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COMMISSIONE USA PER LIBERTÀ RELIGIOSA INTERNAZIONALE: “ORA ANCHE L’EGITTO DESTA PREOCCUPAZIONE”

LIBERTÀ RELIGIOSA (Roma) – L’ultima pagella sulla libertà religiosa lascia poco spazio a toni di giubilo. Nel breve lasso di tempo tra le celebrazioni pasquali e la Beatificazione di Giovanni Paolo II, la Commissione USA per la libertà religiosa internazionale (U.S. Commission on International Religious Freedom – USCIRF) ha pubblicato – il 28 aprile – il suo rapporto 2011. Sebbene sia ormai superato dalle più gravi notizie degli ultimi giorni, il rapporto ha aggiunto l’Egitto alla lista dei Paesi che raccomanda al Segretario di Stato di considerare come “Paesi di particolare preoccupazione” (“countries of particular concern” – CPC). I Paesi della lista CPC sono quelli che hanno commesso gravi e sistematiche violazioni della libertà religiosa. Oltre all’Egitto vi figurano: Birmania, Cina, Eritrea, Iran, Iraq, Nigeria, Nord Corea, Pakistan, Arabia Saudita, Sudan, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam. 

“Nel caso dell’Egitto, sono aumentati drammaticamente, dall’ultima edizione del rapporto, i casi di gravi violazioni della libertà religiosa compiute o tollerate dal Governo, comprendenti violenze e uccisioni contro i cristiani copti e altre minoranze religiose”, secondo il presidente dell’USCIRF Leonard Leo. Queste violenze sono continuate fino alle dimissioni del presidente Hosni Mubarak a febbraio, ha aggiunto. Per anni il Governo egiziano ha permesso diffuse discriminazioni contro le minoranze religiose, secondo il rapporto. Inoltre, i mezzi di comunicazione controllati dallo Stato, hanno continuamente veicolato contenuti degradanti nei confronti degli ebrei. La discriminazione contro i copti è evidente se si guarda alla classe dirigente, osserva il rapporto. Negli alti ranghi delle forze armate, infatti, la presenza dei cristiani è molto ridotta. Solo un governatore su 28, e un parlamentare su 454, è cristiano, mentre non risultano rettori o decani universitari copti, e i magistrati cristiani sono molto pochi. 

I PAESI PEGGIORI

Nella sezione del rapporto concernente le più gravi violazioni commesse dai CPC, il Governo birmano è messo in evidenza come uno dei “peggiori violatori dei diritti umani al mondo”. Le autorità sorvegliano tutte le organizzazioni religiose e usano violenza contro i loro leader e le loro comunità, soprattutto tra le minoranze etniche, secondo l’USCIRF. Le vittime vanno dai monaci buddisti ai musulmani, dalle minoranze etniche alle chiese domestiche protestanti. D’altra parte il rapporto accusa la Cina di gravi restrizioni alle attività delle organizzazioni religiose non ufficiali o di quei gruppi che le autorità considerano come una minaccia alla sicurezza nazionale. In particolare, i buddisti tibetani e gli uiguri islamici sono sotto stretta sorveglianza e il Governo, tra le altre cose, ne controlla la selezione del clero, ne vieta le riunioni religiose e pone restrizioni sulla distribuzione della loro letteratura religiosa. L’USCIRF stima a più di 500 il numero dei protestanti non registrati che sono stati fermati dalle autorità nell’ultimo anno. Anche i cattolici sono nel mirino. Dozzine di religiosi continuano a essere detenuti o agli arresti domiciliari. Il rapporto cita dati dell’Executive Commission on China, istituita in seno al Congresso americano, secondo cui sarebbero almeno 40 i vescovi cattolici in prigione, in detenzione o di cui non si ha notizia. Il rapporto osserva che gli sforzi del Governo diretti a controllare la Chiesa cattolica si sono intensificati nello scorso anno. Una misura è stata quella dell’ordinazione di un vescovo senza l’approvazione del Vaticano e l’elezione di vescovi, senza il consenso di Roma, a ruoli di responsabilità nella Chiesa patriottica riconosciuta dal Governo. Pechino, inoltre, continua a vietare al clero cattolico di comunicare con il Vaticano, aggiunge il rapporto.

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CALCIO, DANZA E RELIGIONE: IL I MEMORIAL PIO XII ILLUMINA LA CITTÀ DI SANTA MARINELLA

SPECIALE PIO XII (Santa Marinella) – È iniziata con una Santa Messa ed è finita con strette di mano, abbracci ed una premiazione originale, in cui al posto delle classiche coppe e medaglie sono stati regalati ai giocatori libri su Papa Giovanni Paolo II. In mezzo, un triangolare di calcio e una mostra foto-documentaria dedicata ad Eugenio Pacelli, Papa Pio XII. È stata questa la tre giorni del “I Memorial Pio XII” che, da venerdì 8 aprile a ieri, domenica 10, ha regalato momenti di cultura, amicizia e allegria nella cornice di una Santa Marinella un po’ nuvolosa, ma sempre molto suggestiva.

L’evento, volto a mantenere sempre viva la memoria e a far conoscere ai giovani di Santa Marinella la vita e le azioni del loro concittadino Eugenio Pacelli-Papa Pio XII, ha avuto inizio venerdì scorso nel Palazzetto dello Sport, quando il sindaco di Santa Marinella Roberto Bacheca e l’assessore allo Sport Rodolfo La Rosa hanno inaugurato una mostra itinerante foto-documentaria su Pio XII. Grazie a 30 pannelli ricchi di fotografie inedite, documenti e testimonianze, il curatore della mostra, professor Livio Spinelli, ha accolto gli alunni delle scuole elementari e medie di Santa Marinella, spiegando loro i momenti più significativi del pontificato di Pio XII che, durante la Seconda Guerra Mondiale, salvò la vita a circa 5.000 ebrei, offrendogli rifugio nei palazzi del Vaticano e nelle chiese romane.

La mostra, con le sue immagini e documenti inediti, illustra moltissimi momenti della vita di Eugenio Pacelli a Roma e Santa Marinella: dalla giovinezza alla creazione a Cardinale, fino a divenire Papa Pio XII; dal pontificato sotto la guerra – celebre il suo discorso alla radio del 24 agosto 1939, in cui Pio XII pronunciò la frase simbolo del suo pontificato: ‘Nulla è perduto con la pace; tutto può essere perduto con la guerra’ – al 19 luglio 1943 quando, dopo il violento bombardamento di San Lorenzo a Roma, Papa Pacelli, con un’uscita eccezionale dal Vaticano, si recò nei quartieri colpiti. I pannelli allestiti per la mostra dal professor Spinelli descrivono però anche altri avvenimenti storici avvenuti nella città di Santa Marinella, come l’opera di Padre Lorenzo Van Den Eerenbeemt, dell’Ordine Carmelitano, e l’arrivo dei cadetti ebrei della Marina militare e mercantile di Israele.

La tre giorni dedicata a Pio XII ha avuto però il suo momento più importante ieri, domenica 10 aprile 2011. Alle 11:30, nella Parrocchia di San Giuseppe, il Vescovo della diocesi di Porto S. Rufina, Monsignor Gino Reali, ha celebrato una speciale Messa in memoria di Pio XII, con tutti i fedeli presenti che al termine della funzione hanno letto una preghiera per Papa Pacelli. I cittadini di Santa Marinella si sono poi recati allo Stadio Comunale, dove alle 15 l’assessore allo Sport Rodolfo La Rosa ha dato il calcio d’inizio al triangolare di calcio tra Nazionale Calcio Papaboys, DirTel Vatican Team e la locale Don Carlo Interclub. La prima sfida calcistica è stata preceduta dallo splendido spettacolo di una giovanissima squadra delle All Blacks Cheers di Santa Marinella, 8 bravissime cheerleaders dirette dalla coordinatrice Sara Cianti.

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RIVELAZIONI SU PIO XII CONFERMANO LA POSIZIONE ESPRESSA DA BENEDETTO XVI NEL SUO ULTIMO LIBRO

ROMA – Le rivelazioni storiche più recenti confermano la posizione espressa nel suo ultimo libro da Papa Benedetto XVI su Pio XII e il suo sostegno agli ebrei perseguitati.

Nella sua conversazione con il giornalista Peter Seewald, raccolta nel libro “Luce del mondo”, il Pontefice sostiene di aver ordinato, per l’iter di beatificazione di Papa Eugenio Pacelli, un’indagine che potesse confermare “tutto il positivo” e smentire “il negativo” addotto nei suoi confronti. Il 17 novembre, il Papa ha ricevuto il fondatore della “Pave the Way Foundation” (PTWF), Gary Krupp, ebreo, che gli ha consegnato nuove rivelazioni storiche a conferma di questa posizione. In alcune dichiarazioni a ZENIT, Krupp ha affermato che “il libro e i documenti presentati al Papa derivano dagli sforzi della Fondazione per chiarire, e inserire pubblicamente sul suo sito web (www.ptwf.org), documenti originali e testimonianze oculari per incoraggiare lo studio da parte della comunità storica internazionale”. “Si spera che diffondendo questo materiale sul sito web – ha aggiunto –, la controversia che dura da 46 anni sul pontificato di Papa Pio XII possa essere risolta. Finora la PTWF ha inserito oltre 40.000 pagine di documenti, articoli e interviste a testimoni oculari, materiale originale, relativo a questo periodo storico”. Krupp ha presentato al Papa il libro della PTWF “Papa Pio XII e la II Guerra Mondiale. La Verità Documentata”, che è stato appena pubblicato in ebraico. Il testo, di agevole lettura, contiene numerosi documenti, articoli e interviste notevoli che permettono al lettore di giungere a una conclusione su quel periodo controverso. E’ il primo libro scritto in ebraico su Papa Pio XII basato su documenti originali piuttosto che su teorie speculative e discutibili. Krupp ha anche presentato al Papa una serie di testimonianze autenticate degli sforzi personali di Papa Pacelli per salvare la vita agli ebrei.

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PIO XII E IL DOGMA DELL’ASSUNZIONE: CONVEGNO

 Il Comitato Papa Pacelli ha organizzato un convegno alla Sala dei Cardinali in via della Chiesa Nuova per celebrare il sessantesimo anniversario della proclamazione del dogma dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Gli interventi degli ospiti, tra cui  il Cardinal Llovera e i Monsignor Piacenza, Dal Covolo, Marini e Verdon, partivano dall’ambito dogmatico e spirituale della Glorificazione di Maria fino ad arrivare all’ambito storico e cinematografico, inserendo come colonna portante la figura di Eugenio Pacelli Papa Pio XII. L’Assunzione di Maria anima e corpo in cielo è stata, in un certo qual senso, sempre sottointesa dai fedeli poiché rappresenta il superamento dei limiti spazio-temporali perciò la vicinanza al popolo in ogni momento; anche in ambito artistico l’Assunzione della Vergine è stata anticipata alla proclamazione del dogma in piazza S. Pietro, ne troviamo importante esempio nella cattedrale di Notre-Dame nel quale il portale centrale è dedicato all’incoronazione di Maria e dove a partire dal 987, con la dinastia dei Capetingi, si svolsero appunto tutte le incoronazioni dei re di Francia. La stampa descrive la proclamazione del dogma come “Il più grande avvenimento del secolo” spinto da un movimento popolare e psicologico, chiaramente appreso da Papa Pio XII, dovuto all’enorme devozione dei fedeli alla Vergine e dalle sue frequenti apparizioni nell’ultimo secolo. Eugenio Pacelli, fin da bambino, nutriva una profonda devozione nei riguardi di Maria. Venne eletto in un periodo di grandi tensioni internazionali, con il regime nazista che iniziava ad occupare molti territori europei, il Papa tentò invano di scongiurare il rischio di una nuova guerra mondiale con diverse iniziative fra cui la più famosa è il discorso alla radio del 24 agosto 1939 in cui pronunciò la frase simbolo del suo pontificato: “Nulla è perduto con la pace; tutto può essere perduto con la guerra”. Tuttavia tali iniziative furono inutili. Fu accusato di non aver mai condannato né di essersi impegnato per fermare le deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento, deportazione della quale era a conoscenza; tale critica è stata sostenuta solo a distanza di molti anni dagli eventi e, in particolar modo, da esponenti anticattolici e anticlericali. Invece risulta, da numerosi documentazioni e numerose testimonianze, che la Chiesa Cattolica ebbe ordine, impartito da Pio XII, di salvare il maggior numero di ebrei, fornì falsi documenti e ordinò di aprire le porte dei palazzi Vaticani, delle chiese romane e di tutte le strutture religiose salvando, secondo una stima dello studioso ebraico Pinchas Lapide, tra il 70 e il 90%  dei 950000 ebrei europei sopravvissuti all’olocausto. Nel suo lavoro silenzioso per salvare gli ebrei ha salvato anche la Chiesa.

Lorenzo Berrelli

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TERRA SANTA: STRAORDINARIA SCOPERTA ARCHEOLOGICA DI REPERTI DEL TEMPO DI GESÙ

GERUSALEMME – Potrebbe essere una riproduzione del candelabro a sette bracci che si trovava nel Tempio di Gerusalemme il bassorilievo scoperto in questi giorni a Migdal, sulle rive del lago di Tiberiade, nel nord di Israele. Una straordinaria scoperta. La riproduzione del candelabro scolpita su una pietra rettangolare è databile tra il 50 a.C. e il 100 d.C. In ogni caso, emergono i resti di una sinagoga probabilmente degli anni in cui è vissuto Gesù. Solo altre sette della stessa epoca sono state riportate alla luce nel mondo. Si parla di un mosaico ancora tutto da pulire. Il terreno del ritrovamento appartiene ai Legionari di Cristo. E della stessa Congregazione è padre Juan Solana che è responsabile del Centro Pontificio Notre Dame a Gerusalemme. E’ lui a spiegarci l’importanza della scoperta innanzitutto per gli ebrei: “E’ veramente un ritrovamento molto particolare. Questa pietra, di cui hanno parlato molto gli israeliani ed anche il Ministero delle Antichità d’Israele, sembra sia un ritrovamento unico nel suo genere perché ha diversi segni che si sono trovati già in diversi luoghi in Israele, in monete e in altri muri….

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IN TERRASANTA SI STUDIA PER COMPRENDERE A FONDO LA VERITA’ SU PIO XII ED IL SUO AIUTO AGLI EBREI

GERUSALEMME – Dopo l’anno cinquantenario della morte del Servo di Dio Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli, l’Istituto Internazionale di Ricerca dell’Olocausto Yad Vashem e lo Studium Theologicum Salesianum, Santi Pietro e Paolo, terranno, domenica 8 e lunedì 9, marzo un incontro congiunto di studiosi, che valuteranno lo stato attuale della ricerca su Papa Pio XII e l’Olocausto. Si metteranno a confronto storici che condivideranno il risultato delle loro ricerche per rispondere ad una serie di domande che riguardano la controversia in atto. Gli storici e gli studiosi, che assicurano un respiro internazionale all’iniziativa, appartengono alle due scuole di pensiero, quella più critica nei confronti di Pio XII e quella che ne apprezza l’operato. Gli studiosi che parteciperanno al confronto sono: Sergio Minerbi, Paul Oshea, Michael Phayer, Susan Zuccotti,Thomas Brechenmacher, Jean-Dominque Durand, Grazia Loparco, Matteo Luigi Napolitano, Andrea Tornielli.

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IL VIAGGIO DEL PAPA A GERUSALEMME, “UNA DECISIONE CORAGGIOSA” – PAROLE DI PADRE FEDERICO LOMBARDI

CITTA’ DEL VATICANO – Nel contesto attuale la determinazione di Benedetto XVI a volersi recare a Gerusalemme è “una decisione coraggiosa”, ha affermato il portavoce vaticano. Padre Federico Lombardi S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha analizzato l’annunciata visita del Santo Padre in Terra Santa nell’editoriale di “Octava Dies”, il settimanale del Centro Televisivo Vaticano, da lui stesso diretto. Secondo informazioni provenienti da Roma e Gerusalemme, il viaggio toccherà la Giordania, Israele e i Territori Palestinesi e si svolgerà nella seconda metà del mese di maggio. Benedetto XVI ha rivelato di stare preparando questo viaggio, il 12 febbraio, nel ricevere in udienza i membri della Conferenza dei Presidenti della Maggiori Organizzazioni Ebraiche Statunitensi.

“E’ una bella notizia”, ha assicurato padre Lombardi. “Andare a Gerusalemme: è il desiderio di tutti gli israeliti e di tutti i cristiani. Gli antichi israeliti salivano verso di essa cantando, Gesù vi si dirige decisamente per compiervi fino in fondo la volontà del Padre”. “E’ andare pellegrini ai luoghi più santi, luoghi degli incontri fra Dio e gli uomini che hanno segnato la storia della nostra salvezza”. “Anche il Papa porta in sé questo desiderio. Benché in precedenza vi sia già stato, sente l’importanza di recarvisi di nuovo come capo di una comunità di credenti, che possano pellegrinare in unione spirituale con lui e per mezzo di lui ai luoghi delle radici della loro fede”.

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‘PREPARO IL VIAGGIO IN TERRA SANTA’ LO AFFERMA PAPA BENEDETTO NELL’INCONTRO CON GLI EBREI D’AMERICA.

CITTA’ DEL VATICANO – Inaccettabile e intollerabile dimenticare o minimizzare il crimine terribile della Shoah: è il vibrante richiamo che Benedetto XVI ha levato nel discorso alla delegazione della Conferenza dei presidenti delle principali organizzazioni ebraiche americane. Il Pontefice ha ribadito con forza che la Chiesa rifiuta irrevocabilmente ogni forma di antisemitismo ed ha affermato di essere impegnato a preparare la visita in Israele. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto al Papa dal rabbino Arthur Schneier, che aveva accolto Benedetto XVI alla East Park Synagogue di New York in occasione del viaggio apostolico del Papa negli Stati Uniti lo scorso aprile, e da Alan Solow, presidente dell’organismo ebraico.

The Church is profoundly and irrevocably committed to reject all anti Semitism…
“La Chiesa è profondamente e irrevocabilmente impegnata a rifiutare ogni forma di antisemitismo e a continuare a costruire buone e durevoli relazioni” tra cattolici ed ebrei: è quanto ribadito dal Papa ai rappresentanti del mondo ebraico americano. Benedetto XVI ha dedicato una parte significativa del suo intervento alla tragedia dell’Olocausto. L’odio contro gli uomini, le donne e i bambini manifestato nella Shoah, ha sottolineato, è stato “un crimine contro Dio e contro l’umanità”:

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LETTERA APERTA – IL VERO OLOCAUSTO. PARLIAMO ANCHE DEGLI OLOCAUSTI CHE RESTANO NASCOSTI

OLOCAUSTO – Negare la Shoa è da stolti, se non altro perché esistono prove, documenti storici, foto e testimoni, alcuni tuttora viventi. Si può semmai ragionare sui numeri denunciati, in quanto sembra, da studi recenti, che non ci sia proporzione fra il numero dichiarato delle vittime, (sei milioni, cioè più del doppio degli abitanti di Roma!) e gli strumenti di morte a disposizione nei lager. Inoltre gli Ebrei si sono “accaparrati” in un certo senso, l’esclusiva assoluta dell’olocausto quando invece è risaputo che molti dei detenuti erano anche di altre nazioni e religioni. In realtà, accanto alla Shoa ebraica, che è stata presentata come lo sterminio peggiore nella storia del mondo, esiste un altro olocausto, ben più grave, un “olocausto planetario” perchè ha coinvolto l’intera umanità durante il ventesimo secolo, un olocausto terribile sul quale è caduto il silenzio e che è stato completamente escluso dal “Giorno della memoria”. Si potrebbe chiamare l’olocausto delle ideologie più aberranti del ventesimo secolo, quelle che hanno dato vita non solo al Nazismo, ma al Comunismo, all’Anarchismo, al Fondamentalismo islamico ecc. Di solito i più accaniti celebratori dei crimini della shoa sono i comunisti più che gli Ebrei, perché si gloriano di mettere sul banco degli imputati proprio i loro antagonisti politici, cioè i nazisti, che rappresentano la destra, presentata agli occhi del mondo come l’apice della criminalità. In realtà nazismo e comunismo provengono dalla stessa radice di violenza e di perversione nata verso la fine del 1800, prima in teoria, ad opera di un pensatore ebreo Karl Marx, morto nel 1883, fondatore del social comunismo, e poi nei fatti, per mezzo della rivoluzione bolscevica del 1917. Marx era un ebreo che visse sulle spalle di altri ebrei senza mai lavorare in vita sua, né mai conoscere un operaio o una fabbrica, e che scrisse una sorta di infamità contro i suoi ex correligionari e contro qualunque altra fede religiosa, in particolare il Cristianesimo, da lui definita “l’oppio dei popoli”. Infatti tra i più accaniti “manovratori” della guerra bolscevica del 1917 troviamo proprio gli Ebrei russi comunisti atei, salvo poi finire anch’essi nelle “purghe” staliniste perché tacciati di essere “capitalisti” e quindi nemici del popolo.

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PAPA: LA SHOAH, MONITO CONTRO IL MALE E CONTRO OGNI NEGAZIONISMO

CITTA’ DEL VATICANO – La Shoah rimane un monito contro la potenza del male e contro ogni oblio e negazionismo. L’ha detto oggi Benedetto XVI che ha espresso la sua “piena e indiscutibile solidarietà” ai “fratelli” ebrei. Il Papa, che ha anche ricordato la sua visita ad Auschwitz, ha pure fatto riferimento alla revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani ai quali ha chiesto l’impegno a riconoscere il Concilio Vaticano II. Mentre – ha detto – rinnovo con affetto l’espressione della mia piena e indiscutibile solidarieta’ con i nostri fratelli destinatari della Prima Alleanza, auspico che la memoria della Shoah induca l’umanità a riflettere sulla imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell’uomo”. La Shoah, ha aggiunto, deve essere “per tutti monito contro l’oblio, la negazione o il riduzionismo, perché la violenza fatta contro un solo essere umano è violenza contro tutti. Le parole di Benedetto XVI appaiono una risposta alle polemiche sollevate dalle posizioni di uno dei vescovi tradizionalisti, mons. Richard Williamson, il quale nega l’esistenza delle camere a gas e riduce l’Olocausto alla uccisione di 300mila ebrei. Esse, peraltro, giungono nel giorno in cui il Gran Rabbinato di Israele ha deciso – a quanto riferisce il Jerusalem Post – di rompere a tempo indefinito le relazioni con il Vaticano, proprio a seguito della revoca della scomunica al vescovo lefebvriano negazionista. Il Gran Rabbinato ha anche cancellato un incontro con la Commissione vaticana per i rapporti con l’ebraismo, in programma a Roma dal 2 al 4 marzo.

Quanto ai rapporti con i lefebvriani, ricordando la parabola della pesca miracolosa, riferita alla costante ricerca di unità nella Chiesa, il Papa ha detto di aver concesso “la remissione della scomunica in cui erano incorsi i quattro vescovi ordinati nel 1988 da mons. Lefebvre senza mandato pontificio”, “proprio in adempimento di questo servizio all’unità”. “Ho compiuto questo atto di paterna misericordia – ha spiegato – perché ripetutamente questi presuli mi hanno manifestato la loro viva sofferenza per la situazione in cui si erano venuti a trovare. Auspico – ha aggiunto – che a questo mio gesto faccia seguito il sollecito impegno da parte loro di compiere gli ulteriori passi necessari per realizzare la piena comunione con la Chiesa, testimoniando così vera fedeltà e vero riconoscimento del magistero e dell’autorità del Papa e del Concilio Vaticano II”. Benedetto XVI, ha anche invocato lo Spirito Santo sul nuovo patriarca di Mosca, Kirill.

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LIBRO DI WANDA POLTAWSKA, UNA DELLE ULTIME REDUCI VIVENTI DEGLI ESPERIMENTI DEI MEDICI NAZIST

ROMA – Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche entrarono nella città di Auschwitz, scoprendone il campo di concentramento; ne abbatterono le mura e liberarono i superstiti che vi erano rimasti, circa 7.000. Quella data viene ora adottata per celebrare il ‘Giorno della memoria”, per ricordare la fine della Shoah – cioè lo sterminio del popolo ebraico, a causa del quale si contano circa sei milioni di vittime, oltre agli uomini torturati e perseguitati – e conseguentemente la fine delle leggi razziali. In questa giornata, tra le molteplici iniziative sorte in tutto il mondo, è stato presentato a Roma il libro “E ho paura dei miei sogni” (Edizioni dell’Orso) della professoressa Wanda Poltawska, polacca, laureata in Medicina, membro della Pontificia Accademia “Pro Vita” e del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Wanda Poltawska, che per motivi di salute è stata sostituita alla presentazione dalla figlia Ania, fu deportata nel campo di concentramento di Ravensbruck all’età di venti anni, a causa delle sue attività nella resistenza polacca. Il suo non è il racconto di una persona matura, i cui ricordi sono annebbiati, ma quello di una persona giovane: Wanda, infatti, iniziò a scrivere le sue memorie non appena uscita dal campo di concentramento, dove rimase circa quattro anni. Una necessità impellente, quella di scrivere, poiché il ricordo del campo, durante la veglia e durante il sonno, non le dava pace. Riuscì finalmente a dormire senza incubi solo una volta terminato il suo ‘diario’.

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CHE FANNO GLI EBREI NELL’ATTESA DI RICONOSCERE GESU’ SIGNORE E SALVATORE? ATTACCANO IL PAPA!

ROMA – Nell’attesa di riconoscere Gesù Signore e Salvatore della vita, tra lobbismo sfrenato e monopolio incontrastato dei media a livello mondiale che cosa fanno i nostri ‘fratelli maggiori ebrei’? Attaccano il Santo Padre! Tanto per cambiare. Tra una bomba per ammazzare i bambini di Gaza e l’acquisto di una nuova casa di produzione cinematografica dalla quale spargeranno coniati di vomito contro la Santa Chiesa e contro tutto il Cattolicesimo, ecco messa in scena l’ennesima teatrale azione contro il Pontificato di Benedetto XVI. E adesso scriveranno che siamo antisemiti! Come se le cose che stiamo scrivendo non fossero vere! Come se fossimo noi a controllare e monopolizzare l’informazione di tutto il mondo!!!

Le critiche del mondo ebraico a Papa Benedetto hanno seguito “un copione sbagliato”. Lo denuncia l’Osservatore Romano sottolineando che “la revoca della scomunica ai vescovi ordinati nel 1988 è diventato un nuovo caso mediatico pieno di toni emotivi: con tempismo frettoloso – infatti – si è addossata a Benedetto XVI la colpa non solo di resa a posizioni anticonciliari, ma perfino, se non la connivenza, almeno l’imprudenza di sostenere tesi negazioniste sulla Shoah. Le parole del Papa ai vespri conclusivi della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e la sua riflessione alla preghiera dell’Angelus sono state una smentita a queste paure diffuse”.

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VITTORIO MESSORI: “DAL MONDO EBRAICO UNA INACCETTABILE INGERENZA NELLE VICENDE DELLA CHIESA”

CITTA’ DEL VATICANO – “La revoca della scomunica e’ un fatto interno alla Chiesa sul quale non riesco a capire perche’ il mondo ebraico si senta in diritto di intervenire”. Lo afferma in un’intervista al ‘Riformista’ Vittorio Messori, firma prestigiosa del ‘Corriere della Sera’ e coautore con Giovanni Paolo II di “Varcare le soglie della speranza” e con Joseph Ratzinger di “Rapporto sulla fede”. “Mi appello – spiega Messori – ai principi del diritto internazionale secondo i quali ogni Stato e’ sovrano al suo interno. Insomma, chiedo che ai cattolici venga lasciata la liberta’ di lavorare in pace portando avanti le proprie azioni. Non mi sembra che il Vaticano si sia mai sentito in dovere di intervenire sulla nomina di un Gran Rabbino o su altre questioni interne al mondo ebraico. Sarebbe corretto, dunque, che gli ebrei avessero il medesimo atteggiamento nei confronti dei cattolici”. Nell’intervista, Messori si sofferma poi sulle reazioni negative che si sono manifestate anche nel mondo cattolico al gesto di perdono compiuto ieri dal Papa ed anche sulla tiepidezza degli stessi perdonati, che ieri ringraziando il Pontefice hanno voluo ribadire le loro riserve sul Concilio.

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I FRATELLI MAGGIORI EBREI INTERVENGANO CONTRO LO STERMINIO DEI CRISTIANI NEL MONDO!

ROMA – Si fanno tante, troppe chiacchere in questi giorni sul mancato interventismo di Papa Pio XII sullo sterminio degli Ebrei durante i giorni tra i più oscuri della storia del mondo, con olocausto e campi di concentramento che quotidianamente ritornano come ferita aperta e sanguinante agli occhi di tutto il mondo. E se invece di parlare a vanvera, accusando, si ragionasse e discutesse civilmente, alla luce della verità e delle documentazioni che confermano il grande impegno di Papa Pacelli a favore dei disperati ebrei che morivano e venivano deportati a flotte, forse si contribuirebbe a costruire un mondo più umano e più fraterno. A proposito: non abbiamo sentito nessun ‘fratello maggiore’ ebreo, denunciare o accusare il massacro di cristiani che sta quotidianamente avvenendo in varie parti del mondo: perche’? Non sarebbe l’ora di intervenire ed alzare la voce, o si è troppo occupati ad imbrogliare le carte per la beatificazione di Pio XII?

Domenica scorsa i cristiani pakistani hanno manifestato la loro solidarietà ai confratelli dell’India, condannando “con forza le violenze” perpetrate dai fondamentalisti indù. Attraverso un comunicato diffuso dal quartier generale di Islamabad, Shahbaz Bhatti, parlamentare e presidente dell’Alleanza delle minoranze di tutto il Pakistan (Apma), esprime il proprio biasimo per i “maltrattamenti contro le minoranze religiose in India” e chiede l’intervento delle Nazioni Unite per assicurare la “protezione della vita umana e delle proprietà delle minoranze del Paese”. E il mondo ebraico sta prendendo le difese di questi poveri massacrati? Non sarebbe l’ora di intervenire?

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“Ogni conversione implica un cambiamento”

BARCELLONA, martedì, 22 aprile 2008 (ZENIT.org).- La figura di San Paolo che in cammino verso Damasco cade da cavallo è diventata la metafora di ogni conversione, “un topos della nostra cultura occidentale che celebra la sottomissione dell’uomo al disegno divino”.

Maria Laura Giordano, docente all’Università Abad Oliba CEU di Barcellona, laureata in Storia Moderna presso l’Università di Catania, lo spiega in questa intervista.

Chi è stato il primo convertito della storia?

Giordano: Sicuramente i “primi convertiti della storia” sono stati tutti coloro che si sono convertiti al cristianesimo dopo la predicazione di Cristo. Credo che siano stati senza dubbio quegli stessi ebrei che, conquistati dalla figura di Gesù, credettero in lui.

Accanto all’opinione abbastanza diffusa che in forma schematica e antistorica riconosce negli ebrei solo il popolo che uccise Cristo, si dimentica spesso che nello stesso racconto evangelico si fa continuamente riferimento a “quanti credettero”, e invito in questo senso a rileggere il Vangelo di Giovanni, e che diventarono suoi discepoli, anche se evidentemente il messaggio cristiano venne rifiutato dai capi della comunità ebraica del tempo di Gesù.

La loro incredulità ostacolò la penetrazione di quel messaggio tra gli ebrei, ma non impedì che trovasse proprio lì i suoi primi seguaci e che da lì si diffondesse nel mondo civilizzato, vale a dire in Grecia, Turchia, Nordafrica, fino ad arrivare a Roma.

Oggi molta gente non capisce cosa significhi che San Paolo fu l’“apostolo dei gentili”. Come lo spiegherebbe a un giovane del nostro tempo?

Giordano: Molta gente non lo capisce perché spesso le Scritture sono state interpretate “dimenticando” che Gesù discendeva dalla stirpe di Davide e che era un circonciso, così come si è “dimenticato” che i primi destinatari del messaggio cristiano furono gli ebrei.

A questo proposito, negli Atti degli Apostoli (11, 1-18) c’è un episodio in cui Pietro fa un sogno nel quale il Signore gli diceva di andare a predicare in casa di un non circonciso. Vale a dire che serve un sogno ispirato da Dio per vincere le resistenze di Pietro che non voleva andare a mangiare e a predicare in casa di un uomo non circonciso.

Non si possono dimenticare, inoltre, i problemi che la comunità degli ebrei convertiti sottopose a Paolo: avevano difficoltà a comprendere che non avevano più bisogno della circoncisione per essere cristiani, né di seguire la legge mosaica per salvarsi.

San Paolo fu l’apostolo dei gentili perché annunciò il Vangelo, dopo aver realizzato i suoi primi viaggi missionari in Oriente, anche a quanti non erano ebrei, ai gentili, vale a dire ai pagani d’Occidente.

Fu il momento di maggiore apertura del messaggio cristiano che esce dalla terra che lo ha generato per proiettarsi verso il mondo, per universalizzarsi. Solo uno come Paolo, cittadino romano, di cultura greca e di razza ebraica, avrebbe potuto farlo.

San Paolo conservò il fervore della conversione fino alla morte?

Giordano: Sì. Altrimenti la sua vita non si comprenderebbe.

Quali sono le conseguenze di una conversione come quella di San Paolo, e come si applicano oggi alle nuove conversioni?

Giordano: Ogni conversione implica un cambiamento. Nella figura di Paolo, il cambiamento riesce ad essere rappresentato con una potente drammaticità, che porta con sé anche un carico simbolico di una bellezza indiscutibile: il passaggio dalle tenebre alla luce della fede si esprime attraverso il paradosso della luce che rende ciechi.

Paolo muore e rinasce, la sua cecità è un battesimo terribile e rigeneratore. La figura di San Paolo che nel cammino verso Damasco cade da cavallo è diventata una metafora di qualsiasi conversione, un topos della nostra cultura occidentale che celebra la sottomissione dell’uomo al disegno divino.

Ogni conversione continua ad essere oggi come allora un momento di cambiamento, un passaggio dalla morte a una nuova vita. Anche se, come direbbe San Paolo, è la grazia che sceglie e “predestina”, l’uomo è libero di rispondere o meno alla chiamata divina, visto che è la libertà, il suo libero arbitrio che si mette in gioco ogni volta che si relaziona con Dio.

Come dicono i Vangeli, Cristo ha voluto che la fede fosse un atto libero e quindi non soggetto ad alcun determinismo divino o ad alcuna costrizione umana.

Questa idea della religione cristiana come religione della libertà è un asse fondamentale dell’insegnamento paolino e una scuola di civiltà e umanità che dobbiamo alle nostre radici giudaico-cristiane.

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Aumenta l’interesse cattolico per il mondo ebraico

Intervista al presidente dell’Amicizia ebraico-cristiana di Valencia

di Inmaculada Álvarez per Zenit.org

VALENCIA, giovedì, 28 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Cresce l’interesse dei cattolici per il mondo ebraico, per i nostri “fratelli maggiori nella fede”, ha affermato il presidente e fondatore dell’associazione Amicizia ebraico-cristiana di Valencia. Francisco Fontana Tormo, cattolico e neurochirurgo, ha ricevuto a novembre, dal Parlamento israeliano, il Premio Samuel Toledano, per il suo contributo al dialogo fra ebrei e cristiani.

In questa intervista rilasciata a ZENIT, Fontana parla del suo lavoro e della sua Associazione, e dello stato delle relazioni ebraico-cristiane.

In cosa consiste il riconoscimento che ha ricevuto e che significato ha per lei?

Fontana: Il Premio Samuel Toledano è stato istituito dalla famiglia Toledano in memoria di Samuel Toledano, capo della comunità ebraica di Madrid, morto nel 1996. Il Premio è assegnato annualmente a due ricercatori, uno israeliano e l’altro spagnolo, per opere in favore della ricerca sul passato ebraico in Spagna, dei rapporti fra Spagna e Israele e delle relazioni fra ebrei, cristiani e musulmani.

(continua su Zenit.org) .. http://www.zenit.org/article-13647?l=italian

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