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IL CUSTODE DI TERRASANTA SULL’ACCORDO HAMAS-FATAH: “È IMPORTANTE DIMOSTRARE LA STABILITÀ DEL PATTO”

TERRASANTA (Betlemme) – “Le ostilità tra Fatah e Hamas non spariscono di punto in bianco e di accordi annunciati ne abbiamo visti e sentiti a centinaia in passato, ma le rivoluzioni nel mondo arabo degli ultimi mesi sono una spinta forte per questa riconciliazione. La riunificazione dei palestinesi è una necessità molto importante”. Lo afferma ad AsiaNews padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terrasanta, a proposito del patto di riconciliazione firmato oggi al Cairo tra rappresentanti di Hamas e Fatah. L’accordo prevede la formazione di un governo ad interi per preparare le elezioni presidenziali e legislative, da tenersi in contemporanea, entro un anno. Le due fazioni, grazie alla mediazione egiziana, sembrano aver deciso di seppellire l’ascia di guerra, dopo anni di trattative infruttuose. Il punto è che molti palestinesi criticano apertamente le leadership e c’è il rischio che anche nei Territori e a Gaza vi siano manifestazioni come a Tunisi o al Cairo.

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GAZA E I CRISTIANI: PARTE IL PROGETTO DI ATS PRO TERRA SANCTA A GAZA

GAZA – Parte ufficialmente il progetto promosso da ATS Pro Terra Sancta a favore dei cristiani di Gaza, e in particolar modo a favore dei bambini e ragazzi disabili accolti da alcune comunità religiose cristiane nella Striscia di Gaza. “Emergenza Gaza: farsi carico degli ultimi in Terra Santa”, un progetto nato con l’intento di continuare a sostenere la comunità cristiana di Gaza, fortemente colpita dal conflitto del 2009 e dall’embargo che da diversi anni limita l’accesso di beni e materie prime a Gaza. I fondi raccolti grazie al contributo di donatori privati e istituzionali serviranno per sostenere le attività cristiane di accoglienza dei disabili, permettendo in primo luogo il restauro di ambienti, l’adattamento alle esigenze di persone disabili, l’acquisto di medicinali e attrezzature e il recupero di casi di emergenza. In seguito saranno realizzate anche attività di formazione per operatori e famiglie, in modo da permettere una migliore accoglienza e una maggiore consapevolezza dei bisogni e delle possibilità di aiuto effettivo da rivolgere alle persone con problemi fisici e difficoltà motorie e di espressione.

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SALE DI NUOVO LA TENSIONE NELLA STRISCIA DI GAZA. FERITI QUARANTA PROFUGHI PALESTINESI

GAZA – Una selva di razzi è stata sparata in direzione del porto israeliano di Eilat, probabilmente dalla penisola egiziana del Sinai: due sono finiti nel Mar Rosso, gli altri due avrebbero centrato l’area industriale giordana di Aqaba, dove avrebbero causato danni e almeno quattro feriti tra i civili. Nessuna vittima è stata registrata in territorio israeliano. «È ancora presto per dirlo, ma è ragionevole pensare che essi provenissero da lì», ha detto Moshe Cohen, comandante della polizia distrettuale. La città è un tradizionale luogo di villeggiatura di israeliani e stranieri. L’azione militare appare come la risposta all’esplosione che nella notte ha distrutto l’abitazione di un responsabile del braccio armato del movimento islamico Hamas, le Brigate Ezzedine al Kassam, ferendo in modo grave una donna e altri 42 palestinesi nel campo profughi di Deir Al Balah, a sud della città di Gaza. Il movimento radicale che detiene il controllo nella Striscia ha addebitato a Israele la responsabilità della deflagrazione, ma la circostanza è subito stata negata. Un portavoce militare dello stato ebraico ha smentito ufficialmente il raid, spiegando che l’esercito non è stato impegnato in alcuna operazione. È certo, però, che la tensione in Medio Oriente è di nuovo alta. Ieri il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha attribuito ad Hamas la «responsabilità diretta» dei tiri di razzi su Israele avvenuti negli ultimi due giorni. Il capo del governo israeliano ha promesso di adottare tutte le misure necessarie per difendere il suo Paese dagli attacchi nemici. «E’ in questo modo che la comunità internazionale dovrebbe vedere la questione» ha poi concluso.

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TERRA SANTA LIVE! – MARTEDI’ 22 GIUGNO MONTE CARMELO

LA PACE IN TERRA SANTA – MONTE CARMELO Il Monte Carmelo è uno sperone di roccia, lungo circa 25 Km, che corre quasi parallelo alla costa (nord-ovest/sud-est) alto circa 250 m presso il mare e 550 m verso la piana di Esdrelon. Sul versante del mare ci sono molte grotte abitate sin dalla preistoria; in una ventina di queste grotte (Mèarot Carmel) sono stati trovati resti umani (ora conservati al museo Rockefeller di Gerusalemme) compresi tra il 150.000 e il 9.000 a.C., quando l’umanità passò dalla caccia all’agricoltura; vi sono, inoltre, le prime tracce di riti funerari. I paleontologi chiamarono l’abitante di queste caverne con il nome di «Uomo del Carmelo». Sulla vetta più alta del monte sorge il convento carmelitano dedicato al ricordo dell’altare eretto da VOGLIAMO Elia contro quello dei profeti di Baal. Il luogo è detto el-Muhraqa (in arabo: il sacrificio, in ebraico: luogo dell’abbruciamento); qui, con il consenso del re Acab, convennero gli israeliti e i falsi profeti per una prova decisiva da cui sarebbe dipesa l’esistenza stessa della religione mosaica. Si tratta di una delle scene più drammatiche della storia di Israele, dello scontro finale tra Yahweh e Bàal, con la vittoria del primo e la sconfitta del secondo. Dalla terrazza del convento si gode uno stupendo panorama della pianura di Esdrelon verso oriente, fino ai monti della Galilea (Tabor), dominati dall’Hermon verso nord, e alla sponda del Mediterraneo a occidente.

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IN PARTENZA PER IL PELLEGRINAGGIO DI PACE. ED ARRIVANO BUONE NOTIZIE DA ISRAELE

GERUSALEMME – Mancano poche ore all’arrivo in Terrasanta del II Pellegrinaggio ‘Vogliamo la pace in Terrasanta’ curato dai Papaboys, in collaborazione con l’Apostolato ‘Giovani per la vita’ ed i gruppi di Adunanza Eucaristica, che saranno nei luoghi di Gesù dal 18 al 22 giugno. Giungono in questa mattinata da Israele notizie di distensione di rapporti: il gabinetto israeliano – scrive l’Agenzia Ansa – per la sicurezza ha deciso oggi diallentare la morsa attorno alla striscia di Gaza, approvando una serie di misure per facilitare l’ingresso di “beni a uso civile” e di “materiali per progetti civili”. Stando al comunicato governativo emesso al termine della seduta, “cambierà il sistema in vigore per ampliare l’ingresso di prodotti civili nella striscia di Gaza”; inoltre “sarà ampliato in modo controllato l’ingresso di materiali (come cemento e ferro, ndr) per progetti civili che sono sotto supervisione internazionale”.

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IN ATTO UN PROGETTO DELLA CUSTODIA FRANCESCANA PER SOSTENERE I CRISTIANI DI GAZA.

GERUSALEMME – Una piccola minoranza di circa 2.500 cristiani vive attualmente nella Striscia di Gaza. Al momento la striscia conta una popolazione totale di circa 1,5 milioni di abitanti. Il lungo e persistente conflitto israeliano-palestinese grava pesantemente sugli abitanti per diverse ragioni,quali l ‘assunzione del potere da parte di Hamas, l’ operazione “piombo fuso” (Cast lead) condotta da Israele dall’inizio del 2009 con oltre 1.300 morti, gli innumerevoli feriti e le distruzioni materiali dell’importo di miliardi e il blocco dei prodotti di prima necessità.

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BENEDETTO XVI IN TERRASANTA. IL PROGRAMMA DEL VIAGGIO DEL SANTO PADRE ED I SIGNIFICATI

CITTA’ DEL VATICANO – Si avvia a realizzarsi il “desiderio” tante volte espresso da Benedetto XVI di potersi recare in Terra Santa. La Santa Sede ha infatti pubblicato in queste ore il programma della visita che il Papa vi compirà tra l’8 e il 15 maggio e che toccherà, nell’ordine, Giordania, Israele e Territori palestinesi. Di tutti i Paesi egli incontrerà i capi di Stato: re Abdallah di Giordania, il presidente Peres e il presidente Abbas. Sarà la terza visita di un Papa dell’era moderna nella terra ove visse Gesù, dopo quelli compiuti da Paolo VI (1964) e Giovanni Paolo II (2000). In Giordania, tra gli appuntamenti principali, sabato 9 visiterà il memoriale di Mosè sul monte Nebo, la moschea Al-Hussein Bin-Talal ad Amman e benedirà la prima pietra dell’università di Madaba del Patriarcato latino. Il 10 si recherà a Bethany Beyond The Jordan, sito del Battesimo di Gesù.

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IN TERRA SANTA SI PREGA PER PAPA BENEDETTO. E DAL 20 AL 27 MAGGIO IL PELLEGRINAGGIO DEI PAPABOYS

GERUSALEMME – A un mese e mezzo circa dalla visita di Benedetto XVI in Terra Santa cresce l’attesa nella Striscia di Gaza da dove si muoveranno almeno 200 persone, il doppio rispetto agli iniziali 100. Tra loro anche una rappresentanza della comunità musulmana. A rivelarlo al SIR è lo stesso parroco della Striscia, padre Manawel Musallam: “Ho presentato alle autorità israeliane richiesta per 250 visti di ingresso ma ne verranno accettati solo 200. Ancora non sappiamo se potremo andare alla celebrazione di Betlemme o di Gerusalemme. Ad ogni modo ci teniamo molto ad essere presenti”. La speranza di partecipazione di fedeli da Gaza è resa ancora più forte dalle assicurazioni date dallo stesso governo israeliano al nunzio in Israele, mons. Antonio Franco, relative al rilascio dei visti. “Nonostante la gioia per l’arrivo di Benedetto XVI – aggiunge Musallam – non possiamo tacere le difficoltà in cui versa ancora oggi la popolazione di Gaza, privata di acqua, elettricità, erogate in modo discontinuo, la popolazione soffre. Non è cambiato nulla rispetto a prima, anzi tutto è peggiorato. Speriamo che la visita del Papa possa aiutarci”. Il 13 maggio, nel pomeriggio, Benedetto XVI visiterà il Caritas baby hospital di Betlemme, ospedale pediatrico gestito dalle suore terziarie francescane elisabettine di Padova. A confermarlo al Sir è suor Erika, la superiora delle 6 suore che lavorano nell’ospedale. “Dopo la messa alla Natività Benedetto XVI verrà qui da noi per una breve visita nella quale saluterà i piccoli degenti delle sezioni A e B dell’ospedale che contengono anche il reparto prematuri. Rivolgerà un saluto anche alle famiglie e agli operatori sanitari”. 

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COSA POSSIAMO FARE PER GAZA? SE LO CHIEDONO LE ASSOCIAZIONI DEL TAVOLO PER LA PACE

ROMA – A due mesi dallo scoppio dell’ultima guerra a Gaza, il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, la Piattaforma delle Ong per il Medio Oriente e la Tavola della pace hanno realizzato una missione congiunta in Israele e nei Territori Palestinesi Occupati (2-8 marzo 2009) tesa a definire le iniziative da assumere per portare la solidarietà dell’Italia alle vittime di questa tragedia. Questa scheda, che affronta esclusivamente il problema degli aiuti alla popolazione di Gaza, rappresenta una prima sintesi delle conclusioni della missione. Il rapporto completo sarà disponibile nei prossimi giorni. L’operazione militare israeliana “piombo fuso” ha provocato una tragedia umanitaria nella Striscia di Gaza. Oltre un milione e mezzo di persone, metà delle quali con meno di 14 anni, sopravvivono in condizioni inumane, rinchiuse in un territorio che non possono lasciare, in violazione dei più elementari diritti umani.

Soccorrere le vittime di questa tragedia è un dovere della comunità internazionale. Chi ha bisogno di aiuto ha il diritto di essere assistito. Un diritto che viene prima di ogni altra considerazione politica. I soccorsi sono resi difficili dalla continuazione della guerra e dall’assedio che consente solo un passaggio limitatissimo di merci e operatori. Nonostante questo, ecco cosa possiamo fare concretamente per portare aiuto alla popolazione di Gaza.

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IL VIAGGIO DEL PAPA A GERUSALEMME, “UNA DECISIONE CORAGGIOSA” – PAROLE DI PADRE FEDERICO LOMBARDI

CITTA’ DEL VATICANO – Nel contesto attuale la determinazione di Benedetto XVI a volersi recare a Gerusalemme è “una decisione coraggiosa”, ha affermato il portavoce vaticano. Padre Federico Lombardi S.I., Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha analizzato l’annunciata visita del Santo Padre in Terra Santa nell’editoriale di “Octava Dies”, il settimanale del Centro Televisivo Vaticano, da lui stesso diretto. Secondo informazioni provenienti da Roma e Gerusalemme, il viaggio toccherà la Giordania, Israele e i Territori Palestinesi e si svolgerà nella seconda metà del mese di maggio. Benedetto XVI ha rivelato di stare preparando questo viaggio, il 12 febbraio, nel ricevere in udienza i membri della Conferenza dei Presidenti della Maggiori Organizzazioni Ebraiche Statunitensi.

“E’ una bella notizia”, ha assicurato padre Lombardi. “Andare a Gerusalemme: è il desiderio di tutti gli israeliti e di tutti i cristiani. Gli antichi israeliti salivano verso di essa cantando, Gesù vi si dirige decisamente per compiervi fino in fondo la volontà del Padre”. “E’ andare pellegrini ai luoghi più santi, luoghi degli incontri fra Dio e gli uomini che hanno segnato la storia della nostra salvezza”. “Anche il Papa porta in sé questo desiderio. Benché in precedenza vi sia già stato, sente l’importanza di recarvisi di nuovo come capo di una comunità di credenti, che possano pellegrinare in unione spirituale con lui e per mezzo di lui ai luoghi delle radici della loro fede”.

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‘PREPARO IL VIAGGIO IN TERRA SANTA’ LO AFFERMA PAPA BENEDETTO NELL’INCONTRO CON GLI EBREI D’AMERICA.

CITTA’ DEL VATICANO – Inaccettabile e intollerabile dimenticare o minimizzare il crimine terribile della Shoah: è il vibrante richiamo che Benedetto XVI ha levato nel discorso alla delegazione della Conferenza dei presidenti delle principali organizzazioni ebraiche americane. Il Pontefice ha ribadito con forza che la Chiesa rifiuta irrevocabilmente ogni forma di antisemitismo ed ha affermato di essere impegnato a preparare la visita in Israele. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto al Papa dal rabbino Arthur Schneier, che aveva accolto Benedetto XVI alla East Park Synagogue di New York in occasione del viaggio apostolico del Papa negli Stati Uniti lo scorso aprile, e da Alan Solow, presidente dell’organismo ebraico.

The Church is profoundly and irrevocably committed to reject all anti Semitism…
“La Chiesa è profondamente e irrevocabilmente impegnata a rifiutare ogni forma di antisemitismo e a continuare a costruire buone e durevoli relazioni” tra cattolici ed ebrei: è quanto ribadito dal Papa ai rappresentanti del mondo ebraico americano. Benedetto XVI ha dedicato una parte significativa del suo intervento alla tragedia dell’Olocausto. L’odio contro gli uomini, le donne e i bambini manifestato nella Shoah, ha sottolineato, è stato “un crimine contro Dio e contro l’umanità”:

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MENTRE KADIMA VINCE NELL’INCERTEZZA LE ELEZIONI IN ISRAELE, LA CARITAS A GAZA AIUTA 2000 FAMIGLIE

TERRA SANTA – Particolare la situazione in Terra Santa; elezioni appena concluse con Gaza tra la disperazione ed i ‘frutti’ del post guerra. Meditate gente, meditate…. E’ stata una corsa all’ultimo voto, ma, alla fine, il Kadima, partito centrista del ministro degli Esteri, signora Tzipi Livni, ha avuto la meglio sulla favorita formazione di destra, il Likud dell’ex premier Nethanyau. Al Kadima è andato il 23% dei consensi, pari a 28 seggi alla Knesset, il parlamento israeliano; 21% e 27 seggi, invece, al Likud. Sorprendente il risultato ottenuto dall’estrema destra del partito radicale laico, Israel Beitenu, del leader Lieberman, che diventa la terza forza politica con il 12% dei voti e 15 seggi. Sensibile calo, invece, per il Partito Laburista, che scende a 13 seggi, seguito dalla destra religiosa dello Shas con 11. Il nuovo panorama politico israeliano si presenta, dunque, molto variegato e potrebbe dare problemi nella formazione del futuro governo, per il quale sono già iniziati i contatti e le consultazioni.

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ANTICIPAZIONE DE ‘IL GIORNALE’: “PRONTO IL VIAGGIO DI BENEDETTO XVI IN TERRA SANTA”

CITTA’ DEL VATICANO – “Il viaggio del Papa in Israele non e’ ancora stato annunciato ufficialmente e fino all’ultimo potra’ essere rinviato, nel caso la situazione a Gaza non sia pacificata, ma la diplomazia d’Oltretevere e quella israeliana – annuncia ‘Il Giornale’ – hanno gia’ concordato nei dettagli il programma. E l’agenda messa a punto nelle ultime settimane prevede il giorno stesso dell’arrivo a Gerusalemme una sosta al museo della Shoah di Yad Vashem, dove si trova il padiglione con la contestata didascalia sotto l’immagine di Pio XII. Cosi’ come prevede anche la visita a una moschea in Giordania. Il viaggio in Israele era sembrato in forse nel momento piu’ difficile della crisi scaturita dalle dichiarazioni del vescovo lefebvriano Williamson sulle camere a gas, ma la macchina dei preparativi non si e’ in realta’ mai interrotta. Com’era accaduto per lo storico pellegrinaggio di Giovanni Paolo II nel 2000, la visita papale iniziera’ da Amman, in Giordania, dove l’arrivo di Benedetto XVI e’ previsto l’8 maggio. Il giorno successivo Raztinger entrera’ nell’antica basilica dedicata a Mose’ sul monte Nebo e si affaccera’ dal parapetto che permette di vedere dall’alto la Terra Promessa. Qualche ora dopo il Papa entrera’ per la seconda volta in una moschea, dopo la visita e l’inattesa preghiera nella moschea Blu di Istanbul, nel novembre 2006. Il 10 maggio e’ prevista la celebrazione della messa per la comunita’ cattolica nello stadio di Amman, seguita dalla visita al sito del battesimo di Gesu’ sul fiume Giordano. L’11 maggio da Amman il Pontefice volera’ a Tel Aviv.

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L’ONU BLOCCA L’INVIO DI AIUTI A GAZA, DOPO CHE HAMAS LE HA CONFISCATO CARICHI DI CIBO

GERUSALEMME – Le Nazioni Unite hanno sospeso ieri l’invio di aiuti alla Striscia di Gaza, dopo che gli estremisti di Hamas hanno portato via centinaia di tonnellate di cibo, per la seconda volta questa settimana. Ahmed al-Kurd, ministro per gli Affari sociali nel governo di Hamas, che controlla il territorio, nega che abbiano voluto confiscare le forniture e parla di “un’incomprensione” tra alcuni autisti, non a conoscenza di quali merci fossero Onu e quali del governo palestinese. Ma Christopher Gunnes, portavoce dell’Agenzia Onu per gli Aiuti e le opere, i cui aiuti sono essenziali per la gran parte dei 1,5 milioni di abitanti di Gaza, denuncia che i miliziani il 5 febbraio hanno portato via 10 autocarri carichi di riso e farina (oltre 200 tonnellate) e 2 giorni prima hanno preso oltre 3.500 coperte e 400 pacchi di cibo dal centro di distribuzione dell’Agenzia a Gaza. Insiste che la merce deve essere restituita e occorrono “credibili garanzie… che non ci saranno altri furti”, “altrimenti – conclude – continueremo a sospendere ogni nuovo arrivo”. L’Agenzia dispone comunque di riserve di merci e cibo sufficienti per i prossimi giorni. Anche il Segretario Onu Ban Ki-moon ha chiesto ad Hamas la restituzione dei beni e di astenersi da interferenze nell’organizzazione e distribuzione degli aiuti umanitari”.

L’Onu vuole coinvolgere nella distribuzione degli aiuti funzionari dell’Autorità Palestinese, guidata dal presidente Mahmoud Abbas del gruppo Fatah, che ha vinto le elezioni ma ha perso il controllo del territorio dopo una vera battaglia tra i 2 gruppi nel 2007. Gli abitanti di Gaza dipendono del tutto dagli aiuti dell’Onu e di altre agenzie internazionali, anche perché Israele non consente l’arrivo di aiuti portati da soggetti che considera ostili.

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VISITA DEL PATRIARCA TWAL A GAZA: “STRAORDINARIA VOGLIA DI VIVERE DELLA POPOLAZIONE”

GERUSALEMME – Una delegazione composta dai leader delle chiese cristiane di Terra Santa, tra cui il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, gli arcivescovi armeno-ortodosso e etiope-ortodosso, e rappresentanti luterani e anglicani, si è recata lo scorso 4 febbraio in visita a Gaza dove è stata accolta dal parroco padre Manuel Musallam e da esponenti musulmani. “Sono rimasto ammirato dalla volontà di vivere della popolazione – ha detto Twal a Telepace Holy land tv –. Nella guerra tutti perdono e le rovine che abbiamo visto ne sono il segno evidente. Il dopoguerra rischia di essere peggio della guerra. Fortunatamente vediamo anche tanta solidarietà, che arriva da tutto il mondo e da tante Chiese”. “La forza di vivere di questa gente è straordinaria – ha aggiunto il patriarca – se strade e accessi in superficie vengono chiusi, ne aprono di altre sotterranee. Vogliono vivere ad ogni costo”. Circa la possibilità che il Papa possa, nella sua prossima visita in Terra Santa, recarsi a Gaza il patriarca è stato chiaro: “se il Pontefice non potrà andare a Gaza, allora sarà la popolazione di Gaza ad andare dal Papa”. Dal canto suo il parroco della Striscia, padre Manuel Musallam, sempre a Telepace Holy Land tv, ha ricordato che “nella sofferenza attuale non ci sono cristiani e musulmani, ma solo la gente palestinese. Soffriamo e resistiamo tutti insieme”.

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1.500.000 DI PERSONE HANNO PREGATO PER LA PACE IN TERRA SANTA. MESSAGGIO DEL PAPA E DEL PATRIARCA

GERUSALEMME – Con le ultime adesioni pervenute a ‘Giornata Internazionale per la pace in Terra Santa’ in corso – questo sabato 31 Gennaio 2009 – attraverso il gruppo ‘Vogliamo la pace in Terra Santa’ creato da alcuni giovani dell’Apostolato giovani per la vita’ su Facebook ed attraverso i siti internet dei Papaboys (www.papaboys.it) e dei gruppi giovanili dell’Adunanza Eucaristica (www.adorazione.org), le città coinvolte nella preghiera di 24 ore no stop per la pace in Terrasanta hanno superato quota 500 e quasi il doppio le celebrazioni, con una particolare presenza delle grandi capitali mondiali, da Roma a Gerusalemme, da New York a Mosca, da Honk Kong al Brasile, Argentina Asia ed Africa.

Il Santo Padre Benedetto XVI ha inviato – tramite la Segreteria di Stato – un Suo messaggio nel quale ha espresso, “assieme al compiacimento per l’adesione ai Suoi molteplici inviti alla preghiera, anche apprezzamento per gli intenti che hanno ispirato l’iniziativa tesa ad implorare luce per le coscienze e la conversione dei cuori e per la riconciliazione e la fraterna convivenza tra le popolazioni della Terra Santa.”. ‘Mentre si unisce spiritualmente a quanti intercedono presso il Signore – continua il messaggio pervenuto agli organizzatori della Giornata – il Santo Padre auspica che l’incontro possa rinsaldare in tutti il desiderio profondo di essere testimoni della pace e di sostenere il cammino e gli sforzi di quanti operno per il suo avvento”.

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ATTACCO AEREO AI TUNNEL DI HAMAS IN RISPOSTA ALLA MORTE DI UN SOLDATO ISRAELIANO

GERUSALEMME – Stamane all’alba aerei da guerra israeliani hanno bombardato una serie di tunnel al confine fra Gaza e l’Egitto, usati da Hamas per il contrabbando di armi. Il raid è in risposta all’uccisione di un soldato israeliano avvenuta ieri. Il portavoce dell’esercito d’Israele ha detto che una bomba controllata a distanza è esplosa al confine fra la Striscia e Israele ed ha ucciso un soldato e ferito altri 3. L’esplosione di ieri è stata la prima violazione con vittime da quando è stato proclamato, con la mediazione dell’Egitto, un cessate il fuoco da entrambe le parti. Dopo l’esplosione di ieri, i passaggi di Kerem Shalom e di Karni sono rimasti chiusi, bloccando l’entrata nella Striscia di oltre 185 camion con aiuti d’emergenza.

Ieri, poco dopo l’esplosione della bomba, un militante di Hamas è stato colpito da un missile. Secondo l’intelligence israeliana era coinvolto nell’attacco. Anche un civile palestinese è stato ucciso nello scontro a fuoco che è seguito all’attentato sul confine. Oggi arriva in Israele l’ex senatore George Mitchell, inviato della Casa Bianca. Mitchell era ieri in Egitto e domani visiterà la West Bank portando a tutti il messaggio del suo presidente Barack Obama, secondo cui “il momento è maturo” per i dialoghi di pace fra Israele e Palestinesi. Mitchell non incontrerà nessun rappresentante di Hamas.

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OPERAZIONE «PIOMBO FUSO»: LA GUERRA ISRAELIANA È FINANZIATA DALL’ARABIA SAUDITA

TERRA SANTA – L’attacco israeliano contro Gaza è un’opzione preparata da lunga data. La decisione di attivarlo è stata presa in risposta alla nomina dell’amministrazione Obama. I cambiamenti strategici a Washington sono sfavorevoli per gli scopi espansionistici di Tel Aviv. Israele ha dunque cercato di forzare la mano della nuova presidenza statunitense mettendola dinanzi al fatto compiuto. Ma per organizzare la sua operazione militare, Israele ha dovuto sostenersi su nuovi partner militari, l’Arabia Saudita e l’Egitto, che costituiscono ormai un paradossale asse sionista-musulmano. Riad finanzia le operazioni, rivela Thierry Meyssan, mentre Il Cairo organizza i paramilitari.

Da sabato 27 dicembre 2008, alle 11:30 (ora locale), le forze armate israeliane hanno lanciato un’offensiva contro la striscia di Gaza, inizialmente aerea, quindi terrestre dal 3 gennaio 2009, 18:30 (ora locale). Le autorità israeliane dichiarano che esse riguardano esclusivamente obiettivi di Hamas e di prendere le massime precauzioni per salvare le vite dei civili. In pratica, occuparsi dei “siti di Hamas” significa distruggere non soltanto gli edifici di questo partito politico, ma anche gli alloggi dei suoi quadri e, soprattutto, tutti gli edifici ufficiali. In altri termini, questa operazione mira a distruggere ogni forma d’amministrazione nella striscia di Gaza. Il generale Dan Harel, capo di stato maggiore aggiunto, ha precisato: “Quest’operazione è diversa dalle precedenti.. Abbiamo alzato di parecchio il limite ed andiamo in questa direzione. Non colpiamo soltanto i terroristi ed i lanciarazzi, ma anche tutto il governo di Hamas. Miriamo agli edifici ufficiali, alle forze di sicurezza, e scarichiamo la responsabilità di tutto ciò che avviene su Hamas, senza fare alcuna distinzione tra le sue varie ramificazioni.” D’altra parte, “fare il possibile per salvare le vite dei civili” sorge dalla retorica pura e non ha alcuna possibilità di realizzarsi: con circa 3900 abitanti per chilometro quadrato [1], la striscia di Gaza è uno dei territori dalla più alta densità di popolazione al mondo. È materialmente impossibile raggiungere gli obiettivi scelti senza distruggere, allo stesso tempo, le abitazioni vicine.

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NONOSTANTE IL CONFLITTO, CONTINUANO I PELLEGRINAGGI IN TERRA SANTA

ROMA – Negli ultimi giorni sono stati pochi i gruppi di pellegrini che hanno cancellato i propri viaggi in Terra Santa. Più di 50.000 fedeli hanno celebrato la notte di Natale a Betlemme. Nel corso di una conferenza stampa nel contesto del Festival Itinerari dello Spirito, che si è chiuso questa domenica alla Nuova Fiera di Roma giungendo a quota 35.000 visitatori, monsignor Liberio Andreatta, Vicepresidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi (OPR), ha parlato della situazione dei pellegrini in Terra Santa. Secondo i dati presentati, 115.000 italiani si sono recati in pellegrinaggio in Israele l’anno scorso, con un aumento del 58% rispetto all’anno precedente. Un totale di 2.600.000 pellegrini da tutto il mondo ha visitato il Paese nel 2008. Monsignor Andreatta ha affermato che anche se nei luoghi di conflitto il turismo diminuisce sempre in misura notevole, i pellegrinaggi in genere si mantengono stabili perché per i fedeli che si recano nei luoghi santi c’è “una motivazione in più”, e quella di chi va in Terra Santa consiste in primo luogo nell’essere consapevoli che “noi siamo figli della Bibbia”, che rappresenta “la migliore guida per visitare Israele”.

Alla conferenza stampa è intervenuto dalla Terra Santa attraverso una videoconferenza in diretta padre Pierbattista Pizzaballa. Il sacerdote, Custode di Terra Santa, ha affermato che anche se Israele non sta vivendo un “periodo semplice”, “non c’è nessun cambiamento con i pellegrini”, e ha aggiunto che “i pellegrinaggi in Terra Santa non sono pericolosi perché Gaza è molto lontana”. Padre Pizzaballa ha anche affermato che i pellegrini che si sono recati in Israele negli ultimi giorni “sono molto toccati da quello che vedono”. Suzan Klagesbrun, Direttrice dell’Ufficio del Turismo del Governo israeliano, ha segnalato che nel 2008 si è registrato il più alto numero di turisti italiani dal 2000, quando Papa Giovanni Paolo II si recò in Terra Santa in occasione dell’Anno Giubilare.
 

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