
CITTA’ DEL VATICANO – Tutelare il “rispetto incondizionato” dovuto ad ogni essere umano fin dal suo concepimento, in quanto, da quel momento in poi, non avviene alcun “cambiamento di natura”, né può affermarsi una “gradualità di valore morale”. E’ la ragione di fondo della “Dignitas personae”, il documento del dicastero vaticano per la dottrina della fede, espressamente approvato da Benedetto XVI, presentato oggi, che vuole “proporre risposte ad alcune nuove questioni di bioetica, che provocano attese e perplessità in vasti settori della società”. Le questioni concrete, come le tecniche di aiuto alla fertilità, il congelamento di embrioni, la diagnosi pre-impiantatoria, la terapia genica, la clonazione umana, l’uso terapeutico delle cellule staminali, i tentativi di ibridazione sono dunque tutte esaminate alla luce di tali principi, dai quali discendono i giudizi morali. Spesso negativi, anche se la Chiesa “guarda con speranza alla ricerca scientifica, augurando che siano molti i cristiani a dedicarsi al progresso della biomedicina e a testimoniare la propria fede in tale ambito” ed “intende portare una parola di incoraggiamento e di fiducia nei confronti di una prospettiva culturale che vede la scienza come prezioso servizio al bene integrale della vita e della dignità di ogni essere umano”.
Rivolta “ai fedeli e a tutti coloro che cercano la verità”, l’Istruzione – di 37 pagine – è divisa in tre parti: la prima richiama alcuni aspetti antropologici, teologici ed etici di importanza fondamentale; la seconda affronta nuovi problemi riguardanti la procreazione; la terza prende in esame alcune nuove proposte terapeutiche che comportano la manipolazione dell’embrione o del patrimonio genetico umano. Nella prima parte si affermano due principi: che “l’essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento e, pertanto, “da quello stesso momento gli si devono riconoscere i diritti della persona” (n. 4); e che “l’origine della vita umana… ha il suo autentico contesto nel matrimonio e nella famiglia, in cui viene generata attraverso un atto che esprime l’amore reciproco tra l’uomo e la donna. Una procreazione veramente responsabile nei confronti del nascituro deve essere il frutto del matrimonio” (n. 6). La Chiesa, infine, “non interviene nell’ambito proprio della scienza medica come tale, ma richiama tutti gli interessati alla responsabilità etica e sociale del loro operato” (n. 10). “Nessuna invasione di campo”, ha commentato mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia accademia per la vita. “La Chiesa – ha aggiunto – non entra nell’ambito della scienza”, ma “richiama tutti gli interessati alla responsabilità etica e sociale del loro operato”.
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