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PAKISTAN, L’ALLARME DI UN PRETE: “PAESE IN MANO AI TALEBANI, DOPO MORTE BIN LADEN ANCORA PIÙ FORTI”

ESTERI (Faisalabad, PAKISTAN) – “Il Pakistan è ormai in mano ai talebani. Sono divenuti sempre più forti, anche dopo la morte di Bin Laden. E godono del consenso di larghe fasce di popolazione: il cittadino comune, il musulmano pakistano medio, è molto adirato verso il governo, verso gli Usa e verso la Nato, per questo guarda con favore le azioni dei gruppi talebani”. È l’allarme lanciato tramite l’Agenzia Fides da padre Bonnie Mendes, sacerdote cattolico di Faisalabad, responsabile uscente della sezione Asia di Caritas Internationalis. Padre Mendes parla a Fides all’indomani del grave attentato di Karachi, dove i gruppi talebani hanno attaccato una base militare, con un “assedio” durato 12 ore, facendo almeno 11 morti e catturando diversi ostaggi. Si tratta del terzo attacco contro obiettivi militari pakistani nel giro di un mese, e questo, nota padre Medes, “dimostra che i gruppi talebani, dopo la morte di Bin Laden, non si sono scoraggiati o sfiduciati, ma anzi, hanno voluto dare una prova della loro forza e compattezza”.

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IL 20 APRILE GIORNATA DI PREGHIERA PER ASIA BIBI E TUTTE LE VITTIME DELLA BLASFEMIA

SOLIDARIETÀ (Roma) – Mercoledì 20 aprile tutto il mondo si mobiliterà per pregare per Asia Bibi, la donna cristiana pakistana condannata a morte in base alla legge sulla blasfemia, e per tutte le altre vittime di questa legge, sempre più spesso strumentalizzata per combattere nemici personali. Lo riferisce l’agenzia vaticana Fides, spiegando che il mercoledì della Settimana Santa il Pakistan e tutti i Paesi del mondo si uniranno in una “Speciale Giornata di preghiera per Asia Bibi e per le vittime della legge sulla blasfemia”. L’iniziativa, lanciata dalla Masihi Foundation, che si occupa dell’assistenza legale ad Asia Bibi e del sostegno materiale alla sua famiglia, sarà diffusa ovunque “perché tutti i credenti e tutti gli uomini di buona volontà possano unirsi in comunione di preghiera e accendere una candela, implorando da Dio la salvezza e la liberazione di questa donna e di tutti coloro che soffrono per le conseguenze di false accuse di blasfemia”, ha siegato a Fides Haroon Masih, direttore della Fondazione.

Commentando l’iniziativa, monsignor Andrew Francis, Vescovo di Multan e presidente della Commissione per il Dialogo interreligioso della Conferenza Episcopale Pakistana, ha affermato che “la preghiera è uno strumento importante per i fedeli del Pakistan, che confidano nell’opera di Dio”. Alla Giornata aderiranno anche le Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, che “aiuteranno a sensibilizzare le comunità locali”. Pregheranno inoltre gli “Angeli custodi di Asia Bibi”, le monache di alcuni ordini di clausura: le suore del Monastero delle Francescane Concezioniste di Escalona di Toledo, le Benedettine del Monastero di Rosano (Firenze) e le Clarisse francescane di Roasio e Sarzana. “Davanti al Santissimo Sacramento esposto, ricorderemo Asia Bibi, nostra sorella in Cristo, e pregheremo per le vittime di ogni sopruso compiuto in ogni parte del mondo. Il Signore Crocifisso e Risorto apra i cuori di tutti perché si edifichi il Suo Regno di pace e di giustizia”, hanno scritto le Clarisse di Roasio e Sarzana in un messaggio inviato a Fides.

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AFRICA, BENEDETTO XVI LANCIA UN APPELLO PER LA PACE IN COSTA D’AVORIO

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – Nei suoi saluti in francese dopo l’Udienza generale di ieri, Benedetto XVI ha rivolto un “pressante appello” affinché si ristabilisca l’ordine in Costa d’Avorio, Paese travagliato dagli scontri seguiti alle elezioni presidenziali. “Da molto tempo, il mio pensiero si rivolge spesso alle popolazioni della Costa d’Avorio, afflitte da dolorose lotte interne e gravi tensioni sociali e politiche”, ha affermato il Papa rivolgendosi ai pellegrini francofoni. “Mentre esprimo la mia vicinanza a tutti coloro che hanno perso una persona cara e sono vittime di violenza, lancio un pressante appello perché si intraprenda al più presto un processo di dialogo costruttivo per il bene comune”.

In Costa d’Avorio si stanno affrontando le forze repubblicane, ex ribelli che sostengono il Presidente eletto Alassane Ouattara, riconosciuto dalla comunità internazionale, e le forze di sicurezza, rimaste fedeli al presidente uscente, Laurant Gbagbo, che non riconosce la vittoria di Ouattara al ballottaggio presidenziale del novembre scorso. La “drammatica opposizione” che si vive nel Paese, ha sottolineato il Pontefice, “rende più urgente il ripristino del rispetto e della convivenza pacifica”. “Nessuno sforzo deve essere risparmiato. Con questi sentimenti, ho deciso di inviare in questo nobile Paese il Cardinale Peter Kodwo Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio ‘Giustizia e Pace’ al fine di esprimere la mia solidarietà e quella della Chiesa universale alle vittime del conflitto e promuovere la riconciliazione e la pace”. Le parole del Pontefice sono state accolte con grande gioia dalla Chiesa in Costa d’Avorio. “Siamo felici per le parole del Santo Padre e lo ringraziamo per questo. Speriamo che la sua voce sia ascoltata”, ha confessato all’agenzia vaticana Fides monsignor Jean-Pierre Kutwa, Arcivescovo di Abidjan. Il presule ha ammesso che la “situazione umanitaria è fuori controllo” e che “vi sono migliaia e migliaia di sfollati provocati dai combattimenti”.

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QUARESIMA, OGGI IN VATICANO LA SECONDA GIORNATA DI ESERCIZI SPIRITUALI DEDICATI A GIOVANNI PAOLO II

CHIESA(Città del Vaticano) – Si svolge oggi in Vaticano la seconda giornata di esercizi spirituali della Quaresima, che vede impegnati il Santo Padre Benedetto XVI e la Curia Romana. La giornata di oggi affronterà diversi aspetti della Quaresima, tra cui i temi mariani in rapporto a Giovanni Paolo II. La prima delle tre riflessioni proposte dal predicatore, padre François-Marie Léthel, dell’ordine dei carmelitani scalzi, sarà su “La grande scienza dei santi” (San Luigi Maria de Monfort) in Cielo come in Terra: “Scientia beata, scientia fidei, scientia amoris – Dalla Fides et Ratio alla Novo Millennio Ineunte”.

La seconda meditazione riguarderà il “Totus Tuus” cristocentrico e mariano di Papa Giovanni Paolo II come filo conduttore di tutta la sua vita, mentre la terza meditazione tratterà della carità, della fede e della speranza vissute da Giovanni Paolo II con Maria Santissima. Durante la settimana di esercizi spirituali, che terminerà sabato prossimo, sono sospese tutte le udienze del Santo Padre, compresa l’udienza generale del mercoledì.
Padre Léthel spiega con quale spirito si è preparato per questi esercizi spirituali.

“Mi sono immerso nella preghiera, ho detto di sì. Il grande avvenimento era la Beatificazione di Giovanni Paolo II, dunque dovevo impostare questo corso di esercizi come una preparazione spirituale alla Beatificazione di Giovanni Paolo II. Per me, dunque, questa è una missione, una cosa che viene da Dio. Mi sento molto piccolo dinanzi a questo, ma mi affido al Signore e alla Madonna”.

D. – Perché ha scelto come tema degli esercizi “La luce di Cristo nel cuore della Chiesa, Giovanni Paolo II e la teologia dei Santi”?

R. – Da tanti anni studio i Santi. Questo tema della santità è da sempre stato al centro di tutta la mia ricerca teologica. I Santi sono i grandi testimoni della santità della Chiesa e dunque, attraverso la loro testimonianza, la loro riflessione, la loro esperienza, risplende la luce di Cristo. Giovanni Paolo II è il Papa della santità e la sua Beatificazione è il riconoscimento ufficiale della sua santità. È il Papa che ha proclamato più Santi e Beati. È il Pontefice che ha presentato i Santi non solo come esempi di perfezione cristiana, ma anche come teologi nel senso più alto, come conoscitori di Dio. Li ha presentati come portatori, nel mondo di oggi, di questa luce di Cristo.

D. – Come si svilupperanno le sue meditazioni?

R. – Già la Tipografia vaticana ha preparato, per i partecipanti, un libretto molto bello ed ha messo sulla copertina un dipinto del Beato Angelico, che rappresenta il girotondo dei Santi. I Santi del cielo si danno la mano l’un l’altro. Per me quest’immagine è l’icona di questi esercizi. Si parte quindi da Giovanni Paolo II: è lui che, nella grazia della sua Beatificazione, guida questo girotondo e dà immediatamente la mano ai due Santi più legati a lui. Innanzitutto a San Luigi Maria Grignion di Montfort, che ha ispirato il suo “Totus Tuus”. Subito dopo dà la mano a Santa Teresa di Lisieux, che Giovanni Paolo II aveva proclamato “Dottore”, esperta della scienza dell’amore. Santa Teresa di Lisieux dà la mano ai due grandi Dottori della scienza della fede, che sono Anselmo e Tommaso, che Giovanni Paolo II citava nella “Fides et Ratio”. Ho voluto anche integrare con due Sante della fine del Medioevo: Santa Caterina da Siena e Santa Giovanna d’Arco che hanno vissuto un momento molto drammatico per il mondo e per la Chiesa. C’erano allora tanti problemi, tante ferite. Ci saranno poi due laiche: la venerabile Concita Armida de Cabrera, una grande mistica, e la Beata Chiara Luce Badano, morta nel 1990, che è anche la prima Beata del Movimento dei Focolari. Finiremo con la Festa di San Giuseppe, il 19 marzo. L’ultima meditazione è proprio dedicata a San Giuseppe, il patrono del Battesimo del Papa. Il girotondo si concluderà con lui.

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CRESCE IL NUMERO DEI MORTI A BRISBANE; UNA TRAGEDIA ENORME, MA LA RISPOSTA DELLA GENTE È FENOMENALE

BRISBANE – La vastità del diluvio che dura ormai da un mese nel nord-est dell’Australia ha colpito il 75% della regione del Queensland: un’area cinque volte più grande del Regno Unito. Secondo l’ultimo comunicato giunto all’Agenzia Fides dalle Pontificie Opere Missionarie (Pom) australiane, il bilancio delle vittime ad oggi ammonta a 16 persone, ma è previsto il recupero di altri cadaveri nella valle Lockyer dove uno “tsunami interno” ha spazzato le strade delle città di Toowoomba, Helidon, Grantham, Gatton e Ipswich. Circa 50 persone risultano disperse nella zona, molti si teme siano annegati. La capitale del Queensland, Brisbane, è l’ultimo centro urbano ad essere stato sommerso. Piogge torrenziali e una forte marea del fiume Brisbane hanno inondato intere periferie, costringendo ad allontanarsi 20 mila famiglie e a chiudere 3.500 industrie. Energia elettrica ed acqua sono saltate e la città è stata dichiarata zona disastrata.

Jenny Simpson, delle Pom di Brisbane, è stata evacuata da Tennyson. “Il peggio deve ancora arrivare – si legge nel testo inviato a Fides – e cresce anche il timore per le malattie. Sono benvenute le preghiere … che fanno una grande differenza”. David McGovern, Direttore dell’ufficio diocesano delle Pom di Brisbane ha aggiunto: “le preghiere sono sempre necessarie e ben accolte. Le acque del diluvio si ritirano, ma i danni alle case e alle persone dureranno molto più a lungo”. Anche l’Arcivescovo di Brisbane, Mons. John Bathersby, ha chiesto preghiere “per i defunti e per le loro famiglie, per gli operatori dei soccorsi e tutti coloro che soffrono a causa delle inondazioni”. L’Arcivescovo inoltre comunica che “sono state messe a disposizione per gli sfollati parrocchie e scuole, mentre l’ufficio centrale dell’arcidiocesi è chiuso per mancanza di energia elettrica.” La Conferenza Episcopale australiana ha informato che tutti i Vescovi e la popolazione del paese è unita nella preghiera e nel sostegno pratico per far fronte alla peggiore inondazione degli ultimi decenni che continua a colpire lo stato del Queensland. Un sacerdote dell’arcidiocesi di Brisbane, padre John Conway, attualmente amministratore di tre parrocchie in un’area della periferia di Toowomba, ha dichiarato: “E’ una tragedia enorme, ma la risposta della gente è fenomenale. Ho visto persone sfollate dalla loro casa che si sono impegnate nei centri di soccorso. In molte zone manca l’acqua potabile, le strade sono danneggiate e i camion non possono passare, non è possibile avere combustibili, latte, pane. Stiamo razionando tutto”. Anche il Santo Padre Benedetto XVI si è reso presente assicurando la propria preghiera ed inviando un contributo di 50.000 dollari a favore della campagna per le vittime delle inondazioni del Queensland, coordinata dalla Società di San Vincenzo de’ Paoli. (AP) (13/1/2011 Agenzia Fides)

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40MILA E-MAIL E UNA PETIZIONE ANTI-BLASFEMIA. MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE PER SALVARE ASIA BIBI.

ISLAMABAD – La mobilitazione internazionale per la salvezza di Asia, Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia, sta dando i primi risultati: grazie all’impegno di associazioni cristiane, gruppi che tutelano i diritti umani, semplici cittadini, gli uffici governativi del Pakistan sono stati inondanti, in pochi giorni, da circa 40mila messaggi e-mail che chiedono la liberazione della donna.

La Chiesa in Pakistan e le comunità cristiane a livello internazionale hanno rilanciato la petizione per l’abolizione della legge sulla blasfemia, diffusa un anno fa: grazia a una iniziativa della “Commissione Giustizia e Pace” dei Vescovi pakistani, condivisa da numerose altre associazioni, sono state raccolte in Pakistan oltre 75mila firme per chiedere al governo l’abrogazione della norma. L’iniziativa ha varcato i confini nazionali ed è stata raccolta dall’opera “Aiuto alla Chiesa che Soffre”: in Francia il Segretariato dell’Opera ha raccolto e consegnato di recente al governo francese otre 10.600 mila firme, mentre il Segretariato italiano di ACS in poche settimane ha raggiunto quota 1.400 adesioni e si appresta a rilanciare la petizione in occasione della presentazione del Rapporto 2010 sulla Libertà religiosa che si terrà il 24 novembre a Roma. Il provvedimento continua a destare un acceso dibattito nella società pakistana. La Chiesa, la “Commissione Nazionale per i Diritti Umani” e altri gruppi della società civile, anche musulmani, contestano apertamente la legge e ne chiedono l’abolizione. Oggi domandano al governo di aprire un tavolo ufficiale in Parlamento per riesaminarla. Il Ministro Federale per le Minoranze religiose, Shahbaz Batti, ne promuove la “revisione”. La Conferenza degli “Jamiat Ulema del Pakistan” (JUP), in rappresentanza di oltre 30 partiti religiosi, la ritiene invece “intoccabile” e minaccia dure proteste in caso contrario. Fonti locali di Fides notano che, negli ambienti islamici fondamentalisti, “è in atto un tentativo di definire ‘blasfemo’ chiunque vuole abolire la legge sulla blasfemia. Ciò potrebbe fomentare ulteriormente l’odio religioso nella società”. La “Legge sulla blasfemia” include gli articoli 295b, 295c, 298a, 298b e 298c del Codice Penale pakistano e prevede il carcere o anche la pena capitale per quanti insultano o dissacrano il nome del Profeta Maometto e del Corano. (PA)

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VOGLIAMO LA PACE IN TERRA SANTA. PASSA DAL CALVARIO E DAL SEPOLCRO LA VITTORIA SULLA MORTE E LA PACE

JERUSALEM – Vorremmo diventare uomini e giovani di pace, ma di quale pace? La Terrasanta può aiutare a comprendere il concetto di pace, alla luce di un’altra dimensione. Gesù è venuto a portare il fuoco nel mondo, ma è venuto anche a sacrificare se stesso per compiere un miracolo nell’intimo del cuore di ciascuno di noi. Siamo davvero pronti ad accogliere questa pace? Se il cammino ci incuriosisce almeno, proprio questa terra di Gesù deve essere visitata, prima o poi nella vita. E’ davanti al dramma del Calvario con la crocifissione ed i chiodi che ancora colpiscono le mani di quell’uomo buono e giovane che si può iniziare a ritrovare la speranza, rafforzare la fede, pensare davvero al concetto di carità! E giu’ un chiodo! E poi un altro! E poi la lancia. Mandiamo a morire su una croce un uomo libero, senza pretese, se non quelle della giustizia che entra nella terra, senza neanche un processo.

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VATICANO – Domenica 26 aprile in piazza San Pietro la Canonizzazione di cinque Beati

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Domenica 26 aprile 2009, III Domenica di Pasqua, alle ore 10, il Santo Padre Benedetto XVI celebrerà l’Eucaristia sul sagrato della Basilica Vaticana e procederà alla Canonizzazione di cinque Beati: Arcangelo Tadini, (1846-1912), presbitero, fondatore della Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth; Bernardo Tolomei (1272-1348), Abate, fondatore della Congregazione di Santa Maria di Monte Oliveto dell’Ordine di San Benedetto; Nuno De Santa Maria Álvares Pereira (1360-1431), religioso, dell’Ordine dei Carmelitani; Geltrude Comensoli (1847-1903), vergine, fondatrice dell’Istituto delle Suore Sacramentine; Caterina Volpicelli (1839-1894), vergine, fondatrice della Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore.

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AMERICA/STATI UNITI – Raccolta quaresimale 2009 per la Chiesa in Europa centrale e orientale

Washington (Agenzia Fides) – “Credere nel potere dello Spirito dell’Amore” è lo slogan della Colletta 2009 per la Chiesa in Europa centrale e orientale che si realizzerà il prossimo Mercoledì delle Ceneri, 25 febbraio, su iniziativa della Conferenza dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti. Sin dall’inizio di questa colletta, 15 anni fa, si è provveduto a sostenere la ricostruzione di tante chiese ed edifici ecclesiastici oltre che a costruire nuove parrocchie, sostenere e creare seminari, avviare programmi di servizio sociale, centri pastorali e a favorire l’annuncio del Vangelo attraverso i mezzi di comunicazione in tanti Paesi lontani che hanno sofferto repressione e persecuzione per molti anni. Sebbene la Colletta si realizza ufficialmente il Mercoledì delle Ceneri, ogni Diocesi particolare può scegliere le proprie date.
Con la Colletta del 2008, la Chiesa Statunitense ha raccolto 6,8 milioni di dollari utilizzati per realizzare 335 progetti in 28 Paesi, tra cui la Georgia, l’Ucraina, l’Estonia, la Polonia, la Serbia, la Lituania e la Bielorussia. Si è data ovviamente priorità ai Paesi più poveri come la Moldavia, l’Albania e il Kyrgyzstan. Molti di questi progetti del 2008 hanno riguardato l’assistenza umanitaria ai bambini di strada e le case di assistenza per persone anziane, attraverso Caritas Tbilisi (Georgia), come un sistema nuovo di riscaldamento per il seminario di Aviv in Ucraina, risparmiando l’enorme costo del gas naturale della Russia. Si è offerto anche un contributo alla TV cattolica in Lettonia.

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AFRICA – La passione per la causa della pace: una riflessione

Di fronte ai conflitti che continuano ad insanguinare il continente africano, spesso nell’indifferenza generale, pubblichiamo la riflessione di un sacerdote che sottolinea la necessità di non cedere alla tentazione dello scoraggiamento nel cammino verso la costruzione di una pace autentica, in quanto per raggiungere l’obiettivo è necessaria una paziente e lunga educazione, a tutti i livelli. Giungere alla pace è la sintesi ed il coronamento di ogni nostra aspirazione. La pace – come noi stessi intuiamo – è pienezza ed è gioia. Per instaurarla tra gli Stati, si moltiplicano i tentativi negli scambi bilaterali o multilaterali, nelle conferenze internazionali, e vi sono anche alcuni che assumono in prima persona iniziative coraggiose per stabilire la pace o allontanare la minaccia di una nuova guerra. Si rileva, però, al tempo stesso, che sia le persone singole sia i gruppi non finiscono mai di regolare i loro conflitti segreti o palesi. Sarebbe, dunque, la pace un ideale al di fuori della nostra portata? Lo spettacolo quotidiano delle guerre, delle tensioni, delle divisioni semina il dubbio o lo scoraggiamento. Focolai di discordia e di odio sembrano addirittura essere attizzati artificialmente da certuni che non ne portano poi le conseguenze. E troppo spesso i gesti di pace sono ridicolmente impotenti a cambiare il corso delle cose, quando non sono sopraffatti ed, infine, riassorbiti dalla logica dominante dello sfruttamento e della violenza.

Per leggere tutto il testo visita:  http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=29158&lan=ita

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UN DATO ALLARMANTE. MARIJUANA & STATI UNITI D’AMERICA: UN BUSINESS DA 35,8 MILIARDI DI DOLLARI.

WASHINGTON – Risultato shock per una inchiesta diffusa in queste ore dall’Agenzia Fides: inaspettatamente si scopre che il principale prodotto agricolo degli Stati Uniti non è il mais né il grano, né il cotone, ma la marijuana. Un dato che emerge elaborando i dati dei diversi organismi federali statunitensi: si scopre così (ed è una stima prudente) che il valore della produzione di marijuana statunitense è di 35,8 miliardi di dollari. I 56,4 milioni di piante di marijuana coltivate all’aperto hanno una rendita di 31,7 miliardi mentre la produzione degli 11,7 milioni di piante coltivate all’interno di serre e spazi chiusi è di 4,1 miliardi. Una situazione che desta preoccupazione soprattutto tra i responsabili della comunità cattolica statunitense, per i danni che la diffusione degli stupefacenti provoca tra i giovani e per le vittime conseguenti all’uso della droga, dagli incidenti stradali alle malattie mentali. Giusto un anno fa Papa Benedetto XVI durante il suo viaggio in Brasile, visitando la “Fazenda da Esperança” il 12 maggio 2007, ricordò gli alti tassi di dipendenza chimica dalle droghe e dagli stupefacenti, ed esclamò: “Perciò dico agli spacciatori che riflettano sul male che stanno facendo a una moltitudine di giovani e di adulti di tutti gli strati sociali: Dio chiederà loro conto di ciò che hanno fatto. La dignità umana non può essere calpestata in questo modo”.

Tutto questo senza contare la contraddizione che esiste tra una politica che finanzia l’estirpazione delle piantagioni colombiane di cocaina con diserbanti e l’apparente impossibilità di intervenire in casa propria per bloccare la produzione di marijuana. La marijuana è il primo raccolto in termini monetari in 12 Stati, tra i primi 3 in 30 Stati, e uno dei primi 5 in 39 Stati. La coltura di marijuana è più estesa di quella del cotone in Alabama, di quella combinata di uva, ortaggi e fieno in California, di arachidi in Georgia, e di tabacco in South Carolina e North Carolina. Secondo stime del governo degli Stati Uniti, la produzione interna di marijuana è aumentata di dieci volte negli ultimi 25 anni: da mille tonnellate nel 1981 a 10mila tonnellate nel 2006. In cinque Stati (California, Tennessee, Kentucky, Hawaii e Washington) la coltivazione di marijuana ha avuto un valore di oltre 1 miliardo di dollari.

Leggi tutto il servizio su:

http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=1673

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AMERICA/PARAGUAY – Appello dei Vescovi per far fronte all’emergenza sanitaria legata all’epidemia di dengue e di febbre gialla

Asuncion (Agenzia Fides) – I Vescovi del Paraguay hanno lanciato un appello per far fronte all’emergenza sanitaria che il Paese sta vivendo a causa dell’epidemia di dengue e di febbre gialla. Già nel marzo dello scorso anno i Vescovi avevano sollecitato le autorità “a non minimizzare l’epidemia di dengue”, chiedendo a tutti i cittadini “di assumere la loro parte di responsabilità per combattere il male”. In questo momento all’epidemia di dengue si somma la febbre gialla e la possibilità di ceppi di dengue emorragica, con prospettive pericolose e devastanti se non si adotta in maniera urgente ed efficace un Piano adeguato e trasparente di contenimento di queste malattie”.
I Vescovi denunciano che il diffondersi di epidemie e della febbre gialla è dovuto allo stato di abbandono in cui si trova la Salute Pubblica nel Paese, cosa che ha messo in evidenza “l’imprevidenza, lo sconcerto e l’improvvisazione delle istituzioni responsabili, cosi come un’inadeguata informazione alla cittadinanza, provocando situazioni tremende”. I Vescovi ricordano che “la Salute Pubblica è essenzialmente responsabilità dello Stato”, che ha l’obbligo “di agire in maniera opportuna ed efficace”. Invece “arrivare tardi ed in maniera inadeguata è una grave irresponsabilità”.
Anche altre istituzioni e altre persone hanno però la loro parte di responsabilità per la prevenzione di queste malattie, fanno notare i Vescovi: “in larga misura dipende dalla nostra collaborazione”. In effetti, queste ed altre malattie potrebbero essere sotto controllo con l’attiva partecipazione della popolazione a sradicare le cause che le provocano. “Perciò – si legge ancora nel comunicato – è necessario un cambiamento culturale che implichi un impegno da parte di tutti i cittadini a lavorare per il bene comune, svolgendo concretamente i compiti che sono alla propria portata. Con il nostro atteggiamento possiamo prevenire le malattie e salvare vite umane. Questa è un’esigenza della carità cristiana. Non farlo, è un grave peccato di omissione”. Il comunicato termina con un appello ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, agli operatori pastorali e ai fedeli laici, affinché “collaborino con tutti i mezzi e le risorse alla loro portata per combattere il male”, in special modo attraverso l’educazione preventiva.

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AFRICA/MOZAMBICO – “Se la politica non è in grado di cambiare questa intollerabile situazione economica, temiamo che la situazione di violenza nel Paese si possa generalizzare”affermano i Vescovi

Maputo (Agenzia Fides)- “Siamo estremamente preoccupati per la situazione che vive il Paese a causa delle proteste scoppiate a Maputo e continuate a Chokwe, Chibuto, Mandjlakazi, Jangamo e Chimoio” afferma un comunicato della Conferenza Episcopale del Mozambico del 20 febbraio, giunto solo ora all’Agenzia Fides. I Vescovi locali fanno riferimento ai moti più violenti registrati in Mozambico dalla fine della guerra civile nel 1992. Il 5 febbraio era scoppiata una protesta popolare per l’aumento dei prezzi dei trasporti urbani. A seguito delle forti contestazioni, il governo ha poi deciso di annullare il rialzo delle tariffe, ma la sommossa ha segnato il Paese. Negli scontri infatti sono morte almeno 3 persone e un centinaio sono rimaste ferite; inoltre sono state danneggiate 2mila automobili e centinaia di edifici pubblici e privati sono stati saccheggiati.
I Vescovi denunciano le perdite umane e materiali ed esprimono il loro cordoglio e la loro vicinanza alle famiglie delle vittime. Nel messaggio si sottolinea che l’aumento del costo dei trasporti e dei generi di prima necessità, trainati dal rialzo del prezzo del petrolio, non è compensato da un aumento dei salari. “Questa situazione è una conseguenza della corruzione generalizzata, soprattutto nel settore pubblico. E quello che più preoccupa i cittadini è constatare che la lotta alla corruzione non è condotta con la necessaria lucidità” denunciano i Vescovi.
“Dall’altro canto- continua il messaggio- il popolo è stanco di vedere ostentare il potere economico di una minoranza misteriosamente super ricca mentre la maggioranza della popolazione non ha il minimo necessario. Se la politica non è in grado di cambiare questa intollerabile situazione economica, temiamo che si possa venire a generalizzare la situazione di violenza nel Paese”.
La situazione di grave ingiustizia, avvertono i Vescovi, non “autorizza l’uso della violenza, da parte di chicchessia. Noi Vescovi non approviamo questa strada”.
“Non ignoriamo che il livello elevato di sofferenza possa accendere gli animi e persino interferire nel normale funzionamento della ragione, ma non per questo possiamo approvare gli eccessi e le violenze. Facciamo pertanto appello alla popolazione perché manifesti in modo pacifico e ordinato le proprie preoccupazioni. Essendo il Mozambico uno Stato democratico e di diritto, i cittadini hanno la prerogativa di manifestare le proprie necessità” ribadisce la Conferenza Episcopale.
“La polizia, come garante dell’ordine pubblico, è chiamata a intervenire per ristabilire l’ordine. Però non siamo d’accordo quando questa usa a tal fine una forza eccessiva. Usare proiettili di piombo per disperdere i manifestanti è incomprensibile e inaccettabile perché mette in pericolo la vita delle persone” affermano i Vescovi che contestano l’interpretazione secondo la quale “se una persona è stata colpita da un proiettile, la colpa è di chi manifesta: noi condanniamo questa logica che non corrisponde né alla verità né al diritto dei cittadini”.
“Una ripresa della lotta alla povertà è urgente ed è necessario informare meglio i cittadini sulle politiche del governo, affinché essi non si sentano mero oggetto degli interventi governativi ma soggetti attivi nella lotta contro le cause della povertà” concludono i Vescovi.  (Fonte:  www.fides.org  )

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Sabato 1 marzo Dossier dell’Agenzia Fides sui martiri della guerra civile in Spagna e sulle ripercussioni nel mondo missionario

Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Sarà dedicato ai martiri della guerra civile in Spagna e alle ripercussioni sul mondo missionario il Dossier che l’Agenzia Fides pubblicherà sabato prossimo, 1 marzo.

www.fides.org

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AMERICA/STATI UNITI – I Vescovi criticano la legge sull’immigrazione: “crea una sottoclasse di lavoratori senza diritti”

Washington (Agenzia Fides) – Mons. John Wester, Vescovo di Salt Lake City e Presidente del Comitato sulle Migrazioni della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti (USCCB), e Mons. Jaime Soto, Vescovo Coadiutore di Sacramento e Presidente del Consiglio Direttivo del Catholic Legale Immigration Network (CLINIC), hanno inviato una lettera al Segretario della Sicurezza Interna (Homeland Security), Michael Chertoff, esprimendo la preoccupazione dei Vescovi americani sulla legge per l’immigrazione e per l’intensificazione delle attività di controllo del servizio per l’Immigrazione e le Dogane (ICE, Immigration and Customs Enforcement), e dei protocolli seguiti per tali azioni.
“La decisione di proibire agli immigrati sprovvisti di documenti di ricevere rimborsi per le loro imposte fa risaltare l’ingiustizia del nostro sistema di immigrazione. Infatti questi lavoratori pagano imposte e contribuiscono alla nostra economia”. Tale impostazione rivela inoltre, secondo i Vescovi, “l’ipocrisia delle nostre leggi. Da una parte, il governo cerca di rimpatriarli e, dall’altra riscuote le imposte da loro versate”. È un sistema che “crea una sottoclasse di lavoratori senza diritti”. Per questo “non dovremmo accettare il frutto del loro lavoro nel momento in cui neghiamo loro la protezione delle nostre leggi. Il Congresso deve intervenire per ovviare a questa frattura realizzando una riforma sulle immigrazioni più ampia”.
I Vescovi aggiungono che sebbene la ICE abbia emesso recentemente una serie di orientamenti su come bisogna agire in caso di retate, “questi non rispondono a ciò che è più necessario”. Urge da parte delle autorità adottare protocolli addizionali come: evitare di realizzare retate in o nei pressi di alcune aree quali chiese, ospedali, scuole, centri comunitari di salute ed altre organizzazioni comunitarie che offrono servizi sociali; sospendere gli arresti di immigrati in caso di catastrofi naturali o dovute all’uomo; liberare, dopo una retata, quanti hanno la responsabilità primaria di curare i membri della loro famiglia come i bambini, gli anziani e gli malati, affinché non rimangano abbandonati; attivare dei meccanismi che consentano di localizzare i familiari detenuti a seguito degli arresti.

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ASIA/CINA – Famiglia, società, formazione dei ragazzi: i temi principali del corso di formazione alla fede nella diocesi di Tai Yuan

Tai Yuan (Agenzia Fides) – “Questa è la terza fiaccola evangelizzatrice della Cattedrale di Tai Yuan per celebrare l’Anno Paolino”. Così i responsabile della diocesi definiscono il Corso di formazione alla fede svoltosi a gennaio. Sono stati oltre 150 i fedeli che hanno partecipato al corso organizzato dalla Cattedrale della diocesi di Tai Yuan. Famiglia e Fede, Società e Fede, la formazione dei ragazzi: questi sono stati i temi principali trattati dai tre sacerdoti relatori. Inoltre hanno anche affrontato il tema della “Spiritualità e Fede”; “Mass media sociali ed Evangelizzazione”; “La società in armonia e la Chiesa in armonia”. All’inizio del Corso c’erano soltanto una ottantina di persona, ma con il tempo tanti altri fedeli hanno partecipato spontaneamente, così alla fine sono arrivati ad essere il doppio, oltre 150, compresi tanti catecumeni che si preparano al Battesimo nella prossima Pasqua. Prima del Corso la stessa diocesi ha organizzato anche due incontri di scambio tra le parrocchie sui temi dell’evangelizzazione, per prepararsi a celebrare l’Anno Paolino

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FILIPPINE – “La pace è possibile nelle Filippine Sud ” : la voce di un missionario

FILIPPINE – “La pace è possibile nelle Filippine Sud ” : la voce di un missionarioJolo (Agenzia Fides) – Dopo l’assassinio di un confratello, parlare di pace e riconciliazione può sembrare difficile: Ma nelle Filippine Sud i missionari continuano ad annunciare e predicare il Vangelo dell’amore e della misericordia, anche nelle situazioni più tese, complicate, violente. P. Jose Ante, missionario degli Oblati di Maria Immacolata, in un messaggio giunto a Fides, ha lanciato un appello accorato alla pacificazione nell’isola di Jolo e nelle Sulu, dopo la morte di p. Reynaldo Roda, ucciso nell’arcipelago di Tawi-tawi (vedi Fides 16/1/2008).
P. Ante ha vissuto a Jolo per diversi anni e ne conosce l’humus sociale, culturale e religioso. Le sua parole sul dialogo e sulla riconciliazione hanno un’efficacia su tutta la popolazione: “Il nostro sogno per Jolo è la non-violenza, cosicché ognun possa adorare Dio in spirito e verità. Penso alla descrizione del profeta Isaia: i popoli e le nazioni ‘forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra’ (Is 2,4-5)”. Ma prima di tutto, nota il missionario “è necessario fare il passo di rendere Dio il Signore della propria vita; poi occorre gettare ponti fra persone di fedi differenti, fra i ricchi e i poveri, fra il governo e la società civile, fra i ribelli e l’esercito. In altre parole, si deve iniziare il dialogo e proseguire sulla strada del riavvicinamento. Solo con un costante lavoro in tal senso la pace può diventare realtà”.
E’, questo, un impegno che unisce la comunità cristiana e quella musulmana: “Ho visto un gruppo di persone tausug (etnia locale di religione musulmana) – continua p. Ante – imprenditori di successo e professionisti, che hanno scelto di lavorare per lo sviluppo e il progresso della popolazione nelle Sulu. E’ un buon segno. Vogliono costruire una società pacifica in cui a nessuno manchino i beni di prima necessità ma neppure l’istruzione, l’assistenza sanitaria, la corrente elettrica, la possibilità di esprimere la propria cultura e religione”. Secondo p. Ante, bisogna incoraggiare iniziative di tal genere: “Insieme le comunità religiose possono essere il fattore determinante e significativo per costruire una società pacifica e armoniosa”.
In questo processo gli Oblati di Maria Immacolata danno il proprio contributo con una presenza concreta nelle isole Sulu da oltre 70 anni, evangelizzando e operando per il bene della popolazione locale. I missionari gestiscono scuole e istituti di istruzione, centri di assistenza medica e sociale, centri di formazione professionale.

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PAKISTAN – Cambia lo scenario politico in Pakistan dopo le elezioni

PAKISTAN – Cambia lo scenario politico in Pakistan dopo le elezioniIslamabad (Agenzia Fides) – Lo scenario politico in Pakistan, paese chiave negli equilibri geopolitici dell’Asia del Sud, è mutato velocemente dopo le elezioni legislative del 18 febbraio. Il voto popolare, infatti, secondo gli ultimi dati quasi definitivi, ha dato al Partito Popolare del Pakistan, della leader assassinata Benazhir Bhutto, 87 seggi in Parlamento, e alla Lega musulmana-N, dell’ex premier Nawaz Sharif 66 seggi, consacrandole come le due formazioni maggioritarie nel paese. Il partito del Presidente Musharraf si è aggiudicato solo 39 seggi, e ha notevolmente diminuito il suo peso e la sua influenza politica. Secondo gli analisti, il voto è specchio della crescente insoddisfazione e insofferenza che la società ha mostrato negli ultimi mesi verso la leadership dell’ex generale.
Attualmente i rappresentanti dei due partiti che hanno ottenuto la maggioranza stanno trattando per “riunire le forze democratiche” e formare una coalizione di governo, dato che, uniti, essi controllano ben oltre il 50% dell’Assemblea nazionale.
La coalizione parlamentare potrebbe sfiduciare il Predente Musharraf, accusato di corruzione, di abuso di ufficio e di aver imposto illegittimamente la legge marziale nel paese. Il Parlamento infatti ha il potere di avviare la procedura di impeachment. Da parte sua l’ex generale ha auspicato la nascita di una “coalizione armoniosa” e di “un governo stabile” annunciando la sua volontà di restare al vertice del paese.
In tale fluido quadro politico e sociale, le minoranze religiose vivono una situazione ancora tesa e instabile e auspicano che il nuovo governo, rilanciando i valori di libertà, rispetto dei diritti umani e democrazia, possa creare un clima sociale di garanzie, tutele e assenza di discriminazioni nei confronti delle comunità di minoranza.
La Commissione Giustizia e Pace dei Vescovi pakistani è stata presente nella campagna elettorale invitando i fedeli a pregare e a partecipare, in quanto cittadini, al legittimo processo di costruzione sociale e politica del paese.

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CONGO RD – “La pace nell’est del Congo dipende da come viene applicato l’accordo di Goma”

Kinshasa (Agenzia Fides)-Appare ancora in salita la strade della pace nel nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, dopo l’incidente avvenuto nella base dell’esercito congolese di Kamina, nel sud-est del Paese, dove tra il 17 e il 18 febbraio si è avuto uno scontro armato tra i soldati regolari e alcuni militari del movimento di Laurent Nkunda (il principale esponente dell’opposizione armata a Kinshasa nell’est) che erano stati trasferiti nella base per essere integrati nella forze armate regolari. Negli scontri vi sono stati 27 feriti, di cui alcuni gravi. La stampa congolese afferma che questo episodio mette in luce i limiti del cosiddetto “brassage”, l’’integrazione degli ex guerriglieri attraverso un processo di “diluizione” in differenti unità dell’esercito regolare, stanziate in zone lontane da quelle dove agivano gli ex guerriglieri. I giornali locali ricordano in particolare la mancanza di fondi, che costringe i soldati a vivere sulle spalle dei civili, e la difficile gestione a livello psicologico degli ex guerriglieri, che vengono spesso da esperienze molto traumatiche. Il processo di disarmo, di smobilitazione e di integrazione degli ex guerriglieri è uno dei punti cardini dell’accordo di Goma (il capoluogo del nord Kivu), raggiunto nel gennaio scorso per mettere fine alle violenze nel nord Kivu (vedi Fides 24/1/2008).
“La pace dipende da come viene applicato l’accordo di Goma” dice all’Agenzia Fides una fonte della Chiesa locale, che per motivi di sicurezza non desidera essere citata per nome. “Lo hanno firmato tutti, dai Mai Mai al movimento di Nkunda. Ma oltre all’episodio di Kamina, a Goma continuano le scaramucce, tra i militari congolesi e gli uomini di Nkunda. Forse si tratta di schegge incontrollate o c’è dell’altro. Fino a gennaio, prima degli accordi di Goma, Nkunda era riuscito a tenere in scacco con 4mila uomini i 25mila uomini dell’esercito congolese. È chiaro che qualcuno lo ha appoggiato. Se guardiamo agli interessi stranieri in Congo ricordiamo che l’Unione Europea ha investito nella democrazia del Paese, fornendo i fondi per le recenti elezioni e per la creazione di un nuovo esercito. Ma il Presidente Kabila ha firmato importanti contratti con la Cina. Allora forse qualcuno tiene in vita il problema Nkunda per ricordare a Kinshasa che deve tenere conto anche degli interessi delle altre potenze?”
“Dall’altro canto chi ha partecipato al negoziato di Goma afferma che è emersa con chiarezza la volontà della comunità internazionale di porre fine alla guerra nel Kivu. Gli Stati Uniti hanno esercitato forti pressioni su Nkunda perché accettasse l’accordo, che ha firmato per ultimo. Penso che solo il tempo potrà dirci dove il Congo sta andando” conclude la fonte di Fides.

fonte: www.fides.org

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SPAGNA – Il 2 e l’8 marzo le “Javieradas 2008” sul tema “Testimoni di Cristo come Javier”

Navarra (Agenzia Fides) – “Mi sento molto orgoglioso di trovarmi in terra navarrese ad esercitare il mio ministero episcopale, e la ragione sta nel fatto che i missionari di questa terra sono stati i suoi migliori ambasciatori in tutto il mondo, portando il Vangelo di Gesù Cristo fino agli angoli più reconditi, dove non avevano mai sentito parlare di Cristo”. È quanto afferma Mons. Francisco Pérez González, Direttore Nazionale delle POM della Spagna, nella lettera di presentazione delle “Javieradas 2008”, in onore di San Francesco Saverio, patrono delle missioni, che presiederà per la prima volta come Arcivescovo di Pamplona-Tudela.
Javier si prepara ad accogliere circa 90.000 persone in occasione delle ‘Javieradas 2008’ previste per domenica 2 e sabato 8 marzo sul tema “Testimoni di Cristo come Javier”. Le attività delle Javieradas inizieranno il giorno 2 marzo con una Via Crucis alle ore 8.30. Durante tutta la notte i pellegrini cammineranno fino a raggiungere Javier. Alle 10.30 la Santa Messa nel Castello di Javier, presieduta da Mons. Francisco Pérez González. Nella seconda Javierada, sabato 8 marzo, la Via Crucis si celebrerà alle 15 e la Santa Messa alle 17. Oltre a questi due appuntamenti importanti, sono previsti anche alcuni momenti tradizionali come la javierada sacerdotale, il 10 marzo; la javierada infantile, il 17 maggio e la javierada dei malati, l’11 maggio, festa di Pentecoste.
Nella lettera di presentazione, l’Arcivescovo di Pamplona-Tudela chiede a Dio “di continuare a rafforzare i missionari inviati fuori dalla nostra Comunità”, e che molti giovani possano “scoprire la grandezza di credere in Gesù Cristo e siano disposti a seguirlo con desiderio e generoso abbandono”. Rivolge inoltre un appello a tutti i cattolici affinché “fomentino in famiglia e nelle relazioni con gli altri questo spirito di responsabilità la cui finalità è coltivare il grande dono della fede che abbiamo ricevuto”, perché la “vita cristiana o si alimenta o si perde”. Per questo è molto importante partecipare ai Sacramenti che “sono fonte di vita e di grazia e ci rendono testimoni vivi di Gesù Cristo”. “La sete di infinito sta in tutti, e i pellegrinaggi ci stimolano a continuare a sostenere questo nobile desiderio che si converte in luogo di incontro con la persona di Gesù Cristo” conclude Mons. Pérez González.
Le Javieradas si celebrano in Navarra a partire dal 1940. I pellegrini partono da tutte le cittadine, paesi e città della comunità e si recano al castello di Javier, luogo in cui nacque, nel 1506, San Francesco Saverio, patrono di Navarra e delle missioni. La marcia si celebra in coincidenza con la Novena della Grazia, normalmente i primi due fine settimana di marzo.

Fonte: www.fides.org

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