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VESCOVI EUROPEI E USA A GERUSALEMME: PIÙ SOLIDARIETÀ PER I CRISTIANI IN MEDIO ORIENTE

GERUSALEMME – Prosegue il viaggio in Terra Santa del Gruppo di Coordinamento delle Conferenze episcopali di Europa e Nord America, nei luoghi di Gesù per la loro annuale missione di sostegno alla comunità cristiana locale. Dopo le tappe di Betlemme, Gerico, Nablus e sul fiume Giordano, oggi i vescovi sono giunti a Gerusalemme. Qui, il patriarca latino Fouad Twal ha affermato – riferisce il Sir – che la minoranza cristiana è preoccupata “per i due estremismi, quello islamico con i suoi attacchi contro le chiese e i fedeli, e quello della destra israeliana che invade sempre di più Gerusalemme cercando di trasformarla in una città solo ebraica, escludendo le altre fedi”. “La nostra gente – ha proseguito – ha bisogno di passi concreti nel campo della giustizia, della pace e della dignità, ha bisogno di essere maggiormente coinvolta. Ormai non crede più alle parole di tante personalità”. Partecipa alla visita del gruppo di Coordinamento anche mons. Joan Enric Vives Sicilia, vescovo di Urgell, in Spagna, e coprincipe di Andorra. Sergio Centofanti lo ha intervistato:

R. – E’ molto importante dare appoggio a queste piccole Chiese. Quest’anno la sfida è più ecumenica degli altri anni. Gli ortodossi hanno cominciato le celebrazioni del Natale; oggi siamo andati tutti a portare le nostre felicitazioni al Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme e a tutti i rappresentanti delle altre Chiese che sono presenti in Terra Santa.

D. – Quale situazione avete trovato? Come stanno i cristiani in Terra Santa?

R. – Sono sotto shock per le violenze anticristiane a Baghdad e in Iraq in generale, e poi in particolare per quelle nella Chiesa copta di Alessandria in Egitto. Siamo preoccupati per loro, per la situazione dei cristiani che si trovano in minoranza negli Stati del Medio Oriente. Abbiamo, però, trovato anche tanta speranza: la gente è coraggiosa ed è molto consapevole di quello che deve fare, e cioè: restare qua. In molti sono preoccupati per le difficoltà della vita quotidiana, per la mancanza di lavoro: sono problemi molto concreti e drammatici. Ma ciò nonostante, conservano la speranza. Vogliamo condividere questa speranza con loro, perché quando la fede si confronta anche con il martirio diviene più forte, diviene più grande. Questa è l’esperienza che questi cristiani, nostri fratelli e sorelle, condividono con tutti noi, cristiani d’Occidente, che siamo più stanchi…

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IL PAPA ALL’ANGELUS, LA MISSIONE DELLA CHIESA: FAR CONOSCERE GESU’ E IL SUO VANGELO

CITTA’ DEL VATICANO – Come per ogni solennità e ogni domenica, anche oggi il Papa si è presentato all’appuntamento dell’Angelus in Piazza San Pietro gremita, come sempre, di fedeli. Sua Santità nel ricordare il significato dell’Epifania, manifestazione di Dio all’uomo con il primo segno della divinità del Figlio mediante l’adorazione dei Magi, rappresentanti della diversità del genere umano, non ha mancato di ricordare ai presenti qual è la preoccupazione missionaria che spinge la Chiesa inviata ad evangelizzare: ripercorrere il servizio offerto dalla stella ai Magi guidati fino alla grotta di Betlemme, rappresentazione del luogo di unità universale che Gesù, con la sua nascita, è venuto a operare. Preoccupazione centrale di Benedetto XVI e anche, particolarmente in questo momento storico, la persecuzione che la Chiesa Cristiana Copta sta subendo da qualche tempo. Alla vigilia del Natale che i nostri fratelli copti celebreranno domani, il Papa affida la sua preghiera e quella della Chiesa Cattolica a Dio, confidando nelle virtù teologali della fede, della speranza e della carità. Riportiamo di seguito il testo integrale dell’Angelus di oggi:

Cari fratelli e sorelle! Celebriamo oggi l’Epifania, la manifestazione di Gesù a tutte le genti, rappresentate dai Magi, che giunsero a Betlemme dall’Oriente per rendere omaggio al Re dei Giudei, la cui nascita essi avevano conosciuto dall’apparire di una nuova stella nel cielo (cfr Mt 2,1-12). In effetti, prima dell’arrivo dei Magi, la conoscenza di questo avvenimento era andata poco al di là della cerchia familiare: oltre che a Maria e a Giuseppe, e probabilmente ad altri parenti, esso era noto ai pastori di Betlemme, i quali, udito il gioioso annuncio, erano accorsi a vedere il bambino mentre ancora giaceva nella mangiatoia. La venuta del Messia, l’atteso delle genti predetto dai Profeti, rimaneva così inizialmente nel nascondimento. Finché, appunto, giunsero a Gerusalemme quei misteriosi personaggi, i Magi, a domandare notizie del “re dei Giudei”, nato da poco. Ovviamente, trattandosi di un re, si recarono al palazzo reale, dove risiedeva Erode. Ma questi non sapeva nulla di tale nascita e, molto preoccupato, convocò subito i sacerdoti e gli scribi, i quali, sulla base della celebre profezia di Michea (cfr 5,1), affermarono che il Messia doveva nascere a Betlemme. E infatti, ripartiti in quella direzione, i Magi videro di nuovo la stella, che li guidò fino al luogo dove si trovava Gesù. Entrati, si prostrarono e lo adorarono, offrendo doni simbolici: oro, incenso e mirra. Ecco l’epifania, la manifestazione: la venuta e l’adorazione dei Magi è il primo segno della singolare identità del figlio di Dio, che è anche figlio della Vergine Maria. Da allora cominciò a propagarsi la domanda che accompagnerà tutta la vita di Cristo, e che in vari modi attraversa i secoli: chi è questo Gesù?

Cari amici, questa è la domanda che la Chiesa vuole suscitare nel cuore di tutti gli uomini: chi è Gesù? Questa è l’ansia spirituale che spinge la missione della Chiesa: far conoscere Gesù, il suo Vangelo, perché ogni uomo possa scoprire sul suo volto umano il volto di Dio, e venire illuminato dal suo mistero d’amore. L’Epifania preannuncia l’apertura universale della Chiesa, la sua chiamata ad evangelizzare tutte le genti. Ma l’Epifania ci dice anche in che modo la Chiesa realizza questa missione: riflettendo la luce di Cristo e annunciando la sua Parola. I cristiani sono chiamati ad imitare il servizio che fece la stella per i Magi.

Dobbiamo risplendere come figli della luce, per attirare tutti alla bellezza del Regno di Dio. E a quanti cercano la verità, dobbiamo offrire la Parola di Dio, che conduce a riconoscere in Gesù “il vero Dio e la vita eterna” (1 Gv 5,20). Ancora una volta, sentiamo in noi una profonda riconoscenza per Maria, la Madre di Gesù. Ella è l’immagine perfetta della Chiesa che dona al mondo la luce di Cristo: è la Stella dell’evangelizzazione. “Respice Stellam”, ci dice san Bernardo: guarda la Stella, tu che vai in cerca della verità e della pace; volgi lo sguardo a Maria, e Lei ti mostrerà Gesù, luce per ogni uomo e per tutti i popoli.

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SU ANDIAMO A BETLEMME: OMELIA NATALIZIA ALLA SCUOLA DI BENEDETTO XVI

BETLEMME – Memorizziamo Betlemme per cogliere il Dio con noi nell’Eucaristia, con un amore più grande dei nostri peccati, nella Riconciliazione natalizia andiamo a Betlemme! La frase pronunciata dai pastori nella Notte Santa è stata attualizzata in continuità convenendo alla Messa di Natale e con essa viene detto che cosa realmente significhi la fede celebrata a Natale. E’ un invito a farsi pastori per poter udire la voce dell’angelo che oggi annuncia la gioia del Dio dal volto umano di essere con noi, con ciascuno singolarmente e con l’umanità nel suo insieme. Infatti questa gioia è sempre attuale perché proviene in continuità da Dio. E’ una esortazione a cercare la strada di conversione. A metterci in marcia, a riconoscere il bambino che anche oggi nasce su questo altare nel pane e nel vino transustanziati per portare nel mondo la gloria, l’amore di Dio come pace per gli uomini che egli ama comunque ridotti.

Ho 76 anni e da ragazzo, da adolescente, da giovane attraverso le innumerevoli recite natalizie e i canti pastorali noi cantavamo, sentivamo che quelle parole “andiamo a Betlemme” erano rivolte a noi. Erano il punto in cui potevamo inserirci nell’evento biblico. Forse non eravamo in grado di grandi riflessioni sulla Trinità di Dio. Ma ci identificavamo con i pastori, contadini ci sentivamo pastori, capaci di incamminarci con i pastori all’incontro con quel Dio che potevamo capire e amare, perché si era fatto così vicino da ascoltare e perdonare in persona i nostri peccati nel sacramento della confessione e soprattutto assimilarci a lui nella comunione eucaristica con la gioia di poterla ripetere tre volte: a mezzanotte, all’alba, nel giorno. Oggi che si punta perfino ad escludere il presepio dalla cultura e dagli ambienti pubblici, e la fede nel Dio con noi diventa più difficile, anche perché viviamo in un mondo, soprattutto in città, che si presenta quasi sempre come opera nostra, nel quale, per così dire, Dio non compare più direttamente, sembra divenuto superfluo ed estraneo. Siamo molto lontani dalla semplicità dei pastori e del loro mondo dove tutto era visto nella verità che rende liberi cioè come dono di Dio creatore, come l’albero di Natale dovrebbe richiamarci. Tuttavia ci può confortare il fatto che in fondo anche i saggi che venivano dall’Oriente, esponenti di una civiltà raffinata e progredita che in certo qual modo rappresentano anche noi, hanno trovato la via che porta alla mangiatoia. Elena, madre di Costantino, nel momento in cui trova la croce di Cristo, va con il pensiero a quei saggi venuti dall’Oriente: “Siete arrivati tardi, proprio come me. Prima di voi sono arrivati i pastori, e persino gli animali. Erano già radunati con il coro degli angeli quando voi non vi eravate messi in cammino. Per causa vostra persino le norme rigide che regolano il corso degli astri hanno dovuto essere un po’ modificate. Miei cari cugini, pregate per me, pregate per i grandi di questo mondo, pregate per tutti gli eruditi e i superbi che si ritengono superiori a tutti, perché non siano dimenticati davanti al trono di Dio, quando i semplici, gli umili, i piccoli entreranno nel regno di Dio”.

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COLPEVOLI DI AVERE FEDE: “CINQUANTA MILIONI DI CRISTIANI PERSEGUITATI”

CRISTIANI PERSEGUITATI – Sono oltre cinquanta milioni i cristiani vittime di persecuzioni, disprezzo, discriminazioni. La triste contabilità è stata fornita dall’intellettuale francese René Guitton, autore di un documentato volume sulla «Cristianofobia» odierna, a margine della presentazione del Rapporto 2010 sulla libertà religiosa nel mondo dell’opera “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs). L’incontro è stato moderato da padre Giulio Albanese, missionario comboniano, direttore di Popoli e missione, che ha sottolineato come il 70 per cento della popolazione mondiale vive in Paesi dove ci sono restrizioni o persecuzioni a causa della religione professata.

Con India e Cina che, per le loro proporzioni, sono i Paesi in cui si registrano più casi. Alla presentazione del Rapporto monsignor Sante Babolin, presidente dell’Acs-Italia, ha ricordato la «forte sintonia» tra due testi fondamentali per la libertà religiosa, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 e la dichiarazione conciliare «Dignitatis Humanae». E ha evidenziato come la Giornata mondiale per la pace del 2011 è stata dedicata da Benedetto XVI proprio alla «libertà religiosa, via della pace». Peter Sefton-Williams, presidente del Comitato di redazione del Rapporto, ha da parte sua illustrato le modalità del lungo lavoro che ha portato alla realizzazione del volume. Molto articolato il discorso del diplomatico Francesco Maria Greco, il direttore generale per la Cooperazione culturale del ministero degli Esteri che una settimana prima di Natale consegnerà le lettere credenziali a Benedetto XVI come nuovo ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede. Greco, tra l’altro, ha dato una suggestiva triplice spiegazione del fatto che spesso si tace sulle persecuzioni che coinvolgono i cristiani. C’è il timore di chi, «onesto intellettualmente», non vuole «complicare le cose in loco a chi si vuole difendere». C’è poi la «realpolitik» di chi ha «timori di ritorni interni». E c’è infine l’atteggiamento «più disonesto di tutti», quello dettato dal «politicamente corretto che ci fa tenere la bocca chiusa». Alla presentazione del Rapporto ha preso parte anche un testimone, il vescovo pachistano di Faisalabad, monsignor Joseph Coutts, che ha affrontato in particolare il problema della legge contro la blasfemia nel suo Paese, puntando il dito soprattutto sul modo in cui viene applicata in concreto.

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L’INIZIO DELL’ANNO LITURGICO: LA CORONA CHE PLASMA IL TEMPO

ANNO LITURGICO – L’anno liturgico è tra le più originali e preziose creazioni della Chiesa, “un poema – come diceva il cardinale Ildefonso Schuster di tutta la liturgia – al quale veramente hanno posto mano e cielo e terra”. Esso è la trama dei misteri di Gesù nell’ordito del tempo. Così, lungo il corso di ogni anno, la Chiesa rievoca gli eventi della sua nascita, della sua morte e della sua risurrezione, così che il susseguirsi dei giorni sia tutto improntato e sostenuto dalla memoria di lui. Una memoria d’altronde che, se fa volgere lo sguardo a quando quegli eventi si sono compiuti, subito fa tendere lo sguardo sul Presente, cioè sul Cristo vivente, che sovrasta e include in se stesso tutta la storia.

Facendosi uomo, il Figlio di Dio si ritrova, come ognuno di noi, “datato” e coinvolto nei confini della cronologia e, perciò, di un passato irreversibile. È l’aspetto temporale e irripetibile dei suoi misteri, che divengono l’oggetto del ricordo che li rievoca. Così nell’anno liturgico, con immensa pietà, ripassano i diversi momenti rievocati nei vangeli, e di cui è stata intessuta l’esistenza di Gesù e che non si rinnovano. E tuttavia ognuno di essi era una mediazione di grazia e concorreva a “creare” il Signore e la sua opera di salvezza. Gesù non rinasce storicamente ogni volta che la Chiesa ne rievoca il Natale, ma quella natività fu una mediazione e un avvenimento di grazia. Come lo furono tutte le altre manifestazioni della vita terrena del Figlio di Dio: ossia, come direbbe Tommaso d’Aquino (Summa Theologiae, III, 27, prologo), “tutto quello che il Figlio di Dio incarnato fece o patì nella natura umana a lui unita” (ea quae Filius Dei incarnatus in natura humana sibi unita fecit vel passus est): tutto quello che concorse a formare il Cristo redentore. Nello svolgimento dell’anno liturgico rimeditiamo su quei misteri, miriamo ad averne un’intelligenza più profonda, e soprattutto li ritroviamo col loro senso e con il loro valore nel Signore vivente glorioso, sul quale sono fissati gli occhi della fede e l’ardore del cuore. E in questo senso si può affermare che, narrati e tramandati d’anno in anno, non invecchiano e non si consumano mai. Ecco perché è giusto ritenere che, mentre si dispongono e si uniscono a formare la suggestiva “corona della benignità dell’anno di Dio” – corona benignitatis anni Dei, come Paul Claudel intitola il suo splendido poema sull’anno liturgico – essi sono destinati in certo modo a rinnovarsi nella Chiesa. L’anno liturgico – scriveva il cardinale Schuster – “rappresenta come l’unità di misura della vita della Chiesa sulla terra. Questa vita a sua volta è la continuazione della vita di Gesù Cristo”. Vale per esso quel che egli diceva della preghiera liturgica: “Direttamente sgorga dal cuore della Chiesa orante”. I giorni che lo formano sorgono dall’amore della Chiesa ininterrottamente assorta a contemplare e a incontrare il suo Signore, istituendo con lui una cronologia o un corso annuale nuovo e inedito, a servizio di Cristo, per mezzo del quale, nel quale e per il quale tutto è stato creato.

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DUE CONCERTI D’ECCELLENZA A GERUSALEMME E BETLEMME: NATALE IN TERRASANTA

BETLEMME – Due date per una collaborazione d’eccellenza in Terra Santa, tre incontri musicali di alto livello nei Luoghi Santi di Gerusalemme e Betlemme: l’istituto Magnificat della Custodia di Terra Santa e l’Orchestra dell’Accademia delle Opere si esibiranno uniti per celebrare il Natale insieme alla popolazione cristiana della Terra Santa. Non nobis- Natale in Terra Santa- questo il titolo dell’iniziativa sostenuta da ATS Pro Terra Sancta che prevede due concerti e un’esibizione nel corso della Messa di Mezzanotte a Betlemme. Nel corso dei tre esclusivi eventi si potranno ascoltare brani classici dedicati al Natale accanto a opere di musica sacra di grandi compositori- un programma dedicato allo spirito del canto tradizionale intitolato “Non nobis Domine, sed nomini Tuo da gloriam- Non a noi Signore ma al Tuo nome dà gloria!” Le parole di questo canto tradizionale esprimono, infatti, il desiderio degli organizzatori dei concerti di Natale e dei musicisti e cantanti che vi parteciperanno: suonare e cantare per la gloria di Dio, prestare la voce e le mani per la nascita di una bellezza che loda e fa lodare il Signore. I concerti si svolgeranno rispettivamente il 23 dicembre 2010 presso la Sala dell’Immacolata a Gerusalemme e il 24 dicembre alle ore 17 presso la Sala dei Crociati a Betlemme. L’Istituto Magnificat e l’Orchestra dell’Accademia delle Opere si esibiranno, inoltre, anche alla Messa di Mezzanotte di Betlemme.

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-6 GIORNI ….. ‘LA NOVENA DEL SANTO NATALE INSIEME AI PAPABOYS’

Carissimi fratellini e sorelline dell’Associazione Nazionale Papaboys e lettori tutti del sito dei ‘Giovani del Papa’ www.papaboys.it, benritrovati con la riflessione quotidiana che ci accompagnerà all’AvveNto del Re dei Re! Mancano 6 giorni al Santo Natale ed anche in questo sabato vogliamo dedicare un momento alla riflessione per prepararci! Dopo un primo spunto di riflessione, vi proponiamo anche la lettura di oggi del Vangelo, ed un commento al Vangelo del Giorno. Possa questo piccolo nuovo impegno essere dono per ciascuno, e possa Gesù nascere anche attraverso il seme che può essere gettato in alcuni nostri cuori attraverso la rete mondiale di internet.

RIFLESSIONE DEL 19 DICEMBRE 2009
(Le parole sono di Papa Benedetto, pronuciate questa mattina nell’incontro con i giovani di Azione Cattolica). A Natale, ancora una volta, l’amico Gesù vi viene incontro e vi chiama! È il Figlio di Dio, è il Signore che vedete ogni giorno nelle immagini presenti nelle chiese, nelle strade, nelle case. Egli vi parla sempre dell’amore “più grande”, capace di donarsi senza limiti, di portare pace e perdono. Solo la presenza di Gesù nelle vostre vite dà la gioia piena, perché lui è capace di rendere sempre nuova e bella ogni cosa. Lui non vi dimentica mai. Se gli dite ogni giorno che “siete in onda”, aspettatevi sicuramente che egli vi chiami per inviarvi un messaggio di amicizia e di affetto. Lo fa quando partecipate alla Santa Messa, quando vi dedicate allo studio, ai vostri impegni quotidiani e quando sapete compiere gesti di condivisione, di solidarietà, di generosità e di amore verso gli altri. Così potrete dire ai vostri amici, ai vostri genitori, ai vostri animatori, ai vostri educatori che siete riusciti a prendere la linea con Gesù nella vostra preghiera, nel compiere i vostri doveri e quando sarete capaci di stare accanto a tanti ragazzi e ragazze che soffrono, specialmente a coloro che vengono da Paesi lontani e spesso sono abbandonati, senza genitori e senza amici.

VANGELO DI OGGI(Lc 1,5-25)
La nascita di Giovanni Battista è annunziata dall’angelo.

+Dal Vangelo secondo Luca
Al tempo di Erode, re della Giudea, c’era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abia, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l’offerta dell’incenso. Tutta l’assemblea del popolo pregava fuori nell’ora dell’incenso. Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: “Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto”. Zaccaria disse all’angelo: “Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni”. L’angelo gli rispose: “Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo”. Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: “Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini”.
Parola del Signore.

COMMENTO AL VANGELO DI OGGI
Stirpe di Iesse, che ti innalzi come segno per i popoli, vieni a liberarci e non tardare più! In ogni momento della rivelazione, Dio si presenta come colui che salva. La salvezza portata dal Messia si precisa a poco a poco. Con Sansone si tratta di una salvezza sul piano temporale. Con Gesù, la salvezza è di altro tipo. La lotta che egli intraprende è di tutt’altra misura: si tratta di cacciare chi si oppone al nostro definitivo incontro con Dio. Riuscirò ad essere, per il mio modo di vivere, un segno o, meglio, un riflesso del segno che è già stato dato per tutti?

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NELLE SALE – NEI CINEMA DELLE FESTE MANCA IL VERO NATALE. NE PARLA IL QUOTIDIANO AVVENIRE

CINEMA DI NATALE – Piovono film sugli schermi di Natale, qualcuno in sintonia con lo spirito delle feste, altri destinati a chi fugge da impegno e riflessione. Come sempre di questi tempi, insomma, ognuno troverà pane per i propri denti. Anche se le pellicole in sala hanno spessore e qualità molto diverse.

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IL BIANCO NATALE DEI REGALI E QUELLO ROSSO SANGUE DEI MARTIRI. UNA RIFLESSIONE PER CAPIRE UN SENSO..

QUALE NATALE? – La gioia non può essere piena, sapendo che il Natale è “in rosso” per tanti nostri fratelli. Ai nostri ragazzi e alla nostra gente va detto, che sappiano vivere il Natale con sobrietà e solidarietà, per ragioni di giustizia. – Mentre nel nostro Nord si parla di Natale “in bianco”, di “White Christmas”, approvato anche da autorità che contano, dove i sacrificati sono i soliti immigrati da allontanare, da mettere al margine per la sicurezza dei cittadini. Mentre la Chiesa, nel nome del Papa, chiede a Stati e organismi internazionali di rispettare i loro diritti, di favorire istruzione, lavoro e integrazione per i bambini immigrati e interviene concretamente in loro aiuto negli oratori, nelle varie Caritas, nei gruppi di volontariato. Mentre accade tutto questo, nel mondo il Natale si colora di “rosso”. Non quello dei vari Babbi Natale, che ornano i mercati del consumismo, delle “stelle rosse”, vendute anche a scopo benefico, ma quello del martirio anonimo, nascosto, dimenticato, confinato tra le notizie di poco conto, di tanti nostri fratelli cristiani, che subiscono violenza per la loro Fede e di altri, appartenenti ad altre religioni, che la miseria e la fame “falcidiano” ogni giorno.

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– 8 GIORNI ….. ‘LA NOVENA DEL SANTO NATALE INSIEME AI PAPABOYS’

Carissimi fratellini e sorelline e lettori tutti del sito dei ‘Giovani del Papa’ www.papaboys.it, eccoci presenti nella tua casella postale con la riflessione di questa giornata in preparazione al Santo Natale: mancano 8 giorni e dobbiamo prepararci questa grande possibilità che abbiamo: essere partecipi, protagonisti e testimoni dell’incarnazione! La redazione – come vi abbiamo detto ieri – ha deciso di vivere insieme a voi, anche attraverso la rete internet, la ‘novena del Santo Natale’, per cui anche oggi e fino al 25 dicembre, vi proporremo la newsletter quotidiana con una riflessione che ci introduca al mistero dell’incarnazione e nascita di Gesù, nella speranza che ciascuno di noi possa diventare artefice e promotore in prima persona di questa incarnazione del Dio che si fa uomo-bambino per la nostra salvezza e per la salvezza di ogni uomo. Dopo un primo spunto di riflessione, vi proponiamo anche la lettura di oggi del Vangelo, ed un commento al Vangelo del Giorno. Possa questo piccolo nuovo impegno essere dono per ciascuno, e possa Gesù nascere anche attraverso il seme che può essere gettato in alcuni nostri cuori attraverso la rete mondiale di internet.

RIFLESSIONE DEL 17 DICEMBRE 2009

Non riesco a comprendere come io posso essere testimone credibile della nascita di Gesù, in modo da far conoscere questa grande e vera notizia a tutti i miei amici e fratelli! Prima di tutto dobbiamo aprire il cuore, ed anche la mente, al pensiero di Gesù che nasce, all’idea Divina dell’azione di Salvezza per l’Uomo. Dio che si fa uomo, come noi, non per svago, ma per passione di Amore per l’uomo stesso: un Uomo-Bambino-Dio sostanziale che è persona come noi, e come noi dirà il suo primo ‘Si alla vita’. Noi nella comodità di un Ospedale tra le cure più appassionate ed i fiocchi rosa ed azzurri, Dio-Gesu’ Bambino nella povertà di una stalla con un bue ed un asino a fargli da ‘termosifone’; altro non c’era! Saro’ testimone di questo ‘avvento’ se lo stupore si leggerà nella gioia dei miei occhi, e nelle parole che pronuncerò in questo giorno agli altri, se verranno veramente scritte con l’inchiostro del cuore! Vieni Bambino Gesù, il mio cuore è pronto a scrivere nella mia vita il tuo nome!

VANGELO DI OGGI(Mt 1,1-17)
Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadab, Aminadab generò Naasson, Naasson generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, Asaf generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiud, Abiud generò Eliacim, Eliacim generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliud, Eliud generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici.
Parola del Signore.

COMMENTO AL VANGELO DI OGGI
Dal 17 al 23 dicembre, vengono cantate nei Vespri alcune antifone particolari. Cominciano tutte con l’esclamazione di ammirazione: “O” (da qui il loro nome popolare di “grandi antifone O”). Si tratta di invocazioni ardenti rivolte dalla Chiesa al suo Salvatore. Dom Geranger diceva che queste antifone contengono tutto il midollo della liturgia dell’Avvento. Queste grandi antifone cantano di volta in volta i diversi aspetti messianici del Salvatore Gesù. Oggi, prepariamoci ad accogliere il Messia come Sapienza dell’Altissimo. Lasciamo che ci guidi sulla via della saggezza.

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‘SE I GIORNALISTI FANNO PASSARE SOLO IL MALE’. ARTICOLO DA LEGGERE DEL VATICANISTA FRANCESCO GRANA

MEDIA – “Gesù ti prego che il mio papà lavori di nuovo”. Ho trovato questa frase scritta su un cartoncino a forma di stella appeso al grande albero di Natale che abbiamo fatto in parrocchia. Non poteva lasciarmi indifferente. Ho percepito il dramma della disoccupazione, comune a tante famiglie in questo tempo di crisi. Storie di persone invisibili, come le ha chiamate il Papa il giorno dell’Immacolata, che ogni tanto occupano le pagine dei giornali e vengono sfruttate finché la notizia e l’immagine attirano l’attenzione.

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SU POPE2YOU LA POSSIBILITA’ DI INVIARE GLI AUGURI PER NATALE AL PAPA E SCAMBIARSI GLI AUGURI

CITTA’ DEL VATICANO – Oggi gli auguri di Natale al Papa passano per internet. Infatti, tramite il progetto Pope2You coordinato da don Paolo Padrini, il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali ha aperto un canale di comunicazione appositamente per gli auguri natalizi destinati a Benedetto XVI. “Pope2You è e sarà un canale privilegiato di comunicazione fra i giovani e il Santo Padre. A breve Benedetto XVI parlerà loro di temi importanti, primo fra tutti l’ecologia. Lo farà pubblicando sul sito internet i suoi messaggi”, ha dichiarato don Padrini. Una volta inviato il messaggio d’auguri, a cui si possono allegare anche delle foto, esso verrà vagliato dagli addetti del Vaticano, stampato e consegnato personalmente al Santo Padre. Gli auguri più significativi verranno poi pubblicati sul canale Pope2You di Facebook e sul sito del progetto.

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CONSACRATI IN VATICANO TRE NUOVI VESCOVI, MINISTRI DELLA GIOIA. BERTONE: SIATE SEGNI DEL DIO VICIN

CITTA’ DEL VATICANO – Il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Benedetto XVI, ha consacrato questo sabato nella Basilica vaticana tre nuovi Vescovi incoraggiandoli nella missione di essere “ministri della gioia”. Riferendosi al periodo liturgico che prepara al Natale, il porporato li ha definiti “Vescovi dell’Avvento”, araldi di quella gioia che solo Cristo può donare. La Basilica di San Pietro era stracolma di fedeli giunti da tutto il mondo per assistere alle consacrazioni episcopali, che avevano come concelebranti principali – oltre a 50 Vescovi e diverse centinaia di sacerdoti – il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e mons. Giuseppe Molinari, Arcivescovo de L’Aquila.

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ATTRAVERSO IL ‘PAPABOYSGROUP’ DI FACEBOOK TUTTI GLI AUGURI PER UN AVVENTO IN ATTESA.. DELLA SPERANZA

COMUNICARE – L’Associazione dei Papaboys ha da sempre risposto all’appello della Chiesa di utilizzare le possibilità dei nuovi media per l’evangelizzazione, mantenedo una presenza costante ed operativa su tutti i network sociali, attraverso un gruppo internazionale di giovani formati e preparati ad affrontare le sfide globali che l’era di ‘internet’ impone. Tr le varie realtà presenti nella squadra, c’è sicuramente il ‘PapaboysGroup’ che ha raggiunto la soglia dei 3.000 iscritti e che propone ogni giorno una riflessione sul Vangelo, unitamente ad alcune campagne di sensibilizzazione e di ‘proposta’. L’ultima richiesta inviata agli scritti è stata quella che segue: Tu puoi fare una piccola cosa! – Ci facciamo gli auguri per il periodo d’avvento che stiamo vivendo? ENTRA NEL GRUPPO DEI PAPABOYS QUI SU FACEBOOK e lascia il tuo pensiero per l’Avvento nella bacheca del gruppo, anche per tutti gli altri amici e fratellini e sorelline del gruppo. Dio ti benedica, e Gesù possa nascere in questi giorni anche nel tuo cuore!.

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CRISTO È UN RE CHE DOMINA CON L’AMORE, SPIEGA IL PAPA. NON SI IMPONE, MA RISPETTA LA LIBERTÀ

CITTA’ DEL VATICANO – Cristo è un Re che domina con l’amore, senza imporsi ma rispettando la libertà dell’uomo, ha spiegato Benedetto XVI nella solennità di Cristo Re, che la Chiesa ha celebrato questa domenica. La regalità di Cristo non è quella dei grandi del mondo, ma è il potere di sconfiggere il male e la morte e di “accendere la speranza” anche nel cuore più indurito, ha aggiunto il Pontefice recitando a mezzogiorno la preghiera mariana dell’Angelus. Nell’ultima domenica prima dell’inizio dell’Avvento, il tempo liturgico di preparazione al Natale, il Santo Padre ha spiegato ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro in Vaticano che il potere di Cristo “non è quello dei re e dei grandi di questo mondo; è il potere divino di dare la vita eterna, di liberare dal male, di sconfiggere il dominio della morte”.

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DALLA SERIE ‘LE NOTIZIE CHE SI PERDONO I GIORNALONI’: IL PRIMO SANTO NATALE PER 500 CINESI

 

 

 

 

 

CINA – MA SE I GIORNALONI PUBBLICASSERO NOTIZIE DI GIOIA E FEDE IN ESPANSIONE NON SAREBBE MEGLIO? Guardando per la prima volta il presepio, con Gesù Bambino posto al centro, l’albero di Natale con un messaggio evangelizzatore, i fedeli della comunità di Dong Sheng della città di Ordos (E Er Duo Si), nella diocesi di Bao Tao della provincia autonoma della Mongolia Interna, sono rimasti profondamente commossi, con gli occhi lucidi. Per la prima volta infatti, gli oltre 500 fedeli di questa piccola comunità cattolica in una zona sperduta della steppa mongola, hanno potuto celebrato il Natale in una “cappella”, ovvero un modestissimo edificio ricavato da 4 piccole stanze, con la celebrazione della Santa Messa. Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, fin dal pomeriggio della vigilia di Natale, il 24 dicembre, il cortile di questa piccola “chiesa” ha cominciato a riempirsi. Alle 5 e mezzo ha avuto inizio la solenne Eucaristia seguita dall’adorazione a Gesù Bambino, che è proseguita fino alla mezzanotte.

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2095

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PAPA: IL NATALE ORTODOSSO, LE VIOLENZE DI GAZA, I BAMBINI DALL’INFANZIA NEGATA


CITTA’ DEL VATICANO – All’Angelus dell’Epifania Benedetto XVI fa gli auguri alle comunità ortodosse, ringrazia chi aiuta a costruire la pace fra israeliani e palestinesi e chiede la liberazione delle decine di bambini rapiti nel Congo- Kinshasa. La “disarmante mitezza” del Dio dell’amore e l’ostilità del mondo.

Il Natale delle Chiese orientali (che si festeggia domani); i violenti scontri armati nella Striscia di Gaza; i bambini rapiti in Congo sono alcune delle preoccupazioni espresse dal papa all’Angelus di oggi con i fedeli in piazza san Pietro. Prima di salutare le migliaia di pellegrini nelle diverse lingue, Benedetto XVI ha voluto salutare i fratelli e le sorelle delle Chiese orientali (in particolare quella russa), che seguendo il Calendario Giuliano, celebreranno domani il Santo Natale. La memoria della nascita del Salvatore accenda sempre più nei loro cuori la gioia di essere amati da Dio. Il pontefice è poi ritornato sull’amara situazione della Terra Santa che egli segue “con viva apprensione”. Mentre ribadisco che l’odio e il rifiuto del dialogo non portano che alla guerra – ha detto il papa – vorrei oggi incoraggiare le iniziative e gli sforzi di quanti, avendo a cuore la pace, stanno cercando di aiutare israeliani e palestinesi ad accettare di sedersi attorno ad un tavolo e di parlare. Iddio sostenga l’impegno di questi coraggiosi ‘costruttori di pace’!. Egli ha poi dedicato “un pensiero speciale” ai bambini che sono “sono la ricchezza e la benedizione del mondo”, ma ai quali è spesso negata un’infanzia serena. Il pontefice ha voluto porre l’attenzione soprattutto sulle “decine di bambini e ragazzi che, in questi ultimi mesi, compreso il periodo natalizio, nella Provincia orientale della Repubblica Democratica del Congo, sono stati sequestrati da bande armate, che hanno attaccato i villaggi e causato anche numerose vittime e feriti”.

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2074

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NEL MESSAGGIO URBI ET ORBI PAPA BENEDETTO IMPLORA LA PACE NEL MONDO. SARA’ ASCOLTATO?


CITTA’ DEL VATICANO – “La grazia di Dio è apparsa a tutti gli uomini”. “Per tutti è nato Gesù”, ogni persona possa sperimentare la potenza della grazia salvatrice di Dio, che “sola può cambiare il cuore di ogni uomo e renderlo un’oasi di pace”. Il riverbero del Bambino di Betlemme risplende con la sua luce anche tra i drammi di Paesi scossi da guerre e povertà. E’ l’annuncio di gioia e speranza di Benedetto XVI risuonato nella Santa Messa della Notte di Natale e ripetuto nel messaggio Urbi et Orbi, pronunciato questa mattina dalla loggia centrale della Basilica vaticana. Il Papa ha lanciato, in particolare, un accorato appello per la pace in Terra Santa e per alcuni Paesi dell’Africa segnati da profonde sofferenze. In questo mondo, con le sue speranze e le sue angosce, “è apparsa la grazia di Dio Salvatore”. La festa del Natale – afferma il Papa nel messaggio alla città di Roma e al mondo – è rischiarata da “un chiarore che si accende nella notte”: è quella di Gesù Bambino, “luce che si propaga” dissipando le tenebre. Riscaldata da questo chiarore risplende la preghiera del Santo Padre perchè la grazia di Dio possa essere sperimentata anche da “numerose popolazioni che ancora vivono nelle tenebre e nell’ombra di morte”.

“La Luce divina di Betlemme si diffonda in Terra Santa, dove l’orizzonte sembra tornare a farsi cupo per gli israeliani e i palestinesi; si diffonda in Libano, in Iraq e ovunque nel Medio Oriente. Fecondi gli sforzi di quanti non si rassegnano alla logica perversa dello scontro e della violenza e privilegiano invece la via del dialogo e del negoziato, per comporre le tensioni interne ai singoli Paesi e trovare soluzioni giuste e durature ai conflitti che travagliano la regione”.

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NELLA NOTTE DEL SANTO NATALE IL PENSIERO DI PAPA BENEDETTO A TUTTI I BAMBINI DEL MONDO,


CITTA’ DEL VATICANO – Nel giorno di Natale, il pensiero del Papa va ai “bambini ai quali è rifiutato l’amore dei genitori, ai “bambini rifiutati”, a “quei bambini di strada che non hanno il dono di un focolare domestico”, ai “bambini che vengono brutalmente usati come soldati e resi strumenti della violenza”, ai “bambini che mediante l’industria della pornografia e di tutte le altre forme abominevoli di abuso vengono feriti fin nel profondo della loro anima”. Benedetto XVI, nella tradizionale Messa di mezzanotte per la festa della nascita di Gesù presieduta nella Basilica di San Pietro, mette dunque in guardia l’umanità dagli abusi verso i più piccoli. “Su ogni bambino c’è il riverbero del bambino di Betlemme”, dice infatti il Pontefice -. Che aggiunge: “Il Bambino di Betlemme è un nuovo appello rivolto a noi, di fare tutto il possibile affinché finisca la tribolazione di questi bambini; di fare tutto il possibile affinché la luce di Betlemme tocchi i cuori degli uomini. Soltanto attraverso la conversione dei cuori, soltanto attraverso un cambiamento nell’intimo dell’uomo può essere superata la causa di tutto questo male, può essere vinto il potere del maligno. Solo se cambiano gli uomini, cambia il mondo e, per cambiare, gli uomini hanno bisogno della luce proveniente da Dio, di quella luce che in modo così inaspettato è entrata nella nostra notte”. “Dio è immensamente grande e di gran lunga al di sopra di noi”, sottolinea poi il Papa spiegando il senso del Natale; Egli “si china in giù, guarda verso il basso. Egli vede noi e vede me”. “Egli si china come bimbo giù fin nella miseria della stalla – evidenzia -, simbolo di ogni necessità e stato di abbandono degli uomini. Dio scende realmente. Diventa un bambino e si mette nella condizione di dipendenza totale che è propria di un essere umano appena nato”. “Egli – prosegue Benedetto XVI – è con le persone dal cuore vigilante; con gli umili e con coloro che corrispondono alla sua elevatezza, all’elevatezza dell’umiltà e dell’amore. A questi dona la sua pace, perchè per loro mezzo la pace entri in questo mondo”. Pace in Terra Santa, invoca quindi il Pontefice, lanciando un appello perchè “cessino l’odio e la violenza” e vinca “la comprensione reciproca”. “Parlando del Bambino di Betlemme – rileva il Santo Padre -, pensiamo anche alla località che risponde al nome di Betlemme; pensiamo a quel Paese in cui Gesù ha vissuto e che Egli ha amato profondamente. E preghiamo affinché lì si crei la pace. Che cessino l’odio e la violenza – ha scandito il Papa -, che si desti la comprensione reciproca, si realizzi un’apertura dei cuori che apra le frontiere. Che scenda la pace di cui hanno cantato gli angeli in quella notte”. Per la Messa di Mezzanotte, a San Pietro si è pregato pure in Ewondo, la lingua bantu che si parla in Camerun, Paese che il Pontefice visiterà nel marzo del 2009. “Per i ministri della Chiesa e quanti curano il culto divino”, si leggeva nella preghiera africana. Orazioni, inoltre, in lingua hindi (“per i capi delle nazioni e i reggitori dei popoli della terra” affinchè “il Signore li apra alla sua luce per comprendere che il tempo e lo spazio gli appartengono”); in francese (“per la Chiesa sparsa nel mondo” e per “il Papa”); in tedesco (“per i poveri e i malati nel corpo e nello spirito”) e in portoghese (“per i fedeli di tutta la terra”). Al termine della Messa, Benedetto XVI si è recato in Piazza San Pietro per visitare il presepe allestito alcuni giorni fa.

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2062

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