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PARROCCHIA SAN GIUSEPPE AL TRIONFALE, CACCIA AL TESORO: UN MIX DI GIOCO E SOLIDARIETÀ

EVENTI (Roma)- L’8 Maggio la Parrocchia San Giuseppe al Trionfale sta organizzando la Prima edizione della Caccia al Tesoro Cittadina che si svolgerà nell’arco di un’intera giornata.
In collaborazione con alcuni gruppi giovanili di formazione, il tema dell’iniziativa è “Gli Imperatori di Roma” che ha lo scopo di unire il gioco, lo sport, la passione per la fotografia,per la cultura insieme alla voglia di conoscere persone nuove e, perché no, riscoprire le bellezze di Roma.
La Caccia al Tesoro punta, però, alla solidarietà e al rispetto del’ambiente. Nel corso della giornata vi sarà una piccola raccolta fondi a sostegno di progetti concreti di enti ed associazioni impegnate nel sostegno dei più bisognosi e la promozione di forme di mobilità sostenibile attraverso l’uso di mezzi di trasporto ecologici.

Quali sono le regole del gioco della Caccia al Tesoro? I partecipanti si organizzano in squadre, formate da 4 persone,inventando il nome della propria squadra. Ad ogni squadra vengono date 4 t-shirt, uno zaino, una mappa del centro della città e una busta contenente 15 enigmi. La soluzione di ogni enigma è un monumento o un particolare di esso da fotografare. La città di Roma possiede un patrimonio artistico e culturale dal valore inestimabile che spesso viene dimenticato.E’ in questa occasione che i partecipanti potranno riscoprire le bellezze della nostra città in maniera divertente, promuovendo lo sport, la fotografia, la cultura e, allo stesso tempo, avere un occhio attento al rispetto per l’ambiente.

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NAVARRO-VALLS: “BINOMIO PAPA-GIOVANI HA AIUTATO IL MONDO ALLA DIFFUSIONE DELLA PAROLA DI GESÙ”

SPECIALE BEATIFICAZIONE (Roma) – Alla Pontificia Università Santa Croce di Roma (piazza Apollinare 49) si è svolta ieri (venerdì 1 aprile ndr.) una giornata studio dal titolo “Beatificazione di Giovanni Paolo II: opinione pubblica e sensus fidei”. Dopo una breve introduzione, il rettore dell’università pontificia, che ha ricordato le grandi virtù umane e spirituali di Papa Wojtyla, ha introdotto gli ospiti che presenziavano alla conferenza. Il primo a prendere la parola è stato il Cardinale Angelo Amato, che ha trattato l’argomento del “sensus fidei”. Il “sensus fidei” è il sentire comune dei fedeli che, accomunati nel battesimo, si fanno mediatori per trasmettere la parola di Dio.

Il sensus fidei dà origine alla “fama sanctitatis” – l’opinione dei fedeli riguardo l’eccellenza delle virtù di quella persona che incarna le beatitudini evangeliche – e alla “fama segnorum”, i segni e le grazie fatte per intercessione del servo di Dio. Come ha constatato il Cardinale Amato, la “vox populi” è importante per decretare la nomina di “Beato”: le continue visite alla tomba nelle grotte vaticane, la preghiera della comunità, la diffusione di testi scritti sulla figura di Giovanni Paolo II e soprattutto l’invocazione spontanea dei fedeli di quel “Santo subito” testimoniano come Karol Wojtyla sia il rappresentante delle virtù teologali e, per questo motivo, ci sono le condizioni per essere proclamato Beato. Successivamente la parola è passata a Navarro-Valls, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, che si è interrogato sul rapporto dei media con Giovanni Paolo II e sulle ragioni per cui riusciva a “bucare lo schermo”.

Il Santo Padre ha creato un modo nuovo di trasmettere, attraverso i media, i valori umani e cristiani. Con la sua voce, la dizione ed i gesti con cui diffondeva la Parola di Dio ha migliorato la qualità del messaggio della Chiesa. È stato quindi un Papa innovativo, che andava controcorrente e infrangeva le leggi mediatiche. Come ha dichiarato Navarro-Valls “era un Papa che dominava la tv semplicemente ignorandone le regole”. Papa Wojtyla è stato anche il Papa dei giovani: si emozionava, sorrideva e cantava, e riusciva a stabilire un contatto con ognuno di loro. La magia di questo rapporto era che i ragazzi captavano la verità del suo messaggio. In merito a ciò la nostra redazione, ha rivolto una domanda al dottor Navarro-Valls:

D – Dottor Valls, riguardo al rapporto comunicativo di Giovanni Paolo II con gli adulti e con i giovani, c’è stata un’esperienza che ricorda in particolare?

R – Intanto Lui era giovane, era più giovane dei giovani che aveva davanti. Alle volte doveva trovare delle parole di gioia per quei giovani che erano cupi, tristi. Lui non lo è stato mai, perché sapeva dare una ragione alla sua gioia, cosa che alcuni giovani non sapevano fare. C’erano una mutua conoscenza, un mutuo capirsi anche a livello gestuale con alcuni giovani, e questo rapporto ha insegnato molto al mondo anziano che curiosamente seguiva Giovanni Paolo II. Questo è stato un elemento del suo pontificato che non soltanto ha migliorato i giovani, ma tutta la società. Possiamo dire che questo binomio Papa-giovani ha aiutato tutto il mondo alla diffusione della parola di Gesù”.

Dopo un breve intervallo, nel corso della giornata sono intervenute altre personalità appartenenti al mondo della televisione e della carta stampata. Aldo Maria Valli, vaticanista del Tg1, ha ricordato la grande umanità di Papa Wojtyla, che trapelava anche attraverso le immagini televisive stabilendo sempre un contatto con tutti i fedeli. Non aveva una particolare strategia comunicativa studiata a tavolino, si presentava al mondo in tutta la sua semplicità con quel suo “Non abbiate paura e aprite la porte a Cristo”. Era un uomo in contatto con Dio attraverso la preghiera e, soprattutto, si confrontava con il popolo di tutto il mondo: questo era il senso di accoglienza di Giovanni Paolo II.

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LA SFIDA EDUCATIVA – SENZA CITTADINANZA NELL’UNIVERSO DEI MEDIA. QUALI PROSPETTIVE PRESENTI E FUTURE

notiziaEDUCAZIONE? SI GRAZIE! – Fino a poco tempo fa “educazione” era una parola che godeva di scarsa cittadinanza nell’universo del mass media. Bastava pronunciarla per sentirsi rispondere che per carità, chi comunica non pretende di educare nessuno, semmai può capitare che personaggi o fenomeni massmediatici siano assunti a modelli di comportamento, ma questo è tutto un altro discorso… Accadeva – e in parte accade ancora – perché il concetto di “educazione” veniva – e viene – sovrapposto a quello di “istruzione”, per cui “pedagogica” sarebbe soltanto, facciamo il caso, la tv che insegna qualcosa. Come facevano in passato trasmissioni ormai leggendarie (“Non è mai troppo tardi”, certo, ma anche tutta la tradizione dei “romanzi sceneggiati”, formidabile strumento di divulgazione letteraria). E come oggi, a quanto sembra, non si può proprio più fare. La dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, viene dal recente fallimento del progetto “Baby Einstein”, una serie di prodotti targati Disney che, sventolando il vessillo dell’interattività, promettevano meraviglie sullo sviluppo delle capacità intellettive dei bambini in età compresa fra i tre mesi e i tre anni. Piccoli geni, appunto, da allevare con una dieta di dvd e giochi intelligenti. Dopo oltre dieci anni di polemiche e controversie, la sostanziale inefficacia del modello “Baby Einstein” è stata ammessa dalla stessa Disney, che ha addirittura avviato le pratiche per rimborsare i genitori insoddisfatti.

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UN FILO DI UNIONE CON PAOLO VI NELL’ATTESO VIAGGIO DI BENEDETTO XVI A BRESCIA

notiziaBRESCIA – Il comitato organizzatore della visita del Papa a Brescia, domenica 8 novembre, per voce del segretario don Claudio Zanardini, insiste sulla “festa di popolo” che Brescia prepara in Piazza Paolo VI, per la Messa e l’Angelus domenicale, ma anche lungo il percorso fra l’aerobase militare di Ghedi, dove Papa Ratzinger atterrerà alle 9.30, e Botticino passando per Castenedolo, Virle, Rezzato; poi da Botticino a Brescia attraverso Sant’Eufemia. Festa di popolo anche in centro dove saranno collocati maxischermi in largo Formentone e piazza Loggia (qui sarà impartita anche l’eucarestia), ma pure in corso Zanardelli e piazzetta San Luca. Gli organizzatori hanno sciolto ieri uno dei dubbi residui: il Papa si fermerà alla stele che ricorda i caduti della strage, come fece Giovanni Paolo II nel 1982? La risposta è no: “La Papamobile rallenterà, il vescovo spiegherà il significato della stele”. Nulla di più. “Non è mancanza di rispetto, è un problema di tempi”, viene spiegato. Nel pomeriggio poi ci sarà la trasferta a Concesio. “Nel complesso sarà il tragitto più lungo mai compiuto dal Pontefice in Papamobile” dicono gli organizzatori. Le occasioni ed i punti per vedere il Papa, insomma, non mancheranno. Almeno 40mila fedeli sono attesi lungo il percorso dove si collocheranno 2.700 volontari di Ana, Protezione civile, Agesci riconoscibile per l’inconfondibile pettorina azzurra. Difficile trovare ancora i pass per un posto in Piazza Paolo VI, davanti al palco in legno disegnato da Fausto Baresi su cui il Papa celebrerà la Messa. Richieste arrivano da altre diocesi, dalla Germania. Neppure il Comitato organizzatore ha più margini: tutti i pass per i 12mila posti in piazza sono stati distribuiti alle 473 parrocchie, e poi pro-quota a movimenti e istituzioni. Per un posto in piazza non resta che chiedere a loro.

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E ADESSO PARLIAMO DI SESSO. INTERESSANTE INIZIATIVA DEL SETTIMANALE FAMIGLIA CRISTIANA

INCHIESTA – “I genitori, che contano sulla confidenza con i figli, vorrebbero educare all’affettività. Ma lamentano l’ostilità della società, volgare e senza valori.” – A scrivere queste parole è il settimanale ‘paolino’ Famiglia Cristiana che lancia una inchiesta interessante e profonda. Scopriamola insieme. Raccontava spesso una mamma che oggi è nonna di tanti nipoti grazie ai suoi quattro figli: «Ho provato e riprovato: teneri coniglietti e operose api, sognanti cicogne e simpatici cavoli, asettici libri scientifici… Con il tempo sono passata alle regole, ai divieti e anche a qualche spiatina fino ad arrivare alla patetica richiesta di parlarne “da amici”. Ma alla fine ho capito: è impossibile parlare di sesso con i figli. A parte tutte le difficoltà che si accavallano c’è quell’imbarazzo molto simile al turbamento che tu, da bambina, hai provato comprendendo come i tuoi stessi genitori ti abbiano dato la vita…».

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BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE: LA PAROLA DI DIO È LA STRADA DELLA VITA.

CITTA’ DEL VATICANO – Gli uomini prediligano il silenzio interiore e resistano alla confusione del mondo, perché nel silenzio parla la voce di Dio. Da un grande asceta come San Pier Damiani, monaco e “fine teologo” della Chiesa del primo millennio, Benedetto XVI ha tratto uno degli insegnamenti che hanno caratterizzato l’udienza generale di questa mattina, che il Papa ha presieduto in Aula Paolo VI, proveniente da Castel Gandolfo. Al termine dell’udienza, il Pontefice ha poi salutato i pellegrini della Repubblica Ceca – che sarà meta del suo prossimo viaggio apostolico a fine mese – e ha levato un appello alla solidarietà verso mutilati e invalidi del lavoro.  Si definiva “l’ultimo servo dei monaci”, Benedetto XVI lo ha definito personalità “esuberante, ricca e complessa” della Chiesa medievale, oltre che dotato di “genio” teologico e capacità letterarie fuori del comune, che hanno prodotto per i suoi contemporanei, ma anche per i cristiani di oggi, pagine indimenticate sulla bellezza di Dio, sull’amore alla Croce di Cristo, sul valore del silenzio dell’anima: in particolare, quello che si apprezza nel ritiro di un chiostro. Tutto questo fu Pier Damiani, e il Papa – nel tratteggiarne vita ed spirituale ha posto in risalto alcun punti di un uomo che a poco più di 25 anni fu affascinato “dalla contemplazione dell’assoluto di Dio”: “La vita eremitica è per lui il vertice della vita cristiana, è ‘al culmine degli stati di vita’, perché il monaco, ormai libero dai legami del mondo e del proprio io, riceve ‘la caparra dello Spirito Santo e la sua anima si unisce felice allo Sposo celeste’. Questo risulta importante oggi pure per noi, anche se non siamo monaci: saper fare silenzio in noi per ascoltare la voce di Dio, cercare, per così dire un ‘parlatorio’ dove Dio parla con noi: Apprendere la Parola di Dio nella preghiera e nella meditazione è la strada della vita”.

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WORKSHOP, EDUCARE GIOVANI A LEGALITA’ E RISPETTO CHE SI E’ TENUTO ALL’UNIVERSITA’ LUISS DI ROMA

VALORI DELLA VITA – Rispetto dell’altro e delle regole per essere d’esempio ai piu’ giovani. E’ questo, in sintesi, il messaggio del workshop del master in educazione civica ‘Bianco, Rosso e Verde: l’azzurro nello sport’ che si e’ tenuto all’universita’ Luiss di Roma. A parlarne docenti d’eccezione come il presidente della Lazio Claudio Lotito, il capitano biancoceleste Tommaso Rocchi, i giallorossi della Roma Julio Baptista e Antonio Tempestilli, l’olimpionico Antonio Rossi e il presidente della Lega nazionale dilettanti Carlo Tavecchio. ”Ho sempre cercato di trasmettere i valori della vita nello sport – ha spiegato il canoista azzurro Rossi…

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/nazionale/read.asp?id=144 

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SE LA VIOLENZA DIVENTA CONSUETUDINE TRA I GIOVANI. ALLARME ALTO MA LA SPERANZA NON E’ PERSA

ROMA – Il rispetto delle regole al primo posto, ma tra i giovani c’e’ chi pensa che la violenza tra i giovani sia normale perche’ nessuno se ne occupa. Sono le risposte raccolte dai giovani intervistati dalla Fondazione Metes nella ricerca su violenza e giovani presentata a Roma. Secondo i giovani intervistati, ‘società’ significa rispettare le regole per il 31% di loro, il 27% avere diritti, il 7% essere solidali con gli altri. Un buon 35% ritiene sia una via di mezzo tra le tre principali risposte. Dalle risposte, pero’, emerge un po’ di confusione per quanto riguarda la relazione tra diritti e doveri, ma anche rispetto al proprio ruolo nella societa’ e una scarsa condivisione del principio di solidarieta’. Di fronte a problemi come la disoccupazione, gli alti costi della vita, la precarieta’, la maggior parte dei giovani, con il 61,3%, ritiene che sia una situazione inaccettabile su cui occorrono risposte urgenti. Il 20% ritiene sia necessario ‘combattere questo sistema’ con ogni mezzo, mentre il 10,2% ritiene che siano problemi che non avranno mai una soluzione. Al 2% degli intervistati questi sono problemi che non li riguardano.

Sulla violenza giovanile – comunica una nota di Redattore Sociale -, gli intervistati ritengono che ad oggi se ne parli troppo poco e si faccia ancor meno per prevenirla. E’ il 54,3% a pensarla cosi’. Il 23% dei ragazzi pensa sia la noia la responsabile dei comportamenti dei ragazzi violenti. Il 17,9% pensa sia un fenomeno normale poiche’ nessuno se ne occupa, mentre il 0,9% risponde che non e’ un problema.

Affrontare i problemi della societa’ spetta al mondo politico per il 41% dei giovani intervistati, mente il 40% ritiene sia un dovere di tutti i cittadini, ognuno nel proprio piccolo. Il 2% dei giovani pensa che invece siano i sindacati ad avere responsabilita’ in merito. Solo il 38% degli intervistati, pero’, di chi crede nell’impegno civile non riconosce di avere la responsabilita’ di cambiare le cose in prima persona. Disagio e insoddisfazione rispetto ai problemi sociali, spiega la ricerca, non si traduce non una risposta violenta, ma col distacco.

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