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PASSATA LA RIFORMA DELL’UNIVERSITÀ. VETRINE ROTTE, BINARI INTERROTTI… E ADESSO COSA RESTA?

ROMA – E adesso? Dopo i cortei, le manifestazioni, le vetrine rotte, i binari interrotti, i disagi per centinaia di migliaia di persone, l’indifferenza o la distanza della maggioranza degli studenti dalle proteste, insomma dopo questo circo un po’ tetro con gente sui tetti e scontri per strada e, insopportabilmente, fin dentro il Senato della Repubblica, cosa resta? Resta una democrazia più ferita e una serie di problemi sul tappeto.

Una riforma per l’università era necessaria. Per ridurre costi, per raddrizzare procedure, per evitare nepotismi. E le riforme si fanno in Parlamento, se si crede nella democrazia. Accettare la logica delle barricate, degli assalti, delle proteste che generano disagio a chi non c’entra e infine violenza, significa non credere più nella democrazia. Possono essere i primi passi di un precipizio da cui poi non si torna facilmente. Noi italiani lo sappiamo bene. Sembrano non saperlo quegli intellettuali che hanno sempre compiaciuto i rivoluzionari in servizio permanente (basta che non diano fastidio al loro orticello). Non si accorgono (o peggio figono di non accorgersi) del grave valore che hanno gli assalti al Parlamento, l’appropriazione dei luoghi pubblici simbolici per attirare attenzione. Cosa si farà d’ora in poi? una gara a chi occupa per primo la torre di Pisa? Non manca quasi a nessuno qualche buona ragione per protestare. Ma la protesta in democrazia diventa voto e assemblea legislativa e, prima o poi, governo. Se no, diventa inevitabilmente qualcosa d’altro. La riforma certamente accanto a pregi ha dei difetti. La questione essenziale dei ricercatori, addirittura le attese e benedette norme antinepotismo che rischiano di diventare un po’ grottesche, i tagli o gli incentivi che potrebbero esser meglio indirizzati in settori del diritto allo studio. E c’è un innegabile disagio dei giovani – all’inizio di una carriera o studenti – che ha motivi ben più vasti e profondi, pronto (in parte) a incanalarsi sull’immediatezza dello scontro politico.

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SE LA VIOLENZA DIVENTA CONSUETUDINE TRA I GIOVANI. ALLARME ALTO MA LA SPERANZA NON E’ PERSA

ROMA – Il rispetto delle regole al primo posto, ma tra i giovani c’e’ chi pensa che la violenza tra i giovani sia normale perche’ nessuno se ne occupa. Sono le risposte raccolte dai giovani intervistati dalla Fondazione Metes nella ricerca su violenza e giovani presentata a Roma. Secondo i giovani intervistati, ‘società’ significa rispettare le regole per il 31% di loro, il 27% avere diritti, il 7% essere solidali con gli altri. Un buon 35% ritiene sia una via di mezzo tra le tre principali risposte. Dalle risposte, pero’, emerge un po’ di confusione per quanto riguarda la relazione tra diritti e doveri, ma anche rispetto al proprio ruolo nella societa’ e una scarsa condivisione del principio di solidarieta’. Di fronte a problemi come la disoccupazione, gli alti costi della vita, la precarieta’, la maggior parte dei giovani, con il 61,3%, ritiene che sia una situazione inaccettabile su cui occorrono risposte urgenti. Il 20% ritiene sia necessario ‘combattere questo sistema’ con ogni mezzo, mentre il 10,2% ritiene che siano problemi che non avranno mai una soluzione. Al 2% degli intervistati questi sono problemi che non li riguardano.

Sulla violenza giovanile – comunica una nota di Redattore Sociale -, gli intervistati ritengono che ad oggi se ne parli troppo poco e si faccia ancor meno per prevenirla. E’ il 54,3% a pensarla cosi’. Il 23% dei ragazzi pensa sia la noia la responsabile dei comportamenti dei ragazzi violenti. Il 17,9% pensa sia un fenomeno normale poiche’ nessuno se ne occupa, mentre il 0,9% risponde che non e’ un problema.

Affrontare i problemi della societa’ spetta al mondo politico per il 41% dei giovani intervistati, mente il 40% ritiene sia un dovere di tutti i cittadini, ognuno nel proprio piccolo. Il 2% dei giovani pensa che invece siano i sindacati ad avere responsabilita’ in merito. Solo il 38% degli intervistati, pero’, di chi crede nell’impegno civile non riconosce di avere la responsabilita’ di cambiare le cose in prima persona. Disagio e insoddisfazione rispetto ai problemi sociali, spiega la ricerca, non si traduce non una risposta violenta, ma col distacco.

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L’ARTE DEGLI ITALIANI – CHI FA DA SE FA PER TRE.

ROMA – Da tempo gli italiani hanno imparato ad arrangiarsi mentre lo Stato continua a non far nulla per alleviare il loro disagio. Penso ai milioni di cittadini che vivono sotto la soglia di povertà e mi chiedo come fanno con una pensione per lo più inferiore ai 500 euro al mese a pagare la pigione di casa, a vestirsi, a curarsi e ad alimentarsi. Si arrangiano. Cosa fanno per curarsi se per una visita specialistica, un ricovero e quanto altro si richiedono loro tempi biblici mentre l’emergenza bussa alle porte? Si arrangiano. Come fanno ad avere giustizia civile, amministrativa e penale nei confronti dello Stato e dei terzi con procedimenti che richiedono anche 10 anni prima della sentenza definitiva? Si arrangiano. Come fanno a convivere con una classe politica inconcludente che di continuo crea solo false speranze e genera forti delusioni? Si arrangiano. Eppure lo Stato sarebbe in grado di tutelarli se solo lo volesse. Se ne frega e i cittadini si arrangiano. E’ questo in buona sostanza il rapporto incompreso tra chi ci governa e i… sudditi. Ancora oggi ci sono dei giovani che si rivolgono a taluni personaggi innominati per recuperare le auto e le moto rubate. Si arrangiano. Alla fine mi chiedo se non abbiamo scoperto un nuovo modello di società dove l’arte dell’arrangiarsi diventa la più alta e raffinata regola di convivenza civile e sociale. Ma non è normale che tutto ciò accada.

Per leggere tutto il testo visita:  http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2150

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CROLLA LA FIDUCIA DEGLI EUROPEI NELL’EURO. UN COMMENTO SUI DATI DELL’UNIONE

 

 

 

 

 

 

ROMA – Dopo il crollo delle borse e le difficoltà che il trend economico sta procurando a tutti i mercati ed al collasso dei colossi dell’economia, ora tocca alla fiducia. In Europa a dicembre cala ai minimi storici la fiducia dei consumatori e quelle delle imprese manifatturiere. Questo è quello che ha rilevato l’Isae – Isituto di Studi ed Analisi Economica che lavora sui dati pervenuti dalla Commissione Europea. Secondo una nota l’indice dei consumatori e’ sceso il mese scorso da -25 a -30, il minimo mai registrato dal 1985, anno di inizio della serie storica di riferimento. Questo vuol dire che peggiorano le previsioni sulla situazione economica generale e aumentano fortemente le preoccupazioni circa l’occupazione. Un calo particolarmente sentito nei grandi paesi dell’area euro come la Germania, la Francia e la Spagna. Una situazione che però non riguarda solo i paesi dell’euro-zona, anche nel regno unito l’indice di fiducia è peggiorato passando da -27 a -29, riflettendo il crescente pessimismo circa le attese sulla situazione economica generale e l’andamento dell’occupazione.

Per leggere tutto il testo vsita:  http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2099

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CI APPRESTIAMO A VIVERE UN LUNEDI’ DI DISAGI: SI FERMANO TRENI, TRAM E METRO

ROMA – Lunedì nero per i trasporti. Sarà una giornata di disagi sul fronte dei collegamenti ferroviari e dei trasporti pubblici locali per lo sciopero nazionale di 24 ore proclamato dalle sigle di settore a sostegno della vertenza per il contratto unico della mobilità. Lo stop, il secondo congiunto in due mesi dopo quello del 9 maggio, partirà alle 21 di domenica sera per i treni, mentre si fermeranno per l’intera giornata del 7 luglio autobus, tram e metropolitane. Le Ferrovie prevedono “pesanti ripercussioni” sul servizio, soprattutto per il trasporto regionale; nelle fasce di garanzia, cioè tra le 6 e le 9 e le 18 e le 21 saranno a disposizione dei viaggiatori solo i servizi minimi essenziali garantiti per legge. La paralisi del settore sarebbe stata addirittura più estesa se non fosse arrivata la decisione, solo nelle ultime ore e su invito della commissione di garanzia, di differire al 18 luglio gli scioperi nel trasporto aereo inizialmente proclamati, anche questi, per lunedì. L’astensione dal lavoro di ferrovieri e autoferrotramvieri è stata decisa dalle organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Trasporti, Orsa, Faisa e Fast di fronte “all’ostilità dichiarata di Asstra e Anav, nonostante il chiaro invito del ministro” dei Trasporti ad avviare un confronto sul nuovo contratto. La protesta si svolgerà a meno di due mesi dallo sciopero del 9 maggio, quando però fu di quattro ore. Per i sindacati il nuovo contratto della mobilità rappresenta lo strumento fondamentale per unificare le tutele contrattuali del lavoro in un ampio settore produttivo di fatto, già oggi, unificato.

Nel dettaglio, il personale ferroviario e dei servizi annessi incrocerà le braccia dalle 21 di domenica alla stessa ora di lunedì. Durante lo stop, saranno possibili cancellazioni o limitazioni di percorso sia dei treni regionali sia di quelli a lunga percorrenza. La mobilità pendolare sarà invece garantita in base ai servizi essenziali previsti per legge nelle fasce orarie di garanzia.

I mezzi pubblici del trasporto locale si fermeranno lunedì con modalità diverse da città a città.

Ecco le fasce di interruzione del servizio nelle principali città: a Roma dalle 8,30 alle 17 e dalle 20 a fine servizio; a Milano dalle 8,45 alle 15 e dalle 18 a fine servizio; a Napoli dalle 8,30 alle 17 e dalle 20 a fine servizio; Torino dalle 9 alle 12 e dalle 15 a fine servizio; a Firenze dalle 9,15 alle 11,15 e dalle 15,15 a fine servizio; Venezia-Mestre dalle 9,30 alle 16,30 e dalle 19,30 a fine servizio; Genova dalle 9,30 alle 17 e dalle 21 a fine servizio; Bologna dalle 8,30 alle 16,30 e dalle 19,30 a fine servizio; Bari dalle 8,30 alle 12,30 e dalle 15,30 a fine servizio; Palermo dalle 8,30 alle 17,30 e dalle 21,30 a fine servizio. Infine, Cagliari dalle 9,30 alle 12,45, dalle 14,45 alle 18,30 e dalle 20,30 a fine servizio. Disagi potranno esserci anche per chi vola: Quattro ore di sciopero sono infatti state proclamate dalla Fit.-Cisl per i piloti della compagnia AirOne dalle 10 alle 14 di lunedì.

Fonte: www.papaboys.it

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