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CAMPANIA – ACCORDO REGIONE E MINISTERO LAVORO PER INSERIMENTO IMMIGRATI

Un accordo quadro per la realizzazione di azioni in materia di inserimento lavorativo e integrazione sociale degli immigrati in Campania. Lo hanno presentato questa mattina, nella sede della Giunta regionale campana a Palazzo Santa Lucia, il direttore generale all’Immigrazione del ministero del Lavoro, Natale Forlani, e l’assessore al Lavoro della Regione Campania Severino Nappi. Si tratta, ha spiegato Nappi, “di costruire un sistema nel quale l’immigrato abbia una forma di sostegno, che punti a creare le condizioni di accesso nel mondo produttivo”.

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UNA STATUA DI GIOVANNI PAOLO II NEL PIAZZALE DEL POLICLINICO GEMELLI VERRÀ INAUGURATA IL 30 GIUGNO

luROMA – Martedì 30 giugno, alle 19.00, verrà inaugurata nel piazzale del Policlinico Gemelli di Roma una statua in ricordo di Giovanni Paolo II. Il monumento, dedicato dall’Università Cattolica alla memoria di Papa Wojtyła, sarà benedetto dal Cardinale , per decenni segretario particolare del Pontefice. La statua è opera dello scultore toscano Stefano Pierotti, che sarà presente all’evento, ed è intitolata “Non abbiate paura!”, come la celebre espressione pronunciata dal Papa polacco il 22 ottobre 1978 durante l’omelia della Messa di inizio pontificato. La scultura verrà collocata nel piazzale antistante l’ingresso principale del Policlinico Gemelli, dove Giovanni Paolo II fu ricoverato 9 volte, dal 13 maggio 1981 – giorno dell’attentato in Piazza San Pietro – all’ultimo ricovero del marzo 2005. Su quel piazzale, Papa Wojtyła si affacciava dalla finestra dell’appartamento al decimo piano per recitare l’Angelus domenicale e benedire i fedeli.

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L’INTERVENTO DI ROCCO BUTTIGLIONE ALL’INCONTRO CON IL MONDO CATTOLICO. ‘I CRISTIANI E LA POLITICA’

Esiste oggi in Italia un popolo cristiano che non è politicamente rappresentato? Esiste cioè nel nostro paese un popolo cristiano che costruisce comunità, assiste i malati e gli anziani, aiuta le famiglie, educa le giovani generazioni, lotta per rafforzare una cultura della legalità, ha cura dei poveri e dei disperati, tappa con il suo impegno volontario i buchi dello stato sociale e sosta, irrequieto e incerto, ai confini della politica? A me sembra che questo popolo esista. L’affermazione non è scontata. Una quarantina di anni fa era dominante piuttosto l’idea che il nostro fosse il tempo della secolarizzazione. Il tempo della secolarizzazione, si diceva, è quello di un uomo adulto che basta a se stesso e non ha bisogno di Dio. In questa fase storica sorge una nuova società che non ha bisogno di religione, e di religione non ha bisogno, naturalmente, neppure lo Stato. Per questa visione non può sussistere, nel nostro tempo, un popolo cristiano. Rimangono, certo, dei cristiani che sopravvivono come singoli al di fuori della sfera pubblica e non sono comunque interlocutori delle scelte sociali e politiche. L’uomo nuovo dell’epoca della secolarizzazione ha un suo orizzonte intrascendibile all’interno del quale colloca la formulazione e la soluzione di tutti i problemi dell’esistenza. All’interno di questo orizzonte non c’è posto per Dio. Nasce, allora, perfino una teologia che cerca di riformulare l’annuncio cristiano all’interno di quell’orizzonte; si parla di una “fede senza religione” o di un “cristianesimo ateo”. La realtà sembrava confermare quelle analisi: le chiese si svuotavano e la religione sembrava essere diventata un elemento residuale nella storia del mondo. Un poeta, Pier Paolo Pasolini, in un articolo sul Corriere della Sera, in occasione della Pasqua, descrive un uomo vestito di bianco che gira attorno al Colosseo portando sulle spalle una croce, seguito da qualche centinaio di persone, nella esecuzione di un rito che nessuno comprende più, mentre da tutti i lati sfrecciano le auto impazienti e disinteressate. E’ Paolo VI che celebra la Via Crucis e vive, al tempo stesso, la sua personale Via Crucis di uomo, di sacerdote e di Papa. Pasolini commenta che quell’uomo è il passato, ma quel passato è più umano del futuro che minaccioso si annuncia. In quel futuro, infatti non verrà meno solo il popolo cristiano. Verrà meno il popolo in generale, qualunque tipo di popolo. Residuerà solo una massa di individui isolati, egoisti, preoccupati solo di se stessi, e proprio per questo alienati e disponibili a qualunque manipolazione da parte del potere.

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ALLA CAMERA DEI DEPUTATI LE PROPOSTE CONCRETE SULLA SICUREZZA STRADALE. INTERVENGONO I PAPABOYS

ROMA – Domani pomeriggio – giovedì 27 novembre 2008 dalle ore 15:30 a Roma presso la Camera dei Deputati (Sala Conferenze di Palazzo Marini, Via del Pozzetto, 158 – presso Piazza S. Silvestro) importante convegno dal titolo “Proposte concrete sulle attuali problematiche sociali – Il trauma stradale, misure necessarie per un dramma in corso”. Un ulteriore incontro non solo per parlare e discutere, ma per presentare vere e proprie proposte, possibilmente da concretizzare velocemente. In questo momento in cui si assiste ad una tragica recrudescenza del fenomeno della strage stradale in Italia, caratterizzato soprattutto da episodi provocati da conducenti ubriachi o drogati, i quali si abbattono, ad alta velocità, su bambini, donne, anziani, turisti e sul traffico sempre più intenso e meno controllato, alcune Associazioni, preoccupate, uniscono la propria voce a quella silenziosa di tante famiglie, vittime di incidenti, per sensibilizzare le Istituzioni ad un maggiore controllo del territorio, e la gente comune ad una più cosciente responsabilità nel traffico e nella circolazione.

Il convegno è stato organizzato da l’Associazione Vittime della Strada, Euroemergency, la Federazione dei Cristiano Popoloare, l’Associazione Nazionale Papaboys, l’Associazione Acquario Infinito, l’Associazione Scuola Nuova e l’Associazione “Noi”.

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=1994

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SUL SETTIMANALE ‘TEMPI’ BONAIUTI E VIOLANTE COMMENTANO IL DISCORSO DEL PAPA A SYDNEY

ROMA – Curiosa iniziativa del settimanale ‘Tempi’ che chiede a due politici (par condicio applicata: uno del Pd e l’altro del Pdl) un commento sui discorsi tenuti da Papa Benedetto XVI a Sydney durante la XXIII Giornata Mondiale dei Giovani a Sydney. Il discorso del Papa alla Giornata mondiale della Gioventu’ di Sydney ‘vale piu’ di tutti i discorsi politici pronunciati nelle Camere’. Lo sostiene il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, mentre Luciano Violante dichiara: ‘Non sono cattolico, ma questa di Benedetto XVI, a mio avviso, e’ anche pedagogia civile’. Secondo Bonaiuti, ‘lo sbarco del Papa nel cuore dei giovani vale anche e soprattutto nella politica, perche’ la visione secolare della vita, una visione che non porta a Dio come punto di riferimento’ si presenta come ‘forza neutrale e rispettosa di tutti’ ma invece ‘manca di quell’amore, di quell’umilta’ nell’agire, di quella liberta’ che sole possono portare ad una concezione piu’ responsabile della vita’. Violante si chiede ‘chi sono i Maestri per le generazioni piu’ giovani del mondo contemporaneo? La politica sembra aver rinunciato ad una funzione formativa’, come anche la scuola e la famiglia. ‘Percio’ milioni di ragazze e ragazzi si avviano verso l’eta’ adulta senza aver conosciuto la necessita’ del limite, fondamento di qualunque educazione’, prosegue l’ex presidente della Camera. ‘Senza maestri, tramonta l’idea che non tutto e’ mercato’, conclude Violante.

Riflessioni di Paolo Bonaiuti

C’è stato un discorso nelle scorse settimane che vale più di tutti i discorsi politici pronunciati nelle Camere ed è quello che l’Avvenire ha definito: “Lo sbarco del Papa nel cuore dei giovani”. L’arrivo di Benedetto XVI nel mondo nuovo, nel mondo giovane e dei giovani dell’Australia ha un significato profondo: i ragazzi non vengono visti semplicemente come una massa indistinta di consumatori in un mercato dove già lo scegliere in se stesso, il potere di scelta, diventa il bene; dove la novità viene contrabbandata sempre e comunque come bellezza; dove l’esperienza soggettiva soppianta la verità oggettiva, portandosi dietro i rischi del relativismo, la malattia del secolo appena passato. L’analisi del sommo Pontefice vale anche e soprattutto nella politica, perché la visione secolare della vita, una visione che non porta a Dio come punto di riferimento, in realtà si presenta solo apparentemente come forza neutrale, imparziale, rispettosa di tutti. E invece essa manca di quell’amore, di quell’unità di intenti, di quell’umiltà nell’agire, di quella libertà che sole possono portare ad una concezione più intima, più individuale e quindi più responsabile della vita, della società, della politica stessa. Il messaggio di Papa Benedetto XVI sotto questo aspetto è molto chiaro: «Dio non è irrilevante nella vita pubblica». È un messaggio che induce a riflettere anche sugli scandali degli ultimi tempi, sul livello sempre più acceso del dibattito, sul rischio continuo che gli avversari preferiscano vedersi come nemici e soprattutto che prosegua la demonizzazione di chi la pensa in maniera diversa dagli altri.

Le parole del Papa arrivano anche a definire, a tracciare la rotta di un preciso impegno. Quando ai giovani dice che «la vita non è governata dalla sorte e non è casuale, la vostra personale esistenza è stata voluta da Dio», il Papa mette l’accento sul rischio che si presenta in questi tempi di crisi economica e finanziaria, di rialzi indiscriminati delle materie prime e del petrolio, sul rischio che si diffonda una generale avidità e di uno sfruttamento egoistico di questa situazione da parte di alcuni individui spregiudicati o di alcuni governi senza principio. Ecco perché il monito del Papa, anche se rivolto specificatamente ai giovani, si indirizza al futuro e quindi all’agire nella vita politica.

Riflessioni di Luciano Violante

Chi sono i Maestri per le generazioni più giovani del mondo contemporaneo? La politica, non solo quella italiana, sembra aver rinunciato deliberatamente ad una funzione formativa. In molte famiglie i genitori trovano più comodo dire tanti SÌ deresponsabilizzanti piuttosto che i pochi NO necessari. Nella scuola chi si sforza di educare si imbatte nella frustrazione di comunicare valori derisi nella società. I giovani, e sono tanti, che vivono degnamente sembrano pellegrini in patria, quasi condannati a vivere nella periferia del reale. Il mondo degli adulti, a partire dai mezzi di comunicazione, si muove più per gerarchie di interessi che per gerarchie di valori. Perciò milioni di ragazze e ragazzi si avviano verso l’età adulta senza aver conosciuto la necessità del limite, fondamento di qualunque educazione. Nessuno spiega loro che è proprio la consapevolezza del limite che dà un senso alla vita e permette che la vita abbia un senso. In un mondo che ha posto lo scambio al centro della vita, rischia di valere solo ciò che si può comprare o vendere. Senza maestri, tramonta l’idea che non tutto è mercato; che ci devono essere valori e comportamenti che non si comprano e non si vendono. Di questo vuoto ha parlato il Papa da Sydney; non solo ai giovani di tutto il mondo, ma ha anche agli adulti.

I giovani non possono vivere con responsabilità e libertà senza una pedagogia della dignità umana. Gli adulti devono sentirsi richiamati ai loro doveri educativi perché le parole di Sydney rammentano la responsabilità del rapporto tra le generazioni. Non sono cattolico, e mi scuso se entro in campi non miei: questa di Benedetto XVI, a mio avviso, è anche pedagogia civile, preoccupata non solo della presenza dei valori cristiani nella vita quotidiana, ma anche del futuro stesso dell’umanità. Una settimana dopo il discorso di Sydney, Barack Obama ha parlato, di fronte alla Porta di Brandeburgo, dei nuovi muri che bisogna abbattere per costruire un mondo più giusto. Lo ascoltava una folla di giovani entusiasti.
Le uniche due personalità del mondo contemporaneo che riescono a parlare ai giovani con un linguaggio universale, capace di scuotere gli animi, sono un rigoroso teologo tedesco di 81 anni, capo della Chiesa cattolica, e un senatore nero che compirà 47 anni il prossimo 4 agosto, candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Non sappiamo se Obama vincerà; se vincesse, Benedetto XVI sarebbe forse meno solo nel parlare del bisogno di valori nelle nostre vite.

Fonte: www.papaboys.it

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