CITTA’ DEL VATICANO – Un microfono aperto per amplificare nel mondo la voce dei Papi, raccontare la vita delle Chiese di ogni angolo del pianeta, difendere la fede cristiana da chi la considera superata o scomoda. Sono 80 anni che generazioni di giornalisti, di tecnici e di altre maestranze si mettono ogni giorno al lavoro alla Radio Vaticana per assolvere a questo preciso servizio. Con Benedetto XVI, sono sette i Pontefici che si sono avvalsi di questo strumento, che il primo fra loro, Pio XI, definì un “poderoso mezzo materiale per la diffusione dell’Idea”, cioè il Vangelo. E ad ogni traguardo raggiunto, ciascun Papa non ha dimenticato di celebrare l’importanza della “sua” Radio.
Ottant’anni di storia mostrano, della Radio Vaticana, un aspetto incontestabile: la più moderna tecnologia non ha mai snaturato la sua anima più antica. Né i pesi della storia hanno reso meno veloci i suoi messaggi. È un principio che vale da quando chi la volle, Pio XI, per primo tracciò nell’etere la traiettoria di un contenuto e di uno stile: la Radio del Papa intende parlare delle cose del cielo a chi sta sulla terra, senza distinzioni. E vuole farlo in quante più lingue possibili, quasi a voler sancire la sconfitta di Babele, dove all’inizio del mondo la diversità di idiomi oscurò la comprensione di Dio, mentre l’accordo col quale oggi lavorano le oltre 40 lingue portate al microfono può aiutare a ritrovare il sentore di quella perduta unità. La grande storia parte con la cronaca di un memorabile pomeriggio. Sono circa le 16.40 e una leggera tramontana serpeggia tra la folla riunita sulla collinetta alle spalle della Basilica di San Pietro, sede della nuova Statio Radiofonica della Città del Vaticano. Guglielmo Marconi – celebrato genio della fisica ma soprattutto principale autore delle portentose macchine che da ore stanno rombando a pieno regime – si avvicina al grande microfono e dice:
“Ho l’altissimo onore di annunziare che fra pochi istanti il Sommo Pontefice Pio XI inaugurerà la stazione radio dello Stato della Città del Vaticano. Le onde elettriche trasporteranno in tutto il mondo, attraverso gli spazi, la sua parola di pace e di benedizione. Per circa 20 secoli, il Pontefice Romano ha fatto sentire la parola del suo divino magistero nel mondo, ma questa è la prima volta che la sua viva voce può essere percepita simultaneamente su tutta la superficie della terra…”
Gli sguardi sono ora tutti su Pio XI. Questi si alza dalla poltrona rossa, guadagna il tozzo microfono lasciato libero da Marconi e comincia a parlare. Sono le 16,49 e mezzo mondo – da New York a Melbourne – sta ascoltando in simultanea. È il “miracolo” del primo Papa che conquista la dimensione dello spazio-tempo: “…Ci rivolgiamo primieramente a tutte le cose e a tutti gli uomini, loro dicendo, qui e in seguito, con le parole stesse della Sacra Scrittura: ‘Udite, o cieli, quello che sto per dire, ascolti la terra le parole della mia bocca. Udite, o genti tutte, tendete l’orecchio, o voi tutti che abitate il globo, uniti in un medesimo intento, il ricco e il povero. Udite, o isole, ed ascoltate, o popoli lontani’”.
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