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IERI NELLA CHIESA DELLA FARNESINA IL RITIRO SPIRITUALE DEI PAPABOYS: IL PRIMO DI UNA LUNGA SERIE!

EVENTI ( Roma) – “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra” (Matteo 25, 31-33)
Un’iniziativa nuova e lodevole quella dell’Associazione Nazionale Papaboys. L’ufficio di presidenza dell’Associazione si è riunito ieri pomeriggio, alle 17, per un ritiro spirituale nella Chiesa dei Santi Giovanni Evangelista e Petronio dei Bolognesi, situata nei pressi di Campo de’ Fiori, a Roma. 

Il ritiro è stato presieduto da Don Walter Trovato che, oltre ad essere cappellano della Polizia di Stato, è l’assistente spirituale dei Papaboys. Don Walter, in tutta la sua semplicità, ha sviluppato la catechesi in modo chiaro e conciso, fondando il suo discorso sull’importanza e sul valore che il Battesimo ha per ogni cristiano.Sulla scia del messaggio evangelico, Don Walter ha suscitato l’attenzione dei “ragazzi del Papa” a prendere consapevolezza delle proprie azioni davanti a Dio, in quanto battezzati nella Santa Chiesa Cattolica. Gesù, al cospetto del suo popolo, non giudica, ma separa semplicemente le pecore dai capri.Perciò non bisogna temere il giudizio di Dio, ma avvicinarsi a Lui, proprio come ha affermato l’assistente spirituale dei Papaboys: “Non bisogna aver paura del Signore, ma correre davanti al tabernacolo”. Solo attraverso la preghiera e l’assiduità ai sacramenti, dunque, possiamo trovare la pace interiore e divulgare la parola del Vangelo. 

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IL CASO: COSÌ IL CARDINALE BAGNASCO RISOLVE IL “CONFLITTO” TRA SCIENZA E FEDE

CHIESA CATTOLICA (Perugia) – «Noi siamo convinti che esiste una verità e tale verità è oggetto della ricerca scientifica». Ad affermarlo non è uno scienziato preso dal fervore della sua ricerca, tantomeno un filosofo positivista: è un passaggio dell’intervento che il Cardinale Angelo Bagnasco ha tenuto venerdì scorso a Perugia sul rapporto tra scienza e fede. Forse potrà sorprendere qualcuno, ma non è affatto una novità che il magistero della Chiesa, superate le note difficoltà di quattro secoli fa, sostenga con decisione ed entusiasmo la scienza come genuino valore di conoscenza, di contemplazione e di uso della natura per il bene dell’uomo. E in questi quattrocento anni, la scienza moderna ha dimostrato di avere molte frecce al suo arco per lottare alla conquista dei segreti del mondo fisico in tutte le sue manifestazioni, dalle sfuggenti particelle elementari, alla complessità delle strutture biologiche, alla grandiosa evoluzione dell’universo nel suo insieme.

Ma con altrettanta chiarezza Bagnasco, anche qui in piena continuità con la tradizione cattolica, ha sottolineato il fatto che il metodo scientifico non esaurisce la possibilità di conoscenza di ciò che è reale. È la nostra stessa esperienza, del resto, a mostrarci che la ragione umana non si comporta come un monolite nella sua tensione a conoscere la realtà, ma utilizza approcci diversi a seconda dell’oggetto dell’indagine: «Alla differenziazione degli oggetti corrisponde una differenziazione dei metodi». Non abbiamo bisogno di fare un’analisi chimico-fisica del DNA, ad esempio, per avere la conferma che è giusto che uomini e donne abbiano gli stessi diritti civili: è questa una verità filosofica. Così la scienza ci può dire qualcosa sul meccanismo geofisico che ha provocato lo tsunami in Giappone, e speriamo che un giorno (che purtroppo si preannuncia ancora lontano) sia in grado di fare previsioni che ci consentano di prevenire i devastanti effetti di questi fenomeni. Ma di certo nessuna analisi scientifica potrà dirci qualcosa davanti al dolore delle madri che hanno perso i loro figli sulle spiagge di Sendai, o sul senso della vita di chi, come noi, è sopravvissuto. La scienza non sa rispondere alle domande brucianti e inevitabili sul significato ultimo delle cose e sul destino della singola persona: è questo il terreno della fede.

A questo punto normalmente si cambia registro e si dice che la fede non attiene al “conoscere” la realtà, ma al “credere” in qualche cosa. Essa quindi non avrebbe niente a che fare con la ragione e con il giudizio: saremmo nel campo della scelta arbitraria, del sentimento, della pura opinione. Bagnasco, invece, nel suo intervento, prende una via diversa: egli identifica la fede, nel suo livello basilare, con una forma o metodo particolare di conoscenza. «Ogni uomo vive di “fede”, più esattamente di “fiducia”: è infatti un atteggiamento di base, che appartiene alla vita stessa. Ognuno, per vivere, deve fidarsi degli altri, deve accettare moltissime cose senza verificarle di persona». E in effetti è ragionevole affermare come vero qualcosa che afferma un altro, nel momento in cui abbiamo ragioni adeguate per stabilire la credibilità del testimone. «Si intrecciano il riferimento a qualcuno che conosce una cosa e che è persona qualificata e degna, la testimonianza della fiducia di altri, e, infine, una certa verifica nella nostra esperienza quotidiana». Occorre naturalmente allenamento al giudizio e al senso critico per esercitare bene tale “conoscenza per fede”, nell’applicare la quale non siamo infallibili come del resto non lo siamo quando applichiamo altri metodi di conoscenza. Ma si tratta, continua Bagnasco, di «un fondamento senza il quale nessuna società potrebbe sopravvivere, e innanzitutto nessuna persona». In effetti, anche il procedere della scienza si appoggia pesantemente sulla capacità criticamente assunta di “conoscere per fede”. Sarebbe, infatti, impossibile, oltre che irrazionale e persino ridicolo, pretendere di ripetere direttamente tutti gli esperimenti e le osservazioni che altri hanno condotto prima di noi, invece che fidarsi del lavoro riportato da altri.

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SCUOLA: SCRUTINI, COPIA-INCOLLA E VOTI PUNITIVI: COSA STA SUCCEDENDO?

A lavori ancora in corso, posso dire che le cose che ho letto sul sussidiario sono tutte vere e scrivo la mia con un po’ di tristezza. Da me siamo all’80 per cento dell’opera e non sta andando bene, nonostante il passaggio in collegio docenti di una delibera quadro dedicata al tema della valutazione. La scuola italiana ha bisogno di un’anima per ridare senso a quello che gli studenti, giorno dopo giorno, sono chiamati a fare: parlo della passione del lavoro di docente, della capacità di trasmettere entusiasmo, della capacità di convincere circa l’utilità dello studio personale, della capacità di adeguare il processo di insegnamento al mutato quadro concettuale e mentale dei giovani (i cosiddetti stili cognitivi).

Non dobbiamo prendercela con gli scrutini: se la valutazione non funziona non è colpa dello scrutinio elettronico e neanche della confusione mentale prodotta dalla necessità di valutare (tentare di valutare) per competenze. Non è colpa degli scrutini se la valutazione è in crisi; ma allo scrutinio un DS scrupoloso vede parecchie cose della scuola meritevoli di attenzione. La mia scuola è fatta per l’80 per cento da un vecchio Itis (ora Istruzione Tecnica settore Tecnologico, indirizzi Meccanico, Elettrotecnico ed Informatico) e per il restante 20 per cento da un vecchio Liceo Scientifico Tecnologico (ora Liceo Scientifico Opzione Scienze Applicate). Vediamo allora cosa ho visto.

Si boccia troppo – È troppo diffuso il principio della valutazione intesa come premio-punizione e troppo poco diffusa un’idea di valutazione come momento formativo e come momento in grado di intervenire sulla dimensione affettiva dello studente nei confronti del suo processo di apprendimento.
Qualche docente teorizza esplicitamente l’idea che i voti del primo quadrimestre servano da lezione per indurre gli studenti a studiare. A parte il rischio di indurre conclusioni del tipo non ne vale la pena, trovo singolare che un professionista dell’insegnamento non si interroghi sul fatto che non possa accadere che una intera classe cambi completamente, e in maniera drastica, il suo rendimento in una materia solo perché è cambiato il docente.

I casi sono due: o è stato preceduto da un incompetente (o da una intera serie di incompetenti), e allora avrebbe dovuto segnalarlo tempestivamente al DS, oppure lui sta sbagliando in qualche cosa sia nel giudizio, sia nella prognosi, perché è ben noto che non si impara (e non si disimpara) a scrivere in tre mesi. La discussione su questi elementi in sede di scrutinio è abbastanza imbarazzante perché tra colleghi, tendenzialmente, non ci si espone e perché è naturale ammettere che, in caso di nuovo docente, si abbiano fasi di assestamento dovute a cambiamenti di metodologia. Tutto bene se discutessimo di un 6 che diventa 5; non ci siamo se invece l’intera classe viene presentata come insufficiente, bisognosa di essere messa in riga e magari gli stessi studenti lamentano una mancanza totale di disponibilità all’ascolto.

Questo aspetto del docente come monade dentro un momento di valutazione collegiale dovrebbe gradualmente attenuarsi se riusciremo a passare alla valutazione per competenze, ma in realtà (per farlo) ci sarebbe bisogno di momenti di condivisione del lavoro, orario di servizio distinto dall’orario di insegnamento, continuità nella composizione dei consigli di classe, tutte cose che si scontrano con i chiari di luna attuali.

Che voto dare – Valutare prove e prestazioni e poi farci sopra delle medie aritmetiche (neanche ponderate) è la prassi normale. Anche i docenti più impegnati ed emotivamente coinvolti cedono le armi di fronte ad una verifica andata male. Quasi nessuno apre il registro, si concentra sullo studente, scrive un giudizio in cui si colgono gli elementi più rilevanti e poi azzarda un voto (solo alla fine). Se si cerca di imporre la stesura di un giudizio si scatena la metodologia del copia e incolla. Non ho nulla contro il copia e incolla, ce l’ho con il rifiuto di pensare allo studente mentre si valuta e con l’approccio secondo cui si preparano giudizi precotti per ogni valore di voto.

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ELOGIO DEL GIUDIZIO: UN ANTIDOTO AL NICHILISMO

RIFLESSIONE – La qualità del disagio giovanile che colpisce molti ragazzi di oggi è stata analizzata da numerosissimi studiosi. Il dato incontrovertibile, di natura culturale ma soprattutto esistenziale, che da queste ricerche campeggia con chiarezza, è il seguente: è entrato in casa quello che Nietzsche chiama “l’ospite più inquietante”, ovvero il nichilismo.

Il nichilismo consiste nella negazione di qualsiasi valore, nella perdita di qualsiasi punto di riferimento: ogni cosa si avvolge su se stessa in un’assenza assoluta di orizzonte e di orientamento. Il futuro, più che un’opportunità, rappresenta una minaccia, ragion per cui ci si raccoglie nel presente cercando di vivere tutto ai limiti dell’esuberanza e della decenza. Dovrebbe risultare quantomeno paradossale che nell’era della comunicazione, di Internet e di Facebook, i giovani siano così soli: la solitudine è una delle più chiare espressioni del nichilismo all’interno dei rapporti relazionali che si costruiscono. La confusione lievita fino a soffocare. Il ricorso alla droga pare la soluzione più semplice ed efficace al problema e, intanto, la depressione incalza. Sono sempre più numerosi, troppi, i casi di ragazzi che crollano o addirittura si tolgono la vita. Ma qual è la causa originaria di tale problema? Quale può essere la soluzione? All’origine del disagio vi è un problema di “esperienza”. Una risposta reale alla questione consiste nel recuperare e comprendere il vero significato della parola “esperienza”. Sicuramente, oggi più che in passato, i giovani sono sollecitati da molteplici stimoli esperienziali fin dalla prima adolescenza; e tuttavia quanti di questi impulsi si trasformano in vere e proprie esperienze? La confusione che domina è l’immediata conseguenza di una concezione sempre più errata dell’esperienza: tante volte quest’ultima è ridotta all’impatto che le cose provocano, al riverbero sentimentale che le cose suscitano, dimenticando, puntualmente, di giudicare tutte queste provocazioni del reale.

Quello che caratterizza l’esperienza è il “giudizio”. È il giudizio che rende esperienza una cosa che si fa. L’esperienza è la strada dello sviluppo della persona umana, è lo strumento che noi abbiamo nelle nostre mani per il nostro sviluppo, per la nostra crescita; perciò, se noi lo riduciamo o lo usiamo male, tutto quello che ci capita nella vita è inutile, è sterile, non serve: si può diventare vecchi e vuoti, pur avendo vissuto tante cose, perché non si è fatta veramente esperienza. Tante volte per noi l’esperienza è ridotta semplicemente alle impressioni che le cose suscitano che, per quanto reali, sono solo impressioni: l’esperienza, perciò, è cieca e meccanica. Quello che noi chiamiamo esperienza non è altro che mera emozione, mera sensazione, senza intelligenza, senza giudizio. Senza capacità di valutazione l’uomo non può fare esperienza: l’esperienza include, certo, il “provare” qualcosa, ma, soprattutto, coincide col giudizio dato su quel che si prova. Questa incomprensione della parola “esperienza” è resa evidente dal modo in cui siamo soliti opporla al “giudizio” (conoscenza): dove c’è l’una, non c’è l’altro. È il segno più chiaro che si è confusi sull’uno e sull’altro termine. Sovente l’esperienza è ridotta a questa sorta di impatto, di “shock meccanico”, mentre il giudizio ci appare come qualcosa di intellettuale, di appiccicato, una forzatura che si impone al reale e che rovina l’incantesimo di quello che si vive, come se lo “spoetizzasse”. Quando le cose sono state interessanti, belle, persuasive, che bisogno c’è di giudicarle? Ce la siamo goduta! Insomma, si vive una cosa bella e si deve pure giudicarla? In altri termini, sembra di compiere un’operazione artificiosa e faticosa.

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SI AVVICINA LA DATA DI BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II. NON FACCIAMO IPOTESI, MA PREGHIAMO!

ROMA – E’ di notevole importanza la notizia uscita in queste ore dell’avvenuta approvazione da parte della consulta medica della Congregazione delle cause dei Santi, del miracolo attribuito all’intercessione di Giovanni Paolo II, la guarigione di una suora francese malata di Parkinson. Il dossier sul miracolo (positio super miro) – informa il vaticanista Andrea Tornielli – , oltre che dai medici specialisti, è stato anche già vagliato e approvato dai teologi prima della fine del 2010. Il fascicolo che descrive la guarigione è arrivato proprio in questi giorni ai cardinali e ai vescovi chiamati a dare l’ultimo giudizio prima che il dossier venga presentato a Benedetto XVI.

La riunione della plenaria dei cardinali è prevista per la metà di questo mese. Se anche loro, com’è prevedibile, approveranno la positio sul miracolo, il cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, potrà recarsi dal Papa per chiedergli la promulgazione del decreto di riconoscimento del miracolo. Come si ricorderà, Benedetto XVI il 19 dicembre 2009 ha già approvato le virtù eroiche di Giovanni Paolo II. A quel punto, la beatificazione di Papa Wojtyla sarà soltanto una questione di data. Non abbiamo mai ipotizzato date o seguito le sirene dei media nella vicenda della beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II, e non lo faremo neanche in questa occasione. Ma possiamo continuare a pregare perchè Giovanni Paolo II possa diventare beato e grazie alla Sua intercessione si possano compiere altri miracoli!

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ELEONORE METTE IN CRISI LA FRANCIA. LA CORAGGIOSA BATTAGLIA CONTRO L’EUGENETICA LEGALIZZATA

CONTROCORRENTE – La coraggiosa battaglia di una ragazza down di 24 anni contro l’eugenetica legalizzata. Protagonista di iniziative pubbliche, la giovane si batte contro la selezione dei concepiti che recano i segni dell’anomalia genetica. E fa breccia nei francesi. E non solo… Eleonore Laloux, 24 anni, e’ una sorridente ragazza francese che si e’ battuta piu’ degli altri per un lavoro. Nella cittadina di Arras, presso Lille, e’ impiegata negli uffici amministrativi di una clinica. Ormai a suo agio con i colleghi, si rende conto in genere solo all’uscita dall’ufficio che nonostante tutto resta spesso una persona ‘anormale’ negli sguardi dei passanti che incrocia. Sguardi che le fanno male, perche’ la classificano in un batter d’occhio in una casella giudicata a priori priva di speranza: quella delle persone down.

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PROVA D’ORGOGLIO DEL PAPABOYS ROMA FC NEL CAMPIONTO D’ELITE CHE SUPERA PER 2 A 0 IL GOLDER

CAMPIONATO D’ELITE – Un giornalista dovrebbe scrivere realisticamente che la ‘formazione di emergenza’ dei Papaboys scesa in campo questo martedì contro i Golder Associates, ha dimostrato di sapersi bene difendere ed ha portato a casa 3 punti fondamentali per restare nella zona alta della classifica (secondo posto a due punti dalla vetta); ma un appassionato ‘scribacchino’ di calcio, amante del catenaccio quando si va in vantaggio, poiché desideroso sì del divertimento, ma anche dei 3 punti a gara per la classifica da tenere desta, deve invece finalmente ammettere che nella società ‘Papaboys Roma F.c.’ del presidente Mario Brozzi, e di mister Fernando Carsetti, non ci sono né gregari né campioni, ma un gruppo di ragazzi (non importa quanto realmente Papaboys…) che sanno liberamente decidere quando è il caso di soffrire un po’ e fare davvero gruppo. Quando si può decidere il livello della sofferenza e della tensione nervosa in un match, i ‘campioni’ non servono più, e l’eventuale assenza di alcuni di essi resta meramente un optional. E poi che dire, dei numerosi Senatori della Nazionale dei Papaboys presenti dopo un po’ di tempo che non si ritrovavano tutti insieme, sul rettangolo di gioco? E quel ‘Padre Nostro’ recitato prima di ogni gara, tutti abbracciati in cerchio, insieme ad arbitri ed a squadra avversaria (quando desiderose di condividere) prima di ogni gara, è ciò che di più bello, alto ed importante si possa fare prima di un momento di sport, dove può anche volare qualche calcio (non si gioca chiaramente a bambole), ma non può e non deve mai mancare il rispetto globale di tutti i presenti, tutti giovani e persone, di buona volontà. Solo per la presenza e la voglia di ‘esserci’. Per i Papaboys, onorare il Campionato d’Elite 2009/2010 è soprattutto questo: non mollare mai! Partendo però, da un momento di condivisione che spezza il tempo, lo spazio e l’evento stesso, e proietta ciascuno in un futuro-presente che è davvero INVINCIBILE SPERANZA! . E per la verità, va raccontata una partita che è diversa dal risultato finale, poiché – specialmente nel primo tempo – i giovani del Papa sono stati messi sotto da una buona formazione che non merita il penultimo posto in classifica – almeno a quello che si è visto sul terreno i gioco. E’ vero che nella ripresa i Papaboys hanno mostrato maggiore determinazione e voglia di chiudere il match, ma va anche ricordato che nella prima fase di gioco, un “Santo Palo” ha salvato la porta di Francesco Gabriele. Con il rientro di Opipari la squadra di mister Carsetti ha recuperato equilibrio a centrocampo, e capacità di gestire la situazione, proponendosi in maniera positiva, e limitando le offensive dei Golder. E poi quella ‘zampata’ di Leone prima, e Yuri poi, che hanno steso con un secco ‘uno-due’ i Golder, ha chiuso la discussione. Buono l’arbitraggio, ma siamo abituati ormai a vedere sempre direttori di gara attenti, preparati in ciascuna delle partite del Campionato d’Elite.


Francesco Gabriele s.v.
Partita di totale ordinaria amministrazione per l’estremo difensore dei Papaboys; alla fine non arriva nessun tiro in porta di rilievo dagli avversari che riescono solamente a colpire un palo. Preciso nelle uscite con i piedi al limite ed anche fuori area. Ci vuole maggiore attenzione nelle ripartenze, talvolta. (Senza voto, perché la media alta va salvaguardata per il bravo ‘portinaio’) SALVATORE DELLA MEDIA ALTA

Roman 6,5
Corre su tutti i palloni, con la grinta ed anche la voglia che solamente pochi ed entusiasti veterani e professionisti hanno. E’ il più giovane in campo, con solamente 16 anni di età e – seppur con qualche lieve sbavatura – la sua presenza sia in copertura che soprattutto in proposizione offensiva non manca praticamente mai. Buona prova con grandissimi margini di miglioramento per il ‘baby boy’ della squadra. SPERANZA IN ATTO

Diego Luzi 6+
Il fiato che talvolta manca a causa di pochi allenamenti si fa sentire già nel primo tempo, e tira giù mezzo punto buono dal giudizio globale di Diego, che però garantisce sempre prove calcistiche equilibrate e sufficienti grazie alla sua pulizia di gioco impostata su essenzialità e precisione. Poteva osare di più nella ripresa, e coprire di più nel primo tempo. Ma l’esperienza di ‘centrocampista’ potrebbe essere sicuramente ri-percorribile. COMUNQUE OK

Damiano Natalini 6-
Un primo tempo con troppi rischi fa sobbalzare in più di una occasione le coronarie di mister Carsetti, a causa di palloni rischiati e persi che potevano diventare pericolosissimi. Più continuativo e presente, quasi senza sbavature, nella ripresa. L’impostazione per giocare a calcio c’è, ci vorrebbe un po’ di continuità anche nei giorni nei quali si preparano le partite. AGITATORE DI MISTER

Marco Flotta 6
Che ‘lo stangone’ della difesa dei Papaboys potesse talvolta addirittura aver paura della palla si è scoperto in questa gara, prima non si sapeva, con alcuni interventi più ‘preoccupati’ che ‘preoccupanti’. Per il resto un match nel quale garantisce ‘sopravvivenza’ al reparto difensivo, senza particolari problemi. Nel mese di dicembre sarà difficile rimpiazzarlo. FINTO PREOCCUPATO

Luca Moavero 6.5
Nel primo tempo soffre insieme a tutto il reparto difensivo le folate degli avanti avversari, senza mai però mollare la presa. In crescita invece nella seconda parte di gara dove crea costante presenza tra i due attaccanti dei Golder, riuscendo a limitare potentemente ogni tentativo di raggiungere l’area dei Papaboys. INOSSIDABILE SENATORE

Walter Jacovitti 6+
Impacchettato e spedito direttamente dal ‘Giappone’ per dar mano forte ai compagni in ‘tiratura limitata’ in questo match, riesce ad inserirsi bene nella manovra offensiva, rendendola talvolta fluida e puntando in più di una occasione diritto al portiere avversario. Manca ancora un po’ di concretezza nella fase conclusiva e nell’interdizione in fase di costruzione di gioco dell’altra squadra. RIMPATRIATO SULLA FASCIA

Moreno Sportoletti 6
Primo tempo da ‘6.5’ e secondo tempo da ‘5.5’ (ma la vera causa è la condizione fisica non imputabile al centrocampista che si impegna con tutta la forza che ha a disposizione). Nel primo tempo si è comunque rivisto a sprazzi il Moreno che ha visione di gioco e quasi sempre di prima lancia i compagni. Prova inoltre il tiro da fuori che certo non gli manca né per potenza né per precisione. Nella ripresa fa bene il mister a non spremerlo eccessivamente perché si rischia di fare qualche danno. Un piccolo passo avanti comunque, rispetto alla gara della settimana scorsa. PROGRESSIVO

Vasil 6
Corre, corre, corre e lotta, lotta, lotta, talvolta anche eccessivamente. Ma quella di stasera non è stata la sua partita ‘tipo’, anche se un paio di occasioni supersoniche le ha avute ma non è riuscito a concretizzarle come sa fare. Ammirabile però per la costanza di progressione e per la continua voglia di ‘esserci’. SUFFICIENTEMENTE

Andrea Opipari 7
Al rientro dopo la giornata di squalifica, c’è e si vede. Questa squadra – va riconosciuto – dipende molto dalla capacità de ‘il rumeno – capitano’ di interdire il gioco degli avversari, e proporre le folate sulla fascia delle due ‘ali’ dei Papaboys. Qualche dribbling di troppo, talvolta perso, non gli permette un voto più alto. RIQUALIFICATO

Marco Cicconcelli 5.5
Al ‘debutto’ da titolare dopo attesa di ben 8 turni, è chiaro ed evidente che ‘tutto lo stadio’ si attendeva il ‘gol di bomber-direttore’ che ad un certo punto del primo tempo illudeva ‘panchina ed orchestra tutta’, con un tocco ‘di classe’ al volo, un ‘acuto’, su cross dalla sinistra, che pero’ era poco potente ed andava ad infrangersi docilmente tra le braccia e nel pentagramma del portiere dei GOLDER. Per il resto, ‘solo’ grande impegno, che non è poco, anzi!. Alla prossima e…. CENA RISPARMIATA

Yuri Paholok 6,5
Il giorno che comprenderà che non è un attaccante, ma un ottimo fluidificante che deve migliorare in copertura, con spiaccato ‘vizio’ del gol, mister Carsetti andrà in pellegrinaggio per onorare la Madonna di Kiev. Ed è proprio con una incursione da terzino di spinta che Yuri trova il suo secondo gol in Campionato, ma soprattutto la rete che mette in tranquillità il risultato. TERZINO TERZINO TERZINO

Raffaele Leone 7
Solamente chi ha ‘destino’ o ‘Provvidenza’ dalla sua parte (causa forza di preghiera maggiore ndr) , si puo’ permettere con un ginocchio da macero, di entrare in campo pochi minuti, segnare il gol che apre la strada della vittoria alla sua squadra, e rifarsi ‘malino’ per uscire. Quando – più che il ginocchio – sarà la ‘testolina’ ad essere 100% a posto (potrebbe non mancare molto), le grandi soddisfazioni non mancheranno. Per stasera: BRAVO GUAGLIONE

Nazary 6+
Ammirabile innanzitutto per la serietà e l’umiltà che caratterizzano questo giocatore – un esempio per tutti visti i suoi 17 anni – nel match contro i GOLDER per Nazary la ‘soddisfazione-amarezza’ di essere entrato per una manciata di minuti ed essersi visto annullare addirittura un gol, che peraltro sembrava ‘buono’. Ma l’arbitro – sia chiaro – ha SEMPRE ragione e Nazary per primo, ha accettato senza proteste la decisione (il + è per questo motivo!) PRESENTE

Mister Fernando Carsetti 6.5
Infortuni, malattie, improvvise follie di alcuni dei giocatori della rosa, ed una strega… che lo ha colpito con un colpo alla schiena, non spaventano l’esperto e simpatico mister dei Papaboys, che talvolta – preso eccessivamente dal vigore del match – si lascia andare a momenti (leggi commenti ndr) che potrebbero essere evitati. E che in futuro saranno evitati, pena (o piacere dipende….) S. Messa obbligatoria mattutina e quotidiana! Ma la squadra è stata messa in campo nel massimo delle possibilità e sfruttando appieno le potenzialità dei singoli. Decisiva la mossa dell’inserimento prima di Leone, e poi di Yuri (reinserimento) che – partiti dalla panca – hanno giocato a ‘segna e raddoppia’. VINCENTE

I RISULTATI DELLA NONA GIORNATA
Gunners-S.Maradona 3-1
R.Monteverde-Borgorosso 0-3
Golder-PapaBoys Roma Fc 0-2
Villalba-Lazio 2009 1-1

LA CLASSIFICA
19 Link Services Gunners (9)
17 Papa Boys Roma (9)
16 Villalba 1952 * (9)
16 Borgorosso (9)
13 Real Monteverde 2002 (9)
10 Santa Maradona F.L. (9)
8 ss Lazio 2009 (9)
3 Golder Associates (8)
0 Barcellona (1)

* 1 punto di penalizzazione
Tra parentesi le gare giocate
Real Monteverde ha avuto 2 punti in più, in virtù del primo posto nella classifica disciplina relativa alle prime 7 giornate
Barcellona partecipa dall’8a giornata

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PERCHE’ BENEDETTO XVI ACCOGLIERA’ IL PENTIMENTO DELL’EX PRESIDENTE REGIONE LAZIO PIERO MARRAZZO

ROMA – Non abbiamo voluto parlare – per scelta di redazione e per ‘consigli’ dalla presidenza dell’Associazione, nè delle escort di Berlusconi, nè dei trans di Piero Marrazzo: non sta a noi il giudizio morale su vicende che riguardano la sfera privata delle persone, peccatori si, ma non di più nè di meno di ciascuno di noi. E’ il peccato appunto che ci rende schiavi del mondo, e non ci libera dalle tante seduzioni che girano intorno al nostro cuore; è il peccato che va condannato, non l’uomo; l’uomo va prima liberato e poi aiutato avendo come obiettivo finale la salvezza dell’anima di ciascuno di noi. E di loro, quindi. E’ per questo motivo, e con questa logica, che alla fine il Santo Padre Benedetto XVI accoglierà – quando sarà il giusto tempo – la richiesta di perdono richiesta dall’ex governatore della Regione Lazio Piero Marrazzo. “Muoia l’errore, l’uomo viva” scrive S. Agostino (Serm. 182, 2, 3).

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http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2996

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BENEDETTO XVI AGLI ARTISTI: CIÒ DI CUI IL MONDO HA BISOGNO È LA BELLEZZA. SPECIALE SULL’INCONTRO

CITTA’ DEL VATICANO – La bellezza è ciò di cui hanno realmente bisogno gli uomini e le donne di oggi, ha affermato Benedetto XVI nell’atteso incontro di questo sabato con gli artisti di tutto il mondo. Con “Il giudizio universale” di Michelangelo come testimone, nella Cappella Sistina, – scrive il direttore di Zeniut Jesus Colina – il Pontefice si è rivolto a circa 250 rappresentanti del mondo artistico di fama internazionale e di vari credo o confessioni religiose: cantanti – sia lirici che pop e rock -, musicisti, scrittori, pittori, architetti, scultori, attori cinematografici e televisivi… Si trattava di un’iniziativa organizzata dall’Arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che voleva non solo ricordare i dieci anni dalla Lettera che Giovanni Paolo II rivolse agli artisti, ma soprattutto cercare di superare quel “divorzio” tra la Chiesa e il mondo artistico constatato con dolore da Paolo VI in un incontro dalle stesse caratteristiche celebrato 45 anni fa. Nell’ambiente di pessimismo che si respira a causa della crisi economica e sociale, il Papa ha chiesto agli artisti: “Che cosa può ridare entusiasmo e fiducia, che cosa può incoraggiare l’animo umano a ritrovare il cammino, ad alzare lo sguardo sull’orizzonte, a sognare una vita degna della sua vocazione se non la bellezza?”.

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http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2981

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NEL MONDO AUMENTANO GLI AFFAMATI E DIMINUISCONO GLI AIUTI. LA NOTA DELL’OSSERVATORE ROMANO

ROMA – Un mondo con oltre un miliardo di affamati, con un aumento del 9 per cento del loro numero nell’ultimo anno, viene descritto nel rapporto annuale sullo stato dell’alimentazione (Sofi) pubblicato oggi congiuntamente dalla Fao e dal Programma alimentare mondiale (Pam) dell’Onu, in concomitanza con la Giornata mondiale dell’alimentazione che si celebra venerdì 16. A riferie i dati è l’edizione quotidiana dell’Osservatore Romano. La quasi totalità degli affamati – 1.020.000.000, secondo il Sofi 2009 – vivono nei Paesi in via di sviluppo: in Asia e nel Pacifico 642 milioni – scrive il giornale della Santa Sede; nell’Africa subsahariana 265 milioni; in America latina e Caraibi 53 milioni; nel Vicino Oriente e in nord Africa 42 milioni. Il numero degli affamati è però aumentato anche nei Paesi sviluppati, dove sono 15 milioni. Il rapporto Sofi 2009 conferma quanto già anticipato nei giorni scorsi e riferito dal nostro giornale e cioè che il prezzo maggiore della crisi finanziaria in atto ricade sui Paesi poveri, ma sottolinea che l’aumento degli affamati non è riconducibile, se non nella sua accelerazione, solo a tale crisi.

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http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2894

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L’ASCOLTO LENISCE LE FERITE CHE SANGUINANO. EDITORIALE DEL RESPONSABILE NAZIONALE CEI DEI GIOVANI

ASCOLTARE – Durante un campo estivo una giovane mi ha chiesto se avevo un po’ di tempo per parlare e confessarsi. Non ci conoscevamo, ma abbiamo parlato più di due ore, passeggiando. Durante il colloquio la ragazza mi ha raccontato molto della sua vita, dei problemi della sua famiglia e soprattutto della sua situazione sentimentale, complicata e per certi aspetti pericolosi. Al termine del nostro incontro, dopo essersi confessata, mi ha confidato che alcune delle cose che mi aveva detto non le aveva mai svelate a nessuno e che mai le era capitato di parlare così lungamente con un prete; il suo parroco era molto indaffarato e, pur essendo un ottimo sacerdote, non era mai riuscita a entrare in confidenza con lui. Una situazione analoga mi è capitata altre volte quest’anno: due spose e madri di famiglia, qualche giovane, un confratello sacerdote… persone a cui ho semplicemente dedicato un po’ di tempo e attenzione, mi hanno spalancato con profondità e sincerità i loro cuori.

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SU AMICI E TALENT SHOW IN GENERE D’ACCORDO CON OSSERVATORE ROMANO. MA QUALI ALTERNATIVE DIAMO?

RIFLESSIONE – Nei giorni scorso ha suscitato alcune perplessità, qualche discussione e sicuramente buone osservazioni l’articolo sui talent show e su ‘Amici’. ”Scuole di perfidia”: l’Osservatore Romano definisce cosi’ i talent show come ‘Amici’ che imperversano sulle televisioni italiane. In un articolo a firma di Marcello Filotei, la riflessione prende spunto dall’imponente campagna pubblicitaria che sta accompagnando l’uscita dell’ultimo disco di Alessandra Amoroso, della ‘scuderia’ di Maria De Filippi. ”Nati con l’intento di dare una possibilita’ di emergere a chi ha particolari qualita’ artistiche – scrive il quotidiano pontificio – questi programmi sono progressivamente scaduti in vere e proprie scuole di perfidia”. Anzi, in alcuni casi ”la rivalita’ esacerbata pare richiesta per contratto”: ”Litigi e maldicenze vengono profuse a piene mani, evidentemente per copione, per incidere sull’audience” e creare successi ”obbligati”.

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‘SGUARDO IN TV’ – DOCTOR HOUSE MD/ OLTRE IL MEDICO MISANTROPO C’È UN UOMO CHE DOMANDA

TV TV TV – Riprende la trasmissione su Canale 5 della serie House MD, la storia del medico misantropo e asociale, campione di gradimento nel pubblico di ogni età. Molti siti sul web si sono occupati della nostra lettura del fenomeno “House MD”, su cui abbiamo recentemente scritto un breve saggio (House MD: follia e fascino di un cult movie. Cantagalli ed). Anche sul sito dell’American Journal of Bioethics, una delle maggiori riviste mondiali di bioetica, se ne parla stupiti, in un articolo (“Dr House is pro-life? Just ask the Vatican”) Abbiamo infatti voluto sottolineare che il vero fenomeno del “fenomeno House” non è altro che un chiaro, evidente, ineluttabile esplosione di senso religioso. Già: il medico misantropo e dichiaratamente ateo pieno di senso religioso? Proprio così, ma per capirlo, bisogna sapere cos’è il senso religioso. Non ci stupisce che la cultura di oggi confonda il buono col religioso: si crede proprio che il senso religioso sia un fatto da anime pie e predestinate all’ascesi. Cioè un fatto per pochi che vivono in una dimensione diversa da quella delle persone comuni.

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