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“COMPAGNI DI VIAGGIO, INTERVISTE AL VOLO CON GIOVANNI PAOLO II”: RISCOPRIRE KAROL NON SOLO COME PAPA

SPECIALE BEATIFICAZIONE/EDITORIA (Roma) – Il 23 marzo, nella Sala Marconi della Radio Vaticana in piazza Porta Pia 3, verrà presentato l’ultimo lavoro editoriale della vaticanista Angela Ambrogetti, dal titolo “Compagni di viaggio. Interviste al volo con Giovanni Paolo II”, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana. Grazie all’archivio della Radio Vaticana, la giornalista ha potuto raccogliere interviste significative, per lo più inedite, che Giovanni Paolo II rilasciava ai giornalisti che lo seguivano nei suoi viaggi internazionali. Attraverso queste interviste, il lettore scopre il lato umano di Karol Wojtyla per conoscerlo non solo come Papa ma, soprattutto, in quanto uomo dotato di una grande semplicità e della capacità di parlare di Dio al mondo. Il volume racchiude testimonianze importanti come quella del Cardinale Stanislao Dziwisz, segretario personale di Giovanni Paolo II, la prefazione di Padre Federico Lombardi, direttore generale di Radio Vaticana e, infine, un’intervista con Palma Gòmez Borrero, giornalista che ha seguito tutti i viaggi del Papa. Angela Ambrogetti ha iniziato la carriera di giornalista vaticanista nel 1988 alla Radio Vaticana e, dopo aver lavorato per anni per la televisione e per i quotidiani italiani, attualmente è la vaticanista per la radio del Papa e per il magazine statunitense “Inside the Vatican”, oltre a scrivere di cultura su altre riviste internazionali. Nella nostra intervista abbiamo cercato di approfondire le tematiche affrontate nel libro ed il suo personale pensiero sull’era mediatica in cui viviamo oggi.

D – Dottoressa Ambrogetti, a breve verrà pubblicata la sua ultima fatica editoriale “Compagni di viaggio – Interviste al volo con Giovanni Paolo II.” Ci racconti cosa l’ha portata a scrivere questo libro.

R – Tutto nasce da alcuni programmi “improvvisati” che preparai per Radio Vaticana, quelli cioè che i giornalisti chiamano “ pezzi a braccio”, i momenti in cui il Papa lascia il testo scritto e risponde direttamente a parole. Le situazioni in cui si verificano questi fatti possono essere le più diverse: a tavola con i vescovi di un Paese straniero, salutando i bambini di una parrocchia o in aereo con noi giornalisti. Ascoltando i nastri delle registrazioni dell’incredibile archivio di Radio Vaticana, mi sono resa conto che, in effetti, Giovanni Paolo II aveva inventato un nuovo modo di comunicare. I giornalisti al seguito del Papa in aereo iniziarono a comparire con Paolo VI, il primo Pontefice ad effettuare viaggi internazionali. A quei tempi, però, il Papa passava e accennava qualche saluto. Su Papa Wojtyla c’è invece un racconto che tutti i vaticanisti conoscono e che oramai è divenuto famoso: durante il primo volo di Giovanni Paolo II, un giornalista americano gli fece una domanda, alla quale Papa Wojtyla rispose immediatamente. Da quel momento le domande al Pontefice divennero una consuetudine, che dimostra molto chiaramente come Giovanni Paolo II avesse piacere a comunicare con i giornalisti e stipulasse con loro una sorta di “patto mediatico” molto personale, e mai soggiogato dalla voglia dei giornalisti di ottenere qualcosa in più.

D – Come osserva Padre Federico Lombardi, nella prefazione del libro, il progredire dei mezzi di comunicazione nell’arco del lungo Pontificato di Giovanni Paolo II, ha fatto sì che sia stata prodotta una grande quantità di registrazioni sia audio che video, delle molteplici attività del Papa rispetto ai pontefici precedenti. Non tutto è stato, però, portato a conoscenza della collettività mondiale ed il suo libro sopperisce efficacemente a tali mancanze. Lei pensa che queste integrazioni possano valere non solo come testimonianze storiche ma anche incrementare la devozione dei fedeli?

R – La devozione per certi aspetti sicuramente. Giovanni Paolo II instaurava con le persone un rapporto umano: è interessante il fatto che, con i giornalisti, entrava in relazione col carattere di ciascun individuo facendo emergere non solo la sua capacità di Pontefice ma anche la sua umanità e personalità: questo lo si nota non solo dal tono diverso di risposte ma anche dal tipo di giornalista rispetto ad un altro, alcuni diventavano dei veri amici mentre con altri aveva un tono più asciutto. Chiaramente questo non è un libro devozionale: non parla né di Karol Wojtyla santo, né di miracoli, di misticismo o di preghiera, niente di tutto questo. È un libro dedicato proprio ad una parte di magistero del pontificato e, essendo una finestra aperta sulla personalità di Giovanni Paolo II, può essere un modo in più per conoscerlo meglio.

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INTERVISTA A ELISABETTA LO IACONO: LA COMUNICAZIONE DELLA FEDE E LA FEDE NELLA COMUNICAZIONE

FEDE E COMUNICAZIONE – I microfoni di Papaboys.it hanno intervistato, questa volta, l’autrice di “Se mi sbaglio mi corrigerete. La rivoluzione comunicativa di Giovanni Paolo II.” e “Caro Signor Papa”, due libri dedicati completamente alla figura del nostro amato e mai dimenticato Papa scomparso nell’Aprile di 5 anni fa: il suo nome è Elisabetta Lo Iacono che, oltre ad essere una scrittrice, è innanzitutto una giornalista professionista, di origine versiliese, e docente di giornalismo alla Pontificia Facoltà Teologica “Seraphicum” di Roma. Le abbiano rivolto alcune domande a proposito delle sue due creazioni e cosa ha rappresentato per la gente ma soprattutto per la comunicazione la figura di Giovanni Paolo II visto come Papa ma anche come uomo. Possiamo capirne veramente il senso solo leggendo la sua intervista.

Dottoressa Lo Iacono, nel corso del suo iter lavorativo di giornalista, il tema della religione l’ha portata a studiarne ed approfondirne l’importanza vista sotto la luce della comunicazione come evento mediatico. A cosa è dovuta questa scelta?

La scelta è avvenuta pochi anni fa: attratta, come molte persone, dalla figura di Giovanni Paolo II e svolgendo la professione di giornalista, ho avuto la curiosità di capire qual era questa grande caratteristica comunicativa di questo Papa, come effettivamente riusciva ad arrivare con il suo messaggio non solo a coloro che erano credenti ma anche a coloro che non lo erano. Da questo spunto nasce “Se mi sbaglio mi corrigerete. La rivoluzione comunicativa di Giovanni Paolo II” nel quale cerco di analizzare in maniera dettagliata quelle che sono le capacità comunicative del Santo Padre sia dal punto di vista del messaggio, dell’essenza, del verbum ma anche da un punto di vista della gestualità: ricordiamoci che Carol Woytila aveva questa marcata capacità di comunicare attraverso i gesti e le espressioni facciali. E’ anche un’analisi sulle scelte dei viaggi e su come questa comunicazione sia divenuta un’evangelizzazione itinerante attraverso il mondo, attraverso i popoli. Tutto ciò mi ha avvicinato a questo mondo della comunicazione religiosa e di conseguenza la volontà di approfondirlo, un’opportunità che ho avuto grazie sia all’insegnamento di giornalismo alla Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura Seraphicum, dov’è nata la prima cattedra di giornalismo, sia attraverso altre attività di collaborazione con altre testate con la realizzazione del libro “Caro Signor Papa”.

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EDITORIALE DI AVVENIRE: NULLA DEVE INARIDIRE LA SOLIDARIETÀ, NEANCHE LE INGIUSTIZIE

GESTO DA CONTINUARE – Ci si potrebbe chiedere perché. Perché una catastrofe umanita­ria, a detta dell’Onu «più grave dello tsumani», con 21 milioni di sfollati e 10 milioni di senzatetto, un quinto del Pakistan sepolto dal fango, raccolti di­strutti, a un mese di distanza rag­giunga l’Occidente come una debole eco. Perché gli allarmi delle organiz­zazioni di soccorso, che hanno rac­colto sì e no un quarto degli aiuti ne­cessari, non faccia breccia nei nostri notiziari. Eppure anche solo i nume­ri, dal Pakistan, sono terribili: metà degli alluvionati sono bambini e, di questi, quasi tre milioni hanno meno di cinque anni. Molti non hanno più una casa, e neanche tre su dieci han­no acqua potabile da bere. Questo si­gnifica epidemie. Tuttavia, l’attenzio­ne del mondo non si accende.

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IL CASO/ Il successo dei vampiri di Eclipse: moda o sogno d’immortalità?

E’ già record di incassi per il terzo capitolo della saga vampiresca di Twilight, Eclipse, interpretato dagli idoli dei teenager Kirsten Stewart e Robert Pattinson. Ed è “vampiri-mania”, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. La notizia sta su un giornale americano che si chiamaVampyres Only, che tradotto significa pressapoco: “Tuttovampiri”. Leggiamo: «ll dittatore Milosevic rappresenta un pericolo per la Serbia anche dopo la sua morte. Alcuni vampire hunters (cacciatori di vampiri) improvvisati  hanno già provato a piantare un paletto nel petto del defunto dittatore, ma non sono riusciti a raggiungere il cuore e hanno danneggiato solo la bara. La figlia di Milosevic ha, quindi, assoldato alcune guardie che vigilino sul corpo del padre». Fine della notizia. Siete basiti? Avete ragione. E non pensate che solo in Serbia possano liberamente circolare matti così che scorazzano per cimiteri a infilzare paletti nei cadaveri. L’Est europeo è pieno di simili storie. Proprio sui Carpazi, c’è il castello di Vlad III Tepes, detto l’Impalatore (principe guerriero romeno che combattè l’esercito ottomano) e soprannominato Dracul, cioè demonio. E se Transilvania significa “al di là della foresta”, si può ben supporre che da queste parti siano  abituati a guardare anche oltre la realtà. Nella zona di Snagov, a pochi chilometri da Bucarest, doveva sorgere il Dracula Park, una sorta di Disneyland dell’orrore, un investimento miliardario rimasto, per il momento, sulla carta. Le proteste degli ambientalisti, dell’Unesco e persino del principe Carlo d’Inghilterra hanno convinto il governo a rinviare la costruzione del baraccone vampiresco.Da tempo, Dracula e i suoi fratelli hanno però  lasciato i boschi della Transilvania per accomodarsi in più tranquille librerie, studi televisivi, pagine di giornali e remake dei film d’autore.   Nella letteratura, resta imbattuto il best-seller di Anne Rice, Intervista col Vampiro, mentre al cinema (il genere consta di almeno 300 pellicole) sono ancora Herzog con il suo Nosfe-ratu e F. Ford Coppola a dettare legge. Ma è soprattutto su internet che il principe succhia-sangue svolazza alla grande e affonda i canini nelle disponibili vene dei navigatori. La Rete si è trasformata ormai in un vero covo di pipistrelli, con decine e decine di siti dai nomi inconfondibili: vampiri.net, tenebra.com, bourbonstreet.com, dracula.it, vampangel.it o cuoreditenebra.it. La creatura dell’oltretomba, vive una nuova giovinezza, l’ennesima nella sua storia millenaria, alimentata dalle paure, incubi e paranoie dell’abitante della civiltà metropolitana. Nonostante il nichilismo della generazione attuale, anzi: proprio grazie a questo. Spazzati via sentimento e cultura religiosi, il Dio ucciso e morto viene sostituito dal Principe dello sprofondo, invincibile ed eterno révenant. Che non ha però il volto misericordioso e salvifico della divinità, ma la maschera orribile e terrificante del demone, della creatura oscena, costretta a uccidere per restare in vita.

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GIORNALI, BLOG, TWITTER E YOUTUBE: QUALI SONO LE NOTIZIE DI MAGGIOR INTERESSE?

COMUNICAZIONE – Per capire quali sono gli argomenti di maggior interesse sui nuovi media e sulla stampa, il Pew Research Center’s Project ha raccolto i dati delle notizie più discusse e condivise su blog, YouTube e Twitter e li ha comparati con i temi più popolari dei giornali. La ricerca ha esaminato la blogosfera con gli strumenti forniti da Icerocket e Technorati, raccogliendo le notizie apparse sui blog d’informazione, nel periodo che va dal 19 gennaio 2009 al 20 gennaio 2010. Nello stesso arco di tempo, sono stati esaminati i video più popolari di YouTube. Twitter, invece, è stato monitorato con TweetMeme (che traccia i link all’interno dei tweet), nel periodo che va dal 15 giugno 2009 al 15 gennaio 2010 (7 mesi).

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‘SE I GIORNALISTI FANNO PASSARE SOLO IL MALE’. ARTICOLO DA LEGGERE DEL VATICANISTA FRANCESCO GRANA

MEDIA – “Gesù ti prego che il mio papà lavori di nuovo”. Ho trovato questa frase scritta su un cartoncino a forma di stella appeso al grande albero di Natale che abbiamo fatto in parrocchia. Non poteva lasciarmi indifferente. Ho percepito il dramma della disoccupazione, comune a tante famiglie in questo tempo di crisi. Storie di persone invisibili, come le ha chiamate il Papa il giorno dell’Immacolata, che ogni tanto occupano le pagine dei giornali e vengono sfruttate finché la notizia e l’immagine attirano l’attenzione.

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http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=3038

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QUELLA BINETTI CHE CI PIACE… ALLONTANARLA DAL PD UGUALE A PERDERE MOLTI ALTRI VOTI

POLITICHESE – Non ci piace la politica e non siamo tenuti a parlarne, questo è chiaro ed evidente ormai da anni e la nostra Associazione non ha mai voluto, per indicazioni che riceviamo dai responsabili, ma anche per decisioni prese in principio da noi giovani stessi, occuparsi della ‘cosa pubblica’ se non quando si richiede una posizione ed una parola chiara, anche e soprattutto in favore dei nostri lettori ed associati. Ma un parere su questa diatriba interna al Partito Democratico (Binetti si, Binetti no) di queste ore ci sembra luogo adatto per intervenire. La Senatrice è una delle poche persone del Partito Democratico alla quale molti elettori cattolici fanno riferimento, sia per le sue lungimiranti posizioni, sia soprattutto per la chiarezza e la trasparenza di vita pubblica e privata.

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http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2901

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L’11 OTTOBRE ANCHE I PAPABOYS PARTECIPANO ALL’EVENTO ‘IO DISSUADO’ AL CIRCO MASSIMO DI ROMA

ROMA – Le persone sanno che “la velocità uccide”, eppure il loro comportamento di guida reale sembra non riflettere questo assunto. Giornali, ricerche sociali, istituzioni continuano a evidenziare la pericolosità della velocità al volante, ma le persone, di fatto, non ne tengono conto. Secondo una recente ricerca europea, in ogni istante il 50% dei guidatori supera i limiti di velocità consentiti (Fonte: OECD/ ECMT, 2006). Il progetto Io dissuado intende contribuire ad incidere, modificandolo, su questo atteggiamento mentale e comportamentale senza far leva su un facile terrorismo o una condanna morale, ma fornendo alle persone un’evidenza razionale, “Rallentare uccide di meno”, che fa appello alla loro intelligenza e alla sensibilità di individui e di membri della collettività. L’obiettivo del progetto è quello di sensibilizzare il grande pubblico sul tema della sicurezza stradale, stigmatizzando comportamenti e atteggiamenti scorretti alla guida.

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http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2870

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PROGETTO FONDAZIONE ANIA PER LA SICUREZZA STRADALE

Locandina_IO_DISSUADO

Le persone sanno che “la velocità uccide”, eppure il loro comportamento di guida reale sembra non riflettere questo assunto. Giornali, ricerche sociali, istituzioni continuano a evidenziare la pericolosità della velocità al volante, ma le persone, di fatto, non ne tengono conto. Secondo una recente ricerca europea, in ogni istante il 50% dei guidatori supera i limiti di velocità consentiti (Fonte: OECD/ ECMT, 2006). Il progetto Io dissuado intende contribuire ad incidere, modificandolo, su questo atteggiamento mentale e comportamentale senza far leva su un facile terrorismo o una condanna morale, ma fornendo alle persone un’evidenza razionale, “Rallentare uccide di meno”, che fa appello alla loro intelligenza e alla sensibilità di individui e di membri della collettività. L’obiettivo del progetto è quello di sensibilizzare il grande pubblico sul tema della sicurezza stradale, stigmatizzando comportamenti e atteggiamenti scorretti alla guida.

 Io dissuado

Io dissuado è un progetto di sensibilizzazione e di comunicazione che prevede l’utilizzo di più media:

  • Stampa quotidiana e periodica (da meta aprile a metà ottobre)
  • Internet
  • Evento a Roma
  • Relazioni pubbliche

 Attraverso un elemento simbolico, il dissuasore di velocità, vengono invitati tutti, in quanto tutti possibili vittime di incidenti stradali, ad essere testimonial di una campagna contro la velocità. Tutti sono invitati a diventare “dissuasori umani” di un comportamento scorretto che provoca ogni anno più vittime di una guerra.

L’evento

L’obiettivo dell’evento è quello di sensibilizzare la pubblica opinione, grazie ai media nazionali ed internazionali, rispetto al dramma quotidiano degli incidenti e delle vittime della strada attraverso un evento di massa, spontaneo, colorato e pacifico. Migliaia di persone si raduneranno a Roma domenica 11 ottobre 2009 per formare un cordone di “dissuasori umani”, proprio come viene visualizzato nella campagna stampa.

Il giorno dell’evento

La mattina dell’evento, alle ore 9.30, si raduneranno in via dei Cerchi tutti coloro che hanno aderito alla manifestazione. Verranno allestiti punti informazione e di ristoro ed aree destinate ai servizi. I volontari riceveranno le istruzioni utili da un coreografo di massa e dal suo team. Verso le ore 12.30, sotto la loro regia, i presenti si sdraieranno a terra, formando così una “colonna di dissuasori umani”. E’ previsto un momento musicale di grande impatto emotivo per dare la massima solennità all’iniziativa. Max Gazze ed Eugenio Finardi chiuderanno la manifestazione, verso le 13, con una performance musicale creata ad hoc per l’evento. Interverranno, inoltre, con la loro testimonianza personaggi dello sport e dello spettacolo. A tutti i partecipanti verrà regalata una T-shirt celebrativa dell’evento e materiale informativo sulla sicurezza stradale.

 Location

Roma, in quanto capitale d’Italia, deve essere rappresentativa di un Paese che ha deciso di iniziare una pacifica campagna contro la morte sulle strade. Per questa ragione è stata scelta la Città Eterna, in un luogo simbolico ed altamente suggestivo, via dei Cerchi (zona Circo Massimo), quale location della manifestazione.  

 

Patrocini

Il progetto ha ottenuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Comune di Roma.

 

Sito internet per iscrizioni ed informazioni

www.iodissuado.it

 

Segreteria organizzativa

e-mail: redazione@iodissuado.it

cell:  3317779242

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IL POTERE CREATIVO DI DIO E’ SPERANZA SICURA. BENEDETTO SI EMOZIONA NELLA GROTTA DELL’ANNUNCIAZIONE

PACE IN TERRASANTA – “Il prodigio dell’Incarnazione continua a sfidarci ad aprire la nostra intelligenza alle illimitate possibilità del potere trasformante di Dio, del suo amore per noi, del suo desiderio di essere in comunione con noi”. Lo ha affermato Benedetto XVI, oggi a Nazareth, nel discorso alla Celebrazione dei Vespri con vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, movimenti ecclesiali e operatori pastorali della Galilea nella Basilica superiore dell’Annunciazione. “Il riflettere su questo gioioso mistero – ha osservato il Papa – ci dà speranza, la sicura speranza che Dio continuerà a condurre la nostra storia, ad agire con potere creativo per realizzare gli obiettivi che al calcolo umano sembrano impossibili”. Questo “ci sfida ad aprirci all’azione trasformatrice dello Spirito Creatore che ci fa nuovi, ci rende una cosa sola con Lui e ci riempie con la sua vita. Ci invita, con squisita gentilezza, a consentire che egli abiti in noi, ad accogliere la Parola di Dio nei nostri cuori, rendendoci capaci di rispondere a Lui con amore ed andare con amore l’uno verso l’altro”. Nello Stato di Israele e nei Territori Palestinesi, ha ricordato il Pontefice, “i cristiani formano una minoranza della popolazione. Forse a volte vi sembra che la vostra voce conti poco. Molti dei vostri amici cristiani sono emigrati, nella speranza di trovare altrove maggiore sicurezza e migliori prospettive”. ..

Leggi tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2605

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I PARERI SUL PELLEGRINAGGIO DEL PAPA: IL PATRIARCA, IL PRESIDENTE, IL PORTAVOCE, IL DIRETTORE VIAN

PACE IN TERRASANTA – “Con le parole del Salmista chiedo anch’io a voi di pregare per la pace di Gerusalemme, di pregare continuamene per la fine del conflitto che ha arrecato così grandi sofferenze ai popoli di questa regione”. E’ tornato a parlare di pace il Papa nel suo saluto alla comunità cristiana di Gerusalemme incontrata durante la sua visita alla Concattedrale latina. Comunità – ha detto Benedetto XVI – che “continua a riunirsi come ha fatto da secoli, fin dai primi giorni della Chiesa”. Nel suo saluto, il Papa ha sottolineato il valore della preghiera di coloro che “secondo le parole di Santa Teresa di Lisieux” sono chiamate per vocazione ad essere “l’amore profondo nel cuore della Chiesa” e che con le loro preghiere sostengono “l’opera di evangelizzazione” della Chiesa nel mondo. In particolare, il Papa ha rivolto una “parola di apprezzamento per l’apostolato nascosto delle persone di vita contemplativa”. “Sono particolarmente grato per le preghiere – ha detto – che offrite per il mio ministero universale e vi chiedo di continuare a raccomandare al Signore il mio servizio al popolo di Dio in tutto il mondo”.

Padre Lombardi ribadisce: il Papa non ha mai fatto parte della gioventù hitleriana. I discorsi a Gerusalemme non ripetono concetti già espressi 

Il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha ricordato che Joseph Ratzinger non ha mai fatto parte della gioventù hitleriana. “Il Papa – ha detto padre Lombardi durante una conferenza stampa – non è mai stato nella Hitler jugend, che era un corpo di volontari fanatici, mai ne ha fatto parte, mai”. Circa i temi affrontati nei tre discorsi di ieri rivolti a israeliani e mondo ebraico in aeroporto, nel palazzo presidenziale e al memoriale dell’Olocausto, il portavoce ha ricordato che all’aeroporto Papa Ratzinger ha fatto una precisa condanna dell’antisemitismo, e che a Yad Vashem ha affrontato il tema del ricordo delle vittime, del senso del “nome” per l’identità di una persona, un modo per lui “di identificarsi profondamente e spiritualmente con il luogo che visitava”. Lombardi ha dunque ricordato che il Papa era un seminarista che a 16 anni fu arruolato di forza nel corpo degli ausiliari per la difesa aerea, come accadde allora a tutti i giovani tedeschi. “Si trattava – ha sottolineato – di una forza ausiliaria dell’esercito, non aveva niente a che fare con i nazisti e l’ideologia nazista”. I tre discorsi di ieri diretti dal Papa allo stato di Israele e al mondo ebraico, ha spiegato Lombardi, “hanno toccato differenti argomenti e non ripetevano gli stessi concetti: all’aeroporto ha nominato con molta chiarezza i sei milioni di ebrei uccisi nella Shoah e ha fortemente condannato l’antisemitismo; con il presidente Peres ha sviluppato l’importante concetto del legame tra sicurezza e fiducia e si è interrogato su come costruire questa sicurezza; a Yad Vashem il discorso era impostato sulla memoria, non dimenticare il nome vuol dire non dimenticare la persona, e questo è un punto centrale per il mondo ebraico, la meditazione del Papa era centrata su questo punto, con in più una affermazione sull’impegno che è di oggi della Chiesa Cattolica contro crimini contro umanità”. Non è detto, ha rimarcato il portavoce, che in ogni occasione si debbano ripetere gli stessi concetti, e il Papa “ha già parlato molte volte del suo essere tedesco, anche in rapporto al nazismo”. A una domanda se il Papa si senta “offeso” dall’ atteggiamento dei media nei confronti dei suoi discorsi, padre Lombardi ha osservato che Benedetto XVI “non è uno che reagisca in modo superficiale o immediato, è molto paziente e pronto ad ascoltare gli altri, ognuno può fare il suo discorso, certo sente che non è stato capito, io – ha aggiunto il portavoce – sento lo stesso, ma sappiamo cosa è il mondo e quali sono gli atteggiamenti, non si è sempre pronti a capire bene, a volte ci sono pregiudizi, e non tutti sono pronti a un atteggiamento di ascolto: a volte abbiamo l’impressione che non tutti” siano preparati sui temi di cui parlano. Papa Benedetto XVI allo Yad Vashem, il Memoriale dell’Olocausto a Gerusalemme ha tenuto un discorso ”di profondissima sensibilità ed emozione, però espresso con toni sempre misurati e moderati come il Papa fa. Questo è il suo stile che però, chi lo conosce, apprezza moltissimo”. Padre Federico Lombardi ne ha parlato ai microfoni della Radio Vaticana, ricordando che si è trattato di ”un discorso detto con la consueta finezza e delicatezza del Papa che non usa toni reboanti o teatrali ma che toccava un tema profondissimo che è quello della memoria e del nome”. Sul momento di ieri al Memoriale, il direttore della Sala Stampa ha detto che ”il Papa l’ha vissuto in un modo estremamente compreso, estremamente profondo, – ha sottolineato – con la più chiara e viva intenzione di dimostrare la sua partecipazione alla grande tragedia passata di questo popolo, ed anche alla sua sensibilità di ricordare quello che è avvenuto, per evitare che si possa ripetere qualche cosa di simile in futuro, evitarlo assolutamente in ogni modo”. 

Il presidente Peres: siamo tutti figli di Abramo. Da fratelli perchè combatterci? 

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LA VISITA DEL SANTO PADRE ALLA CUPOLA DELLA ROCCIA E LA NUOVA RICHIESTA DI GIUSTIZIA E PACE

PACE IN TERRASANTA – Il Gran Muftì di Gerusalemme e il presidente del Consiglio dei beni religiosi islamici hanno accolto stamane il Papa in visita alla Cupola della roccia sulla Spianata delle moschee. E’ la prima volta che questo luogo viene visitato da un Papa, il monumento islamico più antico della Terra Santa che sorge non lontano dalla moschea di Al-Aqsa. Il Pontefice è entrato nell’edificio scalzo, in segno di rispetto per il luogo di culto musulmano. In seguito, Benedetto XVI e il seguito papale si sono trasferiti nell’edificio di Al-Kubbah Al-Nahawiyya, dove si è intrattenuto con le personalità musulmane. “In un mondo tristemente lacerato da divisioni questo sacro luogo serve da stimolo e costituisce inoltre una sfida per uomini e donne di buona volontà ad impegnarsi per superare incomprensioni e conflitti del passato e a porsi sulla via di un dialogo sincero finalizzato alla costruzione di un mondo di giustizia e di pace per le generazioni che verranno”. Nel discorso Benedetto XVI ha affermato che anche se “può esserci la tentazione di impegnarsi in tale dialogo con riluttanza o ambiguità circa le sue possibilità di successo”, coloro che credono “hanno il compito di impegnarsi decisamente per la rettitudine pur imitando la sua clemenza, poiché ambedue gli atteggiamenti sono intrinsecamente orientati alla pacifica ed armoniosa coesistenza della famiglia umana”. Per il Papa, “la fedeltà all’Unico Dio” conduce a riconoscere che “gli esseri umani sono fondamentalmente collegati l’uno all’altro, perché tutti traggono la loro propria esistenza da una sola fonte e sono indirizzati verso una meta comune. Marcati con l’indelebile immagine del divino, essi sono chiamati a giocare un ruolo attivo nell’appianare le divisioni e nel promuovere la solidarietà umana”.

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2580 

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I COMMENTI AL PELLEGRINAGGIO DEL PAPA, GLI APPUNTAMENTI DI OGGI ED UN INCONTRO PARTICOLARE…

PACE IN TERRASANTA – Pietro pellegrino dopo duemila anni nella terra che vide nascere, morire e risorgere Gesù, il figlio di Dio, del Dio fatto Uomo per portare a noi la salvezza: questo dovrebbe essere il motivo centrale nel commentre la visita di Papa Benedetto XVI, anche se l’attenzione viene posta su tematiche parallele, anche dalle fonti ufficiali. Dalle ultime notizie chi si apprendono dalla giornata di ieri, Papa Benedetto XVI ha accettato di incontrare Noam Shalit, il padre del soldato israeliano Ghilad Shalit, che da tre anni è prigioniero di Hamas in una località sconosciuta di Gaza. La notizia è stata diffusa da una portavoce del capo dello stato israeliano Shimon Peres. L’incontro avverrà domani nella residenza di Peres, ha aggiunto la portavoce. “Peres annette a quel colloquio la massima importanza – ha spiegato la portavoce – in quanto il Pontefice rappresenta oltre un miliardo di fedeli in tutto il mondo e ha frequenti contatti con dirigenti politici e religiosi. Può dunque offrire un contributo importante per riportare Ghilad a casa”…

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2569 

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MA COME PUO’ IL QUOTIDIANO DEI VESCOVI DEFINIRE IL SANTO PADRE SOLAMENTE ‘RATZINGER’? UNA LETTERA

LAICITA’ O RISPETTO? – In alcune occasioni siamo costretti ‘moralmente’ in quanto ‘giovani del Papa’, – seppur piccoli e poveri – a prendere le difese di Benedetto XVI, da sfrontatezze eccessive, offese ed ingiurie; non abbiamo paura ad alzare la voce – seppure un po’ rauca, ma presente – ed assumere posizioni che talvolta definiremmo ‘scomode’, ma la cosa non ci preoccupa minimamente, in quanto – alla fine – tutte le posizioni che intendiamo comunicare – sono sempre frutto di preghiera e richiesta attenta di pareri, anche nelle sedi opportune. Noi parliamo e ci esponiamo, ma molte persone, nel silenzio e nella preghiera appunto, condividono il nostro parere. Il caso di oggi non è di ingiuria, ci mancherebbe altro, ma di sfrontatezza eccessiva e superficialità ‘laicistica’…., e riguarda addirittura il quotidiano ‘Avvenire (che finalmente ha un sito quasi da giornale serio … quasi!). Scriviamo al Direttore per esporre il nostro stato di amarezza. E gli scriviamo, non in quanto Associazione Cattolica (ancora non riconosciuta, ma che sta preparando gli statuti per esserlo, e già insediata in alcune diocesi italiane), gli scriviamo in quanto quasi 15.000 ragazzi cattolici italiani, con nome, cognome e residenza se servisse, che fanno parte al 100% della Chiesa Cattolica a tutti gli effetti – a meno che per far parte della Chiesa Cattolica Italiana da oggi serva un abbonamento o una tessera particolare, o qualche riconoscimento!

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LA CRISI DEL GIORNALISMO: SOSTITUIRE LA VERITÀ CON I PROFITTI. ANALISI DI UN COMUNICATORE ESPERTO

ROMA – Negli ultimi mesi, “sulla stampa fa notizia proprio la crisi della stampa”, sottolinea il professor Diego Contreras, decano della Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce di Roma. Il docente ha presentato il suo intervento “Il giornalismo on line: ripensare l’industria dei media o ripensare la professione?” durante il congresso “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”, svoltosi il 23 aprile presso la Pontificia Università Lateranense a Roma. Nel corso dell’evento accademico, giornalisti e teorici della comunicazione si sono riuniti per analizzare il Messaggio di Papa Benedetto XVI per la XLIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, pubblicato il 23 gennaio scorso e il cui tema centrale è quello delle nuove forme di comunicazione tra gli appartenenti alla cosiddetta “generazione digitale”, i nati in questa nuova era della comunicazione.

La crisi del giornalismo nell’era digitale..

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2516

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AFRICA – IL SANTO PADRE: “PUNTARE SUL VANGELO E SULLE DONNE PER SCONFIGGERE LE TENEBRE DELL’AFRICA”

LUANDA (ANGOLA) – Sono tante le “tenebre” che “oscurano” l’Africa e contro le quali bisogna combattere. Benedetto XVI le ha elencate nella straordinaria celebrazione Eucaristica alla spianata di Cimangola, alla periferia di Luanda, dove si sono radunati, per l’occasione, circa due milioni di fedeli. “Pensiamo – ha elencato il Papa – al flagello della guerra, ai frutti feroci del tribalismo e delle rivalita’ etniche, alla cupidigia che corrompe il cuore dell’uomo, riduce in schiavitu’ i poveri e priva le generazioni future delle risorse di cui hanno bisogno per creare una societa’ piu’ solidale e piu’ giusta”. Per il Pontefice, a ben vedere, la radice di questi mali antichi dell’Africa e’ sempre in quell’insidioso spirito di egoismo che “chiude gli individui in se stessi, divide le famiglie e, soppiantando i grandi ideali di generosita’ e di abnegazione, conduce inevitabilmente all’edonismo, all’evasione in false utopie attraverso l’uso della droga, all’irresponsabilita’ sessuale, all’indebolimento del legame matrimoniale, alla distruzione delle famiglie e all’eliminazione di vite umane innocenti mediante l’aborto”. Il Vangelo, afferma pero’ il Santo Padre, puo’ liberare da queste catene antiche e nuove. “Sono venuto in Africa – confida – per predicare un messaggio di perdono, di speranza e di una nuova vita in Cristo”. Poi lancia il suo appello “all’intero Popolo di Dio in Angola e in tutta l’Africa del Sud: Alzatevi, riprendete il vostro cammino”.

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BENEDETTO XVI MOLTO ADDOLORATO PER LA MORTE DELLE DUE GIOVANI CHE ATTENDEVANO DI INCONTRARLO

Il Papa è molto addolorato per la morte delle due giovani, anche perchè questo fatto getta un’ombra di tristezza su un incontro che era pieno di gioia”. Lo ha detto padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, durante un incontro con i giornalisti al termine della Messa di Benedetto XVI a Luanda. Padre Lombardi ha voluto sottolineare che non è ancora chiara la dinamica dell’incidente che ha provocato la morte di due ragazze, ieri, allo stadio Coqueiros. Sul fatto che non ci siano comunicati ufficiali da parte del governo, Lombardi ha semplicemente sottolineato che a “noi hanno detto che il comunicato è stato fatto ieri sera”. Ma ad oggi nè la tv nè l’agenzia di stampa ufficiale angolana hanno riportato la notizia. “Quello che abbiamo capito fino ad ora – ha detto Lombardi – è che l’incidente è avvenuto prima dell’incontro allo stadio quando molti giovani erano in attesa di entrare e hanno esercitato un forte pressione. Un’ora esatta non l’abbiamo capita, certamente piuttosto prima dell’incontro”. Le vittime sono due ragazze, una di 22 anni che è stata identificata ieri sera perchè aveva i documenti, l’altra non li aveva ma sembra avesse una ventina di anni. Sono morte all’ospedale. Lombardi, infine, ha detto che il Papa e il seguito non erano informati durante l’incontro della tragedia. “Alle 20 siamo stati informati e abbiamo avuto conferma che il fatto era reale”. “Questa mattina poi è stato tutto definitivamente confermato e il Papa ha voluto manifestare il suo profondo dolore all’inizio della Messa con alcune parole toccanti che riguardano non solo la vita eterna delle due giovani, ma anche la partecipazione al dolore delle famiglie, degli amici, particolarmente sensibile dato che queste due ragazze venivano proprio per incontrare il Santo Padre”. “Nel pomeriggio il card. Bertone, a nome del Santo Padre, si recherà all’ospedale dove vi sono le salme delle due ragazze e anche altri feriti, per manifestare la vicinanza del Papa”, ha reso noto il portavoce vaticano.

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AFRICA – JOVINE (MALATA AIDS): SENZA MARITO E CON SEI FIGLI ORMAI ORFANI, A CHE MI SERVONO I CONDOM?

VOCI DALL’AFRICA – Discutere del problema dell’Aids dalle redazioni dei giornali o dagli uffici politici delle varie istituzioni europee è una cosa; parlarne avendo negli occhi la situazione di decine di donne sieropositive, e dei loro figli che hanno preso il contagio, è tutt’altro affare. Rose Busingye dirige il Meeting Point di Kampala, un luogo di rinascita per 4 mila persone, tra malati e orfani, altrimenti condannate a vivere nel silenzio e nell’abbandono il loro destino di marchiate dall’Hiv. In questo luogo di intensa umanità, le polemiche sull’uso del preservativo per abbattere il flagello dell’Aids giungono come un’eco lontana.

Rose, che effetto le fa sentire tante voci polemiche intorno a un problema col quale lei lotta ogni giorno?

Chi alimenta la polemica intorno alle dichiarazioni del Papa deve in realtà capire che il vero problema della diffusione dell’Aids non è il preservativo; parlare di questo significa fermarsi alle conseguenze e non andare mai all’origine del problema. Alla radice della diffusione dell’Hiv c’è un comportamento, c’è un modo di essere. E poi non dimentichiamo che la grande emergenza è prendersi cura delle tante persone che hanno già contratto la malattia, e per quelle il preservativo non serve.

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