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OMELIA DELLA DOMENICA

Dio offre a Salomone ricchezze ed egli chiede Sapienza, questo è il vero Tesoro. Chi non lo sceglie perde. La preziosità del Regno è la presenza dello Spirito con i suoi infiniti doni.

Letture:
1 Re 3,5. 7-12
Romani 8,20-30
Matteo 13,44-52

Tesoro nascosto

Gesù fa uso di molti paragoni quando annuncia il Regno di Dio. Ciascuno ha un suo aspetto. Il testo che ascolteremo domenica ci insegna che il Regno dei Cieli è simile a un tesoro nascosto o come una perla preziosa o come una rete dove si scelgono i pesci migliori. Per il Regno si deve investire tutto per restare con ciò che è migliore. Per il Regno vale la pena di vendere tutto ciò che si possiede, per avere ciò che vale più di tutto quello che abbiamo.

Nel nostro cuore esiste sempre il desiderio di trovare un tesoro. Il tesoro del Regno, quando viene scoperto, diventa una ricerca che vale più di tutte le avventure. Paolo scrive: “mi sono privato di tutto, e tutto considero come spazzatura al fine di guadagnare Cristo e essere ritrovato in Lui” (Fil 3, 8). Salomone chiede a Dio la sapienza mentre gli erano state offerte tutte le ricchezze. Con essa però egli ha tutte le altre ricchezze. E’ come disse Gesù: “ cercate prima il Regno dei Cieli e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù” (Mt 6,33). Noi restiamo, invece, con le piccole soddisfazioni che ci fanno perdere però la soddisfazione totale. Le persone che hanno fatto tanto per il Regno di Dio e per il bene dell’umanità, lo hanno fatto perché hanno scoperto il tesoro che vale più della vita. Coloro che non lo scelgono sono come quelli della parabola, come i pesci che vengono separati e gettati fuori.

La scelta che facciamo mette nella mani di Dio il nostro futuro. Se non lo chiediamo, Dio rispetta ma sempre offre la sua grazia redentrice. Coloro che invece accolgono il Regno diventano “apostolo” – inviati di Dio – per annunciare le sue ricchezze. La testimonianza più grande è la gioia di averlo incontrato e aver dato la vita per esso. Il Salmo ci fa pregare dicendo che i comandamenti di Dio valgono più di milioni in oro e in argento. Essi sono la migliore eredità (S. 118). La preziosità del Regno è la presenza dello Spirito. Egli costituisce la Ricchezza – Dono dato da Dio. La Sapienza di Dio è lo Spirito Santo che ci è dato in abbondanza con i suoi infiniti doni e non solamente i sette doni menzionati usualmente.

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“MANE NOBISCUM, DOMINE”, PER PAPA WOJTYLA LE LACRIME DEI PAPABOYS DAGLI OCCHI DI TUTTO IL MONDO

ROMA – Gioia imprevedibile, per quanto pensata, desiderata, attesa, immaginata. Non ci siamo sentiti ad un traguardo, ma ancora in cammino, consapevoli e responsabili di una presenza che continuerà a guidarci con l’amore immenso di sempre e che da domenica scorsa, nelle Litanie di quel Rosario che ci ha insegnato a recitare come arma più potente, possiamo chiamare ‘Beata’. Nessuna forza sembrava bastare ai Papaboys che dovevano raccontare al mondo, con la vita, come cambia la storia di chi incontra un Santo, di chi dal Santo si sente amato indiscutibilmente, di chi, attraverso il Santo, percepisce l’amore di Dio. Responsabili di dimostrare che quel ‘chiasso’ che il Santo Padre aveva tanto amato e che aveva svegliato il sonno di Buenos Aires, Santiago, Czestochowa, Denver, Manila, Parigi, Roma, Toronto, Colonia, Sidney era un canto di lode, esplosione del cuore di chi scopre di ‘dover’ amare e di avere l’energia per farlo a qualunque prezzo. Atleti della Croce, passata di braccia in braccia come nella migliore delle Olimpiadi, perché il Santo Padre ci aveva chiesto di farlo e il nostro ‘sì’ era custodito gelosamente nel suo cuore. Portavoce della misericordia di Dio, messaggeri del perdono, ascoltato dalla voce ed imparato dall’esempio. Karol Beato. “Alzatevi, andiamo!”.

Vecchi zaini e vecchi sacchi a pelo – fieri dei segni delle GMG – e la follia di chi è innamorato pazzo. 
Destinazione Circo Massimo. La Diocesi di Roma, la sua ultima Diocesi, ospitando chiunque volesse e da dovunque venisse, aveva bisogno di pregare con Papa Benedetto (in connessione video) per prepararsi al grande giorno. Duecentomila fedeli ed altrettante candeline a perfezionare la suggestione della distesa del Circo Massimo. Testimonianze commoventi e, poi, il Rosario. Il ‘suo’ Rosario, preghiera unica nella sua forza, speciale nel suo effetto. Il nodo col Paradiso è stretto. Comincia la grande notte. Si prega. Si prega ancora e si percorre la strada verso San Pietro. Si prega e si canta in tutte le lingue, ci si incontra, ci si abbraccia… c’è persino chi si scambia gli auguri, come se fosse la notte di Pasqua. Un pellegrinaggio interminabile, una fila umana di cui non si percepisce né inizio, né fine. Persino il Tevere sembra sussurrare qualcosa. Roma, bella come non è mai stata, è testimone di un amore per cui le parole non basteranno mai. Qualche giornalista si unisce alla preghiera, qualcun altro preferisce, invece, cogliere proprio quell’emozione – e nessun’altra – per mandarla nel mondo. Il cammino si fa via via più lento. Ci sarà da attendere. Via della Conciliazione è chiusa. Strategie e tentativi di ogni genere per conquistare i pochissimi posti in piazza. Pochissimi rispetto al numero dei pellegrini, ma non importa. Dobbiamo celebrare insieme. Da dovunque, purché sia comunione. Tutti fermi, incollati uno all’altro, per chilometri e chilometri. Come le membra ad un corpo. E c’è sempre chi prega e chi canta, chi si incontra, chi si abbraccia… Il Santo Padre non aveva parlato solo con noi… Tutto il mondo ha scelto di esserci, perché tutto il mondo ha almeno un ‘grazie’ da dirgli. 

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“LA TERRA SANTA ATTENDE LA FRATERNITÀ DELLA CHIESA UNIVERSALE”, L’APPELLO DEL CARD. LEONARDO SANDRI

CHIESA NEL MONDO (Città del Vaticano) – “La Terra Santa attende la fraternità della Chiesa universale e desidera ricambiarla nella condivisione dell’esperienza di grazia e di dolore che segna il suo cammino… I cristiani d’Oriente sperimentano l’attualità del martirio e soffrono per l’instabilità o l’assenza della pace. Il segnale più preoccupante rimane il loro esodo inarrestabile”. È quanto scrive il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, card. Leonardo Sandri, nella Lettera che ha inviato ai Pastori della Chiesa Universale affinché sostengano la Terra Santa attraverso l’annuale colletta del Venerdì Santo, risalente all’età apostolica.

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Beatificazione Giovanni Paolo II : posti letto agenzia dei Papaboys

Carissimi fratellini e sorelline dell’Associazione Nazionale Papaboys e lettori del sitowww.papaboys.it a ciascuno di voi ed ai vostri amici un caro saluto nel Signore ed un ben ritrovati con il servizio informazioni dell’Associazione. Molti di voi hanno chiesto e telefonato presso la Sede Nazionale per chiedere ulteriori possibilità di pernottamento e soggiorno a Roma durante i giorni della Beatificazione del nostro amato Papa Giovanni Paolo II; oltre ad aver soddisfatto tutte le vostre richieste (come nostra consuetudine)abbiamo ulteriormente provveduto a riservare a ciascuno di voi, ed anche eventualmente a vostri amici/cari una serie di possibilità nella città di Roma e dintorni. Ci auguriamo di cuore che il servizio riservato che vi proponiamo, sia di vostro gradimento e possa aiutarvi a vivere intensamente questi giorni di grazia, in totale comfort ed organizzazione.Per rendere più esclusivo e gradevole il Tuo pellegrinaggio a Roma l’Associazione Nazionale Papaboys resterà a Tua disposizione nelle ore in cui ti troverai a Roma. Il numero di telefono per ogni evenienza o informazione è lo06/97270529 oppure 06/97270510 al quale comunicare il Suo numero di tessera, mediante il quale potremo intervenire con rapidità e soluzioni. Nel momento della conferma di prenotazione ti sarà inviato anche il nominativo di un Tuo diretto riferimento con un recapito cellulare.

Ecco le nostre proposte per voi!

Alberghi 4 Stelle a Roma!

Hotel Shangrilà Corsetti **** (esclusivo) Roma Centro / Eur
PER I GIORNI 30 APRILE E 1 MAGGIO
totale posti 50
25 camere doppie

Cervara Park Hotel ****
Zona La Rustica
PER I GIORNI 29 / 30 APRILE
totale posti 13
3 triple
1 quadrupla (In regime di B&B.)

Strutture entro 50 Km da Roma!

Monastero “Convento Benedettino”
Bassano Romano (50 km da Roma)
PER I GIORNI 29 / 30 APRILE / 1 MAGGIO
totale posti 160
La struttura proposta e’ un convento benedettino ubicato a c.a 50 km da Roma ed a c.a 40 km da Viterbo. (disponibilità camere doppie, triple, quadruple, quintuple e sestuple)

Strutture Religiose, Alberghi e B&B 3 Stelle a Roma!

Nights in Rome
Zona Termini
PER I GIORNI 29 / 30 APRILE / 1 MAGGIO
totale posti 17
2 quadruple con bagno
1 tripla con bagno
3 doppie con bagno
tutte dotate di bagno privato, tv, connessione adsl e prima colazione

Marisa Hotel ***
Zona Termini
PER I GIORNI 29 / 30 APRILE / 1 MAGGIO
totale posti 17
3 camere triple
1 quadrupla
2 camere doppie
tutte dotate di bagno privato, tv, connessione adsl e prima colazione.

Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore
Zona Nomentana Km. 13
PER I GIORNI 29 / 30 APRILE / 1 MAGGIO
totale posti 28
7 doppie
9 singole
1 quadrupla (In regime di B&B.)

B&B One step from St. Peter
Zona Prati Metro Ottaviano
PER I GIORNI 29 / 30 APRILE / 1 MAGGIO
totale posti 15-16
1 singola
2 doppie
2 triple
1 quintupla (In regime di B&B.)
LOFT al 7°piano con bagno in camera e terrazzo con vista su San Pietro

B&B Salvator
Zona Prati Metro Ottaviano
PER I GIORNI 29 / 30 APRILE / 1 MAGGIO
totale posti 12
3 quadruple (In regime di B&B.)

B&B Mr. Gabbo
Zona Prati Metro Ottaviano
PER IL GIORNO 1 MAGGIO
totale posti 7
1 tripla ( matr.+singola)
1 doppia( 2 letti singoli)
1 matrimoniale (In regime di B&B.)

Istituto Religiose Orsoline
Zona Termini
PER I GIORNI 1 / 2 MAGGIO
totale posti 6-7
3 doppie (In regime di B&B.)

Per ulteriori Informazioni

Sign.ra Janna Chatilova
Coordinamento ‘Papaboys Agency’
Tel. 06/97270510 – 97270529
Recapito cellulare: 328/6049142
agency@papaboys.it

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A TAIWAN TORNA LA PENA DI MORTE, IL 4 MARZO UCCISI 5 DETENUTI

ESTERI (Taipei, TAIWAN) – Nonostante l’impegno congiunto della Chiesa locale e delle organizzazioni non governative locali ed internazionali, a Taiwan è tornata la pena di morte per i detenuti. Lo scorso venerdì 4 marzo, dopo 11 mesi senza esecuzioni (grazie ad una moratoria non ufficiale alle esecuzioni dei condannati a morte in vigore dal 2005), il governo ha proceduto alla condanna a morte di 5 detenuti accusati di assassinio. Il ministero della Giustizia ha confermato l’esecuzione dei cinque, con un decreto firmato dal ministro Tseng Yung-fu nella mattinata dello stesso 4 marzo. Due esecuzioni sono avvenute a Taipei, due a Kaohsiung e la quinta a Taichung.

La ripresa della pena capitale è stata aspramente criticata dalla comunità internazionale, incluse Amnesty International e l’Unione Europea e dalle Ong locali, come l’Alleanza taiwanese per la fine della pena di morte. La Conferenza episcopale regionale cinese si era espressa con una dichiarazione sulla pena di morte il 13 aprile del 2010. Nel testo si sottolineava come, nei suoi 2000 anni di storia, la Chiesa cattolica ha compreso in maniera profonda quanto la pena di morte sia una pena infinita ed un dolore per l’umanità, così come la fine della vita voluta o non voluta. I vescovi taiwanesi hanno spiegato che “per promuovere l’armonia sociale e mantenere una cultura di bontà e grazia, la Conferenza episcopale cattolica cinese si dichiara ancora a favore dell’abolizione della pena di morte, e chiede a tutti di essere consapevoli della dignità e della sacralità della vita, che va protetta e di cui va fatto tesoro”. La Conferenza “si appella al governo e al popolo e chiede di considerare l’abolizione della pena capitale e di attuare una sospensione delle esecuzioni in attesa dell’abolizione completa”.

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IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE: LA FEDE SI ALIMENTA CON LA PREGHIERA E UNA VITA MORALMENTE COERENTE

CITTA’ DEL VATICANO – All’udienza generale in Aula Paolo VI, Benedetto XVI si è soffermato sulla figura del gesuita olandese San Pietro Canisio, tra i protagonisti del Cinquecento cattolico, in particolare in terra tedesca. Il Papa ha ribadito che la vita cristiana cresce grazie alla preghiera e ad una profonda amicizia con Gesù. Quindi, ha invitato i fedeli a seguire, come San Pietro Canisio, una condotta di vita moralmente coerente per vivere con fedeltà la propria adesione a Cristo.

San Pietro Canisio ci insegna che un “autentico evangelizzatore è sempre uno strumento unito” con Gesù e con la Chiesa: così, Benedetto XVI ha messo l’accento sull’eredità lasciata dal Santo gesuita e dottore della Chiesa che fu chiamato a rivitalizzare la fede cattolica in risposta alla riforma luterana. Un impegno “quasi impossibile”, ha ricordato il Papa, che portò San Canisio a fondare numerosi collegi gesuiti in Germania ed ad intervenire alla sessione finale del Concilio di Trento. Ha così rammentato come per il Santo solo con la preghiera costante si può vivere un’intima amicizia con Gesù:

“Perciò, negli scritti destinati all’educazione spirituale del popolo, il nostro Santo insiste sull’importanza della Liturgia con i suoi commenti ai Vangeli, alle feste, al rito della santa Messa e degli altri Sacramenti, ma, nello stesso tempo, ha cura di mostrare ai fedeli la necessità e la bellezza che la preghiera personale quotidiana affianchi e permei la partecipazione al culto pubblico della Chiesa”.

La sua esortazione a mettere la preghiera al centro della vita di fede, ha quindi soggiunto, è stata riproposta autorevolmente dal Concilio Vaticano II, in particolare nella Costituzione “Sacrosanctum Concilium”:

“La vita cristiana non cresce se non è alimentata dalla partecipazione alla Liturgia, in modo particolare alla santa Messa domenicale, e dalla preghiera personale quotidiana. In mezzo alle mille attività e ai molteplici stimoli che ci circondano, è necessario trovare ogni giorno dei momenti di raccoglimento davanti al Signore per ascoltarlo e parlare con Lui”.

Negli anni difficili della Riforma protestante, ha rilevato il Papa, San Canisio “ha distinto l’apostasia consapevole e colpevole dalla perdita di fede incolpevole”. Ed ebbe a dichiarare che “la maggior parte dei tedeschi” che passarono al protestantesimo “erano senza colpe”. Quindi, ha sottolineato quanto sia attuale l’esempio che San Pietro Canisio ci ha lasciato con la sua vita:

“Egli insegna con chiarezza che il ministero apostolico è incisivo e produce frutti di salvezza nei cuori solo se il predicatore è testimone di Gesù e sa essere strumento a sua disposizione, a Lui strettamente unito dalla fede nel suo Vangelo e nella sua Chiesa, da una vita moralmente coerente e da un’orazione incessante come l’amore. E questo vale per ogni cristiano che voglia vivere con impegno e fedeltà la sua adesione a Cristo”.

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A COLLOQUIO CON MAREK SKWARNICKI. «COSÌ GIOVANNI PAOLO II SI IMMERGEVA IN DIO»

INTERVISTA – In Polonia è conosciuto come «il poeta amico di Giovanni Paolo II». Una definizione che va stretta a Marek Skwarnicki il quale è anche giornalista, scrittore e romanziere di successo. E per quanto riguarda l’amicizia personale con Karol Wojtyla «non è qualcosa che uno può mettere sul proprio biglietto da visita, soprattutto adesso che il Papa polacco viene elevato all’onore degli altari», nota con humour, quasi per nascondere la grande commozione che sta vivendo dopo aver appreso la notizia che Giovanni Paolo II verrà beatificato a Roma il prossimo primo maggio. Lui ci sarà, a Dio piacendo, nonostante gli acciacchi inevitabili di un uomo anziano che sta per compiere 81 anni. La sua è vita è più avventurosa di un romanzo, proprio come quella di Wojtyla, avendo attraversato le tragedie della guerra, del nazismo e del comunismo con cuore puro e ardimentoso. Da ragazzino Marek Skwarnicki ha partecipato all’insurrezione di Varsavia del 1944, è stato prigioniero in un lager nazista, quindi ha sofferto le privazioni e le censure del regime comunista. Ha conosciuto Karol Wojtyla nel 1958 e ben presto la collaborazione col giovane arcivescovo di Cracovia diventerà un’amicizia intensa e profonda che si protrarrà anche dopo la sua elezione al pontificato. Con il Papa conterraneo ha mantenuto una corrispondenza epistolare di ben 127 lettere che Skwarnicki ha pubblicato qualche anno fa col titolo «Giovanni Paolo II: saluti e benedizione». «Ed ora – mi dice – ho ricevuto la benedizione più grande: Karol verrà proclamato beato!».

Qual è stata la sua prima reazione alla notizia?

Guardi, come tanti altri che hanno conosciuto Wojtyla da vicino, anch’io non ho mai avuto dubbi sulla sua santità. Ma adesso è diverso: la decisione di Benedetto XVI di proclamare beato il suo predecessore non è semplicemente un atto formale, è un evento spirituale che coinvolge la Chiesa ed entra nelle viscere del mio essere credente. Ripenso alla mia lunga amicizia con Karol e la vedo sotto una luce diversa, mi sento in uno stato di grazia tutto particolare.

Cosa intende dire?

Gli ho voluto bene e lui mi ricambiava con generosità ed affetto. I nostri colloqui non erano mai superficiali. Ho sempre considerato Wojtyla un fratello maggiore, anzi un padre. Ed ora capisco: tramite l’amicizia con lui sono stato introdotto all’autentico “sensus Ecclesiae”, all’esperienza quotidiana della fede come incontro.

C’è un ricordo particolare che in questo momento sovrasta tutti gli altri?

È un ricordo buffo. Stamattina, camminando lungo la via Franciszkanska dove ha sede l’arcivescovado, m’è venuto in mente quella volta che mi recai dal cardinale Wojtyla con una grande agitazione addosso. Era il 1965, avevo ricevuto una lettera dal Vaticano con cui venivo nominato membro del Ponticio Consiglio per i laici, senza mai essere stato informato prima. Chiesi spiegazione ed il cardinale allargò le braccia: «Scusami tanto, mi sono dimenticato di dirtelo!». Poi mi spiegò: «Ci vuole uno che vada a Roma per sfatare quella sciocca idea di “Chiesa del silenzio” che in Occidente hanno sui cattolici dell’Est Europa». Non è un caso che, pochi giorni dopo la sua elezione a pontefice, disse: «Non c’è più la Chiesa del silenzio, adesso parla tramite il Papa!».

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SI AVVICINA LA DATA DI BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II. NON FACCIAMO IPOTESI, MA PREGHIAMO!

ROMA – E’ di notevole importanza la notizia uscita in queste ore dell’avvenuta approvazione da parte della consulta medica della Congregazione delle cause dei Santi, del miracolo attribuito all’intercessione di Giovanni Paolo II, la guarigione di una suora francese malata di Parkinson. Il dossier sul miracolo (positio super miro) – informa il vaticanista Andrea Tornielli – , oltre che dai medici specialisti, è stato anche già vagliato e approvato dai teologi prima della fine del 2010. Il fascicolo che descrive la guarigione è arrivato proprio in questi giorni ai cardinali e ai vescovi chiamati a dare l’ultimo giudizio prima che il dossier venga presentato a Benedetto XVI.

La riunione della plenaria dei cardinali è prevista per la metà di questo mese. Se anche loro, com’è prevedibile, approveranno la positio sul miracolo, il cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, potrà recarsi dal Papa per chiedergli la promulgazione del decreto di riconoscimento del miracolo. Come si ricorderà, Benedetto XVI il 19 dicembre 2009 ha già approvato le virtù eroiche di Giovanni Paolo II. A quel punto, la beatificazione di Papa Wojtyla sarà soltanto una questione di data. Non abbiamo mai ipotizzato date o seguito le sirene dei media nella vicenda della beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II, e non lo faremo neanche in questa occasione. Ma possiamo continuare a pregare perchè Giovanni Paolo II possa diventare beato e grazie alla Sua intercessione si possano compiere altri miracoli!

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NELLA SOLENNITÀ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE, IL PAPA: “LA MISERICORDIA DI DIO È PIÙ POTENTE DEL MALE

CITTA’ DEL VATICANO – La grazia è più grande del peccato e la misericordia di Dio è più potente del male: lo ha ricordato Benedetto XVI all’Angelus, in piazza san Pietro, nell’odierna solennità dell’Immacolata Concezione di Maria.

“Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”, dice l’Angelo Gabriele alla Vergine, rivelando “l’identità più profonda di Maria”, ha spiegato Benedetto XVI citando la Liturgia odierna. L’espressione, “piena di grazia”, ovvero “da sempre ricolma dell’amore di Dio” ci offre la spiegazione del mistero dell’Immacolata Concezione, segno – ha aggiunto il Papa – di “una singolare predilezione da parte di Dio” verso Maria, prescelta nel suo disegno eterno “per essere madre” del “Figlio fatto uomo e, di conseguenza, preservata dal peccato originale”. Un mistero “fonte di luce interiore, di speranza e di conforto. “In mezzo alle prove della vita e specialmente alle contraddizioni che l’uomo sperimenta dentro di sé e intorno a sé, Maria, Madre di Cristo, ci dice che la Grazia è più grande del peccato, che la misericordia di Dio è più potente del male e sa trasformarlo in bene. Purtroppo ogni giorno noi facciamo esperienza del male, che si manifesta in molti modi nelle relazioni e negli avvenimenti, ma che ha la sua radice nel cuore dell’uomo, un cuore ferito, malato, e incapace di guarirsi da solo”. E se “all’origine di ogni male c’è la disobbedienza alla volontà di Dio” e “la morte ha preso dominio perché la libertà umana ha ceduto alla tentazione del Maligno”, “Dio non viene meno – ha rassicurato Benedetto XVI – al suo disegno d’amore e di vita: attraverso un lungo e paziente cammino di riconciliazione ha preparato l’alleanza nuova ed eterna, sigillata nel sangue del suo Figlio, che per offrire se stesso in espiazione è “nato da donna”. “Questa donna, la Vergine Maria, ha beneficiato in anticipo della morte redentrice del suo Figlio e fin dal concepimento è stata preservata dal contagio della colpa. Perciò, con il suo cuore immacolato, Lei ci dice: affidatevi a Gesù, Lui vi salverà”.

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IL PAPA ALL’UDIENZA CHIEDE PREGHIERE PER LA CHIESA IN CINA. CATECHESI DEDICATA A GIULIANA DI NORWICH

CITTA’ DEL VATICANO – Chi confida nell’amore di Dio non si vedrà mai deluso, “perché le promesse di Dio sono sempre più grandi delle nostre attese”. Con queste parole, Benedetto XVI ha terminato la catechesi all’udienza generale di questa mattina. Il Papa l’ha dedicata a una mistica vissuta a cavallo tra il 14.mo e il 15.mo secolo, Giuliana di Norwich, le cui visioni hanno messo in rilievo la tenerezza “materna” dell’amore di Dio per l’umanità.

L’ottimismo della vita che nasce dalla certezza di essere amati da Dio. Può essere condensata in questa frase l’esperienza naturale e soprannaturale di “Madre Giuliana”, come risulta dall’appellativo che campeggia sul monumento funebre nel quale sono custodite le spoglie di Giuliana di Norwich. Madre perché, ha spiegato Benedetto XVI, fu in vita un punto di riferimento spirituale per moltissime persone. Vivendo da anacoreta, rinchiusa in una cella, la mistica maturò “una sensibilità umana e religiosa finissima”. Allo stesso modo accade oggi, ha osservato il Papa, con quelle donne e quegli uomini “che si ritirano per vivere in compagnia di Dio” e “proprio grazie a questa loro scelta, acquisiscono un grande senso di compassione per le pene e le debolezze degli altri”: “Amiche ed amici di Dio, dispongono di una sapienza che il mondo, da cui si allontanano, non possiede e, con amabilità, la condividono con coloro che bussano alla loro porta. Penso, dunque, con ammirazione e riconoscenza, ai monasteri di clausura femminili e maschili che, oggi più che mai, sono oasi di pace e di speranza, prezioso tesoro per tutta la Chiesa, specialmente nel richiamare il primato di Dio e l’importanza di una preghiera costante e intensa per il cammino di fede”.

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L’INIZIO DELL’ANNO LITURGICO: LA CORONA CHE PLASMA IL TEMPO

ANNO LITURGICO – L’anno liturgico è tra le più originali e preziose creazioni della Chiesa, “un poema – come diceva il cardinale Ildefonso Schuster di tutta la liturgia – al quale veramente hanno posto mano e cielo e terra”. Esso è la trama dei misteri di Gesù nell’ordito del tempo. Così, lungo il corso di ogni anno, la Chiesa rievoca gli eventi della sua nascita, della sua morte e della sua risurrezione, così che il susseguirsi dei giorni sia tutto improntato e sostenuto dalla memoria di lui. Una memoria d’altronde che, se fa volgere lo sguardo a quando quegli eventi si sono compiuti, subito fa tendere lo sguardo sul Presente, cioè sul Cristo vivente, che sovrasta e include in se stesso tutta la storia.

Facendosi uomo, il Figlio di Dio si ritrova, come ognuno di noi, “datato” e coinvolto nei confini della cronologia e, perciò, di un passato irreversibile. È l’aspetto temporale e irripetibile dei suoi misteri, che divengono l’oggetto del ricordo che li rievoca. Così nell’anno liturgico, con immensa pietà, ripassano i diversi momenti rievocati nei vangeli, e di cui è stata intessuta l’esistenza di Gesù e che non si rinnovano. E tuttavia ognuno di essi era una mediazione di grazia e concorreva a “creare” il Signore e la sua opera di salvezza. Gesù non rinasce storicamente ogni volta che la Chiesa ne rievoca il Natale, ma quella natività fu una mediazione e un avvenimento di grazia. Come lo furono tutte le altre manifestazioni della vita terrena del Figlio di Dio: ossia, come direbbe Tommaso d’Aquino (Summa Theologiae, III, 27, prologo), “tutto quello che il Figlio di Dio incarnato fece o patì nella natura umana a lui unita” (ea quae Filius Dei incarnatus in natura humana sibi unita fecit vel passus est): tutto quello che concorse a formare il Cristo redentore. Nello svolgimento dell’anno liturgico rimeditiamo su quei misteri, miriamo ad averne un’intelligenza più profonda, e soprattutto li ritroviamo col loro senso e con il loro valore nel Signore vivente glorioso, sul quale sono fissati gli occhi della fede e l’ardore del cuore. E in questo senso si può affermare che, narrati e tramandati d’anno in anno, non invecchiano e non si consumano mai. Ecco perché è giusto ritenere che, mentre si dispongono e si uniscono a formare la suggestiva “corona della benignità dell’anno di Dio” – corona benignitatis anni Dei, come Paul Claudel intitola il suo splendido poema sull’anno liturgico – essi sono destinati in certo modo a rinnovarsi nella Chiesa. L’anno liturgico – scriveva il cardinale Schuster – “rappresenta come l’unità di misura della vita della Chiesa sulla terra. Questa vita a sua volta è la continuazione della vita di Gesù Cristo”. Vale per esso quel che egli diceva della preghiera liturgica: “Direttamente sgorga dal cuore della Chiesa orante”. I giorni che lo formano sorgono dall’amore della Chiesa ininterrottamente assorta a contemplare e a incontrare il suo Signore, istituendo con lui una cronologia o un corso annuale nuovo e inedito, a servizio di Cristo, per mezzo del quale, nel quale e per il quale tutto è stato creato.

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BENEDETTO XVI AI NUOVI CARDINALI: CONFIDO NEL VOSTRO SOSTEGNO PER SERVIRE LA CHIESA

CITTA’ DEL VATICANO – Il Papa e i cardinali sono chiamati a lavorare in comunione per l’unità e la santità del Popolo di Dio: è quanto affermato da Benedetto XVI nell’udienza di stamani ai 24 nuovi porporati, ricevuti in Aula Paolo VI, con i famigliari e i fedeli. Il Papa ha incoraggiato i nuovi cardinali a proseguire nella loro missione spirituale e apostolica e ad essere “attenti ascoltatori” delle varie voci nella Chiesa.

“Siate testimoni del Vangelo per donare al mondo la speranza di cui ha bisogno e per contribuire” a promuovere la pace e la fraternità: è l’esortazione di Benedetto XVI ai nuovi cardinali, in un discorso pronunciato in diverse lingue, secondo la nazionalità dei nuovi porporati. Parlando in francese, il Papa ha invitato i fedeli a pregare per i nuovi cardinali “affinché in comunione con il Successore di Pietro, lavorino efficacemente all’unità e alla santità del Popolo di Dio tutto intero”. Il Papa non ha poi mancato di riferirsi ai sentimenti e alle emozioni vissute in occasione della creazione dei 24 nuovi cardinali. Celebrazioni che “invitano a rivolgere lo sguardo alle dimensioni della Chiesa universale”: “Sono stati momenti di fervida preghiera e di profonda comunione, che oggi desideriamo prolungare con l’animo colmo di gratitudine verso il Signore, il quale ci ha dato la gioia di vivere una nuova pagina della storia della Chiesa”. Il Papa ha affermato di confidare nella preghiera e nel prezioso aiuto dei nuovi porporati chiamati “ad una stretta comunione” con il Papa e a servire la Chiesa con fedeltà. “Il vostro ministero – ha detto – si arricchisce di un ulteriore impegno nel sostenere il Successore di Pietro, nel suo universale servizio alla Chiesa”: “Mantenete fisso lo sguardo su Cristo, attingendo da Lui ogni grazia e spirituale conforto, sull’esempio luminoso dei Santi Cardinali, intrepidi servitori della Chiesa che nel corso dei secoli hanno reso gloria a Dio con esercizio eroico delle virtù e tenace fedeltà al Vangelo”.

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SANTIAGO ATTENDE IL PAPA «PELLEGRINO DELLA FEDE E TESTIMONE DI CRISTO RISORTO»

SANTIAGO DE COMPOSTELA – Santiago de Compostela è bellissima, anche sotto una fitta pioggia. «Qui ci siamo abituati» dicono i galiziani, sfoderando la loro proverbiale tranquillità. Ogni tanto, però, le nubi si aprono. Il sole illumina la grande Cattedrale e fa brillare come oro i licheni aggrappati da secoli alle statue, alle colonne, alle mura. La città del Cammino aspetta il Papa, che arriverà – «pellegrino della fede e testimone di Cristo Risorto» – il 6 novembre. La Galizia non nasconde l’emozione dell’attesa.

Dopo Giovanni Paolo II – che visitò Santiago de Compostela nel 1982 e poi nel 1989 per la Giornata mondiale della gioventù – questo affascinante angolo nord-occidentale della penisola iberica accoglierà ora anche Benedetto XVI. Sarà una visita di poche ore – spiegano gli organizzatori – ma intensissime. Un’iniezione di speranza ed energia, secondo la comunità locale. Nell’attuale situazione di «relativismo» e «laicismo» che impregna la società spagnola, spiega monsignor Julian Barrio, arcivescovo di Santiago, «il pellegrinaggio del Papa servirà a una rivitalizzazione religiosa e sociale»: «Aumenta l’opportunità – e anche la necessità – di parlare della nostra fede». Del resto il fenomeno dell’impoverimento spirituale non è esclusivo del paese iberico. Ma non c’è spazio per il pessimismo. «Se c’è un luogo per la speranza, quella è la casa dell’Apostolo», sottolinea l’arcivescovo. Con l’arrivo del Papa a Santiago – città europea per eccellenza, che con il suo Cammino ha contribuito a formare l’unità e l’identità del Continente (come intuì Goethe) – «deve risuonare la speranza cristiana». E se è vero che «tutta la storia della Chiesa è come il diario di un pellegrinaggio infinito» verso Dio, la partenza di Benedetto XVI per Santiago assume un valore profondamente simbolico, universale: «Il fratello di Roma viene ad abbracciare il fratello di Compostela», dice monsignor Barrio. Il Pontefice non toccherà la terra gallega in un momento qualsiasi: l’Anno Santo Compostelano in corso, infatti, «è una chiamata per recuperare l’antropologia cristiana», per riscoprire «la bontà della creazione e della creatura», per riconoscere «la minaccia e le conseguenze del peccato» e la «possibilità dell’uomo di essere curato e perdonato» e infine per ricordare «la presenza della Grazia» che è in tutto il creato. Il Cammino è una via, ma anche una luce, un faro che può illuminare molti: «L’Europa oggi mostra segnali di inquietante debolezza e preoccupa il ripudio della sua identità ed eredità», ammette l’arcivescovo. Nel cuore di Santiago – nella piazza dell’Obradoiro dove Benedetto XVI celebrerà la Messa il 6 novembre, di fronte a circa settemila fedeli – ogni giorno, in ogni momento, arrivano pellegrini: anziani e giovani, spagnoli e stranieri di tutto il mondo (quest’anno in molti anche dall’Australia e Nuova Zelanda), in gruppo o completamente soli. Esausti, ma felici.

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LA CELEBRAZIONE ECUMENICA. IL PAPA: RESTARE FEDELI ALLA PAROLA DI DIO SENZA CEDERE AL CONFORMISMO

IL PAPA NEL REGNO UNITO – A chiudere la seconda giornata del viaggio pontificio nel Regno Unito è stata la celebrazione ecumenica alla Abbazia di Westminster dove il Papa ha implorato nuovamente il dono dell’unità tra i cristiani. “Dobbiamo rendere grazie – ha detto il Pontefice – per i notevoli progressi compiuti verso questo nobile obiettivo tramite gli sforzi di cristiani impegnati di ogni confessione. Nel medesimo tempo, tuttavia, rimaniamo consapevoli che molto ancora rimane da fare. In un mondo segnato da una crescente interdipendenza e solidarietà, siamo sfidati a proclamare con rinnovata convinzione la realtà della nostra riconciliazione e liberazione in Cristo e a proporre la verità del Vangelo come la chiave di un autentico ed integrale sviluppo umano. In una società che è divenuta sempre più indifferente e persino ostile al messaggio cristiano – ha sottolineato – noi tutti siamo ancor più chiamati a dare una gioiosa e convincente testimonianza della speranza che è in noi (cfr 1Pt 3,15), e a presentare il Signore Risorto come la risposta alle più profonde domande e aspirazioni spirituali degli uomini e delle donne del nostro tempo”.

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L’AMICIZIA AI TEMPI DI FACEBOOK…. E’ VERA AMICIZIA? PARLIAMO DI QUESTO UNICO E GRANDE ‘AMORE’

AMICIZIA – Per parlare di questo legame ho riflettuto a lungo. Ho scoperto che, al di là dei fatti istintivi, ci vogliono delle grandi motivazioni affinché ci si possa fidare di un altro essere umano. In questo ci riesce Gesù Cristo, e io mi sono ispirato al suo insegnamento.San Paolo ha detto: “Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così radicati e fondati nella carità, siete in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siete ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef.3,17-19). E’ sempre la lettura e l’interiorizzazione della Bibbia (del suo contenuto) che ci fa comprendere cosa significa amicizia.

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LA CHIESA STA ‘PULENDO LA SPORCIZIA’ CON LA DETERMINAZIONE DI BENEDETTO XVI! E LA SOCIETA’?

ROMA – L’azione di Benedetto XVI sta colpendo in maniera puntuale ogni sorta di ‘sporcizia’ all’interno della Chiesa; il Papa lo aveva già detto – a chiare lettere – quando da Cardinale si trovò a commentare la Via Crucis del Colosseo nel 2005. Prima di andare oltre, rileggiamo quei momenti alla luce delle azioni quotidiane del Pontefice. In quell’indimenticabile Venerdì Santo, Giovanni Paolo II, stretto, quasi aggrappato al Crocifisso, in una struggente “icona” di sofferenza, ha ascoltato in silenzioso raccoglimento le parole di colui che sarebbe divenuto il suoSuccessore sulla Cattedra di Pietro. Significativamente, il leitmotiv della Via Crucis è stata la parola pronunciata da Gesù la Domenica delle Palme, con la quale – immediatamente dopo il suo ingresso a Gerusalemme – risponde alla domanda di alcuni greci che lo volevano vedere: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24). Con queste parole il Signore ha offerto una interpretazione “eucaristica” e “sacramentale” della sua Passione. Ci mostra – era stata la riflessione dell’allora Cardinale Ratzinger – che la Via Crucis non è semplicemente una catena di dolore, di cose nefaste, ma è un mistero: è proprio questo processo nel quale il chicco di grano cade in terra e porta frutto. Con altre parole, ci mostra che la Passione è un’offerta di se stesso e questo sacrificio porta frutto e diventa quindi un dono per tutti.

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TERRA SANTA LIVE! – VENERDI’ 18 GIUGNO NAZARETH E BASILICA DELL’ANNUNCIAZIONE.

OGLIAMO LA PACE IN TERRA SANTA – NAZARETH (arabo: الناصرة‎, al-Nāṣira; נצרת in ebraico) è una città del distretto nord di Israele, nella regione storica della Galilea. Attualmente Nazareth è la più grande città araba (circa 70.000 abitanti di cui 40.000 arabi) all’interno dello Stato di Israele, anche se è presente una forte comunità ebraica. È sede di moltissime comunità religiose. La città si apre ad anfiteatro sui primi contrafforti dei monti della Galilea prospicienti la pianura di Esdrelon a un’altitudine sul mare che va da 350 a 495 m. Dista dal lago di Tiberiade 24 km e 32 km dal mare. Nazaret è famosa universalmente come la città di origine di Gesù, che secondo i Vangeli, pur essendo nato a Betlemme vi abitò durante la sua infanzia e giovinezza.

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5 ANNI FA, IL 16 GIUGNO, IL PRIMO CONGRESSO DEI PAPABOYS. OGGI, ANCORA QUI, AL SERVIZIO DELLA CHIESA

ROMA – Sono passati 5 anni proprio oggi, dal primo Congresso ufficiale dei Papaboys, e dopo 5 anni siamo ancora qui, al servizio dei giovani, al servizio della Chiesa, fedeli al Papa e con la voglia di raddoppiare ulteriormente l’impegno. Ricordiamo questi primi 5 anni di attività dell’Associazione Nazionale Papaboys senza festeggiare, o meglio, festeggiando ‘essendoci’, con un ringraziamento a Nostro Signore ed alla nostra Mamma Dolcissima che hanno permesso questa costante presenza. E poi un grazie particolare a tutti, coloro che per almeno un attimo hanno provato a mettersi in discussione. Non è facile vivere in una Associazione, senza finanziamenti pubblici, senza riconoscimenti ufficiali, senza poter contare ogni giorno, su quelle tranquillità che permettono di ‘sopravvivere’. Ma se questa Associazione di giovani, è un progetto di Dio e non di qualche uomo, allora siamo felici di essere davvero CONTROCORRENTE, al massimo, al 100%, senza alcun dubbio.

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IL PAPA ALL’UDIENZA: MONDO SAREBBE PIÙ FELICE SE PERSONE IMITASSERO RAPPORTO D’AMORE NELLA TRINITA’

CITTA’ DEL VATICANO – La ‘ricetta della felicità’ di Benedetto XVI è stata consegnata questa mattina dal Pontefice durante l’udienza generale del mercoledì. Certo che è riduttivo parlare di ‘ricetta’ per un Papa così profondamente trinitario e coinvolto nell’eserienza salvifica della carità al servizio della verità, ma Benedetto XVI coniuga nella Trinità, sia l’Amore sia la Verità. Se le relazioni tra le persone umane fossero modellate sul rapporto d’amore che lega le tre Persone divine, il mondo sarebbe un luogo più felice, nel quale ciascuno vivrebbe “per l’altro”. E’ la considerazione con la quale Benedetto XVI ha terminato questa mattina la catechesi all’udienza generale, in Aula Paolo VI. Il Papa ha tratto ispirazione dagli scritti di due monaci teologi del XII secolo, Ugo e Riccardo, che vissero nella famosa abbazia parigina di San Vittore.

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