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IN ITALIA OLTRE 3 MILIONI IN POVERTÀ ASSOLUTA

SOCIETA’ (Milano) – Oltre tre milioni di italiani in condizioni di povertà assoluta. Lo rileva l’Istat, a proposito dell’anno 2010. Più in dettaglio, secondo l’Istituto nazionale di statistica, sono 1 milione e 156 mila in Italia le famiglie in condizioni di povertà assoluta (il 4,6% di quelle residenti), per un totale di 3 milioni e 129 mila persone (il 5,2% della popolazione residente). Secondo l’Istat sono assolutamente povere le famiglie che non riescono ad accedere ai beni e servizi essenziali per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. Si tratta, quindi, dice l’Istituto dei «più poveri tra i poveri». Oltre ai tre milioni di poveri assoluti, ci sono Italia nel 2010 anche 8 milioni 272 mila poveri, il 13,8% dell’intera popolazione. Le famiglie colpite da questo tipo di povertà, chiamata in termini tecnici «relativa», sono 2 milioni e 734 mila (l’11% di quelle residenti). L’Istituto spiega che si tratta delle famiglie che non riescono a spendere più di 992,46 euro al mese ogni due componenti.

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MILANO, VII° INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE NEL 2012: IN VATICANO PRESENTATO IL PROGRAMMA

EVENTI (Milano) – In vista del VII° incontro mondiale delle famiglie, previsto a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012, si è tenuta ieri, presso la Sala stampa vaticana, un incontro per presentare il programma del prossimo cammino preparatorio del Pontificio Consiglio per la famiglia. Durante il meeting sono stati proposti, oltre ad innumerevoli iniziative pubblicitarie e di sponsorizzazione a livello nazionale e internazionale, vari progetti tra cui la realizzazione di un sito internet potenziato e rinnovato da parte del Pontificio Consiglio per la famiglia (www.familia.va), un secondo sito internet specifico per l’appuntamento mondiale di Milano (www.family2012.com), la diffusione a stampa e on-line di un volume di un centinaio di pagine (“La famiglia: il lavoro e la festa”) con le catechesi preparatorie in sette lingue da utilizzare in tutto il mondo. 

A riguardo sono intervenuti i cardinali Ennio Antonelli (Pontificio Consiglio per la famiglia) e Dionigi Tettamanzi (arcivescovo di Milano), insieme a vescovi ausiliari e collaboratori dell’iniziativa. Il vescovo ausiliare di Milano, monsignor Franco Giulio Brambilla, che ha coordinato la stesura delle catechesi preparatorie, ha presentato i contenuti dell’incontro mondiale del 2012: “La celebrazione dell’incontro mondiale metterà a fuoco tre modi di rinnovare la vita quotidiana: vivere le relazioni (la famiglia), abitare il mondo (il lavoro), umanizzare il tempo (la festa)”. “Le catechesi – ha detto – cercano di dipanare il filo rosso del tema nella tensione tra famiglia e società. La vita civile fatica a tener conto dei legami sociali che la precedono e sospinge la famiglia nel suo regime di appartamento (nel senso di ‘appartarsi’, ha sottolineato), mentre l’esperienza familiare sperimenta la sua fragilità ed è particolarmente vulnerabile di fronte ai processi sociali, in particolare quelli che incidono sulla sua vita quotidiana, come il lavoro e il tempo libero. Pertanto, le catechesi partono dalla vita quotidiana per aprirla al mondo, insistendo sulla famiglia come luogo di liberi legami”. 

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AL VIA LE VACANZE ESTIVE: DOPO LE COLONIE MARINE E MONTANE ANCHE LA SCUOLA DIVENTA UN CAMPEGGIO

GIOVANI (Italia) – La scuola sta per concludersi e i ragazzi, per tre mesi, andranno in vacanza. Un problema che per i genitori che lavorano si presenta ogni anno, perché non hanno molta disponibilità di tempo da dedicare ai propri figli. Così alcuni Comuni italiani, pur con i bilanci sempre più critici, hanno deliberato che una scuola su quattro rimarrà aperta – dalle materne alle medie – affinché madri e padri non si affannino, prima delle agognate ferie, nella ricerca di una struttura che accolga i loro ragazzi. 

Negli ultimi due anni, la richiesta di campi estivi è aumentata un po’ ovunque in Italia: +10% a Torino e Milano, +5% a Bolzano dove le attività estive si svolgono soprattutto all’aperto, +15% a Roma e Napoli. Il personale che si occupa di accudire i bambini proviene da cooperative e associazioni, perlopiù del mondo cattolico, e il servizio dura fino alla fine di luglio. Ci si chiede: è giusto far rimanere i bambini, due mesi in più, a scuola? “Meglio a scuola, nei parchi e nei musei cittadini, con personale comunque già utilizzato in questo genere di attività”, dice Aldo Fortunati, direttore della ricerca dell’Istituto degli Innocenti di Firenze, l’osservatorio nazionale più autorevole in materia di servizi per l’infanzia. Aggiunge poi: “Se le scuole materne e quelle elementari non restassero aperte sotto forma di centri estivi, si verificherebbe il paradosso che mentre i nidi per la fascia 0-3 anni funzionano, i bimbi più grandi dovrebbero rimanere a casa”. 

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TETTAMANZI E I PARADOSSI DELLA SOCIETÀ: LA GUERRA, GLI ATTACCHI ALLA MAGISTRATURA E L’IMMIGRAZIONE

SOCIETA’ (Milano) –“Stiamo vivendo giorni strani, i più dotti potrebbero dirli giorni paradossali»: questo è il pensiero dell’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi che, durante l’omelia per la celebrazione della Domenica delle Palme in Duomo, ha espresso le sue riflessioni sulla società definendola paradossale. Nell’interrogarsi sulla questione, l’omelia del cardinale presentava chiari riferimenti a personaggi politici della scena italiana: “Ad esempio, per stare all’attualità: perché ci sono uomini che fanno la guerra, ma non vogliono si definiscano come “guerra” le loro decisioni, le scelte e le azioni violente? Perché molti agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni? E ancora: perché tanti vivono arricchendosi sulle spalle dei paesi poveri, ma poi si rifiutano di accogliere coloro che fuggono dalla miseria e vengono da noi chiedendo di condividere un benessere costruito proprio sulla loro povertà?”.

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PROTESTE PER GLI ASILI NIDO LOW-COST: SCARSA QUALITÀ E POCHE ATTIVITÀ EDUCATIVE

SCUOLA (Italia)- Le caratteristiche degli asili low cost? Rette più alte, orari più corti, educatori precari, mal pagati e poco formati, meno spazi e attività educative. Questa è la situazione negli asili nido italiani, con poche differenze tra Nord e Sud. I soldi sono esauriti e i Comuni hanno i conti in rosso: i nostri asili nido rischiano di collassare. La crisi invade anche l’istruzione e l’educazione dei bimbi da 0 a 3 anni: il numero dei posti-nido, in tre anni, era salito dal 10 al 17%, grazie al finanziamento di 446 milioni di euro del piano straordinario deciso dal governo Prodi nel 2007.

Oggi, però, si può contare solo sulle risorse del “fondo per la famiglia”, dopodiché il deserto. Le famiglie ovviamente non ci stanno, ed il popolo delle mamme è sceso in piazza a protestare: a Bologna sfilano per le vie del centro contro la chiusura di alcuni storici nidi comunali, mentre a Roma, oltre ai disagi già citati, infuria lo scandalo delle convenzioni a prezzo stracciato, gli appalti concessi dal sindaco Alemanno a cooperative che hanno accettato contributi di soli 475 euro a bambino, contro i 700 decisi dal Cnel per garantire gli standard minimi di qualità. Il Comune di Milano ha accreditato asili privati con tariffe low cost (520 euro a bambino), mentre a Firenze gli educatori dei nidi hanno protestato contro “l’esternalizzazione” dei servizi per la prima infanzia.

Il problema di fondo è che ogni Regione adotta la regola del fai-da-te, dai metri quadri per bambino, (6mq in Lombardia, 7 in Emilia Romagna, 10 nel Lazio) al numero di bimbi che ogni educatore deve assistere. Spiega Lorenzo Campioni, pedagogista e collaboratore del Gruppo nazionale nidi d’infanzia: “La crisi è grave, con questo taglio di fondi si rischia di passare dal nido come luogo educativo al nido come luogo assistenziale, dove i bambini vengono “guardati”, ma non stimolati a sviluppare le loro qualità ed i loro talenti. E purtroppo va in questa direzione anche la scelta di finanziare asili domiciliari, tagesmutter, con l’idea che basta essere donne, madri e fare qualche ora di corso per potersi occupare di un gruppo di bambini. Il problema – continua Campioni – non è la contrapposizione tra nidi pubblici e nidi in convenzione: il sistema integrato può anche funzionare, il punto sono i fondi ed il controllo dei Comuni. Se le cooperative ricevono meno soldi, faranno pagare rette più alte, taglieranno le ore, prenderanno personale meno esperto e senza sostituzione in malattia, finendo con l’aumentare il numero di bambini per educatore”.

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UNITÀ D’ITALIA, IL RUOLO DEI CATTOLICI NEL PROCESSO DI UNIFICAZIONE DEL NOSTRO PAESE

SPECIALE 150 ANNI (Italia) – Fare memoria e guardare al futuro, in spirito di leale collaborazione per la promozione dell’uomo ed il bene del Paese. È il senso della Messa promossa dalla Cei per giovedì prossimo, nell’ambito delle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia. La Messa, alle ore 12, sarà presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco nella basilica di Santa Maria degli Angeli. “Un segno importante”, afferma Agostino Giovagnoli, direttore del dipartimento di Scienze storiche all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che RomaSette ha intervistato alla vigilia della ricorrenza. “L’impegno della Chiesa per l’unità del Paese – ha spiegato Giovagnoli – è in atto da anni: pensiamo al pontificato di Giovanni Paolo II e all’azione della Cei, con la Grande preghiera per l’Italia, per contrastare quelle tendenze disgregatrici e secessioniste che la Chiesa avverte con preoccupazione, interpretando le esigenze più vere di tutti gli italiani”.

D -Qual è stato il ruolo della Chiesa e dei cattolici nell’Italia unita?
R – Un ruolo importante, anche se il conflitto Chiesa-Stato ha segnato le origini dello Stato unitario. L’unificazione è un processo di secoli, non è solo quello degli ultimi anni prima dell’unità. Un processo che comprende appieno la formazione che la Chiesa ha esercitato nella costruzione dell’identità italiana, premessa dello Stato unitario.

D – Le radici dell’Italia affondano quindi ad un periodo molto anteriore all’800.
R – Assolutamente. Penso alla creazione dello «spazio italiano», prima ancora dello Stato italiano, e penso al ruolo cruciale del Papa in modo particolare. Nell’800 c’è stato poi chi ha raccolto l’eredità precedente e l’ha portata dentro il processo di unificazione anche politico-istituzionale. Penso al ruolo di figure come Rosmini e Manzoni, che sono stati interpreti di questa eredità e l’hanno trasformata in una delle componenti fondamentali del dibattito risorgimentale.

D – Si è parlato di un’unificazione imposta a tutto il territorio nazionale, che avrebbe poi compromesso l’autonomia di alcune regioni e il loro sviluppo.
R – L’Italia era divisa in Stati, e le esigenze della storia hanno spinto per il superamento di un frazionamento avvertito come anacronistico dai protagonisti del Risorgimento per motivi culturali, economici, di politica internazionale. Il processo di unificazione si è rivelato positivo per la modernizzazione del Paese. Pensiamo a quello che poteva rappresentare un’Italia divisa, con barriere e dogane, con la limitazione nella mobilità dei capitali, delle idee, della manodopera. Le modalità dell’unificazione, poi, si possono discutere.

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BAGAGLI DIMENTICATI ALLA STAZIONE: UNA “NUOVA VITA” NELLE MANI DEI PIU’ BISOGNOSI

SOCIALE (Italia) – Ormai è divenuta pressoché una “moda” dimenticare negli aeroporti o nelle stazioni valigie affidate al deposito bagagli senza più ritirale. Se è una moda dimenticarle è curioso osservarne il loro contenuto: a Napoli è stata trovata una borsa da dottore, di quelle per le visite a domicilio, completa di sfigmomanometro, stetoscopio e altri strumenti medici e, per rimanere in tema, a Verona qualcuno ha dimenticato una cartella clinica completa di chissà quale paziente. A Milano, città dello shopping, è stata smarrita una valigia contenente due borse ed un paio di scarpe, entrambe mai utilizzate prima, corredate di certificato di garanzia e di scontrini, 1550 euro per ciascuna borsetta e 528 euro per le scarpe, alla faccia della crisi economica insomma. Su iniziativa della Grandi Stazioni Spa, in concomitanza con le profonde ristrutturazioni appena completate, si è scelto di affidare alla onlus “La Gabbanella” – organizzazione a capo di una rete di 41 associazioni – lo smistamento di tutti questi bagagli abbandonati e non più reclamati.

Massimo Paglialunga, responsabile del coordinamento di Grandi Stazioni, ricorda che, secondo il contratto che regola i depositi, dopo 60 giorni il collo lo si considera abbandonato anche se, per cautela, si aspetta sempre un po’ di più. La valigia, passata tecnicamente alla Grandi Stazioni, viene poi controllata e trasferita in un deposito speciale per poi essere concessa in donazione alle onlus. L’intento della “Gabbanella” è di tipo umanitario, ovvero quello di distribuire le valigie o gli oggetti dimenticati alle persone più bisognose che non hanno indumenti per coprirsi: a questi oggetti viene, così, data una “seconda opportunità di vita”. Mariella Bucalossi, volontaria e coordinatrice dell’operazione della “Gabbanella”, evidenzia la complessità di questa operazione per i numerosi ritrovamenti di oggetti senza padrone: entro la stazione Termini sono stati ritrovati 2600 colli tra zaini, pacchi e tracolle varie, la Onlus ha già provveduto al ritiro di due tranche di questi bagagli, omplessivamente 548 dei 2600 totali, smistandoli poi alla Caritas di Torvajanica e alla onlus Erythros che si occupa di diritti e difesa degli stranieri.

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SPAZIO SACRO E SPAZIO CIVILE. PORTE APERTE TRA IL TEMPIO E LA PIAZZA

LECTIO MAGISTRALIS – “Il mondo è come l’occhio: il mare è il bianco, la terra è l’iride, Gerusalemme è la pupilla e l’immagine in essa riflessa è il tempio”. Questo antico aforisma rabbinico illustra in modo nitido e simbolico la funzione nel tempio secondo un’intuizione che è primordiale e universale. Due sono le idee che sottendono all’immagine. La prima è quella di “centro” cosmico che il luogo sacro deve rappresentare, un tema sul quale il grande studioso delle religioni Mircea Eliade (1907-1986) ha offerto un vasto dossier documentario. L’orizzonte esteriore, con la sua frammentazione e con le sue tensioni, converge e si placa in un’area che per la sua purezza deve incarnare il senso, il cuore, l’ordine dell’essere intero. Nel tempio, dunque, si “con-centra” la molteplicità del reale che trova in esso pace e armonia: si pensi solo alla planimetria di certe città a radiali connesse al “sole” ideale rappresentato dalla cattedrale posta nel cardine centrale urbano (Milano, per esempio, “centrata” sul Duomo ne è un esempio evidente, come New York è la testimonianza di una diversa visione, più dispersa e babelica). Dal tempio, poi, si “de-centra” un respiro di vita, di santità, di illuminazione che trasfigura il quotidiano e la trama ordinaria dello spazio. Ed è a questo punto che entra in scena il secondo tema sotteso al detto giudaico sopra evocato. Il tempio è l’immagine che la pupilla riflette e rivela. Esso è, quindi, segno di luce e di bellezza. Detto in altri termini, potremmo affermare che lo spazio sacro è epifania dell’armonia cosmica ed è teofania dello splendore divino. In questo senso un’architettura sacra che non sappia parlare correttamente – anzi, “splendidamente” – il linguaggio della luce e non sia portatrice di bellezza e di armonia decade automaticamente dalla sua funzione, diventa “profana” e “profanata”. È dall’incrocio dei due elementi, la centralità e la bellezza, che sboccia quello che Le Corbusier definiva in modo folgorante “lo spazio indicibile”, lo spazio autenticamente santo e spirituale, sacro e mistico.

Certo, questi due assi portanti trascinano con sé tanti corollari: pensiamo alla “sordità”, all’inospitalità, alla dispersione, all’opacità di tante chiese tirate su senza badare alla voce e al silenzio, alla liturgia e all’assemblea, alla visione e all’ascolto, all’ineffabilità e alla comunione. Chiese nelle quali ci si trova sperduti come in una sala per congressi, distratti come in un palazzetto dello sport, schiacciati come in uno sferisterio, abbrutiti come in una casa pretenziosa e volgare. A questo punto vorremmo proporre una riflessione di indole più specifica che abbia come codice di riferimento proprio quelle Sacre Scritture bibliche che sono state indubbiamente “il grande codice” della stessa civiltà artistica occidentale. È indiscutibile il rilievo che in esse ha una “teologia” dello spazio, anche se – come si vedrà – essa è inverata in una teologia superiore, quella del tempo e della storia (l’Incarnazione riassume in sé queste due dimensioni ricollocandole nella loro gerarchia). “Ai tuoi servi sono care le pietre di Sion” (Salmo, 102, 15). Questa professione d’amore dell’antico salmista potrebbe essere il motto stesso della tradizione cristiana che allo spazio sacro ha riservato sempre un rilievo straordinario, a partire dalla “pietra” del Santo Sepolcro, segno della risurrezione di Cristo, attorno alla quale è sorto uno dei templi emblematici dell’intera cristianità. Tra l’altro, è curioso che simbolicamente le tre religioni monoteistiche si ancorino a Gerusalemme attorno a tre pietre sacre, il Muro Occidentale (detto popolarmente “del Pianto”), segno del tempio salomonico per gli ebrei, la roccia dell’ascensione al cielo di Maometto nella moschea di Omar per l’islam e, appunto, la pietra ribaltata del Santo Sepolcro per il cristianesimo.

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Archiviato in NEWS & INFO, SI ALLA VITA

NEW MEDIA/ CONTRI: INTERNET TRA INFORMAZIONE E CAOS, CHE FUTURO PER PUBBLICITÀ E LETTORI?

INTERVISTA – Una società invasa dalle informazioni e bersagliata di input, ma sempre più incapace di orientarsi nell’oceano comunicativo moderno. Alberto Contri, presidente della Fondazione Pubblicità Progresso e di recente dottore honoris causa in Scienze della Comunicazione all’università Iulm di Milano, traccia un’analisi dettagliata del futuro dei media e della loro fruizione.

Cominciamo proprio dai giovani, perché si parla tanto di “generazioni disperse” per descrivere i ragazzi di oggi?

Perché sono figli di Internet, la più grande rivoluzione del secolo scorso, ma anche un fenomeno di dispersione. Non è un caso che i giovani di oggi non siano più capaci di concentrarsi. La rete è multilivello, multipurpose, multitasking, ma è pensata per il computer, non per il cervello umano. Un motore di ricerca ci riempie di contenuti con un semplice clic. Ma concentrarsi è difficile con così tanto rumore attorno. Così i ragazzi sono continuamente stimolati da informazioni, ma non sono in grado di metterne a fuoco alcuna. Io, e altri prima di me, abbiamo chiamato “costante attenzione parziale” lo stato in cui oggi ci troviamo. La velocità del mondo attuale e la valanga di messaggi che ci sommerge non ci consente mai di fermarci a pensare per davvero a un concetto. I ragazzi devono invece imparare a riconsiderare il loro tempo e tornare a concentrarsi sugli aspetti singoli. Altrimenti avranno una conoscenza frammentata della realtà.

I sostenitori del web obietteranno che è grazie a Internet se oggi posso sapere in pochi secondi chi era Vercingetorige o cosa sta succedendo in questo momento a Tokyo…

Certo, ma siamo sicuri che tutta questa informazione sia un bene? Potrebbe anche essere un disastro. Tutte queste informazioni, senza un approfondimento, rischiano anzi di essere inutili o peggio dannose. Il problema è che per fare davvero approfondimento, anche in Internet, bisogna sopportarne i costi. Ecco perché io non ho mai condiviso l’accesso gratuito ai siti dei quotidiani on line, per esempio. Perché così sono costretto a non dare approfondimento a chi mi legge, ma solo moltissimi frammenti di ciò che succede nel mondo.

Dunque l’information overload confonderà solamente le nuove generazioni?

Se non si insegnerà loro come selezionare le fonti sì. Ora come ora non sono molto ottimista. I nostri giovani non sanno più discernere. La colpa è soprattutto della scuola, che non sviluppa il senso critico degli studenti. Alle elementari non si fanno più i riassunti e il risultato è che all’università il 90% dei ragazzi non sa articolare un discorso. Bisognerebbe recuperare il latino e fare meno esami a crocette, perché i giovani devono imparare cosa è il linguaggio. Se il tuo linguaggio è corrotto, ne deriva che anche la tua relazione con la realtà è corrotta.

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STILISTI SENZA STILE NÉ RISPETTO OSTENTANO CROCIFISSIONI PER FAR MERCATO

ROMA – I soldati romani si sono distratti. Non hanno tolto i panni di dosso a Gesù, prima di metterlo in croce, giocandoseli a dadi. L’hanno appeso vestito di tutto punto, nel vuoto, a una croce senza legno, né sangue né chiodi né corona di spine. Indossa un abito firmato dall’aretino Alessandro Cantarelli ed è esposto a Firenze alla kermesse Pitti Immagine Uomo, aperta da ieri. Slogan: «Devoti allo stile». Il Cristo-modello ha una scenografia adeguata: un «edificio di culto» (sarebbe una chiesa, ma Cantarelli sa che la parola potrebbe turbare) con panche e altare e due ragazzi «vestiti con abiti “sacri”».

Cantarelli non è attraversato da dubbio alcuno: «Noi non scadiamo mai nel cattivo gusto». E a conferma della sua spietata raffinatezza, conclude: «Vogliamo dare un segnale. È quello di un uomo che eleva il gusto e lo stile, che sono qualcosa di trascendentale». Testuale. Verrebbe voglia di farne la parodia, ma com’è possibile parodiare un testo che è già parodia (involontaria) di suo? Nelle stesse ore, su al nord. Milano. Stavolta sui manifesti ci sono il legno e anche un cielo procelloso. Cristo indossa uno straccio ai fianchi e lo slogan recita: «Perdona loro perché non sanno quello che indossano». Osservi bene il volto dell’uomo-in-croce ed è proprio lui, lo stilista Carlo Chionna, che in un irresistibile impeto d’immodestia a giugno aveva indossato i panni del gladiatore – l’Italico – per difendere e promuovere il “Made in Italy” in una «crociata solitaria». Chionna pesca a piena mani nel linguaggio sacro: «Scoraggiato ma non arreso, Carlo spera che il suo “sacrificio” non sia vano». In altri termini: io Chionna sono un Cristo in croce.

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MARCO TARQUINIO NUOVO DIRETTORE DI AVVENIRE. IL SUO PRIMO PROPOSITIVO EDITORIALE

NOVITA’? – Marco Tarquinio, da 82 giorni responsabile ad interim di Avvenire, è il nuovo direttore del quotidiano della Cei. A deciderlo, questa mattina, il consiglio di amministrazione di Avvenire Nei (Nuova editoriale italiana), presieduto dal vescovodi Albano, Marcello Semeraro. Nato il 16 marzo 1958 in Umbria, ha studiato tra Assisi e Perugia, ed è stato capo scout nell’Agesci. Sposato, con due figlie, è giornalista professionista dal 1988. Ha cominciato la sua carriera a La Voce, settimanale cattolico umbro. Tra l’82 e l’ 83 ha partecipato alla commissione ristretta che su incarico della Conferenza episcopale umbra e in particolare dell’allora vescovo di Gubbio, monsignor Ennio Antonelli, “ripensò” quella storica testata, e tra il 1983 e il 1984 ha fatto parte del nucleo redazionale chiamato a realizzarla e rilanciarla. Ha lavorato poi al Corriere dell’Umbria di Perugia, quindi il trasferimento a Roma nell’88, alla redazione de La Gazzetta. Nel 1990 entra al Tempo dove rimane fino al 1994 salendo vari “gradini” della carriera, fino a diventare capo della redazione politica ed editorialista.

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IL PAPA ALL’ANGELUS: “I SANTI CI INVITANO A SEGUIRE GESÙ CON GIOIA E SENZA COMPLESSI.”

notiziaCITTA’ DEL VATICANO – La Solennità di Tutti i Santi ci invita a “seguire con gioia le orme di Gesù”, “senza complessi o mediocrità”, “tendendo con umiltà alla perfezione dell’amore” e “rifiutando tutto ciò che non è degno della nostra condizione di cristiani”: è quanto ha detto oggi all’Angelus Benedetto XVI. Circa 40 mila i pellegrini giunti da tutto il mondo in Piazza San Pietro, in una stupenda giornata di sole. Il Papa ha quindi invitato a vivere con autentico spirito cristiano la Commemorazione dei fedeli defunti, domani 2 novembre, nella consapevolezza che “nelle tombe, riposano solo le spoglie mortali dei nostri cari in attesa della risurrezione finale”. Infine ha ricordato il decimo anniversario della Dichiarazione Congiunta cattolico-luterana sulla Dottrina della Giustificazione, pietra miliare del cammino ecumenico.  “Non abbiate paura di essere santi! E’ il miglior servizio che potete dare ai vostri fratelli”: questa l’esortazione del Papa nella Solennità di Tutti i Santi che – afferma – “invita la Chiesa pellegrina sulla terra a pregustare la festa senza fine della Comunita’ celeste, e a ravvivare la speranza nella vita eterna”: “In questo Anno Sacerdotale, mi piace ricordare con speciale venerazione i santi sacerdoti, sia quelli che la Chiesa ha canonizzato, proponendoli come esempio di virtù spirituali e pastorali; sia quelli – ben più numerosi – che sono noti al Signore. Ognuno di noi conserva la grata memoria di qualcuno di essi, che ci ha aiutato a crescere nella fede e ci ha fatto sentire la bontà e la vicinanza di Dio”.

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LIBRERIA EDITRICE VATICANA: VARCA LE FRONTIERE DELLA FIERA DEL LIBRO DI FRANCOFORTE

FRANCOFORTE – E’ stata una straordinaria partecipazione quella della Libreria Editrice Vaticana alla 61esima Fiera del Libro di Francoforte, conclusasi in queste ore in terra di Germania: a riferirlo sono gli addetti ai avori presenti ed anche lo staff della Libreria stessa della Santa Sede. All’evento hanno partecipato circa settemila espositori in rappresentanza di oltre cento nazioni. “Abbiamo incontrato circa 60 editori di tutte le parti del mondo – dice il direttore della L.E.V. Don Giuseppe Costa intervistato dalla Radio Vaticana – e possiamo dire di aver realizzato circa 150 contratti: cioè, su almeno 150 libri della editrice vaticana c’è stata l’attenzione di questi editori; editori dell’America Latina, editori dell’Asia, editori dell’Europa. Quindi è un bilancio decisamente positivo che incoraggia a proseguire sul nostro cammino e che vede come centrale la produzione e il sostegno del Magistero del Sommo Pontefice in particolare, con riferimento alle catechesi e ad altri discorsi e documenti del Santo Padre, ma che vede muoversi anche una serie di libretti che vengono accolti come sussidi, come indicazioni pedagogico-educative. In questo senso credo che all’orizzonte si intraveda un nuovo spazio per la Libreria Editrice Vaticana come un ponte che fornisce idee, che fornisce progetti che vengono poi portati a livello operativo dai singoli editori nelle Chiese locali.

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CHI SONO I MENO PAGATI D’ITALIA? TANTO PER CAMBIARE: GIOVANI, DONNE, ED IMMIGRATI. ALLARME TOTALE

ROMA – Italia, il paese delle ingiustizie! Donne, immigrati, giovani: tre categorie che guadagnano meno rispetto agli altri lavoratori. “Disuguaglianze strutturali”, al Nord come al Sud, che certo non fanno onore al nostro Paese. Un’indagine Ires Cgil sulla distribuzione della ricchezza e del reddito in Italia nel periodo 1993-2008, infatti, mette in luce come, rispetto al salario netto mensile di un lavoratore dipendente standard, pari a 1.240 euro (dati del 2008), una lavoratrice guadagna il 17,9% in meno, un lavoratore immigrato (extra Ue) -26,9% e addirittura -27,1% se riferito a un lavoratore tra i giovani fino ai 34 anni. Differenze, appunto, trasversali, al Nord come al Sud, e che attraversano tutti i tipi di settori.

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IL RAPPORTO TRA I RAGAZZI ED IL DENARO E’ UN PO’ TABU’: PERCHE’ NON PARLARNE IN FAMIGLIA?

MILANO – Il 55% dei giovani italiani non parla di denaro in famiglia: è questo il dato più evidente emerso dalla ricerca “I giovani e il denaro”, commissionata da Patti Chiari a ISPO, che è dellstata presentata nel corso a premiazione del concorso nazionale “PattiChiari con l’economia”, il programma didattico che ha coinvolto 800 scuole e 96.000 studenti in 12 città italiane, ideato per trasmettere ai ragazzi le nozioni basilari delle regole economiche. Costituito nel settembre 2003, PattiChiari è il consorzio di banche Italiane nato con lo scopo di offrire ai cittadini strumenti e informazioni semplici, che aiutino a capire meglio i prodotti finanziari e a scegliere quelli più adatti alle esigenze di ognuno. Nell’ambito di questi obiettivi il consorzio realizza da alcuni anni progetti rivolti ai giovani, per prepararli adeguatamente ad integrarsi e a partecipare attivamente alla realtà sociale, culturale e professionale ed economica che li circonda. Dalla ricerca “I giovani e il denaro” – effettuata su un campione di 2.537 persone, di età compresa tra 11 e 25 anni, con lo scopo di mettere a confronto le indicazioni provenienti dai giovani con quelle dell’universo adulto, profilate in una precedente ricerca – sono emersi alcuni atteggiamenti piuttosto diffusi tra i ragazzi nei confronti del denaro: più della metà degli intervistati non viene coinvolto nelle decisioni economiche che riguardano la propria famiglia e il 46% non parla con i genitori né di denaro né di economia. Questa mancanza di dialogo e di educazione finanziaria determina nei giovani la tendenza a non pianificare il proprio percorso economico, tanto che gli intervistati dimostrano, rispetto ai genitori, un atteggiamento molto più disinvolto verso l’utilizzo del denaro: il 19% non pensa a risparmiare e spende il denaro di cui dispone in modo impulsivo, senza pensarci troppo, con il conseguente rischio di rimanere senza soldi.

Per leggere tutto il testo vai su: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=1830

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‘VI RACCONTO MIO FRATELLO’: LUNGA INTERVISTA AL FRATELLO DEL PAPA PUBBLICATA OGGI SU ‘IL GIORNALE’

MILANO – Una guida, un punto di riferimento: “Mi ha mostrato sempre la strada da prendere, anche in situazioni difficili”. Così Georg Ratzinger, 84 anni, descrive suo fratello minore Joseph, Papa Benedetto XVI, in un’intervista pubblicata sul quotidiano ‘Il Giornale’ a firma del vaticanista Andrea Tornielli. Sono tanti i ricordi di Georg Ratzinger, molti dei quali legati all’infanzia trascorsa insieme in Baviera. “Joseph era un bambino vivace, ma non un terremoto – spiega – Fin da piccolo mostrava una grande sensibilità nei confronti degli animali, dei fiori e, in generale, della natura”.

Entrambi hanno sempre preferito la musica allo sport. “Posso dire con sicurezza che né io né mio fratello eravamo portati per lo sport. Forse era dovuto al fatto che non avevamo un fisico robusto, anzi, eravamo i più piccoli e deboli delle nostre rispettive classi”. La passione per la musica è invece condivisa da tutta la famiglia. “Ho sempre pensato che la musica sia una delle cose più belle che Dio abbia creato – racconta – Anche mio fratello l’ha sempre amata: forse l’ho contagiato io”. Da bambino l’attuale pontefice non aveva le idee molto chiare sul proprio futuro, come sottolinea il fratello maggiore. “Aveva ricevuto la cresima dal cardinale Michael Faulhaber. Ne era rimasto impressionato e aveva detto che avrebbe voluto diventare anche lui cardinale. Ma solo qualche giorno dopo quell’incontro, osservando il pittore che tinteggiava i muri di casa nostra, disse che da grande avrebbe voluto fare l’imbianchino…”.

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LOMBARDIA – TUTTO PRONTO PER L’INCONTRO CON IL CARDINALE TETTAMANZI ED I CRESIMANDI A SAN SIRO

MILANO – “Vai… con lo Spirito giusto” è l’invito e lo slancio che spingerà circa cinquantamila ragazzi della Cresima a radunarsi insieme, con i loro genitori, padrini ed educatori, nel raduno diocesano più imponente dell’anno: l’Incontro dei Cresimandi a San Siro con l’Arcivescovo Dionigi Tettamanzi. L’appuntamento è per il pomeriggio di lunedì 2 giugno. L’incontro con il Cardinale, i canti, le coloratissime animazioni dei tre anelli dello Stadio Meazza, le sorprendenti figurazioni compiute da più di mille volontari, le musiche, ma soprattutto le parole che declinano la bellissima icona evangelica del viaggio di Gesù Dodicenne (Luca 2, 41-52) saranno l’occasione per una “festa dello Spirito” che lascia un segno indelebile nel cuore e nella memoria di chi vi partecipa. Una bellissima immagine di Chiesa dà testimonianza di sé e interpella i ragazzi perché si impegnino in essa continuando a “crescere in età e grazia” (cfr Luca 2,52) alla scoperta della vocazione di ciascuno e della comune Missione che ci rende Testimoni “davanti a Dio e agli uomini”.

PER LA PREPARAZIONE
Tutte le indicazioni relative ai contenuti e all’animazione catechistica in vista dell’Incontro diocesano sono riportate nel sussidio “Vai.. con lo Spirito giusto” – Speciale Preadolescenti 2008 – 100 Giorni Cresimandi (Ed. In Dialogo 2007). Nel DVD con le interviste (abbinato al sussidio) troverete un video per presentare l’iniziativa dell’Incontro diocesano con l’Arcivescovo ai ragazzi, ai genitori, alle madrine e ai padrini. Nel DVD c’è, inoltre, uno speciale invito, rivolto a tutti dallo stesso Cardinale Tettamanzi.

Per leggere tutto il testo visita : http://www.papaboys.it/sediregionali/read.asp?id=366 

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