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GIOVANNI PAOLO II “BEATO”. CHE COSA PUÒ DIRE AI GIOVANI DI OGGI?

Quella sera in cui morì il Papa, il 2 aprile 2005, alle tre di notte mi trovavo in fila per andare a “vedere” Giovanni Paolo II in S. Pietro. Non resistetti alla fatica, tornai indietro con un po’ di vergogna. In compenso decine di migliaia di giovani camminarono fino a sette-otto ore per un sguardo-lampo, ma così intenso, come quando si vuol incontrare per l’ultima volta una persona veramente amica. Mi metto nella situazione di un educatore che vuol parlare della beatificazione di Giovanni Paolo II ai giovani. Il mio è un esercizio, come si dice, in caduta libera. So bene che prima di parlare ai giovani, bisogna incontrali e condividere una buona relazione con loro… Diamola per esistente. Del resto il mio contributo è un input, se può servire a fare meglio…

Perché parlarne?

Rispondo partendo da qualcosa di singolare, per non dire straordinario, che è capitato. Quella sera in cui morì il Papa, il 2 aprile 2005, alle tre di notte mi trovavo in fila per andare a “vedere” Giovanni Paolo II in S. Pietro. Non resistetti alla fatica, tornai indietro con un po’ di vergogna. In compenso decine di migliaia di giovani camminarono fino a sette-otto ore per un sguardo-lampo, ma così intenso, come quando si vuol incontrare per l’ultima volta una persona veramente amica. Si sa che quella, più che un corteo funebre, era una processione pensosa e serena, che rimase nella memoria collettiva come un evento storicamente unico. Colpirono certamente i solenni funerali in Piazza S. Pietro, con tutti i cosiddetti ‘Grandi’ della terra.

Colpì in particolare un’espressione usata più volte in seguito da Benedetto XVI, che allora da cardinale presidente della celebrazione qualificò Giovanni Paolo II: “Il nostro amato Papa”, mai fino allora usata ufficialmente a riguardo di un pontefice. ‘Amato’ traduce il ‘geliebte’ tedesco, è la parola degli innamorati! E finalmente sulla piazza risuonò sia pur sommessamente quel grido altrimenti forte e intenso: John Paul Two, we love you!, da sempre scandito a Buenos Aires, a Santiago, a Czestokowa, a Manila, a Denver, a Parigi, a Roma, a Toronto, a Colonia… Sta qui, in questo condensato di storia viva, che si radica la ragione di parlare di Giovanni Paolo ai giovani di oggi, come per una memoria di cui hanno diritto e possono averne bisogno. In sintesi non è errato, conoscendo il feeling che si era creato tra Papa e giovani, pensare ad una trasmissione di eredità.

Come attualizzare questo rapporto singolare tra giovani e il Papa “beato”?

Proprio il suo essere detto ‘beato’, cioè certamente avvolto dalla gloria di Dio, avrà anche la capacità, il carisma di suscitare la partecipazione giovanile? Non saprei rispondere a priori. E’ giusto ricordare che l’entusiasmo di cui stiamo parlando ha avuto il suo nucleo generatore in particolare nelle Giornate Mondali della Gioventù, e più ampiamente grazie agli incontri con i giovani che Giovanni Paolo II voleva sempre in agenda in qualsiasi posto della terra andasse, tra cristiani, musulmani, buddisti. E’ ovvio che quei giovani di allora sono diventati adulti, e sarebbe un bel segno se si affacciassero su S. Pietro o davanti al monitor nelle piazze delle città o della TV di casa. Staremo a vedere, ma con motivata speranza. Gli anni trascorsi non sono tanti e le radici del cuore sono sempre più difficili da estirpare!

Semmai è da verificare se è cambiata la direzione del vento della fede, se il contesto sociale non favorevole ad un loro futuro occupazionale non ha prodotto scetticismo e sconforto, come pure se gli orientamenti culturali dominanti, così frammentati e miopi, non blocchino ideali di cambio e la stessa possibilità di farlo, non dimenticando d’altra parte la incoercibile ricerca di senso, anche in ambito religioso, e sicuramente per una umanità diversa, che proprio questi giovani vanno manifestando.

E’ dunque in questo clima in chiaroscuro che si collocano le generazioni più giovani – quelli che arrivano oggi ai 18-20 anni – che hanno sentito parlare del Papa e l’hanno magari visto in TV, ma non l’hanno incontrato in qualche raduno. E’ difficile ipotizzare una previsione di partecipazione da parte loro, Giovanni Paolo II “beato”. Che cosa può dire ai giovani di oggi? Certamente – come si sta verificando – vi sarà l’accorrere di folle di credenti di ogni età e i giovani di ieri e di oggi si chiederanno cosa stia capitando. Qui ritengo che si affacci il compito di noi educatori: di rinverdire la memoria, di impostare un discorso con i giovani facendo scoprire la persona di Giovanni Paolo II. Come?

Lasciando parlare Lui stesso nei grandi interventi (come dimenticare il suo grande discorso ‘kennedyano’ alle Sentinelle del mattino nella GMG del 2000 a Roma nella notte di quella indimenticabile veglia?), servendosi dei tanti sussidi massmediatici, e facendo parlare dei testimoni, quelli del “ c’ero anch’io”, nelle GMG e in altre occasioni. Solo così può rivivere Giovanni Paolo II.

Che cosa può ricevere – grazie agli educatori – la generazione giovane da un Papa beatificato loro amico? Che cosa aggiunge la beatificazione alla relazione così vivace che fu tra loro?

La risposta è relativamente semplice: beatificazione vuol dire conferma solenne, ispirata dallo Spirito Santo, del valore della vita del beatificato, della sua causa, dei suoi pensieri, delle sue scelte, e dunque nel nostro caso, del modo di Giovanni Paolo II di pensare, amare, volere, trattare i giovani e farsi incontrare da loro. Qui sarebbe da aprire il vasto fronte della ricerca, sapendo che diversi studi sono stati pubblicati, ben poco sulla totalità del suo ministero pastorale tra i giovani. Si tenga in ogni caso presente la sua Lettera ai Giovani del mondo nel marzo del 1985.

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CARITAS, FINO A VENERDÌ CELEBRAZIONI PER LA 19A ASSEMBLEA GENERALE. IERI LA MESSA DEL CARD. BERTONE

SOCIALE (Roma) – Ieri pomeriggio il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano, ha presieduto, presso la Domus Mariae di Roma, la Messa per 300 delegati della Caritas Internationalis per la celebrazione, dal 22 al 27 maggio, della 19ma Assemblea Generale (nel 60° anniversario della fondazione). Nel corso della celebrazione liturgica, il Cardinale si è espresso sul ruolo che la Caritas deve ricoprire, un compito educativo e di sensibilizzazione affinché tutti riconoscano nei poveri i propri fratelli.“Svelare il volto dei fratelli, aiutare i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà a prendersi cura come propri dei loro bisogni e dell’esigenza di pieno riconoscimento della loro dignità, è l’impegno fondamentale di Caritas Internationalis, e anche l’obiettivo di un rinnovato rapporto con gli organismi della Santa Sede, che auspico come frutto di questa Assemblea”, ha dichiarato. 

Il porporato ha ricordato che esiste un livello di servizio rilevante, quello di “raggiungere, in modo convincente e rispettoso, la mente e il cuore dei credenti e di tutte le persone di buona volontà affinché riconoscano nei poveri i loro fratelli”, e ha indicato che questo “è ciò che intendeva il Servo di Dio Paolo VI quando insisteva sul compito primariamente educativo della Caritas”. La Caritas, ha aggiunto, “offre ai fedeli un’opportunità privilegiata di condividere la missione della Chiesa e di essere stretti a Gesù Cristo”. “Caritas Internationalis e le Caritas nazionali e locali fanno un bene immenso quando aiutano le persone e le comunità a riconoscere con amore la presenza di altri fratelli nel bisogno, che è la presenza di Cristo stesso; quando riescono a scuotere le loro coscienze, affinché, sia nelle libere iniziative, sia nella collaborazione con la carità organizzata della Chiesa, sentano sempre l’esigente premura della condivisione evangelica”, ha segnalato. Il compito educativo della Caritas è quello di “poter rafforzare nei cristiani e negli uomini di buona volontà una consapevolezza operativa di fraternità, specialmente verso i più poveri, occorre vivere in Gesù Cristo, che è la via, la verità e la vita, ed essere animati dal suo Santo Spirito”. Cristo, ha affermato, si trova “nella Parola e nel Pane di vita, nella preghiera personale e nei Sacramenti, ma anche Lo troveremo e trasmetteremo la sua vita agli altri nell’agire di Caritas”. 

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LUNEDÌ 11 APRILE L’ASSOCIAZIONE PAPABOYS IN PUGLIA PER TESTIMONIARE GIOVANNI PAOLO II

GIOVANI/EDUCAZIONE (Martina Franca) – Il coraggio di educare… l’investimento più rischioso! Una serie di convegni/conferenze e incontri in Puglia in attesa della Beatificazione. Così L’Azione Cattolica della Basilica di San Martino di Martina Franca ha deciso di vivere gli attuali lunedì di Quaresima: un laboratorio del pensare e del fare in 5 incontri per genitori, educatori e giovani. La prima tappa di questo percorso è stata intrapresa il 21 marzo con il primo incontro dedicato al mondo dei mass media. La settimana seguente l’attenzione è stata posta sul concetto di educazione del corpo e successivamente sul tema della fede all’interno delle famiglie.

In vista della ormai imminente beatificazione di Giovanni Paolo II, lunedì 11 aprile, questo quarto incontro sarà totalmente incentrato sulla figura del nostro indimenticato Karol e sul suo ruolo di educatore. Sarà Daniele Venturi, presidente dell’Associazione Nazionale Papaboys, ad intervenire in questa giornata dedicata al futuro Beato Karol Wojitila. Una testimonianza diretta che proverà a raccontare le grandi emozioni vissute nell’incontro con il grande Papa polacco oltre che l’ indiscusso ruolo di educatore di giovani , e meno giovani che Giovanni Paolo II ha svolto negli anni del suo pontificato e ancora prima in Polonia, la sua terra.

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DALLA PASTORALE GIOVANILE ARRIVA “SEGUIMI”, UN SUSSIDIO DI PREGHIERA PER L’ANNO LITURGICO 2010/2011

GIOVANI (Roma) – Un cammino spirituale di meditazione e preghiera lungo tutto l’anno liturgico 2010/2011, iniziato lo scorso 28 novembre 2010 e che terminerà il 27 novembre 2011. È l’obiettivo di “Seguimi” (608 pagine), il nuovo libro che il Servizio nazionale per la Pastorale giovanile della Cei ha concepito per i ragazzi che è un invito a seguire Gesù ovunque, a lasciarsi affascinare da Lui come fu per Pietro e Giovanni sulle rive del lago, ad andare per le strade del mondo insieme a Lui, tenendosi per mano con altri fratelli, proprio come i giovani della copertina.

Il volume conterrà molte cose: le letture della Parola di Dio, testimonianze di giovani, un cammino catechistico settimanale, proposte di impegni di carità e servizio, intenzioni di preghiera, un percorso missionario, un cammino catechistico, scritti del Santo Padre Benedetto XVI e del magistero, tavole artistiche di argomento religioso e, nell’ultima parte, l’intero libro dei Salmi secondo la nuova traduzione della Bibbia Cei, proponendo un cammino di preghiera attraverso l’uso di tutti i 150 Salmi. Il libro dei Salmi verrà letto integralmente nel corso dell’anno in un pellegrinaggio in tutto il mondo.

L’auspicio è che, attraverso questo libro, possano nascere nuovi “colloqui di fede” fra sacerdoti e giovani, fra educatori e ragazzi, fra giovani e giovani. Il costo, molto contenuto, vorrebbe rendere possibile una grande diffusione, vorrebbe facilitare il fatto che possa essere donato, regalato dai sacerdoti ai giovani, agli educatori e dai giovani stessi ai loro amici. Il libro potrà essere acquistato direttamente in tutte le librerie cattoliche, oppure, a prezzo ancora più ridotto (2,5 euro per chi ne acquista un certo numero di copie) presso l’editore, utilizzando il modulo d’ordine allegato.

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CROCIFISSO A SCUOLA, VENERDÌ 18 LA SENTENZA DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO DI STRASBURGO

RELIGIONE – Venerdì 18 marzo la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo emetterà la sentenza definitiva sulla questione del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane. A comunicarlo in una nota è la stessa Corte, che nel novembre 2009 aveva accolto la richiesta di Soile Lautsi, cittadina italiana di origine finlandese, e si era espressa contro l’esposizione del crocifisso, sostenendo che la sua presenza nelle scuole statali fosse ”contraria al diritto dei genitori di educare i propri figli secondo le loro convinzioni e al diritto dei minori alla libertà di religione e di pensiero”. La Corte aveva anche condannato l’Italia a risarcire 5.000 euro alla Lautsi per danni morali.

Il governo italiano aveva presentato subito ricorso e, a sostegno dell’Italia, lo hanno presentato altri dieci Paesi: Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Principato di Monaco, Romania, Russia e San Marino. Il ricorso è stato discusso a Strasburgo alla fine del giugno scorso, e finalmente adesso arriverà la sentenza della Corte. La questione è molto delicata, perché riguarda i temi della libertà religiosa e della libertà di educazione. Quello della libertà religiosa è poi un tema molto caldo in Europa. Alla vigilia della discussione a Strasburgo, il 16 giugno 2010, la Conferenza episcopale italiana dichiarava: “Auspichiamo che nell’esame di una questione così delicata si tenga conto dei sentimenti religiosi della popolazione e di questi valori, come pure del fatto che in tutti i Paesi europei si è affermato e si va sviluppando sempre più positivamente il diritto di libertà religiosa, di cui l’esposizione dei simboli religiosi rappresenta un’importante espressione”.

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COME CAMBIANO LE GMG. SCELTE DIVERSE MA COMPLEMENTARI, I GIOVANI SI RACCONTANO

I GIOVANI E LE GMG – 1984: ritrovo a Roma in Piazza S. Pietro. 2011: Madrid accoglie i giovani del mondo. Il volto delle Giornate Mondiali della Gioventù (GMG) è cambiato, e sta cambiando. Perché? Perché cambia il mondo e l’uomo al suo interno. Basti pensare, per fare un esempio, all’avvento di Internet e dei mutamenti soprattutto antropologici che ha portato con sé. A partire da questo punto basilare cambia la vita dei giovani stessi, le gioie e le problematiche che vivono al loro interno. Questi cambiamenti vengono recepiti e assunti dagli stessi messaggi che i vari Pontefici, in questi anni, hanno inviato ai giovani in occasioni delle GMG. Nelle parole che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno preparato ad hoc per i giovani del mondo si percepisce un desiderio di accogliere e, per quanto possibile tradurre, le richieste, le attese e le speranze che vivono in essi. Nel messaggio in occasione della GMG di Madrid, un esempio significativo, si evidenzia la consapevolezza del Papa verso la difficoltà del lavoro nel precariato giovanile. Scrive Benedetto XVI: “Certamente, ricordando la mia giovinezza, so che stabilità e sicurezza non sono le questioni che occupano di più la mente dei giovani. Sì, la domanda del posto di lavoro e con ciò quella di avere un terreno sicuro sotto i piedi è un problema grande e pressante, ma allo stesso tempo la gioventù rimane comunque l’età in cui si è alla ricerca della vita più grande”.

Giovani che si raccontano

Prendendo spunto dal testo del Messaggio per la GMG 2011 di Madrid, daremo voce a diverse voci di giovani che hanno compiuto scelte diverse tra loro, ma complementari. Il messaggio del Papa sarà commentato dalla diretta testimonianza di persone che, con la loro vocazione, fanno emergere risvolti esistenziali a partire dal testo della GMG. Come si dice in gergo tecnico “provengono dalla strada” e credo pedagogicamente corretto e saggio nell’ottica formativa proporre questo percorso. Un percorso che si può valorizzare in famiglia, a scuola, in parrocchia, nella catechesi, in monastero, ecc.

“Da soli non andiamo lontano”
Stefano Cuccaroni, studente universitario, educatore

“La fede cristiana non è solo credere a delle verità, ma è anzitutto una relazione personale con Gesù Cristo, è l’incontro con il Figlio di Dio, che dà a tutta l’esistenza un dinamismo nuovo. Quando entriamo in rapporto personale con Lui, Cristo ci rivela la nostra identità, e, nella sua amicizia, la vita cresce e si realizza in pienezza”. (dal Messaggio GMG 2011)

«La fede nasce da un incontro personale con il Signore, e si alimenta continuamente di questo incontro con Lui, che ritroviamo (e si fa ritrovare – verbo al passivo!) nella preghiera, nei Sacramenti, nel servizio e soprattutto nei fratelli. È la storia personale di ognuno di noi il luogo dell’incontro con Cristo. È nella storia personale di ognuno di noi l’appuntamento con il Signore. E sta a noi non rimandare o evitare quest’incontro (la tentazione laicista dell’autosufficienza da Dio). Non è un caso, poi, che Benedetto XVI ci racconti con passione la sua vicenda personale di giovane in ricerca e condivida con sincerità gli stati d’animo, le speranze, “l’anelito per ciò che è realmente grande”, tipici dell’età giovanile. Questi caratteri ci accomunano tutti, giovani di oggi e giovani “un po’ più cresciuti” (e ci aiutano anche a considerare il Santo Padre come uno di noi, e non come un mistico o un predestinato sollevato dai problemi quotidiani e soprattutto dai dubbi e dalle domande di senso). Quest’elemento personalissimo (quasi confidenziale) che il Santo Padre ci vuole comunicare, non fa altro che ribadire la “concretezza”di quest’incontro e la “realtà”della fede. Il dono della fortezza è il dono del coraggio, della costanza, della tenacia. Che lo Spirito Santo sia capace di regalare questo dono lo constatiamo dalla forza che gli Apostoli hanno acquistato nel giorno della Pentecoste: lo Spirito Santo li ha resi coraggiosi nel parlare ed entusiasti nel fare (At 4,31). Condizione necessaria per la fortezza è l’“essere radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”. Non ci sono altre fondamenta alla base di questa fortezza: radicati, fondati e saldi in Cristo e nella fede. Ci vogliono da parte nostra, però, disponibilità, volontà, coraggio di osare, ma soprattutto coerenza. E sappiamo quanto è facile cadere nella comoda tentazione dell’incoerenza dell’essere cristiani in sagrestia ma non nell’ufficio di lavoro, dell’essere cristiani tra i cristiani e del non esserlo con i non cristiani».

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LA RICERCA DEL “BENE COMUNE” SIA L’IMPEGNO DEI CATTOLICI NELLA SOCIETA’ E NELLA POLITICA.

46° SETTIMANA SOCIALE – La ricerca «del bene comune» deve sempre costituire «il riferimento sicuro» per l’impegno dei cattolici nella società e nella politica. È il richiamo pronunciato da Benedetto XVI al momento della recita dell’Angelus in Piazza San Pietro, al termine della solenne messa per la canonizzazione di sei nuovi santi. «Pensando all’Italia – ha detto il Papa -, mi preme ricordare che oggi a Reggio Calabria, si conclude la 46à Settimana sociale dei Cattolici italiani, che ha tracciato un “agenda di speranza” per il futuro del Paese». Il Papa ha quindi rivolto «un cordiale saluto» ai convegnisti di Reggio Calabria, collegati in diretta, ed ha auspicato che la ricerca del «bene comune costituisca sempre il riferimento sicuro per l’impegno dei cattolici nell’azione sociale e politica». Politica, educazione, immigrazione, lavoro, sviluppo: sono alcuni dei temi al centro delle sessioni tematiche, i cui contenuti sono stati illustrati il 17 ottobre, nella giornata conclusiva della 46a Settimana sociale dei cattolici italiani che si è svolta a Reggio Calabria. Completare la transizione politica. “Completare la transizione politico-istituzionale con tutti, senza lasciare ‘al di qua’ nessuno, senza lasciare indietro i poveri, i giovani, i non qualificati”: lo ha detto Lucia Fronza Crepaz, del Movimento per l’Unità dei Focolari, coordinatrice dell’assemblea tematica su “Completare la transizione”. Fronza ha richiamato la proposta di don Sturzo di cambiare l’art. 49 della Costituzione per fare dei partiti delle “associazioni di diritto pubblico”. Fronza ha poi ricordato l’auspicio che “si torni a dare all’elettore un reale potere di scelta di indirizzo e di controllo sull’eletto, come cuore della democrazia”.

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SANTA SEDE: PER RAGGIUNGERE LA PACE, PUNTARE SUI GIOVANI. LE PAROLE DELL’ARCIVESCOVO MARCHETTO

CITTA’ DEL VATICANO – Nel mondo di oggi, che anela alla pace nonostante tutte le difficoltà che deve affrontare, i giovani sono un mezzo fondamentale per raggiungere questo obiettivo. L’Arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, lo ha affermato intervenendo alla Conferenza annuale delle Cappellanie Universitarie Europee, in svolgimento alla Coventry University (Gran Bretagna) da questo martedì al 18 giugno. Il tema scelto per la Conferenza, “Pace, Riconciliazione e Giustizia sociale”, trova applicazioni particolarmente idonee nel contesto dell’istruzione e delle istituzioni educative come le università, ha spiegato.

“La formazione intellettuale, spirituale e umana delle giovani menti e dei giovani cuori è fondamentale per creare un mondo migliore!”, ha esclamato.

Lotta alla povertà

Come ha ricordato Papa Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2009, per costruire la pace è essenziale combattere la povertà, fattore che spesso aggrava i conflitti, i quali a loro volta “promuovono ulteriori situazioni tragiche di povertà”. Al giorno d’oggi, ha rimarcato monsignor Marchetto, la lotta alla povertà richiede “un’attenta considerazione del complesso fenomeno della globalizzazione”, “di per sé incapace di costruire la pace” e che anzi “in molti casi crea divisioni e conflitti”. Secondo il presule, la globalizzazione dovrebbe essere più che altro “una buona opportunità per conseguire qualcosa di importante nella lotta alla povertà e per mettere a disposizione della giustizia e della pace risorse prima inimmaginabili”.

“Uno dei modi più importanti di costruire la pace”, infatti, è “attraverso una forma di globalizzazione diretta agli interessi dell’intera famiglia umana”, il cosiddetto “bene comune universale”. Ad ogni modo, l’Arcivescovo ha ricordato che la globalizzazione va governata. A questo scopo, è necessario “un forte senso di solidarietà globale tra Paesi ricchi e poveri, così come all’interno dei singoli Paesi”. Allo stesso modo, la lotta alla povertà richiede “cooperazione a livello sia economico che legale, per permettere alla comunità internazionale, e soprattutto ai Paesi più poveri, di identificare e implementare strategie coordinate per far fronte ai problemi, fornendo un’efficace cornice legale per l’economia”.

Attenzione ai giovani

Il segretario del dicastero vaticano ha quindi sottolineato che la Chiesa cattolica ha “una sollecitudine e una considerazione molto speciali per i giovani in generale e per i giovani studenti in particolare”. Nell’anno in cui si celebra il 25° anniversario della Giornata Mondiale della Gioventù, monsignor Marchetto ha ricordato che “il futuro è nel cuore dei giovani”. “Per costruire la storia, come possono e devono fare, devono liberare la storia stessa dalle false vie che sta perseguendo”. Perché ciò sia possibile, ha aggiunto, i giovani devono avere “una fiducia profonda nell’uomo e nella grandezza della vocazione umana – una vocazione da perseguire con il rispetto della verità e della dignità e dei diritti inviolabili della persona umana”. In un contesto mondiale apparentemente pieno di minacce, fame, malattie, disoccupazione e oppressione politica e spirituale, i giovani possono essere portati a pensare che “la vita ha poco senso”, venendo quindi tentati a “sfuggire alle responsabilità”: “nei mondi della fantasia di alcool e droghe, in brevi relazioni sessuali senza impegno al matrimonio e alla famiglia, nell’indifferenza, nel cinismo e perfino nella violenza”. Di fronte a prospettive di questo tipo, monsignor Marchetto ha invitato i giovani a riconsiderare l’appello che Papa Giovanni Paolo II lanciò loro nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1985, esortandoli a cercare vere risposte alle questioni che si trovano a dover affrontare.

I giovani studenti, ha osservato l’Arcivescovo Marchetto, sono un “palco privilegiato” “nella ricerca della pace attraverso la giustizia, la riconciliazione e il perdono”. La generazione degli studenti, ha aggiunto, è fondamentale per “sviluppare sane interazioni umane e una giusta formazione etica, morale e sociale per diventare architetti e protagonisti della vera pace a cui il mondo aspira nonostante tutto”. Per questo, ha auspicato che i lavori della Conferenza in svolgimento in questi giorni possano aiutare le cappellanie universitarie a “organizzare meglio i loro programmi per risvegliare nei giovani studenti di scuola secondaria e delle università il desiderio di lavorare per un mondo di pace”.

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WORKSHOP, EDUCARE GIOVANI A LEGALITA’ E RISPETTO CHE SI E’ TENUTO ALL’UNIVERSITA’ LUISS DI ROMA

VALORI DELLA VITA – Rispetto dell’altro e delle regole per essere d’esempio ai piu’ giovani. E’ questo, in sintesi, il messaggio del workshop del master in educazione civica ‘Bianco, Rosso e Verde: l’azzurro nello sport’ che si e’ tenuto all’universita’ Luiss di Roma. A parlarne docenti d’eccezione come il presidente della Lazio Claudio Lotito, il capitano biancoceleste Tommaso Rocchi, i giallorossi della Roma Julio Baptista e Antonio Tempestilli, l’olimpionico Antonio Rossi e il presidente della Lega nazionale dilettanti Carlo Tavecchio. ”Ho sempre cercato di trasmettere i valori della vita nello sport – ha spiegato il canoista azzurro Rossi…

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/nazionale/read.asp?id=144 

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EDUCARE ALLA FEDE: UNA STRADA SEMPRE PERCORRIBILE “NON BISOGNA PERDERSI D’ANIMO!

APPENNINO REGGIANO – Non bisogna perdersi d’animo! I pessimismi ossessivi, le paure ingiustificate, le tristezze senili e il richiamo a ricordi vuoti o a paragoni noiosi non aiutano i giovani ad andare avanti e neppure gli adulti a stare o a tornare tra loro. I giovani si trovano bene dove si sentono accolti, amati, tra gente contenta del ruolo che vive, che guarda con speranza ed entusiasmo in avanti, senza mai uccidere o indebolire la speranza. La Chiesa crede che Dio ama i giovani. Crede che Gesù Cristo vuole condividere la sua vita con loro. Crede nei giovani speranza di un futuro nuovo. Giovanni Paolo II li chiamava “sentinelle del mattino”. Papa Benedetto ha chiamato a raccolta la Diocesi di Roma parlando di “emergenza educativa” e dopo Colonia, dopo Loreto, andrà a trovarli in Australia. Il nostro Cardinale crede che in essi siano nascosti i semi del Regno, crede che Dio è presente in loro per cui ogni servizio reso loro, è incontrare Lui. In forza di questa verità nessun giovane può essere escluso da noi adulti, nessuno dalla nostra speranza. Anche i più difficili! Così scrive uno di loro, Mario, di anni 14: “Penso che il Signore non voglia sradicare la zizzania perché lui spera sempre, fino alla fine, che possa trasformarsi in buon grano. Chi ha visto l’acqua diventare vino deve pure aspettare con pazienza che il cattivo diventi buono…

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/sediregionali/read.asp?id=1421 

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EDUCAZIONE/ MASTROCOLA: I NOSTRI RAGAZZI, SCHIACCIATI TRA IL “CASO ELUANA” E IL GRANDE FRATELLO

ROMA – Si è fatto un gran discutere, nei giorni scorsi, della querelle sul palinsesto “prime time” di Canale 5 la sera in cui è morta Eluana Englaro. Da una parte le polemiche innescate dal dimissionario Enrico Mentana, su tutte le furie per la decisione della sua rete di mantenere la programmazione già prevista (e il caso ha voluto fosse quanto di più lontano dal dramma di quelle ore, cioè il Grande Fratello). Dall’altra parte i dati dell’audience: otto milioni di persone hanno bellamente ignorato i vari programmi dedicati alla morte di Eluana, per godersi lo spettacolo della “Casa”. Inutile precisare che la maggior parte di questi milioni di spettatori siano stati giovani. Una «bancarotta etica», l’ha addirittura definita il Riformista. Ma anche una sorta di reazione contro gli eccessi di un’informazione quasi morbosa, secondo altri. Così, ad esempio, la pensa Paola Mastrocola, insegnante e scrittrice, e attenta osservatrice di tutto ciò che ha a che fare con il mondo dei ragazzi e l’educazione.

Professoressa, non è forse una «bancarotta etica» il fatto che gli italiani, e i giovani in particolare, preferiscano guardare il Grande Fratello piuttosto che informarsi sul caso di Eluana?

Per leggere tutto il testo visita:  http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2257

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