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“LA VOSTRA NAZIONE È NEL MIO CUORE”:GIOVANNI PAOLO II E L’AMORE PER IL POPOLO SOFFERENTE IN VIETNAM

ESTERI (Hanoi) – I cattolici vietnamiti ricordano con venerazione e affetto Giovanni Paolo II e la lieta notizia della beatificazione di Giovanni Paolo II genera in loro immensa gioia. Il futuro Beato è un Papa attivista nei confronti del Vietnam: ha ufficializzato la Conferenza episcopale vietnamita, ha canonizzato i 117 martiri vietnamiti, ha accolto in Vaticano i vescovi vietnamiti, ha nominato nuovi vescovi per il Paese e ha anche lavorato per costruire i rapporti diplomatici col Vietnam. La Santa Sede, quindi, ha avuto un rapporto speciale con la Chiesa vietnamita: attraverso l’aiuto del Vaticano la chiese locali del Vietnam, pur affrontando tante difficoltà e persecuzioni, sono cresciute con basi solide e mature fino ad oggi.

Questo rapporto si è consolidato grazie anche a Giovanni Paolo II perché anch’egli veniva da una nazione con problemi sociali simili al Vietnam e questa è la ragione per cui gli ha permesso di essere vicino alle sofferenze delle comunità cattoliche vietnamite. Giovanni Paolo II cercava in tutte le occasioni per inviare al popolo vietnamita i suoi messaggi di saluto. Diceva: “La vostra nazione è nel mio cuore. Quanto desidero avere un’opportunità di vedervi e conoscere ognuna delle chiese locali per esprimere il mio amore verso di voi”. Alla canonizzazione dei 117 martiri vietnamiti, il 19 giugno 1988, ostacolata dal governo di Hanoi il papa ha detto ai cattolici: “Ancora una volta possiamo dire che il sangue dei martiri è per voi, cristiani del Vietnam, una fonte di grazia per progredire nella fede. In voi la fede dei nostri padri continua a trasmettersi ancora alle nuove generazioni. Questa fede resta il fondamento della perseveranza di tutti coloro che, sentendosi autenticamente vietnamiti, fedeli alla loro terra, vogliono al tempo stesso continuare ad essere dei veri discepoli di Cristo..…La ricerca del bene comune della patria è dunque un dovere sincero per il cittadino cristiano, nella libertà di proclamare la verità di Dio, in comunione con i pastori e con i fratelli nella fede, nel desiderio di vivere in pace con gli altri uomini per costruire con coscienza il bene di tutti”.

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PAPA: “NON SENTIAMO DIO PERCHÉ CI DISTURBEREBBE, E COSÌ RESTIAMO INSENSIBILI AL MALE”

All’udienza generale, illustrando il Triduo pasquale, Benedetto XVI si sofferma sulla preghiera del Gestsemani e sulla “sonnolenza” dei discepoli. L’uomo “per sua natura, è portato a seguire la sua volontà e quindi oppone la sua autonomia” alla volontà di Dio. Ma questo è sbagliato, la volontà di Dio “non è un’opposizione, non è una schiavitù, ma è entrare nel bene”.

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – L’uomo è portato a non voler vedere “tutta la forza del male”, ha una “insensibilità” al potere del male, che alla fine è “insensibilità di Dio”: “non sentiamo Dio perché ci disturberebbe, e così restiamo insensibili al male”. L’uomo, infatti, “per sua natura, è portato a seguire la sua volontà e quindi oppone la sua autonomia” alla volontà di Dio. Ma questo è sbagliato, la volontà di Dio “non è un’opposizione, non è una schiavitù, ma è entrare nel bene”: trasformare il nostro “no” in “sì”, “consapevoli che anche se si oppone alla nostra volontà, lì si trova il nostro vero bene”, che “trasforma l’umanità e ci redime”, perché “la volontà del Padre è amore, è il bene”. Alla vigilia del Triduo pasquale, “fulcro dell’intero anno liturgico”, Benedetto XVI ha spiegato così, alle 20mila persone presenti in piazza san Pietro per l’udienza generale, parlando in gran parte a braccio, la notte del Getsemani, uno dei momenti centrali dei riti che la Chiesa si prepara a celebrare in tutto il mondo. Il primo appuntamento, ha ricordato, è per domani mattina, “Giovedì Santo, quando si fa memoria dell’istituzione dell’eucaristia e del sacerdozio. In mattinata, con la Messa crismale, ogni comunità si riunisce intorno al vescovo per la benedizione degli oli santi: per l’intero anno serviranno per i battesimi, le confermazioni, le ordinazioni sacerdotali ed episcopali e l’unzione degli infermi. Si evidenzia in tal modo come la salvezza scaturisca proprio dalla Risurrezione”. “Durante la Messa crismale c’è anche il rinnovo delle promesse sacerdotali. Nel mondo intero ogni sacerdote rinnova gli impegli a servizio dei fratelli”.

Nel pomeriggio “inizia veramente in Triduo con la celebrazione dell’Ultima cena”. Secondo la tradizione, ogni famiglia ebrea nelle feste di Pasqua mangia l’agnello arrostito in memoria della liberazione dall’Egitto. Cosi Gesù vero agnello pasquale “con la benedizione del pane e del vino manifesta la sua volontà di restare per sempre” sotto le specie eucaristiche. Nella lavanda dei piedi, poi, cè il ricordo dell’invito “ad amarsi gli uni e gli altri come ha fatto Lui”. Il Giovedì santo si chiude con l’adorazione eucaristica nel ricordo dell’Orto del Getsemani, quando Gesù rivolse agli apostoli l’invito a “vigilare”, ma essi furono presi dalla “sonnolenza”. “Ma cos’è la sonnolenza e cosa la vigilanza?”. Si tratta di “una certa insensibilità dell’anima del potere del male, una insensibilità per tutto il male del mondo: non vogliamo lasciarci turbare troppo da queste cose, vogliamo dimenticare, forse, pensiamo, non è importante. Non è solo insensibilità verso il male, ma anche insensibilità di Dio”. “E’ la nostra vera sonnolenza per la presenza di Dio che ci fa insensibili anche al male: non sentiamo Dio perchè ci disturberebbe, e così restiamo insensibili al male”.

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IL TEMPO ORDINARIO DELLA CHIESA. IL PAPA: LA VITA DI OGNI GIORNO SIA PALESTRA DI SANTITÀ

ROMA – Vivere ogni giorno come fosse una tappa lungo la strada che va verso la santità. Ciò che contraddistinse l’esistenza delle grandi donne e dei grandi uomini della storia cristiana è un obiettivo possibile per ogni persona di fede: Benedetto XVI lo ha ripetuto in molte occasioni e le sue parole acquistano un particolare rilievo proprio in questi giorni in cui – concluse le grandi celebrazioni del Natale – la Chiesa ma anche la società si ritrovano immersi nei ritmi della vita ordinaria. Alessandro De Carolis ripropone alcuni insegnamenti del Papa su questo tema.

La grande scena sul fiume Giordano è del giorno prima. Lo sconosciuto Nazareno che scende in acqua per farsi battezzare, lo scetticismo un po’ ritroso di Giovanni quando lo vede, la voce che scende dal cielo e che tutti i presenti odono, la colomba che si posa sul falegname galileo: sono tutti fatti straordinari avvenuti ormai da 24 ore. Il giorno dopo è il momento dell’ordinario: ognuno torna al suo lavoro, alle cose della sua vita. Anche il Vangelo di Giovanni descrive “il giorno dopo” del Battesimo: Gesù che passa, Giovanni che lo indica a un paio di suoi discepoli e questi che si mettono alla sequela del Rabbi. Non è una scena memorabile come quella del Giordano, anzi al confronto è di una normalità quasi irrisoria. Eppure, insegna qualcosa di prezioso per quel “dopo” che arriva nella vita di tutti all’indomani di una giornata particolare, o di un periodo speciale, dopo il quale bisogna per forza riprendere, magari con una punta di dispiacere e di nostalgia, le attività di sempre. Anche la Chiesa, tra un “evento” e l’altro di grande importanza spirituale, fa altrettanto con quello che in termini liturgici si chiama il “Tempo ordinario”. Ma è un ordinario solo apparente, perché per un cristiano normalità non vuol mai dire banalità. Benedetto XVI lo ha spiegato qualche anno addietro con queste parole: “Con la scorsa Domenica, nella quale abbiamo celebrato il Battesimo del Signore, è iniziato il tempo ordinario dell’anno liturgico. La bellezza di questo tempo sta nel fatto che ci invita a vivere la nostra vita ordinaria come un itinerario di santità, e cioè di fede e di amicizia con Gesù, continuamente scoperto e riscoperto quale Maestro e Signore, Via, Verità e Vita dell’uomo”. (Angelus, 15 gennaio 2006)

Tempo ordinario uguale tempo della santità. Altro che periodo vuoto, senza senso, piatto. I due discepoli che si mettono a seguire Gesù scoprono presto di aver incontrato – come diranno – “il Messia”, con tutto ciò che di straordinario questo significherà. Ma, rileva il Pontefice, l’inizio del loro rapporto con Gesù parte con una domanda, anch’essa piuttosto scontata: “Maestro, dove abiti?”. E Gesù: “Venite e vedrete”. Ebbene, pure in questa ordinarietà, dice il Papa, è nascosta un’indicazione importante: “La parola di Dio ci invita a riprendere, all’inizio di un nuovo anno, questo cammino di fede mai concluso. ‘Maestro, dove abiti?’, diciamo anche noi a Gesù ed Egli ci risponde: ‘Venite e vedrete’. Per il credente è sempre un’incessante ricerca e una nuova scoperta, perché Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre, ma noi, il mondo, la storia, non siamo mai gli stessi, ed Egli ci viene incontro per donarci la sua comunione e la pienezza della vita”. (Angelus, 15 gennaio 2006).

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3° GIORNATA INTERNAZIONALE DI INTERCESSIONE PER LA PACE IN TERRA SANTA MESSAGGIO DI SALUTO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE

In vista della terza giornata Internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa prevista per il 29 e 30 Gennaio in 2000 città del mondo, proponiamo il messaggio di saluto redatto da Sua Eminenza Peter K. A. Card. Turkson e Sua Eccellenza Arc. Mario Toso, rispettivamente Presidente e segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,

In vista della 3° Giornata Internazionale di Intercessione per la Pace in Terra Santa che si celebrerà il prossimo 29-30 gennaio 2011, desideriamo far pervenire il nostro saluto e incoraggiamento per accompagnare il vostro momento di fiduciosa preghiera. La Chiesa in ogni tempo si è sforzata di diffondere il messaggio di Pace, forte anche delle parole che il Risorto ha rivolto ai discepoli riuniti nel Cenacolo: “Vi lascio la Pace, vi do la mia Pace” (Gv 14, 27).

Si è impegnata così nelle diverse tappe storiche a sostenere tutte quelle iniziative e quelle attività che potessero sensibilizzare ogni uomo e ogni donna di buona volontà a divenire non solo annunciatori, ma anche operatori di pace. Lo ha fatto specie in quelle regioni del mondo in cui si è sofferto a causa di ingiustizie, violenze e persecuzioni. Oggi il tema importantissimo della Pace e la sua ricerca sono più che mai attuali. Mentre siamo ancora riconoscenti al Signore per l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente che si è conclusa da poco, il nostro pensiero va oggi alla Terra Santa benedetta da Dio con eventi mirabili della Storia della Salvezza, primo fra tutti l’incarnazione del Verbo in Gesù Cristo.

L’appello di Benedetto XVI nell’Omelia durante la S. Messa di chiusura del Sinodo non può lasciarci indifferenti. Come ha rimarcato il Santo Padre «il grido del povero e dell’oppresso trova un’eco immediata di Dio, che vuole intervenire per aprire una via di uscita, per restituire un futuro di libertà, un orizzonte di speranza». La 3° Giornata Internazionale di Intercessione per la Pace in Terra Santa, patrocinata da questo Pontificio Consiglio, nasce dalla volontà di impegnarsi in modo concreto e forte, vivendo anche una giornata di preghiera.

Questa Giornata riunisce diverse Associazioni, fratelli e sorelle di ogni regione, e li sollecita a far udire la propria voce al mondo intero dicendo: Desideriamo la Pace, la riconciliazione e l’unità, cominciando da Gerusalemme!Auspichiamo che questa iniziativa, già conosciuta da molti, sia ancora più apprezzata e diffusa, come contributo orante dei credenti di tutto il mondo a sostegno della Civiltà dell’Amore.
Maria, Regina pacis, ottenga la benedizione di Dio su quanti sostengono e promuovono questa Giornata e su tutti coloro che con cuore sincero cercano la Pace!

Peter K. A. Card. Turkson
Presidente

† Mario Toso
Segretario

24 ore di preghiera in 2000 città di tutto il mondo

Il 29 gennaio inizieranno 24 ore di preghiera ininterrotta. La Giornata di Preghiera coinciderà con la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani a Gerusalemme, sabato 29 gennaio 2011 alle 17.00-18.00 ora locale. Il 25 gennaio 2011 verrà resa pubblica la lista di luoghi di tutto il mondo in cui si potrà partecipare a un’iniziativa per la pace. Nella sua seconda edizione, lo scorso anno, la preghiera è stata celebrata in 1.103 città di tutto il mondo.

La Giornata di Intercessione per la Pace in Terra Santa è promossa dall’associazione italiana Papaboys (www.papaboys.it), dall’Apostolato “Giovani per la Vita” (www.youthfl.org), dalle Cappelle di Adorazione Perpetua in tutto il mondo (www.adorazione.org) e, da questa terza edizione, dall’Associazione per la promozione della Preghiera straordinaria di tutte le Chiese per la riconciliazione, l’unità e la pace, iniziando da Gerusalemme(www.prayrup.info). Per iscriversi personalmente o come gruppo o associazione si può visitare su Facebook il gruppo Vogliamo la Pace in Terra Santa 2, aderendo alla Giornata, o inviare un’e-mail a ufficiostampa@papaboys.it comunicando luogo e ora dell’atto organizzato.

Messaggio Pontificio Consiglio Giustizia e Pace

III Giornata Int. per la Pace in Terra Santa

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TERRA SANTA LIVE! – LUNEDI’ 21 GIUGNO POMERIGGIO IL GETSEMANI E LA CHIESA DEL “PATER NOSTER”.

VOGLIAMO LA PACE IN TERRA SANTA – IL GETSEMANI Più che “orto degli ulivi”, la parola Getsemani per sé significa “pressoio o frantoio per l’olio”. Si trattava comunque di un terreno ricco di ulivi, poco fuori Gerusalemme, ai piedi del monte detto anch’esso “degli ulivi”. Negli ultimi giorni trascorsi a Gerusalemme, Gesù «di giorno insegnava nel tempio, di notte usciva e pernottava all’aperto sul monte degli ulivi», annota Luca (21,37); Giovanni ricorda che Giuda conosceva il posto perché Gesù vi si recava con i suoi discepoli (Gv 18,2). Ma quella sera, dopo l’ultima Cena, Gesù sapeva a che cosa andava incontro, e la sua natura umana rifuggiva, come la nostra, dal dolore e dalla morte, perché… il Padre ci ha creati per la vita e per la gioia a cui egli vuol condurre i suoi figli. E Gesù trema, il suo organismo si sconvolge fino a provocargli un sudore di sangue, e prega il Padre di allontanare quello che sta per accadergli; però accoglie la sua volontà. E la volontà del Padre non erano i tormenti del Figlio, ma l’obbedienza, la fiducia e l’amore: ciò che l’umanità gli aveva negato fin dagli inizi. L’amore di Gesù sarebbe stato più forte del tradimento, dei tormenti e della croce. E il Padre risponderà a questo amore con la risurrezione.

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BENEDETTO XVI ANGELUS 20 GIUGNO 2010

CARI FRATELLI E SORELLE ! – Questa mattina nella Basilica di San Pietro ho conferito l’ordine presbiterale a quattordici diaconi della Diocesi di Roma. Il sacramento dell’Ordine manifesta, da parte di Dio, la sua premurosa vicinanza agli uomini e, da parte di chi lo riceve, la piena disponibilità a diventare strumento di questa vicinanza, con un amore radicale a Cristo e alla Chiesa. Nel Vangelo dell’odierna domenica, il Signore domanda ai suoi Discepoli: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Lc 9,20). A questo interrogativo l’apostolo Pietro risponde prontamente: «Tu sei il Cristo di Dio, il Messia di Dio» (Ibid.), superando, così, tutte le opinioni terrene che ritenevano Gesù uno dei profeti. Secondo sant’Ambrogio, con questa professione di fede, Pietro «ha abbracciato insieme tutte le cose, perché ha espresso la natura e il nome» del Messia (Exp. in Lucam VI, 93, CCL 14, 207).

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IL PAPA AI GIOVANI: ‘IL PAPA VI CHIEDE DI VIVERE CON GIOIA ED ENTUASIASMO LA VOSTRA FEDE’

PRAGA – Al termine della Santa Messa celebrata nella spianata sulla via di Melnik, a Stará Boleslav, il 28 settembre, il Santo Padre Benedetto XVI si è rivolto ai giovani che la sera precedente avevano compiuto un pellegrinaggio sul luogo del martirio di San Venceslao e che avevano pernottato sulla spianata in attesa della celebrazione presieduta dal Papa. “Cari amici, non è difficile costatare che in ogni giovane c’è un’aspirazione alla felicità – ha detto il Papa ai giovani -, talvolta mescolata ad un senso di inquietudine; un’aspirazione che spesso però l’attuale società dei consumi sfrutta in modo falso e alienante. Occorre invece valutare seriamente l’anelito alla felicità che esige una risposta vera ed esaustiva. Nella vostra età infatti si compiono le prime grandi scelte, capaci di orientare la vita verso il bene o verso il male.

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L’ECUMENISMO AL CENTRO DELL’UDIENZA GENERALE. “PIENA COMUNIONE DI TUTTI I DISCEPOLI DI CRISTO”

CITTA’DEL VATCANO – “Il desiderio che ci abita in cuore e’ che si affretti il giorno della piena comunione quando tutti i discepoli dell’unico nostro Signore potranno finalmente celebrare insieme l’eucaristia”: lo ha detto il Papa nel corso dell’udienza generale, dedicata al tema dell’ecumenismo, nell’ambito della Settimana per l’unita’ dei cristiani che si celebra in questa settimana. Benedetto XVI ha invitato i fedeli a pregare “perche’ tra le Chiese e le comunita’ ecclesiali continui il dialogo della verita’, indispensabile per dirimere le divergenze, e quello della carita’, che condiziona lo stesso dialogo teologico e aiuta a vivere insieme per una testimonianza comune”. Il Pontefice ha anche sottolineato l’opportunita’ che questa settimana offre per “chiedere al Signore che proseguano e se possibile si intensifichino l’impegno e il dialogo ecumenico”. Il successore di Pietro, che ha parlato ai fedeli convenuti a Roma nell’Aula Paolo VI, ha poi espresso la propria gratitudine “per quanto il Signore ha concesso di fare sinora per accostare gli uni agli altri i cristiani divisi e le stesse Chiese e comunita’ ecclesiali. Questo spirito – ha sottolineato – ha animato la Chiesa cattolica la quale nell’anno appena trascorso ha proseguito con salda convinzione e radicata speranza a intrattenere relazioni fraterne e rispettose con tutte le chiese e comunita’ ecclesiali di oriente e di occidente. Nella varieta’ delle situazioni talvolta piu’ positive e talvolta con maggiori difficolta’, si e’ sforzata di non venire mai meno all’impegno di compiere ogni sforzo tendente alla ricomposizione della piena unita’.

Per leggere tutto il testo visita:  http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2128

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140 ANNI AZIONE CATTOLICA: IN 100.000 A S. PIETRO PER PAPA: ‘AVETE TRASFORMATO PIAZZA IN CENACOLO’

CITTA’ DEL VATICANO – ”Piazza San Pietro si presenta oggi quasi come un cenacolo a cielo aperto, gremito di fedeli, in gran parte soci dell’Azione Cattolica Italiana”. Benedetto XVI ha esternato con queste parole la sua soddisfazione per la massiccia presenza dei militanti di Ac all’incontro avvenuto in Vaticano per i 140 anni dalla fondazione della più importante Associazione ecclesiale del nostro Paese. Giunto a piedi sul sagrato della Basilica, dopo ripetuti applausi e acclamazioni, il Papa, prima della preghiera del ‘Regina Caeli’, ha ricordato il significato della festa liturgica dell’Ascensione. ”Nei suoi discorsi di addio ai discepoli – ha detto -, Gesu’ ha molto insistito sull’importanza del suo ritorno al Padre, coronamento di tutta la sua missione: Egli infatti e’ venuto nel mondo per riportare l’uomo a Dio, non sul piano ideale, come un filosofo o un maestro di saggezza, ma realmente, quale pastore che vuole ricondurre le pecore all’ovile”. Secondo il Pontefice, ”questo esodo verso la patria celeste, che Gesu’ ha vissuto in prima persona, l’ha affrontato totalmente per noi: e’ per noi che e’ disceso dal Cielo ed e’ per noi che vi e’ asceso, dopo essersi fatto in tutto simile agli uomini, umiliato fino alla morte di croce, e dopo avere toccato l’abisso della massima lontananza da Dio”. Tutto questo, ha fatto notare, rappresenta ”una verita’ non teorica ma reale. Percio’ la speranza cristiana, fondata in Cristo, non e’ un’illusione”. Recitato il ‘Regina Caeli’, il Papa si è quindi concentrato essenzialmente sulla vita e la missione dell’Ac. L’Azione Cattolica, infatti, ha chiesto Benedetto XVI, deve continuare ”a mantenersi fedele alle proprie profonde radici di fede, nutrite da un amore incondizionato alla Chiesa, da una partecipazione vigile alla vita civile e da un costante impegno formativo”. ”In una Chiesa che quotidianamente si confronta con la mentalita’ relativistica, edonistica e consumistica, sappiate – ha continuato il Pontefice rivolto agli iscritti dell’Ac – allargare gli spazi della razionalita’ nel segno di una fede amica dell’intelligenza, sia nell’ambito di una cultura popolare e diffusa, sia in quello di una ricerca piu’ elaborata e riflessa; in una Chiesa che chiama all’eroismo della santita’, rispondete senza timore, sempre confidando nella misericordia di Dio”. ”L’amata Nazione italiana – ha ricordato Benedetto XVI – ha sempre potuto contare su uomini e donne formati nella vostra Associazione, disposti a servire disinteressatamente la causa del bene comune, per l’edificazione di un giusto ordine della societa’ e dello Stato”. Ai membri dell’Azione Cattolica, il Papa ha chiesto nel suo discorso di ”vivere sempre all’altezza del Battesimo” essendo ”cittadini degni del Vangelo” e ”ministri della sapienza cristiana per un mondo piu’ umano”. ”Questo – ha scandito – e’ l’impegno che oggi assumete davanti alla Chiesa italiana, qui rappresentata da voi, dai vostri presbiteri assistenti, dai vescovi e dal loro presidente”. ”In una Chiesa missionaria, posta dinanzi ad una emergenza educativa come quella che si riscontra oggi in Italia, voi che la amate e la servite sappiate essere – sono state ancora le parole del Papa – annunciatori instancabili ed educatori preparati e generosi; in una Chiesa chiamata a prove anche molto esigenti di fedelta’ e tentata di adattamento, siate testimoni coraggiosi e profeti di radicalita’ evangelica”. Alludendo ai drappi che sul colonnato del Bernini ricordavano le numerose beatificazioni e canonizzazioni di membri dell’Ac, da Piergiorgio Frassati ad Alberto Marvelli, Benedetto XVI ha poi concluso: ”Nel cammino che avete davanti non siete soli, vi accompagnano i vostri Santi, esempi di cristianesimo vissuto. Voi avete intrapreso un anno straordinario, un anno che potremmo qualificare della santita’, nel quale vi impegnate a tradurre nella vita concreta gli insegnamenti del Vangelo. Intensificate la preghiera, rimodulate la vostra condotta sugli eterni valori del Vangelo, lasciandovi guidare dalla Vergine Maria, Madre della Chiesa. Il Papa vi accompagna con un costante ricordo al Signore”. A portare il saluto dei presenti al Santo Padre è stato il Presidente dell’Azione Cattolica Italiana, Luigi Alici. Che ha sottolineato: ”Nella XIII Assemblea, appena conclusa, abbiamo confermato la volonta’ di essere cittadini degni del Vangelo e ministri della sapienza cristiana per un mondo piu’ umano”. ”Siamo qui, Padre Santo – ha spiegato Alici -, per rinnovare la nostra dedizione totale e appassionata al Vangelo; per riaffermare davanti a Voi, con affetto, gioia e gratitudine, una fedelta’ che viene da lontano; per essere confermati nella fede e nel servizio”. ”Consapevoli, come abbiamo scritto nel Manifesto al Paese, della possibilita’ e della bellezza di una vita pienamente umana e cristiana, vogliamo porci – ha concluso Alici nel suo ultimo discorso da presidente di Ac – al servizio di un incontro sempre possibile tra fede e intelligenza, tra l’altezza dell’infinito e l’ordinarieta’ del quotidiano”. Al termine dei discorsi ufficiali e dei baciamano con gli ospiti presenti sul sagrato della Basilica, Benedetto XVI ha attraversato Piazza San Pietro sulla jeep bianca scoperta, girando tra tutti i settori gremiti dagli oltre 100.000 militanti dell’Associazione ecclesiale. Prima di rientrare dall’Arco delle Campane all’interno della Citta’ del Vaticano, il Papa ha anche fatto fermare la vettura per salutare un folto gruppo di portatori di handicap che attendeva il suo passaggio.

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