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UN PREMIO PER IL MIGLIOR SITO WEB CATTOLICO: WECA LANCIA LA SIDA A TUTTI I WEBMASTER

MEDIA (Macerata) – In occasione del convegno ‘Abitanti Digitali’ WeCa, l’Associazione dei Webmaster Cattolici Italiani, con sede a Macerata, ha indetto un concorso per il miglior sito web cattolico. Al vincitore verrà assegnato, in premio, un assegno da 1.000 euro. L’intenzione dell’Associazione è quella di riconoscere e incoraggiare l’uso delle nuove tecnologie soprattutto all’interno delle parrocchie e delle diocesi italiane. In Italia operano attivamente circa 15.000 siti web cattolici, un numero impressionante che conferma un’eccellenza, prima di tutto, europea. WeCa, è l’unica realtà italiana che, in forma di associazione, rappresenta ufficialmente chi opera nel mondo delle comunicazioni sociali in rete e intende unire, in una comunità viva e in continua sinergia, le conoscenze e le esperienze dei Webmaster Cattolici. 

L’Associazione e’ riconosciuta dal “Direttorio delle Comunicazioni Sociali” della CEI, come importante realtà nella missione della Chiesa. I Soci fondatori sono: Fondazione Comunicazione e Cultura – Università Cattolica del Sacro cuore – Diocesi di Roma – Diocesi di Perugia – Unitelm Spa. “Vogliamo abitare il continente digitale – dichiara il Presidente dell’Associazione dei Webmaster Cattolici, Giovanni Silvestri – in maniera sempre più consapevole e attenta. Il mondo web cattolico è un arcipelago di realtà significative e sempre al passo con i tempi. Anzi, come dimostrano i contenuti cattolici di migliaia di portali internet e applicazioni per smartphone, in Italia la presenza cattolica in rete è una realtà di assoluta avanguardia”.

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CUBA, LE DIFFICOLTÀ E I SUCCESSI DEI 60 MEDIA CATTOLICI CHE FANNO COMUNICAZIONE SOCIALE SU INTERNET

CHIESA NEL MONDO (CUBA) – Intermirifica.net, il “wiki-direttorio globale dei mezzi di comunicazione della Chiesa Cattolica”, ha da poco pubblicato la lista dei media cattolici della Chiesa cattolica a Cuba. Si può constatare l’esistenza di circa 60 entità che svolgono attività di comunicazione sociale in questo Paese in cui la Chiesa non possiede stazioni radio né canali televisivi. Il panorama comunicativo della Chiesa cubana che emerge dalle “pagine gialle della comunicazione cattolica” riflette il processo e l’evoluzione delle forme di annunciare la Buona Novella perché questa abbia risonanza nella società attraverso le sue 52 pubblicazioni (stampate e virtuali), almeno 6 uffici di comunicazione e 2 strutture di produzione.

Tutte queste realtà hanno scarso accesso a Internet. Qual è stato, però, questo processo interno della comunicazione ecclesiale a Cuba? Dopo vari decenni di silenzio sono stati fatti passi concreti con la nascita, nel 1967, della pubblicazione “Vida Cristiana”, che per la sua produzione è passata per il mimeografo e la carta carbone; diventata popolare negli anni Novanta, si è poi trasformata in centinaia di foglietti o piccoli bollettini per la catechesi e la missione e in pubblicazioni parrocchiali e di gruppi (periodiche e per certe occasioni). Grazie a questi piccoli bollettini, molte persone hanno ricevuto per la prima volta notizie sulla Chiesa e su Gesù Cristo. Già nel 1995 la Rete Informatica della Chiesa in America Latina (RIIAL) aveva implementato una rete digitale interna di comunicazione interdiocesana attraverso la Nunziatura Apostolica e la Conferenza Episcopale che, tra le altre cose, è servita alla preparazione della visita di Papa Giovannni Paolo II nell’isola. Dopo lo storico viaggio del Pontefice nel gennaio 1998, si è sistematizzato l’accesso dei Vescovi alle reti provinciali dell’unica radio ufficiale in date significative o celebrazioni importanti dell’anno liturgico (Natale o Settimana Santa), nonché la trasmissione televisiva di allocuzioni occasionali di Vescovi e di celebrazioni rilevanti della Chiesa a Cuba e nel mondo. Con il “boom di Internet”, alla fine degli anni Novanta, nonostante lo scarso accesso nell’isola, alcuni bollettini hanno iniziato ad essere pubblicati sulla web, ha spiegato l’ingegnere delle Telecomunicazioni María López, responsabile della Commissione per i Mezzi di Comunicazione dell’Arcidiocesi di Santiago di Cuba e attuale coordinatrice dell’Unione Cattolica della Stampa (UCP-Cuba). “La Diocesi di Pinar del Río e la sua rivista ‘Vitral’ sono state pioniere nella comunicazione digitale, e hanno compreso molto presto che lo spazio pubblico che apriva Internet doveva essere usato per diffondere l’annuncio della Parola di Dio, missione principale di ogni cristiano e di tutta la Chiesa”, ha affermato.

“A poco a poco, altre pubblicazioni importanti hanno compiuto il salto: ‘Palabra Nueva’, ‘Espacio Laical’, ‘Bioética’…, il che non solo ha permesso loro di ampliare in modo virtuale il numero dei lettori, ma ha aperto la possibilità dell’immediatezza e del contatto ‘personale’, la possibilità dello scambio e il dibattito pubblico, limitato sicuramente dalla loro frequenza nella versione stampata”. Lo sforzo delle pubblicazioni stampate per entrare nell’era digitale ha incontrato e incontra grande difficoltà a causa dell’accesso a Internet. L’ingegnere Sergio Lázaro Cabarrouy, incaricato della RIIAL a Cuba, valuta il processo di digitalizzazione della comunicazione ecclesiale nell’isola affermando che “l’accesso a Internet è ancora molto limitato, per cui lo è anche per una gran parte del popolo che costituisce la Chiesa”. “Nella sede della Conferenza Episcopale e nei Vescovadi ci sono accessi a Internet che non superano i 64 Kbps, uno solo dei quali è per linea diretta, gli altri per linea telefonica. Alcune case religiose o parrocchie hanno accessi telefonici propri perché vi risiede qualche sacerdote o religiosa che viene da un altro Paese in missione. I cubani non possono ancora avere accesso a Internet in casa, per cui pochi agenti di pastorale usano sistematicamente la rete”. In questo senso, bisogna ricordare che è stato lo stesso presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, l’Arcivescovo Claudio Maria Celli, a dichiarare pubblicamente durante la sua ultima visita ufficiale a Cuba nel novembre 2008 di auspicare che la Chiesa cubana potesse avere pian piano un accesso normale ai grandi mezzi di comunicazione offerti oggi dalle nuove tecnologie. Sergio Lázaro Cabarrouy, responsabile del blog creerencuba.org, ha spiegato che “in alcune Diocesi, parrocchie e istituzioni religiose si sono formati servizi informativi come siti web e bollettini, che ricevono centinaia e a volte migliaia di visite quotidiane, il 40% delle quali nell’isola. Sono poche, ma quelle poche ci interessano. Sono i primi passi per arrivare alle molte che speriamo di servire quando l’accesso migliorerà”.
Sia la coordinatrice dell’Unione Cattolica della Stampa che il responsabile di RIIAL-Cuba concordano sul fatto che lavorare in rete è davvero la grande sfida, che presuppone la certezza che “l’opera delle nostre mani (pubblicazioni, siti web, servizi informativi…) non è nostra ma di Dio; tutto ciò presuppone grandezza di cuore per saper essere umili”, ha dichiarato María López da Santiago de Cuba.

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PAPA BENEDETTO XVI CONSEGNA AI GIOVANI AFRICANI LA SUA ENCICLICA PER CAMBIARE IL CONTINENTE

CITTA’ DEL VATICANO – Benedetto XVI ha consegnato ai giovani africani la sua recente Enciclica sociale Caritas in Veritate come bussola per cambiare le ingiustizie che continuano ad affliggere il continente. La consegna del documento ha avuto luogo alla fine del Rosario “per l’Africa e con l’Africa” che, grazie alle nuove tecnologie della comunicazione, ha unito questo sabato universitari di varie città del continente con l’Aula Paolo VI del Vaticano, dove si trovavano i partecipanti al secondo Sinodo dell’Africa, universitari di Roma e loro colleghi africani che studiano nella Città Eterna. A essi si sono uniti, in collegamento via satellite, migliaia di coetanei da campus, atenei e chiese dal Cairo (Egitto), Nairobi (Kenya), Khartoum (Sudan), Johannesburg (Sudafrica), Onitsha (Nigeria), Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo), Maputo (Mozambico), Ouagadougou (Burkina Faso). Hanno ritirato simbolicamente l’Enciclica dalle mani del Papa quindici universitari presenti in Vaticano. Anche nelle altre sedi copie del documento venivano distribuite agli universitari intervenuti.

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