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ADUNANZA EUCARISTICA NAZIONALE – LA TESTIMONIANZA DI LOREDANA

ADUNANZA EUCARISTICA NAZIONALE – I giorni dell’attesa non passavano mai… Quello di Circo Massimo, negli anni, era diventato un appuntamento irrinunciabile. La preparazione, le aspettative, il desiderio di quel silenzio, tesoro prezioso nella frenesia romana, la speranza di rincontrare qualche vecchio amico ed il rinnovarsi di quella deliziosa sensazione di non averlo mai avuto lontano, acuivano la lungaggine del tempo, nonostante diminuisse regolarmente. All’alba di sabato, 26 giugno, l’emozione incontenibile mi ha commosso. Avevo festeggiato due anni prima, in una notte come quella che si stava preparando, i miei 40 anni, con mio marito, mia figlia, i Papaboys e tanta Diocesi di Roma… e di chissà dove. I libretti dei canti erano pronti, le piste di riflessione per guidare l’assemblea all’Adorazione anche. Si trattava solo di attendere che arrivasse l’ora e di andare. E mi risuonava nel cuore quel ‘Surgite, eamus!’, ‘Alzatevi, andiamo!’, che Giovanni Paolo II ci aveva detto tante volte, scritto, raccontato… Ero certa che ci sarebbe stato il sole… Ma nel pomeriggio, a suon di qualche tuono solenne, il nubifragio su Roma… Signore!! Ma come?? Oggi???’… quant’è piccolo il cuore dell’uomo…

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VORREI SPOSARLO, MA LUI PREFERISCE CONVIVERE. UNA DOMANDA ED UNA RISPOSTA AD UN SACERDOTE

DOMANDE & RISPOSTE – Buongiorno. Utilizzo questo indirizzo email per inviarVi la mia lettera perchè non riesco a postarla attraverso il form, ricevo continui messaggi di errore. Potete rispondermi in privato o pubblicarmi, qualora questo argomento possa risultare di interesse comune, come preferite. Vi chiedo solo di rimanere anonima. Per me è importante solo avere un Vostro consiglio, perché sono lacerata da dubbi e ho bisogno di una guida per scegliere quale strada intraprendere. Sono una giovane donna di 35 anni. Sono credente ma non praticante. Sono cresciuta e ho sempre vissuto secondo i valori morali cristiani cattolici. Da tre anni vivo una storia d’amore con un uomo che ha qualche anno più di me. Inizialmente non abbiamo potuto far progetti concreti anche a causa della situazione lavorativa molto precaria per entrambi. Circa 6 mesi fa questa situazione si è stabilizzata e abbiamo deciso di concretizzare il nostro amore pensando ad un futuro insieme. Premetto che nessuno di noi due è mai stato sposato o ha convissuto: viviamo entrambi con le nostre famiglie d’origine. E’ nato un problema. Io desidero che ci sposiamo: credo fortemente nel matrimonio come Sacramento, come istituzione, come promessa solenne di fronte a Dio, a noi stessi e al mondo, come punto di partenza per iniziare una vita insieme nell’amore. Inoltre ho sempre desiderato arrivare vergine al matrimonio, donare tutta me stessa solo all’uomo con cui avrei condiviso la vita, e in questi anni il mio fidanzato, pur non condividendo questa idea (lui ritiene importante per una coppia vivere insieme tutti gli aspetti dell’amore, anche quello sessuale, che considera molto importante) mi ha sempre rispettata, sebbene ogni tanto continui a chiedermi di fare l’amore. Lui invece vuole che andiamo a convivere: vede il matrimonio come una tappa successiva nel processo di costruzione di una vita insieme; lui crede nell’amore, più che nel matrimonio: ritiene che quello che conta è che ci vogliamo bene e che entrambi vogliamo affrontare la vita insieme; dice è necessario prima vivere insieme per conoscerci a fondo, per capire se veramente siamo fatti l’uno per l’altra; il matrimonio potrà venire in seguito, un passo per volta. Durante alcuni discorsi è emerso che lui ha paura del matrimonio: teme che le cose possano non andare bene, come purtroppo oggi capita sempre più spesso, e che un divorzio comporti anche problemi onerosi dal punto di vista finanziario ecc. E’ questo un discorso che ho sentito fare molto spesso da varie persone, che preferiscono un “periodo di prova” con la convivenza, ritenendo che se due persone si amano davvero non c’è bisogno di una cerimonia per sancire il loro amore. Io a questo punto sono molto confusa. Amo quest’uomo e vorrei condividere la mia vita con lui. Ma la sua ferma volontà a voler convivere anziché sposarci mi mette molto a disagio: si scontra con i valori morali che sono radicati in me e hanno guidato la mia vita finora. Io non considero la convivenza come una scelta di vita positiva per quanti mi riguarda: non giudico chi sceglie questa strada, se entrambe le parti della coppia sono felici. Tuttavia non mi sento a mio agio nell’intraprendere anche io questa strada, mi fa sentire forzata, costretta.

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SEMPRE PIU’ “COPPIE LIGHT”: OBBLIGATORIO L`APPLAUSO?. INDAGARE LE CAUSE ANZICHÉ COMPIACERSI

FATTI E MISFATTI – Da alcune recenti indagini sembra che una donna su tre di quelle nate alla fine degli anni settanta decida per la convivenza piuttosto che per il matrimonio. Le cause di questa scelta sarebbero la mobilità, la precarietà, la grande difficoltà nel poter ottenere un eventuale divorzio e, soprattutto, il fatto che il mondo contemporaneo non ama più i legami “eterni”. Leggo ciò su Repubblica di ieri, a commento di alcuni dati sull’aumento delle convivenze rispetto ai matrimoni, dove si stima che in Italia nel 2015 questi ultimi verranno superati dalle unioni di fatto.
Per lggere tutto il testo visita:  http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2322

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