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IL CARDINALE AGOSTINO VALLINI È IL NUOVO VICARIO DELLA DIOCESI DI ROMA

CITTA’ DEL VATICANO – La nomina è stata annunciata dal Papa. Succede al cardinale Camillo Ruini, del quale Benedetto XVI ha accettato le dimissioni per raggiunti limiti di età. Il cardinale Agostino Vallini, finora prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, è il nuovo vicario del Santo Padre per la diocesi di Roma. Succede al cardinale Camillo Ruini, del quale Benedetto XVI ha accettato le dimissioni per raggiunti limiti di età. La nomina è stata annunciata dal Papa venerdì 27 giugno -, poco dopo mezzogiorno, in Vaticano, mentre la notizia veniva diffusa dalla Sala stampa della Santa Sede. Il Santo Padre ha anche nominato il cardinale Vallini arciprete della papale arcibasilica di San Giovanni in Laterano e gran cancelliere della pontificia Università Lateranense.

Nato a Poli (provincia di Roma e diocesi di Tivoli) il 17 aprile 1940, illustre canonista, già docente alla pontificia Università Lateranense, il cardinale Vallini è stato vescovo ausiliare di Napoli (1989-1999) e vicario generale della diocesi partenopea, dove curò la preparazione della visita pastorale di Giovanni Paolo II (9-11 novembre 1990); è stato quindi alla guida della Chiesa suburbicaria di Albano, per cinque anni. Il 27 maggio 2004 Giovanni Paolo II lo ha nominato prefetto del Tribunale della Segnatura, promuovendolo alla dignità di arcivescovo. Benedetto XVI lo ha creato cardinale nel Concistoro del 24 marzo 2006.

fonte: www.papaboys.it

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Vietnam: i cattolici di Ho Chi Minh City impegnati contro Aids, prostituzione e a favore dei bambini di strada

I bambini di strada, la piaga dell’Aids, il dramma della prostituzione: sono questi i temi al centro dell’opera sociale dell’arcidiocesi di Ho Chi Minh City, che nei giorni scorsi si è riunita per fare il punto della situazione dei vari progetti sostenuti dalla Chiesa. L’incontro, riferisce l’Agenzia AsiaNews, è stato organizzato da padre Giuseppe Dinh Huy Huong, presidente della Commissione per la pastorale e le attività sociali dell’arcidiocesi. Do Thi Thanh Nga che lavora per il Gruppo di azione sociale di Tien Chi da 10 anni, composto da membri di diverse religioni ha detto: “Abbiamo uno scopo unico, e cioè andare dai poveri, malati, anziani e bambini di strada per dare il nostro aiuto. Prestiamo particolare attenzione alle aree rurali del Paese, dove abbiamo creato 18 ‘campi umanitari’ per bambini disabili”. Nel Gruppo vi sono 18 medici cattolici e 32 volontari di altre fedi: “Lavoriamo insieme senza alcuna discriminazione. Tuttavia incontriamo alcuni ostacoli, perché non avendo alcun protettore politico spesso non otteniamo il permesso di operare”. Un’altra grave piaga della zona è l’Aids: il 40 % dei malati di Ho Chi Minh City sono bambini. Uno di loro, di 10 anni, afferma: “Per me sarebbe un sogno poter andare a scuola, ma non posso. Le persone mi vedono e mi evitano, perché sanno della mia malattia. Vorrei avere degli amici con cui giocare”. Duong Thi Ban, infermiera in pensione e parrocchiana di Tan Viet, cerca di aiutare questi bambini, che hanno contratto già nell’utero materno il virus dell’Hiv. Insieme a suor Mai Thi Puong, religiosa delle Figlie di Maria, ha accudito nel 2007 oltre 300 bambini malati del distretto di Tan Binh. Pham Thi Loan, vice presidente delle Madri cattoliche di Ho Chi Minh City, opera invece con le prostitute : “Cerchiamo di portarle via dalla strada dando aiuto psicologico, lavoro e conforto. E’ difficile, ma facciamo tutto il possibile”.

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“Porre fine al blocco di Gaza”. E’ la richiesta del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese

Il Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC), riunito questa settimana a Ginevra, in Svizzera, chiede di porre fine all’assedio di Gaza. Nel documento diffuso a conclusione dell’incontro – riferisce l’agenzia Misna – il CEC invita al dialogo con tutti i palestinesi e con i “rappresentanti eletti” di Hamas, il movimento radicale islamico che dallo scorso giugno “governa de facto” la Striscia di Gaza. Un’esortazione cui fa eco l’approvazione, lo scorso 21 febbraio, da parte del Parlamento Europeo di una risoluzione per la fine del blocco. “Chiediamo alle nostre Chiese – afferma il documento del CEC – di insistere nel ricordare al governo d’Israele che deve adempiere ai suoi obblighi di potenza occupante, rispettando la Convenzione di Ginevra e garantendo l’approvvigionamento in cibo, medicine, carburante, acqua e servizi essenziali nella Striscia di Gaza”. Ribadendo una “condanna assoluta” di qualsiasi azione ai danni dei civili, il Comitato del CEC sottolinea che “la punizione collettiva di Gaza, il lancio di razzi, gli attentati suicidi” e “i check-points, le detenzioni infinite e le uccisioni senza processo non servono alla pace”. Piuttosto, Hamas e i governi palestinese e israeliano “hanno l’obbligo primario di proteggere la popolazione di Gaza nel rispetto dei diritti umani e delle leggi umanitarie”. “È nell’interesse di tutti – conclude il messaggio – lavorare per il reintegro di Gaza nei Territori Palestinesi occupati”. Il documento del CEC annuncia infine una settimana di “Azione internazionale della Chiesa per la pace di Palestina e in Israele”, in programma dal 4 al 10 giugno prossimi.

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Le comunità irachene di Kirkuk istituiscono il primo “Consiglio per i cristiani”

Avrà il compito di dialogare con le autorità politiche e promuovere la convivenza pacifica con i “fratelli musulmani”. E’ il “Consiglio per i cristiani” istituito a Kirkuk, in Iraq, quale organismo rappresentativo delle comunità cristiane presenti in città. Divisi a livello nazionale, privi di una rappresentanza politica adeguata e indeboliti dalla massiccia emigrazione, i cristiani iracheni fanno fronte comune per meglio far sentire le loro esigenze. Il neonato Consiglio – riferisce Asianews – è composto da 30 membri, tra clero e laici, e riunisce caldei, assiri, siro-cattolici, siro-ortodossi e ortodossi armeni. Lo presiede mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo, che chiarisce come l’istituto, che gode dell’appoggio del presidente iracheno Talabani, “non è una formazione politica, non rappresenta alcuno schieramento e non ha intenzione di interferire con il lavoro dei partiti”. L’arcivescovo racconta piuttosto che “la comunità cristiana ha accolto con gioia la creazione del Consiglio” ed auspica che “altre città seguano l’esempio di Kirkuk”.

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Benedetto XVI alla diocesi di Roma: nella società del dubbio e delle incertezze, educare le giovani generazioni è sempre possibile sui valori immortali del Vangelo

Nonostante le incertezze e l’imposizione mediatica di modelli distorti, “anche nel nostro tempo educare bene è possibile”. E’ il messaggio lanciato stamattina da Benedetto XVI alle migliaia di fedeli della diocesi di Roma, guidati dal cardinale vicario, Camillo Ruini, e radunatisi in Piazza San Pietro per ascoltare le riflessioni del Papa sull’“emergenza educativa”. Riflessioni già espresse dal Pontefice nella sua Lettera firmata lo scorso 21 gennaio, già distribuita in un milione di copie in diocesi e consegnata oggi ai romani. Ai giovani in particolare, Benedetto XVI ha chiesto di accogliere il patrimonio del cristianesimo per una sana crescita morale, culturale e spirituale. Il servizio di Alessandro De Carolis per www.radiovaticana.org

Il Papa porta la “grande sfida” dell’educazione in piazza. La porta in Piazza San Pietro, davanti a oltre 50 mila persone, tra i cosiddetti “soggetti attivi” nei campi della formazione giovanile: genitori, insegnanti, catechisti, che si rivolgono a lui con espressioni di gratitudine e con esperienze che vogliono dimostrare la valenza pratica delle affermazioni pontificie. Le parole di Benedetto XVI parlano al cuore di ciascuna categoria, riprendendo e ampliando alcune delle considerazioni scritte nella Lettera inviata alla Diocesi un mese fa. Il concetto cardine della lettera e del discorso in Piazza non muta: oggi, ha affermato il Pontefice – nella sua veste più specifica di vescovo di Roma – c’è una diffusa “preoccupazione” per quella “grande emergenza educativa”, che sembra confondere gli educatori e indurli a un passo indietro, piuttosto che a un rilancio della sfida:

 
“Educare non è mai stato facile e oggi sembra diventare sempre più difficile: perciò non pochi genitori e insegnanti sono tentati di rinunciare al proprio compito, e non riescono più nemmeno a comprendere quale sia, veramente, la missione loro affidata. Troppe incertezze e troppi dubbi, infatti, circolano nella nostra società e nella nostra cultura, troppe immagini distorte sono veicolate dai mezzi di comunicazione sociale. Diventa difficile, così, proporre alle nuove generazioni qualcosa di valido e di certo, delle regole di comportamento e degli obiettivi per i quali meriti spendere la propria vita”.
 
Ma se siamo qui oggi, ha incalzato, è “anche e soprattutto perché ci sentiamo sostenuti da una grande speranza e da una forte fiducia”. Speranza e fiducia che nascono dalla fede in Cristo e dai valori del Vangelo e che rispondono all’ansia di chi – in famiglia, a scuola o in Chiesa – sperimenta le complicazioni nella trasmissione di un’eredità di “fede e cultura” particolarmente ricca in una città come Roma. E qui, Benedetto XVI – a differenza della lettera nella quale offriva indicazioni concrete – ha preferito incoraggiare una ad una le varie categorie di educatori. Ai genitori ha chiesto anzitutto di “rimanere saldi per sempre” nel reciproco amore, perché questa fedeltà nutre i figli di serenità:

 
“Il bene che volete ai figli deve poi darvi lo stile e il coraggio del vero educatore, con una coerente testimonianza di vita ed anche con la fermezza necessaria per temprare il carattere delle nuove generazioni, aiutandole a distinguere con chiarezza il bene dal male ed a costruirsi a loro volta delle solide regole di vita, che le sostengano nelle prove future. Così farete ricchi i vostri figli dell’eredità più preziosa e duratura, che consiste nell’esempio di una fede quotidianamente vissuta”.

 
Incomprensioni e delusioni, ha proseguito il Papa rivolgendosi agli insegnanti, non devono scoraggiare chi è chiamato a trasmettere ai giovani la conoscenza ma non solo:

 
“Il vostro compito, perciò, non può limitarsi a fornire delle nozioni e delle informazioni, lasciando da parte la grande domanda riguardo alla verità, soprattutto a quella verità che può essere di guida nella vita. Siete infatti, a pieno titolo, degli educatori: a voi, in stretta sintonia con i genitori, è affidata la nobile arte della formazione della persona”.

 
Per il clero, le suore e i catechisti l’esortazione di Benedetto XVI è stata altrettanto chiara: per “far toccare con mano” ai ragazzi l’amicizia con Gesù l’unica strada è quella di “testimoni sinceri e coraggiosi della libertà che rende liberi”. Quindi, il Papa si è rivolto alla grande massa di giovani che ha affollato la piazza. La sostanza del suo invito è stata: voi non siete soltanto oggetto della vostra educazione ma anche i protagonisti:

 
“Voi stessi siete chiamati ad essere gli artefici della vostra crescita morale, culturale e spirituale. Sta a voi, dunque, accogliere liberamente nel cuore, nell’intelligenza e nella vita il patrimonio di verità, di bontà e di bellezza che si è formato attraverso i secoli e che ha in Gesù Cristo la sua pietra angolare. Sta a voi rinnovare e sviluppare ulteriormente questo patrimonio, liberandolo dalle tante menzogne e brutture che spesso lo rendono irriconoscibile e provocano in voi diffidenza e delusione”.
 
Dio “è l’ospite segreto dei nostri cuori”, che vuole e illumina il nostro bene, ha concluso Benedetto XVI. “Di Lui ci possiamo fidare”.

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