CASTEL GANDOLFO – Per il secondo anno consecutivo, Benedetto XVI trascorrere (da oggi pomeriggio) le sue vacanze nella cittadina laziale di Castelgandolfo, tradizionale residenza estiva dei Papi. “In qualche modo – sottolinea ai microfoni della Radio Vaticana il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi – l’eccezione era stata quella inserita da Papa Giovanni Paolo II con dei periodi di soggiorno in montagna”. “Come sappiamo – aggiunge il direttore della Sala Stampa della Santa Sede – Benedetto XVI ha accolto volentieri anche l’invito a recarsi in montagna per alcune volte, pero’ sappiamo anche che a Castelgandolfo si trova molto bene e che il riposo di cui ha bisogno vi e’ forse piu’ garantito”. La scelta, dunque, e’ caduta su un luogo “gia’ preparato e attrezzato per una normale presenza del Santo Padre, certamente piu’ fresco che Roma, ma non particolarmente alto, e dove ha a disposizione i giardini per passeggiare”, ma anche “gli ambienti in cui puo’ svolgere quel lavoro intellettuale e culturale, oltre che il tempo di preghiera, che gli e’ particolarmente caro”.
Secondo il portavoce, infatti, “il Papa non e’ per nulla una persona che perde tempo: e’ una persona che usa il suo tempo intensamente, anche quando si riposa, facendo le cose che gli sono piu’ gustose e abituali, secondo la sua personalita’, che sono appunto leggere, studiare, scrivere”. In proposito, padre Lombardi cita l’opinione del segretario di Ratzinger, monsignor Georg Gaesnwein, per il quale “il modo migliore del Papa per riposare e’ quello di studiare e scrivere di teologia, di Sacra Scrittura, perche’ sono gli argomenti che lo appassionano”. Per padre Lombardi, inoltre, pesa sulla decisone del Pontefice anche “il fatto che dal punto di vista dell’organizzazione, della logistica, della sicurezza il suo andare a Castelgandolfo e’ la soluzione piu’ semplice”.
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IMMIGRAZIONE- PORRO(UGL):“RAPPORTO INPS RIVELA DATI POSITIVI SU INTEGRAZIONE”
Lo dichiara il segretario confederale dell’Ugl, Marina Porro, commentando i dati del IV Rapporto sui lavoratori di origine immigrata negli archivi dell’Inps, presentati oggi a Roma dal direttore generale dell’Istituto, ed evidenziando come “i dati diffusi fanno riflettere su quanto siano importanti gli immigrati per il nostro sistema Paese, anche se sono ancora confinati ai lavori meno retribuiti e spesso rifiutati dagli italiani. Uno su sei, infatti, è addetto alla cura e all’assistenza delle persone, costituendo uno dei pilastri del welfare che, a livello pubblico, è estremamente carente”.
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