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INTERVISTA A ELISABETTA LO IACONO: LA COMUNICAZIONE DELLA FEDE E LA FEDE NELLA COMUNICAZIONE

FEDE E COMUNICAZIONE – I microfoni di Papaboys.it hanno intervistato, questa volta, l’autrice di “Se mi sbaglio mi corrigerete. La rivoluzione comunicativa di Giovanni Paolo II.” e “Caro Signor Papa”, due libri dedicati completamente alla figura del nostro amato e mai dimenticato Papa scomparso nell’Aprile di 5 anni fa: il suo nome è Elisabetta Lo Iacono che, oltre ad essere una scrittrice, è innanzitutto una giornalista professionista, di origine versiliese, e docente di giornalismo alla Pontificia Facoltà Teologica “Seraphicum” di Roma. Le abbiano rivolto alcune domande a proposito delle sue due creazioni e cosa ha rappresentato per la gente ma soprattutto per la comunicazione la figura di Giovanni Paolo II visto come Papa ma anche come uomo. Possiamo capirne veramente il senso solo leggendo la sua intervista.

Dottoressa Lo Iacono, nel corso del suo iter lavorativo di giornalista, il tema della religione l’ha portata a studiarne ed approfondirne l’importanza vista sotto la luce della comunicazione come evento mediatico. A cosa è dovuta questa scelta?

La scelta è avvenuta pochi anni fa: attratta, come molte persone, dalla figura di Giovanni Paolo II e svolgendo la professione di giornalista, ho avuto la curiosità di capire qual era questa grande caratteristica comunicativa di questo Papa, come effettivamente riusciva ad arrivare con il suo messaggio non solo a coloro che erano credenti ma anche a coloro che non lo erano. Da questo spunto nasce “Se mi sbaglio mi corrigerete. La rivoluzione comunicativa di Giovanni Paolo II” nel quale cerco di analizzare in maniera dettagliata quelle che sono le capacità comunicative del Santo Padre sia dal punto di vista del messaggio, dell’essenza, del verbum ma anche da un punto di vista della gestualità: ricordiamoci che Carol Woytila aveva questa marcata capacità di comunicare attraverso i gesti e le espressioni facciali. E’ anche un’analisi sulle scelte dei viaggi e su come questa comunicazione sia divenuta un’evangelizzazione itinerante attraverso il mondo, attraverso i popoli. Tutto ciò mi ha avvicinato a questo mondo della comunicazione religiosa e di conseguenza la volontà di approfondirlo, un’opportunità che ho avuto grazie sia all’insegnamento di giornalismo alla Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura Seraphicum, dov’è nata la prima cattedra di giornalismo, sia attraverso altre attività di collaborazione con altre testate con la realizzazione del libro “Caro Signor Papa”.

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PRESENTATO IL LIBRO-INTERVISTA DI PETER SEEWALD CON BENEDETTO XVI: “LUCE DEL MONDO…”

CITTA’ DEL VATICANO – E’ stato presentato stamani presso la Sala Stampa della Santa Sede il libro “Luce del Mondo. Il Papa, la Chiesa, i segni dei tempi. Una conversazione del Santo Padre Benedetto XVI con Peter Seewald”. Il volume, a cura della Libreria Editrice Vaticana, uscirà domani. Frutto di una settimana di conversazioni tra il Papa e il giornalista tedesco, l’estate scorsa a Castel Gandolfo, il libro conta circa 280 pagine: oltre 90 le domande a cui risponde il Pontefice.

Un libro-intervista semplice e profondo sul Papa, sulla Chiesa e sul mondo, che si legge d’un fiato. Benedetto XVI parla della sua vita quotidiana – gli manca di non poter fare una gita o una semplice passeggiata in città – e dei grandi temi dell’attualità. Oggi – dice – occorre riannunciare con “parole nuove” che “Dio è amore” a un’umanità che non comprende più che “il Sangue di Cristo sulla Croce è stato versato in espiazione dei nostri peccati” per la salvezza di tutti. “Sono formule grandi e vere” ma che sono ormai lontane dal nostro ragionare, sempre più intriso di “ateismo pratico”, incapace di alzare lo sguardo verso nuovi orizzonti. La Chiesa esiste per annunciare questa verità nonostante gli scandali che la feriscono e tuttavia ci dimostrano che è proprio Gesù ad averla fondata: “Se dipendesse dagli uomini – nota il Papa – la Chiesa sarebbe già affondata da un pezzo”. Ma ci sono tanti segni di speranza, “un fiorire di nuove iniziative” nella Chiesa che non nascono da strutture o burocrazie. “La burocrazia – afferma con forza – è consumata e stanca. Sono iniziative che nascono dal di dentro, dalla gioia dei giovani. Il Cristianesimo forse assumerà un volto nuovo, forse anche un aspetto culturale diverso” perché si trova di fronte ad “una nuova dinamica” ed ha una “forza vitale” che cambia il mondo. E’ una forza piccola perché anche se i cattolici sono un miliardo e 200 milioni – spiega con sant’Agostino – “molti che sembrano stare dentro, sono fuori” in una “sorta di schizofrenia” tra voler appartenere alla comunità ecclesiale ed essere permeati da una mentalità secolarizzata. Anche se è vero pure il contrario: “molti che sembrano stare fuori, stanno dentro”. E in questo contesto guarda “con tristezza” a quei giornalisti cattolici che nei media ecclesiali fanno propri gli slogan della solita critica alla Chiesa. Il Papa, da parte sua, “non ha il potere di imporre nulla”: è solo un uomo che deve “rendere testimonianza a Colui che è stato crocifisso”. E di fronte alle critiche e agli attacchi Benedetto XVI afferma: “Se avessi continuato a ricevere soltanto consensi, avrei dovuto chiedermi se stessi veramente annunciando il Vangelo”.

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PERCHE’ REPUBBLICA, IL CORRIERE ED I GIORNALONI NON DENUNCIANO IL TRAFFICO DI BAMBINI?

TRAFFICO DI ESSERI UMANI – Come mai non leggiamo su Repubblica, il Corriere e gli altri ‘giornaloni’ di oggi, il traffico di esseri umani di Islamabad tra cui donne e bambini? Dov’è il servizio in prima pagina che ci fanno leggere ogni giorno quando c’è da attaccare Benedetto XVI e il Vaticano? Perchè i Signori Direttori non danno incarico agli Emeriti giornalisti di servire anche i deboli, oltre che l’illuministico editore di riferimento? Grazie a Dio, la tutela dei bambini e delle donne, e la denuncia per fare qualcosa viene segnalata dall’Agenzia Vaticana Fides, che alza la voce con tono assolutamente preoccupato. Una nota dell’agenzia internazionale della Congregazione dell’evangelizzazione dei popoli di questa mattina titola: “Traffico di donne e bambini fra gli alluvionati: la denuncia delle Ong”

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IL PIU’ GRANDE QUOTIDIANO DI ISRAELE PRESENTA OGGI IN SECONDA PAGINA IL PELLEGRINAGGIO DEI PAPABOYS

PACE IN TERRASANTA – Dal 20 al 27 maggio 2009, a pochi giorni dalla visita del Santo Padre Benedetto XVI in Terrasanta sarà la volta dei Papaboys, in collaborazione con l’Apostolato dei giovani per la vita, l’Adunanza Eucaristica Nazionale ed alcune comunità come la ‘Vittoria di Dio’! Partenza per la terrasanta il 20 maggio e ritorno il 27 maggio con alcuni appuntamenti particolari e significativi, come la gara di calcio ‘Trofeo Freedom’ che si svolgerà il 20 sera a Gerusalemme alla presenza delle massime autorità dello stato, realizzato proprio su invito del Sindaco di Gerusalemme, oppure come il 23 sera quando, nel giardino degli Ulivi si svolgerà la prima Adunanza Eucaristica Internazionale dal tema ‘Nella notte in cui ti abbiamo lasciato solo!’. Ed in attesa del pellegrinaggio, oggi il più grande quotidiano di Israele lancia in seconda pagina il Pellegrinaggio dei Papaboys e l’incontro di calcio in fase di organizzazione, con un servizio dal titolo ‘Il Tempo di Benedetto XVI’, servizio firmato dalla giornalista israeliana Runi Malil…

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MA COME PUO’ IL QUOTIDIANO DEI VESCOVI DEFINIRE IL SANTO PADRE SOLAMENTE ‘RATZINGER’? UNA LETTERA

LAICITA’ O RISPETTO? – In alcune occasioni siamo costretti ‘moralmente’ in quanto ‘giovani del Papa’, – seppur piccoli e poveri – a prendere le difese di Benedetto XVI, da sfrontatezze eccessive, offese ed ingiurie; non abbiamo paura ad alzare la voce – seppure un po’ rauca, ma presente – ed assumere posizioni che talvolta definiremmo ‘scomode’, ma la cosa non ci preoccupa minimamente, in quanto – alla fine – tutte le posizioni che intendiamo comunicare – sono sempre frutto di preghiera e richiesta attenta di pareri, anche nelle sedi opportune. Noi parliamo e ci esponiamo, ma molte persone, nel silenzio e nella preghiera appunto, condividono il nostro parere. Il caso di oggi non è di ingiuria, ci mancherebbe altro, ma di sfrontatezza eccessiva e superficialità ‘laicistica’…., e riguarda addirittura il quotidiano ‘Avvenire (che finalmente ha un sito quasi da giornale serio … quasi!). Scriviamo al Direttore per esporre il nostro stato di amarezza. E gli scriviamo, non in quanto Associazione Cattolica (ancora non riconosciuta, ma che sta preparando gli statuti per esserlo, e già insediata in alcune diocesi italiane), gli scriviamo in quanto quasi 15.000 ragazzi cattolici italiani, con nome, cognome e residenza se servisse, che fanno parte al 100% della Chiesa Cattolica a tutti gli effetti – a meno che per far parte della Chiesa Cattolica Italiana da oggi serva un abbonamento o una tessera particolare, o qualche riconoscimento!

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PREMIO EUROPEO ‘GIOVANI GIORNALISTI 2009′ OPPURTUNITA’ PER CHI VUOLE SPECIALIZZARSI ‘INFORMANDO’

EVENTI – L’Europa celebra quest’anno il 20° anniversario della caduta della “cortina di ferro” e il 5° anniversario dell’adesione all’UE di otto Paesi dell’Europa Centro-Orientale e di Malta e Cipro. Questi anniversari offrono uno speciale spunto ai giornalisti – sia professionisti che aspiranti – di tutta Europa per manifestare ed esprimere il proprio punto di vista sull’allargamento dell’Unione Europea. In seguito al successo della scorsa edizione, la Commissione Europea vuole offrire ad altri giovani giornalisti l’opportunità di mostrare il proprio talento. Inoltre, l’edizione 2009 è aperta, oltre che ai giornalisti della stampa e ai giornalisti online, anche a quelli radiofonici. Il concorso è partito il 1° Febbraio e si concluderà il 31 Maggio 2009. L’argomento centrale degli elaborati per entrambe le categorie dovrà essere legato al tema dell’allargamento dell’UE e/o alla visione futura dell’Europa. I partecipanti dovranno essere di età compresa tra i 17 ed i 35 anni, e dovranno provenire da uno degli stati membri UE, da un paese candidato o potenzialmente candidato all’adesione (Balcani Occidentali e Turchia). In occasione del lancio del concorso Olli Rehn, Commissario per l’Allargamento, ha affermato: “Diamo il benvenuto alla seconda edizione di questo concorso aspettando di leggere e ascoltare i punti di vista dei giovani giornalisti di tutta Europa. I giovani sono degli “opinion leader” importanti per la loro generazione e il concorso offre loro l’opportunità di condividere le proprie esperienze e punti di vista sul nostro futuro europeo”…

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LA CRISI DEL GIORNALISMO: SOSTITUIRE LA VERITÀ CON I PROFITTI. ANALISI DI UN COMUNICATORE ESPERTO

ROMA – Negli ultimi mesi, “sulla stampa fa notizia proprio la crisi della stampa”, sottolinea il professor Diego Contreras, decano della Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce di Roma. Il docente ha presentato il suo intervento “Il giornalismo on line: ripensare l’industria dei media o ripensare la professione?” durante il congresso “Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia”, svoltosi il 23 aprile presso la Pontificia Università Lateranense a Roma. Nel corso dell’evento accademico, giornalisti e teorici della comunicazione si sono riuniti per analizzare il Messaggio di Papa Benedetto XVI per la XLIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, pubblicato il 23 gennaio scorso e il cui tema centrale è quello delle nuove forme di comunicazione tra gli appartenenti alla cosiddetta “generazione digitale”, i nati in questa nuova era della comunicazione.

La crisi del giornalismo nell’era digitale..

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2516

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Benedetto XVI. “Dio autore della vita”

IL VIAGGIO DEL PAPA IN AFRICA

TUTTE LE NOTIZIE IN TEMPO REALE SU

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IMMIGRAZIONE E SPERANZA… NON TUTTO E’ PERDUTO. “LA VALIGIA CON LO SPAGO”: UNA REALTA’

ESPERIENZE – L’immigrazione è oggi una problematica senza risposte, o una possibilità? Un grave dramma o una risorsa? Vediamo i ‘clandestini’ o gli ‘immigrati’ del caso come ostacolo delle nostre libertà, o come espressione di un universo reciproco che grida a gran voce il termine ‘accoglienza’. Inizieremo in questo periodo un percorso comune, cari amici dell’Associazione Nazionale Papaboys, che ci porterà ad analizzare la tematica dell’immigrazione, ma come fenomeno che deve portare alla reciprocità ed all’accoglienza, una risorsa di umanizzazione della società, quindi. Proponiamo, per iniziare il ciclo di riflessioni comuni, un servizio distribuito oggi dall’Agenzia Vaticana Fides, il cui direttore, Luca De Mata, esperto conoscitore del fenomeno, propone una chiave di lettura altra….

In volo verso Montreal – La valigia con lo spago
(corrispondenza di Luca De Mata)

Montreal (Agenzia Fides) – Ho lasciato il Belgio e sono in volo per il Canada. La mia inchiesta sull’immigrazione o meglio sui movimenti dei popoli da un continente all’altro mi sta sempre più portando all’interno di un fenomeno che una volta era solo di povera gente che, raccolte le sue povere cose, cercava in nuove terre nuove speranza e nuova fortuna, e soprattutto cercava un po’ di serenità che nella sua patria non aveva conosciuto. Questo è stato l’ andare sopratutto verso le Americhe e l’Oceania di milioni di Europei in flussi inarrestabili. Interi paesi si sono trasferiti in altre parti del mondo con il passa parola della miseria e della disperazione. I primi partiti sui ponti dei piroscafi con “le valigie legate dallo spago”, senza conoscere la lingua del paese che li avrebbe ospitati, senza nessuna certezza, vivendo solo la speranza di rimanere uniti nelle difficoltà che li avrebbero attesi. Fu rono milioni, ma certamente partivano come persone libere. Non schiavi. Ma ancora oggi è così ? No! Certamente no.

Più entro con questa inchiesta lungo i cammini della nuova immigrazione, più diventa evidente il disegno criminale che c’è dietro: sfruttare la disperazione e la miseria di milioni di individui. I tracciati che queste masse di povera gente deve seguire per entrare nelle nazioni dei privilegi sono ben delimitati e controllati dalle organizzazioni criminali. Oggi più che di immigrazione dovremmo parlare di tratta, di traffico di esseri umani, o ancora in modo più esplicito, di nuove schiavitù. A questa inchiesta da oggi voglio dare un nome “La valigia con lo spago”.

Perché questo nome “La valigia con lo spago”? La valigia con lo spago e subito, d’istinto, pensi alle immagini dei milioni di emigranti: Italiani, Irlandesi, Polacchi, Spagnoli, Portoghesi che, all’inizio dell’800 ed ancora fino agli anni ’50 del secolo scorso, si spostarono da un continente all’altro, con le loro valige legate, tenute sulle spalle, in fuga dalla miseria. Donne, uomini, adolescenti spesso analfabeti che, con caparbietà, sacrifici, volontà, sono stati mattoni reali che hanno contribuito alla costruzione della ricchezza dell’Occidente. Masse. Milioni di individui oggi integrati, figlie e figli di quelle valige di cartone. Oggi ancora più difficili da distinguere, ormai, da chi in quelle stesse terre era arrivato solo un secolo prima in fuga dalle miserie e dalle persecuzioni, quando non deportati con la forza.

E oggi? Senza valigia. Senza nulla. Milioni di ombre scivolano lungo montagne e coste per raggiungere un sogno. Sogno della fuga dalla fame, dalla morte che ti viene incontro nascosta dietro il sorriso di un ragazzo, di una donna di tritolo che, inerme, ti uccide insieme ad altri innocenti come te. Ombre che scivolano lungo le coste. Ombre senza valigia perché nella barca non c’è spazio. Ombre senza valigia per meglio attraversare i sentieri dei monti ed i loro precipizi. E se troppo pesanti, ombre lasciate affogare, rotolare nei burroni. Ombre che non devono lasciare tracce sui sentieri e le rotte dei mercanti della carne.

Le valige con lo spago sono loro: i loro corpi, o meglio le loro ombre. Criminalità comanda. La disperazione accetta. Pagamento anticipato. Carne, ossa e sangue da quel momento non sono più tuoi. Stabilito il prezzo tutto è dell’“Agenzia”. Nulla è più tuo, come non saranno più tuoi sogni e speranze. La valigia è la tua ombra. Lo spago è attorno al tuo collo e ti stringe, ti mozza il fiato. Spago di criminali, ricattatori, strozzini senza pietà, quando non fanatici del terrore. Tu devi pagare ed ubbidire. Tu devi diventare un ombra perché io ti porti di là! La valigia? Sei tu! Dare soldi! Tanti soldi! Un debito infinito grande come le speranze più dolci e più grandi di ognuno di noi. Dare soldi! Tanti soldi! Ed a Te uomo-donna valigia, sarà concesso di portare dentro di Te un sogno, solo un sogno! Perché la realtà sarà diversa quanto più grande è e sarà il tuo sogno. Si sa! Sognare costa. E così “l’Agenzia” Ti presterà i soldi per realizzare il tuo sogno. Benedetta “Agenzia”. Maledetto il mio sogno che ora mi incatena qui clandestino. Ombra costretta a prostituirsi, ombra di una schiava, ombra di uno schiavo. Dieci, dodici ore, con la schiena ubbidiente a stare chinata dove mi hanno tolto anche il tempo per sognare. Ho solo la memoria di quello che c’era di là, da dove sono fuggito. Terre di sangue e di nulla. E nulla è cambiato, anche qui solo chi è forte sopravvive.

Vi racconto i miei sogni. Il passato ed il presente sono in una stessa stanza dove tutte le notti devo scavalcare altri come me, per potermi abbandonare al sonno su un letto a fianco ad una specie di servizio igienico, dove vicino al lavandino c’è il fornello e la bombola del gas. Una stanza di odori acri, di umidità, di nessuna certezza neanche per la disperazione del mio sonno. Quando pensavo alla distanza che mi divideva da voi, mi chiedo: “Ho superato quella distanza?” . Quando ero di là mi dicevo: “Non so”. Non capisco i meccanismi, ma so di quello o di quella che sono arrivati di là: da voi, dove si compra e si vende felicità, dove non ci sono guerre e carestie.

Benedetta “Agenzia” che mi presterà i soldi per attraversare i mari ed i monti. E così sono caduto nella trappola degli ingegneri delle finanze criminali, degli spacciatori all’ingrosso, dei mercanti di prostitute, dei trafficanti di morte a volte in nome di una religione. Terrore. Sfruttamento. Schiavitù. Il mondo ricco ha paura delle ombre e così si spendono dai 25mila ai 30mila miliardi di dollari ogni anno per il controllo delle politiche migratorie e di asilo. Miliardi di dollari che potrebbero creare milioni di posti di lavoro, lì dove non c’è lavoro e qui dove ci vorrebbero sempre più lavoratori. Il mio aereo è atterrato. “La valigia con lo spago” mi attende anche in questa nazione. Scendo dall’aereo senza illusioni che qui troverò una realtà differente. Dagli amici che mi attendono mi sono già giunte tracce di storie non meno drammatiche e crudeli di quanto ho raccolto in Europa. 

Fonte e fotografia by
www.lucademata.it

VI PROPONIAMO UN VIDEO PER RIFLETTERE
SU RECIPROCITA’ E CULTURA DELL’ACCOGLIENZA

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DAL PAKISTAN ALLE ISOLE SALOMONE, SEGNI DI SPERANZA TRA I GIOVANI CATTOLICI IMPEGNATI NEI MASS MEDIA

ROMA – Non tutta l’informazione mondiale è da buttare, e non tutti i govani sono utenti ‘passivi’ della spazzatura che tali media e ‘Giornaloni’ buttano addosso senza condizionamenti e senza responsabilità. Dall’Agenzia Fides, voce della Propaganda Fide, diretta da Luca de Mata, oggi giungono due ‘voci di speranza’, voci che quotidianamente l’agenzia propaga dai tanti territori di missione dove la Chiesa Cattolica è impegnata a ‘raddrizzare’ l’epoca del relativismo. Una Tv via Internet è la nuova idea che è stata appena lanciata nell’orbe dei mass media pakistani dall’Arcidiocesi di Karachi. Si chiama “Good News Tv” e ha iniziato le sue trasmissioni il 21 febbraio scorso. Il progetto è stato ideato e realizzato dal Centro Catechistico di Karachi e che ne cura anche i contenuti, le trasmissioni, il palinsesto. Artefice dell’iniziativa, salutata con gioia e soddisfazione dall’intera Chiesa pakistana, è p. Arthur Charles, Direttore del Centro Catechistico, che ha creduto fortemente nel progetto e nella possibilità di offrire alla Chiesa pakistana un nuovo pulpito da cui evangelizzare, incontrando specialmente i giovani che sono sempre più presenti nella piattaforma di Internet e sono fruitori instancabili di Tv e informazioni via web. “Sono convinto che la Chiesa debba utilizzare i mass media per diffondere il Vangelo ma anche per l’educazione e la formazione dei giovani. Nel mondo di oggi la comunicazione è davvero incessante: siamo bombardati da tv, sms, e-mail. E’ imperativo che in questo villaggio globale esista una forte voce cattolica che annunci la Parola di Dio”, afferma p. Arthur. Il sacerdote nota come Papa Benedetto XVI abbai affrontato questa sfida della comunicazione e, come il suo predecessore, abbia dato molto importanza alla diffusine dei suoi messaggi tramite le nuove tecnologie, creando ad esempio un canale vaticano su “Youtube”. “Mi sono ritrovato in perfetta sintonia con il messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali, quando afferma che le tecnologie digitali sono un dono per l’umanità, che possono servire a diffondere solidarietà e comprensione fra la persone e i popoli”, nota il sacerdote.

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L’OSSERVATORE ROMANO OSSERVA…. STALLO NEI NEGOZIATI PER LA TREGUA TRA ISRAELE E HAMAS

TEL AVIV – Stallo nei negoziati sulla tregua a Gaza. Israele aprirà i valichi con la Striscia solo se Gilad Shalit, il caporale israeliano sequestrato nel 2006, verrà rilasciato. – La notizia è riportata nell’edizione quotidiana dell’Osservatore Romano, che riporta i fatti con un ‘non velato’ tono di seria preoccupazione. I dodici membri del Gabinetto di sicurezza riuniti ieri dal premier Ehud Olmert – osserva… il quotidiano della Santa Sede – per fare il punto sulla trattativa indiretta con Hamas hanno deciso all’unanimità che questa è la condizione imprescindibile per qualsiasi accordo. A complicare la situazione, poi, arrivano le nuove difficoltà nel dialogo interpalestinese: Il Cairo ha annunciato il rinvio della conferenza tra Hamas e Al Fatah inizialmente prevista per domenica. I mediatori egiziani ritenevano di “aver in tasca” almeno un via libera di massima israeliano a una proposta di accordo in due fasi: anzitutto la formalizzazione di una tregua di diciotto mesi e una riapertura parziale dei valichi; poi, lo scambio tra Shalit e un migliaio di detenuti palestinesi. È molto diversa invece la posizione di Israele: senza il rilascio di Shalit “sarebbe inconcepibile accettare qualsiasi proposta di tregua formulata dall’Egitto”.

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EMERGENZA ‘VIOLENZA’ IN ITALIA: NON DIAMO TUTTA LA COLPA AGLI IMMIGRATI. GRAVI ESEMPI ‘STATALI’

ROMA – Che possiamo aspettarci da uno stato che manda a morte una sua concittadina? Che possiamo aspettarci dalla ‘cultura di ‘Amici’ e del ‘Grande Fratello’ ? Che possiamo aspettarci dalla promozione catastrofica che è stata fatta da alcuni Giornaloni (i soliti, tanto per cambiare…) e da molte tv. di episodi di bullismo e violenze ai danni di minori? Possiamo pretendere che la generazione di adolescenti che sta crescendo abbia tutti gli ‘ormoni’ a posto, e talvolta anche tutte le rotelle del cervello? Il primo grido d’allarme, prima ancora di incolpare gli immigrati – romeni, albanesi e sud africani del del caso – è di guardarci in casa: meno violenza in tv corrisponderebbe a meno violenza per la strada! Meno violenza in politica e nelle aule che contano, equivarrebbe a meno violenza nei cortei e nelle piazze!

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LA RAPA… DI REPUBBLICA REPLICA AD AVVENIRE. E ‘LA STAMPA’ PROPONE L’ARTICOLO DEI PAPABOYS

MEDIA IMPAZZITI – E’ incredibile, ma dall’articolo di ieri relativo alla botta e risposta (ed oggi ancora botta) tra il quotidiano cattolico Avvenire, ed il quotidiano ‘laicista’ Repubblica, oggi è finita sul Quotidiano ‘La Stampa’. Ma non solo, tra commenti, e mail di protesta, e telefonate di appoggio, oggi Repubblica risponde ancora ad Avvenire per opera del suo direttore. Da che parte ricostruiamo la vicenda? Iniziamo da questa mattina, quando il buon Mauro risponde a Dino Boffo dalle pagine di Repubblica, ma intanto, sempre questa mattina l’articolo di ieri apparso sul nostro sito e che abbiamo distribuito come nota stampa anche ad ‘alcuni’ giornalisti, è uscito sul quotatissimo blog di Marco Tosatti ‘San Pietro e dintorni’, finestra quotidiana on line sul sito de ‘La Stampa’ di Torino. Iniziamo quindi proprio da qui:

Ecco il link per vedere il ‘post’ inserito da Tosatti.
”San Pietro e dintorni”
Il blog di Marco Tosatti
http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/hrubrica.asp?ID_blog=196

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CINEMA – FROST/NIXON IL DUELLO FILM ISPIRATO ALL’OMONIMO DRAMMA TEATRALE DI PETER MORGAN.

RECENSIONE – Se pensavate che la famosa ammissione pubblica di colpa (l’unica) fatta da Richard Nixon dopo il Watergate e le dimissioni da Presidente durante la lunga intervista televisiva rilasciata al giornalista inglese David Frost nell’estate del 1977 discendesse da spinte ideali, principi etici o ansia di giustizia, «Frost/Nixon il duello» di Ron Howard provvederà a correggere ogni eventuale ansia idealista. Ispirato all’omonimo dramma teatrale di Peter Morgan (che ha anche sceneggiato il film), il lavoro di Howard è in questo senso spietato nell’affermare a chiare lettere che tutto, proprio tutto, è stato fatto per l’audience. Diversamente da Oliver Stone, che con «W.» ha rischiato molto soprattutto per la freschezza dell’argomento, Howard non rischia niente e, essendo passati trent’anni dagli avvenimenti, ha la possibilità di riflettere pacatamente e di esaminare il tutto con il necessario distacco, favorito anche dal fatto che gli eventi narrati sono ormai alla luce del sole e non prevedono rivelazioni sconvolgenti. Mantenendo intatta l’impostazione teatrale, quindi puntando tutto più sulla tensione dialettica che sulla necessità di una messa in scena complessa, Howard (che di solito è bravo in funzione della qualità della sceneggiatura che si trova a filmare) aveva una sola possibilità di fallire, affidandosi cioè agli attori sbagliati.

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GLI ERRORI DEL GIORNALISMO IN TEMA DI RELIGIONE. PUNTI CIECHI E DISTORSIONI NELLA STAMPA

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CITTÀ DEL VATICANO – La precisione e l’obiettività sono caratteristiche di cui spesso sono carenti le notizie stampa sulla Chiesa o sulla religione in generale. Un esempio è dato da un recente articolo di Newsweek sul matrimonio omosessuale. Nell’edizione del 15 dicembre, la rivista ha pubblicato un servizio di Lisa Miller in cui l’autrice sostiene che non è possibile considerare la Bibbia una fonte attendibile per definire ciò che dovrebbe essere il matrimonio. La Miller ha anche affermato che né la Bibbia né Gesù hanno esplicitamente definito il matrimonio come l’unione tra un uomo e una donna. L’articolo della Miller è stato ampiamente criticato per le citazioni bibliche decontestualizzate e per non aver riportato i numerosi passaggi sul matrimonio presenti nelle Scritture. La stessa rivista ha ammesso che le sue opinioni hanno attirato migliaia di critiche via e-mail. L’ignoranza palesata su Newsweek non è purtroppo un caso isolato. Il 15 dicembre, nella pagina delle lettere dei lettori, il quotidiano britannico Guardian ha dovuto ammettere di aver confuso l’Immacolata Concezione di Maria con la nascita verginale di Gesù in un servizio pubblicato proprio nel giorno della festa dell’Immacolata Concezione. L’editore ha dovuto anche confessare che, come ha scritto un lettore sacerdote, si tratta di un errore frequente. Ben sette volte negli ultimi 10 anni, infatti, il Guardian ha dovuto pubblicare rettifiche su questo argomento. Un altro errore lampante è stato commesso il 7 luglio, questa volta da FoxNews, in relazione a Webster Cook, uno studente della University of Central Florida che avrebbe trafugato un’ostia consacrata. Il giornalista ha affermato erroneamente che l’ostia è considerata dai cattolici “un simbolo del corpo di Cristo”. I commentatori hanno subito sottolineato che la Chiesa cattolica crede nell’Eucaristia non come mero simbolo, ma come vero Corpo di Cristo. FoxNews, nel rettificare, ha poi commesso un altro errore dicendo che l’ostia diventa il Corpo di Cristo quando viene “benedetta”, anziché “consacrata”.

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INTERNET, INFORMAZIONE E DEMOCRAZIA – LA BIBLIOTECA DI BABELE RETE INFINITA CHE AVVILUPPA IL MONDO

TENDENZE – Che cos’è Internet? Si potrebbe definire come una rete di interconnessione tra computer collegati attraverso l’adozione di un medesimo sistema (“protocollo”) di comunicazione. Se un computer entra nella “rete” può essere connesso in modo interattivo e veloce a qualunque altro computer collegato e in qualunque angolo della terra si trovi. Internet è così un sistema globale di comunicazione a “ragnatela” – in inglese web, metafora usata per indicare l’intera rete. Concretamente questo significa che ponendo in uno degli hard disk connessi all’interno di questa rete testi, immagini, suoni e dunque informazioni di tipo testuale o multimediale, è possibile renderli accessibili in modo rapido e in qualunque momento da qualsiasi utente connesso. Internet oggi si rivela come un “oceano” di informazioni da riempire e da solcare. Ma più che di un oceano bisognerebbe parlare di una biblioteca. Lo scrittore argentino Jorge Luis Borges nel racconto La Biblioteca di Babele (1941) paragonava l’universo a una immensa biblioteca: tutti sono attratti dal numero indefinito delle sue gallerie e trascorrono la vita ad esplorarle, senza però mai venirne a capo. Ecco, la rete può essere compresa come una grande biblioteca di Babele. In questo senso Internet dunque è un luogo in cui è possibile accedere alla conoscenza. Anzi: in realtà è una sorta di grande unico testo di cui nessuno è l’autore, che si riferisce a se stesso e che è di fatto non esauribile. Ma chi è oggi il protagonista di questa rete? Il mensile Time dedica ogni anno la sua copertina del mese di gennaio alla “persona dell’anno”. Nel gennaio 2007 al centro della copertina appariva un computer con il monitor argentato a specchio in modo da riflettere l’immagine del lettore. In basso compariva il titolo: You, cioè “Tu”, e proseguiva: “Sì tu. Tu controlli l’era dell’informazione. Benvenuto nel tuo mondo – You. Yes, you. You control the Information Age. Welcome to your world. Il dossier di una trentina di pagine che spiega il motivo di questa scelta si apre con una riflessione sulla “democrazia digitale”. Il concetto di democrazia, mutuato dal contesto politico, richiama una dimensione sociale e implica una partecipazione attiva. Perché questa scelta?
Sarebbe ingenuo pensare che la rete sia necessariamente un luogo di spersonalizzazione. La rete è un ambiente che, nonostante tutti i rischi possibili di alienazione, permette di sperimentare nuove forme di contatto, di relazione e di espressione personale. La rete innanzitutto permette la partecipazione e la diffusione dei contenuti multimediali – testi, immagini e suoni – prodotti dagli stessi utenti, i cosiddetti consumer generated media. Ogni informazione di questo tipo è immediatamente rielaborabile nel senso che entra in una rete di relazione tra persone e tra altri contenuti. Una “rete sociale” è costituita da un gruppo di persone legate, in genere, da interessi comuni, aperte a condividere pensieri, conoscenze, ma anche pezzi della loro vita: dai link ai siti che ritengono interessanti fino alle proprie foto o ai propri video personali. Ma sono molte le cose che si possono condividere in rete. Tra l’altro le immagini e le fotografie personali. Il “navigatore” potrà inserire fotografie nel suo blog, oppure potrà aprire delle vere e proprie gallerie personali grazie a servizi quali Flickr di Yahoo! o Picasa di Google. Questi sistemi permettono la condivisione delle proprie fotografie con l’intera rete. Il proprio archivio personale diventa così un elemento di una rete sociale globale. Se poi il nostro “navigante” vorrà condividere contributi audio – discorsi, lezioni, conferenze – potrà registrare e diffondere le sue trasmissioni attivando un podcast, e rendendole così fruibili da tutti grazie ai tanti servizi reperibili in rete. Un capitolo a parte andrebbe dedicato all’uso del video nel mare di questa condivisione aperta. È proprio a questo livello che è in atto uno dei cambiamenti più eclatanti, reso possibile grazie al web 2.0. Ne è l’emblema il fenomeno YouTube, piattaforma indipendente, acquisita da Google, e fusa e integrata col proprio Google Video. Secondo Erich Schmidt, amministratore delegato di Google, il ritmo di upload video su YouTube cresce in maniera esorbitante, tanto da essere definito moderately disturbing. Pare sia di dieci ore di video al secondo. Il numero fa comprendere la dimensione del fenomeno.

Insomma i social network sono composti da persone comuni, non da tecnici o esperti, che distribuiscono contenuti relativi ai propri interessi o alla propria esistenza. Questa evoluzione incrementale ha generato il cosiddetto web 2.0. Il cambio del nome, più o meno condivisibile, rende evidente il processo di evoluzione nell’approccio alla tecnologia: al primo posto non c’è più la pubblicazione di “pagine”, ma la partecipazione dei contenuti tra persone. Nel web 2.0 il senso della pubblicazione è la partecipazione. Pubblicare significa partecipare, cioè condividere. Il centro di questa rete sono i contenuti che vengono scambiati all’interno di un social network.
La caratteristica degli spazi del web 2.0 è quella di essere aperti a tutti sia nella fruizione sia nella costruzione. Il fenomeno più recente in questo campo è invece la crescita di spazi chiusi, legati a piccoli gruppi di persone che hanno qualcosa in comune o comunque selezionati in base a qualche criterio. Insomma: cresce la necessità di piccoli gruppi. Partecipare se stessi a tutta la rete può essere avvertito come spersonalizzante, e così si cercano spazi più riservati e controllati, community che implicano l’aggregazione di persone legate realmente o potenzialmente da qualcosa di specifico, come FaceBook e LinkedIn, che crea un professional network, utile anche per la ricerca e l’offerta di posti di lavoro. L’idea che si riconosce al cuore di queste nuove iniziative di network è quella invece molto antica e tradizionale di club, più o meno “esclusivo”. Ma il vero fenomeno, sempre più dilagante, che sta caratterizzando la vita di internet è quello dei cosiddetti blog nati circa dodici anni fa. Il termine blog di per sé non significa nulla. Esso è frutto della contrazione delle parole inglesi web e log: web, che significa “ragnatela”, sta per la rete stessa e log, che significa “diario” o anche “giornale di bordo”. Dunque la traduzione italiana di blog potrebbe essere “diario in rete”.

E questa è, in effetti, la definizione più semplice: esso è uno spazio virtuale, autonomamente gestito, che consente di pubblicare una sorta di diario personale o, più in generale, contenuti di qualunque tipo che appaiono in ordine cronologico, dal più recente fino al più vecchio, e conservati in un archivio sempre consultabile. I contenuti possono essere arricchiti da collegamenti ad altri blog e ad altri siti all’interno di una fitta ragnatela di connessioni reciproche. Man mano che i nuovi materiali vengono inseriti, quelli più datati vengono a posizionarsi più in basso fino a confluire nell’archivio settimanale, mensile o annuale. Sin dal suo inizio questa forma di espressione ha infatti rivestito una doppia funzione: mettere on line storie personali, riflessioni dell’autore, per i quali la cadenza quotidiana dell’aggiornamento riproduce i ritmi della vita ordinaria; realizzare una forma di comunicazione diffusa dal basso, senza filtri di carattere economico o spaziale, che dia informazione e soprattutto faccia opinione, in genere “alternativa” rispetto a quella dei media più ufficiali.
Se è facile aprire e rendere operativo un blog, non è altrettanto semplice comprendere a fondo l’impatto, a giudizio di alcuni “rivoluzionario”, di questa tecnologia, almeno a livello delle relazioni in rete e del modo e del desiderio di raccontare la realtà, la propria personale e quella del mondo.
Un esempio di questa fusione ispirativa tra giornalismo e espressione creativa è quello realizzatosi a New York in occasione dell’attentato alle Twin Towers, quando i blogger newyorkesi hanno raccontato in diretta, come veri e propri “inviati” sul posto, ciò che accadeva, producendo cronache in forma di testimonianze personali. Il blogger potenzialmente può fare informazione in maniera immediata, in diretta e senza passare da alcun filtro, ovviamente anche di tipo etico: non c’è alcuna garanzia di alcun tipo circa ciò che è scritto, se non quella dell’autorevolezza personale del medesimo blogger.

Il blog dunque vive a metà strada tra il giornale o la rivista e la comunicazione per passaparola. Rispetto a un normale periodico cartaceo, il blog si caratterizza per la spiccata presenza di un individuo e delle sue preferenze di scelta e di giudizio, per la sua “autorialità”. Rispetto al puro passaparola, invece, il blog può contare su tutte le risorse della Rete – link al sito dell’editore, ad altri commenti e fonti. Tuttavia del passaparola il blog ha ereditato la necessità del coinvolgimento relazionale nel passaggio della notizia, che non è più solamente “trasmessa” – cosa che caratterizza i broadcast media e che rende l’utente uno “spettatore” – ma condivisa in contesti di relazioni, sebbene esse siano “virtuali”. Quella della “piazza” e della comunicazione spontanea che in essa avviene resta una buona immagine esplicativa del fenomeno. Tuttavia tutti i paragoni – col giornale, il passaparola, il diario – sono insufficienti. Il blog insomma, utilizzando un’espressione del sociologo Clifford Geertz, è uno dei blurred genres, un “genere confuso”.
Un blog esemplare, reso famoso dalla tragica fine del suo autore, è Bloghdad del giornalista freelance Enzo Baldoni, ucciso in Iraq a fine agosto 2004. Al suo interno troviamo di tutto in uno stile perfettamente coerente e adeguato allo spazio virtuale proprio di quel “genere confuso” che è il blog: foto, reportage, brevi note, commenti. Quello di Baldoni è un esempio di blog journalism – che qualcuno traduce in italiano anche con espressioni quali “giornalismo civico” o “di base” o “partecipativo” – realizzati da singole persone. Ma anche in questi giorni, ad esempio, notiamo come uno strumento prezioso per sapere qualcosa sul Myanmar sia proprio questa forma di giornalismo e dunque blog come http: //ko-htike.blogspot.com, il cui autore da Londra si fa collettore di immagini e video sulla situazione di quel Paese. O esempi come i quotidiani on line Mizzima e Irrawaddy, gestiti da giornalisti birmani esiliati. La blogosfera birmana, sebbene censurata, riesce comunque a esprimersi.

Un caso tra i più organizzati ed estesi al mondo è quello della testata sudcoreana Ohmy News, nata nel febbraio del 2000, che pubblica due edizioni: una in coreano e una, internazionale, in inglese. Essa funziona attraverso il contributo dei suoi lettori, che spesso diventano anche cronisti – retribuiti con cifre modeste. Lo staff redazionale, che sceglie e seleziona le notizie, è composto da qualche decina di persone, ma i collaboratori della testata sono migliaia – si parla tra i venti e i trentamila – in tutto il mondo, a fronte dei suoi oltre due milioni di lettori. Il fenomeno dilagante, dunque, pone nuove sfide al mondo dell’informazione e del giornalismo.

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