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RIVOLTE ANCHE IN SIRIA, DA QUATTRO GIORNI MANIFESTAZIONI CON MORTI, FERITI E ARRESTI

ESTERI (Beirut, LIBANO) – La rivolta nordafricana si sposta nel Medio Oriente. Da quattro giorni in Siria si registrano manifestazioni di protesta e scontri con le forze di sicurezza, con un bilancio non ufficiale di almeno cinque morti, centinaia di feriti ed un numero imprecisato di arresti, soprattutto a Deraa, nel sud del Paese, e ad Enkhel, Nawa e Jassem. Nonostante la Siria sia il Paese mediorientale con il più stretto controllo sulla stampa e sulla vita dei cittadini, a dare il “la” alle manifestazioni è stata una pagina Facebook, apparsa il 15 marzo ed intitolata “La rivoluzione siriana contro Bashar al-Assad 2011”. La pagina invitava a manifestare “per una Siria senza tirannia, senza leggi di emergenza né tribunali speciali, senza corruzione né furti, né monopolio delle ricchezze”.

Manifestanti hanno protestato anche a Damasco ed in molte altre città, ma la polizia li ha rapidamente dispersi. Il centro delle contestazioni è Daraa, un centinaio di chilometri a sud di Damasco, dove l’arresto di un gruppo di 15 studenti che avevano scritto sui muri slogan delle rivolte egiziane ha provocato una reazione popolare, sfociata nell’incendio del Palazzo di giustizia. La reazione molto dura delle forze di sicurezza ha causato morti e feriti, tra cui un ragazzino di 11 anni, intossicato dai lacrimogeni. Ieri, ai funerali delle vittime, davanti alla moschea al-Omari erano presenti migliaia di manifestanti, che hanno gridato “Dio, Siria e libertà!” e “Rivoluzione, rivoluzione!”. Alcuni residenti riferiscono che da ieri pomeriggio migliaia di agenti e militari sono schierati “ovunque”, e che “la città è stata divisa in due e la gente non ha il permesso di passare da una parte all’altra”.

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PRESENTATO A BENEDETTO XVI “OMELIE DI JOSEPH RATZINGER PAPA”, UN VOLUME A CURA DI SANDRO MAGISTER

CULTURA (Roma).- Oggi, al termine dell’Udienza generale nell’aula Paolo VI, Benedetto XVI ha incontrato Giancarlo Cerutti e Donatella Treu, presidente e amministratore delegato de Il Sole 24 Ore Spa, che gli hanno presentato il volume Omelie di Joseph Ratzinger Papa, pubblicato nel dicembre scorso da Libri Scheiwiller, casa editrice del gruppo Sole 24 Ore. All’incontro era presente  Sandro Magister curatore di questo e di due precedenti volumi con le omelie del Santo Padre, pubblicati sempre da Libri Scheiwiller.

Dopo il libro, al Santo Padre è stata illustrata La domenica con Benedetto XVI – Arte, parola, musica, la nuova trasmissione di TV 2000 che, a partite dal 12 marzo, proporrà ogni sabato brani delle omelie di Benedetto XVI a commento dei testi delle messe domenicali, con capolavori dell’arte attinenti al tema illustrati da monsignor Timothy Verdon e con canti gregoriani della messa del giorno eseguiti dal coro diretto dal maestro Fulvio Rampi. “Il Santo Padre Benedetto XVI ha accolto con vivo compiacimento l’iniziativa di TV 2000, che consentirà di portare ad un pubblico più vasto la ricchezza della sua predicazione liturgica”, scrive Sandro Magister legge sul suo blog Settimo Cielo.

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80 ANNI DI RADIO VATICANA: DALLE ONDE AI BIT, QUANDO I PAPI SCONFISSERO LA BABELE DELLE LINGUE

CITTA’ DEL VATICANO – Un microfono aperto per amplificare nel mondo la voce dei Papi, raccontare la vita delle Chiese di ogni angolo del pianeta, difendere la fede cristiana da chi la considera superata o scomoda. Sono 80 anni che generazioni di giornalisti, di tecnici e di altre maestranze si mettono ogni giorno al lavoro alla Radio Vaticana per assolvere a questo preciso servizio. Con Benedetto XVI, sono sette i Pontefici che si sono avvalsi di questo strumento, che il primo fra loro, Pio XI, definì un “poderoso mezzo materiale per la diffusione dell’Idea”, cioè il Vangelo. E ad ogni traguardo raggiunto, ciascun Papa non ha dimenticato di celebrare l’importanza della “sua” Radio.

Ottant’anni di storia mostrano, della Radio Vaticana, un aspetto incontestabile: la più moderna tecnologia non ha mai snaturato la sua anima più antica. Né i pesi della storia hanno reso meno veloci i suoi messaggi. È un principio che vale da quando chi la volle, Pio XI, per primo tracciò nell’etere la traiettoria di un contenuto e di uno stile: la Radio del Papa intende parlare delle cose del cielo a chi sta sulla terra, senza distinzioni. E vuole farlo in quante più lingue possibili, quasi a voler sancire la sconfitta di Babele, dove all’inizio del mondo la diversità di idiomi oscurò la comprensione di Dio, mentre l’accordo col quale oggi lavorano le oltre 40 lingue portate al microfono può aiutare a ritrovare il sentore di quella perduta unità. La grande storia parte con la cronaca di un memorabile pomeriggio. Sono circa le 16.40 e una leggera tramontana serpeggia tra la folla riunita sulla collinetta alle spalle della Basilica di San Pietro, sede della nuova Statio Radiofonica della Città del Vaticano. Guglielmo Marconi – celebrato genio della fisica ma soprattutto principale autore delle portentose macchine che da ore stanno rombando a pieno regime – si avvicina al grande microfono e dice:

“Ho l’altissimo onore di annunziare che fra pochi istanti il Sommo Pontefice Pio XI inaugurerà la stazione radio dello Stato della Città del Vaticano. Le onde elettriche trasporteranno in tutto il mondo, attraverso gli spazi, la sua parola di pace e di benedizione. Per circa 20 secoli, il Pontefice Romano ha fatto sentire la parola del suo divino magistero nel mondo, ma questa è la prima volta che la sua viva voce può essere percepita simultaneamente su tutta la superficie della terra…”

Gli sguardi sono ora tutti su Pio XI. Questi si alza dalla poltrona rossa, guadagna il tozzo microfono lasciato libero da Marconi e comincia a parlare. Sono le 16,49 e mezzo mondo – da New York a Melbourne – sta ascoltando in simultanea. È il “miracolo” del primo Papa che conquista la dimensione dello spazio-tempo: “…Ci rivolgiamo primieramente a tutte le cose e a tutti gli uomini, loro dicendo, qui e in seguito, con le parole stesse della Sacra Scrittura: ‘Udite, o cieli, quello che sto per dire, ascolti la terra le parole della mia bocca. Udite, o genti tutte, tendete l’orecchio, o voi tutti che abitate il globo, uniti in un medesimo intento, il ricco e il povero. Udite, o isole, ed ascoltate, o popoli lontani’”.

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SCUOLA/ LE PAROLE DI DON MILANI, IL DONO DI UNA LEZIONE IMPREVEDIBILE

EDUCAZIONE – Il dibattito sulla “crisi del desiderio”, aperto dall’intervento di don Julián Carrón all’assemblea annuale della Compagnia delle Opere, e rilanciato pochi giorni più tardi dalla pubblicazione del Rapporto Censis, mi ha spinto a riflettere sulla situazione attuale dell’insegnamento a scuola e in università, un po’ per l’esperienza diretta che ne ho, un po’ per l’incidenza obiettiva che questa crisi ha sul modo in cui alunni e insegnanti vivono la porzione di tempo della loro vita quotidiana bene o male occupata dalla scuola (a cominciare dall’ora di lezione, che è il centro attorno al quale gravitano tutti gli altri momenti o fattori dell’esperienza scolastica).

In questa riflessione mi ha accompagnato una pagina forse poco nota di don Milani (ben più conosciuto per la Scuola di Barbiana e Lettera a una professoressa), che racconta la sua prima avventura come maestro, al tempo del servizio come cappellano a Calenzano, allora piccolo comune tra Sesto Fiorentino e Prato. Giunto nella parrocchia di San Donato (è l’ottobre del 1947), don Lorenzo, sacerdote da pochi mesi e al primo vero incarico pastorale, si accorge subito dell’enorme ignoranza civile e religiosa della popolazione. Provocato da ciò, dapprima si dedica a svolgere un’opera d’incontro e di conoscenza dei parrocchiani, a favore dei quali modifica tra l’altro l’impianto della catechesi, scegliendo di svolgerla a partire dalla narrazione storica della vita di Gesù e delle vicende di Israele e della Chiesa, piuttosto che esponendo le verità cristiane come sistema dottrinale. Poi, dopo aver constatato in vario modo l’intralcio all’evangelizzazione rappresentato dall’ignoranza, e il fatto che l’avvicinamento dei giovani alla Chiesa attraverso le occasioni del tempo libero – come il calcio, il ping pong e il circolo ricreativo parrocchiale – non produceva frutti duraturi, egli propone a quegli stessi giovani, nel 1949, la frequenza di una vera e propria “scuola serale popolare”, mediante la quale conquistare finalmente un’istruzione, e così una vera possibilità di riscatto e di promozione sociale (di “inclusione” e di “cittadinanza attiva”, diremmo oggi).

Impossibile, oltre che insensato, tentare di riassumere in poche righe la ricchezza della pagina di don Milani, redatta (è un motivo ulteriore di bellezza) ricorrendo all’artificio letterario di fingere che a rispondere alla domanda su che cosa si facesse nella scuola di San Donato, posta da un periodico, fosse proprio uno degli alunni che la frequentarono realmente. Meglio leggerla per intero. Da parte mia, vorrei suggerire due o tre piste di riflessione, che mi sembra offrano un qualche contributo di approfondimento sul tema della “crisi del desiderio”. La prima pista è rappresentata dall’intensità delle ore di lezione. Don Lorenzo, con l’aiuto anche di un maestro elementare, le teneva ogni sera della settimana, da lunedì a giovedì, a partire dalle 20.30, a persone che avevano alle spalle (e davanti a sé, l’indomani) giornate durissime, con sveglia alle cinque del mattino, per essere alle otto sul posto di lavoro, e che rientravano a Calenzano poco prima del ritrovo in canonica per la scuola. Il più delle volte, questa intensità comportava che si sforasse l’orario previsto, senza che gli argomenti in programma fossero svolti completamente. Anzi: molte volte accadeva perfino che il giovane cappellano “divagasse” (almeno ciò sembrava ai giovani e alle loro famiglie), seguendo la sua passione per l’etimologia delle parole, e omettendo così di trattare argomenti a prima vista ben più utili – come le cognizioni matematiche o tecniche che avrebbero permesso di superare con maggiore facilità i concorsi d’assunzione.

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LA VOCE DEI CRISTIANI È IL GRIDO DI DOLORE DELL’UMANITÀ. INTERVISTA AL CARDINALE APPIAH TURKSON

ROMA – “Il rischio è che adesso liquidino la strage di Alessandria d’Egitto come un imprevedibile atto terroristico. Ma non è così. È un grave episodio di intolleranza religiosa: contro i cristiani in primo luogo, ma anche contro tutti gli egiziani”. Il cardinale Peter Kodwo Appiah Turksonpresidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, non nasconde le sue preoccupazioni dopo l’attentato alla comunità copta ortodossa nella metropoli egiziana. “È la tragica conferma – aggiunge – della lucida visione manifestata da Benedetto XVI nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2011: un testo nel quale il Papa mette esplicitamente in guardia dai pericoli che può comportare per tutti il mancato rispetto della libertà religiosa”. Nel tracciare un bilancio del suo primo anno alla guida del dicastero, il porporato sottolinea proprio la drammatica attualità del tema del messaggio pontificio e invita a tenere alta la guardia di fronte ai ripetuti episodi di violenza che continuano a colpire le minoranze religiose.

Quali scenari si aprono ora per i cristiani in Egitto dopo la strage di capodanno?

Il timore è che si finisca per attribuire la responsabilità a gruppi terroristici. Sarà anche vero, ma ciò non deve far dimenticare che sono stati uccisi degli egiziani: e questo è avvenuto nel loro stesso Paese, nelle loro strade, tra le loro case. Uno Stato deve difendere i suoi cittadini, non deve consentire che vivano nel terrore, senza protezione. Per i cristiani questo accade troppo spesso, quasi che fossero cittadini privi di cittadinanza. Ricordo che quando qualche tempo fa l’Egitto fu preso di mira da attentati terroristici contro i turisti – una fonte di ricchezza per la nazione – vennero presi immediatamente provvedimenti efficaci per la sicurezza di quanti si recavano in visita al Paese. Io auspico che siano messe in atto le stesse misure per garantire l’incolumità dei cristiani.

Nel suo messaggio il Papa lega il rispetto della libertà religiosa alla costruzione della pace. Garantire questo diritto fondamentale è sufficiente per assicurare oggi la concordia tra i popoli?

Il mondo di oggi sembra essere stanco di Dio. È meno tollerante, meno disponibile nei confronti delle manifestazioni della religione. È un mondo che vuole allontanare Dio il più possibile, che non è più capace di amare. Un mondo in cui ognuno ha paura dell’altro, di ciò che avverte come minaccia, di ciò che può sconvolgere i suoi piani. Purtroppo è questo il frutto di una cultura negativa che va sempre più diffondendosi. Aumenta la sensazione di insicurezza, di impotenza nei confronti del male stesso. La religione rappresenta quella dimensione positiva che non trova spazio in questo mondo.

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NAZARET, PATRIMONIO DELL’UMANITÀ? IL PRIMO COLLOQUIO INTERNAZIONALE DEDICATO ALLA CITTÀ ISRAELIANA

NAZARETH – Dal 21 al 24 novembre si è svolto presso l’hotel Al-‘Ayn di Nazareth il primo colloquio internazionale dedicato a questa città israeliana, sul tema “Nazareth: archeologia, storia e patrimonio culturale”. Per il Sindaco di Nazareth, Ramiz Jaraisy, questo colloquio è il primo passo verso la dichiarazione, in cui spera, di Nazareth come patrimonio mondiale dell’UNESCO, ha reso noto il Patriarcato Latino di Gerusalemme. L’iniziativa è stata organizzata dall’Associazione Maria di Nazareth, dal Centro Internazionale Maria di Nazareth e dall’Associazione di Nazareth per la Cultura e il Turismo, con il sostegno della Commissione israeliana per l’UNESCO, del Centro Culturale francese di Nazareth e del Centro Culturale italiano di Haifa.

Tra le altre autorità, hanno partecipato alla sessione l’ambasciatore di Francia in Israele, Christophe Bigot, e il vicario patriarcale per Israele, monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo. In alcune dichiarazioni a ZENIT, Omar Massalah, musulmano, segretario del Mediterranean Peace Forum e autore della proposta di chiedere all’UNESCO di dichiarare Nazareth patrimonio culturale, ha spiegato che “sarebbe il modo migliore di proteggere la città e di evitare che la trasformazione e la modernizzazione pongano fine all’anima di Nazareth”. “Nazareth è una città unica. E’ necessario che torni ad essere una città che illumina il mondo”, ha dichiarato. “La preparazione del dossier di candidatura di Nazareth presso l’UNESCO è un aspetto tecnico che si realizza in collaborazione tra il Comune della città e la Commissione nazionale di Israele incaricata”. Dal canto suo, ha espresso la propria intenzione di parlare con i Paesi arabi “per sostenere la richiesta, perché non si tratta di un’iniziativa con una connotazione politica, ma di una questione culturale e di culto”. “Per il Mediterranean Peace Forum, con sede a Parigi e che ha organizzato la sua prima sessione in Italia, a Lecce, e ne prepara un’altra a Brindisi, l’obiettivo è promuovere una cultura della pace e del dialogo, soprattutto tra i credenti, e più concretamente tra cattolici e musulmani, perché hanno molti valori comuni”. Massalah ha affermato che la Vergine Maria, “che è venerata dai musulmani, potrebbe svolgere un ruolo di avvicinamento. Nel Corano si dice che la Vergine Maria è la donna che ha più virtù. I musulmani hanno per lei grande rispetto e grande venerazione. Credo che la Madonna sia la speranza, la pace, l’amore e la tenerezza. E’ necessario che svolga i valori che rappresenta”. “Con il nostro Forum, anziché porre l’accento sugli elementi che ci separano sottolineiamo gli elementi che ci uniscono”, ha aggiunto.

Tesoro nascosto

L’idea di questo colloquio internazionale è nata dalla constatazione che Nazareth è per tutto il mondo un luogo conosciuto e di grande contenuto simbolico, ma il suo immenso patrimonio continua ad essere come un tesoro nascosto. Secondo quanto ha affermato monsignor Marcuzzo nel suo intervento di apertura, la ricchezza e la varietà delle dimensioni biblica, spirituale, culturale e storica della città sono state esplorate solo da una parte molto ridotta dei suoi abitanti, dei ricercatori e dei pellegrini. Nazareth, con la sua archeologia preistorica e le sue costruzioni europee moderne, la prima chiesa giudeo-cristiana e le Crociate fino al periodo ottomano, rappresenta per la Chiesa la fonte e l’origine, come luogo dell’Incarnazione, ha indicato il vicario patriarcale per Israele. Il suo discorso ha riflesso l’entusiasmo di tutti i partecipanti di fronte alla ricchezza di Nazareth, di cui bisogna prendere coscienza e che si deve far conoscere, ha detto.

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BENEDETTO XVI CHIEDE PREGHIERE PER IL SUO VIAGGIO NEL REGNO UNITO, UNO DEI PIÙ ATTESI

CASTELGANDOLFO – Benedetto XVI ha chiesto ai credenti di tutto il mondo questa domenica di accompagnarlo con la preghiera in occasione del pellegrinaggio apostolico che svolgerà dal 16 al 19 settembre nel Regno Unito, uno dei più attesi di questo pontificato. Al termine del suo intervento in occasione dell’Angelus domenicale, il Santo Padre ha affermato che l’obiettivo principale del suo viaggio sarà la beatificazione del Cardinale John Henry Newman, grande teologo per il quale Joseph Ratzinger ha sempre provato un interesse particolare “Chiedo a tutti di accompagnarmi con la preghiera in questo viaggio apostolico. Alla Vergine Maria, il cui Nome santissimo è oggi celebrato nella Chiesa, affidiamo il nostro cammino di conversione a Dio”, ha dichiarato. In un’analisi svolta nell’editoriale dell’ultimo numero del settimanale “Octava Dies”, del Centro Televisivo Vaticano, padre Federico Lombardi S.I., portavoce vaticano, ricorda che giovedì il Papa “volerà ad Edimburgo per iniziare di là, accolto ufficialmente da Sua Maestà la Regina Elisabetta, uno dei viaggi più attesi del suo Pontificato”.

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IL PAPA ALL’ANGELUS: “LA VITA NON DIPENDE DAGLI AVERI”. VIA DAL MONDO LE MINE A GRAPPOLO!

CASTELGANDOLFO – “La vita dell’uomo non dipende dai suoi averi”, chi è saggio accumuli “ciò che non si corrompe” col tempo: è l’esortazione lanciata da Benedetto XVI, oggi, all’Angelus a Castel Gandolfo, commentando il Vangelo di questa domenica. “I beni terreni – ha sottolineato – non sono lo scopo, ma un mezzo nella via verso l’eternità. Apriamo allora i nostri cuori alle necessità dei fratelli, diventando ricchi davanti Dio”. Dopo la preghiera mariana, il Papa ha espresso la sua grande soddisfazione per l’entrata in vigore, oggi, della Convenzione sul bando delle munizioni a grappolo, invitando tutti gli Stati ad aderirvi. “La vita quotidiana ci insegna che tutto passa in questo mondo”: il Papa parte da questa considerazione concreta per svolgere la sua riflessione. Guarda ai santi di cui fa memoria la Chiesa in questi giorni e alla loro radicale scelta di seguire Gesù senza compromessi: sant’Ignazio di Loyola, che “si convertì leggendo la vita di Gesù e dei Santi durante una lunga degenza causata da una ferita subita in battaglia”. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che “ebbe la consapevolezza che Dio vuole tutti santi, ciascuno secondo il proprio stato”.

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TERRA SANTA LIVE! – MARTEDI’ 22 GIUGNO MONTE CARMELO

LA PACE IN TERRA SANTA – MONTE CARMELO Il Monte Carmelo è uno sperone di roccia, lungo circa 25 Km, che corre quasi parallelo alla costa (nord-ovest/sud-est) alto circa 250 m presso il mare e 550 m verso la piana di Esdrelon. Sul versante del mare ci sono molte grotte abitate sin dalla preistoria; in una ventina di queste grotte (Mèarot Carmel) sono stati trovati resti umani (ora conservati al museo Rockefeller di Gerusalemme) compresi tra il 150.000 e il 9.000 a.C., quando l’umanità passò dalla caccia all’agricoltura; vi sono, inoltre, le prime tracce di riti funerari. I paleontologi chiamarono l’abitante di queste caverne con il nome di «Uomo del Carmelo». Sulla vetta più alta del monte sorge il convento carmelitano dedicato al ricordo dell’altare eretto da VOGLIAMO Elia contro quello dei profeti di Baal. Il luogo è detto el-Muhraqa (in arabo: il sacrificio, in ebraico: luogo dell’abbruciamento); qui, con il consenso del re Acab, convennero gli israeliti e i falsi profeti per una prova decisiva da cui sarebbe dipesa l’esistenza stessa della religione mosaica. Si tratta di una delle scene più drammatiche della storia di Israele, dello scontro finale tra Yahweh e Bàal, con la vittoria del primo e la sconfitta del secondo. Dalla terrazza del convento si gode uno stupendo panorama della pianura di Esdrelon verso oriente, fino ai monti della Galilea (Tabor), dominati dall’Hermon verso nord, e alla sponda del Mediterraneo a occidente.

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LA GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI DEL 2010: ECCO IL TEMA PER RIFLETTERE E STUDIARE

INIZIATIVE – “Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: I nuovi media al servizio della Parola”. Questo il tema scelto dal Papa per la 44ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. A comunicarlo è una nota diffusa oggi dalla sala stampa che spiega: nel corso di quest’Anno Sacerdotale, il Santo Padre vuole invitare “in modo particolare i sacerdoti” a “considerare i nuovi media come una possibile grande risorsa per il loro ministero al servizio della Parola e vuole dire una parola di incoraggiamento affinché affrontino le sfide che nascono dalla nuova cultura digitale”. I nuovi media – prosegue la nota – “se conosciuti e valorizzati adeguatamente, possono offrire ai sacerdoti e a tutti gli operatori pastorali una ricchezza di dati e di contenuti che prima erano di difficile accesso, e facilitano forme di collaborazione e di crescita di comunione impensabili nel passato.

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IL VIAGGIO DEL SANTO PADRE IN EUROPA CENTRALE PER MOSTRARE LA VITALITÀ DEL CRISTIANESIMO

CITTA’ DEL VATICANO – La visita che Benedetto XVI realizzerà nella Repubblica Ceca dal 26 al 28 settembre gli permetterà di mostrare nel centro dell’Europa la vitalità del cristianesimo, annuncia il portavoce vaticano. Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha analizzato nell’editoriale di “Octava Dies”, settimanale del Centro Televisivo Vaticano, del quale è direttore, il pellegrinaggio apostolico internazionale in cui il Papa visiterà Praga e Brno. Il sacerdote spiega che il Pontefice “si recherà nel cuore dell’Europa, in un Paese di antica e grande tradizione culturale a cui il cristianesimo ha dato un contributo essenziale, un Paese che ricorda in questi giorni il ventennale della fine del regime comunista e della rinascita pacifica della democrazia, un Paese dove la secolarizzazione è così diffusa che la pratica religiosa è ridotta a una minoranza”.

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I GIOVANI DI FRONTE A GESÙ: TESTIMONIANZE DAL MONDO. APPROFONDIMANO E VIVIAMO ESPERIENZA DI CRISTO!

luADORAZIONE – Proponiamo la lettura di alcune testimonianze dirette di giovani, laici o sacerdoti, che propongono una diretta esperienza, vissuta personalmente o in qualità di testimoni credibili della grande opera di Gesù Risorto. Queste testimonianza sono pubblicate nella speranza di una riflessione sana e confortante, specialmente in queste ore di attesa della Terza Edizione dell’Adunanza Eucaristica Nazionale che si svolgerà nella notte tra il 27 ed il 28 giugno 2009 al Circo Massimo di Roma.

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