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GIOVANI: GMG, LA PENITENZIALE PRIMA DELLA PARTENZA

Il momento di preghiera presieduto dal cardinale vicario per preparare i giovani romani alle giornate nella Capitale spagnola. Vallini: «Madrid, momento proficuo per la nostra vita».

SPECIALE GMG (Roma) – Per i giovani romani la XXVI Giornata mondiale della gioventù si fa sempre più vicina. E a poco meno di un mese dal pellegrinaggio a Madrid per incontrare il Santo Padre, che si svolgerà dal 14 al 23 agosto, i ragazzi della diocesi che partiranno hanno vissuto ieri sera (mercoledì 20 luglio) un momento di meditazione in San Giovanni in Laterano. Una liturgia penitenziale, presieduta dal cardinale vicario Agostino Vallini, divisa in due momenti: la liturgia della Parola e la confessione individuale. Ad animare il momento di preghiera è stato il coro della diocesi di Roma diretto da monsignor Marco Frisina.

«La tappa di stasera- afferma il cardinale rivolgendosi ai numerosi giovani presenti- dà inizio a Madrid», definendo il viaggio verso la Capitale spagnola «un autentico pellegrinaggio, ossia un tempo di distacco dagli impegni quotidiani per disporre il cuore all’incontro con il Signore attraverso l’esperienza dell’essenzialità, della fatica, dell’incontro con i fratelli».

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VIA CRUCIS 2011 ALL’INSEGNA DI SANT’AGOSTINO: UNA MONACA AGOSTINIANA AUTRICE DEI TESTI DELLE MEDITAZ

PASQUA (Roma) – Attraverso un comunicato speciale, la Sala Stampa vaticana ha reso noto il nome dell’autrice dei testi delle meditazioni per il rito della Via Crucis 2011 che, come di consueto, si svolgerà al Colosseo il 22 aprile, Venerdì Santo.Ad elaborare le meditazioni, quest’anno, sarà la monaca agostiniana Madre Maria Rita Piccione del monastero dei Santi Quattro Coronati di Roma e madre preside della Federazione delle Monache agostiniane. Le meditazioni verranno pubblicate in un libretto e saranno accompagnate da alcuni disegni realizzati da suor Elena Manganelli, anch’essa monaca agostiniana, appartenente al Monastero di Lecceto, vicino Siena.

La comunità del Monastero dei Santi Quattro Coronati si affaccia sul Colosseo, perciò con molta probabilità potrà seguire dalla terrazza del Monastero il rito della Via Crucis. Quest’anno la Pasqua cade il 24 aprile, lo stesso giorno del lontano 387 d.C., quando Sant’Agostino venne battezzato da sant’Ambrogio. Proprio per questa ragione quest’anno si è scelto di dedicare la Via Crucis alla memoria del vescovo di Ippona. Madre Piccione è, nell’ordine, l’ottava donna a cui un Pontefice affida la realizzazione dei testi di meditazione per il Venerdì Santo. Madre Anna Maria Canopi, abbadessa dell’abbazia benedettina “Mater Ecclesiae”, dell’Isola di San Giulio (vicino Novara) fu la prima donna ad aver avuto questo incarico nel 1993; successivamente, nel 1995, l’incarico venne affidato alla sorella Minke de Vries, monaca della comunità protestante di Grandchamp, in Svizzera. Nel 2002, invece, per scrivere le meditazioni furono assunti quattordici giornalisti accreditati presso la Sala Stampa vaticana, tra cui cinque donne: l’italiana Marina Ricci, la portoghese Aura Miguel, la francese Sophie de Ravinel, la messicana Valentina Alazraki e la tedesca Marie Czernin.

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QUARESIMA, OGGI IN VATICANO LA SECONDA GIORNATA DI ESERCIZI SPIRITUALI DEDICATI A GIOVANNI PAOLO II

CHIESA(Città del Vaticano) – Si svolge oggi in Vaticano la seconda giornata di esercizi spirituali della Quaresima, che vede impegnati il Santo Padre Benedetto XVI e la Curia Romana. La giornata di oggi affronterà diversi aspetti della Quaresima, tra cui i temi mariani in rapporto a Giovanni Paolo II. La prima delle tre riflessioni proposte dal predicatore, padre François-Marie Léthel, dell’ordine dei carmelitani scalzi, sarà su “La grande scienza dei santi” (San Luigi Maria de Monfort) in Cielo come in Terra: “Scientia beata, scientia fidei, scientia amoris – Dalla Fides et Ratio alla Novo Millennio Ineunte”.

La seconda meditazione riguarderà il “Totus Tuus” cristocentrico e mariano di Papa Giovanni Paolo II come filo conduttore di tutta la sua vita, mentre la terza meditazione tratterà della carità, della fede e della speranza vissute da Giovanni Paolo II con Maria Santissima. Durante la settimana di esercizi spirituali, che terminerà sabato prossimo, sono sospese tutte le udienze del Santo Padre, compresa l’udienza generale del mercoledì.
Padre Léthel spiega con quale spirito si è preparato per questi esercizi spirituali.

“Mi sono immerso nella preghiera, ho detto di sì. Il grande avvenimento era la Beatificazione di Giovanni Paolo II, dunque dovevo impostare questo corso di esercizi come una preparazione spirituale alla Beatificazione di Giovanni Paolo II. Per me, dunque, questa è una missione, una cosa che viene da Dio. Mi sento molto piccolo dinanzi a questo, ma mi affido al Signore e alla Madonna”.

D. – Perché ha scelto come tema degli esercizi “La luce di Cristo nel cuore della Chiesa, Giovanni Paolo II e la teologia dei Santi”?

R. – Da tanti anni studio i Santi. Questo tema della santità è da sempre stato al centro di tutta la mia ricerca teologica. I Santi sono i grandi testimoni della santità della Chiesa e dunque, attraverso la loro testimonianza, la loro riflessione, la loro esperienza, risplende la luce di Cristo. Giovanni Paolo II è il Papa della santità e la sua Beatificazione è il riconoscimento ufficiale della sua santità. È il Papa che ha proclamato più Santi e Beati. È il Pontefice che ha presentato i Santi non solo come esempi di perfezione cristiana, ma anche come teologi nel senso più alto, come conoscitori di Dio. Li ha presentati come portatori, nel mondo di oggi, di questa luce di Cristo.

D. – Come si svilupperanno le sue meditazioni?

R. – Già la Tipografia vaticana ha preparato, per i partecipanti, un libretto molto bello ed ha messo sulla copertina un dipinto del Beato Angelico, che rappresenta il girotondo dei Santi. I Santi del cielo si danno la mano l’un l’altro. Per me quest’immagine è l’icona di questi esercizi. Si parte quindi da Giovanni Paolo II: è lui che, nella grazia della sua Beatificazione, guida questo girotondo e dà immediatamente la mano ai due Santi più legati a lui. Innanzitutto a San Luigi Maria Grignion di Montfort, che ha ispirato il suo “Totus Tuus”. Subito dopo dà la mano a Santa Teresa di Lisieux, che Giovanni Paolo II aveva proclamato “Dottore”, esperta della scienza dell’amore. Santa Teresa di Lisieux dà la mano ai due grandi Dottori della scienza della fede, che sono Anselmo e Tommaso, che Giovanni Paolo II citava nella “Fides et Ratio”. Ho voluto anche integrare con due Sante della fine del Medioevo: Santa Caterina da Siena e Santa Giovanna d’Arco che hanno vissuto un momento molto drammatico per il mondo e per la Chiesa. C’erano allora tanti problemi, tante ferite. Ci saranno poi due laiche: la venerabile Concita Armida de Cabrera, una grande mistica, e la Beata Chiara Luce Badano, morta nel 1990, che è anche la prima Beata del Movimento dei Focolari. Finiremo con la Festa di San Giuseppe, il 19 marzo. L’ultima meditazione è proprio dedicata a San Giuseppe, il patrono del Battesimo del Papa. Il girotondo si concluderà con lui.

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BENEDETTO XVI IN PRIMA UDIENZA DI QUARESIMA:“DIGIUNO È ASTINENZA DAL MALE, ELEMOSINA SCELTA DEL BENE

Nel Mercoledì delle Ceneri, Benedetto XVI sollecita tutti fedeli, raccolti nell’Aula Paolo VI per l’udienza generale, ad entrare nel tempo di Quaresima prendendo ogni giorno la propria croce per seguire Gesù. “La Quaresima è un cammino, è accompagnare Gesù che sale a Gerusalemme, luogo del compimento del suo mistero di passione, morte e resurrezione”. Questo itinerario di fede – ha sottolineato Benedetto XVI – “ci ricorda che la vita cristiana è una ‘via’ da percorrere, consistente non tanto in una legge da osservare, ma nella persona stessa di Cristo, da incontrare, da accogliere, da seguire”. “Gesù infatti ci dice: ‘Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua’”.

“La Chiesa sa che, per la nostra debolezza, è faticoso fare silenzio per mettersi davanti a Dio, e prendere consapevolezza della nostra condizione di creature che dipendono da Lui e di peccatori bisognosi del suo amore; per questo, in Quaresima, invita ad una preghiera più fedele ed intensa e ad una prolungata meditazione sulla Parola di Dio”. Ed è soprattutto la Liturgia, ha ricordato il Papa, a condurci in questo cammino con il Signore, per ripercorrere gli eventi che ci hanno portato la salvezza, ma “non come una semplice commemorazione, un ricordo di fatti passati”, perché “nelle azioni liturgiche”, “quegli avvenimenti salvifici diventano attuali”. “Partecipare alla Liturgia significa allora immergere la propria vita nel mistero di Cristo, nella sua permanente presenza, percorrere un cammino in cui entriamo nella sua morte e risurrezione per avere la vita”.

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“COME ANDARE A MESSA SENZA PERDERE LA FEDE”, IL NUOVO LIBRO DI DON NICOLA BUX

EDITORIA (Il libro del mese) – Ieri pomeriggio a Roma, nella gremittisima sala della Chiesa di Santa Marta in piazza del Collegio Romano, è stato presentato il libro “Come andare a Messa e non perdere la Fede” (Piemme editore), di Don Nicola Bux, in cui il sacerdote e docente della diocesi di Bari si domanda cosa sia successo alla liturgia cattolica, che rappresenta il massimo atto del culto. Insieme all’autore erano presenti il cardinale Raymond Leo Burke, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il presidente dell’Istituto per le Opere di Religione dello Stato della Città del Vaticano Ettore Gotti Tedeschi e l’ex direttore emerito di Propaganda Fide Luca De Mata.

“Volere la riforma della liturgia – ha spiegato il cardinal Raymond Leo Burke, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica – significa accettare anche la correzione della riforma. Rispondendo alla questione di quanto radicale sarà tale riforma, egli ci mette sulla giusta strada rispetto alla contestazione spesso inconsapevole del rito di Dio, di essere adorato come Lui ha stabilito, e dà la sede al pastore di onorare la liturgia. L’approccio del reverendo Don Bux – ha aggiunto il cardinale Burke – è diretto e chiaro, qualità secondo me necessarie per affrontare una situazione che tocca la nostra Fede alla sua fonte e sostegno, ossia la presenza reale del Signore nell’Eucaristia. Con la sua conoscenza profonda della patristica e della storia della sacra liturgia, il nostro autore ci aiuta a prendere visione del mistero della Fede, visibile e tangibile nella celebrazione della Santa Messa, così che noi dobbiamo essere sempre pieni di stupore quando partecipiamo alla sacra liturgia. Come il titolo del libro suggerisce, se sbagliamo, pensando che la sacra liturgia è la nostra azione, centrata su noi stessi, invece di essere l’azione di Cristo, centrata sull’offerta del culto degno e giusto a Dio Padre, la Messa condurrà ad una perdita della Fede. Istruiti da una catechesi sana e sicura, saremo disposti invece ad una sempre più ricca esperienza della Fede nella partecipazione alla Santa Messa. Quello di Don Bux – ha concluso il cardinale Burke – è un lavoro fatto con retto amore appassionato per la Chiesa e la liturgia, che è la fonte ed il culmine della vita ecclesiale”.

A prendere la parola dopo il cardinale Burke è stato il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti: “L’opera di Don Bux è un libro di grande interesse, e senza dubbio rappresenta un grande servizio alla Chiesa a portare la verità dell’Eucaristia nel centro della vita della Chiesa, dei sacerdoti e dei fedeli cristiani. È un grande servizio, perché la sua lettura è meditazione: si tratta infatti di un libro da leggere, da ascoltare attentamente e da meditare serenamente. Non solo ha approfondito il mistero eucaristico, mistero della Fede in cui si verifica l’unico sacrificio redentore di Cristo sulla croce, ma anche aiuta a viverlo in tutta la sua densità e profondità. Il titolo provocatorio di questo lavoro – ha proseguito il cardinale Llovero – dimostra chiaramente una convinzione e una preoccupazione dell’autore che condivido: l’Eucaristia è il sacramento della nostra Fede, nutre la nostra Fede, rende possibile la vita di Fede e vivere come il giusto vivere della Fede. Il popolo di Dio vive per la liturgia. Solo la vita liturgica messa al centro di tutto, dandole il posto che merita nella vita di tutti i cristiani, potrà ricondurci veramente a Dio, fonte, vita e mèta di tutto. Quello di Nicola Bux – ha concluso il cardinale Llovero – è un libro per il futuro, per il rinnovamento della liturgia e per fare della liturgia il centro di tutta la vita della Chiesa”.

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L’INIZIO DELL’ANNO LITURGICO: LA CORONA CHE PLASMA IL TEMPO

ANNO LITURGICO – L’anno liturgico è tra le più originali e preziose creazioni della Chiesa, “un poema – come diceva il cardinale Ildefonso Schuster di tutta la liturgia – al quale veramente hanno posto mano e cielo e terra”. Esso è la trama dei misteri di Gesù nell’ordito del tempo. Così, lungo il corso di ogni anno, la Chiesa rievoca gli eventi della sua nascita, della sua morte e della sua risurrezione, così che il susseguirsi dei giorni sia tutto improntato e sostenuto dalla memoria di lui. Una memoria d’altronde che, se fa volgere lo sguardo a quando quegli eventi si sono compiuti, subito fa tendere lo sguardo sul Presente, cioè sul Cristo vivente, che sovrasta e include in se stesso tutta la storia.

Facendosi uomo, il Figlio di Dio si ritrova, come ognuno di noi, “datato” e coinvolto nei confini della cronologia e, perciò, di un passato irreversibile. È l’aspetto temporale e irripetibile dei suoi misteri, che divengono l’oggetto del ricordo che li rievoca. Così nell’anno liturgico, con immensa pietà, ripassano i diversi momenti rievocati nei vangeli, e di cui è stata intessuta l’esistenza di Gesù e che non si rinnovano. E tuttavia ognuno di essi era una mediazione di grazia e concorreva a “creare” il Signore e la sua opera di salvezza. Gesù non rinasce storicamente ogni volta che la Chiesa ne rievoca il Natale, ma quella natività fu una mediazione e un avvenimento di grazia. Come lo furono tutte le altre manifestazioni della vita terrena del Figlio di Dio: ossia, come direbbe Tommaso d’Aquino (Summa Theologiae, III, 27, prologo), “tutto quello che il Figlio di Dio incarnato fece o patì nella natura umana a lui unita” (ea quae Filius Dei incarnatus in natura humana sibi unita fecit vel passus est): tutto quello che concorse a formare il Cristo redentore. Nello svolgimento dell’anno liturgico rimeditiamo su quei misteri, miriamo ad averne un’intelligenza più profonda, e soprattutto li ritroviamo col loro senso e con il loro valore nel Signore vivente glorioso, sul quale sono fissati gli occhi della fede e l’ardore del cuore. E in questo senso si può affermare che, narrati e tramandati d’anno in anno, non invecchiano e non si consumano mai. Ecco perché è giusto ritenere che, mentre si dispongono e si uniscono a formare la suggestiva “corona della benignità dell’anno di Dio” – corona benignitatis anni Dei, come Paul Claudel intitola il suo splendido poema sull’anno liturgico – essi sono destinati in certo modo a rinnovarsi nella Chiesa. L’anno liturgico – scriveva il cardinale Schuster – “rappresenta come l’unità di misura della vita della Chiesa sulla terra. Questa vita a sua volta è la continuazione della vita di Gesù Cristo”. Vale per esso quel che egli diceva della preghiera liturgica: “Direttamente sgorga dal cuore della Chiesa orante”. I giorni che lo formano sorgono dall’amore della Chiesa ininterrottamente assorta a contemplare e a incontrare il suo Signore, istituendo con lui una cronologia o un corso annuale nuovo e inedito, a servizio di Cristo, per mezzo del quale, nel quale e per il quale tutto è stato creato.

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Benedetto XVI a Castel Gandolfo, per vivere il riposo del corpo e la contemplazione dell’anima

Benedetto XVI ha trascorso la prima mattinata nella sua residenza estiva di Castel Gandolfo, dopo il trasferimento di ieri pomeriggio dal Vaticano. Il Papa vivrà le prossime settimane di luglio dedicandosi al riposo, lontano da impegni ufficiali, se si eccettua la celebrazione degli Angelus domenicali. Il periodo delle ferie estive come parentesi privilegiata, non solo per il riposo dalle fatiche dell’anno, ma anche come momento di introspezione spirituale è stato più volte evocato da Benedetto XVI in questi anni. Alessandro De Carolis ricorda alcune delle parole dedicate dal Papa a questo argomento:  Staccare la spina, buttare l’orologio, dimenticare i colleghi e magari pure i familiari. E soprattutto divertirsi, perché del domani c’è una certezza: che di lì a una-due settimane, la routine del lavoro ricomincerà inesorabile. Al di là delle sensibilità personali, per chiunque il concetto di vacanza è con tutta evidenza un processo di spoliazione. Quando per una persona arriva il sospirato momento in cui interrompere la sequenza delle responsabilità quotidiane, subentra prepotente la volontà di scrollarsi di dosso ciò che a quelle responsabilità la tiene avvinta. Via i luoghi, i mezzi, le persone della vita ordinaria, per creare uno spazio, un vuoto da riempire con ciò che piace, rilassa, diverte. In questo umano e legittimo desiderio di temporanea evasione, il cristiano – ricorda il Papa – è chiamato a riempire quello spazio non solo con lo svago del corpo ma anche e soprattutto con il riposo dello spirito. Quel vuoto – vacuum direbbero i latini, da cui la parola “vacanza” – deve diventare, ha ricordato molte volte Benedetto XVI, un vacare Deo, cioè un fare vuoto dentro di sé per riempirlo di Dio: 
“Ogni buon cristiano sa che le vacanze sono tempo opportuno per distendere il fisico ed anche per nutrire lo spirito attraverso spazi più ampi di preghiera e di meditazione, per crescere nel rapporto personale con Cristo e conformarsi sempre più ai suoi insegnamenti”. (15 luglio 2007)

“Non dimenticare Dio durante le vacanze”, ribadiva Benedetto XVI nell’ultimo Angelus del luglio 2009. Vale ritagliarsi uno spazio, insisteva, per una riflessione che scavi a un livello più profondo della classica inerzia mentale prediletta dal vacanziero medio, per scoprire che è così che riposa l’anima: 
“Disponendo di più tempo libero ci si può dedicare con maggiore agio al colloquio con Dio, alla meditazione della Sacra Scrittura e alla lettura di qualche utile libro formativo. Chi fa l’esperienza di questo riposo dello spirito, sa quanto esso sia utile per non ridurre le vacanze a mero svago e divertimento”. (13 agosto 2006) 
Che la montagna, con i suoi silenzi fatti di boschi o di rocce, induca e aiuti più di altri scenari naturali in questo processo di spoliazione dello spirito, il Papa lo ha sempre testimoniato ritirandosi spesso durante l’estate in località alpine o dolomitiche. Nel 2005, durante il suo primo soggiorno a Les Combes, trovò parole ispirate per descrivere come “a contatto con la natura la persona – disse – ritrovi la sua giusta dimensione”: 
“Sospinta dalla domanda di senso che le urge nel cuore, essa percepisce nel mondo circostante l’impronta della bontà e della provvidenza divina e quasi naturalmente si apre alla lode e alla preghiera, vedendo realmente il riflesso della bellezza e della bontà del Creatore”. (17 luglio 2005)

E poi i rapporti umani. Per un numero crescente di persone, vacanza fa rima con avventura, intesa come fuga, talvolta solitaria e “separata”, dai vincoli usuali e logori alla ricerca, invero un po’ rapace, di contatti intriganti, che accendano il cuore con un po’ di fuoco prima di tornare alle ceneri di sempre. Per un cristiano è tutto il contrario, afferma Benedetto XVI: 
“Le ferie costituiscono (…) una preziosa opportunità per stare più a lungo con i familiari, per ritrovare parenti e amici, in una parola per dare più spazio a quei contatti umani che il ritmo degli impegni di ogni giorno impedisce di coltivare come si desidererebbe”. (13 agosto 2006) 
E tra i tanti, osserva il Papa, che ci sono vicini e con i quali possiamo fare vacanza cerchiamo di avere un pensiero per chi non si crea una sua solitudine da riempire con chiunque incontrerà, ma chi purtroppo alla solitudine è inchiodato suo malgrado dalla malattia o dal semplice essere anziano e cerca un volto e un sorriso per avere il suo attimo di vacanza. O ancora per chi, semplicemente, non può permettersi nemmeno di pensare a niente che somigli a una vacanza, a un relax, a un divertimento: 
“Ma ci sono anche molti che, per diverse ragioni, non potranno usufruire delle ferie. Giunga a voi, cari fratelli e sorelle, il mio affettuoso saluto con l’auspicio che non vi manchino la solidarietà e la vicinanza delle persone care”. (1 luglio 2009)

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PERCHE’ BENEDETTO XVI ACCOGLIERA’ IL PENTIMENTO DELL’EX PRESIDENTE REGIONE LAZIO PIERO MARRAZZO

ROMA – Non abbiamo voluto parlare – per scelta di redazione e per ‘consigli’ dalla presidenza dell’Associazione, nè delle escort di Berlusconi, nè dei trans di Piero Marrazzo: non sta a noi il giudizio morale su vicende che riguardano la sfera privata delle persone, peccatori si, ma non di più nè di meno di ciascuno di noi. E’ il peccato appunto che ci rende schiavi del mondo, e non ci libera dalle tante seduzioni che girano intorno al nostro cuore; è il peccato che va condannato, non l’uomo; l’uomo va prima liberato e poi aiutato avendo come obiettivo finale la salvezza dell’anima di ciascuno di noi. E di loro, quindi. E’ per questo motivo, e con questa logica, che alla fine il Santo Padre Benedetto XVI accoglierà – quando sarà il giusto tempo – la richiesta di perdono richiesta dall’ex governatore della Regione Lazio Piero Marrazzo. “Muoia l’errore, l’uomo viva” scrive S. Agostino (Serm. 182, 2, 3).

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BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE: LA PAROLA DI DIO È LA STRADA DELLA VITA.

CITTA’ DEL VATICANO – Gli uomini prediligano il silenzio interiore e resistano alla confusione del mondo, perché nel silenzio parla la voce di Dio. Da un grande asceta come San Pier Damiani, monaco e “fine teologo” della Chiesa del primo millennio, Benedetto XVI ha tratto uno degli insegnamenti che hanno caratterizzato l’udienza generale di questa mattina, che il Papa ha presieduto in Aula Paolo VI, proveniente da Castel Gandolfo. Al termine dell’udienza, il Pontefice ha poi salutato i pellegrini della Repubblica Ceca – che sarà meta del suo prossimo viaggio apostolico a fine mese – e ha levato un appello alla solidarietà verso mutilati e invalidi del lavoro.  Si definiva “l’ultimo servo dei monaci”, Benedetto XVI lo ha definito personalità “esuberante, ricca e complessa” della Chiesa medievale, oltre che dotato di “genio” teologico e capacità letterarie fuori del comune, che hanno prodotto per i suoi contemporanei, ma anche per i cristiani di oggi, pagine indimenticate sulla bellezza di Dio, sull’amore alla Croce di Cristo, sul valore del silenzio dell’anima: in particolare, quello che si apprezza nel ritiro di un chiostro. Tutto questo fu Pier Damiani, e il Papa – nel tratteggiarne vita ed spirituale ha posto in risalto alcun punti di un uomo che a poco più di 25 anni fu affascinato “dalla contemplazione dell’assoluto di Dio”: “La vita eremitica è per lui il vertice della vita cristiana, è ‘al culmine degli stati di vita’, perché il monaco, ormai libero dai legami del mondo e del proprio io, riceve ‘la caparra dello Spirito Santo e la sua anima si unisce felice allo Sposo celeste’. Questo risulta importante oggi pure per noi, anche se non siamo monaci: saper fare silenzio in noi per ascoltare la voce di Dio, cercare, per così dire un ‘parlatorio’ dove Dio parla con noi: Apprendere la Parola di Dio nella preghiera e nella meditazione è la strada della vita”.

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LA CAPACITÀ COMUNICATIVA DEL PAPA: QUANDO DAI BLOG SI FA INFORMAZIONE CORRETTA…

luCOMUNICAZIONE – Il pontificato di Benedetto XVI non è sempre… ben servito dai media, spesso gli internazionali e qualche ‘buonista’ non in fase di approfondimento anche italiano; ed allora che si può fare? Leggere una informazione ‘altra’ quella che viene dalla libertà di espressione della rete internet, fonte primaria di informazione e pareri. E’ il caso del quotatissimo ‘Papa Ratzinger Blog’ curato da Raffaella, del quale in più di una occasione abbiamo già parlato. Ecco una riflessione che condividiamo, ben fatta, e che – a nostro parere – dice una grande verità.

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http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2760

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CAMPANIA – CASTELLAMMARE: “NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI” IN CHIESA. APPUNTAMENTO IL 22 GIUGNO ALLE ORE 20

luINIZIATIVE – Una nuova iniziativa parte dai tanti giovani sacerdoti stabiesi. Questa volta il promotore è Don Pasquale Somma, sacerdote della diocesi sorrentino-stabiese, che ha organizzato un “notte prima degli esami” in chiesa. L’appuntamento è fissato per il prossimo 22 giugno: un’ora da trascorrere insieme, dalle 20 alle 21. “Credo che leggerò alcuni versi del Vangelo ai ragazzi che decideranno di trascorrere la vigilia degli esami con noi – ha dichiarato Don Pasquale. Una cosa importante, però, vorrei che fosse chiara: non si tratterà di un rito scaramantico; il Signore non ci offre soluzioni ai problemi, ma ci dona i mezzi per risolverli”.

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http://www.papaboys.it/sediregionali/read.asp?id=1513

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‘VIVERE DA CRISTIANI ADULTI NELLA CHIESA’: L’ASSOCIAZIONE PAPABOYS PROPONE UN CAMMINO FORMATIVO

ROMA – Cinque appuntamenti nel mese di marzo per “Vivere da Cristiani adulti nella Chiesa”, un cammino di fede e preparazione ai sacramenti. E’ l’iniziativa patrocinata dall’Ordinariato Militare in Italia (organizzazione pastorale che coordina e dirige le attività dei cappellani militari italiani distaccati presso gli enti e le caserme delle Forze armate), del Centro di formazione alla Meditazione Cristiana (servizio ecclesiale di formazione integrale della persona e di approfondimento della fede con il mezzo della “meditazione cristiana”) e dell’Associazione Nazionale dei Papaboys (i Giovani del papa) che invitano i ragazzi e le ragazze dell’Associazione, almeno quelli residenti a Roma, a partecipare a queste 5 giornate di formazione alla vita cristiana, anche in preparazione alla Santa Pasqua.

Per leggere tutto il testo e per info visita:  http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2305

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LOMBARDIA – IL CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI INCONTRA I GIOVANI IN VISTA DELLA GMG DI SYDNEY

MILANO – Il tema che papa Benedetto XVI ha affidato ai giovani per la prossima GMG di Sydney, e sul quale in questi mesi si è lavorato (“Avrete forza dallo Spirito santo e mi sarete testimoni”), è decisivo ed impegnativo per ogni giovane. C’è un mondo da percorrere nel segno della testimonianza e c’è una forza da accogliere perché sospinga il cammino. Non deve spaventare l’esigenza dell’obiettivo perché un giovane ha bisogno di coltivare mete importanti e passioni grandi che realizzino i suoi progetti. Deve, invece, consolare la certezza della presenza dello Spirito di Gesù perché un giovane ha bisogno di non sentirsi solo. Proprio sull’agire dello Spirito santo nella storia dell’uomo e nella vicenda di ciascuno si concentrerà la veglia in preparazione alla GMG del prossimo 17 maggio in Sant’Ambrogio che vedrà la presenza del Card. Dionigi Tettamanzi e dei giovani delle diocesi della Lombardia. Ciò che lo Spirito compie è sorprendente ed efficace. Suscita lo stupore di un giovane perché plasma la sua vita e realizza la sua libertà. È uno Spirito che agisce nel mondo dal giorno della sua creazione fino al tempo del suo compimento e, nello stesso tempo, parla alla quotidianità delle sfide e delle attese di ciascuno di noi. È lo Spirito della vita e della gioia, della consolazione e della verità, della perseveranza e della forza. Oggi un giovane ha bisogno di questi doni per poter sostenere la frammentazione del suo tempo, la fragilità dei suoi affetti, l’incertezza del suo domani.

Così, nella meditazione e nella preghiera della veglia, riscopriamo che lo Spirito del Signore, fin dall’origine del mondo, era presente là dove c’era confusione e oscurità e ha agito nella pianura della visione di Ezechiele, dove le ossa aride hanno ritrovato la vita. Dove uno sperimenta la dispersione e il vuoto, l’aridità e la disperazione, lì agisce lo Spirito di Dio. La sua forza dà ad un giovane la capacità di tornare a fare sogni importanti, come dice il profeta Gioele, e diventa segno di speranza e di libertà per tutti coloro che sono nella prova (Is 61). Questo è lo Spirito che, come diciamo ogni volta che rinnoviamo la nostra professione di fede durante l’eucaristia, è Signore e dà la vita.

E lo Spirito che, nella storia della salvezza, “ha parlato per mezzo dei profeti” parla ancora alla libertà di un giovane per rivelargli il suo progetto di vita come ha fatto con Maria. È Spirito che consola e guida alla verità, che perdona e rende testimoni. Così un giovane che oggi, in questo tempo, mette in gioco se stesso, sa di poter contare non su un generico spirito o su un’anonima energia, ma sullo Spirito di Gesù morto e risorto, che ci ha rivelato il volto di misericordia del Padre. In questo modo le paure e le incertezze si attenuano, il vuoto si colma e le solitudini trovano consolazione.

La contemplazione di questa parola e di questo agire di Dio deve generare, in un giovane, la gratitudine e la voglia di rendere lode. Per questo la veglia sarà un’occasione per cantare la gioia di questo dono e per sentirsi in comunione con tutti i giovani che coltivano la loro fede, in ogni angolo del mondo, e si stanno incamminando concretamente o idealmente verso l’appuntamento di Sydney.

Sabato 17 maggio 2008 – ore 20.45
Basilica di Sant’Ambrogio (Milano)

A cura del Servizio Giovani di PG e degli Oratori Diocesi Lombarde

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