BENEDETTO XVI (Castel Gandolfo)- Il Santo Padre, nel giorno del Lunedì dell’Angelo, si è rivolto alle duemila persone presenti nel cortile del palazzo apostolico di Castel Gandolfo: “Gesù con la Risurrezione ha sconfitto la morte, causata dal nostro peccato, e ci riporta alla vita immortale”. “Questo Gesù – proclama l’apostolo Pietro – Dio lo ha resuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio, dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso come voi stessi potete vedere e udire’ (At 2,32-33)”.Su queste parole si fonda l’esistenza della Chiesa e dei cristiani il cui segno caratteristico della fede nella Risurrezione è il saluto durante il periodo pasquale, ispirato all’antico inno liturgico: “Cristo è risorto! E’ veramente risorto!”, una situazione che accadde alle donne descritte nel Vangelo di San Matteo: “Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno’ (28,9-10)”.
San Massimo di Torino ci dice come possiamo divenire autentici testimoni del Signore, attraverso l’adorazione e la preghiera: “Chiunque vuole raggiungere il Salvatore, per prima cosa lo deve porre con la propria fede alla destra della divinità e collocarlo con la persuasione del cuore nei cieli’ (Sermo XXXIX a, 3: CCL 23, 157), deve cioè imparare a rivolgere costantemente lo sguardo, la mente e il cuore verso l’altezza di Dio, dove è il Cristo risorto”. “L’adorazione- osserva il teologo Romano Guardini- non è qualcosa di accessorio, secondario … si tratta dell’interesse ultimo, del senso e dell’essere. Nell’adorazione l’uomo riconosce ciò che vale in senso puro e semplice e santo’ (La Pasqua, Meditazioni, Brescia 1995, 62). Solo se sappiamo rivolgerci a Dio possiamo scoprire il significato più profondo della nostra vita e il cammino quotidiano viene illuminato dalla luce del Risorto”.
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