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BENEDETTO XVI: “CONTRO GLI SQUILIBRI DELLA GLOBALIZZAZIONE, VERITÀ, AMORE E GIUSTIZIA”

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – Verità, amore e giustizia sono le chiavi per far fronte agli squilibri provocati dalla globalizzazione, ha ricordato Papa Benedetto XVI questo lunedì mattina. Il Santo Padre ha ricevuto in udienza i partecipanti al Congresso Internazionale promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace nel 50° anniversario dell’Enciclica Mater et Magistra di Papa Giovanni XXIII, in svolgimento a Roma da oggi a mercoledì 18 maggio sul tema “Giustizia e globalizzazione: dalla Mater et Magistra alla Caritas in veritate”. L’Enciclica di Giovanni XXIII, ha sottolineato, “conserva grande attualità anche nel mondo globalizzato”.

“Papa Roncalli, con una visione di Chiesa posta al servizio della famiglia umana soprattutto mediante la sua specifica missione evangelizzatrice, ha pensato alla Dottrina sociale – anticipando il beato Giovanni Paolo II – come ad un elemento essenziale di questa missione, perché ‘parte integrante della concezione cristiana della vita’”. Per Giovanni XXIII, “la Dottrina sociale della Chiesa ha come luce la Verità, come forza propulsiva l’Amore, come obiettivo la Giustizia”. “La verità, l’amore, la giustizia, additati dalla Mater et Magistra, assieme al principio della destinazione universale dei beni, quali criteri fondamentali per superare gli squilibri sociali e culturali, rimangono i pilastri per interpretare ed avviare a soluzione anche gli squilibri interni all’odierna globalizzazione”, ha osservato Benedetto XVI. 

Ragione integrale

A fronte di questi squilibri, ha indicato, “c’è bisogno del ripristino di una ragione integrale che faccia rinascere il pensiero e l’etica”. “Senza un pensiero morale che superi l’impostazione delle etiche secolari, come quelle neoutilitaristiche e neocontrattualiste, che si fondano su un sostanziale scetticismo e su una visione prevalentemente immanentista della storia”, infatti, “diviene arduo per l’uomo d’oggi accedere alla conoscenza del vero bene umano”. Per questo, “occorre sviluppare sintesi culturali umanistiche aperte alla Trascendenza mediante una nuova evangelizzazione, radicata nella legge nuova del Vangelo, la legge dello Spirito”. “Solo nella comunione personale con il Nuovo Adamo, Gesù Cristo, la ragione umana viene guarita e potenziata ed è possibile accedere ad una visione più adeguata dello sviluppo, dell’economia e della politica secondo la loro dimensione antropologica e le nuove condizioni storiche”. È poi grazie a una ragione “ripristinata nella sua capacità speculativa e pratica” che si può disporre di “criteri fondamentali per superare gli squilibri globali, alla luce del bene comune”. Per il Papa, infatti, “senza la conoscenza del vero bene umano, la carità scivola nel sentimentalismo; la giustizia perde la sua ‘misura’ fondamentale; il principio della destinazione universale dei beni viene delegittimato”. 

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L’IMPEGNO DI GIOVANNI PAOLO II A FAVORE DEGLI EMARGINATI: UNA LEZIONE DI ESEMPIO PER L’INDIA

ESTERI (Ahmedabad)– Attraverso le parole di Cedric Prakash sj, direttore del Centro dei gesuiti per diritti umani, giustizia e pace, di Ahmedabad si evince come sia significativo l’atteso evento della beatificazione di Giovanni Paolo II che si svolgerà il 1 maggio, giorno della festa dei lavoratori. Il futuro Beato, nel corso del suo lungo pontificato, ha sempre messo in luce con forza la dottrina sociale della Chiesa e la necessità per ogni cristiano di rispondere alle realtà che affliggono il mondo attraverso le encicliche “Laborem exercens” (Sul lavoro umano), “Sollicitudo Rei Socialis” (La preoccupazione per le questioni sociali) dimostrando la netta solidarietà con le persone più bisognose a cui sono negati i diritti umani fondamentali. Proprio su queste basi la Chiesa deve essere visibile, parlare chiaro e rispondere ai bisogni degli emarginati distruggendo “le strutture di peccato” che impediscono costantemente lo sviluppo dei poveri. Inoltre, Giovanni Paolo II, nell’”Ecclesia in Asia”, ha preso posizione per la libertà religiosa, accogliendo le critiche di molti. Nel 1986 ha affermato che “la gente dovrebbe essere libera di abbracciare la religione che preferisce”.

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“CHE IL BEATO GIOVANNI PAOLO II BENEDICA LA NOSTRA TERRA”, NOTA DEL VESCOVO DI SÃO TOMÉ E PRINCIPE

SPECIALE BEATIFICAZIONE (São Tomé) – “Domenica 1 maggio saremo uniti a Roma celebrando, nella stessa ora, una Santa Messa dinanzi all’immagine della Madonna Pellegrina di Fatima, in visita a São Tomé e Príncipe, durante la quale rinnoveremo la consacrazione della Diocesi al Cuore di Maria”: è quanto comunica all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Manuel Santos, CMF, Vescovo di São Tomé e Príncipe, inviando la sua Nota Pastorale pubblicata in occasione della Beatificazione di Giovanni Paolo II. Inoltre, dal 30 aprile al 4 giugno, la diocesi accoglierà l’immagine della Madonna Pellegrina di Nostra Signora del Rosario di Fatima. “Giovanni Paolo II ha segnato il suo tempo e la sua figura rimarrà come una luce che brilla nel mondo del suo tempo, indicando coraggiosamente sentieri di vita, di giustizia, di misericordia, di Pace. Era un uomo senza paura, con profonde convinzioni, che ha fatto del servizio al Vangelo l’ideale della sua vita” è scritto nella Nota pastorale di Mons. Santos. Dopo aver ripercorso le tappe fondamentali della vita di Papa Giovanni Paolo II, il Vescovo di São Tomé e Príncipe riflette su alcuni tratti della sua santità: era un uomo dall’intensa vita interiore e capace di comunicare anche con quanti erano lontani dalla Chiesa; è stato profeta attraverso interventi audaci in nome della giustizia e della pace; ha sempre manifestato un grande amore per i più poveri e i più fragili; è stato testimone della gioia, nella salute e nella malattia, sempre con un grande rispetto per la vita.

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TETTAMANZI E I PARADOSSI DELLA SOCIETÀ: LA GUERRA, GLI ATTACCHI ALLA MAGISTRATURA E L’IMMIGRAZIONE

SOCIETA’ (Milano) –“Stiamo vivendo giorni strani, i più dotti potrebbero dirli giorni paradossali»: questo è il pensiero dell’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi che, durante l’omelia per la celebrazione della Domenica delle Palme in Duomo, ha espresso le sue riflessioni sulla società definendola paradossale. Nell’interrogarsi sulla questione, l’omelia del cardinale presentava chiari riferimenti a personaggi politici della scena italiana: “Ad esempio, per stare all’attualità: perché ci sono uomini che fanno la guerra, ma non vogliono si definiscano come “guerra” le loro decisioni, le scelte e le azioni violente? Perché molti agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni? E ancora: perché tanti vivono arricchendosi sulle spalle dei paesi poveri, ma poi si rifiutano di accogliere coloro che fuggono dalla miseria e vengono da noi chiedendo di condividere un benessere costruito proprio sulla loro povertà?”.

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LUOGHI SANTI, ACCESSO NEGATO:VEGLIA DI PREGHIERA PER ESPRIMERE SOLIDARIETÀ AI CRISTIANI PALESTINESI

ESTERI (Nuova Delhi)- Una veglia di preghiera all’insegna della protesta: questa è l’iniziativa delle comunità cristiane che domani, domenica delle Palme, si riuniranno davanti la Cattedrale del Sacro Cuore per protestare contro il divieto di accesso, imposto da Israele, ai luoghi Santi durante il periodo pasquale. Alla veglia, organizzata dal Network di solidarietà ecumenica dell’India Kairos Palestine (Isen), saranno presenti l’arcivescovo Vincent Concessao di New Delhi, alcuni vescovi protestanti e l’ambasciatore dello Stato palestinese a New Delhi.
“In un giorno così importante da un punto di vista religioso come la domenica delle Palme, quando Gesù entrò nella città santa di Gerusalemme, è triste che ai palestinesi cristiani siano poste severe restrizioni nell’ingresso ai luoghi santi proprio durante la settimana Santa.”- dichiara il segretario dell’Ufficio di Giustizia e pace della Conferenza episcopale indiana, p. Irudayam Charles- “è un problema di giustizia, oltre ad essere un problema religioso”.

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PORTO DI NAPOLI, SEQUESTRATI OLTRE 80 TONNELLATE DI “GIOCATTOLI REALIZZATI CON RIFIUTI SPECIALI”

SICUREZZA (Napoli)- Destinazione Cina: questa era la meta di cinque container nel porto di Napoli che contenevano scarti derivanti dalla lavorazione di materiale plastico ed identificati. Gli agenti della Guardia di Finanza, in collaborazione con i funzionari dell’ufficio Dogane, hanno sequestrato 86.070 chilogrammi di materiale plastico, denunciando a piede libero il titolare della ditta esportatrice, che operava nell’hinterland napoletano.Gli scarti, soprattutto materiali plastici derivanti da elettrodomestici o da immondizia domestica, invece di essere destinati ad attività di riciclo, come dichiarava la documentazione che accompagnava il carico, erano destinati ad una società legata alla realizzazione di giocattoli, casalinghi per la casa e articoli elettronici.

Lo scopo era quello di spedirli allo scalo cinese di Qingdao, meglio conosciuta in Occidente come Tsingtao, sede di un importante porto, base navale e centro industriale asiatico, con i rifiuti che sarebbero potuti anche essere trasferiti in altre città della Cina. “Non è la prima volta che effettuiamo sequestri di questo tipo – ha dichiarato il capitano della Guardia di Finanza di Napoli, Alessio Iannone – È complesso capire la destinazione finale della merce perché, non essendo la Cina un Paese comunitario, non è di nostra giurisdizione. Normalmente, i rifiuti che troviamo nel porto di Napoli vengono reimpiegati e trasformati in altri materiali che, a loro volta, vengono riimmessi sul mercato come giocattoli, articoli elettronici oppure sotto forma di fibre sintetiche per articoli di maglieria. I rifiuti illeciti rinvenuti a Napoli provengono essenzialmente dall’area partenopea e dal Basso Lazio, e sono destinati principalmente in Cina e nel Sudest asiatico, soprattutto Malesia e Vietnam”.

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DAL ROSSO SANGUE AL ROSSO POMODORO… LA LEGALITÀ CAMBIA LA PERCEZIONE DEI COLORI

FESTA DELLA LEGALITA’ (Teggiano) – Si terrà questo pomeriggio, sabato 9 aprile, a San Marco di Teggiano (Salerno) la terza edizione della “Festa delle Legalità”, evento organizzato dall’Associazione nazionale Papaboys, con l’adesione del Presidente della Repubblica, che ogni anno destina un premio a chi si è particolarmente distinto per aver promosso un tema così importante come quello della legalità.

“Dal rosso sangue al rosso pomodoro… La legalità cambia la percezione dei colori”, questo il provocatorio titolo scelto per provare a spingere giovani e meno giovani ad intraprendere un percorso che sia proprio quello della legalità. La manifestazione si svolgerà presso la Biblioteca comunale BiBlù in San Marco di Teggiano e avrà inizio alle 17 con il convegno “In nome della legalità. Martiri per la giustizia”, per concludersi con la consegna dei riconoscimenti, alla presenza delle autorità civili e religiose.

Ospiti d’onore saranno Paride Leporace e Raffaele Sardo, giornalisti e scrittori, autori rispettivamente dei libri “Toghe rosso sangue” e “La Bestia”, oltre a Serena Lamberti, sorella di Simonetta, vittima innocente della camorra. Saranno inoltre presenti il Tenente Colonnello Pasquale De Luca, il Capitano della Compagnia dei Carabinieri di Battipaglia Giuseppe Costa, Gianfranco Valiante, presidente della Commissione regionale Anticamorra, il sindaco di Teggiano Michele Di Candia e Donatella Buccino, presidente del Forum comunale dei Giovani. A moderare il convegno sarà il giornalista Rocco Colombo.

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DON LUIGI DI LIEGRO, DOMANI IL RICORDO DI CARITAS E GREGORIANA NEL 58° ANNIVERSARIO DEL SACERDOZIO

SOLIDARIETÀ (Roma) – La facoltà di Scienze sociali della Pontificia Università Gregoriana e la Fondazione internazionale “Don Luigi Di Liegro” hanno organizzato per domani l’incontro dal titolo “Il valore della solidarietà per la giustizia sociale”, alle 17.30 nella sala Loyola dell’ateneo.

Al convegno, che sarà accompagnato dalle parole di don Di Liegro tratte dall’audiolibro “Dove Dio è accampato” (promosso dalla Caritas italiana in collaborazione con il Centro europeo risorse umane) parteciperanno mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma, don Rocco D’Ambrosio, docente alla Gregoriana, Chiara Finocchietti, vicepresidente giovani dell’Azione cattolica e padre Sandro Barlone, della Fondazione intitolata a don Di Liegro. L’incontro cade nel 58° anniversario dell’ordinazione sacerdotale del primo direttore della Caritas romana, scomparso nel 1997.

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AFRICA, BENEDETTO XVI LANCIA UN APPELLO PER LA PACE IN COSTA D’AVORIO

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – Nei suoi saluti in francese dopo l’Udienza generale di ieri, Benedetto XVI ha rivolto un “pressante appello” affinché si ristabilisca l’ordine in Costa d’Avorio, Paese travagliato dagli scontri seguiti alle elezioni presidenziali. “Da molto tempo, il mio pensiero si rivolge spesso alle popolazioni della Costa d’Avorio, afflitte da dolorose lotte interne e gravi tensioni sociali e politiche”, ha affermato il Papa rivolgendosi ai pellegrini francofoni. “Mentre esprimo la mia vicinanza a tutti coloro che hanno perso una persona cara e sono vittime di violenza, lancio un pressante appello perché si intraprenda al più presto un processo di dialogo costruttivo per il bene comune”.

In Costa d’Avorio si stanno affrontando le forze repubblicane, ex ribelli che sostengono il Presidente eletto Alassane Ouattara, riconosciuto dalla comunità internazionale, e le forze di sicurezza, rimaste fedeli al presidente uscente, Laurant Gbagbo, che non riconosce la vittoria di Ouattara al ballottaggio presidenziale del novembre scorso. La “drammatica opposizione” che si vive nel Paese, ha sottolineato il Pontefice, “rende più urgente il ripristino del rispetto e della convivenza pacifica”. “Nessuno sforzo deve essere risparmiato. Con questi sentimenti, ho deciso di inviare in questo nobile Paese il Cardinale Peter Kodwo Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio ‘Giustizia e Pace’ al fine di esprimere la mia solidarietà e quella della Chiesa universale alle vittime del conflitto e promuovere la riconciliazione e la pace”. Le parole del Pontefice sono state accolte con grande gioia dalla Chiesa in Costa d’Avorio. “Siamo felici per le parole del Santo Padre e lo ringraziamo per questo. Speriamo che la sua voce sia ascoltata”, ha confessato all’agenzia vaticana Fides monsignor Jean-Pierre Kutwa, Arcivescovo di Abidjan. Il presule ha ammesso che la “situazione umanitaria è fuori controllo” e che “vi sono migliaia e migliaia di sfollati provocati dai combattimenti”.

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DOMENICA BENEDETTO XVI IN VISITA ALLE FOSSE ARDEATINE NEL 67° ANNIVERSARIO DELL’ECCIDIO

BENEDETTO XVI (Roma) – Ricevuto l’invito dell’Associazione nazionale tra le Famiglie italiane dei Martiri (Anfim) caduti per la libertà della Patria, domenica prossima il Papa farà visita, in forma privata, alle Fosse Ardeatine, nel giorno del 67° anniversario dell’eccidio. La visita di Bendetto XVI avrà un significativo particolare anche perché il Santo Padre si recherà nel luogo in cui i suoi connazionali tedeschi eseguirono una fra le più agghiaccianti rappresaglie della seconda Guerra Mondiale.

Dopo la preghiera del Papa, anche il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, reciterà un salmo per le vittime dell’eccidio. Alla giornata sarà presente anche il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, Nunzio apostolico in varie nazioni e figlio di una delle vittime delle Fosse Ardeatine, Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo. Il cardinale Cordero Lanza di Montezemolo ricorda ancora la sofferenza provata durante il riconoscimento della salma del padre dopo la liberazione di Roma nell’estate 1944: “Dolori del genere restano per sempre, ma non c’è senso di vendetta; umanità significa anche perdonare. La giustizia fa il suo corso, infierire non serve a niente”.

Il Santo Padre è il terzo Pontefice che visiterà le cave di tufo in via Ardeatina, proprio dove, nel lontano 24 marzo 1944, 335 civili e militari italiani (tra cui 75 ebrei) furono trucidati dai nazisti come rappresaglia in seguito all’attentato del giorno precedente in via Rasella, in cui vennero uccisi 33 membri delle SS. Il primo Papa a recarsi alle Fosse Ardeatine fu Paolo VI nel 12 settembre 1965; 17 anni più tardi vi si recò Papa Giovanni Paolo II, che in quell’occasione portò la sua testimonianza: “Sono venuto per ascoltare le parole, forti e chiare, degli scomparsi, vittime della logica irrazionale e dissennata della barbarie omicida. Qui, dove la violenza si è scatenata in smisurata follia, essi invitano tutti alla solidarietà e alla comprensione, e ci assicurano che la vittoria definitiva sarà quella dell’amore, e non quella dell’odio”.

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GIOVEDÌ “GIORNATA MONDIALE PER DIRITTO ALLA VERITÀ”, CELEBRAZIONI IN MEMORIA DI PADRE OSCAR ROMERO

CHIESA NEL MONDO (Roma) – Il 24 marzo 1980 venne ucciso, durante la celebrazione eucaristica, monsignor Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador. Per ricordare il prete salvadoregno, lo scorso anno le Nazioni Unite hanno proclamato il 24 marzo “Giornata mondiale per il diritto alla verità”. Anche a Roma, in occasione di questa ricorrenza, da giovedì prossimo si celebreranno iniziative in memoria dell’arcivescovo, che si protrarranno fino a domenica 27 marzo. La Chiesa invita al raccoglimento in preghiera e al digiuno in ricordo dei missionari martiri in tutto il mondo. Formato da un numeroso gruppo di associazioni e congregazioni religiose, il Comitato Romano Oscar Romero ha organizzato molteplici eventi commemorativi per ricordare l’arcivescovo, considerato il simbolo di tutti i martiri che si sono sacrificati per la giustizia e la pace. Ben ventotto anni fa, monsignor Luigi Di Liegro, primo direttore della Caritas diocesana, avviò la ricorrenza per ricordare padre Romero, e la tradizione prosegue ancora oggi attraverso momenti di preghiera e di riflessione organizzati nel centro e nelle periferie di Roma.

Presso la sala della Comunità di base di San Paolo, in via Ostiense 152, domani alle 18 verrà presentata la nuova edizione del libro di Ettore Masina “L’arcivescovo deve morire”, pubblicato dall’editore trentino “Il Margine”, con la prefazione del vescovo emerito di Caserta, monsignor Raffaele Nogaro. Durante la presentazione del libro interverranno i giornalisti Claudia Fanti e Giancarlo Zizola.
Giovedì alle 17, in via IV Novembre 119, alla sala Luigi Di Liegro della Provincia di Roma si svolgerà la giornata di riflessione sul tema “America Latina: il coraggio della verità”. L’incontro sarà moderato da Don Luca Pandolfi, docente all’Università Urbaniana e segretario dell’associazione SAL (Solidarietà con l’America Latina), con notevoli contributi di don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele e di Libera, e delle giornaliste Lucia Annunziata e la messicana Anabel Hernández García. Il cuore di queste iniziative è la veglia ecumenica di preghiera in programma venerdì 25 marzo, alle 19, nella chiesa di San Marcello al Corso, che vedrà gli interventi del biblista padre Alberto Maggi, dell’Ordine servi di Maria, e della pastora valdese Letizia Tomassone.

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EGITTO, ANCORA SCONTRI AL CAIRO. OGGI NASCE IL NUOVO GOVERNO

ESTERI (Egitto) – Al Cairo si torna a sparare. Nelle strade del centro, nella serata di ieri, centinaia di manifestanti hanno cercato di assaltare una delle sedi della sicurezza di Stato. L’esercito è intervenuto e li ha dispersi sparando colpi in aria. Il ritorno della violenza alla vigilia della presentazione del nuovo governo di Essam Sharaf, nominato primo ministro. Il nuovo esecutivo nascerà domani pomeriggio col giuramento davanti al capo del Consiglio supremo delle forze armate, Hussein Tantawi, che resterà ministro della Difesa.

Il piano di Sharaf inizierà dal rinnovamento dei ministri degli Esteri, della Giustizia e dell’Interno e, poi, il ministri dell’Agricoltura e del Petrolio, che si uniranno agli altri 22 ministri nominati. Undici di loro appartenevano già al governo-Shafiq, dimissionato la scorsa settimana. Il maggior segnale di rottura con il passato è la sostituzione di Ahmed Abul Gheit, ministro degli Esteri dal 2004, con Nabil Elaraby, ex giudice della Corte internazionale di giustizia, ex rappresentante permanente presso l’Onu e vicino al movimento per il cambiamento di Mohamad el Baradei. La sostituzione di Abul Gheit era chiesta da giorni dai manifestanti in piazza, che lo considerano troppo vicino all’ex rais Mubarak, così come un cambio al ministero dell’Interno, per il quale Sharaf ha scelto Mansour El Essawy.

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UN MINORE SU 4 MENO IMBARAZZATO SE «PARLA» ON-LINE

EUROPA – Per un quarto dei ragazzi italiani dagli 11 ai 16 anni è più facile essere se stessi su internet piuttosto che di persona. Il dato sconcertante che dovrebbe indurre a riflettere genitori ed educatori emerge dal progetto europeo “Eu kds on-line II” che ha raccolto le interviste di un campione di oltre 25mila studenti e altrettanti genitori. In occasione della giornata mondiale della sicurezza on-line cerchiamo di capire come viene percepita e utilizzata la rete dai più giovani e quali sono i pericoli a cui sono esposti. In base alla ricerca emerge che i ragazzi italiani usano internet per svolgere attività utili e divertenti, allacciare nuovi legami di amicizia e di intimità o coltivare quelli vecchi.

Un terzo di loro riesce a parlare di più cose su internet rispetto a quando si trovano con qualcuno di persona. Mentre il 19% parla on-line di cose private che non condivide di persona con altri. Internet un pericoloso surrogato dei rapporti personali diretti? Secondo la ricerca non è così. Per “Eu kids on-line” opportunità e rischi della rete sono fortemente connessi. Perciò quello che può essere divertente per qualcuno può risultare rischioso per un altro.

Bisogna considerare che sperimentare ed esprimere la propria personalità è un po’ l’essenza dell’adolescenza. Dunque i ragazzi che dicono che è “abbastanza vero” che è più facile esprimere se stessi on-line (20%) potrebbero semplicemente sfruttare le opportunità offerte dalla rete. Magari perché discutere di questioni personali on-line è meno imbarazzante. È invece fonte di qualche preoccupazione il fatto che per il 5% dei ragazzi italiani è “molto vero” che è più facile essere se stessi on-line. La risposta potrebbe essere che hanno qualche problema nelle relazioni interpersonali faccia a faccia oppure perché passano molto, troppo tempo al computer. In base alla ricerca emerge che non tutti hanno buoni rapporti con i coetanei.

Così l’11% non si sente ben accettato, mentre il 38% solo in parte (dichiarando un “abbastanza”). Sono i ragazzi che hanno maggiori difficoltà relazionali a sentirsi più se stessi on-line. Proprio per questo secondo gli esperti questi soggetti sembrano essere i più vulnerabili e quindi più esposti a pratiche rischiose. In effetti il 57% di coloro secondo cui è più facile essere se stessi on-line che di persona ha cercato negli ultimi dodici mesi nuovi amici in rete, il 40% ha aggiunto alla lista degli amici o dei contatti persone mai incontrate off-line, il 16% ha inviato informazioni personali a persone che non ha mai visto, il 14% ha finto di essere un’altra persona e il 16% è stato in contatto su internet con persone mai incontrate off-line.

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NAPOLITANO: “SERVE SOBRIETÀ”. BERTONE: “DOVERE DI ESEMPLARITÀ”

POLITICA E GIUSTIZIA – «Grande responsabilità di fronte alle famiglie, e alle nuove generazioni» e di «fronte alla domanda di esemplarità» morale che viene dal Paese. È questa la riflessione che il segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, ha consegnato ieri ai giornalisti in merito alle vicende italiane e, in particolare, alle indagini giudiziarie che investono il presidente del Consiglio. «La Santa Sede, che ha i suoi canali, le sue modalità di intervento e non fa dichiarazioni pubbliche – ha detto il cardinale Bertone a margine della inaugurazione di una struttura di accoglienza dell’Ospedale Bambin Gesù –, spinge e invita tutti, soprattutto coloro che hanno una responsabilità pubblica di ogni genere in qualsiasi settore amministrativo politico e giudiziario, ad avere e ad assumere l’impegno di una più robusta moralità, di un senso di giustizia e di legalità». Il segretario di Stato vaticano ha espresso inoltre la convinzione che «moralità, giustizia e legalità siano i cardini di una società che vuole crescere e che vuole dare delle risposte positive a tutti i problemi del nostro tempo». Rispondendo a chi gli chiedeva se condividesse il «turbamento» manifestato dal presidente della Repubblica per quanto pubblicato dai media riguardo alle accuse mosse al premier, Bertone ha fatto riferimento al fatto che L’Osservatore romano ha pubblicato un unico testo sulla vicenda: la nota del Quirinale di martedì scorso. «La Santa Sede – ha ribadito Bertone – segue con attenzione e in particolare con preoccupazione queste vicende italiane, alimentando la consapevolezza di una grande responsabilità soprattutto di fronte alle famiglie, alle nuove generazioni».

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CAMPO MINATO DI UNA TERRA DI NESSUNO. DEL CARCERE TUTTI SAPPIAMO TUTTO E’ PROPRIO COSI’?

RIFLESSIONE – Sul carcere è scesa nuovamente una cappa fumogena, una sorta di comando a non eccessivare troppo la pietà, in fin dei conti è tutto nello stato naturale delle cose, la ferraglia arrugginita è ben custodita, non vale la pena dedicare tempo e denaro, meglio impegnarsi su altri fronti, più redditizi in termini di visibilità e consenso. Questa è la sintesi su cui poggia l’intero impianto penitenziario italiano, il sentire comune sul carcere, che trasforma il diritto dei principi fondamentali in optional da sbandierare a comodo, che non interpellano la nostra coscienza, sul ruolo, sull’utilità, la stessa pena che alberga drammaticamente all’interno delle sue celle. Disquisizioni, chiacchiericcio ruminante, quasi a voler affermare che nelle galere non entra nessuno, non ci rimane alcuno, non esistono neppure condanne scontate, non si trovano uomini e donne alla catena, è tutta una bufala raccontata male. C’è un conflitto permanente sulla giustizia, un quotidiano affermare ciò che è vero oggi è falso domani, una dinamica che riproduce e rafforza intolleranza e indifferenza nei riguardi di chi ha sbagliato ma rimane un cittadino detenuto, che bisognerebbe aiutare a diventare una persona con il proprio contributo da consegnare alla collettività. C’è un silenzio che non possiede responsabilità per gli effetti collaterali, gli eventi critici, che attraversano le fondamenta del carcere italiano: si muore sul terzo piano di un letto a castello, su un materasso buttato a terra, sopra una turca posta a fianco delle stoviglie miserabili disperse qua e là. Si muore così, avvolto il capo in un sacchetto di plastica, con una corda, con un po’ di sapone, si muore lentamente con gli occhi sbarrati, per vederla tutta la propria vita annientata, dentro una latrina fatiscente a dismisura.

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40MILA E-MAIL E UNA PETIZIONE ANTI-BLASFEMIA. MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE PER SALVARE ASIA BIBI.

ISLAMABAD – La mobilitazione internazionale per la salvezza di Asia, Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia, sta dando i primi risultati: grazie all’impegno di associazioni cristiane, gruppi che tutelano i diritti umani, semplici cittadini, gli uffici governativi del Pakistan sono stati inondanti, in pochi giorni, da circa 40mila messaggi e-mail che chiedono la liberazione della donna.

La Chiesa in Pakistan e le comunità cristiane a livello internazionale hanno rilanciato la petizione per l’abolizione della legge sulla blasfemia, diffusa un anno fa: grazia a una iniziativa della “Commissione Giustizia e Pace” dei Vescovi pakistani, condivisa da numerose altre associazioni, sono state raccolte in Pakistan oltre 75mila firme per chiedere al governo l’abrogazione della norma. L’iniziativa ha varcato i confini nazionali ed è stata raccolta dall’opera “Aiuto alla Chiesa che Soffre”: in Francia il Segretariato dell’Opera ha raccolto e consegnato di recente al governo francese otre 10.600 mila firme, mentre il Segretariato italiano di ACS in poche settimane ha raggiunto quota 1.400 adesioni e si appresta a rilanciare la petizione in occasione della presentazione del Rapporto 2010 sulla Libertà religiosa che si terrà il 24 novembre a Roma. Il provvedimento continua a destare un acceso dibattito nella società pakistana. La Chiesa, la “Commissione Nazionale per i Diritti Umani” e altri gruppi della società civile, anche musulmani, contestano apertamente la legge e ne chiedono l’abolizione. Oggi domandano al governo di aprire un tavolo ufficiale in Parlamento per riesaminarla. Il Ministro Federale per le Minoranze religiose, Shahbaz Batti, ne promuove la “revisione”. La Conferenza degli “Jamiat Ulema del Pakistan” (JUP), in rappresentanza di oltre 30 partiti religiosi, la ritiene invece “intoccabile” e minaccia dure proteste in caso contrario. Fonti locali di Fides notano che, negli ambienti islamici fondamentalisti, “è in atto un tentativo di definire ‘blasfemo’ chiunque vuole abolire la legge sulla blasfemia. Ciò potrebbe fomentare ulteriormente l’odio religioso nella società”. La “Legge sulla blasfemia” include gli articoli 295b, 295c, 298a, 298b e 298c del Codice Penale pakistano e prevede il carcere o anche la pena capitale per quanti insultano o dissacrano il nome del Profeta Maometto e del Corano. (PA)

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APERTA A ROMA LA FASE DIOCESANA DELLA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DEL CARDINALE VAN THUAN

ROMA – La vita di uno dei grandi testimoni della fede del Novecento, il cardinale Xavier Nguyên Van Thuân, scomparso nel 2002, è da oggi al centro della fase diocesana della Causa di beatificazione che lo riguarda, aperta nel Palazzo Lateranense di Roma. A prendere la parola questa mattina sono stati il cardinale vicario, Agostino Vallini, e il cardinale Peter K. A. Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, carica che il cardinale Van Thuân ricoprì dal 1998 alla sua morte. Alla Lateranense, invece, si è tenuta la cerimonia di consegna del Premio Van Thuân 2010, attribuito a Juan Somavia, direttore generale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. E molte altre sono le iniziative religiose e culturali che intendono ricordare il porporato, per 13 anni rinchiuso in carcere dal regime ateo vietnamita senza che questo riuscisse a spezzare la sua fedeltà a Cristo. Un profilo del cardinale Van Thuân in questo servizio di Alessandro De Carolis:

Quando gli chiese un pezzo di filo elettrico, il carceriere – che pure aveva imparato a conoscerlo – si spaventò. Bastava anche quello per suicidarsi e il suicidio era per tanti prigionieri un’allettante via di fuga. Non per quel prigioniero, però. Quel prete era un uomo mite, attaccato alla vita, attaccato al suo Dio. Il carceriere fece di meglio, ritornò con una pinza e assieme forgiarono una catenella alla quale il prigioniero attaccò la rozza crocetta di legno che si era costruito in un altro carcere. Un episodio tra i tanti, che raccontano la storia di un’anima che ha commosso chiunque l’abbia ascoltata. Xavier Nguyên Van Thuan, sacerdote, vescovo e prigioniero. Tredici anni, nove in isolamento, da quando nel 1975 Paolo VI lo volle coadiutore a Saigon e la dittatura vietnamita dietro le sbarre, senza processo, perché la nomina di uomo di Chiesa non poteva essere altro che un “complotto tra il Vaticano e gli imperialisti”.

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SALUTO DAL PRESIDENTE DELEGATO, CARD.LEONARDO SANDRI, PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE CHIESE ORIENTALI

SINODO PER IL MEDIO ORIENTE – Beatissimo Padre, rendiamo grazie a Dio, insieme a Vostra Santità, per la comunione col Successore di Pietro, che ci fa sentire Chiesa di Cristo, da Lui eternamente amata. Tramite il suo popolo santo, Egli ama l’umanità e vuole presentarsi anche oggi, come Signore della storia. Rendiamo grazie per questa espressione di collegiale fraternità episcopale a beneficio della Chiesa in Medio Oriente. Uniti a Lei, Santo Padre, vogliamo confidare nella misericordia di Dio e chiedere che venga presto in Oriente e in Occidente il Suo regno di verità, di amore e di giustizia. Nulla ci separerà dall’amore di Cristo (Rom 8,35): è la conferma che riceviamo in questi giorni, mentre siamo sempre in ascolto di “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (Ap 2,11) e di ciò che Vostra Santità confida ai cristiani del Medio Oriente. Ora, qui a Roma portiamo nel cuore l’Oriente, i tesori preziosi della sua tradizione spirituale, la gloria e i meriti, come le fatiche del suo passato; le sofferenze e le attese per il presente e il futuro. Un “vincolo aureo” unisce tutte le epoche delle Chiese d’oriente: è il martirio cristiano. Esso illustra anche ai nostri giorni una fedeltà al Vangelo, che ha scritto indelebili pagine di fraternità ecumenica. Pur registrando la situazione qualche miglioramento, in taluni contesti i cattolici con gli altri cristiani soffrono ancora ostilità, persecuzioni e il mancato rispetto del diritto fondamentale alla libertà religiosa. Il terrorismo e altre forme di violenza non risparmiano nemmeno i nostri fratelli ebrei e musulmani. Vicende umanamente indegne si moltiplicano e colpiscono vittime innocenti. La perdita di persone e di beni, e di ragionevoli prospettive, genera la realtà migratoria, che è triste ed è purtroppo persistente al di là di talune eccezioni positive. L’angoscia riaffiora non raramente a porre la domanda cruciale se vi possano essere giorni di vera pace e prosperità in Medio Oriente o se per l’avvenire non sia in gioco la stessa sopravvivenza della “plebs sancta Dei”. Ella, Padre Santo, non ha mai perso la speranza. E piuttosto la infonde nelle Chiese d’Oriente perché vivano il mistero evocato dal profeta Ezechiele, quello della “gloria del Signore” la quale “entra nel tempio per la porta che guarda ad Oriente” (Ez 43,4). L’Oriente risponde perseverando nella comunione e nella testimonianza; risponde con la ferma volontà di offrire e ricevere la speranza della Croce. Nel cenacolo sinodale “sub umbra Petri” vogliono entrare con i loro pastori i figli e le figlie delle Chiese Orientali: desiderano essere “un cuor solo e un’anima sola” (At 4,32) e fare propria la preghiera sacerdotale di Cristo “ut unum sint” (Gv 17,21). L’oriente conferma davanti a Vostra Santità la sua missione, quella cioè di cooperare all’unità di tutti i cristiani specialmente orientali secondo il mandato del Concilio Ecumenico Vaticano II (cfr OE 24).

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FONTANE DI LUCE E MUSICA IN PIAZZA POLITEAMA, I GIOVANI DI SICILIA CREDONO NEL CAMBIAMENTO.

PALERMO, SABATO 2 OTTOBRE 2010 – Mancano ormai poche ore all’arrivo di Papa Benedetto XVI a Palermo e le strade del capoluogo siciliano sono già piene di giovani in festa. I Papaboys di Sicilia non potevano mancare a questo appuntamento per testimoniarvi questa nuova esperienza di fede. Sabato pomeriggio alle 18 i Vescovi provenienti da diverse diocesi siciliane hanno incontrato i giovani, palermitani e non, per riflettere con loro sui temi che ci stanno più a cuore in questo momento: lavoro, scuola e università, giustizia e legalità, cittadinanza attiva e ambiente. Le “Fontane di Luce” (questo il nome dato alle catechesi dei Vescovi) hanno davvero illuminato la nostra mente. Ho ascoltato a lungo S.E. Mons. Salvatore Muratore (Vescovo della diocesi di Nicosia in provincia di Enna) che ha affrontato l’ambito di riflessione relativo all’ambiente nella chiesa di S. Anna La Misericordia. S. E. Mons. Muratore ha dato il benvenuto ai giovani di Acireale e alle famiglie di Mazara del Vallo con queste parole: “Mi auguro che voi giovani attingendo alle fontane di luce possiate diventare delle fiaccole di luce” […] Dio ha messo il segno più su tutte le cose. C’entra la fede con l’ambiente? Dove sta andando l’umanità? Quale futuro sta preparando? Cosa dobbiamo fare? Lo stupore è la molla della vita.

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