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ASIA BIBI, NUOVO APPELLO PER RECLAMARE GIUSTIZIA

RELIGIONE NEL MONDO (Pakistan) – A poco più di due anni dal suo arresto avvenuto il 19 giugno del 2009, dopo 755 giorni trascorsi in cella, il “caso” di Asia Bibi continua ad essere focale nell’attenzione del mondo verso la difficile realtà delle minoranze in Pakistan. Indebolita nel fisico e prostrata dalle minacce e dalla condizione di clandestinità in cui la famiglia è costretta a vivere, la donna non ha tuttavia rinunciato a pregare e a lottare. Nei giorni scorsi il suo avvocato ha rivolto un altro appello formale contro la sentenza capitale comminata nel novembre dello scorso anno, pur sapendo che la pressione fondamentalista è al momento elemento decisivo nell’atteggiamento delle autorità e dei giudici nella vicenda. «L’influenza dei radicali religiosi è troppo forte, solo un miracolo può salvarla, secondo l’opinione di un esperto legale citato da AsiaNews.

L’avvocato S.K. Chaudhry ha nuovamente consegnato la richiesta di appello dopo la sostituzione improvvisa di quattro giudici dell’Alta Corte di Lahore, capoluogo del Punjab. Chaudhry aveva presentato a gennaio un primo appello contro le prove consegnate per sostenere la condanna, a suo parere «palesemente false». Nel silenzio ormai pesante delle autorità, con una condanna a morte decretata dai radicali estremisti assai più concreta di quella comminata dai giudici di prima istanza nel novembre scorso, Asia Bibi continua la sua lunga detenzione in segregazione, ancora più stretta dopo che lo scorzo marzo un cristiano condannato all’ergastolo per blasfemia, Qamar David, è deceduto in circostanze sospette nella prigione centrale di Karachi.

«È fragile e può a malapena parlare, ma mantiene una forte fede in Dio e non ha perso la speranza», hanno fatto sapere il marito e una delle figlie che recentemente l’hanno visitata in carcere. Ashiq Masih ricorda come «Bibi chiede ogni volta dell’Alta Corte e ogni volta devo dirle con dispiacere che stiamo ancora aspettando che il tribunale si occupi del caso». «Siamo costretti a pagare la conseguenza delle determinazione nella fede di mia madre. Tuttavia preghiamo per lei e manteniamo la speranza che un giorno saremo di nuovo insieme per vivere normalmente – ha riferito la figlia maggiore ad AsiaNews –. «Ogni volta che sento parlare di persecuzione o di blasfemia sono terrorizzata perché temo che qualcosa possa capitare a mia madre». Un rischio concreto ed elevato che il carcere sembra accrescere anziché ridursi.

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GLI ESTREMISTI ISLAMICI MINACCIANO ASIA BIBI: RAFFORZATE LE MISURE DI SICUREZZA IN CARCERE

ESTERI ( Lahore, PAKISTAN) – L’uccisione di Osama Bin Laden ha comportato un rafforzamento delle misure di sicurezza attorno ad Asia Bibi, 45nne cattolica e madre di cinque figli, condannata a morte per blasfemia. Lo riferisce Haroon Barkat Masih, presidente della Masihi Foundation, organizzazione pro-diritti umani, incaricata della sua tutela legale. La donna è rinchiusa nella sezione femminile della prigione di Sheikhupura, nel Punjab, ed è oggetto di continue minacce da parte degli estremisti islamici. Tuttavia, la sua fede resta salda e non ha perso la speranza di essere presto liberata. Per questo, “prega e digiuna con regolarità nonostante il fisico debole e vulnerabile”. La vicenda di Asia Bibi ha toccato i governi occidentali e numerose organizzazioni in tutto il mondo. Nel novembre scorso, durante l’udienza generale del mercoledì, papa Benedetto XVI ha lanciato un appello per la liberazione e ha chiesto al governo pakistano di abrogare la “legge nera”.

Un gruppo di 736 membri del Parlamento europeo hanno sottoscritto una petizione, chiedendo al presidente Asif Ali Zardari di modificare la legge. A sua difesa sono intervenuti anche l’ex governatore del Punjab Salman Taseer e il ministro [cattolico] per le Minoranze religiose Shahbaz Bhatti. Per aver perorato la causa della madre cattolica e chiesto emendamenti alle famigerate leggi sulla blasfemia, entrambi sono stati assassinati (Taseer a gennaio, Bhatti a marzo) da gruppi vicini all’estremismo islamico e ai talebani pakistani. In carcere fra imponenti misure di sicurezza e in attesa dell’appello, la donna è oggetto di continue minacce di morte da parte dei fondamentalisti. Yusef Qureshi, imam di Peshawar, ha posto sulla sua testa una taglia di 500mila rupie (circa 4.500 euro). Numerose cellule estremiste hanno sostenuto la fatwa della guida religiosa pakistana, auspicando l’assassinio di Asia Bibi. Dopo aver trascorso due anni nel braccio della morte, da diverse settimane è stata trasferita in una cella di isolamento.

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PAKISTAN, L’ALLARME DI UN PRETE: “PAESE IN MANO AI TALEBANI, DOPO MORTE BIN LADEN ANCORA PIÙ FORTI”

ESTERI (Faisalabad, PAKISTAN) – “Il Pakistan è ormai in mano ai talebani. Sono divenuti sempre più forti, anche dopo la morte di Bin Laden. E godono del consenso di larghe fasce di popolazione: il cittadino comune, il musulmano pakistano medio, è molto adirato verso il governo, verso gli Usa e verso la Nato, per questo guarda con favore le azioni dei gruppi talebani”. È l’allarme lanciato tramite l’Agenzia Fides da padre Bonnie Mendes, sacerdote cattolico di Faisalabad, responsabile uscente della sezione Asia di Caritas Internationalis. Padre Mendes parla a Fides all’indomani del grave attentato di Karachi, dove i gruppi talebani hanno attaccato una base militare, con un “assedio” durato 12 ore, facendo almeno 11 morti e catturando diversi ostaggi. Si tratta del terzo attacco contro obiettivi militari pakistani nel giro di un mese, e questo, nota padre Medes, “dimostra che i gruppi talebani, dopo la morte di Bin Laden, non si sono scoraggiati o sfiduciati, ma anzi, hanno voluto dare una prova della loro forza e compattezza”.

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I GIOVANI PAKISTANI ALLA GMG DI MADRID 2011: IL GOVERNO SPAGNOLO AUMENTA IL CONTROLLO SUI VISTI

ESTERI (Madrid) – L’agenzia cattolica UCA News ha reso noto che il governo spagnolo ha sospeso la concessione dei visti di centinaia di giovani pakistani che vorrebbero partecipare alla Giornata mondiale della Gioventù (GMG). L’agenzia cattolica dichiara, inoltre, che tale decisione è stata presa dalle autorità spagnole per “evitare problemi di immigrazione illegale” durante l’organizzazione della GMG. Fonti dell’organizzazione a Madrid hanno comprovato che il Governo spagnolo è accorto nel concedere visti a persone provenienti da quei Paesi che, in passato, hanno assistito illegalmente ad eventi internazionali come la Giornata Mondiale della Gioventù.

Inoltre, c’è molta attenzione da parte del Governo non solo per i visti dei pakistani che vogliono assistere alla GMG di Madrid 2011 ma anche per quelli che vogliono recarsi in Spagna. A riprova di questo il Governo ha concesso il visto gratuito a tutti i giovani dei Paesi che non appartengono all’area Schengen per facilitare il loro viaggio nella capitale spagnola.Considerata l’attuale situazione di sicurezza internazionale in Pakistan, tutti gli Stati occidentali si sono mobilitati per aumentare le misure di precauzione nei confronti dei viaggiatori provenienti dal Paese.“Molte persone di quel Paese hanno cercato di rimanere in Europa dopo le passate edizioni della GMG come immigrati illegali, per questo motivo il Governo spagnolo ha sospeso la concessione di visti”, hanno affermato fonti dell’organizzazione della GMG in Pakistan a UCA News, aggiungendo che “gli organizzatori stanno decidendo se restituire il denaro ai pakistani che si erano iscritti alla Giornata e non hanno ottenuto il visto”. La Chiesa cattolica in Pakistan si sta organizzando per negoziare con l’ambasciata spagnola affinchè conceda i visti ai fedeli “sicuri”.

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COMMISSIONE USA PER LIBERTÀ RELIGIOSA INTERNAZIONALE: “ORA ANCHE L’EGITTO DESTA PREOCCUPAZIONE”

LIBERTÀ RELIGIOSA (Roma) – L’ultima pagella sulla libertà religiosa lascia poco spazio a toni di giubilo. Nel breve lasso di tempo tra le celebrazioni pasquali e la Beatificazione di Giovanni Paolo II, la Commissione USA per la libertà religiosa internazionale (U.S. Commission on International Religious Freedom – USCIRF) ha pubblicato – il 28 aprile – il suo rapporto 2011. Sebbene sia ormai superato dalle più gravi notizie degli ultimi giorni, il rapporto ha aggiunto l’Egitto alla lista dei Paesi che raccomanda al Segretario di Stato di considerare come “Paesi di particolare preoccupazione” (“countries of particular concern” – CPC). I Paesi della lista CPC sono quelli che hanno commesso gravi e sistematiche violazioni della libertà religiosa. Oltre all’Egitto vi figurano: Birmania, Cina, Eritrea, Iran, Iraq, Nigeria, Nord Corea, Pakistan, Arabia Saudita, Sudan, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam. 

“Nel caso dell’Egitto, sono aumentati drammaticamente, dall’ultima edizione del rapporto, i casi di gravi violazioni della libertà religiosa compiute o tollerate dal Governo, comprendenti violenze e uccisioni contro i cristiani copti e altre minoranze religiose”, secondo il presidente dell’USCIRF Leonard Leo. Queste violenze sono continuate fino alle dimissioni del presidente Hosni Mubarak a febbraio, ha aggiunto. Per anni il Governo egiziano ha permesso diffuse discriminazioni contro le minoranze religiose, secondo il rapporto. Inoltre, i mezzi di comunicazione controllati dallo Stato, hanno continuamente veicolato contenuti degradanti nei confronti degli ebrei. La discriminazione contro i copti è evidente se si guarda alla classe dirigente, osserva il rapporto. Negli alti ranghi delle forze armate, infatti, la presenza dei cristiani è molto ridotta. Solo un governatore su 28, e un parlamentare su 454, è cristiano, mentre non risultano rettori o decani universitari copti, e i magistrati cristiani sono molto pochi. 

I PAESI PEGGIORI

Nella sezione del rapporto concernente le più gravi violazioni commesse dai CPC, il Governo birmano è messo in evidenza come uno dei “peggiori violatori dei diritti umani al mondo”. Le autorità sorvegliano tutte le organizzazioni religiose e usano violenza contro i loro leader e le loro comunità, soprattutto tra le minoranze etniche, secondo l’USCIRF. Le vittime vanno dai monaci buddisti ai musulmani, dalle minoranze etniche alle chiese domestiche protestanti. D’altra parte il rapporto accusa la Cina di gravi restrizioni alle attività delle organizzazioni religiose non ufficiali o di quei gruppi che le autorità considerano come una minaccia alla sicurezza nazionale. In particolare, i buddisti tibetani e gli uiguri islamici sono sotto stretta sorveglianza e il Governo, tra le altre cose, ne controlla la selezione del clero, ne vieta le riunioni religiose e pone restrizioni sulla distribuzione della loro letteratura religiosa. L’USCIRF stima a più di 500 il numero dei protestanti non registrati che sono stati fermati dalle autorità nell’ultimo anno. Anche i cattolici sono nel mirino. Dozzine di religiosi continuano a essere detenuti o agli arresti domiciliari. Il rapporto cita dati dell’Executive Commission on China, istituita in seno al Congresso americano, secondo cui sarebbero almeno 40 i vescovi cattolici in prigione, in detenzione o di cui non si ha notizia. Il rapporto osserva che gli sforzi del Governo diretti a controllare la Chiesa cattolica si sono intensificati nello scorso anno. Una misura è stata quella dell’ordinazione di un vescovo senza l’approvazione del Vaticano e l’elezione di vescovi, senza il consenso di Roma, a ruoli di responsabilità nella Chiesa patriottica riconosciuta dal Governo. Pechino, inoltre, continua a vietare al clero cattolico di comunicare con il Vaticano, aggiunge il rapporto.

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LA MORTE DI BIN LADEN SCINTILLA PER UN CONFLITTO FRA IL CRISTIANESIMO E L’ISLAM

DIALOGO INTERRELIGIOSO (Islamabad, PAKISTAN) – Con la morte di Osama Bin Laden il rischio di una radicalizzazione del conflitto, che possa sfociare in una guerra fra cristianesimo e islam – osteggiata con forza da papa Benedetto XVI – è un “pericolo reale”. È l’opinione di un giornalista musulmano, esperto di politica e religione, secondo cui il capo di al Qaeda – ucciso ieri dalle forze speciali Usa – “non era il leader dell’islam, ma i suoi seguaci sono tutti musulmani” e la minoranza religiosa cristiana potrebbe essere il primo obiettivo di una vendetta. 

Il timore è condiviso da diversi leader cattolici, che parlano di un “successo” nella lotta contro il terrorismo, ma al tempo stesso chiedono più sicurezza, ribadendo che non è giusto gioire perché – come sottolineato ieri dal Vaticano – la morte di un uomo non può essere motivo di festa. Il timore più grande resta quello di una possibile “guerra di religione” aizzata dai gruppi fondamentalisti, nel tentativo di vendicare la morte di Osama Bin Laden. Un pericolo sottolineato da Aoun Sahi, musulmano ed editorialista di ‘The News International’, esperto di politica e religione in Pakistan. Le minoranze fra cui quella cristiana, spiega, saranno un “facile obiettivo” della vendetta dei gruppi radicali. “Osama Bin Laden – chiarisce l’editorialista – non era il leader dell’islam, ma i suoi seguaci sono tutti musulmani” ed è probabile che reagiranno alla sua morte con attacchi. Il luogo dove questo può avvenire potrebbe essere il Pakistan, che è più facile da colpire rispetto a Stati Uniti ed Europa, e all’interno del Paese la minoranza cristiana (identificata a torto con gli Usa e l’Occidente) è un bersaglio privilegiato. La popolazione è “scioccata e sorpresa” per la morte del leader di al Qaeda, ma il problema più grande sono le conseguenze dell’azione militare americana. “Al momento non sono successi gravi episodi di violenza – conclude Aoun Sahi – ma la morte del capo potrebbe scatenare reazioni” tali da sfociare in un conflitto fra cristiani e musulmani.

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LIBERATO IN PAKISTAN ARIF MASIH, ACCUSATO DI BLASFEMIA. SABATO SCORSO ATTACCHI CONTRO I CRISTIANI

ESTERI (PAKISTAN) – Una “comunità terrorizzata” dalle ultime violenze alle quali è stata sottoposta: queste le testimonianze pervenute all’Agenzia Fides da chi ha vissuto direttamente gli avvenimenti degli ultimi due giorni a Gujranwala, nella regione pakistana del Punjab, dove la chiesa della United Pentecostal Church è stata assaltata da una folla di estremisti islamici che ha impedito la celebrazione della Domenica delle Palme. L’innesco della violenza risale a sabato scorso, quando nel vicino villaggio cristiano di Khorarki un uomo, Mushtag Gill, ha litigato con alcuni musulmani che avevano ingiustamente accusato suo figlio Farrhuk di blasfemia. Padre e figlio sono stati tratti in arresto e per la loro liberazione si è esposto Eric Issac, il pastore della chiesa assaltata ieri, che è riuscito a fuggire per un pelo.

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“ORGOGLIOSA DI ESSERE FIGLIA DI UNA COMUNITÀ MISERICORDIOSA”, ASIA BIBI RINGRAZIA COMUNITÀ CRISTIANE

ESTERI (Pakistan)- La Fondazione Masihi, il 20 aprile, promuove la “Speciale Giornata di Preghiera” in cui tutte le comunità cristiane del mondo sono invitate a ricordare Asia Bibi, la donna condannata a morte per blasfemia e rinchiusa nel carcere di Sheikupura (in Punjab), e le vittime innocenti della legge sulla blasfemia. Informata dell’iniziativa, tramite l’agenzia Fides tramite la “Fondazione Masihi, la donna è scoppiata in lacrime perché tutto il mondo la ricorderà nella preghiera.
“Sono grata alla Fondazione Masihi per aver organizzato un simile evento, che mi dà una speranza per vivere.”ha dichiarato la donna che aggiunge:” Mi sento amata dalla Chiesa cattolica e da tutte le comunità cristiane del mondo. Sono orgogliosa di essere figlia di una comunità tanto amorevole e misericordiosa”. 

Nonostante Asia Bibi sia piegata dalla malattia, dal digiuno quaresimale che le ha debilitato il fisico, grazie alla fede in Gesù Cristo, il morale della donna è alto e, per questo motivo, manda un messaggio di pace e di amore a tutto il mondo: “Voglio dire grazie ad ogni sorella, ad ogni fratello, ad ogni monaca e sacerdote che prega per me, e specialmente al Santo Padre. Spero con tutto il cuore che questa Quaresima e tutte le preghiere possano donarmi la libertà e la felicità alla mia famiglia”. 

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PAKISTAN: MUSULMANO STRAPPA UNA BIBBIA, LA CHIESA CHIEDE DI NON RACCOGLIERE LA PROVOCAZIONE

ESTERI (Pakistan) – È stato perdonato, nonostante abbia strappato una Bibbia durante una funzione religiosa. Un paio di giorni fa il musulmano Mohammad Akhtar, durante una liturgia nella cattedrale, ha strappato una Bibbia per vendicare il rogo del Corano compiuto il mese scorso dal sedicente pastore americano Terry Jones. Akhtar è stato bloccato e consegnato alla polizia, e attualmente si trova in carcere. Le autorità religiose dell’arcidiocesi di Lahore, tuttavia, esortano i cristiani in Pakistan a non reagire alla provocazione. L’agenzia Ucan riferisce infatti che la Chiesa locale ha deciso di non sporgere denuncia  ha anche perdonato l’autore del gesto, al fine di non alimentare le già alte tensioni tra i musulmani e la comunità cristiana in Pakistan, indignata per l’ennesimo affronto. 

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IL 20 APRILE GIORNATA DI PREGHIERA PER ASIA BIBI E TUTTE LE VITTIME DELLA BLASFEMIA

SOLIDARIETÀ (Roma) – Mercoledì 20 aprile tutto il mondo si mobiliterà per pregare per Asia Bibi, la donna cristiana pakistana condannata a morte in base alla legge sulla blasfemia, e per tutte le altre vittime di questa legge, sempre più spesso strumentalizzata per combattere nemici personali. Lo riferisce l’agenzia vaticana Fides, spiegando che il mercoledì della Settimana Santa il Pakistan e tutti i Paesi del mondo si uniranno in una “Speciale Giornata di preghiera per Asia Bibi e per le vittime della legge sulla blasfemia”. L’iniziativa, lanciata dalla Masihi Foundation, che si occupa dell’assistenza legale ad Asia Bibi e del sostegno materiale alla sua famiglia, sarà diffusa ovunque “perché tutti i credenti e tutti gli uomini di buona volontà possano unirsi in comunione di preghiera e accendere una candela, implorando da Dio la salvezza e la liberazione di questa donna e di tutti coloro che soffrono per le conseguenze di false accuse di blasfemia”, ha siegato a Fides Haroon Masih, direttore della Fondazione.

Commentando l’iniziativa, monsignor Andrew Francis, Vescovo di Multan e presidente della Commissione per il Dialogo interreligioso della Conferenza Episcopale Pakistana, ha affermato che “la preghiera è uno strumento importante per i fedeli del Pakistan, che confidano nell’opera di Dio”. Alla Giornata aderiranno anche le Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, che “aiuteranno a sensibilizzare le comunità locali”. Pregheranno inoltre gli “Angeli custodi di Asia Bibi”, le monache di alcuni ordini di clausura: le suore del Monastero delle Francescane Concezioniste di Escalona di Toledo, le Benedettine del Monastero di Rosano (Firenze) e le Clarisse francescane di Roasio e Sarzana. “Davanti al Santissimo Sacramento esposto, ricorderemo Asia Bibi, nostra sorella in Cristo, e pregheremo per le vittime di ogni sopruso compiuto in ogni parte del mondo. Il Signore Crocifisso e Risorto apra i cuori di tutti perché si edifichi il Suo Regno di pace e di giustizia”, hanno scritto le Clarisse di Roasio e Sarzana in un messaggio inviato a Fides.

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40MILA E-MAIL E UNA PETIZIONE ANTI-BLASFEMIA. MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE PER SALVARE ASIA BIBI.

ISLAMABAD – La mobilitazione internazionale per la salvezza di Asia, Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia, sta dando i primi risultati: grazie all’impegno di associazioni cristiane, gruppi che tutelano i diritti umani, semplici cittadini, gli uffici governativi del Pakistan sono stati inondanti, in pochi giorni, da circa 40mila messaggi e-mail che chiedono la liberazione della donna.

La Chiesa in Pakistan e le comunità cristiane a livello internazionale hanno rilanciato la petizione per l’abolizione della legge sulla blasfemia, diffusa un anno fa: grazia a una iniziativa della “Commissione Giustizia e Pace” dei Vescovi pakistani, condivisa da numerose altre associazioni, sono state raccolte in Pakistan oltre 75mila firme per chiedere al governo l’abrogazione della norma. L’iniziativa ha varcato i confini nazionali ed è stata raccolta dall’opera “Aiuto alla Chiesa che Soffre”: in Francia il Segretariato dell’Opera ha raccolto e consegnato di recente al governo francese otre 10.600 mila firme, mentre il Segretariato italiano di ACS in poche settimane ha raggiunto quota 1.400 adesioni e si appresta a rilanciare la petizione in occasione della presentazione del Rapporto 2010 sulla Libertà religiosa che si terrà il 24 novembre a Roma. Il provvedimento continua a destare un acceso dibattito nella società pakistana. La Chiesa, la “Commissione Nazionale per i Diritti Umani” e altri gruppi della società civile, anche musulmani, contestano apertamente la legge e ne chiedono l’abolizione. Oggi domandano al governo di aprire un tavolo ufficiale in Parlamento per riesaminarla. Il Ministro Federale per le Minoranze religiose, Shahbaz Batti, ne promuove la “revisione”. La Conferenza degli “Jamiat Ulema del Pakistan” (JUP), in rappresentanza di oltre 30 partiti religiosi, la ritiene invece “intoccabile” e minaccia dure proteste in caso contrario. Fonti locali di Fides notano che, negli ambienti islamici fondamentalisti, “è in atto un tentativo di definire ‘blasfemo’ chiunque vuole abolire la legge sulla blasfemia. Ciò potrebbe fomentare ulteriormente l’odio religioso nella società”. La “Legge sulla blasfemia” include gli articoli 295b, 295c, 298a, 298b e 298c del Codice Penale pakistano e prevede il carcere o anche la pena capitale per quanti insultano o dissacrano il nome del Profeta Maometto e del Corano. (PA)

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LA CORSA DEI SANTI: UNA GARA DI SOLIDARIETA’ A FAVORE DELLE VITTIME DELLE INONDAZIONI IN PAKISTAN

ROMA , 1 NOVEMBRE 2010 – Giunta ormai alla sua terza edizione, la Corsa dei Santi, iniziativa voluta e organizzata dalla “Fondazione Don Bosco nel Mondo” è cresciuta progressivamente mantenendo fede ai suoi molteplici scopi istituzionali che sono quelli di: dare visibilità di festa popolare alla celebrazione di Ognissanti dalla quale prende il nome, portare in primo piano un’emergenza umanitaria che chiede la nostra solidarietà, promuovere i valori dello sport secondo la tradizione educativa salesiana. Il percorso che si snoda all’interno del centro storico di Roma, tra piazze, chiese, palazzi gentilizi e vestigia antiche, ne fa una delle corse più belle del mondo. La presenza di atleti in gara insieme a intere famiglie in festa ne fanno un’occasione per animare di gioia e colori il giorno dedicato alla schiera invisibile di coloro che, nella chiesa, hanno raggiunto l’importante traguardo della santità. La Corsa supporta in ogni sua edizione una finalità benefica. Nella prima edizione, tramite i proventi del numero unico di SMS Solidale pubblicizzato nel corso della trasmissione televisiva sono stati raccolti fondi per le Opere Mamma Margherita di Lubumbashi – Congo. Nella seconda edizione la raccolta fondi ha sostenuto il progetto missionario in favore dei RAGAZZI ex-SOLDATO dello Sri Lanka. La finalità benefica di questa terza edizione della corsa è quella di perfezionare la seconda fase di un programma di soccorso alle vittime delle inondazioni in Pakistan.

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BENEDETTO XVI CHIEDE RICONCILIAZIONE E RISPETTO PER LA LIBERTÀ RELIGIOSA NELL’ASIA DEL SUD

CITTA’ DEL VATICANO – Le violenze scatenatesi in alcuni Paesi e segnatamente in “India, in Pakistan e in Afghanistan” sono seguite “con preoccupazione” dal Papa che, in un appello ha detto: “prego per le vittime e chiedo il rispetto della libertà religiosa e la logica della riconciliazione e della pace prevalgano sull’odio e sulla violenza”. L’appello di Benedetto XVI ha concluso l’udienza generale di oggi, caduta alla vigilia della partenze del Papa per la Gran Bretagna. Una visita importante e complessa che proseguità fino a domenica. Nell’odierno appuntamento in Vaticano, per la terza volta il Papa ha parlato di una donna del Medio Evo, santa Chiara di Assisi, “una delle sante più amate”. “La sua testimonianza ci mostra quanto la Chiesa tutta sia debitrice a donne coraggiose e ricche di fede come lei, capaci di dare un decisivo impulso per il rinnovamento della Chiesa”.

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EDITORIALE DI AVVENIRE: NULLA DEVE INARIDIRE LA SOLIDARIETÀ, NEANCHE LE INGIUSTIZIE

GESTO DA CONTINUARE – Ci si potrebbe chiedere perché. Perché una catastrofe umanita­ria, a detta dell’Onu «più grave dello tsumani», con 21 milioni di sfollati e 10 milioni di senzatetto, un quinto del Pakistan sepolto dal fango, raccolti di­strutti, a un mese di distanza rag­giunga l’Occidente come una debole eco. Perché gli allarmi delle organiz­zazioni di soccorso, che hanno rac­colto sì e no un quarto degli aiuti ne­cessari, non faccia breccia nei nostri notiziari. Eppure anche solo i nume­ri, dal Pakistan, sono terribili: metà degli alluvionati sono bambini e, di questi, quasi tre milioni hanno meno di cinque anni. Molti non hanno più una casa, e neanche tre su dieci han­no acqua potabile da bere. Questo si­gnifica epidemie. Tuttavia, l’attenzio­ne del mondo non si accende.

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IL BIANCO NATALE DEI REGALI E QUELLO ROSSO SANGUE DEI MARTIRI. UNA RIFLESSIONE PER CAPIRE UN SENSO..

QUALE NATALE? – La gioia non può essere piena, sapendo che il Natale è “in rosso” per tanti nostri fratelli. Ai nostri ragazzi e alla nostra gente va detto, che sappiano vivere il Natale con sobrietà e solidarietà, per ragioni di giustizia. – Mentre nel nostro Nord si parla di Natale “in bianco”, di “White Christmas”, approvato anche da autorità che contano, dove i sacrificati sono i soliti immigrati da allontanare, da mettere al margine per la sicurezza dei cittadini. Mentre la Chiesa, nel nome del Papa, chiede a Stati e organismi internazionali di rispettare i loro diritti, di favorire istruzione, lavoro e integrazione per i bambini immigrati e interviene concretamente in loro aiuto negli oratori, nelle varie Caritas, nei gruppi di volontariato. Mentre accade tutto questo, nel mondo il Natale si colora di “rosso”. Non quello dei vari Babbi Natale, che ornano i mercati del consumismo, delle “stelle rosse”, vendute anche a scopo benefico, ma quello del martirio anonimo, nascosto, dimenticato, confinato tra le notizie di poco conto, di tanti nostri fratelli cristiani, che subiscono violenza per la loro Fede e di altri, appartenenti ad altre religioni, che la miseria e la fame “falcidiano” ogni giorno.

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http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=3041

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DAL PAKISTAN ALLE ISOLE SALOMONE, SEGNI DI SPERANZA TRA I GIOVANI CATTOLICI IMPEGNATI NEI MASS MEDIA

ROMA – Non tutta l’informazione mondiale è da buttare, e non tutti i govani sono utenti ‘passivi’ della spazzatura che tali media e ‘Giornaloni’ buttano addosso senza condizionamenti e senza responsabilità. Dall’Agenzia Fides, voce della Propaganda Fide, diretta da Luca de Mata, oggi giungono due ‘voci di speranza’, voci che quotidianamente l’agenzia propaga dai tanti territori di missione dove la Chiesa Cattolica è impegnata a ‘raddrizzare’ l’epoca del relativismo. Una Tv via Internet è la nuova idea che è stata appena lanciata nell’orbe dei mass media pakistani dall’Arcidiocesi di Karachi. Si chiama “Good News Tv” e ha iniziato le sue trasmissioni il 21 febbraio scorso. Il progetto è stato ideato e realizzato dal Centro Catechistico di Karachi e che ne cura anche i contenuti, le trasmissioni, il palinsesto. Artefice dell’iniziativa, salutata con gioia e soddisfazione dall’intera Chiesa pakistana, è p. Arthur Charles, Direttore del Centro Catechistico, che ha creduto fortemente nel progetto e nella possibilità di offrire alla Chiesa pakistana un nuovo pulpito da cui evangelizzare, incontrando specialmente i giovani che sono sempre più presenti nella piattaforma di Internet e sono fruitori instancabili di Tv e informazioni via web. “Sono convinto che la Chiesa debba utilizzare i mass media per diffondere il Vangelo ma anche per l’educazione e la formazione dei giovani. Nel mondo di oggi la comunicazione è davvero incessante: siamo bombardati da tv, sms, e-mail. E’ imperativo che in questo villaggio globale esista una forte voce cattolica che annunci la Parola di Dio”, afferma p. Arthur. Il sacerdote nota come Papa Benedetto XVI abbai affrontato questa sfida della comunicazione e, come il suo predecessore, abbia dato molto importanza alla diffusine dei suoi messaggi tramite le nuove tecnologie, creando ad esempio un canale vaticano su “Youtube”. “Mi sono ritrovato in perfetta sintonia con il messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali, quando afferma che le tecnologie digitali sono un dono per l’umanità, che possono servire a diffondere solidarietà e comprensione fra la persone e i popoli”, nota il sacerdote.

Per leggere tutto il testo visita:  http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2298

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Benvenuti sul nostro Blog!

Cari amici, a tutti voi un cordiale e fraterno ‘Benvenuto!’ sul nostro blog ufficiale. Siamo i ragazzi dell’Associazione Nazionale Papaboys che abbiamo pensato di creare un ulteriore strumento di comunicazione al servizio della Chiesa, del Santo Padre ed anche di tutti voi associati. Un ‘blog’ dei Papaboys dove poter scambiare informazioni, commenti, opinioni, proposte, idee ed interagire con altri amici. Inoltre, e ci teniamo a segnalarvelo, anche una serie di sezioni con le attività di carità ed evangelizzazione della Chiesa Cattolica nel mondo, divise per i vari continenti. Un altro piccolo sforzo per crescere insieme, e da cristiani, nell’Universalità della nostra Chiesa!

E non dimenticate che questo strumento interattivo va ad implementare le notizie, ed i servii, ad alto ‘tasso giovanile’ che già quotidianamente trovate on line sul nostro sito ufficiale che ormai già conoscete www.papaboys.it . Un abbraccio di cuore a tutti voi, a presto,

I giovani dei Papaboys!

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Vietnam: i cattolici di Ho Chi Minh City impegnati contro Aids, prostituzione e a favore dei bambini di strada

I bambini di strada, la piaga dell’Aids, il dramma della prostituzione: sono questi i temi al centro dell’opera sociale dell’arcidiocesi di Ho Chi Minh City, che nei giorni scorsi si è riunita per fare il punto della situazione dei vari progetti sostenuti dalla Chiesa. L’incontro, riferisce l’Agenzia AsiaNews, è stato organizzato da padre Giuseppe Dinh Huy Huong, presidente della Commissione per la pastorale e le attività sociali dell’arcidiocesi. Do Thi Thanh Nga che lavora per il Gruppo di azione sociale di Tien Chi da 10 anni, composto da membri di diverse religioni ha detto: “Abbiamo uno scopo unico, e cioè andare dai poveri, malati, anziani e bambini di strada per dare il nostro aiuto. Prestiamo particolare attenzione alle aree rurali del Paese, dove abbiamo creato 18 ‘campi umanitari’ per bambini disabili”. Nel Gruppo vi sono 18 medici cattolici e 32 volontari di altre fedi: “Lavoriamo insieme senza alcuna discriminazione. Tuttavia incontriamo alcuni ostacoli, perché non avendo alcun protettore politico spesso non otteniamo il permesso di operare”. Un’altra grave piaga della zona è l’Aids: il 40 % dei malati di Ho Chi Minh City sono bambini. Uno di loro, di 10 anni, afferma: “Per me sarebbe un sogno poter andare a scuola, ma non posso. Le persone mi vedono e mi evitano, perché sanno della mia malattia. Vorrei avere degli amici con cui giocare”. Duong Thi Ban, infermiera in pensione e parrocchiana di Tan Viet, cerca di aiutare questi bambini, che hanno contratto già nell’utero materno il virus dell’Hiv. Insieme a suor Mai Thi Puong, religiosa delle Figlie di Maria, ha accudito nel 2007 oltre 300 bambini malati del distretto di Tan Binh. Pham Thi Loan, vice presidente delle Madri cattoliche di Ho Chi Minh City, opera invece con le prostitute : “Cerchiamo di portarle via dalla strada dando aiuto psicologico, lavoro e conforto. E’ difficile, ma facciamo tutto il possibile”.

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PAKISTAN – Cambia lo scenario politico in Pakistan dopo le elezioni

PAKISTAN – Cambia lo scenario politico in Pakistan dopo le elezioniIslamabad (Agenzia Fides) – Lo scenario politico in Pakistan, paese chiave negli equilibri geopolitici dell’Asia del Sud, è mutato velocemente dopo le elezioni legislative del 18 febbraio. Il voto popolare, infatti, secondo gli ultimi dati quasi definitivi, ha dato al Partito Popolare del Pakistan, della leader assassinata Benazhir Bhutto, 87 seggi in Parlamento, e alla Lega musulmana-N, dell’ex premier Nawaz Sharif 66 seggi, consacrandole come le due formazioni maggioritarie nel paese. Il partito del Presidente Musharraf si è aggiudicato solo 39 seggi, e ha notevolmente diminuito il suo peso e la sua influenza politica. Secondo gli analisti, il voto è specchio della crescente insoddisfazione e insofferenza che la società ha mostrato negli ultimi mesi verso la leadership dell’ex generale.
Attualmente i rappresentanti dei due partiti che hanno ottenuto la maggioranza stanno trattando per “riunire le forze democratiche” e formare una coalizione di governo, dato che, uniti, essi controllano ben oltre il 50% dell’Assemblea nazionale.
La coalizione parlamentare potrebbe sfiduciare il Predente Musharraf, accusato di corruzione, di abuso di ufficio e di aver imposto illegittimamente la legge marziale nel paese. Il Parlamento infatti ha il potere di avviare la procedura di impeachment. Da parte sua l’ex generale ha auspicato la nascita di una “coalizione armoniosa” e di “un governo stabile” annunciando la sua volontà di restare al vertice del paese.
In tale fluido quadro politico e sociale, le minoranze religiose vivono una situazione ancora tesa e instabile e auspicano che il nuovo governo, rilanciando i valori di libertà, rispetto dei diritti umani e democrazia, possa creare un clima sociale di garanzie, tutele e assenza di discriminazioni nei confronti delle comunità di minoranza.
La Commissione Giustizia e Pace dei Vescovi pakistani è stata presente nella campagna elettorale invitando i fedeli a pregare e a partecipare, in quanto cittadini, al legittimo processo di costruzione sociale e politica del paese.

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