa dell’Aids; la maggior parte dei morti di malaria sono bimbi subsahariani con meno di cinque anni di età; due milioni di bambini sono coinvolti in reti di prostituzione infantile; oltre 215 milioni trascorrono l’infanzia lavorando.

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IL MEDITERRANEO È UN MARE DEI DIRITTI UMANI? MONS. MARCHETTO: I RESPINGIMENTI VIOLANO DIRITTI UMANI

notiziaROMA – La questione dei respingimenti degli immigrati in condizione di irregolarità avvistati nel Mediterraneo continua a destare scalpore e polemiche da più parti. Parole di condanna sono pervenute anche dall’Arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, intervenuto questo giovedì a Roma all’incontro organizzato dalla Konrad-Adenauer-Stiftung, con il patrocinio della Pontificia Università Gregoriana, in collaborazione con il “Centre of European Studies” di Bruxelles. Nella sua prolusione, sul tema “Mare nostrum, mare dei diritti umani”, l’Arcivescovo ha ricordato che il diritto a emigrare è incluso nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 (art. 13§2), “anche senza ricorrere alla dottrina sociale della Chiesa, che pure è esplicita in materia”.

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SISTEMA PREVENTIVO PER I GIOVANI E DIRITTI UMANI NELLA VISIONE DI DON BOSCO. ARTICOLO DEL RETTORE DEI SALESIANI.

 

 

 

 

 

 

ROMA – Don Bosco non poteva parlare di diritti umani dei bambini e degli adolescenti, perché non esisteva neppure la categoria giuridica; ma Don Bosco è stato un precursore di tanti elementi della visione del bambino e dell’adolescente che oggi viene definita con il linguaggio dei diritti umani. Allo stesso modo don Bosco è stato un precursore di tanti di elementi di quella che oggi viene definitiva educazione alla cittadinanza mondiale responsabile. Pubblichiamo il testo dell’intervento di Don Pascual Chávez Villanueva, Rettore Maggiore dei Salesiani, al Congresso “Sistema Preventivo e Diritti Umani”

Congresso “Sistema Preventivo e Diritti Umani”

Carissimi fratelli e sorelle,
desidero concludere questo Congresso su “Sistema Preventivo e Diritti Umani”, che ci ha visti radunati in questi giorni del 2 al 6 gennaio 2009, innanzitutto con una parola di ringraziamento a tutti voi per la risposta al mio invito, per la partecipazione a tutto il programma, per l’impegno alla buona riuscita. Non è indifferente la data di realizzazione di questo grande evento; esso si è realizzato nel tempo del Santo Natale di Gesù, che segna la nascita della nuova umanità in Cristo, nuovo Adamo, modello e meta di ogni persona umana. Il mistero dell’Incarnazione infatti illumina la nostra comprensione della dignità dell’uomo e motiva il nostro impegno a favore dei diritti umani. Non è neppure indifferente il fatto che questo Congresso avvenga l’inizio di questo anno giubilare in cui celebriamo il 150º anniversario della Fondazione della Congregazione Salesiana. Tale celebrazione dovrà stimolarci ad una rinnovata fedeltà a don Bosco e ai giovani, con lo stesso entusiasmo e convinzione del primo gruppo di Salesiani che il 18 dicembre del 1859 diedero inizio alla Congregazione. Essi si radunarono nella camera di Don Bosco «allo scopo ed in uno spirito di promuovere e conservare lo spirito di vera carità che richiedesi nell’opera degli Oratorii per la gioventù abbandonata e pericolante, la quale in questi calamitosi tempi viene in mille maniere sedotta a danno della società e precipitata nell’empietà ed irreligioni. Piacque pertanto ai medesimi Congregati di erigersi in Società o Congregazione che avendo di mira il vicendevole aiuto per la santificazione propria si proponesse di promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime specialmente delle più bisognose d’istruzione e di educazione…»[1]. Oggi i tempi sono diversi e anche le condizioni in cui ci troviamo a vivere la vocazione salesiana sono mutate; ciò ci domanda una continua riflessione ed una risposta aggiornata di fronte alle nuove sfide. Non sono cambiati invece la missione salesiana e le sue finalità, i destinatari a cui siamo inviati, i criteri della nostra azione, che Don Bosco ci ha lasciato in preziosa eredità. E’ appunto in questa congiuntura di circostanze che abbiamo voluto riflettere su “Sistema Preventivo e Diritti Umani”, allo scopo di offrire ai diritti umani, soprattutto a quelli dei minori, l’apporto arricchente delle motivazioni, delle riflessioni e delle esperienze proprie del Sistema Preventivo e nello stesso tempo di aprire il Sistema Preventivo a questa relativamente recente via di promozione della persona e della sua crescita. Vi presento ora alcuni spunti per continuare il nostro cammino, in vista di scelte strategiche per il futuro.

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ANGELUS: “E’ DOVERE DELLA CHIESA DENUNCIARE LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI E DIFENDERE LA DIGNITÀ.

CITTA’ DEL VATICANO – Rientra tra i compiti della Chiesa denunciare le violazioni dei diritti umani e difendere i piu’ deboli, minacciati nella loro dignita’. ”Per le popolazioni sfinite dalla miseria e dalla fame, per le schiere dei profughi, per quanti patiscono gravi e sistematiche violazioni dei loro diritti, la Chiesa – ha detto Benedetto XVI all’Angelus – si pone come sentinella sul monte alto della fede e annuncia: Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza”. Un annuncio che chiama all’impegno: per questo ”anche oggi si leva la voce della Chiesa” che esorta: Nel deserto preparate la via del Signore”. Infatti, ”la giustizia e la pace – ha spiegato il Papa – sono dono di Dio, ma richiedono uomini e donne che siano ‘terra buona’, pronta ad accogliere il buon seme della sua Parola”. E se “la speranza cristiana va oltre la legittima attesa di una liberazione sociale e politica, perche’ cio’ che Gesu’ ha iniziato e’ un’umanita’ nuova, che viene da Dio”, la situazione contingente nella quale viviamo e’ comunque affidata alla nostra responsabilita’; l’annuncio cristiano, infatti, “al tempo stesso germoglia in questa nostra terra, nella misura in cui essa si lascia fecondare dallo Spirito del Signore”. Per il Pontefice, “si tratta percio’ di entrare pienamente nella logica della fede: credere in Dio, nel suo disegno di salvezza, ed al tempo stesso impegnarsi per la costruzione del suo Regno”. “Con tutta la sua umilta’ – ha ricordato Benedetto XVI -, Maria cammina alla testa del nuovo Israele nell’esodo da ogni esilio, da ogni oppressione, da ogni schiavitu’ morale e materiale, verso i nuovi cieli e la terra nuova, nei quali abita la giustizia: alla sua materna intercessione affidiamo l’attesa di pace e di salvezza degli uomini del nostro tempo”. Poi, il Papa ha invitato i fedeli ad unirsi nella preghiera “ai nostri fratelli ortodossi per raccomandare il Patriarca Alessio II alla bonta’ del Signore, affinche’ lo accolga nel suo Regno di luce e di pace”. Nel pomeriggio di giovedi’ prossimo, 11 dicembre, nella Basilica di San Pietro, Benedetto XVI ha quindi annunciato che incontrera’ gli universitari degli Atenei romani, al termine della Santa Messa che sara’ presieduta dal Cardinale Agostino Vallini. Durante l’incontro, ha promesso il Pontefice, “in occasione dell’Anno Paolino, consegnero’ ai giovani studenti la Lettera ai Romani dell’apostolo Paolo, e saro’ lieto di salutarli, insieme con i Rettori, i docenti e il personale tecnico e amministrativo, in questo tradizionale appuntamento che prepara al Santo Natale”.

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2019

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MANCA IL DIVIETO ESPLICITO ALL’ABORTO: IL VATICANO NON FIRMA LA CONVENZIONE DELL’ONU

CITTA’ DEL VATICANO – Il Vaticano non intende firmare la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, entrata in vigore l’8 maggio scorso. La Santa Sede aveva già annunciato il proprio rifiuto, ma è stato confermato alla vigilia della giornata internazionale delle persone con disabilità, promossa dalle Nazioni Unite sul tema “Dignità e giustizia per tutti noi”. La Convenzione Onu sui diritti dei disabili è il primo trattato sui diritti umani del Terzo Millennio ed è stato approvato dall’Assemblea generale dell’Onu nel 2006. Il Vaticano ha partecipato attivamente ai lavori per la stesura del testo, durati cinque anni ma, alla conclusione, si è rifiutata di firmarlo perchè il documento non ha inserito un divieto esplicito nei confronti dell’aborto. Si tratta quindi di un nuovo terreno di scontro tra il Vaticano e l’Onu. Dopo il caso sull’omosessualità, ora la controversia è, dunque, sulla Convenzione Onu sui diritti dei disabili. La questione era emersa a febbraio, quando la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, aveva denunciato il rifiuto del Vaticano di non firmare il documento come una scelta che rischiava di avere “pesanti riflessi” sul processo di ratifica in molti Paesi del mondo. Era stato Monsignor Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, a spiegare già due anni fa che, per il Vaticano, i punti dolenti della Convenzione sono gli articoli 23 e 25: nel primo si riconoscono i diritti dei disabili alla pianificazione familiare, alla “educazione riproduttiva” e ai “mezzi necessari per esercitare questi diritti”; nel secondo si garantisce l’accesso dei disabili a tutti i servizi sanitari, “inclusi quelli nell’area della salute sessuale e riproduttiva”. “La protezione dei diritti, della dignità e del valore delle persone con disabilità – aveva spiegato Migliore – rimane una delle preoccupazioni e dei capisaldi dell’azione della Santa Sede, e la Convenzione contiene molti articoli utili” al riguardo. Però, aveva aggiunto, la Santa Sede “si oppone all’inclusione nel testo dell’espressione ‘salute sessuale e riproduttiva’ perchè in alcuni Paesi i servizi sanitari e riproduttivi comprendono l’aborto, negando dunque il diritto alla vita di ogni essere umano, affermato peraltro dall’art. 10 della Convenzione stessa” e, quindi, “non è in grado di firmarla”. “E’ tragico – aveva detto il prelato – che in una situazione in cui una imperfezione del feto può essere una condizione per praticare un aborto, la stessa Convenzione creata per proteggere le persone con disabilità da tutte le discriminazioni riguardo all’esercizio dei loro diritti possa essere usata per negare il basilare diritto alla vita delle persone disabili non ancora nate”.

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2009

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DIFESA VITA E FAMIGLIA, LIBERTÀ DI RELIGIONE, DIRITTI UMANI E CONDANNA TERRORISMO. IL PAPA ALL’ONU

NEW YORK (USA) – ”Alcuni aspetti” dell’applicazione delle recenti scoperte scientifiche e tecnologiche ”rappresentano una chiara violazione dell’ordine della creazione, sino al punto in cui non soltanto viene contraddetto il carattere sacro della vita, ma la stessa persona umana e la famiglia vengono derubate della loro identita’ naturale”. Lo ha denunciato Benedetto XVI parlando per 29 minuti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in occasione del 60.esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo. ”L’azione internazionale volta a preservare l’ambiente e a proteggere le varie forme di vita sulla terra – ha proseguito il Santo Padre – non deve garantire…

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NEGLI STATI UNITI MA IN TUTTO IL MONDO C’E’ GRANDE ATTESA PER IL DISCORSO DI PAPA BENEDETTO ALL’ONU

NEW YORK – Non soltanto i cattolici di tutto il mondo, ma in tutto il mondo stesso, c’è molta attesa per il discorso di Papa Benedetto all’Onu: un’occasione di confronto ed indirizzamento delle Nazioni Unite verso la verà libertà dell’uomo, al di la delle barriere e dei confini. E poi la questione della ‘PACE’ cosi’ tanto sventolata ma mai applicata veramente dalle Nazioni del Mondo. Troppo aspettarsi la proposta della vera pace, cioè quella di Cristo? Iniziera’ tra poco il quarto giorno di Benedetto XVI negli Usa, che aprira’ la seconda parte del viaggio: il Papa si trasferira’ infatti a New York, in una delle diocesi che celebrano i 200 anni della fondazione. Sara’ una giornata impegnativa, che si aprira’ con il discorso davanti all’Assmblea generale, quando in Italia saranno le 17 circa. Proprio l’invito a parlare all’Onu – come gia’ prima di lui fecero…

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In Sudan, la Famiglia Salesiana e il VIS avviano un progetto per la costruzione di venti scuole

Venti edifici scolastici saranno costruiti nei prossimi cinque anni nelle regioni meridionali del Sudan. Si tratta di un progetto promosso dalla Famiglia Salesiana, presente sul territorio africano dal 1980, in collaborazione con i volontari del VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo). Un’iniziativa – si legge sull’Osservatore Romano – che gode del sostegno di enti nazionali e internazionali, come di donatori privati, e che nasce per favorire l’accesso all’istruzione a tutti quei giovani che, nei territori sudanesi tormentati da lunghi anni di guerra civile, sono privati di questo diritto. Secondo il progetto, i lavori vedranno la costruzione di strutture ad un solo piano composte da tre edifici ciascuna e capaci di ospitare almeno 350 bambini. Qui alle attività educative dedicate ai ragazzi si affiancheranno anche attività di formazione per gli insegnanti e di alfabetizzazione per gli adulti. “Insieme alla distruzione e alla morte di migliaia di sudanesi, frutto amaro della guerra, c’è la mancanza di infrastrutture, di salute e di alfabetizzazione, aveva sottolineato il rettor maggiore, don Pascual Chávez Villanueva, nel lanciare il progetto “Sogno salesiano per un nuovo Sudan”. Anche se i destinatari preferenziali del nostro intervento sono i bambini, gli adolescenti e i giovani, qui c’è tutto da fare anche per gli altri. Perciò il progetto da portare avanti comprende l’azione assistenziale, l’educazione e l’evangelizzazione al fine di costruire un nuovo Sudan”. “Le nostre scuole in Sudan – aggiunge Massimo Zortea, presidente del VIS – sono e diventeranno luoghi primari dove cominciare a ricostruire, attraverso l’educazione e l’istruzione, quel senso di appartenenza ad una comunità nazionale che è andato disgregandosi durante i lunghi anni di guerra”. All’impegno dei salesiani nel sud del Paese si unisce quello nei territori del nord, dove a richiedere assistenza sono soprattutto i giovani profughi, molti dei quali provenienti dalla martoriata regione del Darfur.

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In un dossier pubblicato sul periodico del PIME, l’appello delle religiose nigeriane contro il dramma della tratta delle donne

Torna alla ribalta il dramma della tratta. Un dossier realizzato per iniziativa della FESMI (Federazione stampa missionaria), e pubblicato sul mensile del PIME (Pontificio istituto missioni estere) “Mondo e Missione”, denuncia la vergogna del commercio delle donne africane, portate in Europa con l’inganno e costrette a prostituirsi. Secondo l’ONU – precisa il dossier di cui riferisce l’agenzia MISNA – si tratta della “terza attività illegale più redditizia al mondo (dopo il traffico di armi e di droga) con un giro di affari stimato attorno ai 12 miliardi di dollari l’anno”. “Un business che si regge su un meccanismo consolidato di domanda e offerta – si legge nel documento – e che si snoda tra la Nigeria e l’Italia lungo le vie della tratta, gestite da mafie internazionali ben organizzate ed efficienti, spesso non adeguatamente perseguite”. Proprio dalla Nigeria, sulla costa occidentale del continente africano, è suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e coordinatrice dell’Ufficio contro la tratta di esseri umani dell’Unione delle superiore maggiori italiane (USMI), a farsi portavoce di questo dramma. Nel suo racconto, amaro e sofferto, semi di speranza vengono dalla realizzazione di centri accoglienza per le donne vittime della tratta – rimpatriate volontariamente o espulse dall’Europa – come quello di Benin City. Una struttura che, costruita nel cuore della città che nel Paese alimenta più di qualsiasi altra questo traffico, ha il sapore intenso di una sfida: ai tabù, all’omertà, e alla paura. “Sono anni che lavoriamo a questo progetto e finalmente ne vediamo il compimento”, ha detto suor Eugenia, visitando lo “shelter” inaugurato l’11 luglio dello scorso anno. La struttura, che accoglie le giovani al loro rientro in patria e le prepara al ritorno nelle famiglie, è frutto della collaborazione di più enti e istituzioni della Chiesa: su un terreno acquistato dalla Caritas italiana, la costruzione è stata realizzata grazie a un finanziamento della CEI e seguita sul posto da sacerdoti salesiani e dalle suore nigeriane del Sacro Cuore.

Fonte: Radio Vaticana

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