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IL PAPA ALL’ANGELUS: «CARESTIA IN SOMALIA, VIETATO RESTARE INDIFFERENTI»

BENEDETTO XVI (Castel Gandolfo) – “È vietato essere indifferenti davanti alla tragedia degli affamati e degli assetati”. Così Benedetto XVI, all’Angelus da Castel Gandolfo, domenica ha rivolto nuovamente la sua attenzione alle popolazioni del Corno d’Africa e “ai tanti fratelli e sorelle” che soffrono per la gravissima carestia, già al centro due domenica fa di un suo forte appello alla mobilitazione internazionale.

Il Papa, affacciandosi sul cortile interno della residenza estiva, ha sottolineato che le “drammatiche conseguenze” della siccità nel Corno d’Africa sono “aggravate dalla guerra e dalla mancanza di solide istituzioni”. La sua riflessione, prima della preghiera mariana domenicale, era partita dalla lettura riguardante la moltiplicazione dei pani e dei pesci, miracolo con cui – ha spiegato – “il Signore ci offre un esempio eloquente della sua compassione verso la gente”. Per questo l’invito del Pontefice è “alla compassione verso il prossimo e alla condivisione fraterna”.

Poi, parlando nella loro lingua ai pellegrini polacchi, Ratzinger ha spiegato che nutrendo “una folla affamata” con la moltiplicazione dei pani Gesù “non ci dà per questo una ricetta utile a sfamare i popoli del mondo, nè a risolvere il dramma della fame”. “Ci ricorda – ha proseguito – che è vietato essere indifferenti davanti alla tragedia degli affamati e assetati! Ci incoraggia a dare loro da mangiare, e a dividere il pane con i bisognosi”. “Seguendo il Cristo – ha aggiunto il Papa – dobbiamo essere sensibili alla povertà dei popoli”.

L’emergenza in Somalia e in tutto il Corno d’Africa, dove milioni di persone cercano disperatamente sollievo alla fame e alla sete, è quindi quanto mai al centro delle attenzioni della Chiesa. La Conferenza Episcopale Italiana, che a metà luglio ha stanziato un milione di euro dai fondi dell’8 per mille (CaritasItaliana ha aggiunto un ulteriore contributo di 300 mila euro), ha indetto una colletta nazionale per domenica 18 settembre, con una raccolta straordinaria in tutte le chiese d’Italia.

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ISRAELE / INCENDIO SUL MONTE CARMELO: 40 MORTI, CENTINAIA DI INTOSSICATI

ISRAELE – Inferno sul monte Carmelo, nel nord d’Israele, dove un gigantesco rogo divampato fra i boschi ha devastato ieri un’area di 3000 ettari, causando la morte di almeno 40 persone, il ferimento o l’intossicazione di diverse altre, lo sgombero di villaggi e kibbutz e ingenti danni materiali.

Un disastro di portata inedita per Israele, costretto a chiedere l’invio di aerei anti-incendio da Paesi stranieri – Italia, Russia, Cipro, Turchia e altri – per far fronte a una situazione rimasta fuori controllo per l’intera giornata dopo i primi allarmi del mattino e deterioratasi ancora nella notte. La strage si è consumata lungo una delle tortuose strade del Carmelo: suggestivo promontorio arricchito da una lussureggiante riserva naturale, affacciato sulla baia di Haifa e dominato da un santuario cattolico fra i più visitati della Terra Santa. Ne sono rimaste vittime decine di guardie penitenziarie che erano a bordo di un bus ribaltatosi mentre si allontanava dalla zona dopo l’evacuazione dei detenuti del vicino carcere di Damon. Il loro destino è stato orrendo: in trappola fra le lamiere, sono stati investiti dalle fiamme. I morti, malgrado le telefonate disperate e i tentativi di aiuto, sono stati alla fine almeno 40, ma si contano pure alcuni feriti gravi e altri più leggeri fra poliziotti e soccorritori. Alcuni feriti o intossicati si lamentano anche nel kibbutz di Givat Wolfson, evacuato come diversi villaggi (in maggioranza drusi) della zona, hotel e strutture carcerarie. La piccola località di Beit Oren appariva ieri sera spettrale e quasi completamente distrutta, in un panorama di case semi-carbonizzate. Mentre l’allerta si è estesa fino a Haifa (dove l’università è stata sgomberata nel pomeriggio) e danni si registrano anche in varie strutture, fattorie e almeno tre kibbutz di medie dimensioni: in uno figurano fra i residenti sei italo-israeliani, rimasti apparentemente incolumi.

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IN PARTENZA PER IL PELLEGRINAGGIO DI PACE. ED ARRIVANO BUONE NOTIZIE DA ISRAELE

GERUSALEMME – Mancano poche ore all’arrivo in Terrasanta del II Pellegrinaggio ‘Vogliamo la pace in Terrasanta’ curato dai Papaboys, in collaborazione con l’Apostolato ‘Giovani per la vita’ ed i gruppi di Adunanza Eucaristica, che saranno nei luoghi di Gesù dal 18 al 22 giugno. Giungono in questa mattinata da Israele notizie di distensione di rapporti: il gabinetto israeliano – scrive l’Agenzia Ansa – per la sicurezza ha deciso oggi diallentare la morsa attorno alla striscia di Gaza, approvando una serie di misure per facilitare l’ingresso di “beni a uso civile” e di “materiali per progetti civili”. Stando al comunicato governativo emesso al termine della seduta, “cambierà il sistema in vigore per ampliare l’ingresso di prodotti civili nella striscia di Gaza”; inoltre “sarà ampliato in modo controllato l’ingresso di materiali (come cemento e ferro, ndr) per progetti civili che sono sotto supervisione internazionale”.

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SANTA SEDE: PER RAGGIUNGERE LA PACE, PUNTARE SUI GIOVANI. LE PAROLE DELL’ARCIVESCOVO MARCHETTO

CITTA’ DEL VATICANO – Nel mondo di oggi, che anela alla pace nonostante tutte le difficoltà che deve affrontare, i giovani sono un mezzo fondamentale per raggiungere questo obiettivo. L’Arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, lo ha affermato intervenendo alla Conferenza annuale delle Cappellanie Universitarie Europee, in svolgimento alla Coventry University (Gran Bretagna) da questo martedì al 18 giugno. Il tema scelto per la Conferenza, “Pace, Riconciliazione e Giustizia sociale”, trova applicazioni particolarmente idonee nel contesto dell’istruzione e delle istituzioni educative come le università, ha spiegato.

“La formazione intellettuale, spirituale e umana delle giovani menti e dei giovani cuori è fondamentale per creare un mondo migliore!”, ha esclamato.

Lotta alla povertà

Come ha ricordato Papa Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2009, per costruire la pace è essenziale combattere la povertà, fattore che spesso aggrava i conflitti, i quali a loro volta “promuovono ulteriori situazioni tragiche di povertà”. Al giorno d’oggi, ha rimarcato monsignor Marchetto, la lotta alla povertà richiede “un’attenta considerazione del complesso fenomeno della globalizzazione”, “di per sé incapace di costruire la pace” e che anzi “in molti casi crea divisioni e conflitti”. Secondo il presule, la globalizzazione dovrebbe essere più che altro “una buona opportunità per conseguire qualcosa di importante nella lotta alla povertà e per mettere a disposizione della giustizia e della pace risorse prima inimmaginabili”.

“Uno dei modi più importanti di costruire la pace”, infatti, è “attraverso una forma di globalizzazione diretta agli interessi dell’intera famiglia umana”, il cosiddetto “bene comune universale”. Ad ogni modo, l’Arcivescovo ha ricordato che la globalizzazione va governata. A questo scopo, è necessario “un forte senso di solidarietà globale tra Paesi ricchi e poveri, così come all’interno dei singoli Paesi”. Allo stesso modo, la lotta alla povertà richiede “cooperazione a livello sia economico che legale, per permettere alla comunità internazionale, e soprattutto ai Paesi più poveri, di identificare e implementare strategie coordinate per far fronte ai problemi, fornendo un’efficace cornice legale per l’economia”.

Attenzione ai giovani

Il segretario del dicastero vaticano ha quindi sottolineato che la Chiesa cattolica ha “una sollecitudine e una considerazione molto speciali per i giovani in generale e per i giovani studenti in particolare”. Nell’anno in cui si celebra il 25° anniversario della Giornata Mondiale della Gioventù, monsignor Marchetto ha ricordato che “il futuro è nel cuore dei giovani”. “Per costruire la storia, come possono e devono fare, devono liberare la storia stessa dalle false vie che sta perseguendo”. Perché ciò sia possibile, ha aggiunto, i giovani devono avere “una fiducia profonda nell’uomo e nella grandezza della vocazione umana – una vocazione da perseguire con il rispetto della verità e della dignità e dei diritti inviolabili della persona umana”. In un contesto mondiale apparentemente pieno di minacce, fame, malattie, disoccupazione e oppressione politica e spirituale, i giovani possono essere portati a pensare che “la vita ha poco senso”, venendo quindi tentati a “sfuggire alle responsabilità”: “nei mondi della fantasia di alcool e droghe, in brevi relazioni sessuali senza impegno al matrimonio e alla famiglia, nell’indifferenza, nel cinismo e perfino nella violenza”. Di fronte a prospettive di questo tipo, monsignor Marchetto ha invitato i giovani a riconsiderare l’appello che Papa Giovanni Paolo II lanciò loro nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1985, esortandoli a cercare vere risposte alle questioni che si trovano a dover affrontare.

I giovani studenti, ha osservato l’Arcivescovo Marchetto, sono un “palco privilegiato” “nella ricerca della pace attraverso la giustizia, la riconciliazione e il perdono”. La generazione degli studenti, ha aggiunto, è fondamentale per “sviluppare sane interazioni umane e una giusta formazione etica, morale e sociale per diventare architetti e protagonisti della vera pace a cui il mondo aspira nonostante tutto”. Per questo, ha auspicato che i lavori della Conferenza in svolgimento in questi giorni possano aiutare le cappellanie universitarie a “organizzare meglio i loro programmi per risvegliare nei giovani studenti di scuola secondaria e delle università il desiderio di lavorare per un mondo di pace”.

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BENEDETTO XVI INTERVIENE AL VERTICE DELLA FAO A ROMA: ‘NON SI POSSONO ACCETTARE OPULENZA E SPRECO’

ROMA – Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI si è reca in visita alla sede della FAO in Roma in occasione dell’apertura del Vertice Mondiale sulla sicurezza alimentare (Roma, 16-18 novembre 2009). Alle ore 11.30 il Papa è giunto al Palazzo della FAO, accolto dal Direttore Generale, Sig. Jacques Diouf. Nell’atrio del Palazzo, saluta gli 11 Vice Direttori della FAO. Salito al terzo piano, il Santo Padre è accolto nell’Aula Magna dal Segretario dell’ONU, Sig. Ban Ki-moon; dal Presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU, Sig. Ali Triki e dall’On. Silvio Berlusconi, nella veste di Presidente dell’Assemblea FAO. Dopo il saluto del Sig. Jacques Diouf, Direttore Generale della FAO, il Papa rivolge ai presenti il seguente discorso:

Signor Presidente, Signore e Signori!
Ho accolto con grande piacere l’invito del Signor Jacques Diouf, Direttore Generale della FAO, a prendere la parola nella sessione di apertura di questo Vertice Mondiale sulla Sicurezza Alimentare. Lo saluto cordialmente e lo ringrazio per le sue cortesi parole di benvenuto. Saluto le alte Autorità presenti e tutti i partecipanti. Desidero rinnovare – in continuità con i miei venerati Predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II – la stima per l’azione della FAO, a cui la Chiesa Cattolica e la Santa Sede guardano con attenzione ed interesse per il quotidiano servizio di quanti vi lavorano. Grazie alla vostra generosa opera, sintetizzata nel motto Fiat Panis, lo sviluppo dell’agricoltura e la sicurezza alimentare rimangono fra gli obiettivi prioritari dell’azione politica internazionale. E sono certo che questo spirito orienterà le decisioni del presente Vertice, come pure quelle che saranno adottate nel comune intento di vincere quanto prima la lotta alla fame e alla malnutrizione nel mondo.

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NEL MONDO AUMENTANO GLI AFFAMATI E DIMINUISCONO GLI AIUTI. LA NOTA DELL’OSSERVATORE ROMANO

ROMA – Un mondo con oltre un miliardo di affamati, con un aumento del 9 per cento del loro numero nell’ultimo anno, viene descritto nel rapporto annuale sullo stato dell’alimentazione (Sofi) pubblicato oggi congiuntamente dalla Fao e dal Programma alimentare mondiale (Pam) dell’Onu, in concomitanza con la Giornata mondiale dell’alimentazione che si celebra venerdì 16. A riferie i dati è l’edizione quotidiana dell’Osservatore Romano. La quasi totalità degli affamati – 1.020.000.000, secondo il Sofi 2009 – vivono nei Paesi in via di sviluppo: in Asia e nel Pacifico 642 milioni – scrive il giornale della Santa Sede; nell’Africa subsahariana 265 milioni; in America latina e Caraibi 53 milioni; nel Vicino Oriente e in nord Africa 42 milioni. Il numero degli affamati è però aumentato anche nei Paesi sviluppati, dove sono 15 milioni. Il rapporto Sofi 2009 conferma quanto già anticipato nei giorni scorsi e riferito dal nostro giornale e cioè che il prezzo maggiore della crisi finanziaria in atto ricade sui Paesi poveri, ma sottolinea che l’aumento degli affamati non è riconducibile, se non nella sua accelerazione, solo a tale crisi.

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BENEDETTO XVI PARTECIPERÀ AL VERTICE MONDIALE SULLA SICUREZZA ALIMENTARE ALLA FAO DI ROMA A NOVEMBRE

CITTA’ DEL VATICANO – Nel novembre prossimo Benedetto XVI parteciperà all’apertura del Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare, nell’ambito della 36.ma Conferenza generale dell’Organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO). E’ quanto è stato annunciato questo martedì mattina dalla Sala Stampa della Santa Sede. L’incontro si terrà presso la sede della FAO a Roma, dal 16 al 18 novembre, su proposta di Jacques Diouf, Direttore generale dell’organismo delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione.

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IL PAPA FA APPELLO AI LEADER MONDIALI PER LA DIFESA DEL CREATO. VIDEOMESSAGGIO DI BENEDETTO XVI

CITTA’ DEL VATICANO – Tutti i leader mondiali si devono impegnare congiuntamente nella salvaguardia del Creato. E’ l’appello contenuto nel videomessaggio che Benedetto XVI ha rivolto ai partecipanti al Summit dell’Onu sui cambiamenti climatici, in corso a New York dal 15 settembre fino al 2 ottobre. Il testo del messaggio ripropone quanto il Papa ha detto durante l’Udienza generale del 26 agosto scorso, nella quale aveva dedicato ampio spazio al tema della difesa dell’ambiente. “La Terra è davvero un dono prezioso del Creatore – afferma il Papa – che, nel designare il suo ordine intrinseco, ci ha fornito delle linee guida che ci aiutano nella salvaguardia del Creato”. “E proprio all’interno di questo contesto, la Chiesa considera le questioni concernenti l’ambiente e la sua salvaguardia come intimamente legate allo sviluppo umano integrale”, ha aggiunto.

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IL SANTO PADRE ALL’UDIENZA DEL MERCOLEDI’ APPROFONDISCE L’ANNO SACERDOTALE. E RICORDA I BAMBINI

luCITTA’ DEL VATICANO – Il Papa “ricorda sempre nella preghiera” tutti i bambini vittime della violenza e delle armi” e tutti i bambini del mondo, in particolare a quelli che sono esposti alla paura, all’abbandono, alla fame, agli abusi, alla malattia, alla morte”. La presenza all’udienza generale di oggi di una delegazione guidata dalla sotto-segretario dell’ONU e rappresentante speciale per i bambini in situazione di conflitto armato ha dato oggi occasione a Benedetto XVI di tornare ad alzare la sua voce contro coloro che usano qualsiasi forma di violenza contro i più piccoli. Lo stesso tema dell’assistenza alle vittime è stato evocato dal Papa che ha ricordato i 150 anni dell’istituzione della Croce Rossa. “Nel corso degli anni – ha detto in proposito – i valori di universalità, neutralità, indipendenza del servizio, hanno suscitato l’adesione di milioni di volontari in ogni parte del mondo, formando un importante baluardo di umanità e di solidarietà in tanti contesti di guerra e di conflitto, come pure in molte emergenze.

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AFRICA – IL SANTO PADRE: “PUNTARE SUL VANGELO E SULLE DONNE PER SCONFIGGERE LE TENEBRE DELL’AFRICA”

LUANDA (ANGOLA) – Sono tante le “tenebre” che “oscurano” l’Africa e contro le quali bisogna combattere. Benedetto XVI le ha elencate nella straordinaria celebrazione Eucaristica alla spianata di Cimangola, alla periferia di Luanda, dove si sono radunati, per l’occasione, circa due milioni di fedeli. “Pensiamo – ha elencato il Papa – al flagello della guerra, ai frutti feroci del tribalismo e delle rivalita’ etniche, alla cupidigia che corrompe il cuore dell’uomo, riduce in schiavitu’ i poveri e priva le generazioni future delle risorse di cui hanno bisogno per creare una societa’ piu’ solidale e piu’ giusta”. Per il Pontefice, a ben vedere, la radice di questi mali antichi dell’Africa e’ sempre in quell’insidioso spirito di egoismo che “chiude gli individui in se stessi, divide le famiglie e, soppiantando i grandi ideali di generosita’ e di abnegazione, conduce inevitabilmente all’edonismo, all’evasione in false utopie attraverso l’uso della droga, all’irresponsabilita’ sessuale, all’indebolimento del legame matrimoniale, alla distruzione delle famiglie e all’eliminazione di vite umane innocenti mediante l’aborto”. Il Vangelo, afferma pero’ il Santo Padre, puo’ liberare da queste catene antiche e nuove. “Sono venuto in Africa – confida – per predicare un messaggio di perdono, di speranza e di una nuova vita in Cristo”. Poi lancia il suo appello “all’intero Popolo di Dio in Angola e in tutta l’Africa del Sud: Alzatevi, riprendete il vostro cammino”.

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AFRICA – JOVINE (MALATA AIDS): SENZA MARITO E CON SEI FIGLI ORMAI ORFANI, A CHE MI SERVONO I CONDOM?

VOCI DALL’AFRICA – Discutere del problema dell’Aids dalle redazioni dei giornali o dagli uffici politici delle varie istituzioni europee è una cosa; parlarne avendo negli occhi la situazione di decine di donne sieropositive, e dei loro figli che hanno preso il contagio, è tutt’altro affare. Rose Busingye dirige il Meeting Point di Kampala, un luogo di rinascita per 4 mila persone, tra malati e orfani, altrimenti condannate a vivere nel silenzio e nell’abbandono il loro destino di marchiate dall’Hiv. In questo luogo di intensa umanità, le polemiche sull’uso del preservativo per abbattere il flagello dell’Aids giungono come un’eco lontana.

Rose, che effetto le fa sentire tante voci polemiche intorno a un problema col quale lei lotta ogni giorno?

Chi alimenta la polemica intorno alle dichiarazioni del Papa deve in realtà capire che il vero problema della diffusione dell’Aids non è il preservativo; parlare di questo significa fermarsi alle conseguenze e non andare mai all’origine del problema. Alla radice della diffusione dell’Hiv c’è un comportamento, c’è un modo di essere. E poi non dimentichiamo che la grande emergenza è prendersi cura delle tante persone che hanno già contratto la malattia, e per quelle il preservativo non serve.

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BENEDETTO XVI LASCIA AL CAMERUN UN MESSAGGIO DI SPERANZA: ‘ELIMINARE INGIUSTIZIA, FAME E POVERTA’

IN VOLO PER L’ANGOLA – I discorsi del presidente del Camerun Paul Biya e quello del Papa, il saluto anche alla moglie Chantal, gli onori militari, e poi la partenza dall’aeroporto di Yaoundè. Si è chiusa così la prima tappa del primo viaggio del Papa in Africa. “Dio benedica questo bellissimo Paese, l”Africa in miniatura’, un Paese di promesse, un Paese di gloria”: con questo augurio il Papa lascia il Camerun. Benedetto XVI ha ringraziato per “la generosa accoglienza” ricevuta. “Il calore del sole africano ha trovato il suo riflesso nel calore dell’ospitalità che mi è stata offerta”, ha detto Papa Ratzinger. “Popolo del Camerun – ha detto Papa Ratzinger – vi incito a cogliere l’importanza del momento che il Signore vi ha dato. Rispondete alla sua chiamata che vi impegna a portare riconciliazione, guarigione e pace alle vostre comunità e alla vostra società. Operate per eliminare l’ingiustizia, la povertà e la fame ovunque le troviate”. Il Papa ha ricordato i momenti salienti della sua permanenza in Camerun. “Molte delle scene di cui sono qui stato testimone mi rimarranno profondamente impresse nella memoria: nel ‘Cardinal Leger Center’ era molto commovente osservare la cura riservata ai malati e ai disabili – ha osservato il Pontefice – alcuni tra i membri più vulnerabili della nostra società. Questa compassione simile a quello di Cristo è un segno sicuro di speranza per il futuro della Chiesa e per il futuro dell’Africa”. Benedetto XVI ha infine ricordato l’incontro con i membri della comunità musulmana in Camerun, “altro momento culminante che porterò con me”.

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TRAFFICO DI ESSERI UMANI: DONNE PIÙ SFRUTTATE PER PROSTITUZIONE IN AFRICA PRIME VITTIME I BAMBINI

ROMA – Lo sfruttamento sessuale e il lavoro forzato costituiscono le forme più diffuse della tratta di esseri umani, secondo quanto evidenziato dal primo Rapporto globale sulla tratta delle bianche, recentemente presentato dall’Unodc, l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il crimine. Le vittime principali di questa moderna schiavitù, sono ancora una volta donne e bambini. La tratta a fini di sfruttamento della prostituzione incide per il 79% sull’intero fenomeno del traffico di esseri umani e coinvolge ragazze sempre più giovani. Colpisce il fatto che nel 30% dei paesi tale reato sia proprio commesso dalle donne, che spesso sono state vittime a loro volta. La percentuale di condanne giudiziarie di donne per traffico di esseri umani – dato particolarmente significativo – sale al 60% nei paesi dell’Est europeo e in Asia Centrale. I dati relativi al lavoro forzato – seconda più diffusa forma di tratta di esseri umani – indicano una percentuale del 18% sul totale della tratta. Anche se – secondo la relazione – l’incidenza del fenomeno resta sommersa a causa della mancata denuncia e per il fatto che non si esercita alla luce del sole, bensì in luoghi nascosti, laboratori clandestini, lontano da occhi indiscreti. In linea generale il numero di sentenze contro i trafficanti di esseri umani sta aumentando, ma solo in alcuni stati. Nella maggior parte degli altri stati la percentuale di sentenze raramente eccede 1,5 ogni 100.000 persone. Questo livello è inferiore a quello registrato per i crimini particolarmente rari, tipo i sequestri di persona in Europa Occidentale. Coinvolti in forme di sfruttamento quali la prostituzione, la schiavitù, l’industria della pornografia, i bambini costituiscono il 20% delle vittime della tratta di esseri umani. Ma in molti paesi africani la percentuale sale vertiginosamente facendo conquistare loro il primato dei più coinvolti.

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Vietnam: l’opera dei Salesiani al servizio dei giovani

Scuole, centri di accoglienza per ragazzi di strada, opere per gli immigrati e per le minoranze delle zone rurali povere. È l’attività dei Salesiani in Vietnam presenti nel Paese da più di cinquant’anni. Fedeli al carisma del fondatore, anche in Vietnam i Salesiani sono impegnati soprattutto con i più giovani. Alle attività pastorali nelle parrocchie – riferisce l’agenzia Asianews – si aggiungono le scuole presenti in diverse città del Paese e i centri per gli studenti e gli operatori salesiani. Nelle città di Ba Thon, Tan Ha, Phuoc Loc, Xuan Hiep, Hoc Mon e K’long sono attivi da diverso tempo corsi di orientamento e avviamento professionale “per aiutare la crescita dei più giovani – spiega uno degli operatori – e mostrare loro un’esperienza di vita cristiana nella società”. L’inizio della presenza dei Salesiani in Vietnam risale al 1952, quando lo sloveno, padre Andrej Majcen, e il brasiliano, padre Giacomo, aprirono una comunità della Congregazione ad Ha Noi. Due anni dopo, i sacerdoti si trasferirono nel sud del Paese sviluppando numerose attività sociali. Oggi, i Salesiani lavorano con nove diocesi ad Ha Noi, Saigon, Xuan Loc, Da lat, Vinh Long, lang Son, Thai Binh e Thanh Hoa. A queste va aggiunta la diocesi di Bui Chu dove il vescovo e l’ausiliare appartengono alla Congregazione. In tutto il Paese, vi sono oltre 100 sacerdoti e più di 200 fratelli Salesiani. A completare i numeri della famiglia di don Bosco in Vietnam, ci sono 450 cooperatori e migliaia di ex studenti delle scuole nella provincia di Da Lat, nel distretto di Thu Duc e ad Ho Chi Minh City.

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L’ONU BLOCCA L’INVIO DI AIUTI A GAZA, DOPO CHE HAMAS LE HA CONFISCATO CARICHI DI CIBO

GERUSALEMME – Le Nazioni Unite hanno sospeso ieri l’invio di aiuti alla Striscia di Gaza, dopo che gli estremisti di Hamas hanno portato via centinaia di tonnellate di cibo, per la seconda volta questa settimana. Ahmed al-Kurd, ministro per gli Affari sociali nel governo di Hamas, che controlla il territorio, nega che abbiano voluto confiscare le forniture e parla di “un’incomprensione” tra alcuni autisti, non a conoscenza di quali merci fossero Onu e quali del governo palestinese. Ma Christopher Gunnes, portavoce dell’Agenzia Onu per gli Aiuti e le opere, i cui aiuti sono essenziali per la gran parte dei 1,5 milioni di abitanti di Gaza, denuncia che i miliziani il 5 febbraio hanno portato via 10 autocarri carichi di riso e farina (oltre 200 tonnellate) e 2 giorni prima hanno preso oltre 3.500 coperte e 400 pacchi di cibo dal centro di distribuzione dell’Agenzia a Gaza. Insiste che la merce deve essere restituita e occorrono “credibili garanzie… che non ci saranno altri furti”, “altrimenti – conclude – continueremo a sospendere ogni nuovo arrivo”. L’Agenzia dispone comunque di riserve di merci e cibo sufficienti per i prossimi giorni. Anche il Segretario Onu Ban Ki-moon ha chiesto ad Hamas la restituzione dei beni e di astenersi da interferenze nell’organizzazione e distribuzione degli aiuti umanitari”.

L’Onu vuole coinvolgere nella distribuzione degli aiuti funzionari dell’Autorità Palestinese, guidata dal presidente Mahmoud Abbas del gruppo Fatah, che ha vinto le elezioni ma ha perso il controllo del territorio dopo una vera battaglia tra i 2 gruppi nel 2007. Gli abitanti di Gaza dipendono del tutto dagli aiuti dell’Onu e di altre agenzie internazionali, anche perché Israele non consente l’arrivo di aiuti portati da soggetti che considera ostili.

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NELLA NOTTE DEL SANTO NATALE IL PENSIERO DI PAPA BENEDETTO A TUTTI I BAMBINI DEL MONDO,


CITTA’ DEL VATICANO – Nel giorno di Natale, il pensiero del Papa va ai “bambini ai quali è rifiutato l’amore dei genitori, ai “bambini rifiutati”, a “quei bambini di strada che non hanno il dono di un focolare domestico”, ai “bambini che vengono brutalmente usati come soldati e resi strumenti della violenza”, ai “bambini che mediante l’industria della pornografia e di tutte le altre forme abominevoli di abuso vengono feriti fin nel profondo della loro anima”. Benedetto XVI, nella tradizionale Messa di mezzanotte per la festa della nascita di Gesù presieduta nella Basilica di San Pietro, mette dunque in guardia l’umanità dagli abusi verso i più piccoli. “Su ogni bambino c’è il riverbero del bambino di Betlemme”, dice infatti il Pontefice -. Che aggiunge: “Il Bambino di Betlemme è un nuovo appello rivolto a noi, di fare tutto il possibile affinché finisca la tribolazione di questi bambini; di fare tutto il possibile affinché la luce di Betlemme tocchi i cuori degli uomini. Soltanto attraverso la conversione dei cuori, soltanto attraverso un cambiamento nell’intimo dell’uomo può essere superata la causa di tutto questo male, può essere vinto il potere del maligno. Solo se cambiano gli uomini, cambia il mondo e, per cambiare, gli uomini hanno bisogno della luce proveniente da Dio, di quella luce che in modo così inaspettato è entrata nella nostra notte”. “Dio è immensamente grande e di gran lunga al di sopra di noi”, sottolinea poi il Papa spiegando il senso del Natale; Egli “si china in giù, guarda verso il basso. Egli vede noi e vede me”. “Egli si china come bimbo giù fin nella miseria della stalla – evidenzia -, simbolo di ogni necessità e stato di abbandono degli uomini. Dio scende realmente. Diventa un bambino e si mette nella condizione di dipendenza totale che è propria di un essere umano appena nato”. “Egli – prosegue Benedetto XVI – è con le persone dal cuore vigilante; con gli umili e con coloro che corrispondono alla sua elevatezza, all’elevatezza dell’umiltà e dell’amore. A questi dona la sua pace, perchè per loro mezzo la pace entri in questo mondo”. Pace in Terra Santa, invoca quindi il Pontefice, lanciando un appello perchè “cessino l’odio e la violenza” e vinca “la comprensione reciproca”. “Parlando del Bambino di Betlemme – rileva il Santo Padre -, pensiamo anche alla località che risponde al nome di Betlemme; pensiamo a quel Paese in cui Gesù ha vissuto e che Egli ha amato profondamente. E preghiamo affinché lì si crei la pace. Che cessino l’odio e la violenza – ha scandito il Papa -, che si desti la comprensione reciproca, si realizzi un’apertura dei cuori che apra le frontiere. Che scenda la pace di cui hanno cantato gli angeli in quella notte”. Per la Messa di Mezzanotte, a San Pietro si è pregato pure in Ewondo, la lingua bantu che si parla in Camerun, Paese che il Pontefice visiterà nel marzo del 2009. “Per i ministri della Chiesa e quanti curano il culto divino”, si leggeva nella preghiera africana. Orazioni, inoltre, in lingua hindi (“per i capi delle nazioni e i reggitori dei popoli della terra” affinchè “il Signore li apra alla sua luce per comprendere che il tempo e lo spazio gli appartengono”); in francese (“per la Chiesa sparsa nel mondo” e per “il Papa”); in tedesco (“per i poveri e i malati nel corpo e nello spirito”) e in portoghese (“per i fedeli di tutta la terra”). Al termine della Messa, Benedetto XVI si è recato in Piazza San Pietro per visitare il presepe allestito alcuni giorni fa.

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NELLA NOTTE DEL SANTO NATALE IL PENSIERO DI PAPA BENEDETTO A TUTTI I BAMBINI DEL MONDO,


CITTA’ DEL VATICANO – Nel giorno di Natale, il pensiero del Papa va ai “bambini ai quali è rifiutato l’amore dei genitori, ai “bambini rifiutati”, a “quei bambini di strada che non hanno il dono di un focolare domestico”, ai “bambini che vengono brutalmente usati come soldati e resi strumenti della violenza”, ai “bambini che mediante l’industria della pornografia e di tutte le altre forme abominevoli di abuso vengono feriti fin nel profondo della loro anima”. Benedetto XVI, nella tradizionale Messa di mezzanotte per la festa della nascita di Gesù presieduta nella Basilica di San Pietro, mette dunque in guardia l’umanità dagli abusi verso i più piccoli. “Su ogni bambino c’è il riverbero del bambino di Betlemme”, dice infatti il Pontefice -. Che aggiunge: “Il Bambino di Betlemme è un nuovo appello rivolto a noi, di fare tutto il possibile affinché finisca la tribolazione di questi bambini; di fare tutto il possibile affinché la luce di Betlemme tocchi i cuori degli uomini. Soltanto attraverso la conversione dei cuori, soltanto attraverso un cambiamento nell’intimo dell’uomo può essere superata la causa di tutto questo male, può essere vinto il potere del maligno. Solo se cambiano gli uomini, cambia il mondo e, per cambiare, gli uomini hanno bisogno della luce proveniente da Dio, di quella luce che in modo così inaspettato è entrata nella nostra notte”. “Dio è immensamente grande e di gran lunga al di sopra di noi”, sottolinea poi il Papa spiegando il senso del Natale; Egli “si china in giù, guarda verso il basso. Egli vede noi e vede me”. “Egli si china come bimbo giù fin nella miseria della stalla – evidenzia -, simbolo di ogni necessità e stato di abbandono degli uomini. Dio scende realmente. Diventa un bambino e si mette nella condizione di dipendenza totale che è propria di un essere umano appena nato”. “Egli – prosegue Benedetto XVI – è con le persone dal cuore vigilante; con gli umili e con coloro che corrispondono alla sua elevatezza, all’elevatezza dell’umiltà e dell’amore. A questi dona la sua pace, perchè per loro mezzo la pace entri in questo mondo”. Pace in Terra Santa, invoca quindi il Pontefice, lanciando un appello perchè “cessino l’odio e la violenza” e vinca “la comprensione reciproca”. “Parlando del Bambino di Betlemme – rileva il Santo Padre -, pensiamo anche alla località che risponde al nome di Betlemme; pensiamo a quel Paese in cui Gesù ha vissuto e che Egli ha amato profondamente. E preghiamo affinché lì si crei la pace. Che cessino l’odio e la violenza – ha scandito il Papa -, che si desti la comprensione reciproca, si realizzi un’apertura dei cuori che apra le frontiere. Che scenda la pace di cui hanno cantato gli angeli in quella notte”. Per la Messa di Mezzanotte, a San Pietro si è pregato pure in Ewondo, la lingua bantu che si parla in Camerun, Paese che il Pontefice visiterà nel marzo del 2009. “Per i ministri della Chiesa e quanti curano il culto divino”, si leggeva nella preghiera africana. Orazioni, inoltre, in lingua hindi (“per i capi delle nazioni e i reggitori dei popoli della terra” affinchè “il Signore li apra alla sua luce per comprendere che il tempo e lo spazio gli appartengono”); in francese (“per la Chiesa sparsa nel mondo” e per “il Papa”); in tedesco (“per i poveri e i malati nel corpo e nello spirito”) e in portoghese (“per i fedeli di tutta la terra”). Al termine della Messa, Benedetto XVI si è recato in Piazza San Pietro per visitare il presepe allestito alcuni giorni fa.

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ANGELUS: “E’ DOVERE DELLA CHIESA DENUNCIARE LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI E DIFENDERE LA DIGNITÀ.

CITTA’ DEL VATICANO – Rientra tra i compiti della Chiesa denunciare le violazioni dei diritti umani e difendere i piu’ deboli, minacciati nella loro dignita’. ”Per le popolazioni sfinite dalla miseria e dalla fame, per le schiere dei profughi, per quanti patiscono gravi e sistematiche violazioni dei loro diritti, la Chiesa – ha detto Benedetto XVI all’Angelus – si pone come sentinella sul monte alto della fede e annuncia: Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza”. Un annuncio che chiama all’impegno: per questo ”anche oggi si leva la voce della Chiesa” che esorta: Nel deserto preparate la via del Signore”. Infatti, ”la giustizia e la pace – ha spiegato il Papa – sono dono di Dio, ma richiedono uomini e donne che siano ‘terra buona’, pronta ad accogliere il buon seme della sua Parola”. E se “la speranza cristiana va oltre la legittima attesa di una liberazione sociale e politica, perche’ cio’ che Gesu’ ha iniziato e’ un’umanita’ nuova, che viene da Dio”, la situazione contingente nella quale viviamo e’ comunque affidata alla nostra responsabilita’; l’annuncio cristiano, infatti, “al tempo stesso germoglia in questa nostra terra, nella misura in cui essa si lascia fecondare dallo Spirito del Signore”. Per il Pontefice, “si tratta percio’ di entrare pienamente nella logica della fede: credere in Dio, nel suo disegno di salvezza, ed al tempo stesso impegnarsi per la costruzione del suo Regno”. “Con tutta la sua umilta’ – ha ricordato Benedetto XVI -, Maria cammina alla testa del nuovo Israele nell’esodo da ogni esilio, da ogni oppressione, da ogni schiavitu’ morale e materiale, verso i nuovi cieli e la terra nuova, nei quali abita la giustizia: alla sua materna intercessione affidiamo l’attesa di pace e di salvezza degli uomini del nostro tempo”. Poi, il Papa ha invitato i fedeli ad unirsi nella preghiera “ai nostri fratelli ortodossi per raccomandare il Patriarca Alessio II alla bonta’ del Signore, affinche’ lo accolga nel suo Regno di luce e di pace”. Nel pomeriggio di giovedi’ prossimo, 11 dicembre, nella Basilica di San Pietro, Benedetto XVI ha quindi annunciato che incontrera’ gli universitari degli Atenei romani, al termine della Santa Messa che sara’ presieduta dal Cardinale Agostino Vallini. Durante l’incontro, ha promesso il Pontefice, “in occasione dell’Anno Paolino, consegnero’ ai giovani studenti la Lettera ai Romani dell’apostolo Paolo, e saro’ lieto di salutarli, insieme con i Rettori, i docenti e il personale tecnico e amministrativo, in questo tradizionale appuntamento che prepara al Santo Natale”.

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