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“COMPAGNI DI VIAGGIO, INTERVISTE AL VOLO CON GIOVANNI PAOLO II”: RISCOPRIRE KAROL NON SOLO COME PAPA

SPECIALE BEATIFICAZIONE/EDITORIA (Roma) – Il 23 marzo, nella Sala Marconi della Radio Vaticana in piazza Porta Pia 3, verrà presentato l’ultimo lavoro editoriale della vaticanista Angela Ambrogetti, dal titolo “Compagni di viaggio. Interviste al volo con Giovanni Paolo II”, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana. Grazie all’archivio della Radio Vaticana, la giornalista ha potuto raccogliere interviste significative, per lo più inedite, che Giovanni Paolo II rilasciava ai giornalisti che lo seguivano nei suoi viaggi internazionali. Attraverso queste interviste, il lettore scopre il lato umano di Karol Wojtyla per conoscerlo non solo come Papa ma, soprattutto, in quanto uomo dotato di una grande semplicità e della capacità di parlare di Dio al mondo. Il volume racchiude testimonianze importanti come quella del Cardinale Stanislao Dziwisz, segretario personale di Giovanni Paolo II, la prefazione di Padre Federico Lombardi, direttore generale di Radio Vaticana e, infine, un’intervista con Palma Gòmez Borrero, giornalista che ha seguito tutti i viaggi del Papa. Angela Ambrogetti ha iniziato la carriera di giornalista vaticanista nel 1988 alla Radio Vaticana e, dopo aver lavorato per anni per la televisione e per i quotidiani italiani, attualmente è la vaticanista per la radio del Papa e per il magazine statunitense “Inside the Vatican”, oltre a scrivere di cultura su altre riviste internazionali. Nella nostra intervista abbiamo cercato di approfondire le tematiche affrontate nel libro ed il suo personale pensiero sull’era mediatica in cui viviamo oggi.

D – Dottoressa Ambrogetti, a breve verrà pubblicata la sua ultima fatica editoriale “Compagni di viaggio – Interviste al volo con Giovanni Paolo II.” Ci racconti cosa l’ha portata a scrivere questo libro.

R – Tutto nasce da alcuni programmi “improvvisati” che preparai per Radio Vaticana, quelli cioè che i giornalisti chiamano “ pezzi a braccio”, i momenti in cui il Papa lascia il testo scritto e risponde direttamente a parole. Le situazioni in cui si verificano questi fatti possono essere le più diverse: a tavola con i vescovi di un Paese straniero, salutando i bambini di una parrocchia o in aereo con noi giornalisti. Ascoltando i nastri delle registrazioni dell’incredibile archivio di Radio Vaticana, mi sono resa conto che, in effetti, Giovanni Paolo II aveva inventato un nuovo modo di comunicare. I giornalisti al seguito del Papa in aereo iniziarono a comparire con Paolo VI, il primo Pontefice ad effettuare viaggi internazionali. A quei tempi, però, il Papa passava e accennava qualche saluto. Su Papa Wojtyla c’è invece un racconto che tutti i vaticanisti conoscono e che oramai è divenuto famoso: durante il primo volo di Giovanni Paolo II, un giornalista americano gli fece una domanda, alla quale Papa Wojtyla rispose immediatamente. Da quel momento le domande al Pontefice divennero una consuetudine, che dimostra molto chiaramente come Giovanni Paolo II avesse piacere a comunicare con i giornalisti e stipulasse con loro una sorta di “patto mediatico” molto personale, e mai soggiogato dalla voglia dei giornalisti di ottenere qualcosa in più.

D – Come osserva Padre Federico Lombardi, nella prefazione del libro, il progredire dei mezzi di comunicazione nell’arco del lungo Pontificato di Giovanni Paolo II, ha fatto sì che sia stata prodotta una grande quantità di registrazioni sia audio che video, delle molteplici attività del Papa rispetto ai pontefici precedenti. Non tutto è stato, però, portato a conoscenza della collettività mondiale ed il suo libro sopperisce efficacemente a tali mancanze. Lei pensa che queste integrazioni possano valere non solo come testimonianze storiche ma anche incrementare la devozione dei fedeli?

R – La devozione per certi aspetti sicuramente. Giovanni Paolo II instaurava con le persone un rapporto umano: è interessante il fatto che, con i giornalisti, entrava in relazione col carattere di ciascun individuo facendo emergere non solo la sua capacità di Pontefice ma anche la sua umanità e personalità: questo lo si nota non solo dal tono diverso di risposte ma anche dal tipo di giornalista rispetto ad un altro, alcuni diventavano dei veri amici mentre con altri aveva un tono più asciutto. Chiaramente questo non è un libro devozionale: non parla né di Karol Wojtyla santo, né di miracoli, di misticismo o di preghiera, niente di tutto questo. È un libro dedicato proprio ad una parte di magistero del pontificato e, essendo una finestra aperta sulla personalità di Giovanni Paolo II, può essere un modo in più per conoscerlo meglio.

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DALLA PASTORALE GIOVANILE ARRIVA “SEGUIMI”, UN SUSSIDIO DI PREGHIERA PER L’ANNO LITURGICO 2010/2011

GIOVANI (Roma) – Un cammino spirituale di meditazione e preghiera lungo tutto l’anno liturgico 2010/2011, iniziato lo scorso 28 novembre 2010 e che terminerà il 27 novembre 2011. È l’obiettivo di “Seguimi” (608 pagine), il nuovo libro che il Servizio nazionale per la Pastorale giovanile della Cei ha concepito per i ragazzi che è un invito a seguire Gesù ovunque, a lasciarsi affascinare da Lui come fu per Pietro e Giovanni sulle rive del lago, ad andare per le strade del mondo insieme a Lui, tenendosi per mano con altri fratelli, proprio come i giovani della copertina.

Il volume conterrà molte cose: le letture della Parola di Dio, testimonianze di giovani, un cammino catechistico settimanale, proposte di impegni di carità e servizio, intenzioni di preghiera, un percorso missionario, un cammino catechistico, scritti del Santo Padre Benedetto XVI e del magistero, tavole artistiche di argomento religioso e, nell’ultima parte, l’intero libro dei Salmi secondo la nuova traduzione della Bibbia Cei, proponendo un cammino di preghiera attraverso l’uso di tutti i 150 Salmi. Il libro dei Salmi verrà letto integralmente nel corso dell’anno in un pellegrinaggio in tutto il mondo.

L’auspicio è che, attraverso questo libro, possano nascere nuovi “colloqui di fede” fra sacerdoti e giovani, fra educatori e ragazzi, fra giovani e giovani. Il costo, molto contenuto, vorrebbe rendere possibile una grande diffusione, vorrebbe facilitare il fatto che possa essere donato, regalato dai sacerdoti ai giovani, agli educatori e dai giovani stessi ai loro amici. Il libro potrà essere acquistato direttamente in tutte le librerie cattoliche, oppure, a prezzo ancora più ridotto (2,5 euro per chi ne acquista un certo numero di copie) presso l’editore, utilizzando il modulo d’ordine allegato.

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IL CASO: COSÌ IL CARDINALE BAGNASCO RISOLVE IL “CONFLITTO” TRA SCIENZA E FEDE

CHIESA CATTOLICA (Perugia) – «Noi siamo convinti che esiste una verità e tale verità è oggetto della ricerca scientifica». Ad affermarlo non è uno scienziato preso dal fervore della sua ricerca, tantomeno un filosofo positivista: è un passaggio dell’intervento che il Cardinale Angelo Bagnasco ha tenuto venerdì scorso a Perugia sul rapporto tra scienza e fede. Forse potrà sorprendere qualcuno, ma non è affatto una novità che il magistero della Chiesa, superate le note difficoltà di quattro secoli fa, sostenga con decisione ed entusiasmo la scienza come genuino valore di conoscenza, di contemplazione e di uso della natura per il bene dell’uomo. E in questi quattrocento anni, la scienza moderna ha dimostrato di avere molte frecce al suo arco per lottare alla conquista dei segreti del mondo fisico in tutte le sue manifestazioni, dalle sfuggenti particelle elementari, alla complessità delle strutture biologiche, alla grandiosa evoluzione dell’universo nel suo insieme.

Ma con altrettanta chiarezza Bagnasco, anche qui in piena continuità con la tradizione cattolica, ha sottolineato il fatto che il metodo scientifico non esaurisce la possibilità di conoscenza di ciò che è reale. È la nostra stessa esperienza, del resto, a mostrarci che la ragione umana non si comporta come un monolite nella sua tensione a conoscere la realtà, ma utilizza approcci diversi a seconda dell’oggetto dell’indagine: «Alla differenziazione degli oggetti corrisponde una differenziazione dei metodi». Non abbiamo bisogno di fare un’analisi chimico-fisica del DNA, ad esempio, per avere la conferma che è giusto che uomini e donne abbiano gli stessi diritti civili: è questa una verità filosofica. Così la scienza ci può dire qualcosa sul meccanismo geofisico che ha provocato lo tsunami in Giappone, e speriamo che un giorno (che purtroppo si preannuncia ancora lontano) sia in grado di fare previsioni che ci consentano di prevenire i devastanti effetti di questi fenomeni. Ma di certo nessuna analisi scientifica potrà dirci qualcosa davanti al dolore delle madri che hanno perso i loro figli sulle spiagge di Sendai, o sul senso della vita di chi, come noi, è sopravvissuto. La scienza non sa rispondere alle domande brucianti e inevitabili sul significato ultimo delle cose e sul destino della singola persona: è questo il terreno della fede.

A questo punto normalmente si cambia registro e si dice che la fede non attiene al “conoscere” la realtà, ma al “credere” in qualche cosa. Essa quindi non avrebbe niente a che fare con la ragione e con il giudizio: saremmo nel campo della scelta arbitraria, del sentimento, della pura opinione. Bagnasco, invece, nel suo intervento, prende una via diversa: egli identifica la fede, nel suo livello basilare, con una forma o metodo particolare di conoscenza. «Ogni uomo vive di “fede”, più esattamente di “fiducia”: è infatti un atteggiamento di base, che appartiene alla vita stessa. Ognuno, per vivere, deve fidarsi degli altri, deve accettare moltissime cose senza verificarle di persona». E in effetti è ragionevole affermare come vero qualcosa che afferma un altro, nel momento in cui abbiamo ragioni adeguate per stabilire la credibilità del testimone. «Si intrecciano il riferimento a qualcuno che conosce una cosa e che è persona qualificata e degna, la testimonianza della fiducia di altri, e, infine, una certa verifica nella nostra esperienza quotidiana». Occorre naturalmente allenamento al giudizio e al senso critico per esercitare bene tale “conoscenza per fede”, nell’applicare la quale non siamo infallibili come del resto non lo siamo quando applichiamo altri metodi di conoscenza. Ma si tratta, continua Bagnasco, di «un fondamento senza il quale nessuna società potrebbe sopravvivere, e innanzitutto nessuna persona». In effetti, anche il procedere della scienza si appoggia pesantemente sulla capacità criticamente assunta di “conoscere per fede”. Sarebbe, infatti, impossibile, oltre che irrazionale e persino ridicolo, pretendere di ripetere direttamente tutti gli esperimenti e le osservazioni che altri hanno condotto prima di noi, invece che fidarsi del lavoro riportato da altri.

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A GIUGNO A ROMA IL CONVEGNO INTERNAZIONALE SULL’ADORAZIONE EUCARISTICA

CHIESA NEL MONDO (Roma) – Su iniziativa del vescovo di Fréjus-Toulon, monsignor Dominique Rey, a Roma dal 20 al 24 giugno si terrà il Convegno internazionale sull’adorazione eucaristica, che vedrà la partecipazione di sei cardinali. Organizzata dai Missionari della Santissima Eucaristia (la comunità fondata nel 2007 dallo stesso vescovo Rey), la conferenza riunirà una folta schiera di relatori internazionali, compresi sei eminenti vescovi.

In un’intervista rilasciata a Zenit, monsignor Rey spiega l’importanza dell’adorazione eucaristica per la Chiesa di oggi e quali benefici essa potrà trarre da questo importante convegno internazionale.

La Chiesa si sta mobilitando intensamente per preparare questo Convegno internazionale sull’adorazione eucaristica. Qual è la sua importanza e quali sono le aspettative per questo convegno?

“Questo convegno si inquadra perfettamente nell’opera portata avanti da Papa Benedetto XVI che, sulle orme di Giovanni Paolo II, intende promuovere una nuova presa di coscienza sull’urgenza missionaria con cui si confronta, oggi più che mai, la Chiesa. Il tema del convegno ‘Dall’adorazione all’evangelizzazione’ sottolinea che questo nuovo impulso missionario si deve radicare nella vita ecclesiale ed eucaristica. La prima condizione dell’evangelizzazione è l’adorazione. Purtroppo alcune proposte missionarie di oggi si presentano più come marketing o promozione commerciale che come testimonianza di fede. Il rischio è quello di una distorsione del metodo di evangelizzazione. È la prima volta che a Roma si svolge un incontro su questo tema. E la partecipazione di numerosi cardinali, vescovi e testimoni che operano nel campo come evangelizzatori e adoratori, evidenzia l’interesse suscitato dall’argomento. Questo congresso vuole dare un’anima e una spiritualità a questa nuova evangelizzazione così necessaria per il rinnovamento della Chiesa e per l’irradiazione del messaggio evangelico”.

Perché è importante l’adorazione? Chi è chiamato, secondo lei, all’adorazione?

“L’adorazione eucaristica costituisce un prolungamento della celebrazione eucaristica. Il credente accoglie l’offerta di Cristo che si dà al Padre per la salvezza di tutti. Adorare il Santissimo Sacramento significa entrare in contemplazione di Gesù Eucaristia. Significa accettare, al contempo, come dirà l’apostolo Paolo, di offrire la nostra stessa vita in sacrificio per partecipare alla salvezza di Cristo. L’adorazione è un gesto di riconoscimento, nel contemplare fino a che punto Cristo ci ama, facendosi alimento, ed è anche un gesto personale in cui anche noi possiamo entrare, in Lui e per Lui, in questa opera di salvezza. Ogni cristiano è chiamato, in virtù della sua consacrazione battesimale, a diventare adoratore in spirito e verità. Ricordo la frase della filosofa Simone Weil, che usava dire dopo la sua conversione: ‘Finalmente ho scoperto qualcuno davanti a cui mettermi in ginocchio’. Nell’Apocalisse scopriamo che la gloria celeste consisterà nel giubilo e nell’adorazione. Se inizio ad adorare oggi, mi preparo ad entrare nella pienezza della mia condizione filiale di quando contemplerò il volto di Dio. Ogni uomo è fatto per adorare, ovvero per riconoscere la signoria di Cristo e, in questo gesto di donazione di se stessi, che implica l’adorazione, donarsi totalmente e definitivamente a Lui”.

Il convegno è organizzato dai Missionari della Santissima Eucaristia, una nuova comunità che lei ha fondato nella sua diocesi nel 2007. Qual è la missione di questa comunità nella Chiesa di oggi?

“Questa associazione di chierici di diritto diocesano è chiamata, sotto la mia vigilanza, a sviluppare nella Chiesa l’adorazione eucaristica nel cuore della vita parrocchiale. Questa associazione organizza missioni eucaristiche in collaborazione con le diocesi e i sacerdoti che ricorrono ai suoi servizi non solo per sviluppare un’autentica devozione eucaristica, ma anche per far entrare le comunità cristiane in uno spirito missionario, in un nuovo impulso pastorale. I parrocchiani sono chiamati ad avvicendarsi, giorno e notte, nell’adorazione del Santissimo Sacramento esposto. Per questo occorre fornire loro una catechesi eucaristica. I Missionari del Santissimo Sacramento sono presenti negli Stati Uniti e in Italia, anche se la loro sede centrale si trova a Sanary (Var, Francia). Vanno di parrocchia in parrocchia, diffondendo e promuovendo l’insegnamento del Magistero e di autori spirituali, sul valore dell’adorazione eucaristica”.

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IL 14 DICEMBRE A ROMA LA FESTA DEI PAPABOYS ‘CINQUE ANNI INSIEME – IL SEME DELLA SPERANZA’

ROMA – Martedì 14 Dicembre 2010, in occasione delle festività natalizie, si terrà la convention “Cinque anni insieme – Il seme della speranza”. L’incontro, ideato dall’Associazione Nazionale Papaboys per celebrare i suoi primi cinque anni di attività, si svolgerà presso la prestigiosa sede di Palazzo Grassi in Via Merulana 60, a Roma. L’Associazione Nazionale Papaboys è una realtà giovanile di ispirazione cristiana fondata nel Marzo dell’anno 2004 ed operativa sul territorio nazionale dalla fine del 2005 che in questi suoi primi anni di vita è riuscita a coinvolgere 13.000 ragazzi in tutta Italia. L’Associazione dei Papaboys è nata grazie agli stimoli del servo di Dio Giovanni Paolo II rivolti alla gioventù, ed oggi prosegue il suo cammino negli insegnamenti ed alla luce del Magistero di Benedetto XVI.

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REGALA L’ABBONAMENTO A ‘ZENIT’ AD UN TUO AMICO. E’ GRATUITO E LO AIUTI AD INFORMARSI!

ROMA – La Presidenza e ladel sito internet dell’Associazione Nazionale Papaboys invitano tutti i fratellini e le sorelline che ci seguono ad aderire a questa campagna promozionale ed informativa dell’Agenzia Inernazionale Zenit. Sarebbe bello se ogni nostro associato si potesse iscrivere a questa agenzia ed iniziare a documentarsi più da vicino ed in profondità sull’attività della Chiesa, sul Magistero e sulle notizie che riguardano la sfera della cattolicità universale. Vi proponiamo questo annuncio che ci giunge dalla responsabile della promozione dell’Agenzia Zenit!

Anche quest’anno è arrivato il momento, e oggi LANCIAMO LA CAMPAGNA DI DIFFUSIONE PER E-MAIL “REGALA ZENIT” 2009!

Come abbiamo già avuto occasione di dire varie volte, tutta l’attività di ZENIT, il suo sviluppo e la sua diffusione si basano sulla partecipazione e la generosità dei suoi lettori. Sono proprio i lettori, infatti, che sostengono finanziariamente l’Agenzia partecipando alle nostre campagne annuali di sostentamento, così come siete voi, cari lettori, i grandi artefici della diffusione di ZENIT, grazie all’entusiasmo con cui avete sempre risposto alle altre campagne annuali: le campagne “Regala ZENIT”, in cui chiediamo di donare gratis iscrizioni-regalo a ZENIT al maggior numero di familiari, amici, conoscenti, ecc…

Le campagne “Regala ZENIT” sono la fonte principale di diffusione dei nostri servizi informativi, e hanno permesso di far conoscere ZENIT a centinaia di migliaia di nuovi lettori. I tuoi amici riceveranno gratuitamente, al loro indirizzo di posta elettronica, il bollettino informativo di ZENIT, e in quel momento si ricorderanno che grazie a te possono seguire da vicino la vita della Chiesa, dei cristiani e delle religioni nel mondo. E’ raro che un regalo sia così originale e utile, ed è completamente gratuito. Non costerà nulla, né a te né alla persona che lo riceverà.

Se apprezzi ZENIT, puoi essere sicuro che ci farai un vero regalo offrendo un’iscrizione alle persone che ami. Ti siamo grati fin d’ora per il tuo aiuto. Come negli anni precedenti, stiamo preparando splendidi premi per chi regalerà più iscrizioni a ZENIT. Tra qualche giorno invieremo nuovi messaggi a questo proposito.

Per offrire iscrizioni-regalo a ZENIT:

http://www.zenit.org/italian/regalo.html

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UTILI E NECESSARIE DISCUSSIONI TEOLOGICHE, MA ABBIANO SCOPO DI FAR TRIONFARE LA VERITÀ NELLA CARITA’

notiziaCITTA’ DEL VATICANO – Benedetto XVI nell’udienza generale di questo mercoledì ha affrontato la celebre controversia teologica tra San Bernardo di Chiaravalle e Abelardo nel 12.mo secolo. Ha sottolineato “la necessità di una sana discussione teologica nella Chiesa, soprattutto quando le questioni dibattute non sono state definite dal Magistero”. Il Papa ha ricordato che la controversia si concluse con la “piena riconciliazione tra i due” : in entrambi “prevalse ciò che deve veramente stare a cuore quando nasce una controversia teologica, e cioè salvaguardare la fede della Chiesa e far trionfare la verità nella carità. Che questa sia anche oggi l’attitudine con cui ci si confronta nella Chiesa, avendo sempre come meta la ricerca della verità”.

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http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2952

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Verso la VI Giornata europea degli universitari: Convegno internazionale su “L’Europa e le Americhe insieme verso uno sviluppo integrale e solidale”

Roma (Agenzia Fides) – Inizia nel pomeriggio di oggi, 28 febbraio, presso la Pontificia Università Gregoriana, il Convegno internazionale sul tema “L’Europa e le Americhe insieme verso uno sviluppo integrale e solidale”, organizzato in occasione della VI Giornata europea degli universitari dall’Ufficio per la pastorale universitaria della diocesi di Roma, in collaborazione con la Rappresentanza italiana della Commissione Europea e la Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Esteri.
Ad aprire i lavori saranno il Rettore della Gregoriana, p. Gianfranco Ghirlanda; Pier Virgilio Dastoli, direttore della Rappresentanza per l’Italia della Commissione Europea; il direttore generale Alain Giorgio Maria Economides; l’ambasciatore Paolo Bruni, segretario generale dell’Istituto Italo Latino Americano; Emilio Iodice, direttore del John Felice Rome Centre della Lojola University of Chicago. Seguiranno le relazioni introduttive sul tema “Le comuni radici e i legami storici del rapporto tra Europa e Americhe” di Florencio Hubeñak, della Pontificia Universidad Catolica de Argentina, e di Bianca Maria Tedeschini Lalli, dell’Università degli Studi di Roma Tre.
Il Convegno proseguirà quindi con tre sessioni principali: “Europa e Americhe nella società globale”; “Il ruolo della formazione universitaria nelle sfide dello sviluppo”; “Culture e modelli di università nella globalizzazione”. Sabato mattina, 1 marzo, è in programma una tavola rotonda suddivisa in due momenti: il primo dedicato a “Il problema della fuga dei cervelli, Stati Uniti – America Latina – Europa”; l’altro sul tema “L’esperienza e le prospettive della cooperazione universitaria per lo sviluppo integrale e solidale”. Nel pomeriggio i congressisti parteciperanno alla Veglia mariana degli universitari presieduta da Papa Benedetto XVI nell’Aula Paolo VI, in Vaticano.

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UDIENZA DEL MERCOLEDI’. APPUNTI DI BENEDETTO SU LAICITA’ DELLO STATO E RUOLO DELLA CHIESA

di Gianluca Barile su Papanews.it

CITTA’ DEL VATICANO – I cattolici italiani debbono compiere “un deciso sforzo di conversione e di rinnovamento spirituale, per un risveglio alla fede autentica, per un recupero salutare nel rapporto con Dio e per un impegno evangelico piu’ generoso”. Lo ha chiesto Benedetto XVI nel breve discorso ai fedeli che hanno trovato posto nella Basilica di San Pietro, e che il Papa ha incontrato prima dell’Udienza Generale tenuta nell’Aula Paolo VI. Il numero dei pellegrini era così elevato, infatti, che la Prefettura della Casa Pontificia ha dovuto distribuire i partecipanti alla catechesi pubblica del Santo Padre tra i due luoghi. Tema della riflessione del Papa, “il cammino quaresimale” che rappresenta, ha aggiunto, “un’occasione favorevole” per una rinascita nella fede che deve portare ad un cambiamento di vita: “Nella consapevolezza che l’amore e’ stile di vita che contraddistingue il credente, non stancatevi – ha esortato Benedetto XVI rivolto agli italiani – di essere ovunque testimoni di carita’”.

 

Nella catechesi tenuta nell’Aula Paolo VI, il Papa teologo e’ poi tornato sul tema dell’impegno dei laici cristiani a costruire un mondo piu’ giusto seguendo le indicazioni del Vangelo. Lo ha fatto a partire dall’insegnamento di Sant’Agostino le cui opere, ha detto, hanno “importanza capitale non solo per la storia del cristianesimo ma per tutta la cultura occidentale”. Anche oggi, ha aggiunto, la “Citta’ di Dio”, una delle opere piu’ famose di Sant’Agostino, resta “una fonte che definisce bene cosa sia la vera laicita’ e la competenza della Chiesa”, nel rapporto tra fede e politica. Il “De civitate Dei”, ha ricordato Benedetto XVI, fu scritto nel V secolo in occasione del sacco di Roma da parte dei Goti: “Durante l’era degli Dei pagani, Roma era ‘caput mundi’ e non era pensabile che venisse espugnata dai nemici; adesso con il Dio cristiano non e’ piu’ sicura questa grande citta’, per cui il Dio dei cristiani non puo’ essere il Dio a cui affidarsi”. A questa “obiezione”, Sant’Agostino ha risposto con “una grandiosa opera, chiarendo cosa spettasse a Dio e cosa no, quale relazione dovesse esserci tra la sfera politica e la sfera della Chiesa”. Sullo sfondo dell’opera agostiniana, c’e’ “la grande rappresentazione della storia dell’umanita’”, concepita come “la storia della lotta tra due amori: l’amore di se’ fino all’indifferenza per Dio, e l’amore di Dio fino all’indifferenza di se’, alla piena liberta’ da se’ per gli altri nella luce di Dio, che – ha scandito il Pontefice – ci ama, ci accetta, trasforma e ci eleva a se stesso”. “A tanti fratelli – ha sottolineato – anche oggi piace leggere le opere di Sant’Agostino, e debbo dire che io sono uno di questi”. D’altro canto, Agostino, ha detto il Papa, ”e’ il padre della Chiesa che ha lasciato il maggior numero di opere. Alcuni degli scritti sono di importanza capitale e non solo per la formazione del cristianesimo ma per tutta la cultura occidentale”. Tra le piu’ di mille opere della produzione agostiniana, il Papa si e’ soffermato inoltre sulle ‘Confessioni’, autobiografia ”nella forma di un dialogo con Dio”, ed ha citato le ‘Retractationes’ di un Agostino ”ormai anziano che compie un’opera di revisione di tutta la sua opera scritta, lasciando cosi’ un documento letterario singolare e preziosissimo ma anche un insegnamento di sincerita’ e di umilta’ intellettuale”.

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