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CON BENEDETTO XVI ALLA RICERCA DEL GESÙ DEI VANGELI

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – Presentato oggi “Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione”, il secondo volume dell’opera di “Joseph Ratzinger – Benedetto XVI” . Un’opera che vuole portare all’incontro con un “personaggio” noto, ma che non ci si stanca di scoprire. Gesù risorto, infatti, per il Papa “non è un cadavere rianimato”, ma “vita nuova”, la sua risurrezione “ una “possibilità che interessa tutti e apre un nuovo genere di futuro”. Gesù guardato non solo nella prospettiva storico-critica, positivistica, ma cercando di “avvicinarsi” al Redentore, vedendo in Gesù il Salvatore, al di là della figura storica. E’ questa la prospettiva del secondo volume del Papa su Gesù, presentato oggi in Vaticano. Assume in questa prospettiva un significato il fatto che il libro, che si occupa degli avvenimenti centrali della vita di Gesù – dall’ingresso a Gerusalemme alla passione, morte e risurrezione – esce all’inizio della Quaresima, di un tempo, cioè, del quale Benedetto XVI evidenzia l’aspetto di “riscoperta” e approfondimento della fede personale.

Edito dalla Libreria editrice vaticana in sette lingue, un milione 200 mila copie di tiratura iniziale, 300 mila in italiano, già esaurite, con altre 400 mila già prenotate, le circa 350 pagine sono uno sforzo intelligentemente ostinato di conciliare fede e ragione, alla ricerca del Gesù “reale”, non quello “storico” proprio del filone dominante dell’esegesi critica, ma il “Gesù dei Vangeli” ascoltato in comunione con i discepoli di Gesù d’ogni tempo, e così giungere anche alla certezza della figura veramente storica di Gesù”. “Una cosa – si legge in proposito nella premessa del volume – mi sembra ovvia: in 200 anni di lavoro esegetico, l’interpretazione storico-critica ha ormai dato ciò che di essenziale aveva da dare. Se la esegesi biblica scientifica non vuole esaurirsi in sempre nuove ipotesi diventando teologicamente insignificante, deve fare un passo metodologicamente nuovo e riconoscersi nuovamente come disciplina teologica, senza rinunciare al suo carattere storico. Deve imparare che l’ermeneutica positivistica da cui essa prende le mosse non è espressione della ragione esclusivamente valida che ha definitivamente trovato se stessa, ma costituisce una determinata specie di ragionevolezza storicamente condizionata, capace di correzione e di integrazioni e bisognosa di esse. Tale esegesi deve riconoscere che un’ermeneutica della fede, sviluppata in modo giusto, è conforme al testo e può congiungersi con un’ermeneutica storica consapevole dei propri limiti per formare un’interezza metodologica”.

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