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LIBIA, IL VESCOVO DI TRIPOLI: “LA NATO HA BOMBARDATO UNA CHIESA COPTA, VITTIME ANCHE TRA I CIVILI”

ESTERI (Tripoli, LIBIA) – “La Nato ha intensificato i bombardamenti e continua a fare vittime. I missili stanno cadendo ovunque e purtroppo non colpiscono solo zone militari, ma anche civili. La gente a Tripoli soffre, anche se nessuno ne parla”. È quanto afferma ad AsiaNews mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario apostolico di Tripoli. Il prelato afferma che i bombardamenti di questa notte hanno danneggiato diversi edifici, fra cui una chiesa copta situata a poche centinaia di metri da una caserma militare. Secondo il governo libico, l’operazione Nato contro Gheddafi ha fatto oltre 700 morti e più di 4.000 feriti, ma a tutt’oggi i funzionari del regime non permettono la verifica di tali informazioni. 

Mons. Martinelli spiega che nella città manca il carburante e la popolazione ha paura di uscire di casa; i danni psicologici si aggiungono a quelli materiali provocati dai bombardamenti. Il prelato sottolinea la presenza attiva degli oltre 3.000 migranti cattolici filippini, impiegati in diversi ospedali della città e del Paese, che partecipano tutte le settimane alla messa in cattedrale nonostante i bombardamenti. Per il prelato essi “rappresentano il fulcro della comunità cattolica locale e sono una testimonianza di carità e servizio per il popolo libico che soffre”. Intanto, la Nato oggi ha annunciato l’estensione della missione in Libia di altri 90 giorni. 

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FISSATO IL GIORNO 22 OTTOBRE LA MEMORIA, A ROMA E IN POLONIA, DEL BEATO KAROL WOJTYLA

SPECIALE BEATIFICAZIONE (Roma) – La memoria del Beato Giovanni Paolo II verrà celebrata ogni anno il 22 ottobre, giorno dell’inizio del suo ministero petrino. E’ quanto stabilito con un Decreto dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in vista della Beatificazione di Papa Wojtyla, presieduta da Benedetto XVI il prossimo primo maggio in Piazza San Pietro. La memoria del Beato sarà celebrata nel Calendario proprio della diocesi di Roma e delle diocesi della Polonia. Quanto agli altri Calendari propri, la richiesta di iscrizione della memoria facoltativa potrà essere presentata alla Congregazione dalle Conferenze episcopali per il loro territorio, dal vescovo diocesano per la sua diocesi, dal superiore generale per la sua famiglia religiosa. Si stabilisce, inoltre, che nell’anno successivo alla Beatificazione, sia possibile celebrare una Santa Messa di ringraziamento, su iniziativa del vescovo diocesano. La memoria del 22 ottobre ricorda, dunque, la Messa d’inizio Pontificato di Karol Wojtyla. Ripercorriamo alcuni passaggi salienti dell’omelia, nel servizio di Alessandro Gisotti per Radio Vaticana:

“Non abbiate paura”: la vibrante esortazione enunciata da Giovanni Paolo II all’inizio del suo ministero petrino racchiude tutta la sua vita, la sua straordinaria testimonianza al servizio di Cristo, della Chiesa, a difesa della dignità degli uomini. Il Successore di Pietro eleva al Signore una “fervente, umile” e “fiduciosa preghiera”: “O Cristo! Fa’ che io possa diventare ed essere servitore della tua unica potestà! Servitore della tua dolce potestà! Servitore della tua potestà che non conosce il tramonto! Fa’ che io possa essere un servo! Anzi, servo dei tuoi servi”. Poi, pronuncia quelle parole che fanno ormai parte della storia dell’umanità. Lo fa con un vigore che pare già scardinare i muri che ancora separano uomini e civiltà: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa ‘cosa è dentro l’uomo’. Solo lui lo sa!”

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IL PAPA ALL’AMBASCIATORE CROATO: DI MODA LE AMNESIE SULLE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – La valorizzazione del patrimonio cristiano dell’Europa è stato il tema forte del discorso di Benedetto XVI all’ambasciatore di Croazia, Filip Vučak, ricevuto in Vaticano per la presentazione delle Lettere Credenziali. Il Papa ha messo in guardia da una certa amnesia collettiva che vorrebbe negare l’evidenza storica delle radici cristiane del Vecchio Continente. Ha quindi espresso la sua gioia per l’ormai prossima visita in terra croata, in programma a giugno. Cosa può dare la Croazia all’Europa di oggi? Nel momento in cui, a vent’anni dalla sua indipendenza, il Paese accelera il passo verso l’integrazione nell’Unione Europea, il Papa incoraggia i croati a non rinunciare alla loro cultura e alla propria vita religiosa: “Sarebbe illusorio – afferma – voler disconoscere la propria identità per abbracciarne un’altra nata in circostanze così differenti” rispetto a quelle che hanno dato origine alla Croazia.

Entrando nell’Unione Europea, prosegue, il vostro Paese non aderirà solamente ad un sistema economico e giuridico con i suoi vantaggi e limiti. Al contempo, “potrà apportare un contributo proprio”. Il Papa invita la Croazia a “non avere paura di rivendicare con determinazione il rispetto della propria storia e della sua identità religiosa e culturale”. E critica quelle voci che “contestano con stupefacente regolarità la realtà delle radici religiose europee”: “E’ di moda ormai – constata – avere amnesie e negare le evidenze storiche”. Ed aggiunge: “Affermare che l’Europa non ha delle radici cristiane equivale a pretendere che un uomo possa vivere senza ossigeno e nutrimento”. Ancora, esorta “a non avere vergogna di richiamare e sostenere la verità, rifiutando, se necessario, ciò che è contrario ad essa”. Il Papa si dice certo che la Croazia saprà difendere la propria identità con convinzione e orgoglio, evitando i nuovi ostacoli che si presenteranno e che “sotto il pretesto di una libertà religiosa mal compresa, sono contrari al diritto naturale, alla famiglia e alla morale”.

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GMG, UNA “PALESTRA” CHE ADDESTRA AL CORAGGIO DI TESTIMONIARE LA FEDE IN PUBBLICO

GMG MADRID – I primi manifesti cominciano a comparire in alcuni degli scorsi più celebri di Madrid. Il volto di Benedetto XVI e del motto della prossima Gmg, “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”, preparano al grande raduno di agosto, quando dal 16 al 21 del mese circa due milioni di giovani – secondo le ultime stime – saranno nella capitale iberica per gli appuntamenti finali dela Giornata insieme con il Papa. Al microfono di Emanuela Campanile di Radio Vaticana, don Maurizio Mirilli – direttore del servizio diocesano per la Pastorale giovanile di Roma – racconta come ogni Gmg sia occasione di incontro con Cristo e di annuncio: R. – Bisogna avere il coraggio, il coraggio della fede e la Gmg ha anche questo aspetto: quello di mostrarla pubblicamente al mondo, davanti a milioni di giovani. Mostrare il proprio cammino senza ostentazione, naturalmente, ma senza nemmeno paura. Ma affinchè questo coraggio arrivi necessita di una esperienza concreta. Chi è Dio per questi giovani? Se un giovane non fa l’esperienza della persona di Gesù Cristo, parla di un’idea, di un’ideologia. Ma la fede cristiana non è questo: è importante aiutare i giovani a conoscere bene che cos’è il Vangelo.

D. – Tra l’altro, il Papa in uno dei suoi discorsi ha detto testualmente: “Una prima condizione è conoscere la figura di Gesù, come ci appare nei Vangeli”…

R. – Esattamente, e non come ci appare dai media o da qualche “imbonitore” qualsiasi che va in tv e dice: Gesù ha detto questo. E’ bene aiutare i ragazzi ad andare direttamente alla fonte, al Vangelo, fargliene fare un’esperienza concreta e solo allora avranno anche il coraggio di difenderlo, il coraggio di annunciarlo, il coraggio di andare in piazza, in mezzo ai giovani di tutto il mondo, a comunicare la propria fede.

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PROVA DI FELICITÀ. LETTERA DA ALESSANDRIA: “NON HO PAURA E ANNUNCERÒ LA MIA GIOIA AL MONDO”

ALESSANDRIA D’EGITTO – E’ senza dubbio una notte dalla straordinaria bellezza quella che conclude l’anno e avvia un anno nuovo. Un nuovo inizio in cui si spera nel bene e si hanno infinite aspettative. Si spera che si realizzi quel che non si è realizzato in passato. Provi la gioia dei sorrisi di chi incontri e ti saluta dicendo “Che ogni anno tu stia bene” oppure “buon anno”. Tutti condividono questo splendore oppure si trascorre la notte in attesa che passi da casa Babbo Natale e porti dei bei doni. Invece l’eco di quella esplosione e lo spargimento di sangue in ogni dove, la sirena delle autoambulanze che infrangeva la quiete della serata che doveva essere ricolma di gioia. Dopo alcuni istanti veniamo a sapere che cosa era accaduto a coloro che si erano recati a pregare per celebrare l’anno nuovo. Mille domande hanno affollato la mente. Perché quel luogo? Chi è stato? Perché oggi? Che cosa posso fare? Sono un uomo che lotta con una realtà che è cambiata di 180 gradi e sente tutta la propria limitatezza. Cercai di uscire dallo stato di stupore che mi aveva colto quando mi raggiunse la notizia dello scoppio di una bomba davanti a una chiesa della mia città nella notte di Capodanno. I numeri si accavallavano, ma tutto collideva.

Il numero dei morti continuava a salire, come pure quello dei feriti. Iniziai a girare tutti i canali televisivi, a seguire le notizie che gli amici facevano girare per internet. Tutti concordavano sul fatto che “non potevano credere” a quel che era accaduto all’improvviso e che aveva trasformato i festeggiamenti e rallegramenti per il nuovo anno in rallegramenti perché si era scampati al luogo e all’attentato. Domande e risposte si susseguivano ininterrottamente sul luogo dell’accaduto, ma di fatto quel che importava era l’evento stesso. Ora so che una persona ha mirato alla gioia perché la comparsa del terrorismo mortale nella notte di Capodanno mira senza dubbio alla gioia dei festeggiamenti per la nascita del Signore, indica che qualcuno ha voluto diffondere, in un luogo in cui era presente quella gioia, la paura che è generata dall’esplosione e dalla vista del sangue. Qualcuno che non vuole che io viva la mia fede che rifiuta la paura, la tristezza e la morte. Per questo motivo ora, proprio ora, gioisco nel Signore. Forse questo tragico evento mi ha fatto male, ma mi oppongo al fatto che possa avere la meglio su di me. Non intaccherà la mia gioia che emana dal Messia “perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore; sia dunque che viviamo o che moriamo, noi siamo del Signore” (Romani, 14,8).

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LA VOCE DEI CRISTIANI È IL GRIDO DI DOLORE DELL’UMANITÀ. INTERVISTA AL CARDINALE APPIAH TURKSON

ROMA – “Il rischio è che adesso liquidino la strage di Alessandria d’Egitto come un imprevedibile atto terroristico. Ma non è così. È un grave episodio di intolleranza religiosa: contro i cristiani in primo luogo, ma anche contro tutti gli egiziani”. Il cardinale Peter Kodwo Appiah Turksonpresidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, non nasconde le sue preoccupazioni dopo l’attentato alla comunità copta ortodossa nella metropoli egiziana. “È la tragica conferma – aggiunge – della lucida visione manifestata da Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2011: un testo nel quale il Papa mette esplicitamente in guardia dai pericoli che può comportare per tutti il mancato rispetto della libertà religiosa”. Nel tracciare un bilancio del suo primo anno alla guida del dicastero, il porporato sottolinea proprio la drammatica attualità del tema del messaggio pontificio e invita a tenere alta la guardia di fronte ai ripetuti episodi di violenza che continuano a colpire le minoranze religiose.

Quali scenari si aprono ora per i cristiani in Egitto dopo la strage di capodanno?

Il timore è che si finisca per attribuire la responsabilità a gruppi terroristici. Sarà anche vero, ma ciò non deve far dimenticare che sono stati uccisi degli egiziani: e questo è avvenuto nel loro stesso Paese, nelle loro strade, tra le loro case. Uno Stato deve difendere i suoi cittadini, non deve consentire che vivano nel terrore, senza protezione. Per i cristiani questo accade troppo spesso, quasi che fossero cittadini privi di cittadinanza. Ricordo che quando qualche tempo fa l’Egitto fu preso di mira da attentati terroristici contro i turisti – una fonte di ricchezza per la nazione – vennero presi immediatamente provvedimenti efficaci per la sicurezza di quanti si recavano in visita al Paese. Io auspico che siano messe in atto le stesse misure per garantire l’incolumità dei cristiani.

Nel suo messaggio il Papa lega il rispetto della libertà religiosa alla costruzione della pace. Garantire questo diritto fondamentale è sufficiente per assicurare oggi la concordia tra i popoli?

Il mondo di oggi sembra essere stanco di Dio. È meno tollerante, meno disponibile nei confronti delle manifestazioni della religione. È un mondo che vuole allontanare Dio il più possibile, che non è più capace di amare. Un mondo in cui ognuno ha paura dell’altro, di ciò che avverte come minaccia, di ciò che può sconvolgere i suoi piani. Purtroppo è questo il frutto di una cultura negativa che va sempre più diffondendosi. Aumenta la sensazione di insicurezza, di impotenza nei confronti del male stesso. La religione rappresenta quella dimensione positiva che non trova spazio in questo mondo.

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TUTTI I GIORNI UNA TEMPESTA. “PERCHÉ SIETE COSÌ PAUROSI? NON AVETE ANCORA FEDE?”

CATECHESI – In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: “Passiamo all’altra riva”. E lasciata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che moriamo?”. Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: “Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?”. E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: “Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?”. (Mc 4, 35-41)

Se pensiamo che la nostra vita sia la tranquillità noiosa, in cui non c’è mai niente di nuovo, tutto tranquillo, tutto secondo lo schema, credo che ci troveremo presto delusi. Forse qualcuno vive ancora nell’incoscienza o si nasconde dietro un dito. A che cosa è dovuto l’uso crescente di spinelli e di coca, gli sballi e le continue bevute di birra, chiamate elegantemente feste della birra? Perché dei ragazzi tranquilli, di punto in bianco (si fa per dire, perché nelle loro teste già sono prefigurati tutti i passi dell’assurdo), si scatenano a distruggere e a buttare all’aria tutto? C’è tutti i giorni una tempesta nel cuore; la consapevolezza di un male o di un vuoto che ti crea nel cervello un mulinello di pazzia, una voragine di non senso, che si beve la vita. Qualche altra volta è anche una disgrazia, una ingiustizia subita, un male di cui non sei responsabile, ma che ti cade addosso e non ti senti pronto ad affrontare. Era così anche la vita dei dodici; sempre assieme a Gesù, sempre tranquilli, ormai distesi e arrivati. Ma un giorno il mare di Galilea che sembra sempre liscio come l’olio, si scatena. La barca viene sbattuta da ogni parte, la paura è grande. Nessuno capisce più niente e si dà da fare per parare il colpo, come può. Ma quello che fa più fastidio, che balza agli occhi degli apostoli impauriti è il sonno tranquillo di Gesù, la sua assenza totale dallo sconquasso della vita. Ma Dio dove è? Perché ci ha abbandonato? Perché deve capitare tutto questo a gente inerme, senza colpa né pena. Tu Gesù ci lasceresti morire così? Ti inabisseresti anche tu senza accorgerti, mentre noi siamo pieni di spavento. Apri gli occhi. Renditi conto del nostro terrore. Che tu dorma, non solo ci fa sentire ignorati, abbandonati, ma anche condannati. La nostra vita non può finire così. Non ti importa che moriamo? Dove è il tuo amore per noi che in questi anni ci ha affascinato, ci ha fatto crescere, ci ha aiutato a guardare in faccia ogni pericolo? Non è una supplica soltanto, ma una accusa, come tante siamo capaci di rivolgere a Dio nella nostra vita.

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HAITI TRA VIOLENZE E COLERA. FIAMMETTA: COSÌ CERCHIAMO DI COMBATTERE IL COLERA E IL NOSTRO LIMITE

HAITI – Carissimi amici, vi scrivo queste righe dopo aver saputo che i giornali in Italia riprendono a parlare di Haiti. Come spesso succede, le cattive notizie viaggiano sempre più veloci e fanno più clamore di quelle buone. Prima di tutto vorrei rassicurare quanti hanno scritto e telefonato che noi di AVSI stiamo bene e continuiamo il nostro lavoro. Come sapete, il colera è alla fine arrivato in città e il contagio si estende. Purtroppo è difficile avere dei dati certi e che rappresentino davvero la situazione, ma certamente ci sono oltre mille vittime, che sono un numero enorme, e migliaia di contagiati in trattamento ospedaliero.

Gli ospedali della capitale sono alla capienza massima e le organizzazioni umanitarie come noi ricevono pressanti inviti ad attivarsi per cercare di prendere in carico almeno i casi meno gravi. Cosi abbiamo organizzato due tende in due avamposti di Cite Soleil, il quartiere più colpito, per identificare le persone contagiate, prestare la prima idratazione e vedere se si riesce a stabilizzare il paziente, prima di decidere se trasferirlo in un centro meglio attrezzato. Le persone vengono numerose, ed è di grande sollievo per loro avere un posto dove essere ascoltati e magari rassicurati, senza dover aver paura delle reazioni della gente, dell’isteria del contagio che si diffonde. Molti non hanno la fortuna di sapere dove andare e aspettano di essere veramente molto gravi per andare in ospedale, dove arrivano a volte troppo tardi. Per questo stiamo lavorando per migliorare la sensibilizzazione comunitaria e raggiungere tutti ma davvero tutti. Unicef ha approvato la nostra proposta di distribuzione di pastiglie per potabilizzare l’acqua a tutte le famiglie beneficiarie, cosi mentre facciamo la sensibilizzazione possiamo anche direttamente intervenire per migliorare la situazione di vita della gente. Vediamo che questa prossimità alla gente dà dei risultati, che il contagio leggermente rallenta là dove riusciamo ad arrivare in modo energico a sensibilizzare e prendere in carico la gente. Vorremmo fare di più, ma non sempre ne abbiamo le energie e le risorse e le nostre equipes a volte sono davvero stanche. Abbiamo anche ricevuto un appello da alcuni ospedali a prendere in carico i neonati delle mamme che entrano in trattamento di isolamento, affinché non deperiscano in assenza dell’allattamento. Avendo già lavorato sui neonati orfani di madre in risposta al terremoto, siamo pronti e il nostro staff è formato.

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UNA RAGAZZA INGLESE DI 15 ANNI, UN PIERCING ALL’ORECCHIO E RIMANE COMPLETAMENTE PARALIZZATA

GIOVANI – Grace, ragazzina inglese di 15 anni, fa quello che quasi tutte le sue coetanee in tutto il mondo fanno: un piercing. Lo fa a un orecchio e nel giro di pochi giorni rimane completamente paralizzata dalla testa ai piedi. Ha contratto un terribile virus…

IL PIERCING DI GRACE – Piercing: (dall’inglese to pierce, “perforare”) è la pratica ereditata da tribù indigene di varie parti del mondo di forare alcune parti del corpo allo scopo di introdurre oggetti in metallo, spesso arricchiti con pietre preziose, osso, pietra o altro materiale, come abbellimento o pratica rituale. Negli ultimi anni è diventata una pratica comune dei giovani del prospero mondo occidentale: persa ogni valenza rituale e spirituale, è diventata una moda come l’orecchino negli uomini o il tatuaggio per tutti. Anche il piercing è per tutti, maschi e femmine. Così quando Grace, ragazzina inglese di 15 anni, si reca a farsi forare un orecchio per introdurre un oggettino come si usa nella pratica del piercing, non ha nessuna paura. Non l’ha sua madre, Sharon, 41 anni. Lo fanno tutti. Ma non a tutti succede quello che sta per succedere a Grace. In pratica, quello che le succederà è un rischio a cui vanno incontro circa una persona ogni centomila al mondo. Grace è una di queste.

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“IL MONDO DÀ SOLAMENTE ACQUA SALATA”: LA TESTIMONIANZA DI LINDA, FAN INCONDIZIONATA DELLE GMG

MADRID – Linda partecipò ad un incontro di giovani con Giovanni Paolo II e, da allora, non ha potuto smettere di parteciparvi. Il 1995 segnò la sua vita, dopo che a 18 anni prese parte all’Agorà di Loreto, un incontro dei giovani con il Papa.

Nata in Nicaragua, Linda lavora, tra le altre cose, all’Università Centroamericana, dando lezione ai giovani studenti. È desiderosa di giungere a Madrid per partecipare alla GMG nel 2011. Ancora una volta ha voglia di ripetere l’esperienza! Ricorda con affetto la prima volta che si trovò vicino a Giovanni Paolo II, un momento che le ha cambiato la vita: “Si poteva respirare nell’aria la presenza di Cristo. Non lo dimenticherò mai. Il Papa esisteva, era reale e, inoltre, capiva i miei problemi e le mie paure come, per esempio, le prove che dovetti affrontare durante il mio primo anno di università, cercando di vivere come la Chiesa insegna”. Una delle cose che attrasse maggiormente la sua attenzione fu il fatto di sentirsi interpellata personalmente: “Il messaggio era per me, parlava a me, non importava che stessi in mezzo a migliaia di persone. Le sue parole erano per me, era Gesù stesso che mi diceva: ‘Forza, è vero, sono vivo e ti capisco, e Io ti aiuto’”, racconta.

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GAZA E I CRISTIANI: PARTE IL PROGETTO DI ATS PRO TERRA SANCTA A GAZA

GAZA – Parte ufficialmente il progetto promosso da ATS Pro Terra Sancta a favore dei cristiani di Gaza, e in particolar modo a favore dei bambini e ragazzi disabili accolti da alcune comunità religiose cristiane nella Striscia di Gaza. “Emergenza Gaza: farsi carico degli ultimi in Terra Santa”, un progetto nato con l’intento di continuare a sostenere la comunità cristiana di Gaza, fortemente colpita dal conflitto del 2009 e dall’embargo che da diversi anni limita l’accesso di beni e materie prime a Gaza. I fondi raccolti grazie al contributo di donatori privati e istituzionali serviranno per sostenere le attività cristiane di accoglienza dei disabili, permettendo in primo luogo il restauro di ambienti, l’adattamento alle esigenze di persone disabili, l’acquisto di medicinali e attrezzature e il recupero di casi di emergenza. In seguito saranno realizzate anche attività di formazione per operatori e famiglie, in modo da permettere una migliore accoglienza e una maggiore consapevolezza dei bisogni e delle possibilità di aiuto effettivo da rivolgere alle persone con problemi fisici e difficoltà motorie e di espressione.

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MESSAGGIO DEL PAPA AI GIOVANI IN VISTA DELLA GMG DI MDRID: LA CHIESA CONTA SU DI VOI!

CITTA’ DEL VATICANO – Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI invia ai giovani e alle giovani del mondo, in occasione della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù che sarà celebrata dal 16 al 21 agosto 2011 a Madrid (Spagna): MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

“Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (cfr Col 2,7)

Cari amici,

ripenso spesso alla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney del 2008. Là abbiamo vissuto una grande festa della fede, durante la quale lo Spirito di Dio ha agito con forza, creando un’intensa comunione tra i partecipanti, venuti da ogni parte del mondo. Quel raduno, come i precedenti, ha portato frutti abbondanti nella vita di numerosi giovani e della Chiesa intera. Ora, il nostro sguardo si rivolge alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che avrà luogo a Madrid nell’agosto 2011. Già nel 1989, qualche mese prima della storica caduta del Muro di Berlino, il pellegrinaggio dei giovani fece tappa in Spagna, a Santiago de Compostela. Adesso, in un momento in cui l’Europa ha grande bisogno di ritrovare le sue radici cristiane, ci siamo dati appuntamento a Madrid, con il tema: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (cfr Col 2,7). Vi invito pertanto a questo evento così importante per la Chiesa in Europa e per la Chiesa universale. E vorrei che tutti i giovani, sia coloro che condividono la nostra fede in Gesù Cristo, sia quanti esitano, sono dubbiosi o non credono in Lui, potessero vivere questa esperienza, che può essere decisiva per la vita: l’esperienza del Signore Gesù risorto e vivo e del suo amore per ciascuno di noi.

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MATURITA’: SCATTA L’ORA DELL’ESAME ORALE. I PAPABOYS AI GIOVANI: NON ABBIATE PAURA!

SQUOLA… – Errori eccessivi?… Impreparati??? Forza ragazzi, non abbiate paura! La Maturità 2010 è in dirittura d’arrivo. Dopo il tour de force di prove scritte che gli studenti hanno dovuto affrontare la scorsa settimana, da oggi cominciano i colloqui, ultimo ostacolo prima dell’ambito diploma. Ai candidati della Capitale il ponte dei santi patroni Pietro e Paolo potrebbe regalare una parentesi più lunga. Il colloquio, che si svolge alla presenza dell’intera commissione e di solito comincia con un argomento a piacere, punta ad accertare le conoscenze acquisite nell’ultimo anno di corso sia in relazione agli obiettivi generali sia a quelli specifici dell’indirizzo di studio scelto. Si svolge su argomenti di interesse multidisciplinare attinenti ai programmi e al lavoro didattico dell’ultimo anno di corso.

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VORREI SPOSARLO, MA LUI PREFERISCE CONVIVERE. UNA DOMANDA ED UNA RISPOSTA AD UN SACERDOTE

DOMANDE & RISPOSTE – Buongiorno. Utilizzo questo indirizzo email per inviarVi la mia lettera perchè non riesco a postarla attraverso il form, ricevo continui messaggi di errore. Potete rispondermi in privato o pubblicarmi, qualora questo argomento possa risultare di interesse comune, come preferite. Vi chiedo solo di rimanere anonima. Per me è importante solo avere un Vostro consiglio, perché sono lacerata da dubbi e ho bisogno di una guida per scegliere quale strada intraprendere. Sono una giovane donna di 35 anni. Sono credente ma non praticante. Sono cresciuta e ho sempre vissuto secondo i valori morali cristiani cattolici. Da tre anni vivo una storia d’amore con un uomo che ha qualche anno più di me. Inizialmente non abbiamo potuto far progetti concreti anche a causa della situazione lavorativa molto precaria per entrambi. Circa 6 mesi fa questa situazione si è stabilizzata e abbiamo deciso di concretizzare il nostro amore pensando ad un futuro insieme. Premetto che nessuno di noi due è mai stato sposato o ha convissuto: viviamo entrambi con le nostre famiglie d’origine. E’ nato un problema. Io desidero che ci sposiamo: credo fortemente nel matrimonio come Sacramento, come istituzione, come promessa solenne di fronte a Dio, a noi stessi e al mondo, come punto di partenza per iniziare una vita insieme nell’amore. Inoltre ho sempre desiderato arrivare vergine al matrimonio, donare tutta me stessa solo all’uomo con cui avrei condiviso la vita, e in questi anni il mio fidanzato, pur non condividendo questa idea (lui ritiene importante per una coppia vivere insieme tutti gli aspetti dell’amore, anche quello sessuale, che considera molto importante) mi ha sempre rispettata, sebbene ogni tanto continui a chiedermi di fare l’amore. Lui invece vuole che andiamo a convivere: vede il matrimonio come una tappa successiva nel processo di costruzione di una vita insieme; lui crede nell’amore, più che nel matrimonio: ritiene che quello che conta è che ci vogliamo bene e che entrambi vogliamo affrontare la vita insieme; dice è necessario prima vivere insieme per conoscerci a fondo, per capire se veramente siamo fatti l’uno per l’altra; il matrimonio potrà venire in seguito, un passo per volta. Durante alcuni discorsi è emerso che lui ha paura del matrimonio: teme che le cose possano non andare bene, come purtroppo oggi capita sempre più spesso, e che un divorzio comporti anche problemi onerosi dal punto di vista finanziario ecc. E’ questo un discorso che ho sentito fare molto spesso da varie persone, che preferiscono un “periodo di prova” con la convivenza, ritenendo che se due persone si amano davvero non c’è bisogno di una cerimonia per sancire il loro amore. Io a questo punto sono molto confusa. Amo quest’uomo e vorrei condividere la mia vita con lui. Ma la sua ferma volontà a voler convivere anziché sposarci mi mette molto a disagio: si scontra con i valori morali che sono radicati in me e hanno guidato la mia vita finora. Io non considero la convivenza come una scelta di vita positiva per quanti mi riguarda: non giudico chi sceglie questa strada, se entrambe le parti della coppia sono felici. Tuttavia non mi sento a mio agio nell’intraprendere anche io questa strada, mi fa sentire forzata, costretta.

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DESIDERIO, CONOSCENZA E AMORE. MI STO CERCANDO, MA NON MI TROVO… SCUSATE PER LO SFOGO….

RIFLESSIONE – Mi sto cercando, ma non mi trovo. Sbaglio ogni giorno eppure non faccio nulla per evitare di sbagliare, continuo a ripetere gli stessi errori. Scusi per lo sfogo, scusi per le mie paranoie e grazie infinite. Proseguo il tentativo di inoltrarmi nel cuore del giovane d’oggi, tra contesto nichilista e desiderio di senso, desiderio insito nella struttura dell’io, desiderio che spezza le catene del nulla. Utilizzo il testo di un componimento scolastico, uno dei tanti testi della sterminata, sconosciuta e meravigliosa letteratura giovanile. “Ho il terrore di crescere, di cambiare, di invecchiare. La mia morte non mi fa paura, anzi a volte vorrei correre verso di lei, per vedere cosa ci sarà e scappare dal dolore che si insidierà piano piano nella mia vita. Spero davvero che stia nascendo una nuova F., perché quella che sono ora non l’accetto più… non accetto più la continua insoddisfazione per la mia vita e per chi mi circonda. Quello che più mi manca e sento il bisogno di avere per vivere serenamente, con la speranza e la fiducia che dopo la fine ci sarà l’eternità, è la fede che in fondo non ho. Vorrei che Dio mi desse un cenno, un segno, perché credo che solo così potrò avere fede. Invece niente. Dove è Dio??? Non lo sento, né vicino a me, né dentro me. Oggi a messa mi sentivo una bugiarda, un’ipocrita, a recitar preghiere e rispondere durante l’offertorio a cose che non comprendo, a cose di cui in realtà non colgo una verità. Guardavo i bambini, completamente distratti e distanti dalla messa, facevano altro e mi chiedevo il perché fossimo lì tutti a pregare qualcosa che non sentiamo. La vita deve essere bellissima se si ha fede, se si crede in qualcosa, invece la mia è piena di paure, di ansie ed è vuota spiritualmente.

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IL PAPA ALL’ANGELUS: “I SANTI CI INVITANO A SEGUIRE GESÙ CON GIOIA E SENZA COMPLESSI.”

notiziaCITTA’ DEL VATICANO – La Solennità di Tutti i Santi ci invita a “seguire con gioia le orme di Gesù”, “senza complessi o mediocrità”, “tendendo con umiltà alla perfezione dell’amore” e “rifiutando tutto ciò che non è degno della nostra condizione di cristiani”: è quanto ha detto oggi all’Angelus Benedetto XVI. Circa 40 mila i pellegrini giunti da tutto il mondo in Piazza San Pietro, in una stupenda giornata di sole. Il Papa ha quindi invitato a vivere con autentico spirito cristiano la Commemorazione dei fedeli defunti, domani 2 novembre, nella consapevolezza che “nelle tombe, riposano solo le spoglie mortali dei nostri cari in attesa della risurrezione finale”. Infine ha ricordato il decimo anniversario della Dichiarazione Congiunta cattolico-luterana sulla Dottrina della Giustificazione, pietra miliare del cammino ecumenico.  “Non abbiate paura di essere santi! E’ il miglior servizio che potete dare ai vostri fratelli”: questa l’esortazione del Papa nella Solennità di Tutti i Santi che – afferma – “invita la Chiesa pellegrina sulla terra a pregustare la festa senza fine della Comunita’ celeste, e a ravvivare la speranza nella vita eterna”: “In questo Anno Sacerdotale, mi piace ricordare con speciale venerazione i santi sacerdoti, sia quelli che la Chiesa ha canonizzato, proponendoli come esempio di virtù spirituali e pastorali; sia quelli – ben più numerosi – che sono noti al Signore. Ognuno di noi conserva la grata memoria di qualcuno di essi, che ci ha aiutato a crescere nella fede e ci ha fatto sentire la bontà e la vicinanza di Dio”.

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BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA: IN MONDO SPESSO FRENETICO IL CRISTIANO NON SI STANCHI DI PORTARE LA PACE

CITTA’ DEL VATICANO – Apertura al prossimo, perdono e ricerca della pace sono da sempre i tratti distintivi dello stile di vita cristiano, tanto più importanti oggi in un tempo segnato da intolleranza, incomunicabilità e conflitti. Lo ha affermato Benedetto XVI, all’udienza generale in Piazza San Pietro prendendo spunto dalle qualità spirituali e umane che testimoniò Pietro il Venerabile, uno dei grandi monaci dell’abbazia di Cluny nel Medioevo. Viene dal Medioevo un nuovo esempio per il mondo contemporaneo di cosa possano creare i valori cristiani quando si sposano a qualità umane come l’equilibrio, la mitezza, il senso della misura, la magnanimità. La figura di sintesi è quella di Pietro il Venerabile, uno dei “santi abati” di Cluny, alla cui carica fu eletto nel 1122 rimanendovi fino alla morte, avvenuta nella Notte di Natale del 1156. Rettitudine, lealtà, lucidità, speciale attitudine a mediare: Benedetto XVI ha elencato alle migliaia di persone presenti alla catechesi le doti di questo antico monaco, definito “asceta rigoroso con se stesso e comprensivo con gli altri”. A un tempo “severo” e “dotato di profonda umanità”: “Di indole sensibile e affettuosa, sapeva congiungere l’amore per il Signore con la tenerezza verso i familiari, particolarmente verso la madre, e verso gli amici. Fu un cultore dell’amicizia, in modo speciale nei confronti dei suoi monaci, che abitualmente si confidavano con lui, sicuri di essere accolti e compresi”.

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MARCHE – TUTTO ESAURITO AL TEATRO DORICO DI ANCONA PER INIZIATIVA PAPABOYS ‘SGUARDI SONORI ATTENTI

gruppoANCONA – Lo scorso giovedì 10 settembre sul palco del Teatro Dorico di Ancona si è svolta la prima edizione del “concerto contenitore” -Sguardi Sonori Attenti-, organizzato dall’associazione Papaboys della Regione Marche. La serata aveva l’obbiettivo di far conoscere ai ragazzi della zona le attività dell’associazione e di altri gruppi che operano nel settore giovani e di aprire con i giovani stessi una sorta di “dialogo”e contemporaneamente di ascolto del pensiero dei giovani,pensiero da loro espresso attraverso la musica. A lavorare sul palco e ad esplorare con “sguardi attenti”questo mondo giovanile ,oltre sessanta persone gestite dai padroni di casa Alfredo B. Cartocci e Alessandro D’Elia;la band Blues juice ha infiammato la sala con un entusiasmante apertura in chiave blues ,il testo del loro brano era un invito a cercare quella luce che scintilla negli occhi del prossimo,luce d’amore da cui partiva questo percorso,seguiti poi dalla giovane solista Giulia Bianchi interprete di Let it Be e dai Radio Souvenir che hanno ribadito come la musica sia modo per trasmettere ogni emozione che altrimenti rimarrebbe inespressa,altro tema trattato dalle band è stato il disagio nell’amore non corrisposto,di questo hanno parlato i Last Midnight Check nei loro brani e Federica Felloni che ha cantato L’emozione non ha voce;parentesi metal con il gruppo degli stinkyfuss e poi “sul bordo delle emozioni”con i Larsen:il loro brano “By the edge”parla appunto del bordo delle proprie fragilità,di quando si ha paura di cadere e di come,proprio in quel preciso momentoi ,si decida di cambiare direzione.

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TERREMOTO – LE PRIME CASE CONSEGNATE AGLI AQUILANI. LA VISITA DEL CARDINALE BAGNASCO E DI BERLUSCONI

L’AQUILA – La richiesta di ‘fermare la politica dell’odio’ è giunta oggi al presidente del Consiglio Berlusconi da parte del Vescovo dell’Aquila nella giornata nella qualevengono consegbnate le prime case (davvero a tempo di record) alle popolazioni colpite dal sisma degli scorsi mesi. Gli abruzzesi sono “stanchi delle chiacchiere sterili e della politica dell’odio”. Così il Vescovo de L’Aquila, Giuseppe Molinari, si è rivolto al premier Silvio Berlusconi nel corso della cerimonia di consegna delle case a Onna, riferendosi alle polemiche politiche degli ultimi tempi. “Alla gente d’Abruzzo – ha detto il vescovo Molinari – non interessano le chiacchiere sterili della politica, ma il lavoro, una giustizia che funzioni, una più equa redistribuzione delle ricchezze, meno burocrazia e uno Stato che funzioni”. E augurando al premier di “riuscire a fare le riforme”, il vescovo ha concluso così: “Siamo stanchi di una politica di discussioni e di odio, che nulla ha a che fare con la democrazia”. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha consegnato le chiavi di una casa del nuovo villaggio di Onna alla famiglia di Alessandra Giancola.

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