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“EDUCARE I GIOVANI ALLA GIUSTIZIA E ALLA PACE” SARÀ IL TEMA DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2012

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – “Educare i giovani alla giustizia e alla pace” è il tema scelto da Benedetto XVI per la Giornata mondiale della Pace del prossimo primo gennaio 2012. Il tema, sottolinea un comunicato del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, “entra nel vivo di una questione urgente nel mondo di oggi: ascoltare e valorizzare le nuove generazioni nella realizzazione del bene comune e nell’affermazione di un ordine sociale giusto e pacifico dove possano essere pienamente espressi e realizzati i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo”.

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“C’È SEMPRE UNA RAGIONE PER VIVERE” – CAMPAGNA PER LA VITA 2011 DELLA CONFERENZA EPISCOPALE SPAGNOLA

CHIESA NEL MONDO (Madrid) – La Conferenza Episcopale Spagnola ha presentato la Campagna per la Vita 2011 sul tema “C’è sempre una ragione per vivere”. La Giornata per la Vita si celebra il 25 marzo, festa dell’Annunciazione. Nella nota che hanno diffuso in occasione della Campagna, i Vescovi della sottocommissione episcopale Famiglia e Vita affermano che “La vita di ogni essere umano è sacra”. Ad ogni modo, sottolineano, “esiste attualmente un’oscurità che porta a non apprezzare la grandezza e la bellezza di ogni vita umana amata eternamente da Dio”. Secondo i presuli, “questa oscurità sull’origine sacra e la dignità assoluta della vita umana si estende ad altri momenti dell’esistenza delle persone in cui si mostra e si sperimenta la fragilità”. “Sono molti – aggiungono – quelli che non scoprono che la vita è un bene quando viene accompagnata da malattie gravi, handicap fisici o psichici, momenti di povertà o di solitudine, dalla debolezza che accompagna il passare degli anni o nel momento del tramonto della propria vita”. “Quando la società non sa dare senso al dolore o alla fragilità umana e abbandona le persone alla loro solitudine, noi membri della Chiesa ci sentiamo esortati a rispondere con l’amore di Cristo e a generare speranza in persone che, sentendosi amate e accompagnate nella loro sofferenza o solitudine, possono superare inganni e dolori, ovvero possono trovare la ragione per vivere”, affermano. Per la Campagna sono stati distribuiti nelle Diocesi spagnole 15.000 poster e 50.000 di ciascuno dei seguenti documenti: foglietto informativo, sussidio liturgico e nota dei Vescovi.

Video sorprendente

Quest’anno, la novità è un video sorprendente, creativo e pieno di gioia. In due minuti e mezzo racconta delle storie, e si può vedere su Youtube e condividere nelle reti sociali. Il video spiega che “c’è sempre una ragione per vivere” attraverso quattro storie, sviluppate in parallelo: un anziano in un ospedale accanto a suo figlio; un bambino malato che riceve un regalo dalla sua famiglia e dagli amici; due persone handicappate che mostrano gesti di affetto tra loro; una nonna che legge una storia ai suoi nipoti. La realizzazione tecnica del video è stata affidata alla casa di produzione “Dos cincuenta y nueve Films” e ha contato sulla partecipazione di attori volontari non professionisti. Tutte le iniziative relative alla Campagna si articolano in un nuovo microsito web che sta già servendo come punto di incontro. Su www.siemprehayunarazonparavivir.com si può visionare il video e il resto del materiale per la Giornata per la Vita.

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BEATO TU CHE LAVORI. GLI EFFETTI DI UN LICENZIAMENTO DAL PUNTO DI VISTA RELAZIONALE

LAVORO – Abbiamo parlato più volte di crisi del lavoro, disoccupazione, precariato, povertà dei giovani, difficoltà a realizzare progetti, ad affermarsi, ad esprimere i propri talenti. Abbiamo ascoltato e riportato le paure di chi trascorre le giornate a scrivere curriculum, a leggere e rispondere agli annunci, ad andare a colloqui e tornare con il naso rotto per una porta in faccia sbattuta troppo violentemente, a inventarsi i mestieri più improbabili, a elemosinare soldi a genitori, zii, nonni e amici, a piangere lacrime di disperazione. Un po’ meno, forse, abbiamo parlato di chi un lavoro ce l’aveva e adesso non l’ha più, di chi credeva di aver trovato stabilità e sicurezza economica e adesso deve ricominciare tutto da capo.

Giovani coppie, con uno o più figli, in difficoltà a pagare le bollette, a onorare le scadenze del mutuo o di prodotti acquistati a rate, costrette a rinunciare anche a generi alimentari di prima necessità. Oppure persone meno giovani che – nel bel mezzo del cammin della loro vita, quando dovrebbero tirare il fiato – sprofondano in drammi che inevitabilmente coinvolgono i figli ormai cresciuti ma ancora studenti, più che mai bisognosi di aiuto e sostegno. Cresce la quota di famiglie che dichiara di arrivare alla fine del mese con molta difficoltà. Si affacciano alla povertà individui appartenenti a categorie sociali che fino a poco tempo fa si sentivano tutelate. Nuovi poveri che restano occulti perché – come sottolinea la Commissione d’indagine sull’esclusione sociale (Cies) – “non chiedono e non si espongono: si vergognano, sono restii a raccontarsi perché sono ancora troppo immersi nelle loro difficoltà, provano disorientamento e spiazzamento, non sanno orientarsi nella rete dell’aiuto, sono del tutto impreparati e reagiscono con una forma ansiosa nel modo di rapportarsi con la famiglia e il contesto sociale di riferimento”. Sono sempre più frequenti depressioni, esaurimenti, patologie mentali in giovanissimi, giovani e adulti. Gli effetti di un licenziamento o della disoccupazione, dal punto di vista relazionale, sono devastanti. Intere famiglie si chiudono e soffrono in solitudine, piene di sensi di colpa e di vergogna, quando invece avrebbero bisogno di una rete sociale che li accolga, che faccia venire allo scoperto quel disagio sommerso – quindi ancora più distruttivo – che colpisce sempre più le famiglie “normali”, in difficoltà a riconoscere tale disagio e a chiedere aiuto prima che esso abbia superato la soglia critica. Non diamo i numeri che ogni giorno i media diffondono per aggiornare il quadro della crisi, non riportiamo i dati dell’ennesima indagine. Non ce n’è bisogno, perché se ci soffermiamo a riflettere e ci guardiamo bene intorno ci accorgiamo che la vicina anziana da un po’ di tempo ti chiede i giornali non per leggerli ma per accendere il fuoco nella stufa a legno, perché il riscaldamento non lo può pagare. Se ci interessiamo agli altri, scopriamo che la tal famiglia di stranieri che si è trasferita nella casa di fronte non ha abbastanza da mangiare perché lui non ha lavoro e i soldi di lei come colf non bastano per sfamare i suoi bambini.

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LA SESSUALITA’? PER LA CHIESA NON E’ TABU’, MA GIOIA! E PER IL MONDO? (RIFLESSIONE)

1 + 1 = 2 – “Più procedo nei miei studi, più mi rendo conto che è la scienza senza l’umiltà che impedisce di capire” (P. Bellarmino Bagatti OFM, scopritore della Casa della Madonna a Nazareth). La morale cristiana, nel corso della sua storia ormai bimillenaria, è stata criticata per la sua rigidità, ma una constatazione appare evidente: la dottrina cristiana si è sempre opposta a ogni forma di assolutizzazione o di banalizzazione del sesso. Se la banalizzazione consiste nella privazione di un progetto (fare «sesso per il sesso»), il pensiero cristiano lo valorizza nel livello più alto. Scrive E. Fuchs, teologo protestante: «AI cristianesimo non si può attribuire la colpa di avere rifiutato la sessualità, ma casomai d’aver tentato in tutti i modi, compresi quelli repressivi, di esprimerne il significato etico». E aggiunge un riconoscimento sorprendente: «L’etica cristiana è il primo tentativo rigoroso di inserire il mistero affascinante della sessualità in un progetto storico concreto: il matrimonio, sacramento dell’amore». Il problema oggi più in vista è l’insignificanza, appunto la banalità, che si traduce facilmente nello slogan ‘sesso libero’ e poi, in presenza dell’Aids, ‘sesso sicuro’. La sessualità è ridotta a genitalità e dissociata dalla componenti affettive e razionali, fatta oggetto e veicolo di consumo, ridotta a merce dell’usa e getta. Ma forse proprio dalla crisi etica emerge con forza un bisogno di ritornare all’etica.

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