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IL PAPA ALL’AVVIO DEL SINODO PER IL MEDIO ORIENTE: LA FEDE È LA FORZA DELLA CHIESA

SINODO PER IL MEDIO ORIENTE – Le fede della Chiesa è il fondamento che non vacilla, nonostante le minacce di distruzione: è quanto affermato da Benedetto XVI nel corso della prima congregazione generale del Sinodo per il Medio Oriente, apertosi solennemente il 10 Ottobre nella Basilica Vaticana. Parlando a braccio, il Papa si è soffermato sulla maternità divina di Maria ed ha messo in guardia da quelle false divinità come terrorismo, capitalismo e droga che schiavizzano l’uomo.
 Come Giovanni XXIII all’inizio del Concilio, l’11 ottobre di 48 anni fa, così Benedetto XVI ha affidato ieri il Sinodo per il Medio Oriente alla Vergine Maria, Madre di Dio, “Theotókos”. Un “titolo audace”, ha detto il Papa, che mette in luce l’“avventura di Dio, la grandezza di quanto ha fatto per noi”. Grazie all’Incarnazione, ha detto infatti il Pontefice, Dio ci ha “attirato in se stesso” e ci fa “partecipare nella sua relazione interiore”. Ha così sottolineato il legame intrinseco tra la maternità divina di Maria e la maternità della Chiesa: “Dove nasce Cristo, inizia il movimento della ricapitolazione, inizia il momento della chiamata, della costruzione del suo Corpo, della santa Chiesa. La Madre di Theos, la Madre di Dio, è Madre della Chiesa, perché Madre di Colui che è venuto per riunirci tutti nel suo Corpo risorto”. Tenendo in conto questo nesso tra Theotókos e Mater Ecclesiae, il Papa ha richiamato l’Apocalisse. Ed ha così sottolineato che Cristo deve sempre nascere per il mondo, con la caduta degli dei, delle “grandi potenze della storia di oggi”: “Pensiamo ai capitali anonimi che schiavizzano l’uomo, che non sono più cosa dell’uomo, ma sono un potere anonimo al quale servono gli uomini, dal quale sono tormentati gli uomini e perfino trucidati. Sono un potere distruttivo, che minaccia il mondo. E poi il potere delle ideologie terroristiche. Apparentemente in nome di Dio va fatta violenza, ma non è Dio: sono false divinità che devono essere smascherate, che non sono Dio”. Il Papa ha, così, denunciato la droga, “bestia vorace” che distrugge e mette le sue mani su tutte le parti della terra: “E’ una divinità, ma una divinità falsa che deve cadere. O anche il modo di vivere propagato dall’opinione pubblica: oggi si fa così, il matrimonio non conta più, la castità non è più una virtù e così via. Queste ideologie che dominano, così che si impongono con forza, sono divinità. E nel dolore dei Santi, nel dolore dei credenti, della Madre Chiesa della quale noi siamo parte, devono cadere queste divinità”.

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ANNO SACERDOTALE: ACCOMPAGNARE I GIOVANI ALLA SCOPERTA DELLA VOCAZIONE. UNA TESTIMONIANZA

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ANNO DEI SACERDOTI – Accompagnare un giovane alla scoperta della propria vocazione: ne parla l’edizione quotidiana della Radio Vaticana nella rubrica dedicata all’Anno Sacerdotale, con una intervista di Claudia Di Lorenzi che ha incontrato don Ennio Bossù, per oltre trent’anni sacerdote “fidei donum” in Guatemala, dove si è occupato a tempo pieno della formazione dei seminaristi, ed oggi rettore del Seminario Maggiore di Torino: L’apostolo Paolo parlava di paternità, di maternità spirituale. Credo che questo aspetto della vita del padre nella fede dev’essere vissuto pienamente da ogni sacerdote. Egli non deve solo accompagnare i fedeli ma, se possibile, deve essere per loro un padre o una madre nella fede, un anziano che guida i passi delle persone nel riconoscere innanzitutto il progetto che Dio ha per ognuno di loro. Questo l’ho vissuto in prima persona anche in terra di missione: nonostante le moltissime persone presenti nella parrocchia cercavo comunque, per ognuna di esse, di sapere il nome, di ricordare la sua storia.

D. – Gli anni del seminario – ha detto Benedetto XVI – sono “l’attualizzazione del momento in cui Gesù, dopo aver chiamato gli apostoli e prima di mandarli a predicare, chiede loro di stare con Lui”. Il vivere in seminario è dunque il vivere in comunione con Cristo e i fratelli, un momento di grazia…

R. – L’esperienza in seminario è l’esperienza dei 12 con Gesù per avere un rapporto più intimo, di amicizia con il Signore nella silenziosa preghiera con il Padre, nella catechesi più approfondita. Una singolare esperienza di vita comune – come i 12 – nell’accoglienza e nel servizio reciproco, nella disponibilità a lavarsi i piedi gli uni con gli altri per poi dopo condividere anche la compassione di Gesù per le folle stanche e sfinite come pecore senza pastore.

D. – L’esperienza del seminario – ha detto ancora il Papa – offre l’opportunità di “imparare Cristo” per “lasciarsi configurare a Lui, unico Sommo Sacerdote”, in altre parole, per essere altri Gesù. Quali difficoltà e quali gioie nell’aderire quotidianamente a questo mandato?

R. – Il Papa Benedetto XVI ha detto quest’anno che nel sì dell’ordinazione sacerdotale noi sacerdoti abbiamo fatto questa rinuncia fondamentale al voler essere autonomi, all’autorealizzazione. Bisogna però, giorno per giorno, adempiere questo grande sì nei molti piccoli sì e nelle piccole rinunce. Questo sì dei piccoli passi costituisce il grande sì e potrà realizzarsi – dice il Papa – senza amarezza e senza autocommiserazione, soltanto se Cristo è veramente al centro della nostra vita. E’ anche quanto noi sacerdoti formatori, comunità educante, sperimentiamo quotidianamente nella vita del seminario.

D. – In una società come quella attuale, sempre più secolarizzata, a quale compito è chiamato il sacerdote?

R. – Il sacerdote si deve caratterizzare sempre di più come esperto di umanità ed esperto delle cose di Dio, dell’Assoluto. Penso anche che possa esercitare un certo fascino con la presenza di testimoni e di persone con il cuore indiviso, come diceva l’Apostolo Paolo, che amano senza riserve e si dedicano completamente al regno del Signore.

D. – Vuole fare un augurio ai giovani presbiteri da poco avviati al ministero sacerdotale?

R. – Come hanno detto i vescovi italiani nel documento “La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana”, oltre alla missionarietà agente che si esprime nel servizio come prete “fidei donum” ed oltre alla missionarietà all’interno della diocesi e delle parrocchie, c’è una missionarietà del cuore che si manifesta nella piena disponibilità a faticare per il Vangelo e a privilegiare l’incontro con chi non crede o non pratica.

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BENEDETTO XVI APRE IN SAN PIETRO IL SECONDO SINODO DEI VESCOVI PER L’AFRICA, “POLMONE SPIRITUALE”

CITTA’ DEL VATICANO – L’Africa, immenso “polmone” spirituale per un’umanità in crisi di fede e di speranza. Così si è espresso Benedetto XVI celebrando stamani, nella Basilica Vaticana, la Messa di apertura del secondo Sinodo per l’Africa sul tema “La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo”. Nella sua omelia, il Papa ha messo in guardia dai pericoli del materialismo pratico e del fondamentalismo religioso ed ha ribadito i principi della difesa della vita e della famiglia fondata sul matrimonio. Tra i presenti alla celebrazione, anche il Patriarca della Chiesa ortodossa tewahedo di Etiopia, Abuna Paulos.

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