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SAN VALENTINO? SE COMPRENDESSIMO DAVVERO QUESTA FESTA ANDREMO A PREGARE CON IL NOSTRO AMORE…

SAN VALENTINO – Era un Vescovo Valentino, si si, proprio un Vescovo! Lo sapevi? Ed è stato anche un martire! Adesso scopriremo insieme la sua vera storia. Quella ‘falsa’ di storie, ed ingannatrice per tutti, è quella che ha ridotto la festa VERA di chi per AMORE veramente ci ha rimesso la pelle, ad un semplice scambio di rose tra fidanzatini, o ad una cenetta a lume di candela in pizzeria (per la maggior parte dei ragazzi) o nel ristorante di moda (per chi se può permettere!). Talvolta è assurdo ed incredibile riuscire a comprendere come da basi solide e verità della storia e dell’esistenza, ci si possa ridurre a banalizzare così tanto il tutto, senza riuscire a vivere quei ‘respiri di infinito’ che sono davvero a due millimetri dal nostro cuore. Povero mondo! E poveri noi, abitanti e cittadini! E se comprendessimo davvero questa festa, oggi chiameremo la persona, o le persone, che davvero amiamo di più, e potremmo proporre un momento di preghiera insieme, davanti al ‘Re dell’Amore’. Ecco come si dovrebbe amare davvero, se avessimo un alto concetto di libertà!

La più antica notizia di S.Valentino è in un documento ufficiale della Chiesa dei secc.V-VI dove compare il suo anniversario di morte. Ancora nel sec. VIII un altro documento ci narra alcuni particolari del martirio: la tortura, la decapitazione notturna, la sepoltura ad opera dei discepoli Proculo, Efebo e Apollonio, successivo martirio di questi e loro sepoltura. Altri testi del sec. VI, raccontano che S.Valentino, cittadino e vescovo di Terni dal 197, divenuto famoso per la santità della sua vita, per la carità ed umiltà, per lo zelante apostolato e per i miracoli che fece, venne invitato a Roma da un certo Cratone, oratore greco e latino, perché gli guarisse il figlio infermo da alcuni anni. Guarito il giovane, lo convertì al cristianesimo insieme alla famiglia ed ai greci studiosi di lettere latine Proculo, Efebo e Apollonio, insieme al figlio del Prefetto della città. Imprigionato sotto l’Imperatore Aureliano fu decollato a Roma. Era il 14 febbraio 273. Il suo corpo fu trasportato a Terni al LXIII miglio della Via Flaminia. Fu tra i primi vescovi di Terni, consacrato da S.Feliciano vescovo di Foligno nel 197. Preceduto da S.Pellegrino e S.Antimo, fratello dei SS.Cosma e Damiano.

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OGGI E’ LA FESTA DEI SANTI CIRILLO E METODIO, I PATRONI DELL’EUROPA. SCOPRIAMOLI INSIEME

PATRONI – L’Europa ha un santo protettore? Ne ha due! Che si festeggiano proprio oggi. Vediamo come il messale romano ci presenta i Santi Cirillo e Metodio: “Cirillo e Metodio, fratelli nel sangue e nella fede, nati a Tessalonica (attuale Salonicco, Grecia) all’inizio del sec. IX, evangelizzarono i popoli della Pannonia e della Moravia. Crearono l’alfabeto slavo e tradussero in questa lingua la Scrittura e anche i testi della liturgia latina, per aprire ai nuovi popoli i tesori della parola di Dio e dei Sacramenti. Per questa missione apostolica sostennero prove e sofferenze di ogni genere. Papa Adriano II accreditò la loro opera, confermando la lingua slava per il servizio liturgico. Cirillo morì a Roma il 14 febbraio 869. Giovanni Paolo II con la lettera apostolica “Egregiae virtutis” del 31 dicembre 1980 li ha proclamati, insieme a San Benedetto abate, patroni d’Europa.”

Santi CIRILLO e METODIO, patroni d’Europa
(dal sito www.santiebeati.it)

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TESTIMONIANZA DI SANTITA’: ROLANDO RIVI UN RAGAZZO PER GESÙ

CASTELLARANO – Sulle alture tra il torrente Tresinaro e il fiume Secchia sorge San Valentino (Castellarano-Reggio Emilia), case sparse attorno all’antica chiesa romanica, risalente all’anno 1000. Lì, il 7 gennaio 1931, nella casa di Roberto Rivi e Albertina Canovi, agricoltori ricchissimi di fede, sulla collina del “Poggiolo”, nacque un bambino. Battezzato l’indomani, con il nome di Rolando, affidato alla Madonna, gli si aggiunse il nome di Maria. Ecco: Rolando Maria Rivi. Si dimostrò presto autosufficiente: imparò facilmente a camminare da solo e rifiutava di farsi portare in braccio, contento di muoversi, con le sue piccole gambe, per ogni dove. C’era vita cristiana molto intensa in casa e nel borgo. Rolando crebbe respirando questo clima profumato di Dio.

Un magnifico bambino
Dai genitori imparò a conoscere Gesù e ad amarlo; intelligente, volitivo, felice. Era così vivace che la nonna Anna Ferrari (santa donna!) diceva: «O diventerà un mascalzone o un santo!». Il cuore l’aveva grande e buono: non sopportava ingiustizie e il suo sorriso aperto faceva perdonare subito le marachelle. A sei anni andava a scuola. Incontrò la maestra Clotilde Selmi, donna dalla Comunione quotidiana, preparata e tutta dedita alla sua missione di educatrice cristiana. Rolando imparava a servir Messa al suo parroco don Olinto Marzocchini, esemplare Pastore, pronto a dare la vita per Gesù e per la sua gente. Già prima di andare a scuola Rolando serviva la Messa, pur non arrivando all’altare. In classe era uno dei primi, forse il migliore degli alunni. Al catechismo ascoltava attento il parroco: era Dio che penetrava nel suo cuore e lo affascinava. Il 16 giugno 1938, Solennità del Corpus Domini, sette anni appena, traboccante di gioia, Rolando ricevette Gesù nella Comunione per la prima volta: ora davvero era il suo intimo Amico! Da quel giorno, guidato da don Olinto, imparò a vivere la vita con Gesù: quotidianamente andava in chiesa a far visita al suo Signore, a colloquiare a lungo, cuore a cuore con Lui. I familiari videro una trasformazione: sempre vivace, appariva però come abitato da una Presenza. La nonna Anna diceva: «Guarda, com’è cambiato Rolando!». Si fece ancora più luminoso, quando il 24 giugno 1940, da mons. Eduardo Brettoni, vescovo di Reggio Emilia, fu segnato con la Cresima: ora toccava a lui testimoniare Gesù, amarlo e farlo amare. Cominciò ad accostarsi settimanalmente alla Confessione. Ogni mattina si alzava prestissimo per andare a servire Messa, sempre con la Comunione eucaristica: Gesù lo estasiava. Non perdeva nessuna lezione di catechismo, assetato di conoscere di più il divino nostro Maestro e Redentore. Alla Messa, al catechismo, portava i suoi compagni: «Vieni, Gesù ci aspetta, Gesù lo vuole!». Il sacerdote all’altare, quando consacrava il pane e il vino, transustanziandoli nel Corpo e nel Sangue di Gesù, gli appariva grande da toccare il cielo: perché non avrebbe potuto essere come don Olinto, il suo parroco? Perché non farsi sacerdote anche lui? Spesso alla porta di casa si presentavano dei poveri.

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